Mario Focaccio Prof.ssa Santoro II B 29/01/2010 La chimica si divide in due aspetti fondamentali: l’aspetto pratico, l’aspetto teorico. Il primo aspetto citato, si occupa della mutazione della materia. L’aspetto della figura chimico pratico risale alla notte dei tempi. L’aspetto teorico invece, cerca di rispondere alle domande sulla natura dell materia e perché avvengono le mutazioni della materia. La materia è tutto ciò che possiede una massa e che quindi occupa un proprio volume. Si può trovare in tre principali stati fisici: solida, liquida o gassos gassosa. È caratterizzata principalmente da proprietà fisiche: ovvero quelle proprietà che non alterano lo stato chimico della materia; da proprietà chimiche: quelle che appunto andremo a trattare, tutte quelle proprietà che riguardano la capacità di una materia di trasformarsi in una o più sostanze differenti da quella iniziale; da proprietà estensive: ovvero tutte quelle proprietà che caratterizzano la materia a seconda delle dimensioni del campione (ad esempio la massa, il volume, la superficie … ); da proprietà proprietà intensive: ovvero che non dipendono dalle dimensioni del campione ( ad esempio il calore, la conducibilità elettrica, punto di fusione e di ebollizione). Inoltre la materia è costituita da sostanze diverse e possono trovarsi allo stato solido, liquido e gassoso. Ogni corpo naturale è costituito da miscugli, cioè da più sostanze mescolate insieme casualmente. Tuttavia ogni elemento che costituisce il corpo è detta sostanza pura. Si arriva quindi alla fine del ‘700; quando ormai gli scienziati arrivano a dire che la materia, in qualunque modo si presenti è sempre scindibile in parti più piccole detti atomi degli elementi. Si è arrivato quindi a dire che: • Un atomo è la parte più piccola di un elemento e questo atomo conserva tutte le proprietà chimiche dell’elemento a cui appartiene. • Un elemento è costituito da atomi aventi tutti la stessa struttura e stesse proprietà chimiche. Il noto scienziato Dalton avendo avanzato delle ipotesi, tentò di spiegarle servendosi dei quattro punti fondamentali sui quali si articolava la sua teoria • La materia è costituita da atomi di materia, indistruttibili e indivisibili. Cioè non esisteva parte della materia più piccola che non fosse l’atomo. • Un elemento chimico è costituito da atomi tutti uguali fra di loro. Affermava cioè che una molecola di oro era costituita da atomi di oro aventi stesso numero atomico e stesso numero di massa. • Elementi diversi sono formati da atomi diversi per volume, massa e proprietà chimiche. Ovvero un atomo di Fluoro è diverso per volume, massa e proprietà chimiche da un atomo di Ferro. • Atomi uguali o diversi tra loro possono unire per formare dei composti chimici. Ovvero ogni atomo di qualsiasi materia poteva legare con qualsiasi atomo appartenente ad un altro elemento. Alcuni dei punti fondamentali sui quali la teoria dello scienziato Dalton si basava, erano falsi. La definizione “ Un elemento chimico è costituito da atomi tutti uguali fra di loro” è falsa; infatti per quasi tutti gli elementi chimici appartenenti alla tavola periodica, esiste almeno un isotopo. Infatti molte volte ci si è posta una domanda “ perché il valore della massa atomica (A) scritta nella tavola periodica è di valore frazionario?”. Questo spiega molte cose infatti, la massa atomica riportata sulla tavola periodica è il risultato della media ponderale delle diverse masse atomiche di ciascun isotopo presente nella miscela naturale. La media ponderale si calcola attraverso la seguente formula: La percentuale di ogni isotopo presente nell’elemento, è dato dallo spettrometro di massa. Lo spettrometro di massa è uno strumento che serve a calcolare la massa di ioni presenti in ogni elemento. È in grado di separare ogni elemento avente carica diversa e unire quelli con carica identica. Nello stesso modo avviene la separazione separazione dei diversi isotopi presenti in un determinato elemento. Tuttavia solo tre elementi della tavola periodica non hanno alcun isotopo e sono: fluoro, alluminio e fosforo. Inoltre ogni elemento riportato sulla tavola periodica degli elementi è denominato nuclide poiché è caratterizzato da Z (numero atomico) e da A (massa atomica). Con il termine nucleone invece si indica la somma dei protoni e dei neutroni appartenenti al nucleo cleo di un elemento. L’atomo di Thomson veniva paragonato ad un Figura 1 l'atomo di Thomson, Thomson paragonato ad un panettone. panettone poiché lo scienziato affermava che il nucleo fosse interamente di carica positiva e che sparso qua e là ci fosse qualche elettrone. Questo modello atomico decadde e con esso anche tutte le ipotesi appartenenti a Dalton. Si infranse infatti il dogma dell’indivisibilità dell’atomo con la scoperta dell’elettrone, del protone e del neutrone. Per primo si scoprì l’elettrone. Si era messo un gas dentro un tubo di vetro ai cui estremi erano applicati due elettrodi collegati rispettivamente al polo positivo (anodo) ( e al polo negativo (catodo). ). Questi tubi chiamati tubi di crookes per via del suo inventore, potevano essere collegati ad una pompa a vuoto, la quale era in grado di portare la pressione del gas a livelli molto bassi, circa 0,1 Pa. Si era notato che comunque dalla parte del Figura 2 Tubo di Crookes catodo veniva emessa una insolita fluorescenza, questi raggi vennero chiamati raggi catodici. Questi si propagavano in linea retta. Questi raggi passando tra due piastre, venivano attratte da quella positiva e pertanto le e particelle dei raggi catodici erano di segno negativo. Inoltre questi raggi negativi, colpendo un mulinello che era stato posto all’interno del tubo di Crookes, riuscivano a farlo mettere in moto. Perciò questi raggi non erano semplicemente fasci luminosi luminos ma erano composti da particelle. Per comprendere tuttavia la natura di queste particelle, Thomson determinò il rapporto carica/massa che risultò indipendente dalla natura del gas e sia dalla natura degli elettrodi. Pertanto si giunse a tali conclusioni: i raggi catodici emessi da un catodo di qualsiasi sostanza, sono sempre uguali, gli atomi di qualsiasi elemento contengono le quindi stesse particelle negative. Allo stesso modo venne scoperta un’altra particella, questa volta di segno positivo, che prese il nome protone. vennero di Dall’anodo emessi dei Figura 3 Tubo di Crookes raggi che poi oltrepassando un foro presente nella piastra catodica divennero raggi fluorescenti. Questa fluorescenza scenza dovendo passare per uno spazio fra due piastre (una positiva e l’altra negativa), si notò che questi raggi venivano attirati dalla piastra negativa e pertanto erano di segno positivo. Infranto ormai il dogma dell’indivisibilità dell’atomo, bisognava definire la struttura dell’atomo. Un grande Figura 4: Illustrazione dell'esperimento di Rutherford passo avanti venne dato dallo scienziato Rutherford. Egli si serviva di un modesto laboratorio, nel quale vi erano alcuni pannelli fluorescenti, i ricevitori disposti a cerchio e al centro di ciò vi era una sottile lamina d’oro. Scagliò contro questa lamina d’oro alcune particelle alpha e con grande meraviglia lo scienziato notò che: gran parte delle particelle riusciva ad oltrepassare la lamina d’oro, altre invece venivano bloccate altre ancora invece venivano riflesse. Attraverso una celebre frase, si comprende immediatamente il grande stupore che ha provato Rutherford in quel momento: "E' come sparare un proiettile di 14 pollici contro un foglio di carta e vederselo tornare indietro." Ma dopo alcune analisi, e geniali intuizioni, Rutherford comprese che la maggior parte delle particelle alpha passava attraverso la lamina d'oro perché questa era formata da elementi aventi un nucleo e un orbitale elettronico tenuto a distanza da esso. Il nucleo dell'atomo, in confronto al suo diametro totale tenendo conto delle orbite degli elettroni. è proporzionalmente molto piccolo perché, secondo il suo esperimento, una gran parte delle particelle alpha non colpisce il nucleo. Quelle poche che lo fanno o vengono respinte o vengono deviate. Gli elettroni non sono stazionari, come previsto da Thomson (il quale comunque non ammise l'esistenza degli orbitali) ma sono in continuo movimento intorno al nucleo proprio come i pianeti del sistema solare lo sono intorno al sole. Inoltre il nucleo non era composto da soli protoni ma da altre particelle sub-atomiche che, comunque, vennero scoperte decenni più tardi. Sebbene gli esperimenti e le analisi del professor Rutherford fossero state di fondamentale importanza per colmare la lacune introdotte dal modello atomico di Thomson non era ancora stato spiegato come mai gli elettroni non cedevano energia all'esterno mentre orbitavano attorno al nucleo. La eventuale spinta cinetica, ovvero l'energia di movimento, poteva far orbitare l'elettrone per poco tempo e avrebbe dovuto essere rinnovata da qualcosa, a discapito di un consumo energetico, ma così non era. Eppure l'elettrone l'ele doveva orbitare intorno al nucleo ma, allo stesso tempo, non perdere energia evitando così di collassare dopo breve tempo. L’idea dell’atomo come sistema planetario doveva essere abbandonata, altrimenti non si sarebbe spiegato come mai l’elettrone non andasse a unirsi con i nucleoni. Pertanto si introduce una nuova teoria, la teoria quantistica. Questa teoria affermava che il trasferimento di energia che avveniva nei processi fisici, non avveniva in modo conitnuo bensì in piccoli pacchetti di energia, ben definiti, detti quanti. quanti Questa teoria venne applicata alla struttura atomica di Bohr il quale affermava quindi che le variazioni zioni quantizzate.. energetiche Secondo il di un atomo erano fisico danese, gli elettroni potevano ruotare esclusivamente su orbite circolari. Le orbite possibili dell’atomo erano 7 e il raggio di ognuna era 53n2 . Dove n è l’orbita sulla quale era situato l’elettrone. L’elettrone viene attratto dal nucleone e pertanto si trova sull’orbita più piccola ovvero la prima, che dista 53 pm dal nucleo. Per vincere questa forza di attrazione, bisogna fornirgli energia. Tuttavia quando viene fornita energia all’elettrone, esso non può rimanere sull’orbita più grande a lungo e pertanto è costretto a cedere energia in quanti. Le orbite elettroniche vanno considerate come livelli quantizzati di energia, le varie orbite possibili, di raggio crescente avranno corrispondenti contenuti o livelli energetici crescenti (E1 – E2 – E3 – E4 – E5 – E6 – E7 ). A Bohr è anche dovuto il numero massimo di elettroni che poteva contenere un’orbita (ogni livello energetico); tale numero era espresso dalla relazione 2n2. Per trovare l’energia che veniva fornita al nucleo per avanzare di livello energetico in livello energetico, Bohr ideò una formula: ܧ− ܧଵ = ℎݒ ∆ = ܧℎݒ Dove h è la costante di Planck che è uguale a 6,625 × 10ିଷସ Il modello atomico di Bohr però si è rivelato valido solo per l’atomo di Idrogeno.