1 Italiano popolare/regionale ‘basso’ (informale) ----- italiano-dialetto / dialetto-italiano ----VII. Koinè dialettale4 VIII. Dialetto urbano IX. Dialetto locale (rustico) VI. I clitici soggetto Parte 1: Definizione di dialetto. Analisi sociolinguistica dialettale Parte 2: La classificazione dei dialetti in Italia Parte 3: Analisi sintattica di un fenomeno: i clitici soggetto nei dialetti settentrionali Parte 4: Le tipologie d’accordo (a cura di Giuseppe Torcolacci) Parte 1 “Fra le nazioni europee l’Italia gode il privilegio di essere, certamente, il paese più frazionato nei suoi dialetti […]. Ogni viaggiatore che, cominciando con il Piemonte, attraversando poi la Liguria, la Toscana, il Lazio e le province napoletane, si reca in Sicilia, si può rendere conto di questa situazione”. 1 Le numerose varietà linguistiche locali individuabili sul territorio italiano vengono considerate dialetti. Accezione negativa del dialetto: corruzione dell’italiano. Un dialetto corrisponde ad una lingua 2 e oggi viene inteso con due diverse accezioni: a) varietà parlata della lingua nazionale (varietà dello stesso sistema con gli stessi caratteri strutturali e la stessa storia della lingua nazionale); b) sistema linguistico autonomo rispetto alla lingua nazionale con caratteri e storia diversi da essa. In Italia i dialetti vanno intesi nel secondo significato. Dialettologia: studio delle parlate vive, essenzialmente adoperate a livello di oralità che ha necessità di dati; a differenza di altre lingue di cultura, non sono adeguatamente descritte e conosciute. Il continuum linguistico in Italia: solitamente ci si riferisce a un insieme di varietà che sfumano man mano l’una nell’altra. Tra la lingua italiana standard e il dialetto si possono alternare altre varietà linguistiche intercambiabili tra loro come illustra lo schema: 3 I. II. III. IV. V. Italiano standard toscaneggiante Italiano neo-standard/ italiano dell’uso medio/ italiano medio tendenziale Italiano regionale ‘alto’ Italiano colloquiale Italiano formale trascurato Italiani regionali: la vera realtà parlata dell’italiano; l’italiano parlato a livello colloquiale è quasi sempre riflesso di elementi dialettali che si infiltrano nella lingua. I maggiori italiani regionali in Italia: settentrionali, centrali, romano, meridionale e meridionale estremo. I diversi italiani regionali hanno differenti tratti fonetici che consentono di identificare la zona di provenienza di chi sta parlando (es: realizzazione di /z/ intervocalica nel settentrione: /kaza/ vs /kasa/ del centro-sud). Le differenze persistono anche nei tratti morfosintattici (es: uso del passato prossimo nel settentrione: ‘ieri ho visto Carlo’ vs ‘ieri vidi Carlo’ del centro-sud). Dati statistici: Dai dati Doxa 1992 (riportati qui sotto) risulta che all’interno del territorio nazionale: Parlano solo dialetto 11,3% Parlano prevalentemente dialetto 24,0% Parlano in pari misura dialetto e italiano 26,1% Parlano prevalentemente italiano 15,6% Parlano solo italiano 23,0% Il grado di diffusione del dialetto è tradizionalmente differenziato nelle diverse realtà regionali, presentando il massimo addensamento nelle regioni del nord-est, nelle regioni meridionali e nelle isole (Doxa 1992). Parte 2 Gli assetti linguistici documentati all’interno della penisola italiana in tempi relativamente remoti sono determinanti per la derivazione dei dialetti. Sostrato: lingua diffusa in una determinata area prima che un’altra si sovrapponga ad essa. Nella storia della linguistica italiana con sostrato si allude solitamente al sostrato prelatino e ai riflessi derivati dal contatto tra il latino e le diverse lingue (celtico, osco-umbro, etrusco etc.) parlati dai popoli nella penisola che nel corso dei secoli sono stati conquistati dai Romani. Superstrato: con le cosiddette invasioni barbariche, le diverse genti provenenti da Nord condizionano l’evolversi delle parlate locali. Il superstrato designa quella lingua che si sovrappone a quella in uso in una determinata area. 1 Rohlfs 1967. In termini tradizionali lingua e dialetto sono usati per designare la collezione di dati che Chomsky definisce lingua interna. 3 Sobrero 1997. 2 4 Con koinè si intende una varietà dialettale condivisa da un territorio relativamente ampio la cui espensione si può identificare con quella di una provincia o di una regione. 2 Adstrato: lingua territorialmente vicina ad un’altra. Classificazione dei dialetti: la delimitazione di aree dialettali si basa su criteri strettamente linguistici.5 Molte classificazioni si basano sul rapporto con il latino (criterio <genealogico>) che tiene conto di una valutazione di maggiore o minore distanza dei diversi dialetti da questa lingua dalla quale sono derivati: 6 Gruppo A: dialetti franco-provenzali, dialetti ladini; Gruppo B: dialetti gallo-italici, dialetti sardi; Gruppo C: veneziano, dialetti centrali, dialetti meridionali, còrso; Gruppo D: toscano Pellegrini: concetto dell’italo-romanzo: “svariate parlate della penisola e delle isole che hanno scelto, già da tempo, come lingua guida l’italiano”. Nel gruppo dell’italoromanzo non si annovera il còrso, la cui lingua guida (o tetto) è il francese. Sistema dell’italo-romanzo in base alle classificazioni del Pellegrini: 1. 2. 3. 4. 5. dialetti settentrionali; friulano; toscano; dialetti centro-meridionali; sardo Carta dei dialetti d’Italia, elaborata da Pellegrini, si basa sull’AIS7 Oltre ai dialetti del sistema italo-romanzo, Pellegrini aggiunge il ladino e le varietà alloglotte parlate entro i confini nazionali in territorio italiano (tedesco e sloveno). Ladino: ladino centrale (o dolomitico) e occidentale (svizzero). Presenta molti elementi in comune con il friulano. Gli studiosi hanno spesso denominato tale gruppo come retoromanzo includendo sia il ladino che il friulano. Le isoglosse: o linea di isoglossa indicano una linea ideale che rappresenta graficamente, in una carta linguistica, tutti i punti che hanno in comune lo stesso elemento linguistico, segnandone il limite di diffusione. Le isoglosse più significative si concentrano nella zona di transizione dai dialetti settentrionali a quelli mediani e tra i dialetti centrali a quelli meridionali. Primo fascio di isoglosse: attraverso l’Appennino da SP/MS > RN/Fano. La sonorizzazione delle consonanti sorde in posizione intervocalica (/k, t, p/ che diventano /g, d, v/). Esempi: /urtika/ > /urtiga/, /fratl/ > /fradl/, /kapi/ > /kavi/; Lo scempiamento delle consonanti doppie intervocaliche, che diventano semplici (fenomeno di degeminazione): /gallina/ > /galina/; La caduta delle vocali atone di fine parola diverse da –a (apòcope): /pane/ > /pan/ La selezione di clitici soggetto obbligatori. 5 Dopo Dante, che nel 300 aveva ordinato i volgari secondo un criterio geografico prendendo come punto di riferimento la catena appenninica, occorre attendere il XIX secolo per diverse classificazioni. 6 La lista stilata da Ascoli 1882 definisce, in ordine crescente, le affinità col latino. Il toscano è a livello morfologico (nella struttura della parola) il dialetto più vicino all’italiano. 7 Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz. Atlante linguistico i cui dati sono stati raccolti negli anni venti da alcuni linguisti tedeschi (Jud e Jaberg). Secondo fascio di isoglosse: attraverso l’Appennino dai Colli Albani (RM) > AN. Il gruppo consonantico /nt/ diventa /nd/: /monta/ > /monda/; 3 Il gruppo consonantico /nd/ si trasforma in /nn/ e /mb/ in /mm/: /mondo/ > /monno/, /gamba/ > /gamma/; L’aggettivo possessivo è posposto al nome di parentela lessicalizzandosi in posizione enclitica: /frateme/; Forme lessicali tipiche di area meridionale come tenere (avere), frate (fratello) e femmina (donna). Conservazione di /-s/ finale del latino per i plurali dei sostantivi maschili e parte dei femminili; Conservazione dei nessi consonantici latini come /pl, bl, gl, kl, fl/: /blank/ (bianco); Presenza di vocali lunghe e brevi con funzione distintiva: /pa:s/ (pace) e /pas/ (passo). Le varianti mediane sono molto più vicine allo standard sia a livello di lessico che di morfosintassi; questo è dovuto alla loro vicinanza col toscano. I dialetti toscani: caratteristiche assimilabili ai dialetti centrali. Non partecipa né di quei fenomeni tipicamente settentrionali (sonorizzazione delle consonanti sorde intervocaliche, scempiamento delle doppie, vocali turbate, caduta delle vocali atone di fine parola) né di un fenomeno propriamente meridionale (posposizione dell’aggettivo possessivo). Presenza della gorgia che consiste nell’aspirazione delle consonanti occlusive sorde (/p, t, k/) in posizione intervocalica davanti ad <a> ed <o>: /amiho/, /tatha/, /aphollo/. Alcuni ritengono che questa caratteristica derivi dalla lingua di sostrato: l’etrusco. Esito del latino –ARIU(M) che diventa /-aio/. Riduzione di /-ri-/ in /-i-/. Dittonghi <uo> e <ie> in corrispondenza di <o> ed <e> brevi del latino. Fenomeno di anaforesi: <e> che diventa <i> ed <o> che passa ad <u> davanti suoni palatari. I clitici soggetto sono presenti solo nei dialetti a centro-nord dell’area toscana (inclusa FI). I dialetti settentrionali: comprende un vasto sistema suddivisibile in due aree principali: GALLO-ITALICO, VENETO. L’area GALLO-ITALICA comprende in sé i dialetti liguri, piemontesi, lombardi ed emiliano-romagnoli. Il termine gallo-italico: l’area condivide elementi che sono presenti anche nell’area francese e che sono il risultato di un’evoluzione comune dal latino a causa del sostrato celtico e superstrato germanico. Tratti linguistici: 1) Presenza delle vocali turbate: /koer/ (cuore), /lym/ (lume). Tale metafonia avviene quando le vocali sono accentate; 2) La vocale /a/ quando accentata diventa //: /sl/ (sale). Piemonte e Emilia; 3) Il gruppo consonantico –CT del latino si modifica in due modi: nel piemontese e ligure diventa /it/: /lait/; nel lombardo diventa /tch/: /latch/; 4) Massiccia caduta delle vocali atone in fine parola quando diverse da <a> ed <e> del plurale: /kan/; di area lombarda e emiliana è la caduta delle vocali atone in posizione diversa da quella finale: /matslr/ (macellaio); 5) Consonantismo ligure presenta esiti diversi dal resto dell’area per i gruppi PL e FL del latino: L’area VENETA non presenta la stessa caratteristica dei gallo-italici per le vocali turbate e viene in genere mantenuta la vocale finale (cade solo dopo /n/ e /r/). Il gruppo –CT del latino si risolve in /t/: /late/. Queste particolarità del veneto fanno pensare alla lingua di sostrato: il venetico. Il possessivo è sempre preposto al nome suo referente e selezione obbligatoria dei clitici nominativi. Il friulano: sonorizzazione delle consonanti sorde in posizione intervocalica, scempiamento delle doppie e caduta delle vocali atone finali (diverse da /a/ ed /e/ del femminile). Mancano le vocali turbate. Palatizzazione di /ka-/ e /ga-/: tchaza/ (casa), /gialina/ (gallina); I dialetti centro-meridionali: tre categorie distinte: sistema CENTRALE o MEDIANO, dialetti MERIDIONALI, dialetti MERIDIONALI ESTREMI. Conservazione delle consonanti sorde intervocaliche, delle geminate, vocalismo atono a fine parola e metafonesi: modificazione della vocale tonica, che può diventare chiusa o dittongarsi dovuto ad /i/ o /u/ in posizione finale. Questi dialetti selezionano sempre la vocale indistinta // di fine parola; la metafonia rende i tratti di genere e di numero distinguibili: /kwett/ ‘cotto’ e /kott/ ‘cotta’. Tipici due tratti: /-ld-/ > /-ll-/ (/kaldo/ > /kall/); /-ll-/ > /-dd-/ (/spalla/ > /spadd/). Forme di betacismo: /valigia/ > /baligi:a/. Assimilazione consonantica: oltre ai fatti riportati in merito alle isoglosse sono presenti: /-mp-/ > /-mb-/ (/kampana/ > /kambana/); /-nc-/ > /-ng-/ (/ankona/ > /angona/). Nella zona compresa tra le Marche meridionale fino alla Puglia barese (ad est) e tra l’Abruzzo e il basso Lazio la selezione dell’aux nei tempi composti non segue le stesse regole dello standard. Totale insensibilità alla categoria sintattica del verbo principale. La natura sintattica del verbo viene a neutralizzarsi e la selezione dell’aux dipende esclusivamente dal tratto di persona del soggetto sintattico: Essere 4 quando il soggetto sintattico è di 1p e 2p, e Avere quando è di 3p indipendentemente dal ruolo-heta. Nei dialetti meridionali estremi si osserva la riduzione al solo aux Avere per tutte le persone (segue modello della lingua spagnola). Sardo: fa parte del gruppo dei meridionali estremi. Conservazione di /-s/ finale per le parola che in latino finivano in /-s/, nel plurale dei sostantivi e nella coniugazione verbale; Conservazione dei gruppi consonantici con /l/ (/pl, bl, cl, gl, fl/) e successivo passaggio di /l/ ad /r/: dal latino /plus/ a /prus/ Conservazione delle occlusive velari sorde: /k/ e /g/ davanti a <e> e <i>: /gatto/ > /gettu/. I dialetti della provincia di PU: Fanno parte del gruppo dei GALLO-ITALICI. Le Marche non sono omogenee da un punto di vista linguistico e i due fasci di isoglosse fanno pensare a dei contatti linguistici intrattenuti all’interno della regione dovuti ad innovazioni giunte in direzione nord > sud e viceversa. Dialetti marchigiani: area pesarese, anconetana, maceratese ed ascolana. L’area settentrionale pesarese: caduta delle vocali atone interne e finali (diverse da /a/) e scempiamento in protonia: /bli:n/ (bellino). Area pesarese: sub-area marecchiese, sub-area pesarese, sub-area urbinate-fanesesenigalliese, sub area pergolese-cantianese. Nelle zone a ridosso del confine romagnolo è presente la metafonia romagnoleggiante e lo scempiamento delle doppie in posizione postonica /sur:la/. Lungo il fiume Metauro si documenta il passaggio da /a/ > // in sillaba libera e passaggio da /ts/, /dz/ > /s/, /z/: /tsio/ > /sio/ (zio), /dzeta/ > /zeta/ (zeta). Solo nella zona a nord della provincia, lungo la vallata del fiume Foglia e del Montefeltro si documenta la presenza dei clitici soggetto. Parte 3 Cosa sono i clitici? In italiano, nelle lingue romanze, ma anche in molti altri gruppi linguistici (ad es. nel greco, nell’arabo, nelle lingue slave ecc.), i pronomi appaiono in due serie diverse, come dimostrano i seguenti esempi: (1): a. Desiderano me a. Danno a me pronomi liberi / tonici b. Mi desiderano b. Mi danno pronomi clitici / atoni CARATTERISTICHE DEI CLITICI: I clitici non possono ricorrere nella posizione in cui appaiono i gruppi nominali o i pronomi liberi dotati della stessa funzione grammaticale: Desiderano lei/ Desiderano Carla/ *Desiderano la; I clitici devono necessariamente essere uniti al verbo e non possono essere separati da quest’ultimo se non da altri clitici: Domani gli presto la macchina / *Gli domani presto la macchina / Gliela presto domani; Non possono essere coordinati tra loro: *Le e gli ho parlato L’ordine dei pronomi clitici è rigidamente fissato: *La gli presto subito / Gliela presto subito; I pronomi clitici non possono apparire in isolamento: Chi ha parlato? Lei / Maria / *La PROCLITICI (quando appaiono prima del verbo): la mangio, ENCLITICI (quando appaiono dopo il verbo): prendila. Nel francese e nei dialetti settentrionali si annovera, oltre la presenza di soggetti tonici, la presenza di clitici soggetto. Esempi del francese: Qui est venu? *Il Qui est venu? Lui / Jean *Je, parfois, la mange Moi, parfois, la mange *Il et elle vont là Jean et Luise vont là *Je aussi parle avec vous Moi aussi parle avec vous Nel francese è possibile un raddoppiamento del clitico soggetto tramite la forma tonica, sebbene questo fenomeno venga stigmatizzato dalla grammatica normativa, rimanendo riscontrabile solamente nella lingua parlata: *Moi je viens aussi Moi, je viens aussi. I CLITICI SOGGETTO NEI DIALETTI DEL NORD: Il Nord Italia (comprese quelle zone della Toscana settentrionale e delle Marche del Nord) documenta la presenza di clitici soggetti: il soggetto lessicale in posizione preverbale accorda con il verbo finito in numero e persona ed è generalmente raddoppiato da un clitico soggetto: Pennabilli e bur'del e 'magna na 'mela il bambino ClS3psm mangia una mela In assenza di un soggetto lessicale è comunque generalmente presente il clitico soggetto: Pennabilli e 'magna na 'mela ClS3psm mangia una mela I verbi non argomentali sono anch’essi generalmente preceduti da un clitico soggetto. Questo può corrispondere alla forma di clitico soggetto di 5 3ps(m/f) oppure a una forma non differenziata. L’accordo del verbo è nella forma di 3ps: Pennabilli e 'pjov ClS3psm piove Il soggetto lessicale può trovarsi in posizione postverbale e la sua posizione originaria è richiamata da un clitico (espletivo). Se il soggetto lessicale è di 3pp, il verbo non si accorda in numero con il nominale posposto, bensì appare alla 3ps. Pennabilli i 'ven i bur'dei Espl viene i bambini In molte parlate friulane, nel contesto in cui compare un soggetto lessicale posposto, il clitico soggetto e il verbo si accordano col soggetto postverbale di 3pp: Travesio (PN): dopu a 'venin dai ka'nais dopo ClS3pp vengono i bambini Accordi con costrutti postverbali: I dialetti del centro-sud non presentano la realizzazione dei clitici soggetto anche se in svariate zone dell’area mediana e meridionale (Calabria centrale, Sardegna, Marche centro-settentrionali e Toscana meridionale) si verifica una tipologia di accordo parziale tra verbo finito e soggetto lessicale posposto. In area calabrese e sarda l’accordo è parziale se il correlato è indefinito e con costrutti verbali intransitivi: Iacurso (CZ): 'vinnru li hi'uli vennero i ragazzi 'vinn hi'uli venne ragazzi Gallo di Petriano: a'riva i mi a'mik arriva i miei amicii mi a'mik a'rivn i miei amici arrivano Il parametro del soggetto nullo: La GU prevede la selezione di parametri e uno tra questi è il parametro del soggetto nullo. Rizzi 1982 ha analizzato due gruppi di lingue: lingue come l’inglese da un lato e lingue del tipo dell’italiano standard dall’altro, individuando tra loro le seguenti differenze: i. Presenza facoltativa vs. obbligatoria di un soggetto preverbale: ITALIANO Maria mangia / Mangia / Piove INGLESE Mary is eating / *Is eating / *Is raining ii. Possibilità vs. impossibilità dell’inversione libera del soggetto: ITALIANO Arriva / Dorme Maria iii. INGLESE *Is sleeping Mary / * There is arriving Mary Possibilità vs. impossibilità di estrarre un soggetto preverbale adiacente ad un complementatore di tipo che: ITALIANO: Chi pensi che arrivi? INGLESE: *Who do you think that is arriving? Le caratteristiche osservate per l’italiano standard corrispondono in generale a quelle proprie dei dialetti centro-meridionali, escluse le varietà delle Marche del nord e della Toscana settentrionale. Le correlazioni tra i punti (i-iii) non sono sempre valide: L’inglese ammette costrutti postverbali solo con soggetti indefiniti e, per quanto concerne il verbo, con una sottoclasse degli inaccusativi. Peraltro, non in tutte le NNSL’s8 l’inversione è limitata a specifiche classi verbali e nominali. Per il francese Rizzi 1982 osserva che nei costrutti dichiarativi tale lingua presenta caratteristiche analoghe all’inglese ma nei costrutti interrogativi ammette la cosiddetta inversione stilistica con dei risultati coincidenti con quelli dell’inversione libera dell’italiano: Il est venu des enfants / *les enfants ‘Espl. è venuto dei bambini /* i bambini’ *Il a appelé des enfants ‘*Espl. ha chiamato dei bambini’ Quand sont venus les enfants? ‘Quando sono venuti i bambini?’ Il tedesco, lingua a V2, non ammette mai il soggetto nullo. A differenza dell’inglese può però realizzare soggetti postverbali con qualsiasi SN e classe verbale e l’espletivo corrisponde al pronome nominativo es: Es kommt der Pfarrer zurück ‘Espl. viene il parroco indietro’ Per il tedesco e il francese non c’è quindi la piena corrispondenza tra i punti (i-ii). NNSL’s presentano obbligatoriamente la realizzazione dell’espletivo nei casi di soggetti postverbali. La posizione del clitico soggetto: Brandi e Cordin notano che i dialetti di tipo settentrionale pongono questioni di notevole interesse per il quadro del parametro del soggetto nullo. Superficialmente in questi dialetti sembra dover ricorrere obbligatoriamente il soggetto, realizzato come un clitico soggetto. Confrontando i dialetti settentrionali con una NNSL’s (francese) notiamo che i dialetti del nord raddoppiano obbligatoriamente il soggetto preverbale con il clitico mentre nel francese i clitici soggetto sono in distribuzione complementare coi soggetti lessicali: GRADARA: i mi a'mik i a'riva i miei amici ClS3ppm arriva 8 NNSL’s (lingue a soggetto non nullo); NSL’s (lingue a soggetto nullo). 6 i a'riva ClS3ppm arriva FRANCESE: Mes amis arrivent Ils arrivent Nell’italiano il soggetto lessicale preverbale occupa la posizione di specificatore della testa flessiva F, testa a cui si muove il verbo per associarsi ai tratti di tempo: F’’ F’’ 9 D’ F’ D N’ il cane N F’ pro F (-a) abbaia V F abbaia abbaia Nella frase -la 'magna- Novafeltria, il clitico la è marcato per Caso ed assorbe il ruolo tematico che attraverso V viene assegnato al soggetto vuoto preverbale. Qui il clitico è il vero e proprio argomento e possiede le stesse caratteristiche di un pronominale referenziale. Nella frase e bur'del e 'dorma- Novafeltria, il clitico e è marcato per il Caso ma non ha il ruolo tematico poiché esso è assegnato al soggetto preverbale. Qui clitico – argomento e realizzazione dei soli tratti morfologici della flessione. F F pro Fless V’’ N’’ Fless V’’ V abbaia Brandi e Cordin 1981 cercano di stabilire la posizione dei clitici soggetto dei dialetti del nord (Brandi analizzando il dialetto di Vaiano –PO-, Cordin quello di TN). Il clitico soggetto potrebbe occupare: (a) la posizione di soggetto preverbale, (b) la posizione sotto il nodo di FLESSione, 1- L’ipotesi (a) è da escludere in quanto equivarrebbe ad analizzare i clitici soggetto dei dialetti del Nord equiparandoli a quelli del francese. I clitici soggetto del francese hanno comportamenti diversi da quelli dei dialetti settentrionali in quanto in questi dialetti tali clitici appaiono anche in frasi in cui appare un SN lessicalizzato e in francese tale comportamento porterebbe a frasi mal formate a meno che non si tratti di casi di dislocazione a sinistra: Il est venu *Jean il est venu Jean, il est venu Inoltre i dialetti del nord possono invertire il soggetto lessicale con ogni tipo di verbo e senza che siano osservate restrizioni di definitezza sullo stesso. Supporre che i clitici soggetto si lessicalizzino nella posizione di soggetto preverbale porterebbe alla conclusione inverosimile che nei nostri dialetti il SN lessicale non possa mai occupare la posizione di soggetto preverbale in quanto tale posizione è assegnata al clitico soggetto. 2- B. e C. considerano l’ipotesi che i clitici soggetto dei dialetti del nord siano collocati sotto il nodo fless. La perfetta identità di tratti condivisa dai clitici soggetto e la flessione verbale suggerisce di pensare ai clitici come una forma ‘prefissale’ dei tratti d’accordo e quindi considerare tali prefissi e suffissi come modi distintivi ma equivalenti di esprimere i tratti pronominali della flessione. ±T magna CL la e burdel ±T ACC dorma CL e I dialetti settentrionali non differiscono allora dal gruppo dei mediani e meridionali. Le categorie funzionali non variano da lingua a lingua ma ciò che è soggetto a variazione sono le condizioni di lessicalizzazione delle categorie. Paradigma dei clitici soggetto: In dialetti veneti, liguri ed alpini, alcune forme di clitici soggetto sono assenti; in altri sistemi dialettali alcuni clitici soggetto occupano una specifica tabella nel paradigma verbale ed altri coprono più di una casella dello stesso. Clitici differenziati: forme di clitico soggetto distinte nel paradigma a seconda del numero e della persona Clitici non differenziati: non specificati e non differenziati per numero e persona. Un sistema largamente diffuso (anche in area pesarese), prevede forme specializzate di 2ps t e differenziate alla 3p, mentre la 1ps e 1/2pp sono introdotte da un elemento non differenziato a che in molte varietà corrisponde al clitico dei verbi meteorologici.10 Tavullia: a 'dorme ‘ClS dormo’ Colle S.Lucia (BL): 'dome t 'dorme te 'dorme el / la 'drma el / la 'doma a dur'min dor'mjon a dur'mit dor'mi i / le 'dorma i / le 'orm l 'pjo:v 9 Rizzi 1982. Lo specificatore di F può essere occupato da una categoria pronominale vuota legittimata dalle proprietà morfologiche forti della flessione che chiameremo pro. pro può esprimere sia un pronome con proprietà argomentali che un soggetto con proprietà espletive. In inglese non è possibile la realizzazione di pro in quanto i tratti d’accordo non sono morfologicamente ricchi. ACC 10 ‘ClS piove’ el 'pjov Tale clitico a non differenziato, in area non padana assume la morfologia di e o i. 7 l a pju’vut ‘ClS ha piovuto Castelguglielmo (RO) l a plo'vest Esistono anche paradigmi che selezionano forme non differenziate per tutte le persone (dialetti alpini) e paradigmi che selezionano il solo clitico soggetto di 2ps. Tabella: adottando la terminologia di Manzini Savoia 2005 individueremo tramite Q le forme clitiche specializzate per il plurale, N per il singolare mentre le forme non specializzate sono contrassegnate con l’asterisco. Per la denotazione specializzata di 2ps utilizzeremo P. 1ps * 2ps P 3ps N N 1pp * 2pp * 3pp Q [D a….[Neg ne…[ D te [F drmi]]]] Casi di raddoppiamento clitico sono presenti anche nel dialetto di Firenze all’interno del quale compaiono clitici non specializzati per tutte le persone; quelli non differenziati che precedono la forma clitica specializzata sono facoltativi: (e) tu ddormi. La coordinazione: Il francese non ammette, nei casi di coordinazione di due sintagmi verbali, la ripetizione del clitico soggetto, cosa che accade nei dialetti settentrionali: FRANCESE je mange et bois TAVULLIA a 'magn e a 'bev Q Renzi e Vanelli 1983: se una varietà ha un solo clitico soggetto, questo è di 2ps; se ha due pronomi clitici soggetto, questi sono 2ps e 3ps; se ne ha tre, questi sono di 2ps, 3ps e 3pp. Renzi e Vanelli 1983 escludono che la nascita dei pronomi obbligatori sia da mettere in relazione con la necessità di disambiguare la flessione dove ci sono desinenze uguali. Nel dialetto di Livo-Val di Non (TN) c’è mancata lessicalizzazione per la forma P di 2ps mentre è presente le lessicalizzazione dei clitici di 3p. Esistono anche dialetti in cui i clitici hanno la stessa morfologia nonostante il verbo abbia la stessa desinenza: Garessio (CN): i 'drmi per la 2/3pp. LA POSIZIONE DEI CLITICI SOGGETTO La negazione: prova a favore che esistono due posizioni per i clitici soggetto. In area pesarese e nella maggior parte dei dialetti padani la negazione segue tutti i clitici; nei dialetti veneti la negazione segue il clitico non specializzato e precede quello specializzato: Novafeltria: a n 'magn Castelguglielmo (RO): (a) ne 'drmi t un 'magn (a) ne te 'drmi u / la n 'magna ne l / la 'drme a n ma'gnem a n ma'gnet ne ve'gni i / li n 'magna n i 'drme Esistenza di due forme diverse per i clitici nominali. La più bassa spetta a quello specializzato e la più alta a quello non specializzato. Considerata la posizione C in cui si posiziona il verbo quando sale nelle costruzioni interrogative possiamo pensare che il clitico meno incassato (non differenziato) si lessicalizza in D del dominio C e quello specializzato nella posizione più incassata in D del dominio di F: La forma clitica invariabile vocalica può essere anche omessa nelle strutture coordinate a seconda del dialetto: Novafeltria -a skriv e pensLe forme differenziate (e quindi quelle inserite in D di F) devono essere sempre lessicalizzate nella coordinazione: S.Giovanni in Marignano -t s'kriv e t 'pensL’ELEMENTO ESPLETIVO L’espletivo (o anche elemento pleonastico) si riserva ad elementi pronominali, in particolare ai soggetti, a cui non è associata una referenza individuale, come soggetto di verbi impersonali (meteorologici) e nel caso in cui il soggetto si trovi in posizione postverbale. Nella maggior parte dei dialetti di area padana tale espletivo assume la forma nominale a. Revere (MN): a. a 'parla i 'om / li 'dni ClS parla gli uomini / le donne b. i 'm i 'parl / li 'dni li 'parl gli uomini / le donne ClS parla a 'pjoe:f ClS piove Tale elemento non è lessicalizzato in tutti i dialetti: Montecalvo in Foglia: a. i mi 'amik i a'riva a'riva i mi a'mik 'tona L’espletivo corrisponde a forme non differenziate o al clitico differenziato di 3psm. Molte varietà come quella di Càsola (MS) testimoniano la forma di 3psf per l’espletivo: a. dop la 'ven i ni'nin dopo ClS3psf viene i bambini b. la ni'nina la 'dorm la bambina ClS3psf dorme 8 c. la 'pjo ClS3psf piove In tutti questi casi l’espletivo assume la forma di un clitico argomentale. a. Espletivo a correlato nominale: espletivo – verbo – soggetto lessicale; b. Espletivo con verbi meteorologici; c. Espletivo con correlato frasale: espletivo – verbo – frase. Molti dialetti non richiedono la diversa lessicalizzazione del clitico per i tre contesti: Sant’Agata Feltria: a. e ve:n i bur'dei Espl. viene i bambini b. e 'pjov Espl. piove c. e sa'ria mei a ca'me:-l Espl. sarebbe meglio chiamarlo Altre varietà presentano invece diversi tipi di lessicalizzazione clitica per i tre tipi di espletivi. A livello sintattico i verbi meteorologici non sono verbi privi di struttura argomentale ma assumono proprietà tematiche che possono saturare un quasi argomento. Nei dialetti meridionali è presente un soggetto lessicale con i meteorologici: Mola di Bari (BA): lu 'timbe ste a c'cove il tempo sta a piovere L’elemento pleonastico può anche non essere presente in tutti i casi (a.-c.) e Renzi Vanelli 1983 propongono che i verbi esistenziali ed impersonali documentano la presenza del clitico espletivo solo se lo hanno anche i verbi meteorologici; inoltre, suppongono che la presenza dell’espletivo nei tre tipi di correlati sia legata alla presenza del clitico nominale per tutte le persone nei casi di soggetto preverbale. In realtà vige l’indipendenza di ogni singolo parametro. L’espletivo frasale assume quasi sempre la forma di 3ps(m). Elementi espletivi sono presenti anche nelle lingue germaniche. Dati Vikner 1995: SVEDESE, NORVEGESE: det per qualsiasi tipo di correlato; INGLESE, DANESE, NEERLANDESE: there/ der/ er con correlato nominale (locativi) mentre con correlato frasale e meteorologico: it/ det / het (forme neutre); TEDESCO: es con tutti i tipi di correlato ma nelle costruzione XVS è silente solo nei casi di correlato nominale; ISLANDESE: Það in tutti i correlati ma nelle costruzioni XVS presente solo nel costrutto frasale. Parallelismo tra le lingue germaniche e i dialetti del nord: i dialetti settentrionali se lessicalizzano un espletivo, questo corrisponde all’espletivo frasale. Parte 4 Il soggetto lessicale si accorda col clitico soggetto e col verbo quando è in posizione preverbale in tutte le varietà dialettali italiane. Nella teoria classica d’accordo, il soggetto lessicale, nello spostarsi dalla posizione interna a V’’ alla posizione in cui compare in superficie, passa tramite lo specificatore di teste flessive intermedie fless dove si accorda con la flessione verbale. Fenomeni d’accordo che caratterizzano non solo il soggetto preverbale ma anche quello postverbale: INGLESE: il soggetto postverbale si accorda in numero col verbo; FRANCESE: il verbo finito si accorda alla 3ps con l’espletivo anziché col soggetto postverbale di 3pp. INGLESE: There comes a girl There come some girls FRANCESE: Il vient un enfant Il vient des enfants Nei dialetti italiani, quando appare un correlato, generalmente si verifica la mancanza d’accordo del verbo e clitico soggetto con il soggetto postverbale: a. Sant’Agata Feltria (e)l 'magna i burdei Espl mangia i bambini In molte varietà settentrionali (specialmente quelle del dominio friulano) è presente un accordo di tipo referenziale tra il verbo e clitico soggetto col correlato di 3pp: b. Vito d’Asio (PN) ui ai duar kanais qui ClS3pp dormono i bambini i kanais ai duar ui i bambini ClS3pp dormono qui La possibilità di mancato accordo tra verbo e correlato è ulteriormente attestata anche in quelle varietà che non presentano l’esistenza del clitico soggetto: c. Isola del Piano me dol le gamb mi duole le gambe Per la stessa varietà è possibile anche l’accordo referenziale tra verbo e correlato: d. Isola del Piano me dolne le gamb mi dolgono le gambe 9 a. b. c. d. +CLITICO +CLITICO -CLITICO -CLITICO -ACCORDO +ACCORDO -ACCORDO +ACCORDO Chomsky 1995 sostiene che le proprietà d’accordo del soggetto postverbale dipendano dai tratti dell’espletivo: in inglese l’espletivo there non è specificato pienamente per i tratti, mentre quello del francese, il, è specificato per i tratti (3psm). Secondo Chomsky 1995 i tratti d’accordo del soggetto postverbale si muovono a Fless per cancellare i tratti non interpretabili del verbo (nell’inglese); nel francese lo stesso movimento non è necessario visto che i tratti del verbo sono cancellati dall’espletivo. Questa generalizzazione è contraddetta dal tedesco: l’espletivo es del tedesco è marcato per i tratti ma le costruzioni espletive permettono l’accordo tra correlato e verbo. Cardinaletti 1997: “gli espletivi che sono marcati in maniera non ambigua come nominativo fanno scattare l’accordo con il verbo”, quelli che sono marcati in maniera ambigua per il nominativo richiedono la salita del correlato, che determina l’accordo con il verbo: Es ist gut (es NOM.) Ich finde es gut (es ACC.) “Dialetti e italiano: un confronto sul parametro del soggetto nullo”, in Rivista di Grammatica generativa, 6, pp. 33-87. Cardinaletti, A. (1994), La sintassi dei pronomi, Bologna, Il Mulino. Cardinaletti, A. e Roberts, I. (1991), “Levels of representation of Agreement”, manoscritto, Università di Venezia e Université de Genève. Chomsky, N. (1995), The Minimalist Programm, Cambridge, Mass: The MIT Press. Donati C. (2002) Sintassi elementare, Roma, Carocci. Graffi (1994), Sintassi, Bologna, Il Mulino. Jaberg, K. e Jud K. (1928-1940), Sprach- und Sacatlas Italiens und der Südschweiz, 8 vol. Zofinger. BIBLIOGRAFIA: Ascoli, G.I. (1882-1885), “L’Italia dialettale”, Archivio Glottologico italiano, 8, pp. 98-128. Balducci, S. (1977), Fasce isoglottiche nell’area urbinate, Urbino, Accademia Raffaello. Balducci, S. (2000), “Marche”, in A. Zamboni (a cura di ), Profilo dei dialetti italiani, Pisa, Pacini, pp. 452-479. Jaeggli, O. e Safir, K. (1989), “The Null Subject Parameter and Parametric Theory”, in O. Jaeggli, K. Safir (a cura di ), The Null Subject Parameter, Dordrecht, Kluwert, pp. 1-44. Manzini M.R., Savoia L.M. (2002a), “Parameters of subject inflection in Italian dialects”, in P. Svenonius (a cura di), Subjects, Expletives and the EPP, Oxford, Oxford University Press, pp, 157-199. Manzini M.R., Savoia L.M. (2005) I dialetti italiani e romanci, Morfosintassi generativa. Alessandria, Edizioni dell’Orso. Brandi, L. (1981), “Sui soggetti clitici”, in AA.VV. (a cura di), Studi di linguistica italiana per Giovanni Nencioni, Firenze, Pappagallo, pp. 129-146. Marcato, C. (2002), Italiano, dialetto e dialetti, Bologna, Il Mulino. Brandi, L. e Cordin P. (1981), Pellegrini, G.B. (1977), Carta dei dialetti d’Italia, Pisa, Pacini. 10 Renzi, L. e Vanelli, L. (1983), “I pronomi soggetto in alcune varietà romanze”, In AA.VV. (a cura di), Scritti in onore di G.B. Pellegrini, Pisa, Pacini, pp. 120-145. Rizzi, L. (1982), Issues in Italian Syntax, Dordrecht, Foris. Rohlfs, G. (1967), “L’Italia dialettale. Dal Piemonte alla Sicilia”, Nuovi argomenti, vol I., pp. 22-28. Rohlfs, G. (1966-1969), Grammatica storica dell’italiano e dei suoi dialetti, Torino, Einaudi. Turchetta, B. (2002), La ricerca sul campo in linguistica, Roma, Carocci.