Interruzione volontaria di gravidanza (IVG)

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Interruzione volontaria di gravidanza (IVG)
L'Interruzione volontaria di gravidanza (IVG) o aborto provocato consiste nell'interruzione
dello sviluppo dell'embrione o del feto e nella sua rimozione dall'utero della gestante. Può essere
provocato per via chirurgica o chimica.
Metodologie dell'aborto provocato
Svuotamento strumentale
È la metodologia maggiormente diffusa. Avviene in anestesia parziale della durata dell'intervento
(circa 5 minuti). Consiste nello svuotamento dell'utero attraverso l'aspirazione strumentale
dell'embrione o feto.
A seconda del periodo di gestazione viene effettuato con metodologie diverse:
Isterosuzione
Utilizzata solo entro le prime otto settimane di gestazione. Consiste nell'aspirazione dell'embrione e
dell'endometrio attraverso una canula introdotta nell'utero senza la necessità di dilatazioni della
cervice.
Dilatazione e revisione della cavità uterina
Dall'ottava alla dodicesima settimana di gestazione, sono eseguite solitamente la dilatazione e la
revisione della cavità uterina (D&R). In anestesia parziale o generale, la cervice viene dilatata per
permettere il passaggio delle canule da suzione di diametro maggiore necessarie ad evacuare la
maggiore quantità di prodotto del concepimento.
La cervice viene dilatata adoperando dei dilatatori meccanici calibrati di diametro progressivamente
crescente, necessari a raggiungere la dilatazione desiderata, oppure attraverso dilatatori
farmacologici od osmotici, come le alghe marine essiccate.
Dilatazione e svuotamento
Utilizzata solo per gravidanze che superino le dodici settimane (dopo i termini della legge italiana
per l'interruzione volontaria); questa procedura consiste nella dilatazione del canale cervicale
attraverso l'uso di dilatatori osmotici o meccanici. Il feto viene quindi rimosso. Vengono poi aspirati
il liquido amniotico, la placenta e i residui fetali.
Induzione farmacologica (RU 486)
L'induzione farmacologica dell'aborto è l'ultimo metodo di interruzione di gravidanza introdotto
nella medicina tradizionale. Con questo metodo il distacco del feto dall'utero è chimico e non è
necessario nessun intervento di natura chirurgica sul corpo della donna. L'induzione farmacologica
attualmente viene effettuata attraverso l'uso di un derivato steroideo sintetico, il mifepristone o RU
486 e di una prostaglandina, il gemeprost.
La prima pillola induce l'aborto fisiologico, mentre la seconda, sempre chimicamente, induce
l'espulsione del feto e la pulizia dell'utero.
Il suo inventore, Emile-Etienne Beaulieu aveva chiamato questa tecnica contragestione.
È, a volte, confusa erroneamente con la pillola del giorno dopo, un metodo di contraccezione postcoitale che non ha nulla a che fare con l'aborto farmacologico.
La pillola RU 486 è legale negli Usa e in tutti i paesi dell'Ue tranne Italia, Portogallo e Irlanda.
Nel 2005 è partita la sperimentazione in Italia e l'uso del farmaco non è ufficialmente proibito, ma
esso non è stato ancora iscritto all'elenco dei farmaci la cui vendita è permessa. Attualmente la
Exelgyn, l’azienda francese che produce la pillola abortiva RU486, ne ha chiesto la registrazione
presso l'Agenzia Italiana del Farmaco.
Dal 10 Dicembre 2009 con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'autorizzazione
all'immissione in commercio, la RU-486 entra definitivamente a far parte dei farmaci utilizzabili in
Italia, con l'obbligo di ricovero in ospedale per la durata di assunzione del farmaco.
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