Liceo Scientifico Statale Evangelista Torricelli-Roma A.S. 2012/2013 Corso di Disegno e Storia dell’Arte: Prof.ssa Flavia Pusic Classe 5F 1 INDICE Corso di Disegno e storia dell’arte 2012-2013 OLIVETTI & IVREA 1- Luigi Celli - Federico Morano Camillo Olivetti Rapporto fra qualità della vita ed efficienza produttiva 2 – Vanessa Domizi - Francesca Mayer – Alberto Oliviero Lettera 22 - Divisumma 24 Case per impiegati – Case per dirigenti 3 – Monir Ghassem - Roberta Marazzotti – Elisa Morbidelli Adriano Olivetti Asilo nido – Servizi sociali 6 – Kevin Mandawe – Alessandra Melchiorre Mensa Olivetti Copertura cortile – Collegamento nuova ICO 7 - Flavia Ianni – Noemi Rochira Centro residenziale Est Iginio Cappai – Pietro Mainardis Ivrea patrimonio dell’UNESCO 8 - Sara De Santis – Gloria Tronti Fondazione Adriano Olivetti Gino Valle – Annibale Fiocchi M.A.A.M. Ivrea Palazzo uffici 2 – Palazzo uffici 1 9 – Marzia Di Francesco – Eleonora Schiattarella Edificio 18 alloggi Unità residenziale Ovest ELEA 9003 4 – Massimo Codazzo – Simone Gianaroli Officine Olivetti Lexikon 80 Marcello Nizzoli 10 – Mattia Carboniero – Jacopo Delfini – Manuela Martinelli La città di Ivrea: la gente e la sua fabbrica Eduardo Vittoria Il Centro Studi ed Esperimenti La Centrale termoelettrica 5 – Valerio Andreotti – Giacomo Rastelli Complesso officine Olivetti 11 – Flavia Pusic Documenti Editing: Marzia Di Francesco – Eleonora Schiattarella 2 Liceo scientifico statale “Evangelista Torricelli” - Roma A.S.2012/2013 1. Camillo Olivetti 2. Rapporto fra qualità della vita ed efficienza produttiva 5F Luigi Celli Federico Morano 3 CAMILLO OLIVETTI : LA VITA Camillo Olivetti nacque a Ivrea il 13 agosto del 1868 da un padre agricoltore e mediatore di terreni e da una madre ebrea. La sua famiglia era agiata,appartenente all’alta borghesia. Laureatosi in ingegneria elettronica nel 1891,si trasferisce a Londra dove fece la sua prima esperienza lavorativa in fabbrica. Nel frattempo sviluppò progressivamente la sua aderenza al partito socialista che caratterizzò le sue idee politiche e sociali. Nel 1893 intraprese un viaggio negli Stati Uniti con l’obiettivo di migliorare e approfondire le sue conoscenze riguardo alle caratteristiche dell’economia e dell’industria. Fabbrica in mattoni rossi Avendo ereditato dal padre uno spirito di imprenditore cominciò a compiere i primi passi da progettista. Infatti, dopo essere rientrato in Italia dal lungo viaggio americano,fondò nella sua città nativa una piccola azienda con lo scopo di costruire degli strumenti elettrici di misurazione. Inoltre costruì una fabbrica in mattoni rossi per ospitare la propria officina e gli operai (per lo più contadini)venivano scelti personalmente da lui ed istruiti sulle caratteristiche 4 dell’elettronica. Non mancò tra l’altro,di trasmettere i propri ideali politici agli operai,stando anche molto attento ai problemi sociali e del lavoro. Nel 1899 sposò Luisa Revel da cui ebbe sei figli. Nel 1903 trasferì la sua piccola ditta a Milano per motivi finanziari, cercando di trovare nuovi sbocchi commerciali. La ditta divenne in seguito nota come C.G.S(Centimetro,Grammo,Secon do, società in cui si inserì anche il più importante produttore di energia italiano dell’epoca, la Edison. Rientrando nel 1907 a Ivrea, lasciò momentaneamente la gestione per produrre macchine da scrivere, idea nata dal viaggio negli USA. Fondò quindi il 29 ottobre 1908, usando la fabbrica a mattoni rossi, la Ing.C.Olivetti e C., la prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere. Macchina da scrivere M1 Nel 1908 tornò in America a scopo informativo e qualche anno dopo il suo ritorno nel 1911 presentò il primo modello,la M1, all’Esposizione Universale di Torino. Dopo alcuni problemi finanziari, la società iniziò ad espandersi,aumentando la produzione. Nel 1920 uscì il secondo modello di macchina da scrivere,la M20. Questo progresso riuscì grazie anche alla sua attenta tutela verso gli operai, in un periodo caratterizzato da scioperi generali in tutta Italia. 5 Nel 1922 costituì la Fonderia e nel 1926 la OMO( Officina Meccanica Olivetti),la quale divenne unità produttiva indipendente,per costruire macchine utensili .Negli anni ’30 cominciò a dare maggiori responsabilità al figlio Adriano, entrato in azienda nel 1925 e divenuto nel 1933 amministratore delegato, continuando comunque lui stesso a progettare e produrre. Così nel 1938 lasciò la presidenza della società proprio al figlio, impegnandosi a migliorare i servizi sociali per i dipendenti. Negli ultimi anni della sua vita pubblicò periodici che proponevano riforme radicali in campo economico,sociale e industriale e, dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943, fu costretto ad abbandonare la sua casa a Ivrea a causa delle leggi razziali, trasferendosi nel biellese. Peggiorarono progressivamente le sue condizioni di salute fino al giorno della sua morte, avvenuta il 4 Dicembre 1943. Fonderia OMO (Officina Meccanica Olivetti) 6 RAPPORTO FRA QUALITÀ DELLA VITA ED EFFICIENZA PRODUTTIVA Tra il 1926 e il 1977 Camillo Olivetti progettò tantissimi edifici a Ivrea, comprese le case a favore dei dipendenti della sua azienda per risolvere il problema dell’alloggio. Si servì di architetti qualificati ed in questo modo riuscì ad ottenere risultati di alta qualità ambientale e costruttiva,molto importanti per lui poiché pensava che influissero sulla qualità della vita sociale e sull’ efficienza produttiva. Ma negli anni ’30 ci fu un deciso cambiamento delle politiche abitative, tramite un nuovo progetto urbanistico: nascono nuovi quartieri residenziali, dei quali la prima realizzazione fu attuata da Figini e Pollini, molto attivi nella progettazione di stabilimenti ad Ivrea. Casa a 24 alloggi Casa a 4 alloggi 7 Tra il 1939 ed il 1941 fu costruita una casa di tre piani nel Borgo Olivetti, a ridosso della scuola materna locale, per ospitare 24 famiglie.Il progetto seguì i canoni dell’ architettura moderna internazionale di quel tempo, con volumi riconducibili a figure geometriche elementari.Inoltre nel periodo del dopoguerra cominciò ad espandersi il quartiere di Via Castellamonte, un complesso di sette case disponobili per molte famiglie, con forme a parallelepipedo, un tetti piani e pareti esterne bianche, a mo dell’ architettura razionalista. Tra queste sono comprese anche case a 4 alloggi e 18 alloggi. La città Olivetti 8 Tutti gli edifici costruiti da Olivetti furono 1213(973 solo ad Ivrea)e principalmente si trattò di case date in affitto o a riscatto, regalando condizioni molto vantaggiose rispetto ai prezzi di mercato, senza contare l’ assistenza gratuita ed il finanziamento agevolato dei dipendenti interessati alla costruzione o ristrutturazione delle proprie abitazioni.La selezione dei dipendenti privilegiati era affidata ad una commissione formata dal consiglio di gestione e dai rappresentanti di alcuni enti aziendali in base a reddito, condizioni familiari e anzianità aziendale. La morte di Adriano Olivetti nel 1960 segna una svolta anche nella politica edilizia della Società: cambiano i criteri di selezione e cooptazione degli architetti, alcuni progetti sono rallentati o abbandonati. Gli stabilimenti Olivetti Mentre i vincoli di bilancio diventano più stringenti, migliorano le condizioni socio-economiche dei dipendenti, il cui numero – a partire dagli anni ’70 – inizia a calare. Poco alla volta sfumano, quindi, le ragioni che avevano giustificato i rilevanti investimenti dell’Azienda per fronteggiare il problema 9 dell’abitazione dei dipendenti. Fonti ● Camillo Olivetti, la vita : www.storiaolivetti.it ● Le case a 24 e 4 alloggi : www.storiaolivetti.it ● Foto Camillo Olivetti : www.storiaolivetti.it ● Foto casa a 24 alloggi : www.mamivrea.it ● Foto casa a 4 alloggi : www.mamivrea.it ● Foto Fonderia : www.mamivrea.it ● Foto OMO : www.mamivrea.it 10 Liceo scientifico statale “Evangelista Torricelli” – Roma A.S.2012/2013 Lettera 22 Divisumma 24 Case per impiegati Case per dirigenti Vanessa Domizi Francesca Mayer Alberto Oliviero 11 CASE PER IMPIEGATI Tra il 1926 e il 1977 l’Olivetti realizza a Ivrea e in altre località importanti iniziative di costruzione di abitazioni per i dipendenti. In genere i progetti sono affidati ad architetti qualificati, che garantiscono risultati di elevata qualità ambientale e costruttiva, in coerenza con l’idea di Adriano Olivetti secondo cui le condizioni e l’aspetto dei luoghi di lavoro e di residenza influiscono sulla qualità della vita sociale e sull’efficienza produttiva. Sono sei case unifamiliari, realizzate in un’area vicina agli stabilimenti che prenderà il nome di Borgo Olivetti. Il modello stilistico è di tipo tradizionale; le case dispongono di un orto-giardino, per contribuire all’autosufficienza alimentare delle famiglie. Tra il 1940 e il 1942 è realizzato un complesso di sette case per famiglie numerose. Le costruzioni hanno forma di parallelepipedi, con tetto piano e pareti esterne intonacate bianche 12 FIGINI E POLLINI Luigi Figini (1903 – 1984) e Gino Pollini (1903 – 1991) sono stati due architetti Italiani del XX secolo. Le loro storie professionali sono quindi inscindibili l'una dall'altra e sono legate alle opere che congiuntamente hanno progettato e realizzato. Figini e Pollini sono di chiara fede razionalista e la loro scelta iniziale è portata avanti con coerenza tramite un lavoro continuo, che si legge nelle loro costruzioni e progetti e si estrinseca costantemente nella ricerca dell'equilibrio tra gli ideali propri del Movimento Moderno forma, funzione, economia, ma anche armonia e bellezza nuovi. Nella loro opera si può leggere una semplicità formale, nel disegno planimetrico e prospettico, che parla di luce e di spazio architettonico, di tempo, di spiritualità e di poesia, Altre opere rilevano, invece, la ricerca di un disegno armonico, di equilibrio di rapporti e studio dei materiali in un legame a quel razionalismo mai dimenticato nella loro architettura. 13 CASE PER DIRIGENTI Nel quartiere di via Castellamonte (oggi via Jervis), nel dopoguerra si espandono abitazioni progettate da Marcello Nizzoli e Gian Mario Oliveri: sei case unifamiliari per dirigenti dell’Olivetti (1948-1952), due case di 4 alloggi ciascuna (1951) e la cosiddetta “casa a 18 alloggi” (1954-55). Quest’ultima si differenzia nettamente dalle opere precedenti: collocata in un’ampia area verde, si presenta come l’aggregazione di tre elementi di diversa altezza e diverse soluzioni formali per le facciate. 14 LETTERA 22 La Lettera 22 è una celebre macchina meccanica portatile per scrivere realizzata dalla Olivetti e ricevette premi sia in Italia nel ‘59 sia all'estero (miglior prodotto di design del secolo secondo). Fu progettata nel 1950 dall'architetto e designer Marcello Nizzoli. La Lettera 22 sostituì il modello Olivetti MP1. 15 La linea ideata da Nizzoli aveva la tastiera incorporata nella carrozzeria in alluminio, il rullo incastrato senza nessuna emergenza,la leva dell'interlinea emergente ma più compatta nel corpo della macchina rispetto alla Lexikon, per rispondere alle esigenze di trasportabilità e di limitato ingombro. La macchina per scrivere misura 8,3 × 29,8 × 32,4 cm e ciò la rendeva, nonostante il peso di circa 4 chilogrammi, estremamente funzionale al trasporto. La lettera 22 è una macchina per scrivere con leve di scrittura a pressione. Ogni volta che viene premuto un tasto di scrittura.Il martelletto corrisponden te, tramite il cinematico, va a battere sul nastro con inchiostro rosso o nero, dietro al quale sta il foglio di carta sul quale viene così impresso il simbolo corrispondente. Una piccola leva situata in alto a destra della tastiera può essere usata per controllare la posizione del nastro e selezionare la stampa in colore nero, rosso o senza inchiostro 16 DIVISUMMA 24 Calcolatrice elettrica automatica con chassis composto da due parti: un corpo metallico verniciato di grigio chiaro e munito di tastiera posta sulla superficie frontale e un coperchio. La tastiera, inclinata per facilitarne l'uso, è caratterizzata da nove tasti numerici di forma circolare in plastica bianca riportanti le cifre da "1" a "9", Sotto ai tasti numerici e a destra sono presenti altri tasti a forma variabile in plastica nera. Sopra il corpo principale della macchina è posto un coperchio di plastica nera Nella parte superiore del coperchio vi è un'apertura da cui fuoriesce la carta tramite una piastra e una lamina metallica. 17 Viene utilizzata per addizionare, sottrarre, moltiplicare e dividere velocemente a 250 cicli al minuto in sequenza. In questo modo, una grande varietà di calcoli possono essere effettuati rapidamente in modo automatico. Ogni fase di un calcolo e ogni risultato è stampato per mezzo di un nastro inchiostrato in banda blu e rossa su un rotolo di carta. 18 Liceo Scientifico Evangelista Torricelli – A.S. 2012/2013 \ 5F – Monir Ghassem, Roberta Marazzotti, Elisa Morbidelli 19 Adriano Olivetti – Progettare per vivere Roberta Marazzotti • Figlio di Camillo e Luisa Revel, nasce a Ivrea nel 1901. Il padre, ingegnere elettrotecnico, dinamico e geniale, nel 1908 fonda a Ivrea la Ing C. Olivetti & Co. Adriano, negli anni della formazione è molto attento al dibattito sociale e politico,si laurea in chimica industriale nel 1924 inizia l'apprendistato nella ditta paterna come operaio. Compie un viaggio di studi negli Stati Uniti, al ritorno, propone un vasto programma di interventi per modernizzare l'attività della Olivetti: organizzazione decentrata, direzione per funzioni, razionalizzazione dei tempi e metodi di montaggio, sviluppo della rete commerciale in Italia e all'estero e più tardi, nel 1931, creazione di un Servizio Pubblicità, che fin dagli inizi si avvale del contributo di importanti artisti e designer. • "La fabbrica di Ivrea, pur agendo in un mezzo economico e accettandone le regole, ha rivolto i suoi fini e le sue maggiori preoccupazioni all'elevazione materiale, culturale, sociale del luogo ove fu chiamata ad operare, avviando quella regione verso un tipo di comunità nuova ove non sia più differenza sostanziale di fini tra i protagonisti delle sue umane vicende, della storia che si fa giorno per giorno per garantire ai figli di quella terra un avvenire, una vita più degna di essere vissuta. [...]. Questa fabbrica fu quindi concepita alla misura dell'uomo perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza.» Cit. Adriano Olivetti. Essa reincarna la vera essenza della grande impresa Olivetti,fondata sul rapporto umano tra imprenditore e operaio. 20 Il bene e il bello sociale il valore dei modelli Olivetti nei servizi sociali Monir Ghassem Straordinaria figura di industrialeintellettuale, Adriano Olivetti chiamò a Ivrea architetti e intellettuali per progettare insieme a loro lo sviluppo della ditta, consapevole delle responsabilità sociali dell'industria e del peso che essa ha sulla configurazione e modificazione di un territorio, delle sue possibilità di qualificazione o di degrado delle aree scelte per l'insediamento. Nella metà degli anni Trenta iniziò lo sviluppo dell'asse di via Jervis che portò, nell'arco di venticinque anni, alla creazione di una vera e propria città nuova olivettiana. I principali protagonisti furono gli architetti milanesi Figini e Pollini, che progettarono gli ampliamenti della fabbrica, la fascia dei servizi sociali, l'asilo nido e alcune abitazioni per impiegati. Il loro lavoro, insieme a quello di altri professionisti di fama internazionale, portò alla creazione di un esempio unico all'interno del panorama architettonico italiano contemporaneo. Servizi sociali - biblioteca Ed. servizi sociali 21 • Funzione originale: centro culturale, biblioteca, infermeria, centro colonie • Funzione attuale: uffici, centro sanitario, centro di accoglienza del Maam (abbandonato) bar ristorante. 22 La fabbrica a misura di bambino Elisa Morbidelli Gli asili nido si segnalano per l’innovazione e la qualità sia sul piano pedagogico, che su quello delle strutture, pensate “a misura di bambino. Negli asili si vuole creare un ambiente aperto e stimolante: “Scopo dell’educazione non è di offrire ai bambini la possibilità di un armonico sviluppo fisico, intellettuale ed emotivo in un ambiente tollerante e favorevole, cioè ricco di stimoli adeguati”. L'asilo, inoltre, è dotato di un'area sopraelevata e lontana dalla strada, adatta per la ricreazione all'aperto dei bimbi. I muri dell'edificio sono stati realizzati in pietra ad "opus incertum", mentre i pilastri sono in pietra viva, si pensa secondo un'antica usanza locale. Il corpo principale racchiude nel perimetro della sua pianta un patio, separato dalla strada da un portico e coperto da un sistema di tende mobili. Asilo nido 23 Pianta Asilo Nido Figini e Pollini 24 25 26 Liceo Scientifico Statale “Evangelista Torricelli” A.S. 2012/2013 Officine Olivetti Lexikon 80 Marcello Nizzoli 27 5F Massimo Codazzo & Simone Gianaroli OFFICINE OLIVETTI 1896 Pur non essendo un esempio di architettura razionalista, la fabbrica in mattoni rossi, come viene abitualmente chiamata, ha un grande valore storico è stata infatti la Prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere Olivetti, realizzata su progetto dello stesso Camillo e risalente al 1896. Officine Olivetti nel 1896 28 Inizialmente la piccola fabbrica era sufficiente per tutte le attività della Olivetti, ma con lo sviluppo dell’azienda nell’arco di trent’anni si rese necessaria la costruzione di altri edifici intorno a quello principale. La Fabbrica in Mattoni Rossi 29 Particolare del rivestimento murario Particolare della finestra L'edificio, caratterizzato da strutture portanti in cemento armato e tamponamenti in mattoni, corrisponde, per impostazione planimetrica e strutturale, alla concezione e agli standard degli edifici industriali dell’epoca. Vi si svolgevano tutte le attività di produzione che si estendevano progressivamente dalle macchine per scrivere ad altri prodotti per ufficio, alle macchine utensili e alle relative attività accessorie. La Fabbrica in Mattoni Rossi Camillo Olivetti 30 FONTI • http://www.storiaolivetti.it • http://www.mamivrea.it/collezione/edifici 31 LEXIKON 80 La Lexikon 80 è stata disegnata da Marcello Nizzoli e progettata da Giuseppe Beccio. L'introduzione del nuovo processo produttivo della pressofusione consentì a Nizzoli di concepire un rivestimento estremamente plastico e una forma esteticamente continua, sottolineata dalle curve e dalle linee determinate dal combaciare dei due pezzi, coperchio e copertura. Olivetti Lexicon 80 Tipo I 32 Olivetti Lexicon 80 “Scuola” La Lexicon 80 è il primo prodotto Olivetti esposto nella collezione permanente del Museum of Modern Art di New York. Olivetti Lexikon 80 Questa non fu presentata al mondo ad una Fiera come altre macchine Olivetti, ma fu presentata "privatamente" ad agenti e venditori nei primi mesi del 1949 Particolare Olivetti Lexikon 80 33 Caratteristiche Lexikon 80 • Tastiera: 45 tasti corrispondenti a 90 segni. • Interlinee: 4 posizioni più lo zero. • Tabulatore: con 8 tasti nelle versioni con tabulatore decimale,con barra singola nelle versioni con incolonnatore. Olivetti Lexikon 80 • Carrozzeria: metallica con coperchio amovibile. • Colori: beige. • Progetto meccanico: G. Beccio. Note: le prime versioni vennero marchiate M 80, successivamente Lexikon 80, anche se molte M 80 vennero solo trasformate applicando semplicemente la targhetta Lexikon 80. Le linee arrotondate di questo modello sono un esempio di design italiano degli anni '50. 34 Particolare della tastiera Lexikon 80 eccellenza di un prodotto e della sua pubblicità La Lexikon 80 segna una discontinuità nella storia delle macchine per scrivere: non ha nulla in comune con i modelli del passato e in particolare con l’ormai vecchia M40 del 1930. Il manifesto disegnato nel 1950 da Nizzoli rappresenta simbolicamente questa svolta. Il variopinto e grande uccello che si stacca dall’immagine elegante della Lexikon 80 è un annuncio di novità; è il simbolo di una macchina moderna e colorata, leggera e facile da usare, assai diversa dai monumentali modelli del passato. Modello M40 35 Il tema della leggerezza è ripreso nel 1955 da un altro famoso manifesto di Nizzoli: la pallina che rimbalza sui tasti esprime l’idea della macchina agile e veloce. Il messaggio è chiaro e non ha bisogno di essere spiegato da un testo. Il nome Olivetti è ormai affermato e basta a garantire la qualità e il valore del prodotto. Nel 1950 la Lexikon 80 esce anche nella versione elettrica, che ne migliora ulteriormente le prestazioni. Alla pubblicità viene chiesto di comunicare l’innovazione: la grafica si preoccupa di rendere ben visibile la presenza del cavo elettrico, mentre il testo del messaggio ricorda che “il motore libera dalla fatica”. 36 FONTI • http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Econ omia%20e%20Lavoro/2010/02/olivetti- prodottistorici_1948.shtml • www.storiaolivetti.it • wikipedia 37 Marcello NIZZOLI Dopo essersi diplomatoall'Istituto d'Arte di Parma ha iniziato a farsi conoscere come pittore, unendosi al gruppo Nuove Tendenze e realizzando manifesti pubblicitari per la Campari. Ha preso parte all'allestimento di varie mostre tra cui la Mostra della Rivoluzione Fascista (1932), la Mostra dell'Aeronautica (1934), il Salone della Vittoria alla VI Triennale di Milano del 1936. Ha realizzato le sei mappe delle città d'Italia (Assisi, Napoli, Padova, Pisa, Bologna, Trieste) affrescate sulle pareti della sala d'aspetto di terza classe della stazione centrale di Milano, poi trasformata in Libreria Feltrinelli. 38 La sua fama è legata principalmente all'Olivetti dove alla fine degli anni trenta iniziò a collaborare come pubblicitario e in seguito designer, realizzando tra l'altro la famosa Lettera 22.Parallelamente lavorò come architetto realizzando numerosi edifici come quello per la ditta Olivetti. Nel 1966 ricevette dal Politecnico di Milano la laurea ad honorem in architettura. Pubblicità Campari – M. Nizzoli 1950 – Olivetti “Lettera 22” 39 Case per dipendenti Olivetti OPERE PRINCIPALI •1957 - Macchina da cucire Mirella – Necchi •1958 - Palazzo per uffici ENI a San Donato Milanese •1959 - Macchina da scrivere Diaspron •1964 - Palazzo Uffici, Ivrea (con Bernasconi e Fiocchi) •1927 - MotoSacoche - Manifesto pubblicitario •1928 - Lubrificanti Fiat - Manifesto pubblicitario •1930 - Campari Aperitivo - Manifesto pubblicitario •1930 - Bitter Le Coq - Manifesto pubblicitario •1932 - Cordial Campari - Manifesto pubblicitario •1933 - Manifesto Lido di Venezia (con Marcello Dudovich) •1934 - Manifesto per la XIX Biennale di Venezia •1936 - Negozi Parker, Milano •1936 - Salone d'Onore della VI Triennale, Milano •1940 - Calcolatrice Summa •1947 - Aurora 88, penna stilografica •1948 - Divisumma 14, macchina da calcolo •1948 - Lexikon 80 macchina per scrivere •1950 - Lettera 22, macchina per scrivere •1952-1953 - Abitazioni per dipendenti Olivetti a Ivrea •1954 - Macchina da cucire Supernova BU - Necchi •1956 - Divisumma 24, macchina da calcolo 40 Liceo Scientifico Statale “Evangelista Torricelli” Roma A.S. 2012/2013 Complesso Officine Olivetti Corso di Disegno e Storia dell’Arte Prof.ssa Flavia Pusic 5F Valerio Andreotti Giacomo Rastelli 41 Fabbrica in mattoni rossi Primo ampliamento Secondo ampliamento Terzo ampliamento 42 La fabbrica in mattoni rossi • -1896- A Ivrea il primo nucleo degli stabilimenti Olivetti è familiarmente conosciuto dagli eporediesi come “la fabbrica in mattoni rossi”. La costruzione, però, risale al 1896: era stata progettata dall’ingegner Camillo per ospitare una sua precedente attività industriale. All’inizio la piccola fabbrica è sufficiente per l’attività, ma con il suo sviluppo, nel giro di 30 anni si rende necessaria la costruzione di altri edifici intorno a quello principale. Nascono, così, le Officine ICO, dall’acronimo del fondatore Ing. Camillo Olivetti, che nell’arco di circa sessant’anni, tra il 1896 e il 1958, con successivi ampliamenti si estendono lungo l’attuale via Jervis (allora via Castellamonte), fino alla completa saturazione dell’area disponibile. A partire dal 1934, sotto la direzione di Adriano Olivetti, lo sviluppo e la modernizzazione della produzione portano alla realizzazione di nuovi corpi della fabbrica con uno stile architettonico decisamente innovativo. 43 Primo ampliamento -1934/36Gli ampliamenti vengono affidati ai giovanissimi Luigi Figini (1903-1984) e Gino Pollini (19031991), appartenenti a una nuova generazione di architetti italiani, aperti alle contemporanee esperienze delle avanguardie internazionali nel campo dell’architettura, della grafica, della pubblicità. Il primo ampliamento (1934-36) segue le logiche della produzione in linea. L’edificio è un grande ambiente, caratterizzato da una struttura portante in cemento armato, che permette di formare grandi luci per lo spazio del lavoro, illuminato da ampie finestre a nastro; richiama, nell’impostazione compositiva e tecnica, i modelli di architetture per l’industria che stanno maturando negli Stati Uniti e nel resto d’Europa.La costruzione di questo primo blocco è attenta alle esigenze tecniche della produzione, ma anche a quelle psicologiche del lavoro. Lo spazio interno viene pensato in accordo alle analisi e alle ricerche relative alle qualità psicotecniche e illuminotecniche degli ambienti di lavoro, condotte fin dagli anni Venti negli Stati Uniti e che, a partire dalla seconda metà degli anni Trenta, non sono estranee agli architetti italiani più attenti al dibattito sull’architettura industriale. Se ne trovano tracce in numerosi articoli pubblicati su “Casabella-Continuità”, che in quegli anni è tra le più importanti riviste di architettura internazionale. 44 Secondo ampliamento -1937/39Il secondo ampliamento (1937-39) prevede sostanzialmente la sopraelevazione della fabbrica e lo studio delle nuove addizioni nella parte retrostante l’edificio, mentre si mettono a punto delle proposte progettuali che poco dopo confluiranno nel terzo ampliamento, il più significativo per la caratterizzazione delle Officine (1939-40). Nel 1939 ha inizio infatti la costruzione di un nuovo edificio lungo 130 metri, rivestito da una parete vetrata, atta a coprire interamente la facciata dell’edificio e che richiama, per la sua soluzione tecnologica, le architetture delle avanguardie internazionali degli anni Trenta, con un riferimento preciso all’opera dell’architetto di origine svizzera LeCorbusier e al dibattito promosso dai CIAM (Congrès Internationaux d’Architetture Moderne) sui luoghi della produzione e dell’abitare. La parete vetrata progettata da Figini e Pollini rinuncia alla possibilità di applicazione della ventilazione forzata all’interno dell’intercapedine vetrata, così come proposta dall’architetto svizzero e utilizza invece il principio della camera d’aria, risultante dallo strato compreso tra le due superfici trasparenti, cosa che garantisce una certa resistenza al calore. Per evitare l’effetto del surriscaldamento causato dal vetro, Figini e Pollini introducono nello spazio intermedio delle antine opache in faesite, disposte in serie continua, ruotanti intorno a un asse verticale per “filtrare” l’ingresso dei raggi solari.Le Officine Olivetti si collocano da quel momento tra gli esempi più rilevanti dell’architettura industriale in Europa, suscitando interessanti commenti e prese di posizione nel dibattito dell’architettura italiana ed europea. 45 Pareti vetrate moderne Facciata ventilata Doppio vetro con oscuramento La faesite, truciolare detto anche impropriamente Masonite, è un materiale composto da fibra di legno pressato, normalmente senza aggiunta di sostanze incollanti. La masonite è invece prodotta con un metodo diverso, che combina calore e alta pressione. La faesite prende il nome dalla frazione Faé di Longarone, presso la quale il suo inventore, Osvaldo Protti, era proprietario di una fabbrica omonima. 46 Terzo ampliamento -1956/57Il blocco delle Officine ICO sull’asse di via Jervis si conclude negli anni ’50 con il quarto ampliamento e la costruzione della Nuova ICO (1956-1957). In questo nuovo stabilimento viene abbandonata l’impostazione adottata per i precedenti edifici che offrivano grandi ambienti indifferenziati rispetto alle diverse fasi della produzione. La nuova fabbrica ospita al suo interno due cicli di produzione che trovano due collocazioni distinte, non contemplate nel progetto originario, ma differenziate nel corso della costruzione: quella del montaggio delle macchine, e quella, sotto la pregevole copertura in lucernari della corte interna progettata da Eduardo Vittoria (conosciuta anche come Officina H), che riguarda la torneria, le presse e le lavorazioni meccaniche. La Nuova ICO riprende nelle soluzioni formali la parete vetrata già utilizzata negli ampliamenti precedenti, a sottolineare anche una volontà simbolica nel caratterizzare l’immagine unitaria dell’intero complesso produttivo. Le doppie vetrate sono segnate lungo il perimetro della corte interna e su uno dei lati dell’edificio da fasce di fioriere orizzontali in cemento armato, che corrono lungo la facciata e interrompono la monotonia del curtain-wall. I corpi delle torri per gli impianti sulla facciata della corte interna sono rivestiti da piastrelle di maiolica gialla. Questi elementi compositivi sono assai significativi della sperimentazione formale condotta da Figini e Pollini e nel loro insieme propongono un nuovo, interessante esempio di architettura industriale, molto innovativo rispetto 47 ai modelli allora in voga. Fonti • http://www.storiaolivetti.it/percorso.asp?idPercor so=587 48 Liceo Scientifico Statale “Evangelista Torricelli” 5F A.S. 2012/2013 “OLIVETTI COSTRUISCE” 5F - Kevin Mandawe 49 50 Il servizio mensa organizzato dalla Olivetti viene istituito nel 1936, Realizzato da Ignazio Gardella, viene pensata principalmente per i lavoratori che provengono da fuori Ivrea e che non hanno la possibilità di rientrare a casa durante la pausa per il pranzo. occupa il piano sotterraneo di un’intera ala di fabbrica e prevede anche una piccola area dotata di una serie di fornelli che permettono di riscaldare gli eventuali cibi portati da casa. Come sistema di distribuzione dei pasti viene adottato il self service ed il sistema di pagamento consiste nell’utilizzo di buoni pasto. L’Azienda dava rilevanza al benessere dell’impiegato per questo la mensa venne dotata di grandi vetrate da cui poter ammirare il panorama circostante 51 1. Linee di distribuzione della mensa 2. Montavivande 3. Office 4. Mensa rapida 5. Mensa servita 6. Mensa autonoma 7. Riscaldamento vivande 8. Siesta 9. Condotti condizionamento La pianta della mensa Olivetti presso il Convento di Ivrea. Il progetto, è stato ideato dall’architetto Ignazio Gardella. 52 Interno dell’ edificio Immagini dell’esterno 53 Nato in una famiglia di architetti, è uno dei maggiori esponenti del Razionalismo Italiano. Stile architettonico Se si cerca lo stile di Ignazio Gardella si rimane disorientati. I suoi progetti, negli anni, cambiano secondo le diverse tendenze architettoniche, spesso le anticipano, ma sempre contengono elementi divergenti dalla corrente alla quale si potrebbero associare. il suo recupero di tecniche costruttive locali lo rende in qualche modo eretico. - L'architettura di Gardella mantiene sempre una compostezza che si potrebbe definire classica. - capacità di cambiare registro, di adattarsi al genius loci 54 L’OFFICINA H: «Un museo a cielo aperto» Alessandra Melchiorre 5F 55 • Nasce a Napoli il 12 aprile 1923. Dopo essersi laureato presso la Facoltà di Architettura di Napoli (1947), collabora al corso tenuto da Luigi Cosenza presso la Facoltà di Ingegneria e fa esperienza professionale presso il suo studio. Contemporaneamente si impegna nei nuovi organismi associativi che andavano costituendosi in quegli anni quali l’Associazione per l’Architettura Organica, l’Istituto Nazionale di Urbanistica, l’Associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno, iniziando un’intensa attività pubblicistica sia come redattore del quotidiano “La Voce” che presso altri periodici napoletani. • Trasferitosi a Roma nel 1950 pubblica suoi scritti su “Metron”, “Rinascita”, “Società”, “Galleria” e partecipa attivamente alle vicende culturali e politiche di quegli anni. Nel 1951 è chiamato da Adriano Olivetti ad Ivrea (Torino) come consulente per la costruzione del Centro Studi, iniziando una lunga collaborazione con quell’azienda che si protrarrà, con alterne vicende, fino agli inizi degli anni ‘70, con il completamento dei tre insediamenti industriali di Scarmagno (Torino), Crema (Cremona) e Marcianise (Caserta). 56 • L'accorta composizione degli spazi, il buon design e il razionale uso della tecnologia diventeranno la costante della sua attività progettuale e sosterranno i suoi incarichi istituzionali ed accademici. Alla fine degli anni ‘60, dopo un intenso periodo di attività professionale, lascia Milano ed apre uno studio a Roma, che chiude nel 1975 quando, eletto Consigliere Comunale a Napoli, è chiamato dal Sindaco Maurizio Valenzi a far parte della prima Giunta di sinistra in qualità di Assessore al centro storico, ai beni culturali, al patrimonio. Nel 1967 è tra i docenti chiamati a dar vita alla nuova Facoltà di Architettura della Libera Università “G. d’Annunzio” di Pescara. Successivamente trasferitosi di Roma «la Sapienza» nel 1978 • promuove la costituzione del Dipartimento di Disegno Industriale e Produzione Edilizia, di cui è stato il primo direttore. Numerosi i riconoscimenti della sua attività progettuale e del suo impegno culturale. È premio In Architettura 1964 per la sistemazione turistico alberghiera di Capo Carbonara in Sardegna (Cagliari). Suoi progetti presentati a vari concorsi di architettura sono premiati a Parma, Aosta, Torino, Savona, Venezia, Terni, Leopoldville (Repubblica Democratica del Congo). Nel 1985 è inoltre chiamato ad organizzare, nell’ambito della XVII Triennale di Milano la sezione “La fabbrica giardino”, coordinando i contributi progettuali di varie sedi universitarie. Scompare il 10 maggio del 2009. 57 OFFICINA H «Museo a cielo aperto dell’architettura Moderna» • Situata nel cuore del distretto di architettura industriale olivettiana che, a partire dal 2001, è diventato sede del “Museo a cielo aperto dell’architettura moderna,”L’officina H progettata da Eduardo Vittoria nel 1956,(situata in via Jervis) era in origine il cortile interno delle Officine Olivetti disegnate e realizzate alla metà degli anni ’30 dai maestri del razionalismo Luigi Figini e Gino Pollini. . Dalla copertura a shed, una particolare sistema di illuminazione attraverso coperture piane, e dalla struttura metallica blu intenso è risultato questo particolare esempio di “architettura nell’architettura”, non visibile dall’esterno, che è stata sede per molti anni di torni automatici e presse della fabbrica delle macchine da scrivere. Cessata poi la produzione, lo stabilimento aperto e flessibile, è stato utilizzato per attività di assemblaggio e di magazzino, fino al totale abbandono. Nel 1998 l'area diventa sede per manifestazioni ricordanti la nascita della fondazione della Società Olivetti, da cui prende forma l'idea di dedicarla ad attività espositive, convegnistiche e di spettacolo. 58 • • Il progetto di ristrutturazione (curato dall'Ufficio Tecnico della Olivetti Multiservices S.p.A.) pur dovendo sottostare a rigorosi vincoli tecnici e di sicurezza, viene sviluppato nel rispetto dei valori architettonici ideati da Eduardo Vittoria, conservando la visibilità delle colonne metalliche anche attraverso i muri tagliafuoco che proteggono le vie di fuga (mediante l'utilizzo di vetri "Pirostop"), ricostituendo i materiali e i colori originarie, realizzando gli impianti di illumina-zione e condizionamento completamente in vista, secondo criteri condivisi da Vittoria stesso. L’area è stata inoltre dotata di un ingresso indipendente. All'interno della struttura uno spazio destinato ad "Auditorium", modulabile con tendoni teatrali motorizzati 1-Officina H- Prima della restaurazione- 2-Auditorium 59 offre tre diverse capienze di sala, con un palco in grado di ospitare un'orchestra di oltre ottanta elementi e una cabina di regia che controlla gli impianti luce, audio, video e frangisole. Questi ultimi, installati all'esterno degli shed di copertura, consentono di regolare l'intensità dell’illuminazione-naturale, dall'impianto di illuminazione artificiale montato su travi reticolari in alluminio. Gli impianti tecnologici sono completati da un sistema di riscaldamento e condizionamento "a tutta aria" che consente di controllare temperatura e umidità per l'intero volume dell'ambiente, di circa ventimila metri cubi. All'Auditorium si contrappone la zona destinata alle mostre, realizzata con pareti metalliche mobili, componibili e attrezzabili, che possono adattarsi alle più svariate esigenze espositive, offrendo una superficie di oltre seicento metri quadrati complessivi. • • Nel corso degli anni si è fatta sempre più evidente la centralità di questo luogo nella prospettiva di attrazione turistico-culturale verso il distretto architettonico di Ivrea e la sua potenzialità di essere il primo motore di un sistema culturale territoriale più di frontiera, che di provincia: una fabbrica di idee, progetti, opere ed eventi, dove poter dare accoglienza e sviluppo alla creatività più innovativa, al dialogo tra le forme espressive contemporanee, alla forza comunicativa delle arti sceniche. Inoltre tutto il Complesso delle officine rimane di grande importanza, non solo per la storia industriale ma per la storia dell’architettura italiana: alcuni tra i più famosi architetti italiani, si sono espressi con il loro spirito creativo, tanto che l’insieme degli edifici è stato spesso indicato come il risultato più significativo della ricerca architettonica italiana nel ‘900 in campo industriale. 60 61 FONTI UTILIZZATE: HTTP://WWW.ARCHITETTIROMA.IT/MONITOR/D/PROFILO.ASP?ID=00179 HTTP://WWW.LATERZAISOLA.IT/INDEX.PHP/LUOGO/SHOW/ID/1 HTTP://WWW.MAMIVREA.IT/COLLEZIONE/EDIFICI/ICO5.HTML HTTP://WWW.TEATROGIACOSA.IT/ITA/LOCANDINA_PDF.HTML 62 ‘La fabbrica non può guardare solo all'indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l'uomo, non l'uomo per la fabbrica, giusto? Occorre superare le divisioni fra capitale e lavoro, industria e agricoltura, produzione e cultura. A volte, quando lavoro fino a tardi vedo le luci degli operai che fanno il doppio turno, degli impiegati, degli ingegneri, e mi viene voglia di andare a porgere un saluto pieno di riconoscenza.’ (Adriano Olivetti) Flavia Ianni Noemi Rochira 63 CENTRO RESIDENZIALE EST ‘’LA SERRA’’ 64 CENTRO RESIDENZIALE EST Considerata un museo a cielo aperto, la città di IVREA, situata in provincia di Torino, ospita numerosi edifici innovativi voluti dal famoso imprenditore e ingegnere Adriano Olivetti. Con l’obiettivo di apportare innovazioni nel campo lavorativo quali l’organizzazione del personale, la razionalizzazione dei tempi e metodi di montaggio, sviluppo della rete commerciale in Italia e all’ estero, cerca di incrementare la produzione tenendo nella massima considerazione le esigenze personali e famigliari dei dipendenti. Il suo piano di innovazione parte dallo stile architettonico degli edifici voluti dall’imprenditore che puntano ad uno stile mai uguale e monotono ma teso alla ricerca e alla valorizzazione del nuovo. Un esempio pratico del risultato ottenuto da Olivetti è Il Centro Residenziale Est soprannominato “La Serra”: la struttura dell’ intero edificio ricorda la tastiera di una macchina da scrivere ed è costruito utilizzando materiali completamente industriali come l’acciaio e l’alluminio, che vengono affiancati da particolari elementi come i tettucci apribili situati nelle stanze dell’hotel. Focalizzando l’attenzione nel dettaglio, invece, si possono ammirare finezze tipiche delle architetture navali quali le rifiniture in legno, le scalette e le passerelle. L’edificio è disposto su cinque livelli ognuno dei quali svolge una particolare funzione: su un livello è presente una sala conferenza,su un altro un cinema, su un terzo un ristorante e bar, su un quarto un hotel e su un quinto una piscina. L’edificio può essere quindi considerato polivalente, sovvertendo cosi la fisionomia di una tipica città: le strade diventano corridoi, le case stanze d’albergo, le piazze diventano delle hall. La struttura portante è stata realizzata con travi di acciaio e cemento armato, pannelli metallici (verniciati in ocra bianco e argento) e una parte di cemento verniciato con tinta colore argento. 65 . I visitatori possono inoltre accedere ai resti archeologici di una città romana rinvenuti durante la costruzione dell’edificio iniziata tra il 1967 e il 1970. Attualmente la struttura versa, purtroppo, in una condizione di forte degrado nonostante faccia parte del Museo di Architettura Moderna di IVREA, anche se, recentemente, sono state effettuate opere di modernizzazione dell’impianto elettrico e di quello idraulico. Tale degrado dipende dai problemi relativi alla sua gestione: attualmente si è ipotizzato un “piano” per utilizzare al meglio le funzioni ricreative e di accoglienza in esso contenute. ADRIANO OLIVETTI: “spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande” 66 IGINIO CAPPAI E PIETRO MAINARDIS Architetti del famoso complesso residenziale ‘’La Serra’’, Iginio Cappai e Pietro Mainardis, conseguono la laurea rispettivamente nel 1962 e nel 1960. Negli anni successivi Cappai diventa assistente volontario del corso di architettura tenuto dall’Arch. Franco Albini, successivamente di quello di impianto tecnico e infine di . quello degli elementi di composizione entrambi tenuti da noti architetti. La sua formazione viene completata lavorando a Venezia in famosi studi di architettura. Mainardis svolge invece un periodo di apprendistato nello studio dell’Arch. Ignazio Gardella, avviando poi la sua attività in modo autonomo e spostando definitivamente la sede del suo studio in Santa Croce. Le attività dei due architetti si sviluppano lungo due direzioni: da un lato i concorsi internazionali, dall’ altro i progetti studiati per le città dell’Italia nordorientale, in particolar modo per il territorio veneto. La struttura che regala loro la massima notorietà è proprio il “Centro Residenziale Est” commissionato dallo stesso Olivetti. Entrambi si inseriscono nel fenomeno del ‘’Professionismo’’ caratterizzato dalla scelta di alcuni architetti di prediligere l’aspetto progettuale rispetto a quello teorico, di mettere al centro dell’attenzione i materiali utilizzati per la costruzione e i sistemi di lavorazione. Dopo la morte di Cappai (1999) Mainardis continua a condurre l’attività dello studio. I progetti e le opere realizzate dallo studio di architettura Cappai-Mainardis testimoniano, ancora oggi, la grande importanza che la ricerca e l’innovazione rivestono anche in questo settore. 67 IVREA COME PATRIMONIO DELL’UNESCO Per volere del Ministero per i Beni e le Attività Culturali del Comune di Ivrea e della fondazione ‘’Adriano Olivetti’’ la città di Ivrea è stata ufficialmente candidata a diventare Patrimonio dell’UNESCO. Elemento essenziale di tale decisione sono state proprio le opere architettoniche olivettiane che rappresentano il 70% del perimetro urbanizzato della città. Sono stati necessari quasi due anni per la preparazione del dossier richiesto dall’UNESCO, a cui dovranno seguire altri 18 mesi per la sua valutazione. Il verdetto definitivo dovrebbe essere emesso nel 2015. Oltre alla ricchezza strutturale, la città di IVREA incarna la testimonianza dell’esperienza industriale piemontese e del valore dell’architettura razionalista del XX secolo. L’idea di candidare la città a patrimonio dell’UNESCO maturò nel 2009, ma la prima documentazione fu inviata nel dicembre del 2011. Si può affermare, in definitiva, che la città nel suo complesso rappresenta l’esempio di realizzazione della città industriale fortemente voluta da Olivetti, nella quale l’importanza rivestita dall’aspetto produttivo è la stessa assunta dal rispetto per le esigenze sociali ed economiche degli abitanti della comunità. 68 BIBLIOGRAFIA www.effettoserra.eu/architettura.htm www.iuav.it www.situnesco.it www.comune.ivrea.to.it www.fondazioneadrianolivetti.it IMMAGINI http://www.storiaolivetti.it/upload/adriano%20olivetti.jpg http://3.bp.blogspot.com/xfacu3DSrQo/ThyBuZvDUoI/AAAAAAAADK8/KS74pY0uNho/s1600/1242508_A R12_VIEW_Rome_IMG_8759.jpg 69 LICEO SCIENTIFICO STATALE “EVANGELISTA TORRICELLI” – ROMA A.S. 2012-2013 OLIVETTI S.p.A Fondazione Adriano Olivetti Palazzo uffici 1 Palazzo uffici 2 M.A.A.M Ivrea Annibale Fiocchi Gino Valle Gloria Tronti Sara De Santis Corso di Disegno e Storia dell’arte Prof.ssa Flavia Pusic 70 Fondazione Adriano Olivetti La Fondazione Adriano Olivetti nasce nel 1962 ad opera di alcuni familiari, amici e collaboratori del grande imprenditore, con l’intento di raccogliere e sviluppare l’impegno civile, sociale e politico che ha distinto l’operato di Adriano Olivetti nel corso della sua vita. 71 La Fondazione, con sede dapprima a Ivrea e subito dopo a Roma, si propone “la promozione, l’incoraggiamento e l’organizzazione gli studi che sono diretti ad approfondire la conoscenza delle condizioni da cui dipende il progresso sociale”.Contemporaneamente l’attività si volge anche a studi di carattere politico: è in questo periodo infatti che, si svolgono studi e ricerche sul governo locale che rappresentano ancor oggi una testimonianza tra le più originali sul dibattito allora in corso relativo all’istituzione regionale. Tra i principali progetti di ricerca si devono annoverare il Progetto Bilancio e il Progetto Energia e Ambiente. Il primo è finalizzato allo studio del processo decisionale della finanza pubblica; il secondo all’analisi comparata delle scelte di politica energetica in campo nazionale e trans-nazionale. L’attenzione nei confronti delle nuove tecnologie si traduce in ricerche volte ad indagare l’impatto dell’informatica sulla struttura e sulle relazioni sociali. In particolare viene promosso uno studio sulle ’immagini’ dell’informatica e sui loro effetti ai vari livelli sociali e professionali. 72 Palazzo Uffici 1 Negli anni ’50 l’Olivetti non disponeva di una sede per gli uffici della presidenza e della direzione centrale così tra il 1952 e il 1955 agli architetti:Gian Antonio Bernasconi, Annibale Fiocchi e Marcello Nizzoli, era stato affidato il compito di progettare una nuova sede che potesse ospitare in modo più razionale gli uffici della sede centrali.L’area più adatta destinata alla realizzazione dell’edificio fu un vasto terreno di proprietà aziendale, alle falde della collina di Montenavale a Ivrea. Nel maggio 1960, l’incarico formale del progetto fu affidato a tre architetti.Per limitare l’impatto ambientale, si riprese l’idea di una struttura a raggiera. Questa soluzione soddisfaceva anche l’esigenza di rendere più agevole la comunicazione tra i diversi uffici. Il corpo centrale, fungeva da disimpegno e raccordo tra le ali è diventa luogo di passaggio e incontro informale tra le persone. La suddivisione delle aree è realizzata con pannelli mobili prefabbricati, che potevano essere facilmente spostati.Il palazzo presenta sette piani fuori terra, un seminterrato e due piani interrati per i magazzini, impianti e servizi tecnici.La facciata, regolare ed armoniosa, è alleggerita dall’ampia vetratura con finestre a nastro. Tra le decorazioni spiccano quelle di Nizzoli. 73 La realizzazione della costruzione fu molto rapida. Nel corso della costruzione furono apportate anche alcune modifiche rispetto al progetto iniziale. Il centro di calcolo, necessitava di soluzioni particolari e non poté essere facilmente inglobato nel palazzo per uffici. Una caratteristica dell’edificio è la copertura, che poggia sulle pareti perimetrali e che, per effetto dell’ampia vetratura con finestre a nastro sembra “sospeso”, rendendo più leggera la massa della costruzione. In un progetto ambizioso come quello impostato, non poteva essere ignorata la sistemazione dell’ampia area verde circostante. Il compito venne affidato a Piero Porcinai, a cui si deve in particolare la scelta molto curata delle piante che ormai sono divenuti elemento caratteristico del paesaggio locale. Il progetto di Porcinai, ha contribuito in modo importante al positivo inserimento ambientale del quartier generale dell’Olivetti. 74 Palazzo Uffici 2 Il Palazzo Uffici è l’unica opera permanente progettata nell’ambito delle realizzazioni previste per l’Esposizione Universale di Roma E42. Per le sue peculiari caratteristiche, può essere ritenuto a ragione l’edificio “pilota” per tutte le altre architetture del piano urbanistico/espositivo. La complessiva articolazione dell’impianto, nella sua identità costruttiva e architettonica, ne sottolinea il carattere di grande contenitore sperimentale. Fu progettato dall’architetto Gaetano Minnucci. Pensato originariamente come un parallelepipedo quasi regolare, caratterizzato da una grande corte principale e da altre tre di servizio, nella stesura finale mantiene il grande “patio” monumentale collocandosi verso la porta d’ingresso all’esposizione. 75 La struttura dell’edificio presenta un primo corpo in muratura portante ed un secondo concepito in cemento armato. Il progetto è ispirato a criteri di razionale utilità. L’apparente staticità monumentale dell’intero corpo di fabbrica è negata da una continua e permeabilità visiva, anche attraverso l’uso di “colpi” prospettici d’incisiva eleganza, e di riferimenti con il contesto circostante. A completamento dell’opera vengono inoltre progettati e realizzati gli arredi degli uffici. La ricchezza e l’eleganza dei dettagli architettonici interni ed esterni, congiuntamente alla suggestione degli apparati decorativi presenti, contribuiscono a fare del Palazzo Uffici un’opera dai contenuti stilistici e compositivi di grande effetto ed armonia. 76 M.A.A.M IVREA Inaugurato nel 2001, con l'intento di valorizzare il "lascito culturale" della Olivetti, che si distinse sin dagli anni '50 per i progetti d'avanguardia realizzati nel campo dell'urbanistica e dell'architettura industriale e civile. Gli edifici raccolti dal MAAM sono: Palazzo Uffici 1 e 2 (sede dell'Olivetti), le Officine e centrale termica ICO, l'asilo nido, la mensa, il centro studi, il quartiere residenziale Crist, l'Unità Residenziale Ovest, chiamata popolarmente Talponia e numerose altre abitazioni per dipendenti e dirigenti. Vicino al Palazzo Uffici, ha inizio il comune di Banchette, il cui quartiere moderno composto essenzialmente da palazzine, è stato proprio costruito negli anni '60 e '70 per conto dell'Olivetti, al fine di garantire un'abitazione per i propri dipendenti vicina al sito lavorativo. Altri luoghi di interesse sono la fontana Camillo Olivetti, situata di fronte al Ponte Isabella in prossimità del Lungo Dora, e il complesso La Serra. Quest'ultimo è un grande edificio a forma di macchina per scrivere, che inizialmente conteneva al suo interno un caratteristico albergo dove ogni "tasto da scrivere" rappresentava una camera dell'hotel; nell'edificio erano presenti anche una sala conferenze e una piscina ma nel tempo l'albergo è stato trasformato in miniappartamenti e la sala conferenze in cinema. 77 Annibale Fiocchi Figura di grande umanità e laureato nel 1939 al Politecnico di Milano (dove nasce il 29 luglio 1915), Annibale Fiocchi vive in prima linea il conflitto mondiale prestando servizio presso la Marina militare. Rispondendo a un’inserzione di lavoro apparsa su un quotidiano si stabilisce a Ivrea e dirige l’Ufficio architetti Olivetti dal 1947 al 1954. Nel frangente progetta uffici residenze e servizi per colui che per tutta la vita Fiocchi chiamerà «l'ingegner Adriano», ma fa anche gli onori di casa accompagnando nel «grand tour» delle realizzazioni olivettiane illustri ospiti. Tra le realizzazioni, sono da ricordare i quartieri di Canton Vesco e la colonia a Marina di Massa e il palazzo uffici Olivetti a Milano. In seguito, con Bernasconi e Nizzoli, realizza ancora per Olivetti il palazzo uffici e centro meccanografico a Ivrea. Ma ci sono anche altre le committenze industriali «illuminate» per le quali lavora. Opere attente all’orientamento solare, all’innovazione tecnica, all’industrializzazione del cantiere, alla tecnologia dell’involucro come macchina efficiente dalle prestazioni sempre perfettibili, nella convinzione che l’architettura veicoli la modernità quale incubatore d’immagini collegate a un’idea di rinnovamento possibile e di fiducia verso il futuro, senza derive utopistiche. 78 Gino Valle e L’architettura 79 Gino Valle La prima esperienza artistica non fu legata alla pratica architettonica, bensì a quella pittorica: nel 1943 due sue opere furono infatti selezionate per il premio di Bergamo. Durante la seconda guerra mondiale venne fatto prigioniero e internato in un campo di smistamento in Germania. Durante la sua prigionia lavorò in una fabbrica di cingoli armati. Frequentò l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia dove si laureò nel 1948. Nello stesso anno iniziò l'attività professionale nello studio del padre a Udine. 80 Ottiene numerose borse di studio all'estero tra cui la Fullbright presso la Harvard Graduate School of Design nel 1951. La prima esperienza di docenza fu presso la scuola internazionale del Ciam, dove insegnò dal 1952 al 1954. Fu professore alla facoltà di architettura di Venezia dal 1954 al 2001. Durante la sua lunga carriera professionale ha collaborato con Zanussi, per la quale disegnò il frigorifero piatto, e con Solari, per la quale ha progettato orologi e datari a cifra (con Cifra 5 si è aggiudicato il Compasso d'Oro del 1956), nonché il sistema di teleindicatori per aeroporti e stazioni, vincitore del medesimo premio nel 1962. Attualmente l'attività del suo studio è continuata dallo Studio Valle Architetti Associati, con sedi a Udine e a Milano, diretto dalla moglie Piera Ricci Menichetti e dal figlio Pietro Valle. Sistema di teleindicatori 81 Fonti http://www.storiaolivetti.it/percorso.asp?idPercorso=589 http://www.ilgiornaledellarchitettura.com/articoli//2011/3/109856.html http://www.eurspa.it/la-societa/patrimonio/palazzo-uffici http://it.wikipedia.org/wiki/Ivrea#Museo_all.27aperto_di_architettura_moderna_.28MAA M.29 http://it.wikipedia.org/wiki/Gino_Valle 82 Liceo Scientifico Statale Evangelista Torricelli-Roma A.S. 2012/2013 Marzia Di Francesco Eleonora Schiattarella 83 EDIFICIO 18 ALLOGGI L’edificio a 18 alloggi, progettato dagli architetti Nizzoli e Oliveri e realizzato nel 1954-55. L’edificio, che si differenzia notevolmente dalle altre costruzioni del quartiere che pure sono state in gran parte progettate dagli stessi architetti pochi anni prima. Esternamente appare come l’aggregazione di tre corpi molto diversi per altezza e per soluzioni architettoniche adottate. Internamente, invece, la costruzione è formata da due corpi serviti da un blocco scale. L'ingresso è decorato con una pittura murale dello stesso Nizzoli. Facciata edificio 18 alloggi Retro edificio 18 alloggi 84 UNITÀ RESIDENZIALE OVEST Nel 1968, Roberto Gabetti e Aimaro Oreglia d’Isola iniziano la costruzione dell’Unità Residenziale Ovest, meglio nota agli abitanti di Ivrea con il nome di «Talponia». Il complesso si sviluppa su due piani secondo una pianta semicircolare di quasi 70 m di raggio e di circa 300 m di lunghezza. Al suo interno sono collocati 12 alloggi duplex e 70 simplex. Questi ultimi sono destinati a 1 o 2 persone e hanno una superficie di circa 80 mq. I duplex sono destinati a 3 o 4 persone massimo: al piano inferiore c’è la zona notte e a quello superiore la zona giorno. Ogni appartamento ha il proprio garage. 85 Elaborati grafici - Studio di architettura Gabetti e Isola 86 Esternamente risulta visibile soltanto la parete vetrata continua dell’affaccio degli alloggi: essa è un curtain-wall con una fitta partitura di montanti in alluminio, elementi fissi alternati a parti apribili; la passeggiata panoramica, costituita da manto erboso, di cui si possono servire gli operai funge da copertura ed è il prolungamento praticabile del terreno circostante. Punto di forza dell’architettura è il dialogo con la natura. Ma l’analogia naturalistica si ferma al disegno poiché la costruzione sottolinea la sua artificialità nell’uso dei materiali. Questo edificio propone connubio tra natura e artificio, giocato ai suoi estremi: gli alberi e il cristallo. Particolare della facciata La passeggiata panoramica 87 ELABORATORE ELETTRONICO ARITMETICO L’ELEA 9003 discende dai modelli 9001 e 9002, prototipi basati su tecnologia a valvole, che nella fase sperimentale fecero da banco di prova per le successive evoluzioni basate su transistor. Si distingueva, inoltre, per l'originalità del design di Ettore Sottsass. Dal punto di vista tecnico Elea 9003 era in grado di elaborare circa 100.000 informazioni al secondo ed era dotata di una memoria di massa affidata ad unità a nastro, per una capacità di memorizzazione praticamente illimitata. Uno dei primi calcolatori della storia 88 VALVOLE I tubi a vuoto sono ampolle, che presentano al loro interno un catodo e un anodo fra i quali avviene passaggio di elettroni. L’emissione di elettroni da parte del catodo avviene per mezzo termico infatti questo, portato ad alta temperatura, emette elettroni che si muovono più velocemente, superano un dislivello di potenziale ed escono dal metallo. Questo effetto prende il nome effetto termoionico. Il riscaldamento del catodo avviene per via elettrica e può essere diretto o indiretto. Nel primo caso la corrente circolante provoca il riscaldamento del catodo, mentre nel secondo caso il catodo viene riscaldato per mezzo di una resistenza elettrica. Di solito il catodo è posto all’interno dell’anodo, in modo da facilitare la raccolta da parte dell’anodo degli elettroni emessi dal catodo. Se fra anodo e catodo c’è una d.d.p. positiva il tubo a vuoto acquista la funzione di valvola termoionica che apre e chiude il circuito elettrico, interrompendo o meno la corrente. ELEA 9001 Valvola termoionica 89 TRANSISTOR Il transistor nasce in America alla fine del 1947 grazie a Shockley, Bardeen e Brattain, che per questo risultato guadagneranno il premio Nobel nel 1956. Il transistor originale a punte di contatto consisteva in una piastrina di germanio, detta base, a una faccia della quale era connesso un elettrodo, mentre sull’altra faccia erano poggiati altri due sottili elettrodi a punta: uno era detto emettitore , l’altro collettore. In questo modo si avevano due punti di contatto. 90 FONTI Unità residenziale Ovest:www.archi2.polito.it Edificio 18 alloggi: www.storiaolivetti.it ELEA 9003: www.museoaica.it Valvole: www.appuntidigitali.it Transistor: www.radiomarconi.com 91 Liceo Statale Scientifico “Evangelista Torricelli” - Roma A.S. 2012/2013 La città di Ivrea: la gente e la sua fabbrica Eduardo Vittoria: Centro Studi ed Esperienze – La centrale termoelettrica Classe 5F- Mattia Carboniero – Manuela Martinelli – Jacopo Delfini 92 92 “L'Architettura è il gioco sapiente, rigoroso magnifico, dei volumi assemblati nella luce”. e Le Corbusier 93 93 LA CITTA' DI IVREA: LA GENTE E LA SUA FABBRICA (Carboniero Mattia) La città di Ivrea (fig. n.1) si estende al centro di una conca, sulla strada che porta in Valle d’Aosta. E’ delimitata da una caratteristica serie di rilievi montagnosi denominata La Serra, assieme ad alcuni monti prealpini del Canavese. La città moderna si stende in piano occupando le due sponde della Dora Baltea, mentre il suo centro storico si arrampica su di una collina che porta al Castello ed al Duomo. Fig. n. 1 – Collocazione geografica di Ivrea Dove ora c’è la città, nei tempi preistorici, c’era un immenso lago formatosi con lo sciogliersi dei ghiacciai. Ecco perché tutto intorno alla città, oggi c'è un così elevato numero di piccoli laghi residui. Fig. n. 2 – Scorcio della città di Ivrea 94 94 Forse sono pochi a sapere che agli inizi degli anni '70, in questa città vennero progettati e prodotti al mondo i primi per la prima volta Mini Computer (fig. n.3), molto simili ai Personal attuali. In quel tempo Microsoft non esisteva ancora, non si parlava di Windows e neppure di MS/DOS e forse Bill Gates stava ancora frequentando le scuole medie. Non dobbiamo dimenticarci che ad Ivrea vi era anche la famosa allora fabbrica era produttrice mondo Olivetti, stata la di macchine e un'importante che più fino importante da scrivere cominciava produttrice a di ad del diventare tecnologie informatiche. Fig. n. 3 computer Il primo modello di personal 95 95 Ivrea, una piccola città, ma una grande industria. La praticamente storia la di storia Ivrea della è sua fabbrica perché se la storia è il senso del tempo, memoria del passato, attesa del futuro, storia. Ivrea Qualche non ha rudere una grande romano, un castello medievale, delle vecchie case circondate storico dalla carnevale periferia informe nuova città, (fig. n.4), sulle sponde e lo una della Dora Baltea. Fuori, un paese splendido e intatto. Il paesaggio è dolcissimo e il vento della valle· leviga i monti, il cielo, i pensieri. Fig. n. 4 – Lo storico carnevale d'Ivrea 96 96 EDUARDO VITTORIA (Martinelli Manuela) Eduardo Vittoria (fig. n.5) fu uno dei più importanti architetti che lavoro' nella città di Ivrea. Nacque a Napoli nel 1923. Nel 1947 si laurea in Architettura sempre a Napoli, dal 1968 al 1973 insegna Università di all'Università premio In/Arch presso Pescara di la e libera dal Napoli.Riceve nel 1964 per 1973 il la ripianificazione di Capo Carbonara come centro turistico. Consulente di Industrial Design e, dal 1952 al 1960, consulente di architettura per Olivetti. Scompare nel maggio 2009. Due delle più importanti strutture da lui progettate furono Il Centro Studi ed Esperienze e Fig. n. 5 – Eduardo Vittoria la Centrale Termoelettrica di Ivrea. 97 97 “Il Centro Studi si poggia polemico coi suoi colori marini sul declivio della verde convalle che racchiude la fabbrica di Figini e Pollini, le case di Nizzoli, le prepotenti strutture della mensa di Gardella…” Riccardo Musatti 98 98 IL CENTRO STUDI ED ESPERIENZE Eduardo Vittoria iniziò i lavori del centro nel 1954, ma ottenne l' abitabilità nel 1955. La funzione originale dell'edificio era quella di un centro ricerche-progettazione (fig. n.7). Attualmente invece le sue stanze sono uffici, invece utilizzate aule e in laboratori qualità di dell'istituto. L'edificio ha 3 piani fuori terra, più uno seminterrato, ed è costituito da 4 bracci asimmetrici disposti ortogonalmente tra loro, quasi a formare una croce, a partire da un corpo centrale contenente la scala e i vari servizi. Le pareti esterne sono rivestite da piastrelle in klinker blu (fig. n.6) , chiaro e scuro, mentre la struttura in cemento armato è leggibile dall'esterno dal colore grigio, Fig. n. 6 – Rivestimento in klinker blu originariamente bianco, delle fasce marcapiano e dei pilastri perimetrali. 99 99 Eduardo Vittoria era convinto che non vi sia nulla di nuovo nell’architettura compenso vi moderna, sia approfondire da molto quei ma da motivi inventare che in studiare per che i grandi maestri hanno già elaborato. Durante il periodo dei lavori quanti avevano si oppone dunque a creduto che “l’uso di forme strane, libere, di piante distorte, Fig. n. 7 – Centro Studi ed Esperienze prima del restauro di tetti spioventi potesse assicurare il passaporto dell’invenzione Nel su 1965, progetto artistica”. dell'architetto Ottavio Cascio, il secondo piano dell'ala est viene prolungato di 2 campate, a scapito di una delle terrazze. L'edificio è stato Ettore recentemente Sottsass e ristrutturato Marco Zanini da per ospitare la sede dell'Interaction Design Institute Ivrea (fig. n.8). Fig. n. 8 – Centro Studi ed Esperienze dopo il restauro 100 100 LA CENTRALE TERMOELETTRICA (Delfini Jacopo) La centrale termoelettrica utilizza l’energia termica generata dalla combustione di oli combustibili orimulsion prima, o metano), attraverso energia un meccanica alternatore, caldaia, poi, energia sviluppata trasforma nafta, trasformandola ciclo e in combustione (carbone, termico, in attraverso un elettrica. all’interno l’acqua di La della processo in vapore che, fortemente surriscaldato, va ad agire sulle palette n.9). Quest’ultima della riesce turbina a (fig. trasformare l'energia potenziale del vapore in energia meccanica per poi cederla ad un alternatore che provvede a trasformarla in energia elettrica in media tensione. Il livello di tensione viene innalzato dai elevatori che collegano la rete di alta trasformatori centrale alla tensione. Fig. n. 9 – Turbina con alternatore da 10.000 kVA 101 101 Il vapore, dopo aver ceduto il suo contenuto turbina energetico (fig. scaricato n.10), dalla alla viene stessa e raccolto dentro il condensatore all'interno mezzo del quale, per dell'acqua raffreddamento di proveniente dall’esterno, viene ritrasformato in acqua e quindi ricondotto in caldaia attraverso la pompa di alimento per ripetere un nuovo ciclo. In un impianto convenzionale circa liberata termoelettrico solo il dell’energia dalla 38 % termica combustione nella caldaia viene convertita Fig. n. 10 – Caldaia professionale in energia elettrica. 102 102 Il restante nelle 62 % viene successive dissipato conversioni dell’energia da chimica a termica, da termica a meccanica, da meccanica a elettrica dei fumi e come della calore residuo ciminiera e del vapore avviato alla condensazione e recuperato come acqua calda da rimandare alla caldaia per un nuovo ciclo (fig. n.11). L'energia elettrica prodotta e immessa in rete viene infine trasportata, per mezzo di opportuni stazioni altri di elettrodotti, alle trasformazione dove trasformatori disponibile varie utenze. alle la richieste rendono delle Fig. n.11 - Schema e principio di funzionamento della centrale termoelettrica 103 103 LA CENTRALE TERMOELETTRICA DI IVREA La centrale termoelettrica si trova nel comprensorio industriale della ICO (acronimo di Ing. Camillo Olivetti) a Ivrea. All'inizio degli anni '70, in seguito alla tempestiva trasformazione della alimentazione della centrale da nafta in metano, si ottiene una drastica riduzione della emissione di fumi nocivi. Non appena il metano arriva ad Ivrea attraverso la rete della SNAM, l’Olivetti tra il 1970 e il 1971 provvede a convertire la centrale termoelettrica di Ivrea da nafta a metano, nocivi. riducendo La tubazioni centrale foto del drasticamente (fig. metanodotto termoelettrica decompressione, n.12) dove con i fumi presenta le che collega la la centrale di arrivano le Fig. n.12 - Il metanodotto che alimenta la centrale termoelettrica di Ivrea forniture della SNAM. 104 104 IMPATTO AMBIENTALE Questo tipo l'aria n.13). di centrale inquina fortemente con i fumi della combustione (fig. Il monossido di carbonio, l'anidride solforosa, gli ossidi di azoto, il piombo e gli idrocarburi sono detti inquinanti atmosferici primari. In particolari condizioni climatiche, e cioè quando l'aria non circola e gli inquinanti nell'atmosfera, permangono si a verificano lungo reazioni chimiche, favorite dalla luce del sole, che danno luogo a un insieme di prodotti, denominati nel loro complesso "smog", e che rappresentano gli inquinanti atmosferici secondari. Un discorso a parte va fatto per l'anidride carbonica, la quale è un componente naturale dell'aria, processi ed è indispensabile biologici, ma è anche per tutti i responsabile Fig. n.13 - Fumaioli del locale caldaie della regolazione della temperatura dell'aria. 105 105 L'anidride solforosa e gli ossidi di azoto, che si generano dalla derivati del fenomeno combustione petrolio delle (fig. piogge del carbone n.14), acide. e dei provocano Combinandosi il con l'acqua piovana, l'anidride solforosa si trasforma in acido solforico e gli ossidi di azoto in acido nitrico, queste e poi ricadono piogge è al progressivo suolo. e L'effetto insidioso, di esse producono un accumulo di acidi nel terreno e nelle acque dei gravemente fiumi gli vegetazione. e dei laghi, ecosistemi, L'enorme a danneggiando partire immissione dalla di CO2 nell'atmosfera impedisce alla Terra di reirradiare nello spazio l'energia che riceve dal Sole, provocando l'effetto serra, cioè il riscaldamento dell'atmosfera, che, a sua volta, provoca l'aumento della temperatura innalzamento del sommersione delle dei ghiacci, livello regioni del determinando mare, costiere, e quindi che, come un la è noto, sono le regioni più popolate della Terra. Fig. n.14 – Emissioni di una centrale termoelettrica 106 106 L'impianto, come tutte le altre centrali del resto, occupando una certa superficie, normalmente recintata, allontana dalla zona la fauna e, i vari edifici connessi al suo funzionamento impatto comportano sull'ambiente paesaggistico. Nella turbine, sia i producono un sempre un certo punto di vista dal sala macchine generatori rumore di costante di sia le corrente parecchi decibel che, a lungo andare, provoca danni all'udito degli operatori, per cui, questi, devono essere controlli quali medici. gli sottoposti Le a macchine alternatori (fig. periodici elettriche, n.15) e le dinamo, per effetto dello strisciare delle spazzole sul scintillio. collettore L'arco generano voltaico un certo scompone l'Ossigeno dell'aria O2 in O, che legandosi poi ad altre molecole, forma Ozono O3, gas velenoso dal caratteristico odore di aglio. Fig. n.15- Alternatore di una centrale termoelettrica 107 107 “LA BELLEZZA, INSIEME ALL'AMORE, LA VERITA' E LA GIUSTIZIA, RAPPRESENTANO UN'AUTENTICA PROMOZIONE SPIRITUALE. GLI UOMINI, LI IDEOLOGIE, GLI STATI CHE DIMENTICHERANNO UNA SOLA DI QUESTE FORZE CREATRICI, NON POTRANNO INDICARE A NESSUNO IL CAMMINO DELLA CIVILTA‘” Adriano Olivetti 108 108 BIBLIOGRAFIA www.storiaolivetti.it www.mamivrea.it www.arte.it www.energierinnovabilibruno.netsons.org www.massacriticaivrea.blogspot.it FONTI E ILLUSTRAZIONI 1) www.salamano.it 9) www.beltramecse.com 2) News.immoiliare.it 10) www-made-in-china.com 3) www.informaticaitaliana.blogspot.com 11) www.rosariobernardi.it 4) www.sphimmtrip.blogspot.com 12) www.storiaolivetti.it 5) www.progettinetwork.it 13) www.mamivrea.it 6) www.mamivrea.it 14) www.enzomontanari.it 7) www.mamivrea.it 15) www.energierinnovabilibruno.netsons.org 8) www.mamivrea.it 16) www.arte.it 109 DOCUMENTI Flavia Pusic 110 Il Giornale. it Olivetti, addio alle stampanti: chiude stabilimento valdostano La società, visto il declino del mercato, alla fine ha deciso di cessare le attività e cedere la sua controllata Olivetti i-Jet Ven, 01/06/2012 - 21:47 Chiude un altro pezzo di Olivetti, quello stampanti e fax. La società, visto il declino del mercato, alla fine ha deciso di cessare le attività e cedere la sua controllata Olivetti iJet. Eppure la società di Ivrea era stata tra le prime aziende a puntare sulla tecnologia ink jet e su fax e stampanti. Ma il mercato e la dura legge delle produzioni a basso prezzo effettuate sopratutto in Asia, alla fine, hanno vinto spingendo alla chiusura della fabbrica di Arnad in Val d'Aosta, dove lavoreranno, fino a Natale 162 persone. E anche se l'azienda controllante, Telecom Italia, assicura che tutti verranno ricollocati i sindacati hanno già annunciato due anni di cassa integrazione. Certo sono lontani i tempi di Adriano Olivetti, gli anni cinquanta, quando Ivrea era centro nevralgico dell'innovazione italiana e internazionale e la società poteva contare su 24mila dipendenti. In realtà la transizione, dalla macchina da scrivere primo prodotto dell'Olivetti fondata nell'ormai lontano 1908, all'informatica era già cominciata. Olivetti, pare impossibile, vendeva bene i suoi prodotti innovativi anche negli Usa. Ma nel 1960 Adriano Olivetti muore prematuramente e la società non riesce a mantenere il ritmo di innovazione impresso dal figlio del fondatore. Olivetti cambia pelle ma alla fine la progressiva riduzione dei margini di redditività del business informatico e i nuovi sviluppi delle telecomunicazioni, spingono negli anni '90 Olivetti a spostare il baricentro verso questo settore, dapprima creando Omnitel (1990) e Infostrada (1995) e poi acquisendo il controllo di Telecom Italia (1999), con la quale si fonde nel 2003. Ora Olivetti cerca di riposizionarsi sul mercato dell'Ict, proponendo tablet specifici per la clientela business che vengono venduti attraverso i canali di Telecom Italia. E l'evoluzione della nuova offerta - spiega la società - richiede una forte focalizzazione e la necessità di concentrare su di essa tutte le risorse disponibili. E dunque dire addio alle stampanti è 111 un passo necessario. I superstiti dell’Olivetti Le cronache operaie dell’Unità/5 Di Rinaldo Gianola 2 ottobre 2012 Si torna a Ivrea perché anche se l’Olivetti è solo la flebile ombra del gigante del passato, bisogna celebrare la fondazione. Il “Calepino dell’azionista” di Mediobanca ci ricorda che nel 1932, quindi sono passati ottant’anni, «la Ing.C.Olivetti & C. spa» viene fondata a Ivrea in via G. Jervis, 77. Sarà vero che non è rimasto quasi più nessuno, che l’Olivetti consuma gli ultimi fuochi, però varcare il Palazzo Uffici è sempre una bella emozione. I sentimenti, a volte, aiutano a consolarsi e offrono l’occasione del riscatto. E ce ne sarebbe un gran bisogno. Qui, una volta, si respirava l’aria della grande comunità, circolava gente geniale e non erano solo gli scrittori, i sociologi, gli architetti famosi chiamati a Ivrea per cimentarsi con un ambizioso, illusorio?, nuovo modello d’impresa e di società. Erano gli operai, gli impiegati, i tecnici, gli ingegneri a dare la “cifra” dell’impresa, a rappresentare la dignità e il valore del lavoro in contrasto con il modello assai diverso, opposto, della Fiat a Torino. Peraltro toccò poi a un olivettiano, lo scrittore Paolo Volponi, raccontare limiti e contraddizioni del capitalismo di quest’impresa, aperta e plurale, ma pur sempre governata dalle «Mosche del capitale». Questo palazzo è la sede storica dell’Olivetti, origine anni Sessanta. Quel che resta del gruppo occupa il quinto e il sesto piano, il resto è stato invaso da call center (Comdata) e da altre piccole imprese. Negli anni Ottanta, De Benedetti fece costruire a tempo di record il secondo Palazzo Uffici, ora occupato da Wind. Al parcheggio spuntano indicazioni che ricordano gli ultimi padroni. Ci sono le insegne di Pirelli Real Estate, finita male, ora la proprietà del palazzo è passata a un fondo immobiliare. 112 Al primo piano sotterraneo i lavoratori dell’Olivetti hanno mantenuto una sala, quella del “Consiglio di fabbrica”. Proprio così, usano ancora questa definizione come se il tempo non fosse passato. Un paio di scrivanie, una stampante, due armadi, un manifesto in bianco e nero che ricorda Luciano Lama. «Siamo rimasti in pochi, siamo gli ultimi e non si sa nemmeno cosa sarà del nostro futuro, se l’Olivetti sopravviverà» spiega Massimo Benedetto, 57 anni, assunto nel 1982, impegnato in politica e nel sindacato, con il papà olivettiano. Per non disperdere la cultura, la storia di quest’impresa si è messo in testa di archiviare su un computer tutte le piattaforme e gli accordi sindacali dell’Olivetti. «Magari qualche studente, qualche storico possono trovare interessante il materiale», si augura, ricordando quando «Ivrea negli anni Ottanta era piena di giovani, ricercatori, neolaureati che venivano da tutto il mondo per lavorare all’Olivetti, per studiare l’informatica, per progettare nuovi prodotti. Una parte di questo patrimonio ha poi fatto crescere altre imprese sul territorio, ma quel periodo è finito da tempo. Purtroppo le crisi continue, i tagli, le chiusure hanno distrutto l’impresa e oggi ci sono ingegneri ex Olivetti finiti a organizzare i turni dei ragazzi dei call center». È inutile oggi, almeno in questa sede, ricercare responsabili o colpevoli però si potrebbe fare un bel seminario sulla fine delle fabbriche Olivetti. Fabrizio Bellino, segretario della Fiom di Ivrea, ci aiuta a fare l’elenco, è impressionante. Racconta: «L’impianto di Scarmagno, qui vicino, produceva computer e sistemi, aveva 6mila occupati, chiuso e diviso tra altre aziende di varia natura. San Bernardo, stampanti, 2mila addetti, chiuso. Agliè, 500 lavoratori, copiatrici, chiuso. Chiuse le linee di Ivrea, fermati gli impianti di Crema, Pozzuoli, Marcianise e Leinì... per non parlare delle fabbriche all’estero». Una domanda almeno s’impone: l’Olivetti nel 1987 aveva 58mila dipendenti, scendono a 40.500 nel 1992, oggi sono 558, cosa è successo? Nel 1992-‘93 all’epoca di una profonda crisi economica, il Parlamento approvò la cosiddetta legge Olivetti con la quale gli esuberi industriali potevano essere trasferiti alla pubblica amministrazione. I lavoratori del gruppo si opposero a questa proposta. Certo, il capitalismo esce dalle sue crisi con ristrutturazioni e tagli dolorosi, ma il bilancio dell’Olivetti è troppo duro. Oggi ci sono tecnici, impiegati e ingegneri, gli operai, per sicurezza, li hanno eliminati quasi tutti. Sono rimasti una quarantina. 113 Giuseppe Vittonatti è stato assunto nel 1988, è uno dei più giovani, ha 44 anni e 4 figli. Racconta: «Mi sono diplomato all’Itis Camillo Olivetti, poi ho studiato al Centro di tecnologie informatiche Carlo Ghiglieno. Entrare all’Olivetti era lo sbocco naturale per ogni studente. L’azienda telefonava a casa, offriva l’assunzione ben prima che arrivasse il diploma. Sono legato all’Olivetti informatica, la trasformazione in azienda di telecomunicazioni non mi ha mai convinto. A un certo punto, negli anni Novanta, tutti gli investimenti sono stati indirizzati alle telecomunicazioni. Ai computer, ai sistemi, ai servizi sono stati tolti tutti fondi. La creazione di Omnitel, il suo successo, non sono bastati a dare un futuro al gruppo e poi la scalata di Olivetti a Telecom Italia è stata per noi solo un’illusione, una speranza di breve durata perché sapevamo, e ne abbiamo avuto la conferma, che la nostra cultura industriale non poteva integrarsi con quella di Telecom, eravamo due mondi diversi». A Ivrea c’è ancora l’edificio dove mosse i primi passi Omnitel, ultima intuizione di Carlo De Benedetti prima che arrivasse la bufera che lo costrinse a lasciare la guida dell’Olivetti nel 1996. Omnitel è stata probabilmente la più bella impresa italiana creata da zero dell’ultimo quarto di secolo, oggi è dentro Vodafone e il marchio della multinazionale, guidata dall’italiano Vittorio Colao, domina il vecchio palazzo della svolta telefonica d’Ivrea. L’Olivetti, invece, che ha scalato Telecom Italia oggi, dopo fusioni, scissioni, riorganizzazioni, è controllata dall’ex monopolista pubblico dei telefoni. Speranze? Progetti? Daniela Franchino è stata assunta all’Olivetti nel 1985. Lavorava alla Op Computer, ceduta a un affarista americano in tutta fretta perché i computer perdevano un sacco di soldi. Ricorda: «Se penso che i nostri tecnici andavano a Cupertino, in California, portavano idee nuove... È così deludente. Se l’Olivetti vuole avere un futuro deve almeno mantenere i suoi grandi clienti nel settore bancario, sviluppare le stampanti e le nuove macchine per le scommesse, per i bolli, per i giochi, per gli assegni dematerializzati. Certo oggi si vive male, non ci sono certezze né progetti imprenditoriali che possano far pensare a una svolta. Nessuno investe più un euro nel Canavese e la gente se ne va mentre una volta Ivrea attirava giovani da tutte la parti». La città, la vecchia capitale dell’Olivetti, perde abitanti. E molti fanno i pendolari. Si è creato negli ultimi anni un flusso di pendolarismo qualificato, ingegneri e tecnici, verso Milano. Si va a Santhià a prendere il treno e via verso la città. I treni sono spesso in ritardo, i passeggeri protestano. 114 Firmato l'accordo per i lavoratori della "Olivetti I-jet", che andranno nei call center di "Telecom" Martedì, 19 Giugno, 2012 - 17:30 redazione 12vda.it Finiranno probabilmente in un call center del gruppo "Telecom" cento dei 162 dipendenti della "Olivetti I-Jet" di Arnad, che cesserà la produzione entro la fine dell'anno. L'accordo firmato con i sindacati nella giornata di martedì 19 giugno, che sarà ratificato il prossimo lunedì 25 al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, prevede l'avvio, dal 1° luglio, della "cassa integrazione straordinaria" per due anni (eventualità che, con la riforma del lavoro del ministro Elsa Fornero, non si sarebbe più potuta applicare) e, contestualmente, l'avvio della mobilità e della ricollocazione dei primi cinquanta lavoratori. Altri cinquanta dipendenti verranno spostati, entro il 2014, in altre aziende del gruppo mentre per altri venti non è esclusa la possibilità del trasferimento alla "Olivetti SpA", attualmente ospitata nello stesso fabbricato della "Olivetti IJet", che produce testine ad aghi, utilizzate in numerose stampanti installate in uffici postali e banche. La situazione più problematica è quella dei dirigenti dei "quadri" e dei lavoratori altamente specializzati dei quali si occuperà un'azienda esterna nel cosiddetto "outplacement", che cercherà loro, fondamentalmente, un nuovo lavoro consono alle loro competenze. Buona parte dei 77 valdostani assunti alla "Olivetti I-Jet" dovrà quindi spostarsi fuori Valle per continuare a lavorare, probabilmente ad Ivrea, nella sede della "Advalso", azienda dedicata alla progettazione 115 ed erogazione di servizi e soluzioni di "caring" specializzato anche se non è escluso che ad altri lavoratori vengano proposte soluzioni lavorative a Roma o a Carsoli, in provincia dell'Aquila: da anni il "call center" aostano che si occupava del "customer care" della clientela francese è stato chiuso e, come altri, trasferito in India, dove il costo della manodopera è più conveniente. E' quindi rimasta inascoltata la lettera che i lavoratori hanno inviato a "Telecom Italia", proprietaria del marchio "Olivetti", chiedendo di «recedere dalla decisione di liquidare l'azienda, che comporta la perdita, per l'Italia, di uno dei suoi poli di eccellenza tecnologica, la perdita di quasi duecento posti di lavoro, difficoltà in alcuni casi insormontabili per le aziende che hanno sviluppato i nuovi prodotti sulla tecnologia "Olivetti I-Jet" e la scomparsa delle "start up" nate sui progetti europei». I lavoratori hanno trovato la solidarietà di Laura Olivetti, figlia del patron del polo industriale canavesano, Adriano Olivetti, e presidente della fondazione intitolata a suo padre che, lo scorso 13 giugno, a Torino, nel corso del convegno "La Fabbrica al tempo di Adriano Olivetti" ha pubblicamente espresso il suo personale rammarico per la chiusura dello stabilimento valdostano. Ad Arnad la produzione di cartucce di inchiostro per fax e stampanti "Olivetti" proseguira fino alla fine del 2012: sono previsti ordini per oltre 700mila pezzi, ma nonostante questo, lo stabilimento valdostano, continua a presentare bilanci in perdita. 116