Riflessioni a margine della
Lettera pastorale
dell’Arcivescovo “Adolescenza e umanizzazione della
sessualità”
Un “libro aperto”
per gli adolescenti
di DOMENICO PIZZUTI
Con tempestività rispetto ad episodi di violenza e trasgressione anche nella nostra città enfatizzati
dai media, il Cardinale Michele Giordano interviene con la Lettera pastorale “Adolescenza e
umanizzazione della sessualità” su alcuni aspetti di questa età così problematica ed affascinante. È
soprattutto apprezzabile, al di là dei contenuti psicologici, etici ed educativi, lo stile leggero o
l’approccio, in cui si combinano comprensione e chiarezza di questa fase evolutiva, cercando
dall’interno di una fase vitale di delineare le ambivalenze della crescita dell’adolescente in vista di
individuare strategie educative.
Anche lo stesso problema della sessualità degli adolescenti è assunto all’interno di un più
generale processo di crescita ed educazione responsabile, cioè di “umanizzazione”.
«È prioritario educare, soprattutto le nuove generazioni, alla verità, alla libertà e
all’amore: valori essenziali senza dei quali non c’è lo stesso valore di essere persona». Non
sottovalutando le trasformazioni nel modo di vedere il sesso che hanno accompagnato la
“seconda rivoluzione sessuale” del secolo trascorso.
Perciò la Lettera è un utile sussidio per educatori familiari, scolastici, pastorali e ci
auguriamo che venga diffusa e discussa nelle famiglie, nelle scuole, nelle parrocchie ed altri
luoghi educativi. Nello stesso tempo è un “libro aperto” per gli stessi adolescenti, perché li
rivela a se stessi e li aiuta con mano leggera e amichevole a progredire verso una difficile
maturità. È chiaro che il discorso non è compiuto, attende verifiche dagli stesso educatori ed
adolescenti e ulteriori svolgimenti. In questa sede vogliamo solo proporre alcune osservazioni
di contesto o di cornice.
La prima concerne il contesto delle nostre società in cui si colloca l’età adolescenziale, di
cui si ritrova qualche sprazzo nella stessa Lettera. Infatti, le società contemporanee definite da
Bauman “individualizzate” sono caratterizzate dalla progressiva individualizzazione e dai
sentimenti di paura che ne derivano per i singoli (“La società individualizzata”, Il Mulino,
Bologna 2001). Nel senso che i rischi e le contraddizioni continuano ad essere prodotti
sociali, ma il dovere e la necessità di affrontarli vengono trasferiti sul piano individuale.
Di qui l’abbandono ad una lotta solitaria, che la maggior parte delle persone non è in
grado di condurre da sola, come sperimentano famiglie e giovani. Sebbene le conseguenze
dell’incertezza, ansia e senso del rischio siano condizionati da fattori strutturali, essi vengono
vissuti come un’esperienza squisitamente individuale. Anche nel caso dei problemi
dell’adolescenza non solo psicologici, si tratta di risalire alla natura fondamentalmente sociale
delle incertezze, rischi, ansie e paure e di affrontarle collettivamente in maniera sinergica.
In secondo luogo, nei percorsi che affronta l’età adolescenziale nelle società
contemporanee, occorre considerare il nostro contesto specifico di città di diversa grandezza
con centri e periferie, diversificata disponibilità di risorse personali e familiari, servizi
scolastici e sociali, fenomeni di marginalità sociale e culturale, di gruppi e famiglie.
Non posso dimenticare gli adolescenti di Scampia, maschi e femmine, con le loro facce e
sorrisi, speranze ed incertezze del futuro, avvicinati con amicizia e responsabilità sul piano
religioso ed educativo, con le loro diversificate risorse familiari sociali e culturali.
Ma soprattutto ritornano alla memoria le celebrazioni per il matrimonio di una tredicenne
del campo Rom che, secondo le modalità culturali del proprio gruppo etnico, ballava con
vistosi “paramenti” per parenti ed amici segnata nel volto da un velo di tristezza se non
impotenza. Sembrava quasi un’agnella destinata al sacrificio sanguinoso (sic). Quali
adolescenti?
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