I DOMENICA DI AVVENTO B

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I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)
"... Guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che rappresentano le città e
villaggi su una cartina. Perché, mi chiedo, i puntini luminosi del cielo non possono essere accessibili come
quelli sulla cartina della Francia? Come prendiamo il treno per andare a Tarascona o a Rouen, così
prendiamo la morte per raggiungere le stelle. ..." Tratto da una lettera a Theo del 1888
Vincent Van Gogh, Notte stellata, 1889 - Olio su tela 72 x 92, Museo Arte Moderna, New York.
Tra i più famosi di Van Gogh, l’opera «Notte stellata» è pervasa da un senso evidente e immmediato di
poesia. La tela è stata realizzata durante il suo soggiorno all’ospedale Saint-Rémy. Van Gogh rimase
sveglio tre notti ad osservare la campagna dalla sua finestra, affascinato soprattutto dal pulsare di
Venere, che appare, soprattutto all’alba, come una stella più grande delle altre. Il quadro non è una
fedele riproduzione del paesaggio che Vincent vedeva, ma una immaginaria visione in cui affiorano
ricordi tra i quali il suo quieto paesino olandese. Dei cipressi fanno da immaginario ponte tra la terra e
il cielo, indicando l’evidente dualismo: calma e tranquilla la terra assopita nel buio e nel sonno, pulsante
di energia e di vitalità il cielo notturno solcato dalla luce vibrante delle stelle.
"[...] Questa mattina dalla mia finestra ho guardato a lungo la campagna prima del sorgere del Sole, e non
c'era che la stella del mattino, che sembrava molto grande. Daubigny e Rousseau hanno già dipinto questo,
esprimendo tutta l'intimità, tutta la pace e la maestà e in più aggiungendovi un sentimento così accorato, così
personale. Non mi dispiacciono queste emozioni. [...] Per quanto riguarda la mostra degli indipendenti,
mi è assolutamente indifferente, fa' come se non ci fossi. Per non rimanere assente e per non esporre qualcosa
di troppo pazzo, forse potresti mandare Notte stellata e il paesaggio verde-giallo, che era nella cornice di noce.
Poiché sono due quadri di colori contrastanti, forse riusciranno a dare agli altri lo spunto per ottenere effetti
notturni migliori. [...]" Lettera n. 593 a Theo (2 giugno 1889).
Nelle sue lettere Van Gogh si lamentò più volte con il fratello di non poter visitare l'Esposizione di
Parigi perché era sotto terapia e in queste trapela anche il profilo di un uomo lucido e coerente anche se
turbato per il suo stato precario di salute, dovuto forse alla vita sregolata che conduceva, alle numerose
delusioni e, soprattutto, dagli attacchi di epilessia che gli lasciavano dei vuoti di memoria insopportabili.
Osservando Notte stellata resta difficile credere che sia il prodotto di una mente folle. Oggi sappiamo
molto della sua breve e straordinaria vita che, a pochi mesi dalla sua uscita dall'ospedale, si sarebbe
spenta con il suicidio, ma di lui resta ancora difficile abbattere lo stigma del genio folle. Sono
comunque geniali le meravigliose atmosfere siderali, come "Esterno di caffè, di notte" o come "Notte
stellata sul Rodano" dipinti solo un anno prima di questa "Notte stellata". Propongo Vincent all’inizio
dell’avvento come modello dell’umanità che, seppur sofferente, o forse propriò perché tale, veglia nella
notte a custodire i ricordi belli dell’anima, ed attende il ritorno della luce. Gino Prandina
Intro
L’anno B del ciclo triennale delle letture è l’anno della meditazione sul vangelo di Marco. Eppure non si
comincia dal paragrafo iniziale del suo Vangelo, che sarà oggetto di lettura nella settimana prossima: si parte
dal punto in cui terminerà la penultima settimana dell’anno, con l’annuncio del ritorno di Cristo: “Allora
vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria”. A prima vista, ciò può sembrare
strano ed illogico. Invece, nella liturgia, c’è un’estrema sottigliezza nell’effettuare il cambiamento di tono: la
nostra attenzione, che nelle ultime settimane era centrata sul giudizio e sulla fine del mondo, si sposta ora sul
modo di accogliere Cristo: non con paura, ma con impazienza, proprio come un servo che attende il ritorno
del padrone (Mc 13,35). In quanto preparazione al Natale, l’Avvento deve essere un tempo di attesa nella
gioia. San Paolo interpreta il nostro periodo d’attesa come un tempo in cui dobbiamo testimoniare Cristo:
“Nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo”
(1Cor 1,7).
Introduzione al tempo liturgico dell’Avvento
Nelle letture bibliche delle domeniche di avvento si sovrappongono due attese: i profeti che attendono il
tempo messianico (1e letture) e i discepoli di Gesù che attendono il ritorno glorioso del loro Signore
(Vangelo).
I cristiani sanno che il Messia è già venuto e che il mondo nuovo è già iniziato, tuttavia vivono ancora
nell'attesa: attendono che il seme del Regno di Dio diventi un rande albero e che la Signoria di Cristo si
manifesti in tutta la sua pienezza. «Signore affretta la venuta del tuo Regno», era una delle preghiere più
frequenti dei primi cristiani. E così i profeti restano attuali e le loro visioni hanno ancora molto da dirci.
Pur riferendoci al testo del vangelo sarà utile meditare la prima lettura in riferimento al dinamismo di una
promessa che trova la sua attuazione nel vangelo.
Il «sacramento dell'Avvento» indica la presenza di Cristo nel mondo come Salvatore.
Esso non consiste nella commemorazione dell'Incarnazione come fatto storico, né a una semplice preparazione
devota alla festività del natale, e neppure a un'anticipazione del giudizio finale. Esso è soprattutto il
"sacramento" della presenza di Dio nel mondo e nel tempo nel suo Verbo incarnato, nel suo Regno, e
soprattutto è la sua presenza nelle nostre vite come nostro Salvatore.
San Bernardo, nelle sue Omelie per il tempo di avvento parla della "Necessaria praesentia Christi": E'
necessario che noi troviamo Cristo Salvatore qui e in mezzo a noi per tre ragioni:
- faciles sumus ad seducendum: ci inganniamo facilmente nel nostro giudizio circa il bene e il male;
- debiles sumus ad operandum: i nostri sforzi per fare il bene falliscono, non approdano a nulla;
- fragiles ad resistendum: con tutti i nostri sforzi non riusciamo a tenerci lontani dal male.
La presenza di Cristo in noi supera questi ostacoli. (...) il segreto della forza spirituale, per noi, consiste
nell'abbandonarci a Cristo, potenza di Dio, e allora egli stesso vincerà il male e ci libererà dalle forze alle
quali noi non saremmo mai capaci di resistere da soli.
I tre avventi
I primo A. è quello con il quale il Cristo é entrato nel mondo dopo aver assunto la natura umana nel seno
della vergine Maria. Il terzo è quello nel quale egli verrà nel mondo alla fine dei tempi per giudicare i vivi e
i morti, meglio, per rendere palese il giudizio che gli indifferenti hanno pronunciato su sé medesimi
rifiutandosi di ricevere il suo amore e la salvezza che gli eletti hanno accettato dalle mani della sua
misericordia.
Il primo A. è quello nel quale egli viene a cercare e a salvare quel che era perduto. Il terzo è quello ne quale
egli viene a prenderci con sé.
Il primo è dunque una promessa e il terzo la realizzazione di questa.
"Questo avvento di mezzo è la via per passare dal primo al terzo avvento. Nel primo Cristo era nostro
redentore, nell'ultimo egli ci apparirà come nostra vita. In questo avvento attuale, mentre noi dormiamo tra
le parti della nostra eredità, egli è nostro riposo e nostra consolazione" (S.Bernardo, serm.adv.n.1)
Le letture del tempo di avvento
1e letture: Isaia: parla della venuta del Messia e della Salvezza imminente. L'atteggiamento è quello
della condotta - movimento adeguati a questa venuta.
Salmi: Indicano le condizioni per la salvezza : giustizia, pace, liberazione, invocazione da parte di
persone che sentono il bisogno di cambiare/ il Signore può capovolgere le situazioni negative.
2e letture: Sono fortemente contrassegnate da una catechesi di tipo morale. Insistono sulle opere: fare,
comportarsi, servire... attendere pazientemente i frutti. Cristo da parte sua conduce l'uomo
all'obbedienza della fede mediante il dono dello Spirito.
Vangeli:
1a domenica "vegliate e state pronti"
2a domenica: "convertitevi"
3a domenica: "Il regno è già iniziato (Giovanni Battista)
4a domenica "Giuseppe modello di accoglienza nella fede
Mc 13,33-37 Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il
momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi
servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete
quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in
modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti:
vegliate!».
Lectio
(nell’anno B i commenti per la sezione della lectio si ispirano alle meditazioni di
H.U.Von Balthasar e Adrienne von Speyr (1902-1967).
Is 63,16-17.19; 64,1-7; 1 Cor 1, 3-9; Mc 13, 33-37
1. Vigilate! L'anno liturgico inizia con l’invito del Vangelo ad essere vigili, perché la venuta del
Signore è incerta: essa avviene nel nostro vivere e morire, come nel “tempo frammezzo” della Chiesa,
cioè fra la prima venuta di Cristo nella Carne e il suo ritorno finale.
Siamo tutti responsabili dei beni di Dio sulla terra: ognuno ha ricevuto il suo compito. Il
portiere deve attendere l'arrivo del Signore e sollecitare gli operai al lavoro in casa (si può vedere in
questo portiere la Chiesa e ogni cristiano): ha il compito particolare della vigilanza. A questo impegno
prioritario tutti i cristiani sono chiamati: «Siate dunque vigili: lo dico a tutti». Il lavoro affidato
dev'essere fatto, perchè si tratta non dei beni nostri, ma di quelli del Signore. Qualunque cosa facciamo,
spirituale o profana, non lavoriamo per noi ma per lui: non aiutiamo a costruire il nostro regno ma il
suo.
2. Con l'aiuto di Dio. La seconda lettura dice che noi siamo stati dal Signore perfettamente
addestrati per questo lavoro, mediante i «doni di grazia» che Dio ci ha dati in questo tempo intermedio
fino «alla rivelazione di Gesù Cristo Nostro Signore». Non possiamo vivere oziosi il tempo dell’attesa,
bensì agendo con i doni ricevuti gratuitamente. Il dono è «ricchezza di ogni cosa in lui»: il potere per la
«scienza», per la «testimonianza», per la «parola» devono portare il frutto atteso. E neppure Dio è ozioso,
ma agisce con noi nel nostro lavoro, «fortificando», sostenendoci nei momenti di insicurezza o
stanchezza. E non mancherà l'aiuto, se compiremo con fedeltà il lavoro affidato. Ma noi lo facciamo? Il
nostro affannarci è per la l’incarico ricevuto da Dio, oppure è anche nostro il lamento di Isaia?
3. Il volto del mondo. «Perché ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore,
così che più non ti temiamo?». E’ un lamento a Dio, non un'accusa di Dio: Egli infatti è «da sempre il
nostro Salvatore». Noi ci siamo tanto più perduti nei nostri interessi mondani, cosi che «nessuno invoca
il tuo nome» e «nessuno ci riscuote per stringersi a te». Non è colpa di Dio se siamo abbandonati «al
potere», alla logica «della nostra colpa». Ecco «tutta la nostra giustizia» e tutto il nostro meraviglioso e
pericoloso progresso: sono «come un panno immondo». La presunta fioritura della nostra civiltà è
«fogliame appassito, trascinato dal vento». Così a coloro che ancora anno scienza di Dio e della sua
fedeltà resta soltanto un grido: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!». Ricorda che noi, nonostante tutta
la nostra ingratitudine, siamo «opera delle tue mani», siamo l'argilla che tu, come «vasaio», puoi sempre
ancora modellare.
Le parole
Inizio. Inizia il tempo d'Avvento, l'attesa del Natale, di quel bambino figlio di un Dio che ha fiducia
di noi e che non si stanca di esortarci a stare svegli per cogliere la vita nell'attimo che passa e che porta
in sé la pazienza di Dio il quale non vuole che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi e
che la sua casa sia piena.
Veglia operosa. Il tempo è cammino, sequela di Cristo. A differenza di chi perde tempo dietro a date
e scadenze oppure, disilluso di tutto, non aspetta più niente e nessuno, il discepolo di Gesù sa cosa fare:
mettersi al servizio.
A tutti… non solo ai pochi discepoli; il suo invito alla vigilanza è universale: quello che dico a voi, lo
dico a tutti: vegliate! Vigilare è più che non dormire, è mettersi in ascolto, è cercare. Nella fede, veglia
chi vive ogni avvenimento rimanendo unito a Gesù, con la sua stessa sapienza e pazienza, senza la paura
della catastrofe, ma con l'infinita meraviglia per la continua venuta della gloria del Signore.
Vigilanza con tre espressioni: la partenza del padrone della casa dopo averla lasciata ai servi; la
consegna ad ogni servo di un'opera e del potere per compierla; l'ordine di vigilare rivolto a tutti. La fede
è pienezza di responsabilità: vivrò quello che il Signore mi ha affidato come fosse proprio mio.
Avvento è arrivo. E Gesù "arrivò senza essere aspettato, venne senza essere stato concepito. Solo la madre
sapeva ch'era figlio di un annuncio del seme che sta nella voce di un angelo. Era accaduto ad altre donne
ebree, a Sara per esempio. Solo le donne, le madri, sanno cos'è il verbo aspettare. C'è un'attesa prima, che
spetta a Dio. Il Suo tempo infinito si contrae nel finito di un'attesa. Dio aspetta: ?Per farvi misericordia'. Il
tempo di Avvento sta a imitazione di, sta dirimpetto all'eternità di un Dio che accetta di farsi periodico,
irrompendo nel mondo a mesi stabiliti con nascita, morte e risurrezione" (Erri De Luca).
Pagine di comunità
Cosa significa essere vigilanti? Predisporci interiormente ed esteriormente a ciò? Pensare tutto in
anticipo per non arrivare impreparati e per compiacere il nostro interlocutore.
Il vangelo ci invita a chiederci comeDio vorrebbe trovarci, se il nostro cuore e la nostra mente sono
come piacciono a Lui. Forse in ognuno di noi ci sono un sacco di cose di cui il Signore non sa che
farsene. Forse dovremmo cercare di gettar via le cose inutili .. quelle per le quali ci affanniamo tutti i
giorni , quelle della la televisione, dei social, della pubblicità in genere.... le cose superflue.
Inizia un nuovo anno liturgico: ci verranno riproposti nuovamente l'Avvento, poi il Natale poi la
Quaresima poi la Pasqua, poi la domeniche del tempo ordinario. Potrebbe sembrare una ripetizione ma
non è così perché ogni volta che leggiamo una pagina del Vangelo vi troviamo qualcosa di nuovo, forse
dipende anche dal nostro stato d'animo, o forse dal messaggio che il Padre in quel momento ci vuole
dare. Una differenza c'è. Sicuramente noi non siamo gli stessi di un anno fa..
Penso che in quest'anno ci siamo fatti dei nuovi amici ma forse abbiamo anche perso qualcuno per
strada. Come poter recuperare quei rapporti che si sono deteriorati? potrebbe essere questo periodo di
Avvento - nel quale maggiormente ci disponiamo ad accogliere Gesù nella nostra vita - un momento in
cui ci disponiamo anche a ri-accogliere o a cercare il fratello che in qualche modo ci ha feriti? Se a volte
è difficile ristabilire un rapporto almeno disponiamoci a perdonarli nel nostro cuore. Se riusciamo a fare
in modo che il nostro cuore sia svuotato dell'odio forse arriverà il tempo in cui si appianeranno i sentieri
deteriorati.
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Testi a cura di:
Gino Prandina, AxA Associazioni Artisti per l’Arte sacra, Fraternità dell’Hospitale
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