“POLITICHE PER L’INFANZIA IN CONTESTO AZIENDALE: IL CASO OLIVETTI” MARCO FERRUCCIO BALLURIO Università degli studi di Torino Relatore: Prof. Dario Rei PRESENTAZIONE 1. La responsabilità sociale dell’impresa: elementi di riflessione recente 2. Lo sviluppo della tesi I. LE POLITICHE PER L’INFANZIA NELLA TRANSIZIONE DEL WELFARE 1. La domanda di politiche di welfare per la famiglia 2. La famiglia come attore di sistema 3. Partecipazione femminile al mercato del lavoro e fecondità 4. Il Child-care system 5. Scenari attuali e scenari futuri II. IL WELFARE SYSTEM OLIVETTI 1. Due imprenditori innovativi 2. Gli aspetti del “primo parternalismo” 3. Il paternalismo negli anni Cinquanta 4. “Adriano Olivetti non era Valletta” 5. La concezione di impresa di Adriano Olivetti 6. Il “taylorismo dal volto umano” 7. Il “welfare system” Olivetti 8. La gestione “scientifica” dei servizi sociali 9. Il “manifesto” dei servizi sociali 10. L’impostazione del servizio sociale in fabbrica 11. Il “modello Olivetti” nella filosofia del servizio sociale III. LE PRESTAZIONI PER LA FAMIGLIA E L’INFANZIA 1. L’interesse per i temi familiari 2. Il “Regolamento Assistenza Lavoratrici Olivetti”(A.L.O.) 3. L’A.L.O. nel suo contesto storico 4. La tutela delle lavoratrici negli anni Cinquanta 5. Il supplemento aziendale Assegni Familiari 6. Nuove strutture: i consultori 7. L’assistenza pediatrica e il consultorio lattanti sani 8. La campagna di vaccinazione anti-poliomielitica 9. Il Fondo di Solidarietà Interna IV. ASILI, SCUOLE MATERNE E COLONIE: LA PEDAGOGIA OLIVETTI 1. L’Asilo Olivetti 2. Il funzionamento dell’Asilo Nido 3. La scuola materna 4. Metodi e stili educativi 5. Assistenza in età scolastica: il doposcuola e il collegio 6. Le colonie estive ed il C.E.M.E.A. 7. Lo stile educativo delle colonie Olivetti 8. Le pre-colonie 9. Colonie diurne e campeggi V. LA DIFFUSIONE DEI SERVIZI 1. L’azienda ed il suo territorio 2. L’assistenza alla comunità: il Centro Relazioni Sociali 3. Il Piano di miglioramento delle scuole materne in Canavese 4. Un caso di successo: i parchi gioco Robinson 5. Il Centro Psico-Pedagogico: un’occasione mancata 6. Alcune valutazioni conclusive APPENDICE: INTERVISTE FONTI E BIBLIOGRAFIA Dalla PRESENTAZIONE. La responsabilità sociale dell’impresa: elementi di riflessione recente …….La responsabilità sociale delle imprese (Corporate Social Responsability) è diventata un obiettivo strategico dei governi a tutti i livelli, ed in particolare nelle politiche della Commissione delle Comunità Europee, che ne parla come di condizione strategica per una crescita economica sostenibile. È opportuno chiedersi quale realmente debba essere il ruolo delle imprese all’interno del sistema sociale. Perché le imprese devono avere un ruolo attivo nella creazione delle politiche di welfare, anziché assumere un ruolo marginale all’interno delle rivendicazioni provenienti dalla società civile? Se la missione dell’impresa è primariamente quella di creare valore per gli azionisti, appare scontato rilevare che l’impresa non può rimanere alla porta di questioni sociali tanto rilevanti, soprattutto perché ciò andrebbe ad incidere negativamente sulla propria redditività. E’ impensabile considerare una qualsiasi impresa totalmente scollegata dalla propria comunità di riferimento, con la quale viene ad instaurare un rapporto di mutua dipendenza, nell’interesse primario dell’industria stessa di favorire le condizioni ottimali al proprio funzionamento. Lo stretto rapporto che si viene a creare tra comunità locale ed impresa, comprende il reclutamento della forza lavoro, e comporta che l’immagine e la reputazione di quest’ultima avrà dei sicuri effetti sulla sua competitività. Se l’impresa fornisce alla comunità locale posti di lavoro, salari ed entrate fiscali, il suo successo è di gran lunga influenzato dalla stabilità e dalla prosperità del territorio che l’accoglie… Il concetto di responsabilità sociale significa essenzialmente che le imprese decidono di propria iniziativa di contribuire a migliorare la società in cui operano. Un nido aziendale, una politica degli alloggi a tassi agevolati, dei corsi di formazione professionale specifici, riuscirebbero a coniugare meglio le domande del territorio con le risposte aziendali. La Commissione Europea ha emanato nel Luglio del 2001 un “libro verde”, dal titolo “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, che “invita tutte le imprese a contribuire di propria iniziativa al miglioramento della società, rendendole più consapevoli del fatto che la responsabilità sociale può rivestire un valore economico diretto”. Quest’ultima affermazione è molto importante: se la finalità rimane quella di generare profitto, le imprese possono allo stesso tempo contribuire ad obiettivi sociali, integrando la responsabilità sociale come “investimento strategico”, nel quadro della propria strategia di mercato e dei loro strumenti di gestione. La sfida avviata a livello continentale dal Consiglio Europeo di Lisbona, facendo appello al senso di responsabilità delle imprese nel settore sociale, ha sottolineato l’assoluta necessità di una partnership, che integri le imprese a fianco delle parti sociali e delle autorità locali nella gestione delle politiche sociali. Le prassi socialmente responsabili hanno riflessi, nell’ambito dell’impresa, in primo luogo sui dipendenti……. Da IL WELFARE SYSTEM OLIVETTI. La concezione di impresa di Adriano Olivetti …….Pensare che l’impresa dovesse produrre ricchezza, creare occupazione, diffondere sul territorio, nelle comunità, nei paesi, i frutti del lavoro, i ricavi del successo conseguito sul mercato: un’impresa così concepita, distingueva per molti aspetti Adriano Olivetti rispetto ai suoi contemporanei. Era alquanto atipico un imprenditore che pretendeva che l’impresa diffondesse intorno a sé bellezza, valori estetici, armonia di forme, e per raggiungere questo obiettivo arruolava i migliori architetti, per costruire strutture di alto valore architettonico. Stabilimenti industriali, asili nido, case destinate ai lavoratori, colonie per i figli dei dipendenti, centri culturali, biblioteche, furono la realizzazione pratica dell’idea che l’impresa non solo deve continuamente far ricadere sul territorio investimenti e buoni salari, ma anche diffondere cultura, attrattiva e qualità della vita. Approdava in questo modo alla concezione dell’ “industria complessa di massa”, dove complessa significa impresa che non può esaurirsi nella produzione e nel profitto, perché ha degli obblighi che si estendono verso l’ambiente circostante e la società. Se confrontata all’opinione diffusa che la missione dell’impresa è primariamente o esclusivamente quella di creare valore per gli azionisti, la visione di Adriano Olivetti fu sicuramente quella di un solitario; ma questa solitudine non impedì all’azienda eporediese di crescere ed affermarsi sui mercati a livello mondiale. “Può l’impresa darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti? Non vi è al di là del ritmo apparente qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione, anche nella vita di fabbrica?” (A. Olivetti) Non va dimenticato che l’Ing. Adriano era primariamente un imprenditore convinto che la chiave per il raggiungimento degli obiettivi risiedesse nella continua innovazione, sia dei prodotti, che dei modi di produrre, entro un’organizzazione il più possibile “scientifica” di tutta l’azienda, che tenesse in ogni caso, largamente conto delle peculiarità locali e delle esigenze umane…….