Focus internazionale monografia Gli effetti della cultura consumistica sui bambini e gli adolescenti Childhood and consumer culture / edited by David Buckingham and Vebiorg Tingstad. – Basingstoke : Palgrave Macmillan, 2010. — XIII, 266 p. : ill. ; 23 cm. — (Studies in childhood and youth). — Bibliografia. — ISBN 9780230227835. Bambini e adolescenti – Consumismo Questo libro raccoglie le riflessioni e gli insegnamenti derivanti da una serie di conferenze internazionali, a carattere pluridisciplinare, organizzate dal 2004 al 2008 a Trondheim sul tema degli effetti della cultura consumistica sui bambini e gli adolescenti dal Norwegian Centre for Child Research. Precisamente il volume offre una collezione dei migliori interventi dei ricercatori statunitensi, canadesi, cinesi, israeliani, norvegesi e svedesi che hanno preso parte all’ultimo evento della lunga sequenza di dibattiti culturali aventi a oggetto le problematiche connesse alla concezione del minore come consumatore – evento che ha avuto luogo nel 2008. Sono dunque esplorati i meccanismi che regolano l’assoggettamento dei desideri dei bambini e degli adolescenti al potere, impressionante e incontenibile, della struttura commerciale, nel tentativo di riconoscere e attribuire al consumo una morale che non contrasti con il rispetto dei minori e dei loro diritti. Nei Paesi occidentali l’attenzione che il mercato rivolge ai minori per interessi commerciali sembra infatti crescere in maniera esponenziale e incontrollata: nel mondo produttivo gli operatori del marketing hanno successo se riescono a inventare tecniche pubblicitarie che hanno efficacia su larga scala, ossia spot ingannevoli e suggestivi capaci di instillare nei bambini la necessità (e l’impulso concomitante) di acquistare un determinato prodotto. Se per lungo tempo i bambini sono stati ignorati come destinatari dei beni di consumo, perché il mercato si rivolgeva prevalentemente agli adulti, oggi rappresentano la fetta più larga del business commerciale. E troppi bambini sono esposti al rischio di perdere la loro originaria semplicità, autenticità e spontaneità a causa della pubblicità televisiva, che dispone della forza occulta di interferire negativamente sullo Rassegna bibliografica 2/2012 110 Focus internazionale sviluppo della creatività individuale per mezzo della spinta all’omologazione di massa. Il libro si apre con la descrizione della metamorfosi che ha interessato il rapporto fra bambini e genitori all’interno della cultura del consumo negli ultimi cento anni negli Stati Uniti. È messa in luce la contraddizione che caratterizza il comportamento di molti genitori che, se da un lato tentano di proporsi come figure educative adeguate e di limitare l’impatto della pubblicità sui figli, continuamente bersagliati dai messaggi promozionali, dall’altro assumono spesso dei comportamenti esagerati di spesa nella speranza di riportare alla memoria, far rivivere o accontentare il loro “bambino interiore” attraverso l’acquisto di cose di cui sentono di essere stati privati da piccoli. Non a caso alcuni giochi permettono loro di recuperare una dimensione fantastica che dal mondo del lavoro è generalmente respinta. Altri genitori considerano i bambini delle “valvole di sfogo” di desideri personali frustrati oppure dei “recipienti” di affetto e di cure da colmare attraverso la disponibilità di beni materiali. C’è inoltre un’inclinazione a riscattare mediante beni di consumo la pessima qualità del tempo di vita sottratto ai figli a causa degli impegni lavorativi. Il secondo capitolo ripercorre la storia della compagnia norvegese di giocattoli Proper Toys (Riktige Leker), fondata a Olso nel 1946, oggi specializzata nella produzione di articoli di svago considerati appropriati per il corretto sviluppo dei bambini: sono esclusi dalla produzione oggetti che evocano la guerra e la sessualità; inoltre i materiali usati per la loro composizione non presentano rischi di nocività per la salute e l’ambiente. Nel terzo capitolo c’è la descrizione di un caso di studio: nel 1924 la Victor Phonograph Company scopre la possibilità di indirizzare la sua produzione verso il mercato dei bambini, fino ad allora vergine, sconosciuto e potenzialmente smisurato. Si cerca di spiegare com’è stata inventata/costruita la categoria dei bambini-consumatori, come i genitori sono stati gradualmente avviluppati in questo processo, e come i principi educativi accettati dal senso comune e il richiamo al divertimento sono stati combinati intelligentemente come ingredienti basilari del processo di condizionamento consumistico dei minori – la Disney è un esempio emblematico. Il processo di socializzazione dei bambini al consumo è affrontato nei capitoli centrali, dove si argomenta che l’adolescente, considerato un agente di scelta consapevole, può partecipare alla vita commerciale attraverso la manifestazione delle sue attitudini o abilità di consumo, che possono essere intercettate e recepite dal Rassegna bibliografica 2/2012 111 Focus internazionale mercato per definire la composizione dell’offerta dei beni di consumo proposti e propagandati. Infatti l’adolescente è un soggetto in divenire, depositario di un potenziale espressivo che può essere catturato degli esperti di marketing per disegnare anticipatamente le tendenze della moda (soprattutto femminile). Accanto al fenomeno della socialità on line, sono approfondite le strategie usate dagli strateghi del marketing per generare le manie di consumo fra gli adolescenti e la conoscenza di quei marchi che diventano rapidamente di moda. Si cerca di indagare il significato che gli adolescenti attribuiscono alla cultura materialistica e l’influsso che le loro preferenze di consumo (es. un computer, un videogioco, uno stereo ecc.) esercita sulla divisione degli spazi e sull’arredamento della casa. Nella parte finale del libro sono discussi gli elementi qualificanti dei contesti di consumo privilegiati dai bambini, come ad esempio le regole di interazione dei social network, e l’incidenza che le sollecitazioni del mercato rivolte agli adolescenti possono avere sul processo di costruzione dell’identità. In queste pagine si affronta anche la questione di come le ragazze preferiscano indossare abiti o accessori che tendono a farle apparire già adulte e viene approfondito anche il tema della disposizione dei media a proporre quasi sempre un’immagine marcatamente sessualizzata delle adolescenti. Ci si domanda come sia possibile per un genitore orientarsi fra le innumerevoli e contrapposte pressioni che il mercato del consumo rivolge ai bambini, quanto sia difficile educare i figli a una corretta etica del consumo, quali siano le conseguenze fisiche e mentali che le campagne promozionali estese e martellanti possono generare sui minori esposti alla pubblicità commerciale. Obesità, disordini alimentari, sviluppo sessuale anticipato (precoce) e vuoto materialismo sono i problemi più comunemente discussi e problematizzati dagli studiosi che si accostano in forma critica alla cultura del consumo rivolta ai minori. C’è infatti un filone ben consolidato di pensiero che accusa i media di promuovere comportamenti sessuali disordinati, cibi preconfezionati dannosi per la salute, stereotipi di genere e falsi valori. In conclusione il dibattito sugli effetti della cultura consumistica e della pubblicità commerciale sui bambini può dirsi tradizionalmente polarizzato: i minori sono considerati o soggetti dotati di capacità di riflessione nella scelta dei prodotti commerciali e portatori di desideri sofisticati che il mercato viene indotto a recepire, oppure vittime passive e innocenti, incapaci di resistere e di difendersi da soli dall’assalto della commercializzazione selvaggia, ovvero soggetti da “addomesticare” al consumo fin dall’infanzia. 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