Foglio di
informazione
professionale
N.1
2 novembre 1995
NUOVI FARMACI
p.a. ACARBOSE
Glucobay
Bayer
40cpr 100mg L.23.500
non mutuabile
ricetta medica ripetibile
Primo inibitore delle alfa-glicosilasi: rallentando a livello intestinale l’idrolisi dei polisaccaridi riduce la glicemia
post-prandiale. Può essere utile nei pazienti diabetici non-insulino-dipendenti che non risultano adeguatamente
controllati con la sola dieta e con la dieta associata a ipoglicemizzanti tradizionali o in coloro nei quali questi ultimi
sono controindicati o risultano mal tolleranti. Va considerato un’alternativa alla metformina nei diabetici obesi. Nei
diabetici insulino-dipendenti il suo ruolo è ancora da valutare in modo adeguato.
Proprietà farmacologiche. Acarbose è il primo inibitore delle alfa-glicosilasi intestinali, gli enzimi deputati alla
trasformazione idrolitica degli zuccheri complessi (amido e saccarosio) in monosaccaridi assorbibili (glucosio).
L’inibizione delle alfa-glicosilasi si traduce in un ritardo nella digestione dei carboidrati da parte dell’intestino tenue e
in una conseguente riduzione della glicemia post-prandiale. Acarbose agisce esclusivamente a livello intestinale e non
richiede di essere assorbito.
Efficacia. L’acarbose è stato studiato soprattutto nei pazienti con diabete non-insulino-dipendente (diabete senile). In
questi studi il farmaco ha migliorato il controllo metabolico in più della metà dei pazienti trattati, riducendo la glicemia
post-prandiale e l’emoglobina glicosilata che viene adottata come indicatore del livello di controllo complessivo della
glicemia. Le riduzioni sono risultate sovrapponibili a quelle ottenute con glibenclamide (es. Daonil, Euglucon 5). Nei
pochi studi condotti nei diabetici insulino-dipendenti, l’acarbose ha diminuito il fabbisogno di insulina, anche se a volte
in misura modesta, aumentandone talora l’efficacia nel controllare l’iperglicemia post-prandiale. L’effetto sul peso
corporeo si rileva trascurabile o nullo.
Effetti indesiderati. Flatulenza, borborigmi e diarrea, causati dalla fermentazione nel colon dei carboidrati non
assorbiti, sono i principali effetti indesiderati, dose-dipendente, dell’acarbose. Si verificano in un’alta percentuale di
pazienti (sino al 60%), tendono a diminuire col tempo e possono essere ridotti iniziando il trattamento a basse dosi
(50mg/die) ed aumentandole gradualmente.
Interazioni. Quando viene associato all’insulina o ad una sulfanilurea, il farmaco può aumentare il rischio di
ipoglicemia. In caso di crisi ipoglicemica è necessario utilizzare del glucosio, dato che il saccarosio o un altro
carboidrato complesso non verrebbero adeguatamente idrolizzati e assorbiti.
Dosaggio e modalità di somministrazione. Il dosaggio varia dai 50mg ai 200mg 3 volte al giorno. Quello
raccomandato come dosaggio di mantenimento dalla ditta produttrice è di 100mg 3 volte al giorno. Per essere efficace il
farmaco deve essere assunto prima di un pasto a base di zuccheri complessi.
Bibliografia. Ann Int Med 1994; 121:928; DTB 1994; 3:51; Diabetes Care 1991; 14:732; Diabetes Care 1990; 13 (S3):32; Diabetic
Med 1991; 8:674; European NIDDM Policy Group 1993: desktop guide for the management of non-insulin-dependent diabetes
mellitus.
FARMINTESA – Via Mecenate, 90 – 20138 Milano – Tel. 02 58018289
p.a. TRAMADOLO
Contramal
Formenti
10ml gocce al 10% L.15.700
20 compresse 100mg L.28.600
5 fiale 100mg/2ml L.15.400
non mutuabile
non mutuabile
non mutuabile
ricetta medica non ripetibile
ricetta medica non ripetibile
ricetta medica non ripetibile
Analgesico con parziale attività oppioide, di efficacia comparabile a quella di morfina e meperidina nel dolore acuto e
cronico di media gravità. Nel dolore grave si dimostra inferiore alla morfina e nelle forme croniche risulta meno
maneggevole nella formulazione orale a rilascio controllato di morfina. Mostra una apparente minore propensione a
produrre tolleranza e dipendenza. La vantata minore tendenza rispetto alla morfina a causare depressione respiratoria
e stitichezza richiede conferma.
Proprietà farmacologiche. Il tramadolo è un analgesico con un meccanismo d’azione complesso, che interessa i
sistemi oppiaceo (recettori mu), noradrenergico e serotoninergico (inibizione della ricaptazione di noradrenalina e
aumento del rilascio di serotonina), rispetto ai quali le componenti racemiche del principio attivo hanno affinità diverse.
L’effetto analgesico viene solo parzialmente antagonizzato dal naloxone (Narcan).
Ben assorbito per via orale, il tramadolo raggiunge il massimo dell’attività antidolorifica entro 2 ore e dopo 45 minuti
dopo somministrazione intramuscolare. Viene metabolizzato nel fegato e in parte eliminato immodificato nelle urine.
L’emivita è di circa 5 ore e risulta prolungata nei pazienti con insufficienza epatica o renale.
Efficacia. Presente sul mercato di alcuni paesi come la Germania da circa 17 anni e da circa 2 anni in Inghilterra, il
tramadolo può vantare un numero limitato di studi controllati. Questi suggeriscono una efficacia superiore a quella della
codeina, matamizolo (Novalgina) e ketorolac (es. Toradol) e sovrapponibile a quella di morfina, meperidina,
pentazocina (Talwin), buprenorfina (Temgesic) nel controllo della sintomatologia dolorosa acuta e cronica (dolore postoperatorio, parto, estrazioni dentarie, pazienti oncologici) di intensità moderate. Nel dolore acuto e cronico grave la
morfina si dimostra superiore per efficacia e maneggevolezza d’impiego [la frequenza di somministrazioni che si rende
necessaria risulta meno comoda delle compresse a rilascio controllato di morfina (es. MS Contin)].
Effetti indesiderati. Il tramadolo presenta alcuni aspetti interessanti: una apparente minore capacità di indurre
depressione respiratoria (di possibile importanza nel dolore post-operatorio), la non-creazione di tolleranza, la bassa
potenzialità a creare dipendenza fisica. Gli altri effetti indesiderati coincidono con quelli degli oppiacei ai dosaggi
equianalgesici, con la stessa incidenza complessiva intorno al 20%, con una apparente minore componente sedativa e
stiptica rispetto alla morfina e una più alta incidenza (fino al 30-35%) ad indurre nausea nel post-operatorio.
Dosaggio e modalità di somministrazione. La ditta produttrice raccomanda un dosaggio variabile da 50 a 100mg ogni
4-6 ore sino ad un massimo di 400mg/die (300mg/die negli anziani). Il farmaco appartiene alla Tabella V degli
stupefacenti: non è prevista quindi ricetta ministeriale né limitazione della prescrizione a 8 giorni.
Bibliografia. DTB 1994, 3:85; Br J Anesth 1995; 74:247; Anaesthesia 1992; 47:291; Curr Ther Res 1991; 50:812; Ann Oncol 1994;
5:141; Drugs 1993; 46:313-40.
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