età senile

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L’età senile
Il processo di
Invecchiamento1
Con il termine”invecchiamento” ci riferiamo, in genere, a modificazioni che avvengono nel
corso della vita col passare del tempo. In relazione agli altri termini della psicologia dello
sviluppo (maturazione2, sviluppo3, accrescimento) esso ha tuttavia un significato, per
alcuni versi, negativo: il significato dei processi che intervengono dopo la maturità e che
portano alla conclusione della vita. L’invecchiamento può essere dunque definito un
processo naturale comune a tutti gli organismi viventi che si realizza in modi estremamente
variabili nelle varie specie: inizia in tempi diversi nei vari organi ed apparati provocando
modificazioni quantitative e qualitative delle funzioni biologiche. In effetti, nel corso della
vita vi è un incessante adattamento dell’organismo alle modificazioni dell’ambiente esterno
ed interno nel tentativo di mantenere, secondo complessi meccanismi, adeguati livelli di
prestazioni il più a lungo possibile. Tuttavia, l’efficienza di questi meccanismi tende a ridursi
col progredire dell’età fino ad annullarsi; tutto ciò rende l’organismo dell’anziano più fragile e
suscettibile ad eventi di malattia e di morte .
Se quanto esposto sopra descrive correttamente il processo di invecchiamento, dobbiamo
però chiederci : dove inizia l’accrescimento e dove l’invecchiamento ? Al fine di
rispondere a tale domanda dobbiamo considerare innanzitutto :
Eterocronia dell’invecchiamento (diversità interindividuali)
Funzioni psichiche
Funzioni organiche
Memorizzazione Bt (prima)
aspetti linguistici (poi)
attenzione
percezione
intelligenza e pensiero
1
Funzioni socioaffettive
funzionalità app.to cererebrale
personalità centripeta
funzionalità app.to genitourinario
socialità
funzionalità apparatovascolare\respiratorio
funzionalità app.to nervoso
funzionalità app.to sensoriale\ muscoloscletrico
Sino a qualche anno fa, l’età dei sessant’anni era considerata l’inizio del periodo senile. Attualmente, la si
sposta verso i sessantacinque avendo cura di parlare di ètà senile per i primi dieci\quindici anni e poi di
vecchiaia vera e propria (ma si parla anche di terza e quarta età o età della longevità)
2
Processo su base innata sottostante a miglioramenti del comportamento dovuti non ad apprendimento
(esperienza) ma a processi maturativi che avvengono a livello del sistema neuromuscolare di un individuo
3
Processo evolutivo di un organismo con modificazioni di struttura , di funzione ed organizzazione per tre
ordini di cause:
maturazione,
influenza ambientale
apprendimento, che avviene prendendo posizione attiva nei confronti dell’ambiente.
flios1
Comment: Nella senilità si
esprime una certa tendenza ad
accentrare su di sè l’attenzione e
gli interessi: in questo senso si
parla di personalità centrata su di
sè
Se le funzioni sopra descritte evidenziano i diversi aspetti legati al processo di
invecchiamento, non siamo però in grado di rispondere con precisione alla domanda su
dove e quando inizi tale processo: il processo di invecchiamento infatti va analizzato nella
concreta relazione che sussiste tra individuo e società (contesto socio-culturale4) in un
determinato momento sia storico che personale (molte le differenze individuali e tra i diversi
luoghi di appartenenza). In questo senso, ogni individuo matura un proprio modo di
invecchiare che lo porta a mantenere o meno quell’autonomia ed autosufficienza che
caratterizzano ogni soggetto adulto. Autonomia che, al di là della presenza di impedimenti
di carattere fisico e\o psichico e psicologico, presuppone:
una buona consapevolezza dei propri bisogni;
un sufficiente equilibrio interiore;
una buona visione di sé;
una buona gestione delle proprie difficoltà e paure;
una sufficiente strutturazione dei meccanismi di difesa;
un contesto socio affettivo favorevole ( in effetti non ci chiediamo mai se il contesto
sia adeguato al soggetto ma solo e semplicemente se sia il singolo ad essere
adatto all’ambiente)
In buona sostanza, più che al processo di invecchiamento considerato astrattamente è
opportuno ricorrere alle singole situazioni che un individuo si trova ad affrontare in una
determinata fascia d’età , situazione ed eventi sotto descritti che possono provocare
delle risonanze personali significative.Per converso, le singole caratteristiche personali
condizionano il modo di recepire le diverse situazioni esterne ed interne. Nello specifico:
Pensionamento5
mod. familiari
decadimento psicofisico
Cambio di ruolo
funzionalità apparati
Tempo vuoto pieno variabilità individuale
Cambio di status farmaci come rimedio
autopercezione
qualità della vita
nuove circostanze abitazione\nucleo fam
e modi sentirsi anz.ni
valore attr.to all’anziano
Abbandono\malattia\rifiuto6
Caratteristiche personali
4
Per cultura intendiamo un sistema peculiare di conoscenze (geografiche, storiche, sociali, giuridiche, etc)
e valori (ideali) che formano gli atteggiamenti (aspetto emotivo, conativo,cognitivo) che a loro volta
orientano, sebbene non determinano, i comportamenti degli individui .
5“Gli anziani più soddisfatti della propria condizione erano quelli che manifestavano una vasta gamma di
impegni, curiosità ed attrattive. E fin qui niente di strano . Meno ovvio risultò i confronto con le informazioni
relative agli anni precedenti. Gli individui felici non erano solo quelli che avevano precedentemente curato
le relazioni sociali. ma anche quelli che avevano lavorato molto . In buona sostanza era come se si
applicassero con dovizia alla nuova vita che si parava loro davanti” Cit. Psicologia per il Tecnico dei servizi
Sociali, Clitt, 2006.
6
L’età anziana può essere fonte di
nuove amicizie, non intense, non esclusive, come quelle
dell’adolescenza, ma gratificanti. Le cose cambiano con la vecchiaia che, se ben raggiunta, può portare
all’insorgenza di una nuova condizione: si ha bisogno degli altri. Si deve ricevere aiuto che forse, sino a
quel momento, si era dato ai figli o ai familiari. Ma per ricevere aiuto è necessaria una buona accettazione
della nuova condizione che si è venuta a creare, non ultima la disponibilità all’aiuto sia familiare che sociale.
flios2
Comment: . Per autonomia
intendiamo la capacità di
scegliere liberamente e senza
particolari condizionamenti ciò
che favorisce il benessere
personale
Comment: per autosufficienza
intendiamo la capacità di
soddisfare i propri bisogni in
modo opportuno ed
adeguato:cure igieniche e
alimentari, fare la spesa,utilizzo
di strumentazioni della pratica
quotidiana,mantenimento e
cura delle relazioni socioaffettive ed interpersonali.
-
Adattamento alle modificazioni fisiche e psicologiche dell’età anziana;
Capacità di riorganizzare il proprio tempo libero in funzione del cambiamento di ruolo;
Capacità di rivolgere i propri interessi ad attività gratificanti ;
Creare una nuova rete di relazioni sociali in sintonia con la nuova condizione;
Ricostruirsi in nuovi ruoli gratificanti: nonno, consulente, etc.;
gestire con saggezza e coerenza le proprie scelte esistenziali.
Aspetti biologici e fisiologici7
Invecchiamento:
mancata riproduzione di cellule dovuto al programma genetico individuale;
rischi di disfunzioni e malattie;
diminuzione della forza muscolare ;
velocità di conduzione delle fibre nervose diminuita;
allungamento dei tempi di reazione;
perdita della vista e dell’udito;
8
rischio di demenza : carenze sul piano cognitivo (memoria, attenzione, pensiero,
etc);
comportamento sociale mutato; emergenza di aggressività, dolcezza stereotipata;
alternanza rabbia\sconforto
morbo di Alzheimer: 4% delle persone in età senile, costituendo il 70% delle cause
di Demenza
demenza arteriopatica: (2%in età senile) costituendo il 15% delle cause di demenza
. Si tratta di problemi a carico dell’apparato cardiocircolatorio quali l’arteriosclerosi
che provoca l’indurimento delle arterie . Tale processo determina il mancato
afflusso di sangue ad alcune zone del cervello (ictus)
morbo di Parkinson: caratterizzato da rigidità muscolare o tremore muscolare (dà
luogo a demenza in un terzo dei casi)
1) apparato sensoriale
vista (dopo i 45\50)
7
udito (50\60)modesta
gusto\olfatto
Le ricerche biomediche indagano se l’invecchiamento costituisca un fenomeno secondario alle condizioni
di vita in cui versano gli individui o se sia invece programmato geneticamente. Cit. Psicolgia per il Tecnico
dei Servizi Sociali
8
Indebolimento delle facoltà mentali dovuta alla morte di un numero rilevante di cellule della corteccia
cerebrale che, ridotte, non sono più in grado di consentire al soggetto di elaborare i dati della sua
esperienza. In passato utilizzato come sinonimo di follia, oggi il termine si riferisce all’invecchiamento delle
cellule della corteccia da imputare a cause che vanno dalla predisposizione genetica che accelera
l’invecchiamento a processi arteriopatici favoriti dall’ipertensione arteriosa e diabete., da infiammazioni
cerebrali (encefalite) a lesioni traumatiche nonché assunzione di alcool e droga. Fonte U.T.E.T. Dizionario
di Psicologia cit.
flios3
ispessimento del cristallino
suoni di bassa frequenza perdita della sensibilità: odori
immagine indistinte sulla retina
difficoltà nella Com.ne ver.
2) apparato cardiovascolare
diminuzione elasticità pareti vascolari;
diminuzione portata cardiaca ;
sclerosi valvolari;
diluita ossigenazione e ventilazione polmonare;
scarsa tolleranza allo sforzo;
ictus: necrosi tessuto cerebrale (miglioramenti se la zona cerebrale colpita viene
compensata da altre aree del cervello
3) apparato muscolo scheletrico
-
osteoartrosi e osteoporosi;
diminuzione della masse muscolari;
4) apparato nervoso
-
riduzione del numero dei neuroni già presente sin dalla giovinezza;
perdita di densità dendritica9 (tempi di reazione) e sin10aptica, compensata solo in
parte dalla capacita cerebrale di formare nuove connessioni grazie alle esperienze
di interazione con l’ambiente (emozioni, conoscenze, progetti, etc.). A livello
cerebrale sono stati individuati almeno due meccanismi che possono contrastare
con le normali perdite di cellule nervose: ridondanza e plasticità. In estrema
sintesi, questi due processi permettono il compenso funzionale delle naturali pareti
perdite da parte dei neuroni che restano, esistono tuttavia cellule
molto
specializzate la cui riduzione, se eccessiva, non può essere compensata
Aspetti dei cambiamenti cognitivi
1) attenzione: processo mentale inteso come capacità di selezionare gli stimoli e di
mettere in azione i meccanismi che provvedono ad immagazzinare le informazioni
nei depositi di memoria a breve termine ed a lungo termine con influenza diretta nei
compiti della vigilanza
9
FILAMENTO RAMIFICATO che emerge dal corpo cellulare .
Zona di contiguità tra neuroni che si stabilisce tra le ramificazioni terminali di un neurite (elemento
presinaptico) e i dendriti di un altro neurone (elmento postsinaptico).
10
flios4
problema dell’attenzione distribuita
o due conversazioni simultanee(stesso canale impegnato);
due azioni diverse(canali diversi).
Conseguenze
difficoltà dell’anziano a prestare att.ne a compiti simultanei;
anziano più facilmente distraibile e lento nel rispondere agli stimoli.
cause
deficit dei processi percettivo motori;
ridotta capacità funzionale del sistema centrale.
2) Percezione:
processo mentale che, a partire dalle informazioni proveniente dagli organi di senso,
permette la elaborazione e trasformazione di dette informazioni ai fini di una corretta
interpretazione dei dati di realtà
problematiche dell’età anziana
difficoltà sensoriali
difficoltà di elaborazione dei dati in entrata:
- sensibilità alle illusioni ottiche;
- interpretazione figure ambigue;
- identificazione di oggetti.
3) memoria : processo mentale che consente di immagazzinare, rievocare e gestire11
(organizzare) i dati provenienti dal mondo esterno ed interno
11
Gli anziani, rispetto ai giovani.
flios5
cambiamenti
1) modifica delle capacità mnestiche (attività connesse al processo mentale)
conseguenze
riconoscimento12
non alterazione
rievocazione13
recupero dei dati imma.ti difficile in particolare per la Mbt
ulteriori problematiche
consolidamento dati difficile
2) modifiche mnestiche come magazzino dati
memoria dichiarativa 14(sensibile all’inv.to)
conoscenze culturali, esperienze
conoscenze procedurali(stabile rel.)
conoscenze relative
- uso di oggetti
- processi relativi ad abilità
(suonare, guidare)
Interpretazioni afferenti il processo di invecchiamento e la memoria :
1)biologica: perdita di neuroni15 e delle loro funzionalità. E’ accertato che, durante il
processo di invecchiamento, si verifica una diminuzione ella produzione di
12
Identificazione, in un’esperienza successiva, di uno stimolo precedentemente esperito: oggetto, persona,
situazione, già visti.
13
Ricordo di qualcosa senza alcun riferimento circostanziato al passato come ci si ricorda della guida
dell’automobile senza ricordare quando e dove ciò sia avvenuto (recita di un poesia).
14
Amnesie senili: alterazioni fisiologiche che si manifestano con difficoltà ad evocare nomi anche familiari ,
reperire oggetti che rientrano nella normale consuetudine, difficoltà ad acquisire nuovi dati se non rientrano
nel proprio immediato interesse.
15
Ma quando inizia ad invecchiare il cervello? Il cervello, che è l’ultimo organo a completare lo sviluppo
anatomico e funzionale è il primo ad invecchiare. Il cervello umano possiede dai 20 ai 100 miliardi di cellule
nervose. Di queste se ne perdono 10000 al giorno fino ai 25 anni e 100000 al giorno dai 25 ai 45 anni, dopo
tale età la perdita aumenta. Già intorno ai 25 anni iniziano le prime modificazioni anatomiche : aumenta la
perdita giornaliera di neuroni, si riducono le connessioni neuronali e così anche lo scambio di informazioni in
termini di quantità di informazioni. Si modifica anche il funzionamento dei neuroni perché si modificano le
strutture neuronali . Il cervello diventa più piccolo, leggero, la corteccia si assottiglia, senza che questo
provochi immediatamente una compromissione dei processi mentali. Fonte G. Carbone. Invecchiamento
cerebrale, Angeli, Milano , 2007
flios6
neurotrasmettitori e, in alcuni casi, un mancato equilibrio tra gli stessi. In particolare vi
sarebbe una compromissione dell’attività dopaminergica legata al coordinamento motorio,
all’efficienza cognitiva ed agli stati emotivi.
2) cognitivista: secondo questo approccio il processo di codifica\traduzione dei dati in
entrata risente di difficoltà più che ad un livello superficiale (acustico visiva), ad un livello
profondo (semantico). Ancora, è possibile affermare che i problemi percettivi ed attentivi
già descritti compromettono il processo di memorizzazione;
3)ecologico: secondo questo approccio la memoria non può essere studiata in
laboratorio. In effetti, un laboratorio non è un contesto di vita per cui non è utile alla
comprensione del funzionamento della memoria . Compiti di rievocazione assegnati agli
anziani in contesti di vita sia comprensibili che chiari e familiari, vengono eseguiti con
maggiore facilità. Anche la memorizzazione degli eventi di vita effettuata in stretta
connessione con il valore emotivo degli eventi, aumenta la possibilità di memorizzazione
dei dati.
Ma come si manifestano i disturbi della memoria di un normale
invecchiamento cerebrale?
Spesso, prima ancora della comparsa di amnesie, un invecchiamento cerebrale
fisiologico può essere avvertito come una sensazione che qualcosa sta
cambiando.
nella qualità della vita;
nella agilità fisica;
nella capacità di mantenere l'attenzione o la concentrazione;
nella maggiore difficoltà a memorizzare nuove informazioni.
In particolare i soggetti affetti dalla cosiddetta "smemoratezza senile" (disturbo
cognitivo di grado lieve) riferiscono "spesso" i seguenti disturbi di memoria:
dimenticano i nomi di persone ben conosciute o non ne ricordano immediatamente il
nome;
dimenticano dove ripongono oggetti di uso quotidiano;
dimenticano eventi o situazioni appena vissuti;
perdono o non ripongono negli appositi luoghi oggetti di valore o denaro;
non riconoscono le persone che hanno appena conosciuto;
possono avvertire un lieve stato confusionale;
flios7
sono discontinui ed apatici sul lavoro o nelle occupazioni quotidiane;
tendono all'ansia e alla depressione;
sono facilmente irascibili;
non riescono a concentrarsi nella lettura;
hanno difficoltà o si rifiutano di risolvere nuovi problemi;
non riescono a restare attenti per molto tempo, hanno difficoltá a concentrarsi.
Queste difficoltà di memoria, per poterle considerare come la conseguenza di un normale
invecchiamento, non devono comunque compromettere il normale svolgimento delle attivitá
della vita e la capacità di continuare a mantenere una vita autonoma ed indipendente, né
devono aggravarsi con il passare del tempo
Pensiero e intelligenza16
Ma cos’è l’intelligenza? Se faccio riferimento ad
un’ipotesi biologica (modello organicista) secondo cui è
il substrato organico a
determinare il picco di intelligenza è ovvio che riterrò massima l’intelligenza nel periodo
adolescenziale dove l’aspetto biologico\cerebrale è maturo e completo . In questo senso
l’aspetto che maggiormente emerge è l’aspetto legato :
alla velocità di elaborazione;
alla ristrutturazione di un modello;
alla agilità mentale.
QUESTI SONO ASPETTI LEGATI al corretto funzionamento dei meccanismi neuronali,
alla velocità di trasmissione dei segnali neuronali. In una parola all’intelligenza fluida che
sembra essere interessata maggiormente nella risoluzione di problemi logici,nei
ragionamenti di tipo astratto
Ma che ne è della
Esperienza : maturazione di conoscenze e abilità che si
integrano con il patrimonio delle competenze e dei saperi in possesso della persona . Se
16
La concezione cognitivista prende le mosse da Piaget che concepisce l’intelligenza come forma di
adattamento all’ambiente con l’intervento di diverse strutture cognitive nelle varie fasi dell’adattamento,
inteso come equilibrio dinamico tra assimilazione ed accomodamento. Alla base del dinamismo
assimilazione\accomodamento c’è il concetto di schema o struttura cognitiva che si presenta come totalità
organizzata che si riscontra sia nelle forme più semplici come i riflessi del neonato, sia in quelle più
complesse in cui l’intelligenza raggiunge la sua espressione più compiuta che consiste nella totale
reversibilità del pensiero.
flios8
faccio riferimento a questo concetto allora mi rendo conto che la mia capacità di risolvere problemi
(problem solving) dipende anche:
dalla mole di conoscenze acquisite;
dalla capacità di stabilire analogie;
dalla capacità di effettuare sintesi significative;
dalle osservazioni apprese nel passato;
dalla integrazione delle nuove conoscenze con le conoscenze pregresse. In una
parola : dall’intelligenza cristallizzata
In genere il declino delle capacità intellettive si manifesta con più evidenza intorno ai 75 anni. Solo
per le attività che implicano maggior velocità di elaborazione si osserva un declino in età precedenti.
Emotività ed affettività nell'’anziano
Le emozioni non sono solo connesse all’attivazione fisiologica, dal sistema endocrino al sistema
cerebrale e motorio prassico, ma sono anche attivate dalla complessa valutazione dell’evento o
della situazione che si presenta ad un soggetto.
La comprensione empatica, e quindi l’emozione provata, nei soggetti anziani, è per cosi dire più
distaccata, in relazione alla progressiva abitudine agli eventi ed alle situazioni , anche dolorose,
provate nel corso della vita (nella maggior parte dei casi). Negli anziani aumenta anche la capacità
di rappresentazione simbolica degli eventi per cui sembra che la maggiore capacità di associare o
simboleggiare il senso di un evento, diminuisca la capacità empatica del soggetto. Ovviamente ci
riferiamo ad anziani privi di particolari patologie.
Per altro verso, sempre sul versante emotivo ed affettivo, i grandi cambiamenti (di ruolo, status,
economico, fisico) afferenti l’età anziana possono avere un forte riverbero emotivo ed affettivo:
l’emotività provata (angoscia,disperazione, contentezza) sarà allora relata alla maturata capacità
del soggetto di superare le crisi ed i cambiamenti. Una capacità che prevede:
la propria ridefinizione;
il proprio valore;
la stima di sé;
le proprie paure e la loro gestione: in una battuta il Sé.
.
Nello specifico, le persone con maggiore locus of control (sensazione di controllo esterno ed interno)
sembrano essere maggiormente in grado di reagire. Ancora, le donne sembrano maggiormente
capaci di sostenere complicità e legami sociali con conseguente soddisfazione e pienezza, così
come i credenti a livello religioso sembrano attribuire diverso valore al senso dell’esistenza e della
morte. Anche la vita matrimoniale, sebbene spesso fonte di litigi, contribuisce a dare sicurezza e
tranquillità.
Per quanto afferisce la dimensione affettiva, eventualmente problematica, l’anziano tenderebbe:
flios9
a colmare le proprie paure con attaccamenti e dipendenze a familiari o parenti che
prevedano routine ed abitudini;
a colmare, a volte, la propria solitudine con la creazione di nuovi legami osteggiati dai figli,
ed in contrasto con stereotipi sociali che riguardano la sessualità: anziano sessuato o meno
e disapprovazione sociale verso la sessualità anziana. In realtà su quest’ultimo punto, una
coppia che si ama prevede un’intesa anche di tipo sessuale pienamente da rispettare e
considerare ;
a porre maggiore attenzione verso il corpo, alle volte, malato, facendo ruotare il dinamismo
familiare su questo punto innescando, in alcuni casi, conflittualità;
a risentire particolarmente di conseguenze affettive quali l’isolamento (mancata
partecipazione alla vita familiare) dovute alle alterazioni degli organi visivi ed uditivi;
ad essere oggetto possibile di isolamento in riferimento ad una condizione subita sia di
tipo fisico che economico e sociale: malattia, disabilità, basso reddito, mancata ricerca , etc.;
ma anche di solitudine che, in quanto originata dall’interno, può dar luogo a serenità o
tranquillità o, per converso, ad angoscia o apatia in conseguenza di bisogni inespressi o
sconosciuti, attesi e non perseguiti.
Teorie e metodi di intervento
Cumming ed Henry ritengono che:
l’anziano restringa progressivamente il proprio spazio sociale, i rapporti, i ruoli
ricoperti
risenta di un maggiore individualismo
manifesti disimpegno verso ruoli sociali in conseguenza del pensionamento.
Tale teoria comporta il ritenere :
1.
2.
l’uomo un produttore ed operatore di beni;
la società rivolta al prendere in carico i bisogni degli anziani che precedentemente
producevano beni e \o servizi, ritenendo le due fasi distinte e separate.
Tale teoria dicotomica dell’impegno e disimpegno non consente metodi e strategie di
intervento adeguati. Nello specifico non consente di capire che:
flios10
l’impegno è, a volte, scelto e voluto;
l’attività dell’anziano può essere adeguata ed espressa per tutto il corso della vita,
in relazione allo stato di salute ovviamente;
il modello dell’impegno può creare nuovi disadattamenti. Nella fattispecie, potrebbe
aumentare quella supposta tendenza centripeta dell’anziano che lo
caratterizzerebbe (rivolgersi dell’anziano su di sé ed il proprio mondo interiore
senza sfide né rischi);
il modello produttivistico non consente di capire l’uomo inteso in termini di attesa
della morte e\o del proseguimento di una vita produttiva ed operante
la politica sociale deve esser sensibile sempre di più verso una categoria di
persone titolari di diritti, potenzialità, desideri, bisogni da soddisfare;
Più in generale possiamo affermare che:
l’anziano non deve essere visto e valutato
fondandosi su
quel fenomeno sociale e
culturale che nega la condizione anziana, una società ad impronta giovanilistica con una
forma di spregio mass mediatico dell’immagine anziana, ridotta a caricatura forviante e
discriminante o peggio a sole immagini deteriori (Buttler 1960)
La crisi degli anziani nella società contemporanea deve farci pensare che:
• ogni anziano è persona;
• va affermato Il rispetto della persona;
• va considerato l’aspetto affettivo dell’anziano come persona fragile: la paura e la solitudine.
Gli interventi piuttosto, dovranno tenere conto della situazione psicofisica dell’anziano: dalla
vecchiaia considerata normale alla patologia dell’anziano (dove le condizioni fisiche e
psicologiche rendono impossibile o quasi l’adattamento all’ambiente). E’ anche con queste
realtà che il Tecnico dei servizi sociali si deve confrontare. In particolare, alcuni aspetti
peculiari all’anziano malato sono:
considerazione dell’inevitabilità della malattia, vista l’età o la condizione geneare, e
conseguente rinuncia alla guarigione;
contemporaneità di più patologie specifiche dell’età e dei problemi dell’età;
circoli viziosi: nausea che induce disidratazione e che porta ad altre conseguenze , etc.;
autosufficienza compromessa che provoca ripercussioni di tipo sociale ed economico;
depressione manifestata indirettamente da sintomi fisici: dispepsia, inappetenza,
etc.;
eventuale disabilità : ridotta capacità funzionale. Nello specifico:
o BADL: compire attività quotidiane come vestirsi, lavarsi, alimentarsi, recarsi
ai servizi igienici, di continenza sfinterica, fare il bagno;
o IADL: uso di strumenti per attività essenziali quali fare la spesa, utilizzare
mezzi pubblici, usare il telefono,fare acquisti,maneggiare il denaro, essere
responsabile nell'’uso di medinali;
o Intraprendere attività sociali quali hobby, sport, interessi culturali, etc.
In virtù di quanto esposto risulta importante una valutazione dell’anziano di tipo
multidimensionale: biologica, psicologica, sociale che preveda interventi sia sul singolo
(fisioterapia, assenza medica), che sull’ambiente ( cambiamento di abitudini, dello stile di
vita, della collettività). Non dimentichiamo inoltre che il pensionamento può portare a
difficoltà di carattere economico che non permettono all’anziano di godere dei i cosiddetti
beni voluttuari quali cinema, sport, etc., beni che consentono di vivere meglio e bene, o , in
ultima battuta, di rimanere nella abitazione in cui si vive. Il trasloco che può conseguire
interrompe abitudini consolidate fonte di sicurezza e serenità. Anche la solitudine intesa
come isolamento sociale deve essere considerata: la salute è influenzata dagli aspetti
affettivi ed emotivi vissuti, non ultimo il rischio di istituzionalizzazione dell’anziano solo. Per
altro verso l’anziano malato presente in famiglia può comportare:
flios11
peggioramento del benessere psicologico del gruppo familiare;
eventi stressanti che si possono ripercuotere sul versante fisico dei membri
familiari;
riottosità dell’anziano malato;
cambiamento delle normali abitudini quotidiane dei membri del gruppo familiare che
deve essere considerato nel suo insieme e nelle sue dinamiche interne al fine di
poter ricevere anch’esso tutela ed aiuto. Un gruppo malato non può aiutare
nessuno. Ancor più nello specifico, la famiglia di un malato di demenza, dovrebbe
essere informata:
sulla tipologia di disagio o disturbo di cui soffre l’anziano;
sul possibile decorso della malattia;
sui sintomi che la caratterizzano;
sui possibili adattamenti richiesti al nucleo familiare considerato nel suo insieme e
nelle sue dinamiche interne. La famiglia, in genere, a livello emotivo, può
manifestare:
depressione: riposta alla sensazione di perdita del familiare sia come
ruolo ricoperto ;
rabbia: verso il familiare malato, se stessi o la situazione.
Imbarazzo: verso estranei o ospiti a causa dei comportamenti del
malato quali urla, grida, esibizioni sessuali, etc.;
Solitudine: come modalità familiare di allentamento dei contatti
sociali sia per stanchezza che per imbarazzo o altro;
Senso di colpa: per la rabbia provata, per l’imbarazzo sentito, per il
pensiero dell’istituzionalizzazione del malato che può costituire un
forte motivo di stress per i familiari, non ultimo il senso di accusa
espresso verso la famiglia che vorrebbe istituzionalizzare il malato.
La progettualità anziana
Alcuni aspetti, in sintesi, e senza nessuna pretesa di esaustività, possono essere
espressi. In particolare alcune attività possibili e soddisfacenti quali:
la formazione della terza età in cui coniugare il desiderio di conoscere, mai
estinguibile e fonte di longevità cerebrale, con lo stare insieme e con gli altri;
il viaggio come possibilità non solo di conoscere ma di riscoprirsi: il viandante in
effetti, è colui che gode del nuovo paesaggio non come semplice turista ma come
con fusione col luogo ed i modi di stare al mondo del luogo;
il ballo ed il gioco come momenti non solo ricreativi ma anche di intensità fisica ed
emotiva in cui la comunicazione gioca col corpo proprio ed altrui;
il volontariato esercita l’attività verso gli altri ed il senso di appartenenza ed utilità
per la comunità.
Comment: . Una buona
definizione di demenza può
essere questa: “La demenza
consiste nella compromissione
globale delle funzioni corticali
superiori, ivi compresa la
memoria, della capacita’ di far
fronte ai problemi posti dalla
vita di ogni giorno, di eseguire
le prestazioni percettivo-motorie
acquisite in precedenza, di
mantenere un comportamento
adeguato alle circostanze e di
controllare le proprie reazioni
emotive, il tutto in assenza di
grossolane compromissioni
stato di vigilanza. La
La demenza è la conseguenza di una compromissione delle funzioni cognitive e non cognitive chedello
condizione e’ spesso
si ripercuote sulla capacità di svolgere autonomamente le attività della vita quotidiana al puntoirreversibile e progressiva.”1
Committee on
tale da non permettere di vivere più una vita autonoma ed indipendente, pur conservando loCollege
Geriatrics. Organic Mental
stato di vigilanza.
Impairment in The Elderly.
J Roy Coll Physicians (London)
1981
La demenza
flios12
Cause della demenza
La demenza riconosce varie cause, sorge in età adulta o senile, in soggetti che in
precedenza non manifestavano disturbi cognitivi e comportamentali; non è provocata
peraltro solo da malattie che colpiscono il cervello. Ha un esordio improvviso ed acuto o
progressivo.
Le malattie che provocano la demenza sono oltre 60, hanno esordio, durata e prognosi
diverse in relazione alla causa che ne ha provocato l'insorgenza .
II 50-60% delle demenze e provocato dalla malattia di Alzheimer, il 10\20% sono dovute
a malattie che provocano lesioni alle cellule cerebrali per cause vascolari (demenze
vascolari), nel 10-30% dei casi sono dovute a patologie di tipo degenerativo che
danneggiano le cellule cerebrali (come la demenza a corpi di Lewy e la malattia di Pick); il
5-20% è secondario ad altre malattie a carico del cervello o di altri organi oppure sono
dovute ad intossicazioni o disturbi metabolici e potenzialmente reversibili.
Sono quindi molte le patologie che pur compromettendo inizialmente solo la funzione
di altri organi possono poi provocare disturbi delle funzioni del cervello. Quando queste
patologie provocano alterazioni nelle strutture e nei circuiti (danno cerebrale) che
intervengono nella funzionalità cognitiva, ivi compresa la personalità del soggetto, può
comparire la demenza. Queste forme sono indicate come secondarie( in genere sono
ritenute secondarie le demenze vascolari che hanno condotto alla distruzione del
tessuto cerebrale, frequentemente associate ad aterosclerosi) per distinguerle dalle
forme primarie, ossia quelle forme dovute e malattie che colpiscono direttamente il
tessuto cerebrale:
Alzheimer;
Parkinson;
atrofia corticale posteriore.
Le demenze vanno poi distinte in:
reversibili
irreversibili
in relazione alla possibilità di intervenire in modo risolutivo sulla causa che ne ha
provocato l’insorgenza o meno.
Nello specifico, i criteri diagnostici di demenza secondo il DSM IV sono:
flios13
deficit della memoria: il paziente non ricorda informazioni recenti e non apprende
nuove informazioni;
deficit cognitivo associato: aprassia, afasia, agnosia e deficit delle funzioni
esecutive;
declino delle funzioni cognitive tale da interferire con la normale vita quotidiana;
declino cognitivo tale da interferire con la scadimento funzionale rispetto al
funzionamento precedente;
deficit cognitivo che non si presenta esclusivamente durante un delirium;
non presenza dei seguenti fattori: malattia cerebrovascolare, Parkinson, malattia
di Huntington, ematoma sottodurale, tumore cerebrale, ipotiroidismo, deficienza di
niacina, ipercalcemia, neurosifilide, HIV, affezioni indotte da sostanze.
Per quanto concerne le Funzioni cognitive esse possono essere così sottoclassificate:
1) Funzioni esecutive:
Attenzione ;
Funzioni di controllo, problem solving;
Pianificazione delle operazioni e programmazione ;
Ragionamento .
2) Memoria:
memoria a lungo termine: memoria dichiarativa (semantica, episodica, autobiografica) che
consente l’accesso ad informazioni già consolidate (concetti, informazioni, ricordi e vissuti,
collocazioni personali nello spazio e nel tempo,etc.) e memoria non dichiarativa (procedurale)
che si riferisce ad acquisizioni implicite o preconosce che possono essere rievocate in modo
immediato ed automatico (vestirsi, camminare, guidare, suonare uno strumento).
memoria a breve termine ;
memoria di lavoro.
3) Prassie :
ideomotoria: uso di oggetti per la cura personale, elettrodomestici, nonché modalità gestuali
complesse quali il vestirsi, lavarsi, etc.
ideativa: uso di oggetti singoli (caffettiera, accendino)
visuocostrittiva : costruzione di modelli, disegni, rappresentazioni complesse, etc.
Linguaggio:
fluenza verbale: produzione di frasi corrette dal punto di vista sintattico e grammaticale, eloquio,
coerenza interna.
Comprensione: rilevanza del discorso e coerenza con le domande formulate.
La demenza dovuta all’Alzheimer
La malattia in genere ha un esordio con disturbi non cognitivi quali ad esempio
modificazioni del carattere (maggiore irritabilità), manifestazioni depressive, disturbi psichici
(deliri, allucinazioni).
Gia nelle fasi iniziali si possono verificare difficoltà a svolgere le attività lavorative e nella
vita sociale.
Comment: Non esistono
marcatori biologici che ci
permettano di formulare con
certezza la malatia in vita. La
diagnosi viene formulata sulla base
di criteri clinici
I sintomi non cognitivi
La malattia di Alzheimer può esordire con un disturbo delle funzioni mnestiche
( 2° grado della scala di Barry Reisberg - dimentica dove ha messo le cose, il nome delle persone,
flios14
senza preoccupazione del soggetto) sebbene già nella fase lieve della malattia possono
manifestarsi disturbi non cognitivi ( 3° grado della scala di Barry Reisberg - difficoltà a partecipare
a conversazioni, primi cambiamenti di personalità, stati ansiosi o depressivi, comportamenti
bizzarri, difficoltà nella guida); talvolta però la malattia può essere addirittura preceduta o esordire
con disturbi non cognitivi come già detto.
Questi disturbi sono parte integrante della malattia e non c'ê ancora accordo nel mondo scientifico
se debbano essere considerati una conseguenza dei disturbi cognitivi o piuttosto manifestazioni
relativamente indipendenti.
La loro comparsa deve essere valutata con molta attenzione al fine di escludere che siano dovuti
all'uso di farmaci o ad altre cause (infezioni, stitichezza, ecc.) per disturbi non cognitivi si
intendono:
le alterazioni del tono dell'umore;
le manifestazioni di tipo psicotico;
le modificazioni del comportamento;
i disturbi neurovegetativi.
I disturbi non cognitivi si manifestano nel 90% dei pazienti.
La frequenza e la gravità dei singoli disturbi è molto variabile; si esprimono in modo
diverso nei vari pazienti e nelle varie fasi di malattia. A differenza dei deficit cognitivi non
hanno una comparsa ed una progressione lineare.
Le alterazioni del tono dell'umore (depressione17, tristezza, melanconia18, euforia)
sono disturbi molto frequenti, soprattutto nelle fasi iniziali di malattia, in particolare
tra il 30 ed l'80% dei pazienti manifesta sintomi depressivi19; meno frequente è
l'euforia (5%) e l'instabilità emotiva (40%); l'ansia20 può presentarsi nel 50% dei
pazienti, la manifestazione ansiosa più frequente è la cosiddetta facies ansiosa
(70%) ed il senso di paura.
17
Le ricerche nel campo dei disturbi dell’umore hanno dimostrato che la depressione sarebbe causata da
una riduzione dei neurotrasmettitori che nel cervello portano i messaggi da una cellula all’altra: quando
questo accade la persona si sente rallentata sia a livello fisico che mentale. I farmaci attualmente a
disposizione riescono spesso a correggere questo squilibrio chimico riportando il soggetto alla normalità. Rif.
“I disturbi mentali”,W. Roukema, Ed. Plus 2005
18
Nella clinica il termine melanconia può essere utilizzato al posto del termine depressione. Nel linguaggio
ordinario, al contrario, la melanconia o malinconia indica una fissazione su pensieri tristi o un turbamento
duraturo dell’animo, ma anche un sentimento di vaga tristezza e sconforto. Il termine deriva dal greco
mélas (nero) e Kholé (bile)
19
Sintomi depressivi o manifestazioni depressive: in linea generale, ed a seconda della gravità
dell’alterazione dell’umore, il depresso cammina incerto, titubante, il corpo lievemente inclinato in avanti
come chi è sopraffatto da un peso insostenibile: il peso dell’esistenza. Le rughe sulla fronte possono essere
accentuate, le sopracciglia aggrottate, lo sguardo fisso. Vediamo invece le idee: le idee sono tristi; il
depresso non vede prospettiva e futuro davanti a sé. In alcuni casi possibile arrivare al suicidio. Il gesto di
disperata protesta contro un mondo contro. All’interno di sé, il depresso ritiene che il mondo sia pieno o
quasi di gente felice, mentre lui non riesce a progettare un futuro accettabile. Dentro si trova il vuoto. Le
regole sociali, le norme convenute, ciò che normalmente si fa per lo più, non ha valore. La moralità va alla
deriva: la gioia altrui e il dolore altrui attraversano il depresso senza che possa far nulla per afferrarli.
20
L’ansia è un normale meccanismo di difesa dell’organismo che può presentarsi in forma critica quando
diventa uno stato di dolorosa attesa, protratta nel tempo, riducendo la libertà individuale. Possiamo dire
che, a livello di sensazioni, un fremito continuo ci accompagna, esitiamo speso di fronte ad eventi ritenuti
normali; a volte anche il mangiare ed il dormire diventano difficili. Una marea che monta e decresce e che
tenta, se di grande intensità, di annegarci.
flios15
I disturbi di tipo psicotico21 si manifesterebbero nel 30-60% dei pazienti; alcuni studi
riportano la comparsa di deliri nel 90% dei pazienti. Tra le manifestazioni deliranti più
frequenti troviamo:
la sospettosità,
il pensiero di essere stati derubati,
di non essere nella propria casa,
di essere stati traditi,
che il proprio congiunto è stato sostituito da un impostore di aspetto identico
(sindrome di Capgras),
di essere stati abbandonati dalla famiglia,
il chiedere ripetutamente su un episodio futuro o di qualcuno che deve arrivare
(sindrome di Godot).
Tra le allucinazioni sono più frequenti quelle visive (22%) rispetto a quelle uditive (13%).
I disturbi del comportamento si manifestano in circa il 70% dei pazienti nel corso della
malattia.
Il disturbo più frequente e l'indifferenza-apatia (60%), circa il 40% manifesta irritabilità; fino al
60% dei pazienti sviluppa agitazione psicomotoria che si presenta come aggressività o
vocalizzazione persistente, irrequietezza, irritabilità, pedinamento, vagabondaggio afinalistico,
perseverazioni, affaccendamento, manierismi e movimenti ripetitivi (come ad esempio torcersi di
continuo le mani).
Meno frequentemente si manifesta disinibizione ed euforia.
I disturbi neurovegetativi si manifestano con alterazioni:
' dell'alimentazione: cambiamento nei gusti alimentari, aumento o diminuzione
dell'appetito;
del sonno: risvegli notturni, inversione del ritmo sonno-veglia;
dell'attività sessuale: iposessualita o ipersessualita.
Quale evoluzione?
L'evoluzione e caratterizzata da una lenta e progressiva perdita delle funzioni cognitive e
delle capacità di svolgere le attività della vita quotidiana in modo autonomo ed
indipendente.
I disturbi non cognitivi, che possono essere considerati secondari ai disturbi cognitivi,
sono invece variamente presenti nelle vane fasi di malattia e per la loro gravità diventano
la causa più frequente di istituzionalizzazione del paziente.
Benché sia difficile trovare due pazienti che presentino gli stessi sintomi di esordio e lo
∗
21
Le psicosi sono affezioni psichiche più gravi delle nevrosi (disturbi d’ansia, fobie, disturbi ossessivi
compulsavi,attacchi di panico, etc.) in quanto pregiudicano il rapporto con la realtà. La psicoterapia e
l’apporto farmacologico sono opportuni e necessari ma il loro l’esito, quanto alla guarigione è assai
dubbio. (delirio, allucinazioni, etc.). Con il termine delirio: Idea o idee che, pur non avendo corrispondenza
con la realtà, non cedono né agli argomenti né alla discussione, né alle smentite della esperienza.
Dizionario di psicologia U.T.E.T , 1999, Torino
flios16
stesso decorso, si possono, a scopo solo esemplificativo, identificare almeno quattro fasi:
1. Fase lieve (demenza di grado lieve, durata 2-4 anni) in cui si possono manifestare i
seguenti:
• sintomi cognitivi:
difficoltà ad apprendere cose nuove;
difficoltà di memoria, soprattutto quella per gli episodi recenti (ad esempio
dimenticare gli appuntamenti: amnesie);
disorientamento temporale (ad esempio confondere i giorni della settimana, ecc.);
disorientamento spaziale (tendenza a perdersi fuori casa);
difficoltà nel parlare (lieve anomia);
difficoltà nell'eseguire problemi complessi;
sintomi non cognitivi:
ansia, disturbi depressivi (perdita dell'iniziativa, abbandono degli hobby);
del comportamento (irritabilità, a volte apatia);
psichiatrici (idee deliranti);
•
deficit funzionali:
necessità di supervisione o di minimo aiuto per vestirsi e per I'igiene;
difficoltà nello svolgimento delle attività lavorative e nella vita sociale;
difficoltà nelle attività domestiche (ad esempio far funzionare un nuovo
elettrodomestico).
2. Fase moderata (demenza di grado moderato; durata 2-10 anni) in cui si
manifesteranno i seguenti disturbi:
•
sintomi cognitivi:
si accentuano i disturbi di memoria recente e remota;
aumentano le difficoltà ad orientarsi (anche in luoghi noti);
peggiora il linguaggio, si manifestano difficoltà sia nel parlare che nel comprendere
(afasia);
si manifestano difficoltà nel riconoscere amici o parenti (agnosie) o vengono
confusi (falsi riconoscimenti);
compaiono difficoltà ad eseguire azioni complesse o che richiedono una
programmazione delle sequenze motorie (aprassie);
sintomi non cognitivi:
si accentuano i disturbi del comportamento;
spesso compare il vagabondaggio e l'affaccendamento;
compaiono disturbi vegetativi (inappetenza, insonnia);
flios17
•
deficit funzionali:
incapacità a svolgere alcune attività fuori casa in modo indipendente (fare acquisti,
pagare bollette, ecc.);
riduzione o incapacità a cucinare ed a svolgere altre attività domestiche;
necessità di molta assistenza per l'igiene personale, per lavarsi e per vestirsi; ancora
non si manifesta incontinenza.
3. Fase grave (demenza grave; durata media 3 anni) in cui il malato presenta:
•
sintomi cognitivi:
gravissima perdita di memoria, ne rimangono solo alcuni frammenti;
completo disorientamento spaziale anche nella propria abitazione;
incapacità a riconoscere i volti dei familiari più prossimi, può ancora conservare
l'orientamento personale;
linguaggio incomprensibile o può non esserci più (mutismo) e non riesce più a
comprendere;
•
sintomi non cognitivi:
comportamenti stereotipati (affaccendamento, vagabondaggio, vocalizzazione
persistente);
agitazione, irritabilità
inappetenza, alterazione del ritmo sonno-veglia;
•
deficit funzionali:
perdita della capacità di uscire di casa anche se accompagnato;
difficoltà a camminare autonomamente, cade facilmente, presenta rigidità diffusa e
postura in flessione;
necessità di assistenza non essendo più in grado di compiere le attività basilari della vita
quotidiana;
difficoltà ad alimentarsi da solo;
compare incontinenza urinaria.
4. Fase terminale (demenza terminale): il malato è confinato su una sedia a rotelle o a
letto, richiede assistenza totale, ha difficoltà a deglutire, talora deve essere
alimentato in modo artificiale, a completamente incapace di comunicare anche in
modo non verbale ed a incontinente.
L'exitus, in genere, avviene per processi infettivi per lo più vescicali o broncopolmonari.
Sintomi ed evoluzione delle Demenze vascolari
L'esordio delle demenze causate da lesioni vascolari del tessuto cerebrale è
generalmente acuto o subacuto, in ogni caso si riesce, abbastanza frequentemente, a
stabilirne la data.
Il decorso ha un andamento progressivo ed il peggioramento avviene a `gradini". Ogni scalino è
flios18
il risultato prodotto da un nuovo evento ischemico o emorragico. Talvolta, questi "gradini"
possono essere poco evidenti ed il declino cognitivo può sembrare graduale. Quest'ultima
condizione rende difficile differenziare queste forme rispetto a quelle primarie o degenerative.
I sintomi cognitivi che possono manifestarsi all'esordio di una demenza vascolare sono:
amnesie: il disturbo di memoria è spesso il primo sintomo di una demenza vascolare. Ad essere
compromessa a generalmente la memoria recente, con incapacità di ricordare fatti accaduti dopo
l'evento ischemico, mentre generalmente non è compromessa la memoria episodica e remota e la
capacita di apprendere nuove informazioni. Si manifestano difficoltà a seguire le istruzioni. Nei
pazienti con grandi infarti singoli,il deficit cognitivo è in relazione con la sede e l'estensione della
lesione ischemica.
anomia: l'anomia è l'incapacità del soggetto di denominare un oggetto (ad esempio un ombrello)
pur riconoscendolo ed usandolo correttamente. Possono utilizzare circonlocuzioni per definirlo
(ombrello = quel coso che serve per riparare dalla pioggia) o parole passe par tout (quel coso che
serve per riparare dalla cosa);
afasia: disturbo del linguaggio, che più frequentemente si manifesta con compromissione nella
comprensione o nella produzione di parole. E’ generalmente provocata da occlusione dell'arteria
cerebrale media di sinistra che provoca un danno in aree della corteccia cerebrale deputate a
svolgere questa funzione. Queste aree sono appunto nell'emisfero cerebrale di sinistra ed in
particolare attorno alle regioni perisilviane (area di Brocà e di Wernicke);
aprassia: è spesso conseguenza di un danno delle cellule nervose delI'emisfero cerebrale di
sinistra irrorato dall'arteria cerebrale media. Questo deficit si manifesta con l'incapacità net
compiere o ripetere gesti e movimenti (fare il segno della croce, abbottonarsi la camicia, ecc.) in
assenza di disturbi di movimento, di senso o di coordinazione. Questi stessi gesti sono effettuati in
modo autonomo, quando sollecitati dal contesto o da esigenze personali (dissociazione autonomovolontaria);
agnosia: molto spesso a dovuta a lesioni dei due emisferi cerebrali. E un disturbo cognitivo che
comporta una mancata identificazione di uno stimolo (visivo, tattile, ecc.). Una forma di agnosia a la
prosopoagnosia cioè il mancato riconoscimento dei volti. Questa difficoltà di riconoscimento può
essere limitata ad un canale sensoriale e non deve essere provocata da disturbi puramente
percettivi (ad esempio un deficit visivouditivo, ecc.). Inoltre, l'incapacità dei pazienti di riconoscere lo
stimolo va distinta dall'incapacità a denominarlo. Ad esempio net caso di una agnosia tattile, qualora
lo stimolo venga presentato in una modalità sensoriale differente si è in grado di denominare
l'oggetto in questione;
agrafia: questo deficit cognitivo a dovuto ad un danno nell'emisfero di sinistra. Si definisce agrafia
l'incapacità o la difficoltà a scrivere;
neglect: viene considerato come un disturbo dell'attenzione. Questo disturbo cognitivo comporta la
mancanza di attenzione verso stimoli provenienti da una porzione dello spazio corporeo od
extracorporeo (solitamente di sinistra) o incapacità ad orientarsi verso di loro;
disturbi della marcia: i disturbi delle marcia sono tra i sintomi d'elezione per poter differenziare
una demenza vascolare della demenza di Alzheimer. Sono generalmente i sintomi più precoci in
questo tipo di demenze e spesso sono preceduti da una storia di instabilità con frequenti cadute,
mentre nella demenza di Alzheimer non compaiono nelle fasi iniziali di malattia;
disturbi urinari: l'incontinenza urinaria, la pollachiuria (aumento del numero delle minzioni nell'arco
flios19
delle 24 ore) e altri problemi urinari non dovuti a malattie urologiche. Anche questi disturbi sono
generalmente assenti nella malattia di Alzheimer, almeno nella fase iniziale;
disturbi da lesioni sottocorticali: quando i danni vascolari che determinano queste forme di
demenza sono nel tessuto cerebrale sottocorticale i deficit cognitivi ed i disturbi non cognitivi di
questi pazienti consistono in un rallentamento psicomotorio, instabilità della postura, difficoltà di
concentrazione, labilità emotiva.
Disturbi dell’umore e del comportamento: generalmente meno gravi che nell’alzheimer mentre
risulta più evidente la labilità emotiva e la tendenza all’abulia ed alla depressione.
Il morbo di Parkinson
Il morbo di P. è un patologia degenerativa dei neuroni dopaminergici, può colpire i soggetti intorno
ai 50 anni (età di affezione tra i 50 ed i 70 anni per cause ancora in via di definizione. E’ quindi una
patologia neurologica a patogenesi neurotrasmettitoriale, nello specifico la dopamina.
Sintomi:
- rigidità di tipo muscolare ( il paziente resiste passivamente a tentativo del medico di
piegare l’arto);
- bradicinesia: rallentamento generale dei movimenti e difficoltà ad iniziare un movimento;
- tremori a riposo: gli arti superiori in genere, presentano un lento tremore a riposo (chi sta
contando soldi), assente nel sonno.
- alterazioni posturali: il paziente cammina con il tronco flesso in avanti ed i gomiti
leggermente flessi;
- disabilità motoria (motricità automatica ridotta): evolve in modo lento, a volte mascherata
da artrosi ;
- alterazioni neurovegetative: seborrea, ipersudurazione, etc.;
- cambiamenti repentini della disponibilità psicofisica: pochi passi in un dato momento ed
una passeggiata poco dopo;
- sintomi demenziali (30%) : disorientamento, confusione e perdita di memoria,
demotivazione e riluttanza alla riabilitazione motoria;
- depressione: in più della metà dei pazienti si manifesta questo disturbo dell’umore di tipo
reattivo, ossia come reazione di sconforto e tristezza per l’insorgere della malattia.
Conseguenze: alterazione della stima di sé, calo di interessi, riduzione del ruolo sociale,
apatia, egocentrismo.
Terapia: in genere di solo tipo farmacologico a carattere sintomatico. Non si è in grado, a
tutt’oggi, di ridurre la progressione della malattia. Risulta necessario coinvolgere la famiglia al
fine di non medicalizzare troppo il malato e considerarlo totalmente disabile. Anche le
difficoltà espressive e comunicative del malato devono essere comprese e considerate nella
loro valenza.
flios20
L’etica è un’ottica
E. Lévinas
Indicazioni di lavoro
La costituzione italiana, all’art. 32, afferma il diritto alla salute di ognuno di noi, va detto
che l’OMS ha ridefinito il concetto di salute non assenza di patologie bensì come
benessere psicofisico e sociale. Ma di quale salute si può parlare nell'’età anziana? In
prima battuta, come modalità operative, è possibile affermare che è necessario prevenire
le malattie legate all’invecchiamento:
prevenzione primaria: misure utili alla prevenzione di eventi morbosi quali
telesoccorso, telecontrollo o teleassistenza, attivati a richiesta per garantire
sostegno psicologico agli anziani che vivono da soli. Anche le iniziative riguardanti
la gestione dl tempo libero quali le vacanze, le attività culturali o l’esercizio di un
attività fisica sono fonte di prevenzione.
prevenzione secondaria: interventi di sospensione o ritardo delle conseguenze
invalidanti di un evento morboso;
prevenzione terziaria: correzione di esiti negativi evidenti di eventi morbosi.
La gestione dei servizi e delle politiche sociali, come insieme di risposte ai bisogni sociali
degli anziani e delle famiglie coinvolte, diventa allora un’ottica secondo cui :
gli interventi sui soggetti sani hanno il medesimo valore di quelli effettuati su
soggetti malati;
l’intervento non può essere settoriale bensì globale: integrazione dei servizi in rete
in riferimento ad una valutazione multisettoriale ed integrata secondo l’unità
biopsicosociale della persona ;
l’intervento domiciliare è preferibile, se possibile, in quanto preserva un ambiente di
vita sicuro ed affidabile;
il Distretto, al cui interno lavora l’unità operativa geriatrica con competenze
multidimensionali, diventa l’elemento di snodo dell’alle attività per la salute degli
anziani;
la tutela abitativa, il sostegno economico al fine di evitare l’istituzionalizzazione, la
facilitazione e l’agevolazione all’accesso dei servizi, diventano priorità sociali
attivate per prevenire ed arginare il disagio sia esso personale che familiare.
Tipologie di interventi ed assistenza
“Dacché siamo un colloquio”
P. Ricoeur
•
flios21
Assistenza
interventi di
fine di:
domiciliare: prestazioni socio assistenziali (igiene, cure sanitarie,
tipo sociale), erogate al domicilio dell’utente, gestite dal Comune, al
mantenere a domicilio l’utente all’interno del nucleo familiare;
sostenere i familiari nelle cure all’anziano,
ridurre i costi dati dall’istituzionalizzazione o dall’ospedalizzazione
improprie.
•
Assistenza domiciliare integrata: : prestazioni sanitarie riferite
a patologie
croniche ed invalidanti gestite da personale dell’ASL professionale e\o specializzato
• Ospedalizazione a domicilio: di competenza dell’ASL, è funzionale al
mantenimento a domicilio dell’utente, solitamente malato terminale, che abbisogna
di cure sebbene senza la necessità del ricovero.
• Day ospital geriatrico: ospedalizzazione diurna di tipo specialistico per affezioni di
tipo cognitivo o psicologico e somatico che comportano una riduzione
dell’autosuffcienza.
• Centro diurno: struttura che eroga un servizio di assistenza e cura per gli anziani
con limitate compromissioni o non completamente autosufficienti ai fini di incontro
svago, assistenza (servizio mensa, lavanderia), cure, etc.
• Strutture residenziali (case di riposo, case albergo, R.S.A): gli anziani con gravi
patologie invalidanti, senza un adeguato supporto familiare, necessitano di cure ed
assistenza continue e mirate, non consentendo la permanenza a domicilio.
L’ingresso in tali strutture non può essere privo di difficoltà :
variazione di ambiente: abitare una casa non costituisce solo un atto di proprietà, è sentirsi a
casa, un atto psicologico complesso e profondo che dona sicurezza e serenità, in genere;
cambiamento di relazioni: varia il complesso delle relazioni agite sino a l momento dell’ingresso
nella struttura con il conseguente cambiamento di senso della propria esistenza quotidiana;
mancanza di punti di riferimento: noi costruiamo la nostra identità anche sulla base dei
riferimenti e delle abitudini maturate nel corso dell’esistenza. Entrare in nuova struttura provoca
smarrimento e disagio, anche per il mancato “riconoscimento” o diverso “riconoscimento” ricevuto
dall’ambiente e dalle persone. Essere uno tra molti, incide su senso della propria identità e sulla
propria sicurezza, anche in riferimento: alla limitazione della privacy rispetto alle pregresse
abitudini, alla continua presenza di operatori ed ospiti , alla diversità o mancanza di arredi
personali; alla limitazione dell’autonomia (orari diversi e rigidi, regole nuove); alla limitazione
della comunicazione (difficoltà iniziale ad interagire con gli operatori, ospiti, personale) che
viene superata nella misura in cui Altri significativi entrano in colloquio con il nuovo ospite; alla
limitazione della mobilizzazione (scarsità di movimento e di spostamento, limitazione di
spostamento all’interno della struttura).
Indicazioni per il Tecnico dei Servizi sociali: nella fattispecie, quali possono esser alcune strategie
utili all’operatore ed al Tecnico dei servizi per fronteggiare, superare, mettersi in contatto con
situazioni problematiche, di perdita, di gravità molto forte? Possono essere dati solo dei
suggerimenti, nella misura in cui la modalità operativa risente di molte variabili, non ultima la
personalità dell’operatore, il contesto socio affettivo in cui si trova ad operare, il contesto
socioculturale , il singolo momento di vita, le esperienze pregresse dell’operatore e del paziente,
gli atteggiamenti maturati, etc. In genere può essere utile:
flios22
ascoltare attivamente l’altro rispettando i tempi del parlato, rilanciando il dialogo, senza
giudicare ma essendo autentici nel modo di porsi;
non dare consigli o soluzioni, né minimizzare i problemi altrui, né banalizzare;
proporrre delle parafrasi che rispecchino quanto espresso al fine di una autoriflessione
mediante chiarificazioni e domande mirate;
mantenere una certa distanza emotiva senza immedesimarsi eccessivamente;
evitare di identificarsi troppo con i parenti più stretti a fine di evitare disaccordi con i parenti ed
amici;
Brevi indicazioni operative per i sintomi non cognitivi
Allucinazioni:
cosa fare :
o
o
o
o
verficare l’impatto di malattie organiche;
valutare la responsabilità dei farmaci somministrati;
Rassicurare il malato;
Spostare l’attenzione delo malato su cose piacevoli;
Individuare cause ambientali fonti di disturbo (specchi, etc)
Cosa non fare: - non deridere il malato;
- spiegargli che non vede cose reali.
Ansia
Cosa fare:
o confortare il malato con tono caldo e sereno;
o rassicurare il malato;
o mantenere l’ambiente ordinato e tranquillo;
o verifcare alcune possibili cause ambientali che possono scatenare il disturbo
(rumori, urla, strepiti, etc.).
Cosa non fare
o deridere il malato
o fargli capire che sta sbagliando.
Sundowning syndrome
Cosa fare:
escludere cause fisiche, farmacologiche, alimentari (eccesso di eccitanti quali caffè, thè, etc.);
rassicuralo e\o lodarlo;
parlare con toni pacati, ove possibile;
evitare di inserire l’anziano in ambienti rumorosi o iperstimolanti
chiedere consiglio al medico.
Cosa non fare
Non interverie in più persone per calmarlo;
lasciarlo muovere liberamente;
flios23
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