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Comunicato n. 100
3 aprile 2008
Ministero della Salute
UFFICIO STAMPA
PILLOLA DEL GIORNO DOPO.
TURCO SCRIVE AL PRESIDENTE DELLA FNOMCEO
Il Ministro della Salute Livia Turco ha inviato una lettera al Presidente della Fnomceo Amedeo
Bianco in riferimento al tema dell’obiezione di coscienza dei medici. Di seguito il testo della
lettera.
“Caro presidente,
il tema della libertà di coscienza del medico ha acquisito crescente spessore in diversi contesti della
sua vita professionale. La sensibilità personale, morale, religiosa ed etica del medico è infatti tema
di confronto costante su molti aspetti dell’attività medica e in ambiti spesso estremamente delicati
per la sensibilità e la vita stessa delle persone. Mi riferisco in particolare alle tematiche della
maternità e della procreazione ma anche a quelle del fine vita. Temi che, pur in presenza di leggi e
norme che regolano ambiti e modalità di intervento, continuano a suscitare perplessità ed
interrogativi di grande rilevanza etica e verso i quali si è ormai consolidata una grande attenzione
dell’opinione pubblica.
Basta ricordare il caso Welby con le sue implicazioni sul tema del fine vita e dell’accanimento
terapeutico, o i numerosi casi di controversa applicazione della legge 40 in materia di diagnosi
prenatale, nonché le altrettanto controverse opinioni della scienza in merito all’assistenza più
appropriata per i nati molto pre-termine. Fino alle sempre più frequenti polemiche sull’obiezione di
coscienza del medico in riferimento alle legge 194 sull’interruzione di gravidanza e anche quelle
molto recenti sulla mancata prescrizione della pillola del giorno dopo.
In particolare vorrei soffermarmi in questa sede proprio su quest’ultimo aspetto, perché, anche se
apparentemente di minore complessità, mi sembra possa invece rappresentare perfettamente quella
contrapposizione tra il diritto del cittadino ad ottenere una prestazione sanitaria garantita dalla legge
e il diritto del medico ad opporsi a tale prestazione, qualora essa contrasti con la sua coscienza o
con il suo convincimento clinico, così come contemplato dal codice deontologico. Una
contrapposizione della quale ritengo sia nostro dovere farci carico.
E vi sono due modi per farlo: rispondere alle “clausole di coscienza” in una logica di “muro contro
muro” (e parlo non a caso di clausole, usando un termine coniato per la prima volta dalla
Commissione nazionale di Bioetica proprio per indicare quei casi di obiezione alla prescrizione
della pillola del giorno dopo non chiaramente riferibili all’obiezione prevista dalla 194); oppure
cercando di contemperare i due diritti in modo assolutamente “laico”.
Penso che la seconda via sia quella giusta. Ed è quanto ho fatto con l’atto di indirizzo per la piena
applicazione della legge 194 con il quale abbiamo posto una serie di obiettivi programmatici e
indicato specifici indirizzi alle strutture sanitarie italiane, al fine di far sì che fosse comunque
garantito il diritto alla prestazione. Compresa la prescrizione della pillola del giorno dopo.
In quel documento, che ora vedo con piacere si sta adottando in diverse Regioni (l’hanno già fatto
Liguria e Puglia e mi auguro seguano tutte le altre che lo hanno condiviso), prevediamo infatti che
la prescrizione della contraccezione d’emergenza sia garantita, oltre che nei servizi consultoriali,
anche nei pronto soccorso e nelle guardie mediche, prevedendo contestualmente che le Regioni
debbano assicurare la presenza di almeno un medico non obiettore in ogni distretto sanitario.
In sostanza con questo atto di indirizzo ci poniamo l’obiettivo di garantire la prestazione di
interruzione volontaria di gravidanza ma anche, e direi soprattutto, le azioni finalizzate a prevenire
l’aborto. E la pillola del giorno dopo è uno strumento di prevenzione dell’aborto, come lo sono tutti
i contraccettivi sui quali lo stesso atto di indirizzo insiste affinché i Consultori attuino appositi
programmi di informazione e sensibilizzazione per una procreazione responsabile.
Resta il fatto che, anche in presenza di leggi e di indirizzi organizzativi chiari, episodi come quelli
recenti di Pisa potrebbero comunque ripetersi. Per questo dobbiamo riflettere e vigilare per evitare
che sia la magistratura ordinaria o quella ordinistica a dover dirimere la questione.
Personalmente non ho dubbi: la coscienza di un medico deve essere volta prima di tutto al bene del
paziente, anche di quel paziente di cui non si condividono i comportamenti. Nel caso della pillola
del giorno dopo i medici che rifiutano di prescriverla sostengono che farlo equivarrebbe a
prescrivere un aborto. Per questo penso non serva a molto ripetere a questi professionisti che si
tratta di un farmaco registrato in tutto il mondo come farmaco anticoncezionale e non abortivo,
perché sosterrebbero che comunque esso potrebbe precludere una possibilità di vita. Voglio fare
invece un ragionamento diverso. Partendo da una domanda. Si può rifiutare di assistere due giovani
donne che hanno la sola responsabilità di trovarsi spaventate da una possibile gravidanza non voluta
e che chiedono il nostro aiuto per evitare che quella eventuale gravidanza debba un domani essere
interrotta da un aborto? Anche questa è una questione di coscienza con la quale il medico penso non
possa non fare i conti. E penso che sia un suo dovere professionale, ma anche umano ed etico,
quello di adoperarsi affinché la donna possa comunque ricevere una risposta appropriata alla sua
richiesta di assistenza. Senza lasciarla sola con la sua paura e insicurezza”.
Livia Turco