DISTURBI DEL RITMO CIRCADIANO E INSONNIA Il ritmo sonno

DISTURBI DEL RITMO CIRCADIANO E INSONNIA
Il ritmo sonno-veglia è regolato dall’alternanza di diversi meccanismi che seguono
l’andamento di due processi fondamentali: il processo omeostatico e quello circadiano. Il
primo, definisce la necessità di sonno in proporzione alla durata della veglia nelle ore
precedenti, il secondo regola la distribuzione nel tempo della veglia e del sonno,
all’interno delle 24 ore.
Il centro del controllo del processo circadiano è localizzato, nell’uomo, in una piccola
struttura cerebrale chiamata nucleo soprachiasmatico (NSC). Il suo ruolo è quello di
fungere da orologio centrale in grado di regolare i ritmi biologici dell’organismo, tra cui
il sonno. L’attività del NSC è fortemente influenzata da stimoli, siano essi esterni o
interni. Il principale stimolo esterno sincronizzatore di questo ‘orologio’ è la luce e,
quindi, il ciclo luce-buio di 24 ore. Ci sono poi altri stimoli che influenzano la regolazione
circadiana,
come
l’assunzione
di
cibo
e
l’attività
fisica.
Nelle ore serali, con la graduale riduzione degli stimoli luminosi, ha inizio la secrezione
della melatonina che, aumentando la sua concentrazione nel sangue, raggiunge un picco
durante le ore notturne (generalmente tra le 2:00 e le 4:00 del mattino), per poi iniziare la
sua discesa fino a raggiungere, al mattino, i suoi livelli minimi che rimarranno tali per
l’intera giornata e fino alla sera successiva. La secrezione della melatonina ha un
andamento ritmico quotidiano ed è particolarmente sensibile allo stimolo esterno della
luce solare (e di tutti quei dispositivi luminosi che emettono luce blu). Questa sua
caratteristica garantisce il mantenimento della sincronizzazione del ritmo circadiano
endogeno col ciclo luce-buio. Quando, al contrario, i due ritmi risultano desincronizzati,
siamo in presenza di un disturbo del ritmo circadiano. In questi casi, la mancata
coincidenza temporale tra i ritmi, comporta significative difficoltà diurne nel far fronte
alle richieste sociali imposte dall’ambiente esterno. Questo, a sua volta, compromette
spesso la performance lavorativa/scolastica, le interazioni sociali, l’umore e la faticabilità.
Le difficoltà notturne sono caratterizzate da frequente difficoltà di addormentamento o
risvegli in orari non desiderati.
Tale disallineamento tra i due sistemi circadiani si evolve in un disturbo del ritmo
circadiano quando è protratto nel tempo e, come appena descritto, i suoi sintomi possono
essere apparentemente indicativi di un comune disturbo da insonnia. Per questa ragione,
un’adeguata valutazione del disturbo presentato, prevede sempre l’approfondimento delle
abitudini di sonno e di veglia con particolare riguardo al ritmo circadiano.
Il disturbo del ritmo circadiano si distingue, in relazione ad un allungamento (maggiore
di 24 h) o un accorciamento (minore di 24 h) del ritmo endogeno, in due differenti tipi di
sindromi: 1) Sindrome da fase del sonno ritardata; 2) Sindrome da fase del sonno
anticipata.
La sindrome da fase del sonno ritardata è caratterizzata da un inizio del sonno e un
risveglio ritardati (generalmente di 2 o più ore) con incapacità di seguire gli orari di
addormentamento e di risveglio richiesti dall’ambiente. La “costrizione” a svegliarsi
presto al mattino (per impegni sociali come lavoro, scuola, …) comporta, nella maggior
parte dei casi, una riduzione delle ore di sonno, dando luogo così a sintomi da insonnia
iniziale1. In queste circostanze, nonostante la stanchezza diurna, persiste la difficoltà ad
addormentarsi in un orario in grado di garantire un numero adeguato di ore di sonno. La
causa di questa difficoltà è dovuta alla desincronizzazione del ritmo circadiano endogeno
con quello esogeno. La persona si trova, in questi casi, a doversi sforzare a dormire
quando ancora il suo organismo, da un punto di vista fisiologico, non è pronto al sonno
(es: livelli bassi di concentrazione di melatonina nel sangue). Così come per il disturbo
da insonnia, le conseguenze diurne della riduzione delle ore di sonno comprendono
stanchezza, sonnolenza, difficoltà di concentrazione, calo della vigilanza, irritabilità e
umore alterato. Dal punto di vista eziologico, lo sfasamento del ritmo endogeno con
l’ambiente, può essere favorito da caratteristiche individuali, come il cronotipo2 serotino,
caratterizzato dalla tendenza ad essere psicofisiologicamente attivi nelle ore serali. Il
ruolo del cronotipo in questo disturbo è molto rilevante: influenza gli orari di secrezione
di determinate sostanze e ormoni che regolano il ritmo circadiano endogeno e determina
l’instaurarsi di abitudini comportamentali che rafforzano e mantengono il disturbo stesso.
Tra queste, la mancata esposizione alla luce solare nelle ore del mattino o l’eccessiva
esposizione a luce intensa la sera, possono, ad esempio, aumentare i sintomi e peggiorare
il disturbo.
La sindrome da fase del sonno anticipata è caratterizzata da orari di addormentamento
e risvegli precoci rispetto alla maggior parte delle persone e in riferimento al ciclo lucebuio. Come nella sindrome da fase del sonno ritardata, sono identificabili, anche in questi
casi, fattori genetici e di familiarità che predispongono all’insorgenza del disturbo. Tra
questi, ricopre un ruolo importante il cronotipo mattutino e, quindi, una predisposizione
individuale ad essere maggiormente attivi nella prima parte della giornata. Questa
caratteristica individuale trova una corrispondenza anche nella diversa regolazione degli
orari di rilascio di ormoni e di sostanze che regolano il ritmo endogeno. È questo il caso
della melatonina, il cui rilascio inizia precocemente (1-2 ore prima delle 18:00). La
presenza di sonnolenza diurna, in orari in cui le altre persone sono ancora attive, è tra i
disagi maggiormente riferiti. Tale disagio aumenta quando la persona è ‘costretta’ a
svolgere attività che richiedono impegno fisico e/o cognitivo nelle ore pomeridiane e
serali. I frequenti risvegli precoci al mattino, possono inizialmente far pensare alla
presenza di un comune disturbo da insonnia tardiva3 ma, un’attenta valutazione clinica
è in grado di definire accuratamente il tipo di disturbo e rivelare la presenza della
sindrome.
Le più importanti difficoltà riferite per entrami i disturbi, sono quindi principalmente
derivate dalle richieste provenienti dall’ambiente esterno in orari che non coincidono col
proprio ritmo endogeno. A tal proposito, è importante considerare che, se fosse permesso
a queste persone di seguire la propria naturale propensione al sonno, la durata e la qualità
1
Insonnia caratterizzata da difficoltà di addormentamento.
Predisposizione genetica ad essere maggiormente attivi in una determinata fascia oraria della giornata: cronotipo
serotino; cronotipo mattutino.
3
Insonnia caratterizzata da risvegli precoci al mattino che interrompono definitivamente il sonno notturno e
incrementano il tempo di veglia a letto.
2
del sonno risulterebbero adeguate e soddisfacenti nonostante il periodo posticipato o
anticipato rispetto al ciclo luce-buio.
Altre forme di disturbi del ritmo circadiano, sono da attribuirsi a cause esterne, come nel
caso dei lavoratori turnisti (disturbo da shift work) e dei viaggiatori che attraversano paesi
con fusi orari differenti (disturbo da jet lag). In questi casi, il disturbo può essere più o
meno transitorio e di entità variabile, in relazione alla frequenza e durata della condizione
esterna che causa il disturbo.
Dott.ssa Michela Corrias
Psicologa, neuropsicologa