Positivismo Caratteri generali del positivismo: Il positivismo è un movimento filosofico e culturale, caratterizzato dall’esaltazione della scienza. Il Nome deriva dal termine “positivo”, il quale ricopre due significati fondamentali: - positivo è tutto ciò che è reale e sperimentale, in opposizione a ciò che è astratto e metafisico. - positivo è anche ciò che appare pratico ed efficace, in opposizione a ciò che è inutile ed ozioso. Le convinzioni di fondo del positivismo sono: La scienza è l’unica conoscenza possibile ed il suo metodo è l’unico efficace, pertanto tutto ciò che viene mostrato per altre vie non dà origine a conoscenza. Dunque la metafisica è priva di valore conoscitivo. La filosofia, non avendo un proprio specifico oggetto di studio, è vista come la totalità del sapere positivo e dei principi comuni a tutte le altre scienze. Dunque essa si concretizza in una conoscenza unificata e generale, divenendo “studio delle generalità scientifiche”. Il metodo scientifico va esteso a tutti i campi del sapere, anche quello umano e sociale: nasce così la sociologia. Il progresso della scienza è alll’origine del progresso umano e della nuova riorganizzazione della società. Questo progresso porterà al superamento della crisi del mondo moderno (quest’ultimo punto mostra la consapevolezza di una profonda crisi storica, la quale comporta una rottura irreparabile con il passato). Il positivismo si divide in due fasi: -nella prima fase si caratterizza per la ricerca di un superamento della crisi storico-culturale e per il proponimento di un modello politico “organicistico” ed anti-liberale. -nella seconda fase, invece, si caratterizza per la consapevolezza di alimentare un progresso scientifico già in atto e per la difesa di una politica liberalista. Positivismo ed illuminismo: Il positivismo, per certi versi, può essere considerato come una ripresa originale delle caratteristiche illuministiche portate all’interno di una nuova situazione storico-sociale post-rivoluzionaria. Positivismo ed illuminismo presentano i seguenti punti in comune: - Estrema fiducia nella ragione e nel sapere, concepiti come strumenti di progresso al servizio dell’uomo e del bene comune. - Esaltazione della scienza a scapito della metafisica e di ogni sapere non verificabile dal metodo scientifico. - Visione tendenzialmente laica ed immanentistica della vita. Ma queste due correnti presentano anche alcune differenze: - Mentre gli illuministi hanno combattuto contro forze culturali e sociali ancora dominanti, facendosi promotori dell’ascesa della borghesia, i positivisti agiscono in una situazione che vede già radicate le mentalità laiche, il pensiero scientifico ed il successo della classe borghese. Da ciò deriva la minor carica polemica del positivismo, che considera le vecchie istituzioni superate e destinate a scomparire in virtù del progresso. - Mentre l’illuminismo si configura come un riformismo rivoluzionario (tradotto in atto dalla rivoluzione francese), il positivismo è anti-rivoluzionario e contrario alle nuove forze sociali rappresentate dal proletariato e dalle dottrine socialiste. - Mentre gli illuministi utilizzano la filosofia per legittimare il loro sapere e per ricercare un fondamento gnoseologico e critico della scienza, i positivisti, dando per scontata la validità del sapere scientifico, considerano la ricerca filosofica come atta a proporre una sintesi unificatrice e generalizzatrice dei vari risultati scientifici. - Mentre nell’illuminismo il richiamo alla scienza funge da strumento per la dissoluzione delle credenze, nel positivismo si concretizza come l’unica fonte di certezza assoluta, sostituendosi a quelle stesse credenze che l’illuminismo voleva screditare. Nel positivismo avviene dunque l’assolutizzazione della scienza. Positivismo e romanticismo: - Idealismo romantico e positivismo sono per molti aspetti filosofie profondamente diverse: Infatti il primo nasce in Germania e si sviluppa dal pensiero kantiano, il secondo nasce in Francia e si riconnette all’eredità illuministica. L’uno parla di Spirito e di dialettica, mentre l’altro di Umanità e di progresso. L’uno si afferma in una società dove è mancata la rivoluzione borghese, l’altro in una società che ha conosciuto uno dei più grandi processi rivoluzionari del mondo. L’uno è collegato al ceto medio di una società pre-industriale, l’altro esprime gli interessi e le ideologie della borghesia industriale e capitalistica. - Tuttavia tutto ciò non esclude la possibilità di una comune struttura di fondo e di una reciproca influenza. Infatti il positivismo, a ben guardare, si rivela come il “romanticismo della scienza”, e cioè come l’assolutizzazione del sapere positivo. Dunque proprio come il romanticismo carica la poesia e la filosofia di significati assoluti, così fa il positivismo nei riguardi della scienza. Idealismo romantico e positivismo risultano accomunati dai seguenti punti: Entrambi concepiscono la realtà come una totalità processuale necessaria; infatti idealisti e positivisti vedono il reale come un processo nel quale ogni evento è il risultato di un progresso rispetto al passato e la condizione di un miglioramento futuro. Questo schema generale caratterizza la maggior parte delle filosofie ottocentesche e nell’idealismo assume la forma di “svolgimento necessario dello Spirito” (Hegel), nel positivismo assume quella di “epoche e stadi dell’umanità” (Comte). Successivamente l’evoluzionismo (Darwin) ha esteso questo schema all’intera realtà, facendone la base di una teoria complessiva dell’universo. Idealisti e positivisti tendono a considerare il finito come manifestazione di una realtà infinita e a concepire l’esistente sottoforma di una successione di avvenimenti, ognuno dei quali costituisce l’anello di una catena necessaria che appare in marcia verso qualche risultato finale, che coincide di solito in una condizione ottimistica. L’idealista, come il positivista, tende a farsi profeta di una situazione futura, inscritta nella realtà e garantita nel suo processo. Da ciò, sia la celebrazione idealistica dell’esistente (“tutto ciò che è reale è razionale”), sia il culto positivista del dato reale (“il fatto è divino”), portano ad assumere un atteggiamento essenzialmente giustificazionista nei confronti del reale, considerato come una struttura necessaria e nel complesso positiva, in rapporto al quale il negativo risulta solo un momento nel realizzarsi del positivo. Comte La legge dei tre stadi: L’intento di Comte è quello di costruire un filosofia della storia. La sua filosofia si basa sulla legge dei tre stadi (legge del progressivo miglioramento dell’uomo), la quale afferma che ciascuna branca della conoscenza umana passa attraverso tre stadi differenti: teologico e fittizio, metafisico o astratto, scientifico o positivo. -Stadio teologico: Rappresenta l’infanzia dell’individuo e dell’umanità, immersa nell’immaginazione. Nello stadio teologico l’uomo, dirigendo la propria ricerca verso le cause finali e le conoscenze assolute, pensa ai fenomeni come prodotti dall’azione di agenti soprannaturali ed esseri straordinari. -Stadio metafisico: Rappresenta la giovinezza dell’individuo e dell’umanità, ora caratterizzata dalla ragione. Nello stadio metafisico gli agenti soprannaturali sono sostituiti da forze astratte capaci di generare da sé tutti i fenomeni. -Stadio positivo: Rappresenta la maturità dell’individuo e dell’umanità, guidata dal metodo scientifico. Nello stadio positivo lo spirito umano, riconoscendo l’impossibilità di raggiungere nozioni assolute rinuncia alla ricerca delle cause finali ed intime dei fenomeni e si applica unicamente, mediante l’uso dell’osservazione e della ragione, a scoprire il loro funzionamento e le loro leggi. Comte fa corrispondere ad ogni stadio una specifica organizzazione socio-politica. Rispettivamente: monarchia teocratica e militare, sovranità popolare (massima espressione dell’oligarchia platonica, dove la ragione deve governare), organizzazione scientifica della società industriale. L’anarchia intellettuale dell’epoca moderna: Tuttavia, secondo Comte, ancora non tutte le branche del sapere umano rientrano pienamente nello spirito positivo (manca per esempio una fisica sociale). Secondo il filosofo, questa imperfezione produce uno stato di anarchia intellettuale che è tipico della società moderna, nella quale i tre stadi continuano a coesistere rendendo impossibile la creazione di una perfetta organizzazione sociale. Comte si propone l’obiettivo di far prevalere la corrente positiva sulle altre due creando una filosofia positiva, in grado di portare a termine la crisi intellettuale che tormenta l’epoca moderna. La nuova enciclopedia delle scienze: La nuova filosofia positiva presuppone un’enciclopedia delle scienze, dalla quale Comte esclude le conoscenze applicate della tecnica e delle arti, limitandosi a considerare le scienze speculative. La nuova enciclopedia delle scienze è costituita da cinque discipline fondamentali: astronomia, fisica, chimica, biologia e sociologia. Di questa gerarchia non fanno parte né la matematica, né la logica, né la psicologia. - La matematica è esclusa perché, in quanto base di ogni scienza, è già compresa in ogni disciplina scientifica. - La logica è esclusa perché Comte crede che essa rappresenti il metodo stesso di ogni branca del sapere. - La psicologia non è considerata una scienza perché i fenomeni intellettuali su cui si fonda non si possono studiare, in quanto non sono né quantificabili, né osservabili nell’atto stesso in cui si verificano. Ciò che vi è di scientifico nella psicologia da un lato è riconducibile alla biologia (che per esempio può studiare il funzionamento del cervello), dall’altro alla sociologia (che studia i comportamenti sociali degli individui). -Fra le discipline matematiche diventerà fondamentale da Comte in poi la statistica, sulla quale si basa la stessa sociologia. In questa scienza infatti si considera solo l’aspetto quantitativo: non importa ciò che c’è dentro l’uomo, ma conta solo come esso reagisce a certi stimoli. La sociologia: La scienza alla quale sono subordinate tutte le altre scienze è la sociologia. Questa disciplina studia, infatti, il sistema delle operazioni filosofiche e politiche, che devono liberare la società moderna dalla sua anarchia intellettuale e darle una nuova e salda organizzazione. In tal senso la sociologia deve concepire i fenomeni sociali come soggetti a leggi naturali che ne rendano possibile la previsione. La sociologia è divisa da Comte in: - statica, che evidenzia la relazione necessaria tra gli stadi dell’umanità e le istituzioni sociali, per la quale un determinato sistema sociopolitico diventa inadeguato ad una fase diversa da quella ad esso corrispondente. - dinamica, che si fonda sull’idea del progresso, la quale afferma che ogni stadio sociale è il risultato necessario del precedente e la base indispensabile del seguente. L’idea del progresso spiega anche il sorgere di quegli uomini di genio che Hegel chiamava individui cosmico-storici. Essi infatti non sono che gli organi propri del movimento predeterminato del progresso, che, nell’ottica positivista, realizza un perfezionamento incessante del genere umano. La dottrina della scienza: Comte concepisce la scienza come volta a stabilire il dominio dell’uomo sulla natura. Egli infatti afferma che la conoscenza delle leggi dei fenomeni, porta alla loro previsione, la quale a sua volta conduce l’uomo a modificare la natura a proprio vantaggio (la formulazione delle leggi permette la previsione dei fenomeni e la previsione dirige l’azione dell’uomo sulla natura). La sociocrazia: L’opera di Comte risulta diretta a favorire lo sviluppo di una società nuova che egli chiama sociocrazia, la quale rappresenta un regime fondato sulla sociologia (non meno assolutista di quello teocratico fondato sulla teologia). Questa nuova politica positiva avrebbe dovuto trasformare, nell’immaginario di Comte, la filosofia positiva in una vera e propria religione, attraverso la fondazione di un’unità dogmatica, culturale e pratica dell’umanità. In questa religione il concetto di Umanità, che avrebbe preso il posto di Dio, assume un carattere storico: essa è la continua tradizione culturale e civile del genere umano, non è una somma di individui, ma l’espressione di un grande Essere, una totalità organica (in tal senso Comte si pone contro l’individualismo e perciò verrà criticato da Mill). Il positivismo pretende di lasciarsi alle spalle la metafisica; tuttavia, Comte non ci riesce. Egli infatti mostra un atteggiamento fortemente metafisico con la creazione di una vera e propria religione della scienza. -Cosa pensavano i positivisti del marxismo? Molti lo ritenevano una forma di metafisica, poiché pretendeva di cogliere l’uomo nel suo aspetto strutturale. -Cosa pensavano i marxisti dei positivisti? Sostenevano che fosse l’ideologia della borghesia vincente, che riduce il concetto di progresso a progresso scientificotecnologico. Da ciò derivava un atteggiamento conservatore o comunque moderato da parte dei positivisti che tendevano a mantenere le istituzioni politiche vigenti. -La socialdemocrazia. Alcuni intellettuali cercarono di coniugare il positivismo al marxismo. Da ciò nacque la socialdemocrazia che congiungeva le due ideologie nel concetto di riforma, secondo il quale si poteva migliorare la società mantenendo le istituzioni vigenti e conseguentemente aumentare il progresso. Economia e politica in Stuart Mill: Il Sistema di Economia Politica di Mill unifica i risultati che la scienza economica aveva raggiunto attraverso l’opera di Smith, Malthus e Ricardo. Mill tuttavia non ritiene che l’ordine economico sia automatico. Infatti, sebbene le leggi della produzione siano leggi di natura non modificabili, quelle delle distribuzione sono legate alla volontà umana e pertanto si possono modificare per ottenere una migliore distribuzione della ricchezza. Mill afferma che la scelta tra individualismo e socialismo dipende solo dal massimo grado di libertà che i due sistemi possono conferire. Mill infatti afferma un’esigenza di salvaguardare la libertà individuale. Non a caso infatti, l’ultima parte del suo trattato è dedicata a determinare i limiti dell’intervento del governo negli affari economici. Questi limiti sono necessari per il mantenimento della propria libertà. Darwinismo Il concetto di evoluzione ed il romanticismo: -Un altro indirizzo del positivismo è quello evoluzionistico. Questo assume il concetto d’evoluzione come il fondamento di una teoria generale della realtà naturale e, allo stesso tempo, scorge nell’evoluzione stessa la manifestazione di una realtà soprannaturale, infinita ed ignota. -il concetto d’evoluzione è desunto dalla generalizzazione della dottrina del trasformismo biologico, che è condizionata dal presupposto romantico che il finito sia la manifestazione dell’infinito, giacché, solo in virtù di ciò, i singoli processi evolutivi possono ritenersi partecipanti d’un processo unico, universale e necessariamente progressivo. -L’evoluzionismo positivistico è l’estensione al mondo della natura del concetto della storia elaborato dall’idealismo romantico. La teoria dell’evoluzione La teoria dell’evoluzionismo è una generalizzazione della teoria biologica della trasformazione della specie. Essa non poté trionfare nel mondo della scienza finché non fu superata la teoria delle catastrofi proposta da Cuvier, inoltre mancava ancora di qualsiasi dimostrazione. Darwin per primo dette la prova che fosse esatta. Il merito di Darwin consiste nell’aver dato una compiuta e sistematica teoria scientifica del trasformismo biologico fondandola su un grande numero di osservazioni, e di averla presentata proprio nel momento in cui l’idea romantica del progresso, nata sul terreno dell’indagine storica, si affermava nella sua massima universalità. La teoria si basa su due punti: 1. L’esistenza di piccole variazioni organiche che si verificano negli esseri viventi lungo il corso del tempo e sotto l’influenza delle condizioni ambientali, che sono vantaggiose agli individui che le presentano; 2. La lotta per la vita che si verifica necessariamente tra gli individui viventi. Da queste due osservazioni segue che gli individui presso i quali si manifestano mutamenti organici vantaggiosi hanno maggiori probabilità di sopravvivere nella lotta per la vita; ed in virtù del principio di eredità essi lasceranno ai loro discendenti i caratteri acquisiti. Tale è la legge della selezione naturale. La conclusione di Darwin è nettamente ottimista: egli crede di aver stabilito l’inevitabile progresso biologico allo stesso modo che il romanticismo idealistico credeva all’inevitabile progresso spirituale. Ne “la discendenza dell’uomo” Darwin tende a stabilire che non esiste alcuna differenza fondamentale tra l’uomo e i mammiferi più elevati per ciò che riguarda le loro facoltà mentali. Egli non crede che il riconoscimento della discendenza dell’uomo da organismi inferiori diminuisca in qualche modo la dignità umana. Darwin volle essere esclusivamente uno scienziato. Solo raramente e malvolentieri egli si decise ad esprimere le sue convinzioni filosofiche e religiose, e sempre in linea privata. Egli si definisce un agnostico, che nella sua mente vuol significare semplicemente l’impossibilità di trovare nel dominio della scienza conferme o smentite decisive delle credenze religiose tradizionali. Darwin è convinto che nel futuro l’uomo sarà una creatura assai più perfetta di quel che è attualmente, infatti le sue convinzioni scientifiche e l’intera teoria dell’evoluzione si basano sul presupposto dell’idea di progresso che dominava il clima romantico dell’epoca. Attraverso l’opera di Darwin, la scienza ha inserito l’intero mondo degli organismi viventi nella storia progressiva dell’universo. Carattere ideologico ebbe invece il cosiddetto darwinismo sociale, che estendendo dalla natura alla società il concetto di “selezione” e di “lotta per l’esistenza” pervenne alla giustificazione delle discriminazioni razziste. Secondo questa teoria la società si dividerebbe in “adatti” e “non adatti”, e i primi avrebbero la prerogativa naturale di dominare i secondi.