IL POSITIVISMO In senso ampio, il positivismo è uno dei principali

IL POSITIVISMO
CARATTERI GENERALI
In senso ampio, il positivismo è uno dei principali indirizzi filosofici del XIX secolo caratterizzato
dalla posizione di preminenza che in esso assumono le scienze empiriche, naturali, osservative
e sperimentali le quali vengono considerate unica e privilegiata fonte di conoscenza e modello cui
tutti i saperi (anche quelli letterari ed umanistici) devono ispirarsi per essere considerati validi.
In senso più circoscritto si è soliti designare con tale nome la filosofia del francese AUGUST
COMTE (1798-1857) e della sua scuola.
PERIODIZZAZIONE
Per quanto il suo massimo sviluppo intellettuale e sociale si sia realizzato nella seconda metà
dell’800, esso ha espresso molte delle sue principali elaborazioni teoriche prima del 1850, quindi
nello stesso periodo di massima diffusione della cultura romantica e dell’idealismo tedesco. Non è
del tutto esatto quindi affermare che il positivismo viene dopo il romanticismo e lo storicismo
idealista (i testi di A.Comte risalgono agli inizi degli anni 30’) anche se va riconosciuto che la
cultura positivistca trovò la sua massima espressione solo a partire dalla seconda metà dell’800,
quando si legò strettamente al grande sviluppo industriale prolungando i suoi effetti fino ai primi
anni del XX secolo.
Del resto lo “spirito” del positivismo trova una sua eredità nella filosofia della scienza del XX
secolo soprattutto negli scritti del cosiddetto Circolo di Vienna (Carnap, Wittgestein, Reichenbach
…) che, proprio per la vicinanza dei suoi autori a certi motivi positivistici, venne definito anche
con il nome di neopositivismo logico.
NUCLEI TEMATICI
Proprio a causa di tale collocazione che lo pone tra ottocento e novecento, il positivismo è stato
variamente interpretato da un lato come continuazione, in forme e modi diversi, della cultura
dell’assoluto tipica del romanticismo (divinizzazione del scienza), dall’altro come movimento
tipicamente illuminista che riprende in forma nuova gli ideali del progresso e della
razionalizzazione tipici di tale corrente, dall’altro, ancora, come filosofia antimetafisica vicina, per
alcuni aspetti, al criticismo di stampo kantiano.
Tutte queste interpretazioni chiariscono come la filosofia positivistica non sia facilmente
etichettabile e presenti diversi e complessi nuclei tematici:
a.- preminenza/superiorità del sapere scientifico
In questo senso si può parlare sia di una vera e propria “romantica” assolutizzazione della scienza
spesso esaltata in modo quasi mitico-religioso, sia di una completa re-visione del rapporto tra
cultura umanistico-letteraria e cultura scientifico-tecnologica che conclude in un rovesciamento
della tradizione che aveva sempre privilegiato il sapere e la formazione di stampo umanistico.
Nella nuova ottica inaugurata dal positivismo (è questo l’aspetto più fecondo) il modello del sapere
autentico e veritativo è adesso quello offerto dalla scienze empiriche e sperimentali (la fisica
galileiana e newtoniana). In tale prospettiva anche le discipline tradizionalmente legate
all’ambito umanistico (letteratura, estetica, diritto, linguistica, etica …) sono invitate a farsi
“discipline positive” cioè discipline capaci di assumere al loro interno i criteri di oggettività e di
controllo delle conoscenze scientifiche (fisica, chimica, biologia, medicina …). Il risultato più
rilevante di tale “rovesciamento” del rapporto tra sapere umanistico e sapere scientifico è
certamente costituito dalla nascita delle cosiddette “scienze umane” o meglio “scienze sociali”
vale a dire la psicologia scientifica, la sociologia e l’antropologia culturale che proprio nel periodo
positivistico, aderendo ai presuppoti culturali di tale movimento, cominciano a muovere i primi
passi liberandosi dalla sudditanza o dipendenza dalla filosofia e costituendosi, in tal modo, come
discipline autonome dotate di un proprio metodo di analisi del comportamento umano e sociale.
b.- carattere antimetafisico
Il positivismo contrappone il “reale” al “chimerico” privilegiando i ragionamenti soggetti a verifica
e controllo ai sistemi ipotetici e astratti della metafisica. Contrapponendosi alla pluralità dei sistemi
filosofici, il positivismo asserisce che gli uomini possono trovare un sostanziale accordo attorno
ai fatti empiricamente osservabili, privilegiando questi alle entità fittizie della metfisica (Dio,
sostanza, Idea, Assoluto …) che sfuggono ad ogni possibilità di riscontro empirico e di verifica. Il
vero, dunque, per il positivista coincide con il verificato e l’unica rappresentazione accettabile
della realtà è quella offerta dall scienza e dal rigoroso rispetto (anche in campo psichico e sociale)
del suo metodo fatto – come diceva Galileo – di “sensate esperienze” e “certe o matematiche
dimostrazioni”.
c.- funzione “pratica” della scienza
Per il positivismo il sapere scientifico non ha solo un ruolo conoscitivo. Richiamandosi all’eredità
dell’illuminismo - sebbene in un contesto storico sociale profondamente mutato – il positivismo si
candida ad essere l’unica dottrina in grado di proprorre la giusta soluzione ai non facili problemi del
suo tempo (si pensi ai processi di urbanizzazione e ai conflitti sociali aperti dalla rivoluzione
industriale e dal nascente capitalismo) e, in generale, ai problemi che da secoli affliggono l’uomo
dalla malattia, alla fame, alla povertà.
Proprio per questo il positivismo rappresenta la filosofia del mondo industriale moderno. Nel
programma positivistco di trasformazione della cultura e della società si deve quindi scorgere anche
l’esigenza di elaborare dottrine che contrastino, sul loro stesso terreno, le pretese scientifiche del
nascente pensiero socialista e dell’analisi marxiana del capitalismo.
Il positivismo si fa interprete di una sorta di “messianesimo tecnologico-scientifico” che vede
appunto nel connubio tra scienza e tecnica lo strumento principe di un innarrestabile
progresso capace di liberare l’uomo dalle sue più antiche paure e angosce (angoscia del futuro,
paura della morte, della malattia …) e rispondere, nello stesso tempo, alle sue domande più
profonde (si pensi alla teoria darwiniana sull’origine delle specie).
LE SPECIFICITÀ NAZIONALI
Il positivismo è un movimento di carattere internazionale: l’evoluzionismo darwiniano (che
rappresenta la vera grande scoperta teorica del secolo positivo) diventa patrimonio scientifico
comune dall’Europa all’America settentrionale; le scienze sociali si diffondono in breve tempo in
tutto il mondo accademico; certi aspetti “romantici” (esaltazione della scienza ecc.) diventano
presto costume, mentalità diffusa e comunemente assunta dalle classi colte e alto borghesi.
Nonostante questi tratti comuni esistono tuttavia anche specificità nazionali dovute alle diverse
tradizioni culturali di origine.
In Francia dove è presente una forte tradizione razionalistica, cartesiana e illuministica il
positivismo – che qui si esperime nell’opera del suo “padre fondatore” A.Comte – presenta gli
aspetti più sistematici e persegue una precisa organizzazione unitaria del sapere fino a promuovere
quasi una “religione della scienza”.
In Inghilterra dove è fiorente la tradizione empiristica più che una vera e propria filosofia
positivistica abbiamo assistiamo ad un approfondimento in chiave “positiva” di determinate scienze
come la psicologia, la morale, l’ economia politica. Di grande influenza fu poi, come si è già
detto, la diffusione dell’evoluzionismo darwiniano, che alimentò non poche riflessioni e
interpretazioni. I più importanti esponenti del positivismo inglese furono H.Spencer e Stuart Mill.
In Italia si ebbe uno sviluppo minore del positivismo che trovò campi di applicazione soprattutto
nell’ambito della scuola, della pedagogia e contribuì alla nscita di una scienza particolare: la
criminologia (Lombroso).
A.COMTE (1798-1857)
Nato a Montpellier in Francia da una famiglia cattolica di fede monarchica, Comte aderì fin da
giovane agli ideali del libero pensiero e della repubblica. Come tanti pensatori del suo tempo
anche Comte avvertì che il problema fondamentale del suo tempo era rappresentato dalla crisi
apertasi con la Rivoluzione del 1789. La sua opera principale, il Corso di filosofia positiva venne
pubblicata nel 1830.
L’originalità di tale opera consiste non soltanto nel deciso privilegiamento del sapere scientifico, ma
nel legame organico che egli stabilisce tra scienza e società e tra scienza e realtà, in una prospettiva
d’assieme di tipo storico-evolutivo.
Comte enuncia alcuni principi che costituisco il presupposto del suo sistema e fondano quella
particolare letterua e interpretazione storico scientifica che prende il nome di legge dei tre stadi:
1. I sistemi del sapere (lo stato e l’organizzazione delle conoscenze) sono sempre causa dei
corrispondenti sistemi sociali e politici
2. Il progresso umano si identifica con il progredire delle scienze
3. La conoscenza procede per stadi o fasi rigorosamente determinate
Comte individua tre stadi di sviluppo della conoscenza e del sapere ai quali corrispondono tre
distinte fasi storiche e sociali: lo stadio teologico (o “fittizio”); lo stadio metafisico (o “astratto”)
e lo stadio scientifico (o “positivo”).
Nel primo stadio lo spirito umano è orientato alla ricerca di verità assolute che soddisfino il bisogno
primitivo di conoscere le cause dei diversi fenomeni. La spiegazione degli eventi naturali così
come delle vicende umane e sociali è rinvenuta nell’azione e nell’intervento di forze
soprannaturali, di divinità che determinano l’insieme dei fenomeni.
Lo stadio teologico conosce una sua interna evoluzione che corrisponde progressivamente ad un
affinarsi degli strumenti di comprensione e spiegazione; si va quindi da una visione essenzialmente
antropologica in cui l’uomo rispecchia se stesso nelle divinità, al politeismo in cui i princìpi che
regolano il divenire delle cose son molteplici e diversificati, al monoteismo in cui, per una esigenza
interna alla stessa ragione umana che tende all’unificazione delle cause e degli eventi, i fenomeni
naturali sono assoggettati a leggi immutabili fatte dipendere un unico principio.
Il monoteismo è il culmine dell’epoca teologica e trova la sua più alta espressione nella religione
cristiana e nel cattolicesimo in particolare che, grazie all’operato della Chiesa, riesce a dar vita a
quella che Comte chiama la prima e fino ad ora unica “epoca organica” della storia umana grazie
alla perfetta corrispondenza che nel Medioevo cristiano viene a realizzarsi tra tra
organizzazione sociale e stato delle conoscenze in campo scientifico, morale e politico.
Allo stadio teologico succede quindi, con l’avvento dell’epoca moderna, lo stadio metafisico.
Nell’età metafisica assistiamo ad una progressiva emancipazione della ragione che si libera
sempre di più dagli impedimenti del pensiero teologico. Le speculazioni dominanti mantengono
ancora il carattere dell’epoca precedente, tendono coè ancora a delle conoscenze assolute, tuttavia,
al posto di agenti soprannaturali, troviamo ora entità di ragione, astrazioni personificate.
Queste entità (sostanza, Idea, monade, anima del mondo, natura …) pur possedendo un carattere
equivoco, preparano tuttavia il terreno all’esercizio veramente scientifico della ragione. Il nuovo
principio unitario non è più il Dio della teologia, ma la Natura che pur nella sua carica innovativa
rimane pur sempre, ad avviso di Comte, un concetto ancora ambiguo e debole. Proprio l’essenziale
ambiguità dei concetti metafisici fa si che l’epoca metafisica riesca ad essere solamente critica,
dissolvente e disgregatrice.
Il regime metafisico pertanto da un lato tende a conservare lo stato teologico, dall’altro tende a
spingere verso la critica razionale di tale spiegazione del mondo senza tuttavia riuscire ad
emanciparsi del tutto da essa. Tale conflittualità fa si che lo stadio metafisico si qualifichi come una
sorta di malattia cronica che pone l’individuo e la società in uno stadio intermedio tra l’infanzia e
la maturità. Merita infatti osservare che la legge dei tre stadi vale, secondo il padre del
positivismo, non solo sul piano dell’evoluzione storica della civiltà umana ma anche sul piano
individuale: “chi di noi – dice Comte – non ricorda , contemplando la sua propria storia, di esser
stato successivamente, rispetto alle nozioni più importanti, teologo nella sua infanzia, metafisico
nella sua giovinezza e fisico nella sua virilità”.
Il punto culminante dell’epoca metafisica (che si può anche definire come epoca ontologica) è
rappresentato dalla Rivoluzione Francese: essa costituisce il suo trionfo politico sociale e nello
stesso tempo, nel suo fallimento , essa indica anche i suoi limiti.
Può avviarsi così la terza fase dello sviluppo dell’umanità, quella finalmente positiva, in cui la
scienza saprà dirigere la vita singola ed associata dell’uomo. Pacificato il desiderio di
conoscenze assolute, la ragione potrà dedicarsi ad investigazioni più produttive, conformate al vero
spirito positivo che consiste nel vedere (conoscere) per poter poi prevedere. Proprio questa capacità
previsionale è la vera forza trasformatrice dello stadio positivo. La scienza mette infatti l’uomo in
grado di conoscere i fenomeni per poi poterli modificare a suo vantaggio. Tale è lo scopo di tutti i
saperi positivi dalla matematica (la forma di conoscenza più semplice) all’astronomia, alla fisica,
alla chimica, alla biologia fino a quella che Comte ritiene lo forma più evoluta del sapere scientifico
e che chiama con il nome di fisica sociale o sociologia.
Condurre questa scienza dell’uomo alla sua perfezione scientifica è il compito più importante
dell’epoca positiva. Solo quando la sociologia avrà conseguito la piena maturità scientifica essa sarà
in grado di far uscire l’umanità dalla crisi che la travaglia e di elaborare la riorganizzazione
spirituale della società moderna. Per Comte quindi la sociologia non è una semplice scienza
osservativa. Molto di più essa deve essere capace di prevedere i fatti sociali e di guidarli . Per
Comte quindi la sociologia deve divenire sociocrazia, deve cioè tradursi in azione politica
illuminata e guidata dalla fisica sociale.
Così come il Medioevo è riuscito ad esprime un’epoca organica e unitaria attorno al dogma della
fede, allo stesso modo l’epoca positiva saprà produrre attarverso la scienza un’altra epoca unitaria
dove al culto religioso del soprannaturale e alla astrazione della metafisica subentrerà le fede
nell’Umanità il cui perfezionamenteo costituisce il fine ultimo di tutte le conoscenze e azioni degli
uomini.
NOTE
SULLA SOCIOLOGIA IN COMTE
Come si è visto per Comte la sociologia:
1. si pone come coronamento del progresso intellettuale dell’umanità e come scienza
dell’uomo per eccellenza;
2. è, rispetto all’ordinamento delle varie discipline (matematica, astronomia, fisica, chimica,
biologia, sociologia) il sapere più complesso sia in ordine logico (ogni scienza
presuppone i fondamenti dell’altra); sia in ordine cronologico (lo sviluppo scientifico
rispetta il progresso storico in cui ogni singola scienza perviene allo stato di scienza
positiva);
3. si configura come fisica sociale e quindi ciò significa che essa deve costituirsi come
disciplina oggettiva con il dovere di individuare proprie leggi rigorose;
4. è insieme sia strumento teorico (sapere) che pratico (fare) per cui le conoscenze che
produce devono essere funzionali al processo di trasformazione politica e sociale;
5. ha il compito infine di individuare le leggi che determinano la stabilità dei sistemi e delle
istituzioni (statica sociale) e, nello stesso tempo, le leggi che decidono il mutamento, la
trasformazione di tali sistemi e istituzioni (dinamica sociale).