Anno XXX1, 1/31 ottobre 2009, n.2 17 LA RIVISTA DELLA SCUOLA Il disagio adolescenziale Riti di passagg io e compor tamenti a r ischio di GIOVANNI D’ANGIÒ, ARIANNA RECCO, PAOLA OTTOBRE l periodo adolescenziale è normalmente accompagnato da tumulti e scompigli tipici di un’età in crescita e i turbamenti psicologici sono associati allo sviluppo puberale. Agli occhi di genitori e insegnanti gli adolescenti sembrano individui in perenne contraddizione, mentre i ragazzi percepiscono se stessi come inadeguati alle attese di adulti e coetanei. Specialmente nei paesi occidentali industrializzati, il disagio degli adolescenti emerge come un fenomeno allarmante, assumendo il volto di una vera e propria patologia sociale. I fattori sociali e ambientali a secondo dell’epoca e della cultura, concorrono in maniera determinante alla crisi di molti adolescenti impegnati nella costruzione di un’identità autonoma. In una società dei consumi con sistemi produttivi incalzanti e modelli di vita che richiedono un tenore economico sempre più elevato, gli individui sono messi in crisi da una società creatrice di bisogni ed aspettative che induce a consumi sfrenati. La struttura dei bilanci familiari subisce un’evoluzione, coinvolgendo tutte le classi sociali, malgrado le disuguaglianze considerevoli, con il risultato di determinare una certa uniformità degli stili di vita. Ma la sete di consumo del “prendi oggi e paghi domani” non fornisce gli strumenti e i mezzi in grado di rispondere e soddisfare i bisogni indotti. La soddisfazione dei bisogni nasconde anche altri significati: l’affermazione di una posizione sociale, il desiderio di possedere oggetti inutili (i gadgets) o l’appagamento di un’insoddisfazione latente. Così “dopo aver prodotto l’indispensabile con l’agricoltura e il superfluo con l’industria, l’economia delle mercanzie offre l’inutile” (Frémont A., 1976). Sono proprio gli adolescenti ad occupare una fetta importante del mercato con l’acquisto di prodotti esclusivamente di marca dall’abbigliamento ad accessori tecnologici. Le nuove tecnologie informatiche ed internet in particolare hanno trasformato in modo profondo lo stile di vita degli adolescenti, ridisegnando sia lo spazio esperenziale, sia le relazioni affettive. Tale modernizzazione ha trasformato relazioni umane in virtuali attraverso un impoverimento delle competenze affettive ed emotive degli adolescenti che vanno a sostituire lo scambio vis a vis in cambio di esperienze solitarie virtuali. Ad oggi è possibile definire il periodo adolescenziale come risultante del processo di industrializzazione che caratterizza i Paesi industrializzati. Se da un lato occorre fare i conti con un macrosistema, dall’altro sono numerosi i fattori ambientali e sociali che incidono sul disagio adolescenziale: a) In ambito familiare assistiamo a conflitti generazionali tra genitori e figli, alla disgregazione del nucleo familiare, a famiglie multiproblematiche, e alla carenza di autorevolezza dei genitori come punto di riferimento per i figli. b) Il sistema scolastico ed educativo si dimostra carente e inadeguato a supportare i bisogni dei propri studenti. c) Le risorse del territorio quando sono presenti mostrano una difficoltà d’accesso da parte dell’utente. d) Le istituzioni religiose e laiche hanno perso la loro capacità di aggregazione giovanile e il ruolo di supporto significativo dato alle famiglie. e) I mass media esercitano spesso un’influenza negativa. Considerati i suddetti fattori di crisi è necessario porsi due domande. La crisi adolescenziale è un fenomeno che si ripropone allo stesso modo in tutte le parti del mondo? La crisi adolescenziale deve essere intesa come un fattore naturale o dovuto a fattori culturali? Gli studi condotti dall’antropologa Margaret Mead sugli adolescenti dell’Isola di Samoa nei primi decenni del XX sec. dimostrano come i travagli emotivi vissuti dagli adolescenti non sono universalmente validi, ma determinati da impostazioni morali e tradizionali della cultura occidentale, in particolare riferimento a quella americana. Margaret Mead descrive la struttura della società samoana come estremamente flessibile e libera, priva delle fratture generazionali tra adulti e ragazzi, dove il percorso di vita viene accettato in termini naturali e s’impara a ragionare non secondo un’impostazione individualistica, ma di gruppo. Gli adolescenti samoani attraversavano questo periodo in maniera serena e gioiosa, raggiungendo la maturità fisica, identitaria, sessuale e sociale, senza restrizioni eccessive. Emerge in Samoa una fase dello sviluppo puberale priva di crisi adolescenziali. Se parliamo di “crisi adolescenziale” non possiamo trascurare “la crisi della funzione genitoriale”. Il nucleo familiare agisce con successo nella maggior parte dei casi nel periodo dell’infanzia, nella fase adolescenziale al contrario sembra perdere la propria funzione genitoriale. L’incapacità dei genitori di gestire il rapporto asimmetrico con i figli li rende incerti nel rico- I prire il ruolo genitoriale e li porta a fallire la sfida più importante: la socializzazione dei propri figli. Di conseguenza si hanno adolescenti privi di ogni punto di riferimento e perfettamente consci di come i genitori abbiano abdicato al loro compito. La casa non è più il luogo di socializzazione, ma diventa lo spartiacque tra “il dentro e il fuori” come due mondi separati che non s’incontrano mai. Esistono molteplici espressioni del disagio adolescenziale tra le quali le condotte rischiose, i comportamenti violenti, le dipendenze da alcool e droga e il suicidio, che si manifestano in relazione alle qualità specifiche di ogni individuo, al contesto familiare, ambientale e sociale: a) Le condotte rischiose. I cacciatori di sensazioni forti o sensation seeker sono quegli adolescenti che mettono in atto condotte rischiose e sono alla continua ricerca di sfide da eguagliare. L’ottimismo ingiustificato, la suscettibilità alla noia, il senso di invincibilità, il desiderio di essere adulti, il legame con il gruppo dei pari che abbassa la percezione del rischio sono il motore che spinge questi ragazzi a cercare il pericolo, talvolta mettendo a rischio la propria salute psico-fisica. Le condotte rischiose tipiche tra gli adolescenti sono: i rapporti sessuali non protetti (contagi virali e gravidanze indesiderate), la guida pericolosa (in auto o in moto che può esporre il giovane a problemi giudiziari), il gioco d’azzardo (alta probabilità di perdita di denaro e conseguenti azioni illegali per procurarselo) spesso associati all’uso di droga, alcool e fumo. b) I comportamenti violenti. I dati confermano un numero sempre crescente di forme di violenza tra ragazzi in età adolescenziale: aggressioni sessuali e razziali, bullismo, vandalismo, ecc. Sono ragazzi con una capacità scarsa di autocontrollo, intensa irritabilità e tendenti ad esplosioni d’ira. Le azioni violente sono messe in atto come un consolidato schema d’interazione tra coetanei, un modo di esprimere se stessi, di comunicare e ricercare il proprio ruolo all’interno delle strutture sociali formali ed informali. I fattori che espongono gli adolescenti a incorrere in comportamenti violenti nascondono dei vissuti complessi a livello individuale e sociale: storie di maltrattamenti, abuso fisico o sessuale, famiglie multiproblematiche, esposizione a comportamenti violenti in ambito familiare o attraverso i media, abuso d’alcool e di sostanze stupefacenti, difficoltà d’accesso a risorse sociali, culturali ed economiche, scarse competenze cognitive e sociali. c) Le dipendenze da alcool e droga. L’abuso di tabacco, alcool, inalanti, marijuana fino alle cosiddette droghe pesanti come crack o l’eroina vede coinvolti adolescenti sempre più giovani tra i 14 e i 15 anni di età. Molto spesso l’adolescente che si avvicina alle droghe lo fa spinto dalla curiosità, il desiderio di essere adulti, per ridurre lo stress, per condividere un’esperienza con il gruppo dei pari. L’adolescente tende a sottovalutare il rischio di dipendenza e i pericoli per la salute come i comportamenti sessuali a rischio, il pericolo di incidenti, i tentativi di suicidio, ignorando anche i possibili problemi con la giustizia. d) Il suicidio. Secondo i dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), il suicidio è tra le prime cinque cause di mortalità per i giovani tra i 15 e i 19 anni di età. L’idea suicidaria matura come la soluzione estrema a problematiche o situazioni di crisi nelle quali l’adolescente ritiene di non avere alcuna via di uscita. Molto spesso un tentativo di suicidio nasconde una disperata richiesta di aiuto da parte di un ragazzo che si sente solo ed abbandonato a se stesso. Il tentativo di suicidio può essere determinato da un’insieme di fattori biologici, psicologici, sociali, culturali, ambientali e dalle risorse cognitive dell’individuo presenti in un determinato momento. Per tali ragioni non è facile capire perché in situazioni simili alcune persone decidano di suicidarsi mentre altre non commettono lo stesso gesto. Non è identificabile un’unica causa, ma è probabile individuare il fattore precipitante intervenuto nell’evento come la bocciatura, la morte di un familiare o le molestie sessuali. É possibile individuare uno stretto legame tra i comportamenti a rischio negli adolescenti e la scomparsa di riti di iniziazione, un tempo presenti anche nelle società occidentali. In diverse società primitive dell’Australia, delle Americhe o dell’Africa, i riti di iniziazione costituiscono l’addio all’infanzia e il passaggio all’età adulta attraverso riti cerimoniali condivisi dalla comunità al fine di esorcizzare le paure del cambiamento. “L’obiettivo di tutti i momenti di questa cerimonia è di introdurre un mutamento brusco nella vita del novizio; il passato deve essere separato da lui con un intervallo che non potrà mai più riattraversare. La sua parentela con la madre, nel ruolo di bambino, viene bruscamen- te spezzata e, a partire da questo momento egli resta legato agli uomini. Deve abbandonare tutti i giochi e gli svaghi dell’infanzia nello stesso momento in cui si spezzano i vecchi legami domestici con la madre o le sorelle. Egli diventa così un uomo preparato, consapevole dei doveri che gli competono in qualità di membro della comunità” (Van Gennep A., 2000). I riti di passaggio si presentano come strategie che consentono all’adolescente in fase di crescita di acquisire il riconoscimento, il controllo, i codici del “sapere” propri dell’essere adulto. In questo senso i riti di passaggio non determinano esclusivamente la “pubertà fisiologica”, ma anche la “pubertà sociale”. In passato le società pre-industriali, mettevano in atto rituali di iniziazione come l’apprendistato, dove l’adulto attraverso un percorso che poteva durare diversi anni introduceva il giovane al mondo del lavoro, con il passaggio delle competenze necessarie. A differenza nelle società industriali scompare ogni tipo di rituale di passaggio e la scuola, come luogo iniziatico, sembra ignorare la sua funzione sociale. L’istituzione scolastica che accoglie i suoi studenti dall’infanzia alla maggiore età, non riconosce a se stessa il ruolo di guida di un rito di passaggio, e lascia di conseguenza i ragazzi sperduti. Gli insegnanti a volte sovraccaricati di responsabilità tendono a ricoprire una posizione periferica di “non risposta” di fronte all’esigenza degli adolescenti di ottenere rinforzi positivi o negativi. La scuola involontariamente contribuisce a mantenere l’adolescente in uno stato di confine tra il mondo dell’infanzia e il mondo adulto. Il prolungamento dello stato adolescenziale oltre i termini fisiologici è indotto inoltre dallo stallo delle esigenze produttive della società, con la scarsa richiesta di forza-lavoro e il conseguente aumento del tasso di disoccupazione. L’assenza nelle società occidentali contemporanee di rituali di passaggio dall’infanzia all’età adulta diviene una chiave di lettura dei diversi comportamenti rischiosi, messi in atto dagli adolescenti, in momenti di aggregazione rituale che richiamano alla memoria i cerimoniali di iniziazione delle antiche società tribali. Attraverso ritualità proprie il gruppo dei pari mette alla prova se stesso, il proprio coraggio per essere ammesso nel mondo adulto. Fumare, bere alcolici, avere rapporti sessuali non protetti, giocare d’azzardo, guidare la moto o la macchina sono comportamenti “adultizzanti”, una replica “fai da te” di riti di passaggio che in origine s’inseriscono in schemi definiti e contestualizzati. L’instabilità sociale e la scarsa regolamentazione familiare, lascia gli adolescenti soli alla ricerca di un’identità propria che per costituirsi deve sperimentare se stessa e mettersi alla prova di forza e coraggio. Per un adolescente privo di una guida è estremamente facile superare i limiti assumendo condotte rischiose se non devianti. Nel passato le prove rituali e il conseguente accesso al mondo degli adulti richiamava ad una doppia dimensione: il piacere sessuale e l’assunzione di responsabilità. Mentre nelle società contemporanee sul senso di responsabilità primeggia la ricerca del piacere sessuale priva di ogni tipo di controllo o condotta matura tipica di un passaggio alla condizione adulta. Di conseguenza per gli adolescenti risulta facile incorrere in comportamenti sessuali a rischio e pericoli per la salute come contagi virali e gravidanze indesiderate. A questo proposito Bauman (1999) descrive una “società dell’incertezza” dove i valori del bene comune e della convivenza civile hanno lasciato spazio alla spasmodica ricerca del piacere e della libertà individuale a svantaggio della sicurezza. La società postmoderna propone allora forme di libertà individuali apparenti, minacciate dalla precarietà che genera insicurezza. A differenza le professioni e le istituzioni nel passato figuravano come solide e immortali consentendo all’individuo la pianificazione a lungo termine del soddisfacimento dei propri bisogni. Gli scenari odierni, invece, instabili impediscono la costruzione di un’identità individuale solida e il raggiungimento di una posizione sociale. Come esito ritroviamo adolescenti confusi che non sanno chi sono o cosa vogliono essere, che faticano a crescere e a separarsi dalle figure genitoriali per diventare adulti. Riferimenti bibliografici Bauman, Z., La società dell'incertezza, Il Mulino, Bologna, 1999. Bettlheim B., Un genitore quasi perfetto, Feltrinelli, Milano, 2008. Gauthier A., L’economia mondiale dal 1945 ad oggi, Il Mulino, Bologna, 1998. Maiolo G., L’occhio del genitore, Edizioni Erickson, Trento, 2004. Mead M., L’adolescenza in Samoa, Giunti Editore, Firenze, 2007. Toniolo G., Adolescenza e identità, Il Mulino, Bologna, 1999. Van Gennep A., I riti di passaggio, Bollati Boringhieri, Torino, 2000. Giochi sportivi studenteschi Nota min. Prot. n.4400 del 31 agosto 2009 Giochi sportivi studenteschi istruzione secondaria di secondo grado. F ra la fine di settembre e gli inizi di ottobre debbono svolgersi i Giochi sportivi studenteschi degli alunni della scuola secondaria di secondo grado. È intendimento di questa Direzione Generale fornire all’evento un profilo fortemente innovativo all’insegna dell’interdisciplinarietà. Lo sport nella scuola non vuole essere soltanto espressione di un momento agonistico ma veicolo di valori e di crescita della persona umana nella poliedricità delle sue espressioni. Sotto tale aspetto lo sport scolastico condivide una serie di valori, tra l’altro, anche con l’educazione stradale: rispetto delle regole, rispetto di sé e dell’altro, assimilazione culturale di sani stili di vita, abitudini alimentari corrette e quanti altri valori sono presenti nelle educazioni trasversali. Inserire nelle attività dei giochi sportivi studenteschi anche significativi momenti dedicati all’educazione stradale, secondo criteri di compatibilità organizzativa, porta anche a realizzare sinergie finanziarie evitando la dispersione di risorse che si connette ad iniziative assunte sempre disgiuntamente. Occorre inoltre considerare che, secondo un modello organizzativo che ha assunto una larga diffusione, i coordinatori territoriali di educazione fisica sono spesso anche coordinatori delle iniziative di educazione stradale e possono quindi spendere utilmente una professionalità ambivalente in un contesto sanitario. Ciò premesso, considerato anche l’elevato grado di efficienza dimostrato in precedenti edizioni dei giochi sportivi studenteschi, si richiede la disponibilità della S.V. e dei suoi collaboratori ad assumere il carico organizzativo della manifestazione con le caratteristiche sopraindicate i cui dettagli saranno concordati in concreto in caso di auspicato riscontro positivo della presente. I finanziamenti per la manifestazione sarebbero parzialmente tratti dalle somme rivenienti dal Capitolo di bilancio 1450 - esercizio finanziario 2007 a suo tempo destinati ad iniziative di educazione stradale di rilevanza nazionale. In particolare furono allocate apposite somme presso i seguenti Uffici scolastici regionali - Lombardia per euro 390.000 (nota prot. n. 5391/P6 del 12.11.2007) - Lazio per euro 770.000 (nota prot. n. 5392/P6 del 12.11.2007) - Sicilia per euro 50.000 (nota prot. n. 5390/P6 del 12.11.2007) - Campania per euro 40.000 (nota prot. n.5393/P6 del 12.11.2007) Le note sopracitate chiarivano che tali somme, in ragione della loro destinazione nazionale, erano da considerarsi indisponibili per le attività di rilevanza regionale ed il loro utilizzo doveva essere concordato con la scrivente. Pertanto ove la richiesta di collaborazione organizzativa richiesta alla S.V. dovesse avere buon esito saranno impartite ai Direttori Generali interessati istruzioni per il trasferimento dei fondi, ovviamente nella misura strettamente necessaria e tenuto conto di altre specifiche esigenze. A tale riguardo, trattandosi di finanziamento concorrente con quelli originariamente destinati ai giochi sportivi studenteschi si ritiene opportuno richiamare altresì l’attenzione degli Uffici scolastici regionali sul contenuto della nota n. 121 del 12 gennaio 2009. Con la stessa veniva, fra l’altro, precisato che le spese di viaggio per gli studenti partecipanti alle finali nazionali gravano sui fondi assegnati agli Uffici scolastici regionali per le attività di dimensione locale (D.M. 131 del 5 dicembre 2008 Tabella B). Per tutto quanto sopra la S.V. è pregata di fornire risposta urgente sulla disponibilità ad accettare l’incarico organizzativo proposto, all’esito del quale ci si relazionerà per gli adempimenti concreti da porre in essere. Il Vice Direttore Generale: Sergio Scala