approccio educativo- riabilitativo ai bambini con bisogni speciali

APPROCCIO EDUCATIVORIABILITATIVO AI BAMBINI CON
BISOGNI SPECIALI
Realizzatori:
dott.sa Sanela Ćirić, difettologo
dott.sa Tanja Čolić, difettologo
dott.sa Slavica Vidaković, pedagogo-psicologo
Danijela Antić, studente fuori corso di pedagogia
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INDICE
1. INTRODUZIONE
2. APPROCCI EDUCATIVI-RIABILITATIVI
• Difetti della vista
• Sviluppo mentale scarso
• Difetti fisici
• Disturbi del linguaggio
• Difetti dell'udito
• Disturbi del comportamento
3. PRATICA: LABORATORI
4. videonote ed immagini, lavori di bambini
5. LETTERATURA
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INTRODUZIONE
In Bosnia Erzegovina vivono tanti bambini con diversi
bisogni speciali che non hanno un trattamento riabilitativo e
educativo adeguato per motivi di pubblico incolto. Quando le
persone che lavorano con i bambini pensano di avere un
bambino con bisogni speciali dentro il suo gruppo, potrebbero
prendere la seguente nota:
- Fin ora non ho lavorato/a con bambino in carrello. Da dove
posso iniziare?
- Non possiedo una diploma nell’ambito di formazione
speciale. Come posso aiutare a bambino con sindrome di
Down?
- Sono preoccupato/a. Cosa si succederà se Anja sopravvive
l’attacco? Cosa devo fare?
Per tanti anni abbiamo provato a trovare le risposte per queste
domande, chiamando le famiglie ed insegnanti dei bambini
con bisogni speciali, e parlando delle loro esperienze con i
nostri studenti e con altri membri della societa in contatto con
loro. Il punto di riferimento per il gruppo di lavoro, sia per
l’asilo infantile sia per l’ente scolastico, presenta
l’accettazione del bambino con bisogni speciali come risorsa,
e no come un problema, e quindi solo una persona da ignorare
e/o al massimo da proteggere. La definizione di termine dei
bisogni speciali, proposta dall’Organizzazione Mondiale della
Sanità (WHO), distingue tre termini generali:
1. difetto (obiettivamente presente)
2. abilità ridotta (non esiste obiettivamente, ma
rappresenta una valutazione sottolineata dalla
società)
3. bisogno speciale (“handicap”, si deve considerare
come una percezione soggettiva, cioè di un’abilità
così ridotta che disturba la persona nella
realizzazione dei suoi desideri"). I bisogni speciali
sono condizionati socialmente.
4. bisogni speciali che esprimono i bambini si possono
manifestare a livello emozionale, percettivo,
cognitivo, parlato e motorie.
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Riguardo alle persone con bisogni speciali, tante volte si
sottolinea che sono disabili, anche se tale termine si considera
inadatto, il termine persone ostacolate nello sviluppo sembra
molto più adeguato quando si parla dei bambini e adolescenti.
In tutti i paesi sviluppati, le persone ostacolate nello sviluppo
hanno un certo grado di protezione, e hanno la possiblità di
seguire una riabilitazione che porta a percorsi d’integrazione
sociale. Tali persone si possono classificare in base al difetto
preponderante o disagio, come lo scarso sviluppo mentale
(ritardo mentale), le persone cieche e con vista debole,
totalmente sorde o parzialmente, con invalidità fisica, con
disturbi del linguaggio e di voce, disturbi del comportamento
e della personalità, lo sviluppo ritardato e disarmonico, e
spesso si presentano anche con disturbi combinati.
Lo scopo primario del pacchetto formativo per utenti
potenziali del programma, è quello di dare informazioni
necessarie sugli ostacoli che si presentano nello sviluppo e,
inoltre, sugli interventi che un bambino con bisogni speciali
può ricevere da noi.
Infrastruttura: Centro di Documentazione
Sito web
Utenti del programma formativo:
• le persone con ostacoli nello sviluppo
• genitori
• insegnanti
• studenti
• psicologi
• pedagogi
• assistenti sociali
• difettologi
• altri profili professionali che sono in contatto con i
bambini con bisogni speciali
L'approccio didattico: presentazione, laboratorio e lavoro di
consulenza.
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Il contenuto del presente programma formativo è diviso in due
parti:
Nella prima parte sono presentate le guide teoriche dei
termini della difettologia e delle sue discipline che aiuterano
gli utenti potenziali nel percorso di conoscenza degli approcci
educativi e riabilitativi, queste si usano nel lavoro con i
bambini con bisogni speciali.
Nella seconda parte sono presenti esempi pratici –
laboratori ed altri esempi concreti.
DIFETTOLOGIA (ing., Special education)
Difettologia (lat. defectus, greco. logos) esamina la personalità
ostacolata nello sviluppo dei sensi, del corpo e dello sviluppo
mentale, ma anche la personalità con problemi relativi alla
concezione etica del suo proprio essere, e problemi relativi
alla relazione con la società in cui vive.
All’inizio, esaminava gli ostacoli con quali il bambino
nasceva, ed oggi si occupa anche degli ostacoli che risultano
dalle lesioni, da situazioni di stress e di processo pedagogico
ed educativo mal gestito.
La difettologia segue il dislivello o disarmonia dello sviluppo
delle strutture generali di personalità, e punta a sollecitare lo
sviluppo di tali strutture, che potrebbero presentarsi anche in
modalità disuguali, tutto questo permane un elemento
importante per la maturazione armonica di ogni personalità.
Con le attività previste si partecipa in lavoro di team con
l’agenzia sanitaria che si occupa della prevenzione.
Nello stesso tempo, con il suo funzionamento stimolante,
svolge attività anche nel periodo dell’infanzia, dove la
disarmonia dello sviluppo è già ravvisata, e in tale modo
opera per cambiare certe diagnosi cliniche, basate sul
dislivello dello sviluppo menzionato.
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Essa esamina, sviluppa e usa le metodoligie terapeutiche e
riabilitative che sono in relazione con le diagnosi cliniche, e
questo sia dove si affaccia lo sviluppo dissimile delle strutture
generali della personalità (discognizione, disprassia, disfasia,
comportamento asociale, autismo infantile), sia con
motodologie di sollecitazione dell’abilità motoria dei sensi e
delle funzioni mentali.
Lo studio principale cerca di verificare lo stato della
personalità attraverso un’analisi dei sensi, motricità, funzioni
mentali e comportamento sociale, inoltre, la tipologia di
lavoro che si utilizza è scelta per migliorare al massimo lo
sviluppo delle loro abilità, da usare sia in famiglia sia
nell’ambiente sociale, nel quale le loro capacità si devono
adattare.
La premessa generale della difettologia moderna inizia dal
fatto che le persone con un minimo ostacolo nello sviluppo, se
non si lavora con loro, hanno la tendenza a svilupparsi con le
loro abilità più basse, finchè non interviene un lavoro
professionale con loro e con le loro famiglie che permette, alle
stesse persone, di sviluppare le loro abilità, determinate dalla
genetica.
Altra definizione della difettologia, detta dal sig. Segen (18121880), punta al miglioramento della qualità di vita dei
bambini tramite la sollecitazione delle loro abilità,
comunicazione con l’ambiente, senza riguardo del loro
handicap. Dalla presente definizione consegue che non esiste
un bambino o persona adulta dalla quale si deve recedere dal
praticare la riabilitazione difettologica.
Sotto la riabilitazione difettologica non si possono
considerare i seguenti punti:
• cura sociale
• standard più alto e
• miglioramento dello schema organizzativo delle
istituzioni per la cura delle persone con handicap.
L’area sopraindicata dovrebbe essere parte del lavoro sociale,
(la cura sociale in senso lato). La cura sociale, in senso stretto,
è strutturata dalla sollecitazione e perfezionamento di
metodologie del lavoro nell’ambito di concezioni scientifiche
di riabilitazione per singole arie, di impegno difettologico e di
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perfezionamento dell’attività preventive e terapeutiche delle
agenzie sanitarie.
ARTICOLAZIONE DELLA DIFETTOLOGIA
La difettologia si articola in difettologia generale e specifica,
ed alla base del difetto si articola in: surdologia, tiflologia,
oligofrenologia, logopedia, somatopedia e la pedagogia
speciale – il trattamento dei bambini con difficoltà nel
comportamento sociale.
Mentre la difettologia generale dedica grande importanza alla
personalità intera, le discipline speciali della difettologia
puntano più ai problemi dello sviluppo ritardato o al problema
del difetto che disturba la qualità della vita e la comunicazione
in campo sociale dell’individuo con difficoltà nello sviluppo.
Lavorando in gruppo, i difettelogi, dai diversi profili, creano
un’immagine generale della personalità, le modalità con le
quali la personalità stessa si sviluppa, secondo le sue
caratteristiche specifiche, e il tipo di difetto, organizzando il
trattamento terapeutico e riabilitativo.
Durante il periodo di studio, dei vari corsi universitari, si
trovano una serie di strumenti comuni con i quali si formano i
difettologi futuri che saranno capaci di riconoscere i
fabbisogni e le sollecitazioni dei diversi programmi
riabilitativi e stimolanti.
Il procedimento pedagogico-educativo nell’ambito della
difettologia è basato su due principi:
1. Ogni tipo di procedimento, considerando anche il
presente, deve avere elementi di stimolo per lo sviluppo
di ogni parte della personalità, e possedere buone prassi
se, in tale modo, funziona;
2. Ogni programma di lavoro si deve fondare sul concetto
di Komenski, che afferma come non si possa dare ai
bambini con handicap più di quello che loro possono
capire ed integrare nelle proprie strutture cognitive ed
emozionali delle loro personalità, e niente meno di
quello che loro possono desiderare e capire.
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DIFETTOLOGO ( ing., Special educator )
Il Diffetologo è un esperto che si occupa dell’analisi dei difetti
nell’area dello sviluppo dei sensi, motorica, funzioni mentali e
comportamento sociale dei bambini e giovani.
Inoltre, esamina i difetti che si presentano in tutte le aree
sopra menzionate a causa di lesioni e scarso processo
pedagogico-educativo nella famiglia e nella scuola.
Durante la formazione universitaria si fa conoscere la
metodologia di lavoro per superare tali problemi, la
metodologia di ricerca dello stesso ambito, e anche con le
possibilità di valutazione dei risultati del lavoro proprio.
Inoltre, si fa conoscere le diverse forme di riabilitazione di
gruppo o individuale di tali persone, nonchè il tipo di lavoro
con i genitori e il lavoro preventivo presso la comunità
sociale.
Un’area speciale che un difettologo deve esaminare durante lo
studio, è l’area di organizzazione del servizio difettologico
presso le istituzioni sanitarie, sociali ed educative. È
necessario conoscere molto bene la dinamica di sviluppo dei
sentimenti, funzioni cognitive e la base della neuropsichica di
tale funzioni, come anche le caratteristiche della personalità
con quale si opera.
In questo modo, per ogni posto di lavoro e per ogni campo di
riabilitazione difettologica, il difettologo potrà realizzare un
contatto con l’intera personalità dell’individuo con difficoltà
nello sviluppo, non riducendo le proprie attività nei vari
settori del trattamento. Nelle seguenti sezioni spieghiamo
ogni disciplina della difettologia e così gli utenti del
programma potranno, in maniera adeguata, fare la distinzione
tra le diverse tipologie, nonchè acquisire maggiori
competenze in materia.
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TIFLOLOGIA (DIFETTO DELLA VISTA)
Tiflologia (greco typhlos-cieco, logos-studio) – è la scienza
che esamina lo sviluppo e la riabilitazione delle persone con
difetti della vista. La presente terminologia è estesa anche per
le persone con la vista debole, perchè nell’ambito della
tiflologia si trattano i problemi di tutte le persone con difetti
della vista, senza riguardo alla tipologia e al livello di
difficoltà del campo visivo.
Difettologo-tiflologo è un esperto qualificato per l’educazione
e riabilitazione delle persone con difetti della vista. Il tiflologo
è abilitato per il lavoro clinico e educativo con le persone con
difetti della vista di tutte le età. Queste persone devono poter
avere uno speciale trattamento pedagogico.
La tiflologia si sviluppa e si perfeziona di continuo attraverso
le scienze tiflologiche, come: tiflopedagogia, tiflopsicologia,
tiflometodica, metodica della tiflologia clinica, orientamento
professionale lle persone con difetti della vista, diagnostica
tiflologica e peripatologia. Ortottica e pleottica sono le
metodologie di ripristino della vista binoculare presente nello
strabismo del quale si occupa l’ortottico – difettologo
tiflologo, in modo da svolgere gli esercizi con i bambini e le
persone adulte, rafforzati dalla presenza, sotto il controllo e la
responsabilità di un oftalmologo.
Circa l’80% dei bambini ciechi possono vedere fino ad un
certo grado, anche se la loro vista può essere abbastanza
limitata o può essere presente solo in certi parti del campo
visivo. La natura della vista, usata da un bambino è molto
importante, perchè influenza la sua evoluzione. Per es.: il
bambino che ha la vista periferica ma senza la vista centrale,
non sarà in grado di vedere di fronte a sè, ma potrà vedere le
cose di fianco, come se fosse presente un blocco davanti e il
bambino deve guardarci dietro. Tale bambino non sarà in
grado di essere così mobile e non potrà essere libero di andare
da solo. All’opposto, il bambino che ha solo la vista centrale
si comporta icome se guardasse dentro un tubo che si trova di
fronte ai due occhi, e per questo motivo il bambino è molto
attento quando si muove, ma è in grado di leggere. Altri
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bambini possono avere la visione annebbiata in tutte le
distanze o posizioni, ma ci sono anche quelli miopi. I bambini
miopi si muovono prudentemente, ma possono essere in grado
di leggere e studiare i soggetti visualmente se li tengono di
fronte agli occhi. Il bambino con la visione annebbiata non è
capace di fare nessuna delle azioni sopra menzionate.
Anche se avere una vista chiara è molto importante, quello
che si può fare con la visione rimanente è anche più
importante. Per es., i due bambini possono avere 6/60 della
vista, ma uno di loro è tanto miope e l’altro no. Crescendo,
l’efficacia della visione del bambino si può migliorare anche
se la percentuale della vista rimane uguale, ma si può
migliorare la capacità di usare la vista rimanente. In sostanza,
il modo secondo il quale il bambino con la vista debole usa la
vista rimanente può essere l’indicatore della sua intelligenza o
tipologia dell’assistenza che è necessaria per lui.
Scoprire il problema in maniera precoce è una cosa molto
importante, perchè in questo modo è possibile organizzare la
riabitazione di questi bambini. La riabitazione preventiva è
estremamente importante perchè i risultati sono sempre
migliori se si inizia presto con il trattamento, quindi, è
necessario iniziare con il trattamento durante i primi anni di
età del bambino, affinchè la prognosi possa essere migliorata.
La riabilitazione di bambini con la vista difettosa è
organizzata dall’infanzia tramite le istituzioni sanitarie. La
riabilitazione si svolge per ogni individuo.
L’educazione dei bambini con la vista difettosa si svolge
presso le scuole speciali o secondo l’impostazione della nuova
legge sull’educazione, presso le scuole regolari con la
programmazione adattata.
In Repubblica Srpska esiste un ente specializzato per
l’educazione dei bambini ciechi o con la vista debole, in
scuola primaria e secondaria. Le materie scolastiche,
metodologie, i mezzi e tipi di lavori sono adatatti ai difetti
specifici presenti per tali allievi. Oltre alla parte educativa, le
scuole speciali realizzano anche i servizi di riabilitazione
tramite i trattamenti individualizzati svolti dal logopedista,
rieducatore della psicomotricità, e dalla peripatologia.
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Il livello del difetto nella vista determina il tipo
dell’educazione più adeguata. Se il bambino è inserito nella
scuola regolare, è necessario assicurare la programmazione di
lavoro modificato, metodologie adatatte, strumenti e tipi di
lavoro adatatti. È necessario anche includere un difettologo,
come parte del team scolastico, che potrebbe partecipare alla
creazione e alla realizzazione dei programmi individualizzati.
OLIGOFRENOLOGIA
(LE PERSONE CON SCARSO SVILUPPO MENTALE)
Oligofrenologia – E’ parte integrante della scienza
difettologica, comprende la questione complessa del ritardo
mentale e altre forme di handicap mentale. Il termine
oligofrenologia, anche se non è abbastanza adeguato, è
presentato in modo tradizionale, ma con lo sviluppo della
teoria e pratica oligofrenologica, osservando le possibilità
reali dei bambini con ritardo mentale in ambiente familiare,
avrà ulteriori elementi e più ricche. Il difettologo –
oligofrenologo è un esperto abilitato per il lavoro con le
persone che hanno uno scarso sviluppo mentale.
L’Oligofrenologo è abilitato per applicare le metodologie
difettologiche speciali in diagnostica, riabilitazione,
educazione e formazione delle persone con ritardo mentale.
Considerando la complessità del termine intelligenza, non è
possibile improvvisare una definizione del difetto intellettivo
o come si dice solitamente, ritardo mentale, che non può
accontentare del tutto come definizione. Il concetto del ritardo
mentale indica la riduzione delle capacità intellettuali,
capacità di allacciare la comunicazione in ambiente sociale,
dopo le difficoltà nello sviluppo emozionale, sociale e
psicomotorio. Il ritardo mentale comprende le diverse
situazioni genetiche, sociali e mediche, con la caratteristica di
un funzionamento intellettuale inferiore. La maggior parte
degli esperti si trovano in accordo sulla definizione di ritado
mentale che sottolinea come l’avvento del difetto avvenga
prima della maturità e che , inoltre, certi disturbi nel
comportamento ed altri sintomi percettibili delle persone con
ritardo mentale, possono essere presenti sia nei bambini, sia
negli adulti. Per i motivi pratici, elenchiamo le descrizioni di
comportamenti che si attendono dalle persone con il ritardo
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mentale di vari gradi. Inoltre, è necessario sottolineare, in ogni
categoria elencata esistono le diversità tra le persone, che non
dipendono solo dal livello del ritardo mentale, ma anchè dalle
caratteristiche personali, dalla reazione dell’ambiente più
prossimo, (soprattutto di famiglia), di altre realtà nel percorso
di vita della persona affetta da ritardo mentale.
Llivello del ritardo mentale
Casi estremi sono considerati i soggetti (ottusi) con capacità
intellettive sul limite inferiore dell’intelligenza normale. Il
quoziente intellettivo Q.I. di tali soggetti è tra 70 e 85, e
quando sono cresciuti arrivano al livello dello sviluppo
mentale che colpisce la popolazione dei bambini normali di
età cronologica dal 10 ai 15 anni. Spesso avviene che non
riescono a raggiungere l’inclusione sociale e professionale
adeguata, e questo avviene se non sono stati seguiti nel
processo educativo e se non hanno condizioni di lavoro
adeguate. La maggior parte dei bambini con questo tipo di
livello (di confine) di ritardo mentale si possono inserire con
la popolazione media, anche se come persone adulte di solito
rimangono al livello socio-economico inferiore.
Ritardo mentale lieve
Il ritardo mentale lieve presenta il tipo di ritardo mentale più
lieve. Il quoziente intellettivo dei bambini di tale gruppo è tra
50 e 70, e lo sviluppo intellettivo, in gran parte, non può
giungere allo sviluppo di riflessione astratta. Questa categoria
è caratterizata da una scarsa possibilità di ragionamento, dalla
rappresentazione dei rapporti ed eventi spesso alterata, e i
processi della riflessione sono possibili solo se legate ad un
livello di cose concrete. La comprensione delle relazioni tra
causa ed effetto in tale bambini molto spesso è scarsa e
sbagliata, la riflessione astratta è poco sviluppata.
Riguardo le caratteristiche emozionali e la socializzazione, in
tale gruppo possiamo articolare le due tipologie. Il primo tipo
sono i bambini, affetti da deficit intellettivo, lo sviluppo
psichico globale in gran parte è armonico e non dimostrano
disturbi più gravi, quindi non ci sono difficoltà in adattamento
sociale. Se la situazione familiare è armonica e la formazione
adatta alle possibilità, tali persone si possono inserire a livello
professionale. Il secondo tipo determina l’insorgere di certi
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disturbi, ad esempio i tipi di comportamento che si possono
denominare apatico, inquieto, labile, infantile, manico ed
altro. Come abbiamo detto prima, anche le persone affette da
ritardo mentale lieve non possono distinguere una cosa
importante da una non importante, e per tale motivo, certe
volte reagiscono con le impressioni dirette e concrete in tutti e
due i casi. Per loro i concetti astratti sono incompleti,
eventualmente in relazione con un’esperienza determinata,
concretta. I problemi pratici sono risolti con difficoltà, perchè
dispongono solo di un certo numero di soluzioni, e perlopiù
tali soluzioni sono state interiorizzate attraverso l’imitazione,
e hanno solo poche soluzioni originali e concepite
individualmente. Per tale motivo, il più delle volte praticano
soluzioni universalmente conosciute e stereotipate. Non hanno
problemi con la memoria, dove possono anche dimostrare
talento per la memoria di certi nomi, persone, stazione
ferroviarie, eventi ecc., ma nello stesso tempo non sono in
grado di usarla ed adeguarla agli impegni quotidiani. I contatti
emozionali con le altre persone spesso sono scarsi, e gli
argomenti sono poco differenziati. In loro esiste un deficit di
controllo delle emozioni, e spesso si rileva una reazione
emozionale diretta e forte che porta ad atteggiamenti
aggressivi.
Anche se linguaggio dei bambini con ritardo mentale lieve si
sviluppa più tardi e il vocabolario rimane povero, si deve
aggiungere come in essi ci sia anche un ritardo nello sviluppo
fisico, nella maggior parte dei casi la disabilità non si scopre
in età prescolastica ma solo nel periodo scolastico.
La riabilitazione dei bambini con ritardo mentale lieve deve
iniziare il più presto possibile. La diagnosi preventiva e il
lavoro specifico, assicurano un’integrazione e un successo
scolastico più prospero. In età prescolastica, la riabilitazione si
svolge dentro gli enti sanitari o presso la scuola materna.
Esiste la programmazione per la popolazione dei bambini
piccoli con lievo ritardo mentale, ma da noi ancora non è
stabilita. Nel nostro territorio, il lavoro non è adeguatamente
organizzato e questi bambini vengono trattati come tutti gli
altri bambini in età prescolastica. La riabilitazione viene
svolta dai difettologi, logopedisti, rieducatori di psicomotorica
e altri profili di riferimento, per esempio psicologi, medici,
ecc...
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La rieducazione della psicomotricità è una metodologia di
lavoro pratica nella difettologica, basata su fatti teorici
presenti nella neuropsicologia. La neuropsicologia dell’età
evolutiva sottolinea specialmente l’approccio all’esistenza
completa di una individuo nel periodo che va dall’infanzia
all’adolescenza e questo presenta il punto fondamentale
nell’implementazione di tale metodologia.
La rieducazione della psicomotricità è un modo di esercitare
l’esperienza dei bambini e adolescenti con lo sviluppo
disarmonico della psicomotricità o con disturbi del
comportamento. Uno sviluppo disarmonico ed incompleto
influenza le esperienze e le relazioni con lo spazio, il tempo e
con gli altri. La scoperta e la ricostruzione dell’impressione
dell'integrità corporea, dello spazio e del tempo, che possono
essere raggiunti con l’implementazione di questo metodo,
rafforzano l’impressione della propria personalità, che ha un
effetto anti-ansia e diventa una linea guida per indirizzare lo
sviluppo delle funzioni cognitive.
L’esercizio delle esperienze vitali si implementa tramite il
movimento. La rieducazione della psicomotricità usa il
movimento come un’attività sensomotoria e psicomotoria. Il
neonato, le prime impressioni di sè stesso e dell’ambiente che
lo circonda. Il mondo e la nostra presenza nello stesso, lo
ritroviamo con il movimento e dopo, definiamo con lo stesso
movimento le persone. I primi movimenti nella vita di un
uomo creano nel cervelo gli schemi d’azione e sono
responsabili per lo sviluppo dell’intelligenza ad un livello
organizzativo più alto.
Inoltre, l’intelligenza e le prime sensazioni di piacere e
fastidio, sono correlate al movimento che tramite le
esperienze differenziano le varie emozioni. Di conseguenza, il
movimento determina sia lo sviluppo cognitivo sia equello
mozionale dell’individuo.
Lo scopo della rieducazione psicomotoria non è di migliore la
disinvoltura nei movimenti, sfrutta il movimeto stesso, quanto
questo è acquisito e conservato in modo da poterlo usare per
ripetere l’esperienza sensomotoria e psicomotoria.
L’educazione e la formazione degli allievi con ritardo mentale
lieve, è possibile in tre modi. Il primo modo si svolge dentro
le scuole speciali che possiedono la programmazione adattata
alle loro possibilità. Le scuole specializzate per il lavoro con
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questi bambini operano tramite Piani educativi speciali e,
inoltre, hanno servizi di riabilitazione (logopedista,
fisioterapista, rieducatore di psicomotorica, psicologo).
Il secondo modo si realizza dentro le classi speciali nelle
scuole regolari. Il lavoro è organizzato sulla base di una
programmazione per gli allievi con lieve ritardo mentale.
Il terzo modo di formare tale popolazione di allievi si può
svolgere nell’ambiente inclusivo, cioè dentro le scuole
regolari dove si crea la programmazione individualizzata per
questi allievi. Nella creazione e implementazione della
programmazione individualizzata, è necessario includere il
difettologo.
Questi allievi finiscono la scuola elementare e la scuola media
professionale. Loro possono essere abilitati per certe
professioni. La scelta delle professioni dipende dalle abilità
che l’allievo possiede. Prima di scegliere la professione è
necessario passare l’orientamento professionale.
Il ritardo mentale moderato
Il ritardo mentale medio colpisce gli individui con Q.I. da 36 a
51 e loro, come i soggetti adulti, dimostrano un’età mentale
pari a quella di un bambino da 6,1 a 8,5 anni. Il ritardo
mentale medio si dimostra in varie forme dal ritardo
psicomotorio al ritardo profondo nello sviluppo del
linguaggio. Spesso si possono osservare irregolarità fisiche, e
specialmente il coordinamento dei movimenti è dannegiato.
Le abilità intellettuali sono abbastanza ridotte. La capacità
percettiva è limitata e i processi mentali superiori non sono
sviluppati. Il bambino con ritardo mentale medio non è capace
di formare immagini complicate. La memoria in questi
bambini bambini è lacunosa, la sua attenzione è alterna, e la
comprensione è rallentata. La vita psichica del bambino con
ritardo mentale moderato è basata sugli impulsi istintivi, e le
sue attività sono basate sull’imitazione delle azioni e dei
movimenti di altre persone. La vita emotiva non è sviluppata.
Il bambino con tale livello di ritardo mentale non è capace di
studiare dal punto di vista scolastico, ma è capace di ricefere
formazione per diversi tipi di mansioni. Il bambino si può
formare per semplicissimi lavori, con un certo livello di
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difficoltà. Per i lavori manuali semplici (certi lavori agricoli,
semplici lavori casalinghi, ecc…).
Il lovoro organizzato in conformità ad una programazzione
speciale per questi allievi con ritardo mentale medio, si attua
in scuole speciali. Loro hanno anche il diritto di essere inclusi
nelle scuole regolari o di partecipare in classi speciali
all’interno delle stesse scuoli regolari. L’età prescolastica si
tratta tramite la riabilitazione con riferimento alle istituzioni
sanitarie.
Il ritardo mentale grave
Il ritardo mentale grave colpisce il Q.I. da 20 a 35, e inferiore.
Questi bambini, come i soggetti adulti, dimostrano un’età
mentale pari a quella da 3,9 a 6 anni. La loro vita psichica è
basata sulle azioni istintive, e il processo di comprensione è
totalmente atrofizzato, e questo viene dimostrato in abilità
limitate sia sulla percezione e creazione di immagini sia
nell’incapacità di creare concetti. La comprensione non è
sviluppata, e l’attenzione è passiva. La memoria di tale
bambino è abbastanza carente, e spesso non possono
riconoscere neanche i loro genitori, non possono utilizzare gli
oggetti più semplici, non sono in grado di vestirsi, e non
possono svolgere le semplici abitudini igieniche. Il loro
linguaggio è rudimentale e perlopiù è basato sulla pronuncia
insensata di parole monosillabe. La vita emozionale non è
sviluppata. Per loro esiste solo la sensazione vegetativa di
insoddisfazione dei generali bisogni biologici. I movimenti
sono maldestri, imperfetti e inefficienti, e certe volte non
imparano a caminare. Tali bambini non sono in grado di autoproteggersi dai semplici pericoli fisici.
L’età infantile è trattata con la riabilitazione nelle istituzioni
sanitarie. Il lavoro organizzato si svolge in scuole speciali, ma
legalmente hanno diritto di seguire percorsi educativi nelle
scuole regolari.
Il ritardo mentale profondo
Il ritardo mentale profondo colpisce il Q.I. da 20 a 0. Spesso
si trova in combinazione con altri disturbi profondi. Le
componenti intellettive, emozionali e sociali sono
estremamente basse. Non è possibile praticare forme di lavoro
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organizzato. Questi bambini sono sotto il monitoraggio
medico e la prognosi è abbastanze brutta.
Le specificità nello sviluppo del bambino con il ritardo
mentale
I genitori dei bambini con il ritardo mentale possono anche
essere persone con ritardo mentale o con uno sviluppo
mentale danneggiato in qualche altro modo. Sin dall’infanzia
non forniscono al bambino la cura adeguata, e per tale motivo
i bambini si ammalano frequentemente. L’alimentazione di
tali bambini è spesso insufficiente e incompleta, così tante
volte i bambini sono denutriti, inoltre, l’igiene è scarsa, e
questo è uno dei fattori di mortalità dei bambini con il ritardo
mentale. La madre affetta da scarso sviluppo mentale non è in
grado di dare tutta l’attenzione necessaria al bambino. Tante
volte i suoi gesti sono bruschi, i movimenti sono goffi, e la
reazione emozionale non esiste o sono troppo marcate senza
nessun motivo. In tale ambiente, lo sviluppo emozionale del
bambino si svolge a rilento. Anche dove i genitori non sono
affetti da ritardo mentale, o affetti da altre turbe psichiche, lo
sviluppo psichico del bambino con ritado mentale o invalido
puo essere disturbato. L’aspetto fisico del bambino affetto da
tali malattie non dà stimolo ai genitori. I padri non si
occupano tanto dei bambini disturbati. Tanti genitori
considerano l’invalidità del bambino come una vergogna e per
tale motivo spesso l’escludono dal contatto con i loro amici,
così la possibilità di acquisire cognizioni nuove e nuove
esperienze emozionali si restringe.
Tanti genitori mettono in secondo piano il bambino con
ritardo mentale rispetto ai bambini sani presenti in famiglia. Il
bambino sano è posto al primo posto per l’alimentazione,
vestiti, educazione ecc. In questa situazione, il bambino con
disagio è come recluso, così lo sviluppo del suo carattere può
essere indirizzato impropriamente.
Tanti studi affermano che lo sviluppo dei bambini con
sindrome di Down è tanto diverso dallo sviluppo dei bambini
normali, e s’impone la necessità di supportare il loro sviluppo.
L’intervento effettivo è possibile solo quando si comprende
completamente la natura di questa malattia che aggrava
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l’apprendimento. I genitori devono incoraggiarsi e motivarsi
per avere un’interazione più forte con il bambino affetto da
sindrome di Down, giocando con lui dall’inizio. Si deve
dimostrare ai genitori che il loro bambino si sviluppa, e cosa
più importante, è far notare che comportamento adottare in
modo che si possa migliorare lo sviluppo del bambino con
sindrome di Down. Durante l’interazione con il bambino con
sindrome di Down, il genitore deve parlare di quello che il
bambino fa e quali interessi ha, non far notare altro, se il
genitore prova a far notare qualcos’altro, questo può causare
la perdità d’interesse e dell’opportunità di communicare.
La valutazione del bambino con sindrome di Down deve
essere realizzata più di volte, perchè il suo comportamento
durante solo un’osservazione forse non è sicuro.
Se c’è la possibilità, la valutazione si deve realizzare anche in
diversi posti, come a casa o presso le strutture cliniche o
educative.
Si deve cominciare non dalla premessa di una loro incapacità,
come avveniva in passato, se questa credenza è mantenuta può
influenzare in maniera grave il bambino e anche la famiglia.
CARATTERISTICHE DEI BAMBINI CON
RITARDO MENTALE
Linguaggio
Sapendo l’importanza della lingua nel processo dello
sviluppo, è importante analizzare lo svantaggio in questo
senso dei soggetti affetti da ritardo mentale. Le ricerche dello
sviluppo linguistico hanno dimastrato che i bambini con il
RM hanno un deficit specifico nell’apprendimento della
lingua rispetto ai bambini con sviluppo medio, che hanno uno
sviluppo normale della propria età mentale e della propria
abilità espressiva del linguaggio (pronuncia, ricchezza di
vocabolario), mentre i bambini con RM fanno pochi passi in
avanti sul versante della comprensione del linguaggio. Alcuni
autori considerano che tale svantaggio si dimostra quando c’è
un difetto nell’abilità di imitazione vocale e in caso di deficit
nei processi dell’udito.
18
.Percezione
La percezione è un processo per mezzo del quale abbiamo
coscienza degli oggetti e degli eventi che pervengono dal
mondo esterno, e che sono la base delle informazioni per gli
organi sensori (i sensi). La percezione è una delle basi della
cognizione, per questo è molto importante sapere se esistono
certe specificità di percezione presso i soggetti con RM
rispetto alla popolazione media senza disabilità mentali.
La ricerca sulle diferenze rispetto alla popolazione senza
disagio, è basata sui seguenti fattori:
1.
2.
3.
4.
velocità di riconoscimento di una certa struttura
percettiva, per es. immagini – lo stimolo deve agire per
un momento più lungo affinché il soggetto con RM
possa percepirlo; di solito, se lo stimolo deve essere
riconosciuto subito, è più difficile sbagliare; minore è il
difetto intellettivo accompagnato da un’età più grande,
più possibilità ci saranno di un esatto riconoscimento.
percezione delle forme e grandezze – la
consapevolezza dei soggetti con RM degli oggetti che
tengono, e quindi della forma e della loro grandezza,
senza però considerare l’angolo da quale si guarda, la
distanza e altro, dipende dall’età – la persona più
grande e con esperienza più ricca, fa meno errori.
discriminazione (distinzione) dei colori – i soggetti
con RM distinguono meno i colori rispetto alla
popolazione media.
distinzione delle figure e basi – le dificoltà sono più
presenti nei i soggetti con RM rispetto alla popolazione
media, nei soggetti con RM e con difetti al cervelo, le
dificoltà si presentano nell’80% dei casi.
Memoria
La ricerca, in ambito del RM, si è occupata piutosto della
componente della memoria (la memoria dei sensi o sensoria,
la memoria a breve e/o lungo termine). Le opinioni sulle
diversità sono divise riguardo alla memoria sensoria o a lungo
termine (alcuni autori considerano che non esistono diversità
significative, ma dall’altra parte tanti autori pensano che nei
soggetti con RM questi aspetti hanno delle deficit).
19
Tutte le ricerche della memoria a breve termine hanno
dimostrato che i soggeti con RM sono inferiori in questa
abilità rispetto alla popolazione media. Le capacità diminuite
della memoria a breve termine mostrano queste
caratteristiche: i soggetti con RM cono capaci di mantenrere
solo un numero ridotto di informazioni dentro la memoria a
lungo termine, inoltre è abbastanza ridotta l’efficacia di
analisi e sintesi delle informazioni che la persona percepisce
in un certo momento.
La conseguenza di una memoria migliore, è la percezione
superiore di sè stesso, il bambino inizia a rivendicare i
successi e gli insuccessi nel processo educativo, attraverso
un’applicazione regolare di strategie, e non piangendo la sua
abilità inferiore o un’intelligenza limitata.
Attenzione
Per educare i bambini ed adolescenti con RM di ogni tipo e
contesto, risulta molto importante la percezione dei processi
di controllo, specialmente l’attenzione, proprio perchè su
questi processi si può influire durante l’educazione,
formazione e riabilitazione. Gli aspetti dell’attenzione che si
ricercano di più sono: abitudine (non è un processo di
controllo); l’attenzione selettiva; concentrazione.
Abitudine è il processo durante il quale il soggetto rivolge
sempre meno attenzione sui singoli stimoli perché diventa
sazio. Le ricerche hanno dimostrato che l’abitudine ai gruppi
di stimoli familiari si manifesta abbastanza tardi presso i
bambini con RM rispetto al campione di controllo dei bambini
comuni.
I risultati individuati dalla ricerca sull’attenzione selettiva
(indirizzare l’attenzione alle caratteristiche importanti di
oggetti, eventi e persone) dimostrano che i soggetti con RM
sviluppano questa abilità più lentamente, anche se sono allo
stesso livello di età mentale rispetto ai soggetti esaminati con
l’intelligenza media.
Uno degli aspetti dell’attenzione selettiva è la memoria
casuale, incidentale. La ricerca ha dimostrato che tale tipo è
collegato con l’intelligenza. Inoltre, si è stabilito che la
20
memoria delle informazione casuali, quando la quantità delle
informazioni che il bambino deve ricordarsi è più grande della
capacità della sua memoria, va a favore di informazione
generali.
Se lo sviluppo cognitivo dei bambini si svolge normalmente,
il bambino ricorda sempre di più le informazioni generali,
quelle secondarie non le considera, mentre nei bambini con
RM questi tipi di ragionamenti non sono presenti. Non solo
non scelgono le informazioni più importanti, che dovrebbero
ricordare, ma anche le situazioni precedenti che hanno
memorizzato, difficilmente potrebbero autarli a risolvere il
problema, queste informazioni memorizzate così casualmente
non vengono usate, a meno che la persona che assiste il
bambino non gli insegni in dettaglio tale azione.
La Concentrazione è l’abilità di concentrarsi sul problema
per un tempo più lungo. Le ricerche hanno dimostrato che i
soggetti con RM, indipendentemente dall’etiologia, hanno le
stesse dificoltà nel mantenere la concentrazione, e come
gruppo sono in numero significamente inferiore rispetto alle
persone che godono di uno sviluppo medio. Le ricerche, nelle
quali s’intendeva aumentare la concentrazione dei soggettti
con RM, hanno dimostrato che questo è possibile usando
diversi procedimenti di modifiche del comportamento, ma
nello stesso tempo la generalizzazione di tale nuovo
comportamento non è sicura.
Riflessione
Caratteristico per gli allievi di età minore è l’analisi non
sistematica, perchè loro considerano gli oggetti sfasatamente e
senza nessun tipo di piano. La conseguenza di tale analisi è
anche la sintesi inferiore, perchè questi bambini non scorgono
la relazione tra le parti, ma non sono neanche capaci di
classificarli. Così, ai bambini con ritardo mentale si devono
dare tanti compiti pratici, in modo che possano riconoscere
autonomamente le cose che li circondano nell’ambiente e il
modo di utilizzarle, in tal modo attraverso un lavoro pratico
possono usare diversi tipi di utensili. I bambini con ritardo
mentale non analizzano le conseguenze delle loro attività e
non prevedono quello che può accadere. In loro, l’aspetto
della riflessione è abbastanza scarso. Raramente riconoscono i
loro errori e dificilmente riconoscono che la loro riflessione
può essere sbagliata.
21
Ogni essere umano possiede una certa quantità di abilità per
poter svolgere delle attività utili. Tante persone, anche con
difetto fisico o psichico grave, hanno una capacità lavorativa
notevole. Oggi, per queste persone è possibile dare
educazione, riabilitazione, abilitazione ed esercitazioni
adeguate, ma anche la consulenza, cura, accompagnamento e,
infine, trovare un lavoro. Queste azioni hanno anche un
significato economico, perchè in tale modo la persona con
ritardo mentale diventa un cittadino autonomo anche
economicamente.
Durante la programmazione del lavoro con il bambino con
scarso sviluppo mentale si devono considerare le possibilità
che esistono nel suo territorio. Esse possono essere di diverse
tipologie:
• il soggiorno e l’asilo infantile;
• il centro per la riabilitazione fisica;
• la scuola regolare;
• la classe ausiliare;
• la scuola speciale ;
• lo spazio per il divertimento;
• la scuola per operatori semi-qualificati;
• i laboratori protetti;
• gli ostelli – le case per la vita comune.
L'approcco classico, basato sulla constatazione del quoziente
intellettivo, non assicura un livello necessario di compresione
di questi problemi.
La richiesta di comprensione del comportamento cognitivo
delle persone con ritardo mentale impone la necessità, per
l'approccio moderno, di considerare l'estensione e il
differenziamento della diagnostica organizzativa e cognitiva
dei ritardati. Su questo si studiano nuove metodologie
diagnostiche, terapeutiche e gli strumenti, con i quali si
potrebbe fare la valutazione della qualità del funzionamento
cognitivo delle persone con ritardo mentale sulla base del
livello di sviluppo raggiunto e di scuola seguita.
22
SOMATOPEDIA (difetti fisici)
Somatopedia deriva dal greco soma (corpo) e paidea
(educazione). Il termine appare per prima volta nel 1956.
Difettologo – somatopedista è abilitato per la diagnostica
difettologica, riabilitazione, educazione e formazione dei
soggetti che soffrono di disabilità nei movimenti di diversi tipi
e gradi. La somatopedia si occupa di malattie fisiche,
specialmente di lesioni del sistema del movimento. Ci sono
diversi tipi di lesioni fisiche che possono essere:
1. primarie
2.
(lesioni del sistema motorio per causa di
amputazione)
secondarie (mobilità ridotta: malattie cardiache,
malattie degli organi interiori – ostacolano le attività).
Un segmento ristretto, all’interno della popolazione scolastica
ed infantile, sono i bambini con invalidità fisica, cioè i
bambini con problema di sviluppo congetivo o acquisito, con
lesioni o ferite per le quali sono limitati nel funzionamento
normale delle ossa, giunture delle dita, muscoli o corpo intero,
e la loro educazione e formazione deve essere organizzata
mediante programmi speciali. Il gruppo più numeroso sono i
bambini con invalidità ortopedica, una parte è rappresentata
dai bambini nati con anomalie fisiche, e un’altra parte sono i
bambini con invalidità fisicha causata da incidenti. Un gruppo
abbastanza numeroso di handicap multipli dei bambini con
invalidità fisica sono i bambini affetti da paralisi cerebrale. Lo
sviluppo emozionale e sociale e la maturazione di questi
bambini sono aggravati a causa della scarsa e limitata
esperienza, che può risultare da diverse barriere nella
comunicazione di questi bambini in linguaggio, movimeti
ecc…
La riabilitazione fisica di questi bambini si svolge nelle
istituzioni medico-pedagogiche. La riabilitazione medica
considera le applicazioni di protesi e l’inserimento di bambini
nei programmi di terapia fisica. Per organizzare lo speciale
trattamento pedagogico, psicologico e di altri tipi di
trattamenti professionali è necessaria, per questi bambini, la
diagnosi precoce e completa, oltre alla valutazione di stato del
23
bambino con invalidità fisica. Tale tipo di diagnosi,
valutazione ed interpretazione di dati diagnostici possono
essere realizzati solo da esperti competenti – medici,
specialisti, difettologi, psicologi clinichi, assistenti sociali.
Solo dopo quest’azione, il bambino può essere indirizzato
verso la tipologia più appropriata di educazione. L’educazione
dei bambini con lesioni fisiche si compie dentro le scuole
regolari, le classi speciali realizzate presso le scuole regolari,
in scuole speciali o nelle istituzioni sanitarie.
Il gruppo dei bambini con invalidità fisica sono i bambini con
problemi speciali sanitari (includendo i bambini con invalidità
ridotta). Si tratta dei bambini per i quali, il regime educativo e
il trattamento pedagogico, è adattato alle loro possibilità e
bisogni, e nello stesso tempo è necessario per le malattie
croniche come: la febbre reumatica, diabete, le malattie ed
anomalie del cuore, tubercolosi, epilessia e altri stati anormali
di corpo. Può essere che qualsiasi bambino immobilizzato
frequenti la scuola regolare (per motivi di ferite, di salute
debole e delicata in maniera permanente).
LOGOPEDIA (disturbi di linguaggio)
Logopedia – la scienza interdisciplinare che si occupa dei
disturbi di linguaggio, voce, lingua, lettura, scrittura e
espressione gestivo-mimica.
La logopedia moderna rappresenta la scienza multidisciplinare
che integra le conoscenze dall’ambito di medicina, linguistica,
psicologia e pedagogia secondo i bisogni di prevenzione,
diagnostica, terapia, ricerca dei disturbi di lingua e voce,
essendo l’oggetto della logopedia. Il Diffetologo – logopedista
è un esperto per la patologia linguistica che studia, fa diagnosi
e lavora per la rimozione dei disturbi nel linguaggio, della
lingua e della voce, riabilitazione dei soggetti affetti da
malattie logopediche e prevenzione dei disturbi linguistici
della voce.
Collabora con gli esperti dei diversi profili, integra i referti,
gestisce il procedimento diagnostico e percorso di terapia, fa
analisi dei risultati del lavoro, scambia le esperienze e
promuove la teoria e la pratica delle patologie del linguaggio e
della voce, cioè logopedia.
24
In gran parte,
individualmente.
i
trattamenti
logopedici
si
svolgono
L’esitazione dei genitori
Gran parte dei genitori esitano quando è il momento per far
visita al logopedista per la prima volta. Anche se si tratta di
scarso sviluppo nel linguaggio, balbuzie, difficoltà di lettura e
scrittura, difficoltà di pronuncia, i genitori e le persone in
contatto quotodiano con il bambino (insegnante, maestra)
tante volte non sanno cosa chiedere per l’assistenza. Secondo
la scala dello sviluppo del linguaggio, la prima dificoltà si
presenta come uno scarso sviluppo del linguaggio. Tante volte
i genitori fanno la domada e provano ad ottenere la risposta:
"Perchè il mio bambino non parla?". Quando si accorgono che
il bambino, con lo sviluppo regolare, ha problemi di scarsa
espressione verbale, inesatto o grave rispetto ai suoi coetanei,
i genitori spesso sentono panico. I genitori con i bambini con
scarso sviluppo nel linguaggio si accorgono abbastanza presto
delle abilità linguistiche del loro bambino, e tante volte questa
situazione viene attribuita al capriccio, indolenza o all’eredità
genetica. Quando il bambino raggiunge i tre anni e inizia a
frequentare l’asilo infantile, e il genitore ha l’opportunità di
comparare il linguaggio del suo bambino con quello dei suoi
coetanei, diventano coscienti del vero problema che affligge il
loro bambino. In questo momento è meglio rivolgersi al
logopedista per un consiglio. È molto importante iniziare
subito con la consulenza o forse con la terapia direttamente,
perchè il bambino, in questa èta, è già cosciente della sua
diversità rispetto ai suoi coetani.
Lo sviluppo del linguaggio si può svolgere armonicamente,
con lo sviluppo di altre abilità del bambino, così il processo
formativo-educativo si realizza armonicamente, nello stesso
tempo si possono promuovere lo sviluppo e le capacità
dell’espressione vocale. Intanto, sono frequenti i casi di uno
sviluppo del linguaggio ridotto e disarmonico, è necessario
rivolgersi a specialisti per far riferimento a metodi e
procedimenti speciali per sviluppare, il più possibile, le
capacità del bambino in maniera armonica e senza disturbi.
Tipi di disturbi del linguaggio:
1. Difetti di pronuncia – nascono dal modo sbagliato di
pronuncia delle parole singole o frasi. Gli errori più frequenti
25
sono quelli di omissione del suono nelle parole (mela - ela);
sostituzione di suono delle parole (spalla - palla); alterazione
dei suoni singoli (pesce - pesse). Dobbiamo sapere che un
certo numero di questi bambini ha bisogno di un lavoro
maggiore per acquisire un linguaggio corretto, che lo porti ad
una comprensione corretta delle parole, pazienza e
perseveranza possono influire positivamente nella correzione
e nella formazione del linguaggio.
2. Dislalia – questo tipo di difetto del linguaggio è presente in
gran parte ai bambini di età inferiore e dura circa fino al
quinto anno della vita, e spesso si prolunga. Lo sviluppo del
linguaggio vede l’omissione dei suoni singoli nelle parole, e
certe volte incapacità di esprimere uno o più suoni, ad
esempio suoni s, z, ci, sci, r, gn, gli ecc… e sostituzione con
altri suoni (palla - alla).
3. Balbuzie – si presenta quando il controllo automatico del
linguaggio e il coordinamento della respirazione è minore, si
tratta di un difetto del linguaggio grave che mina la
tempistica, il ritmo e l’esattezza del linguaggio. La balbuzie
provoca irregolarità nel processo del linguaggio con
convulsione dei vari organi per articolare le corde vocali e la
respirazione. La scienza ha verificato che la balbuzie è di
carattere funzionale e si mostra come nevrosi del linguaggio.
Le convulsioni si presentano solo durante la pronuncia dei
primi suoni. Così il piccolo balbuziente, pronuncia la parola
papà pronuncia "p, p, p - papà" o c, c, c - casa".
Se i genitori mantengono un comportamento inadeguato
nell’educazione dei figli, se scherniscono il bambino, lo
maltrattano, lo sgridano e lo puniscono – non sarà strano se il
bambino inizia a balbettare. Di grande importanza è la pratica
del linguaggio collegato alla visualità, presentazione di
oggetti, azioni ed immagini. Se vogliamo eliminare la
balbuzie dobbiamo praticare le seguenti misure pedagogiche e
sanitarie:
• La vita del bambino deve essere impostata in modo da
trattarlo in maniera amichevole e affettuosa.
• Si deve assicurare un’atmosfera familiare gradevole al
bambino.
• La paura che un bambino nervoso ha, si deve eliminare
con misure educative appropriate.
26
• Ai bambini che hanno questo tipo di problema nello
sviluppo si deve affidare impegni che loro stessi
possono svolgere, in modo da sviluppare la fiducia
nelle abilità che possiedono.
4) Tachilalia colpisce i bambini che parlano troppo veloce.
Parlando attraverso un linguaggio accellerato le parole si
riducono, deformano, le sillabi dentro le parole si spostano,
certi suoni non si pronunciano corretamente o si saltano, le
frasi sono irregolari. Tale tipo di difetto parlato è chiamato
tachilalia. Il linguaggio tachilalico e lento dei bambini si deve
correggere sia con il lavoro degli insegnati sia con il lavoro
dei genitori, attraverso attività progressive e tranquille.
5) Il non-uso del linguaggio è caratteristico per l’interruzione
e una riduzione significativa della comunicazione parlata con
le persone all’interno di un ambiente. Il non-uso nel
comportamento e del linguaggio si presenta più spesso con i
bambini che hanno uno scarso sviluppo mentale.
6) Ritardo nel linguaggio presenta ritardo del linguaggio, in
pratica un rallentato sviluppo parlato-linguistico del bambino.
Il ritardo del linguaggio può essere causato da disturbi
organici, da fattori funzionali e psico-sociali.
I disturbi del linguaggio si possono ridurre e/o compensare
con la diagnosi precoce, poi con la prevenzione e la
diagnostica, anche il trattamento logopedico se iniziato
tempestivamente. Gli operatori scolastici, genitori, ed altri
partecipanti nel processo formativo-educativo devono essere
coscienti che usando le tecniche speciali che si praticano nelle
istituzioni specalizzate, si possono migliorare le abilità di
linguaggio anche in gravi casi del disturbo di linguaggio.
SURDOLOGIA (difetto dell’udito)
Il surdologo è la persona che si occupa della surdologia, la
scienza che appare negli anni sessanta del secolo scorso, con
lo scopo di integrare non soltanto le discipline scientifiche che
si occupano direttamente di sordità, ma anche tutte le altre
scienze che, a vario titolo, si occupano del problema della
sordità e dei difetti dell’udito (foniatria, otorino, riabilitazione,
ecc). Essa intende occuparsi dei problemi di sordità in tutti i
27
sui aspetti, senza limitarsi alle discipline scientifiche speciali
come:
audiologia,
surdopedagogia,
surdopsicologia,
surdometodica e altro.
La surdologia in tale modo rappresenta la disciplina
scientifica integrata nell’ambito delle patologie dell’udito.
In generale, i soggetti con difetti dell’udito, si possono
dividere in due gruppi: quelli che non sentono niente e quelli
che probabilmente usano il linguaggio dei segni e quelli che
gradualmente perdono l’udito con l’avanzare dell’età. È
chiaro che la sordità è variabile. In più, tali variazioni sono
più grandi rispetto ai due gruppi sopra menzionati. La perdita
dell’udito totale è abbastanza rara. I difetti dell’udito,
specialmente se si tratta di una sordità superiore, e se si
presenta in età infantile, presentano l’handicap più grande che
un bambino può avere. Senza una riabilitazione diretta ed
adeguata l’inserimento nella comunità sarà molto difficoltoso,
inoltre, la sordità rilascia numerose conseguenze, che ancora
di più peggiorano l’invalidità presente.
La perdita dell’udito può variare in diversi modi. Non si parla
solamente di quanto una persona è sorda, ma anche di che
natura è la sordità in esame: per es., se la persona può sentire
chiaramente i suoni in frequenza alta o bassa? Quello può
essere un’informazione importante perchè puo influire
nell’apprendimento del linguaggio, se gli ausili sono necessari
o no, anche per l’educazione. E’ molto importante anche per
prevedere quali dificoltà nello sviluppo potrebbe avere il
bambino.
Circa 1/3 dei bambini sordi hanno almeno un altro problema
dello sviluppo. Il problema che un bambino con difetto
all’udito ha, sono le dificoltà di allacciare la comunicazione
con gli altri membri della società.
28
Nella vita quotidiana della persona sorda, si fanno tante cose
semplici: loro leggono, comprano, vanno al lavoro, guardano
la TV, parlano con gli amici e famiglia, viaggiano, ... Vivono
una vita normale come tutti gli altri.
Se immaginiamo la situazione nella quale la persona sorda
vuole comprare il biglietto per il treno! La persona sorda
chiede il biglietto parlando il più possibile chiaro e
comprensibile, ma il venditore risponde solo tentennando il
capo o dicendo "NON C’È" (anche se li aveva!). Il venditore
NON SAPEVA come reagire perchè non si è trovato mai in
una situazione simile come questa. Lui come tutti gli altri non
ha MAI avuto esperienze con i Sordi. La persona sorda
stupita, va via senza il biglietto.
Nella comunicazione tra la persona sorda e quella che sente
bene è avvenuto un "corto circuito". Il venditore ha
dimostrato la sua ignoranza nella comunicazione con le
persone sorde.
Adesso richiediamo, quale cognizione dovrebbe avere il
venditore. Dovrebbe sapere che le persone sorde leggono
dalle labbra. Potrebbe anche comunicare con il linguaggio
dei segni o potrebbe comunicare scrivendo. Comunque non
è necessario parlare con voce alta.
L’iniziativa della persona sorda può aiutare la persona che
sente bene a cimunicare tra loro. Uno dei modi è la
dimostrazione della tessera con il testo:
"Io sono una persona sorda. Vi prego, parlatemi piano o
scrivetemi in un foglio di carta. Grazie!"
Il programma di riabilitazione dei bambini con difetti
dell’udito e/o grave disturbo del linguaggio è un programma
universale, usando la riabilitazione dell’udito e del linguaggio
si influisce sullo sviluppo psicofisico totale, per quello
vengono inclusi nei procedimenti educativi anche i processi
riabilitativi. Lo scopo finale della riabilitazione è
l’integrazione, e alla base della metodologia verbo-tonale è
quella di assicurare una vita efficace al bambino in un
ambiente cosiddetto regolare.
Gli esperti dei vari profili, implementano la riabilitazione con
percorsi educativi supplementari attraverso il lavoro con la
metodologia verbotonale, supportando il tutto con
l’attrezzatura elettroacustica verbotonale (apparecchio
SUVAG ossia VERBOTON). Tali apparecchi hanno la
possibilità di trasmettere a basse frequenze, includendo
infrasuoni, e usando sistemi speciali di filtri e amplificatori,
che permettono di scegliere il campo uditivo ottimale (la
29
combinazione delle forme ottimali di frequenza, intensità e
tempo) e voci ottimali (per l’area di ottave o di frequenze più
basse caratteristica per la percezione dei suoni singoli).
Il lavoro si svolge in due forme generali: di gruppo e
individualizzato, e si basa su percorsi fisici e per l’udito (i
ritmi fonetici: il ritmo fisico e ritmo musicale), inoltre, si
opera attraverso situazioni concrete di apprendimento sul
linguaggio e la linguistica. Nella riabilitazione del linguaggio,
come principio basilare, è bene iniziare dalle possibilità
relative al soggetto con il difetto nell’udito e/o parlato, per poi
impostare tutto il lavoro educativo e riabilitativo.
Il gruppo di lavoro è caratteristico per la fase di riabilitazione
ed educazione dei bambini con difetto dell’udito e del
linguaggio, o solo del linguaggio se si tratta del linguaggio
non sviluppato per causa di una barriera centrale (disfasia),
del ritardo mentale, della negligenza pedagogica o altro.
La riabilitazione di gruppo, che include anche percorsi
educativi, si implementa giornalmente, metà giornata (durante
la settimana lavorativa), in gruppi da 6 a 10 bambini.
La surdologia, disciplina scientifica speciale, si occupa dei
problemi dell’educazione e formazione dei bambini e giovani
con difetti dell’udito. Il suo compito generale è di verificare
quali metodologie si possa includere il bambino con difetto
dell’udito nel processo educativo, e come adattare le loro
caratteristiche audio-visive, motorie, creative e psicologiche al
sistema educativo, e come amplificare al meglio le
conoscenze nell’ambito formativo e della formazione
professionale, inoltre, come indirizzare e formare i bambini
con difetti dell’udito, per la comunicazione a gesti o la
metodologia combinata dal gesto – linguaggio, assicurando
così l’acquisizione di nuove conoscenze, abilità e abitudini
adattando così, il contenuto educativo. Tutti questi obiettivi si
integrano in un obiettivo finale di riabilitazione dei bambini
con difetto dell’udito, questo il lavoro socialmente utile per
garantirne la loro integrazione. Tale scopo non è soltanto una
realtà ma anche necessità, perchè i bambini con difetti
dell’udito, tramite il lavoro educativo speciale, ottengono
risultati simili o uguali agli altri bambini con udito normale.
L’ipotesi essenziale, e importante, per raggiungere
efficacemente l’inclusione dei bambini affetti da difficoltà
30
nell’udito è l’aspetto umano. Dunque l’educazione,
formazione e riabilitazione dei soggeti con difetto dell’udito è
il presupposto per il loro adattamento e integrazione nel
mondo regolare.
Accanto agli esperti che svolgono formazione, educazione e
riabilitazione dei bambini con difetti dell’udito, una posizione
speciale è quella dei genitori, che sono gli educatori più
importanti dei loro bambini ed hanno una grande
risponsabilità sia su sé stessi, che per il bambino che per la
societa. Chi puo meglio capire i bambini dei loro genitori,
capire i loro desideri, interessi. Così, solo con una buona
cooperazione tra genitori ed esperti, e con una buona
comunicazione tra loro, si può lavorare per dare uno sviluppo
sano al bambino e assicurare il successo completo nella
riabilitazione. Considerando che per il bambino è migliore
spendere più tempo in famiglia, essa ha il ruolo insostituibile
nell’educazione del bambino. La famiglia ha più possibilità
rispetto alla scuola di stimolare i processi educativi
migliorando e seguendo in modo continuo e sistematico il
lavoro formativo. L’educazione è una realtà continua che
parte dall’età infantile, si raggiunge con la configurazione di
abitudini spirituali, culturali, igenico-sanitarie e lavorative. Le
abitudini positive sono la base per lo sviluppo educativo della
personalità del giovane. La personalità formata senza
dimensione educativa non è una personalità completa. Il
soggetto con difetti dell’udito si integra più facile
nell’ambiente se naiutato perchè potrà acquisire la percezione
per comprendere sé stesso anche se non è perfetto nell’uso del
linguaggio.
Il lavoro educativo-formativo si svolge nelle scuole regolari e
speciali. Quale tipo di educazione è più accetabile, dipende
piuttosto dal grado di difetto dell’udito e dalle capacità
intellettive del bambino.
31
PEDAGOGIA SPECIALE
(disturbi del comportamento )
Il concetto di pedagogia speciale considera ogni disciplina
pedagogica che ha obiettivi e compiti speciali. In senso
stretto, la pedagogia speciale è la parte scientifica della
difettologia che considera lo studio di:
• sviluppo
• educazione e
• formazione dei soggetti con disturbi nello sviluppo
(bambini, giovani e persone adulte).
Il pedagogo speciale – è il professionista abilitato per il lavoro
con i bambini, giovani e le persone adulte che sono affette da
diverse forme, e intensità, di disturbi nel comportamento
sociale.
Durante la formazione, acquista conoscenze di difettologia,
pedagogia, psicologia, medicina, criminologia, studi penali,
sociologia, legislazione giuridica penale e altre discipline
scientifiche.
Il pedagogo speciale lavora in prevenzione, analisi, controllo
sociale dei bambini e giovani con disturbi del comportamento
e la socializzazione (età inferiore) e risocializzazione dei
soggetti con disturbi del comportamento sociale (l’età
superiore).
PEDAGOGIA DEI GIOVANI – l’oggetto generale:
educazione, ossia rieducazione e risocializzazione dei giovani
con disturbi del comportamento sociale. Non esiste una
classificazione unica dei disturbi del comportamento. Si usa la
terminologia: comportamento agressivo, delinquenza,
svantaggio educativo. Condizioni di vita sfavorevoli
producono agitazione psichica e sociale degli allievi,
specialmente quelli con disturbi dello sviluppo, creando
un’atmosfera frustrante e tesa, dalla quale vogliono fuggire.
STUDIO ETICO (ethos = morale) fa parte della pedagogia
speciale che si occupa dello sviluppo, educazione e
formazione dei bambini svantaggiati. Le cause dei disturbi del
comportamento si devono ricercare nei fattori sociali da una
parte e nei fattori individuali dall’altra parte. Le deficienze del
32
funzionamento intellettivo pongono a rischio lo sviluppo del
bambino. Alcuni sintomi sono: vagabondaggio, furto,
scappare da casa, abbandono della scuola e altro. Uno
sbagliato procedimento pedagogico può essere, tante volte, la
causa di una deficienza educativa, specialmente dove si è in
presenza di un’educazione familiare brutale.
STUDIO PENALE – questo tipo di studi si basano sul fatto
che il condannato è un soggetto socialmente confuso che
dovrebbe, scontando la pena, tornare alla vita sociale attandosi
alla societa nella qualle deve continuare a vivere, e lo scopo
dell’esecuzione della pena è quelo di: riabilitare la persona
condannata dopo il ritorno alla libertà e al lavoro, secondo la
legge e le norme della societa.
RISOCIALIZZAZIONE – il processo di re-inclusione
rinnova nell’individuo i percorsi sociali, e questo sia tramite la
rieducazione del proprio comportamento precedente sia
mediante la riduzione delle situazioni sia ambientali sia
personali, responsabili per il comportamento antisociale.
I trattamenti si possono organizzare in gruppo o possono
essere individualizzati. La forma di riabilitazione dipende dal
tipo di disturbo comportamentale che il bambino dimostra. La
formazione può essere svolta nelle scuole regolari, e in caso di
reato grave, questi bambini sono confinati presso appostite
strutture per minorenni dove è organizzato un lavoro
educativo-formativo.
Queste strutture per i minorenni possono essere di tipo chiuso
o semiaperto. Dal reato commesso, dipende la tipologia di
struttura in cui il soggetto sarà confinato. Nel nostro territorio
non esistono questi apparati.
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3. ESERCITAZIONI PRATICHE:
LABORATORI
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Laboratorio nº 1
Il laboratorio sulle emozioni
Titolo: “La storia di un cuore timoroso”
Scopo: i partecipanti riconoscono, comprendono e rispettono delle emozioni delle altre persone.
Dimostrare le proprie emozioni, mettendole in relazione con la storia raccontata nel gioco,
riferendo se stessi alla situazione emozionale dove vive il ragazzino dalla storia. Di fronte al
gruppo piccolo, e poi di fronte al gruppo grande, i partecipanti esprimono le loro riflessioni e
come si sono sentiti nel ruolo dato.
Materiale: La copia di una storia per ogni gruppo (10 copie). Carta bianca e pennarelli.
Processo:
1. azione. Introduzione (formazione di 5 gruppi composti dal 5 o 6 partecipanti, distribuzione del
materiale e compiti) 5 min.
2. azione. Lavoro in gruppo (Divisione dei ruoli: 1.gruppo-ragazzino -Isidor, 2.gruppo Genitori,
3.gruppo Bambini, 4.gruppo Assitente sociale, 5.gruppo Pedagogo) lavoro di gruppo interattivo
per la preparazione e per la presentazione. Il compito del gruppo, giocare seguendo i ruoli,
descrivere e giustificare le sue emozioni e comportamento. 25 min.
3. azione. Presentazione (il rappresentante di ogni gruppo presenta su di un foglio di carta grande
gli argomenti trattati, come e perchè si sono comportati in tal modo, le riflessioni e emozioni in
tale ruolo. Giocando con i compiti, i partecipanti devono mostrare le emozioni e giustificare i
loro gesti) 20 min
4. azione.Discussione: 10 min
Come abbiamo collaborato?
Come ci siamo sentiti?
Vi è piaciuto questo modo di lavorare?
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STORIA DI CUORE TIMOROSO
Isidor è nato con un lieve disturbo motorio (trascina una gamba quando camina), con la vista
debole e strabica e non sente tanto bene. Ha trascosto la sua infanzia in una città piccola, e la
«Storia di un cuore timoroso» è il ricordo di quel periodo.
“Uomo, uomo, io sono un uomo! Urlavo, urlavo tra me e me, io, un piccolo prigioniero
dell'abbraccio terribile della comunità, non capisco chiaramente l’ampiezza difficilmente
raggiungibile, piena di bellezze e paure nascoste sotto il nome uomo.
Sono nato diverso, ed ero cosciente di questo. Molto presto, e in un momento difficile per me, ne
sono stati coscienti anche gli aguzzini che dovevano vigilarmi, e le torture sono cominciate.”
Ancora bambino, sono diventato unico nemico dell'inferno in quale ero nato. In uno sguardo o
gesto ancora infantile, nei movimenti, nell'uso delle parole, forse un odore inafferrabile
dell'anima - non so come, ma hanno annusato il mio sangue diverso, l’intruso, il traditore tra
loro. Dovevo essere abbattuto, cancelare dalla luce dagli occhi, l’allegria dalle labbra,
l’entusiasmo troppo prolungato di una creatura innocente, la curiosità e la prontezza di
conoscere il mondo.
Quelli che mi hanno fatto nascere, sentendosi risponsabili, ostacolavano ogni nostalgico
avvicinamento. Mi costringevano a fare i lavori più pesanti, mi punivano inadeguamente, mi
chiudevano, non mi davano da mangiare, mi bastonavano, mi faccevano vedere seminudo, mi
sottoponevano a fatiche incredibili. La pesantezza della mia vita non permeteva ai miei cugini di
occuparsi di me in continuo e, a dire la verità, non potevano passare neanche un giorno senza
sfogarsi su di me, senza ricordarsi della mia diversità, la loro era una punizione impietosa.
I bambini, al primo posto quelli più vicini, uniti nell’ostinatezza, inventavano cattiverie peggiori,
mi picchiavano ogni volta quando mi incontravano, trovavano una soddisfazione grandissima
nella costruzione di una fortezza con migliaia di torture, per quella creatura misera senza
protezione. Perchè, non c'era nessuno con cui mi potessi lagnare.
La cosa peggiore di tutte era quella di doversi sempre ingraziare qualcuno, darsi completamente,
ubbidienza totale per po’ d’attenzione, un briciolo di compassione che non ho mai raccolto.
Tutto era inutile, e l’amara disillusione provocata da rifiuti brutali, influenzava fortemente il
dolore dei miei disturbi fisici, le mie ferite, circondato dai cumuli di umiliazioni quotidiani.»
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Laboratorio nº 2
Titolo: Anna
Scopo: Comprendere le abilità dei bambini con sindrome di Down e di sviluppare l’empatia
verso i bambini con sindrome di Down.
Anna è una bambina di 9 anni e 2 mesi con sindrome di Down. Ogni mattina quando Anna si
sveglia, va in bagno per fare i bisogni fisiologici, lava le mani, lava il viso e se ne va in cucina.
Gli piace trovare la colazione al tavolo che mangia con appetito. Dopo la colazione si veste, ma
questa attività la svolge abbastanza lentamente e l’aiutano gli altri, in modo da non ritardare al
trasporto per la scuola.
Prima di uscire da casa, lei dà da mangare al suo coniglio e prepara un bicchiere di latte a sua
madre.
Cosa ha fatto Anna prima di andare a scuola?
Cosa non ha fatto Anna prima di andarsene a scuola?
Cosa Anna puo imparare?
Quale lavoro lei potrebbe esercitare?
o Continuate con questo elenco di domande con altre domande
importanti socondo voi (3 domande in massimo)
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Laboratorio nº 3
LABORATORIO
SCORGI LA POTENZA DELL’ETICHETTAMENTO-SA
SCOPO DEL LABORATORIO è quello di far intuire agli insegnanti come i bambini etichettati
si sentono, e come si comportano gli altri bambini in piccoli gruppi riguardando i bambini
etichetatti. I bambini sono predisposti a dare agli altri un’etichetta abbastanza facilmente, e
quest’etichetta influisce sul comportamento delle altre persone, oltre che sugli allievi stessi
etichettati. Durante questo laboratorio gli insegnanti, tramite l’esperienza propria, analizzeranno
l’importanza dell’etichettamento.
MATERIALE NECESSARIO: carta grande per costruire il pannello di gruppo, foglietini di
carta, matite, pennarelli di colori e scotch.
Andamento del laboratorio
1. Azione: Introduzione.
Il gioco del rilassamento e la formazione positiva dei rapporti interpersonali.
Tutti i participanti formano un circolo. I palmi della mano sinistra sono voltate-aperte, e i
palmi della mano destra di ogni participante viene messo sopra il palmo sinistro della
persona accanto. Il conduttore del laboratorio inizia il gioco toccando piano il palmo sinistro
della prima persona accanto con il suo palmo. Il movimento si fa dall’uno all’altro
partecipante. La direzione del movimento si può cambiare (con il palmo sinistro si tocca il
palmo destra del partecipante accanto), e anche la velocità del movimento.
2. Azione: Divisone in gruppi e distribuzione dei compiti.
Si dividono i partecipanti in gruppi, formati da 5 persone. Il compito di ogni singolo gruppo è
di disegnare il manifesto che descrive una “Scuola per tutti”. Prima di iniziare con la
realizzazione del compito, sulla fronte di ogni partecipante sarà incollato un foglio, così che
nessuno possa vedere il suo foglio di carta. Su questi foglietini scriverà una delle seguenti
parole: intelligente, creativo, stupido, bello e maldestro.
3. Azione: Presentazione di gruppo.
Ogni singolo gruppo presenta il suo manifesto. Dopo la presentazione, essi rispondono alle
domande, chi e come ha fatto e altre domande, se ci sono.
4. Azione: Valorizzazione.
I partecipanti formano il gruppo in base all’etichetta che avevano – gli stupidi presentano un
gruppo, i belli unaltro, ecc. Nel gruppo si discute come si sentivano i partecipanti e come si
sono comportati durante il lavoro in gruppo, e come si comportavano gli altri riguardo a loro.
Dopo la discussione nel gruppo piccolo, ogni gruppo presenta le conclusioni e le riflessioni
agli altri partecipanti.
5. Azione: Finalizzazione.
Il gioco del rilassamento. I partecipanti ancora stanno in circolo. La palla immaginaria
energetica va dall’uno all’altro partecipante. La palla energetica può cambiare la sua forma,
dipendende dal desiderio di ogni partecipante.
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Laboratorio nº 4
Titolo: VEDI IL BUIO
SCOPO DEL LABORATORIO è quello di sviluppare l’empatia verso i soggetti affetti da difetti
di vista.
MATERIALE NECESSARIO: frutta, posate, panna, catino, maschera.
Andamento del laboratorio
2. Azione: Introduzione
Si affronta il discorso con i partecipanti sul tema “Come si sentono quando c’è il buio”?
Hanno svolto attività al buio?
2. Azione: Divisione dei compiti
Tre partecipanti, nello stesso momento, stanno accanto di tavolo. E’ messa loro una maschera
sopra gli occhi in modo che non possano vedere la luce, il buio assoluto. Il loro compito è
quello di fare la macedonia con la frutta che trovano di fronte a loro. È necessario mondarla,
trinciarla, metterla in un catino e coprire con la panna. La maschera la devono tenere sugli
occhi.
Gli altri partecipanti osservono e si scambiano tra loro per la realizzazione del compito.
6. Azione: Descrizione dell’esperienza
In questo passaggio c’è la conversazione tra i partecipanti su come si sentivano quando
faccevano la macedonia.
7. Azione: Finalizzazione
Il godimento comune di macedonia.
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Laboratorio nº 5
Titolo: ASCOLTA
SCOPO DEL LABORATORIO è di sviluppare l’empatia verso i soggetti con difetti dell’udito. Il
miglior modo di capire come si sente una persona “in silenzio”, è di viverlo in prima persona.
MATERIALE NECESSARIO: foglio di carta per il compito
Andamento del laboratorio
3. Azione: Introduzione
Il gioco del rilassamento e formazione positiva dei rapporti interpersonali.
I partecipanti formano un circolo seduti.
4. Azione: Divisone dei compiti
I partecipanti si dividono in coppie. La prima coppia si presenta reciprocamente, e così la
seconda. Il compito è quelo che un partecipante parla, e l’altro ascolta. Il partecipante che
deve parlare non può usare la voce. Il tema che si dovrà spiegare ai partecipanti sarà scritta in
un foglio di carta (per es.: Riferisci un evento che ti è sucesso-passato prossimo). Quando il
soggetto finisce con il compito, l’ascoltatore deve riferire l’evento.
5. Azione: Il cambio dei ruoli
Adesso, il partecipante che ascoltava deve raccontare la storia. Il tema viene scritto su di un
foglio di carta. Questa volta il tema è riferito al futuro. La voce non si può usare.
L’ascoltatore alla fine riferisce quello che ha capito.
6. Azione: Valorizzazione
I partecipanti che compongono la coppia, discutono tra loro come si sentivano quando
racontavano la storia, senza usare la voce.
Dopo la discussione in coppia, i partecipanti condividono le loro esperienze con il resto del
gruppo.
7. Azione: Finalizzazione
Il gioco del rilassamento.
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Laboratorio nº 6
Titolo: IO
Scopo: sviluppare l’immagine positiva di sé, la sensazione del suo proprio valore e dignità
umana.
Andamento del laboratorio:
Il moderatore al centro del circolo mette diversi oggetti che possono avere qualche importanza
per bambini.
I partecipanti osservano gli oggetti e dopo, ogniuno di loro ne sceglie uno, lo osserva, sente il
suo calore, la struttura, lo fa vedere agli altri e parla del suo oggetto:
Perchè l’ho scelto?
Cosa mi ricorda?
Perchè mi piace quell’oggetto?
Cosa significa per me l’oggetto scelto?
QUESTO SONO IO
Tutti i partecipanti disegnano la figura umana alla base della proposta (vedi l’immagine)
Nella casella segnata da numeri, ogni partecipante deve scrivere qualcosa di sè.
1.Mi piace di pensare di me...
2.Guardo volontieri ...
3.Mi piace ascoltare....
4.Sono curioso di sapere ...
5.Mi piace parlare ...
6.La mia massima è
Parlare delle mie caratteristiche con la persona seduta più vicino a me (persona a sinistra
o destra), come il gruppo si mette d’accordo.
COME MI VEDONO GLI ALTRI
I partecipanti tra loro incollano il foglio di carta con la colla sul dorso dell’altro. Tutti i
partecipanti scelgono la matita di diverso colore, muovendosi nella stanza scrivono le
caratteristiche positive di ciascuno sul foglio di carta.
La sequenza è finita quando il moderatore vede che ogni partecipante possiede almeno cinque
caratteristiche scritte.
COME MI SENTO
Alla fine, ogni partecipante deve esprimere con i gesti come si è sentito.
Con i gesti esprime, se esiste, diferenza nei sentimenti che ha provato dall’inizio e alla fine della
giornata (usando il gesto non la parola).
Ai partecipanti si può suggerire se vogliono esprimere la loro impressione. Cosa hanno visto
sulla faccia degli altri? Come vi siete sentiti quando gli altri scrivevano le vostre caratteristiche
dietro le vostre spalle?
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Laboratorio nº 7
Titolo: NON FACCIO PER VANTARMI
Scopo: Rafforzamento di fiducia in sè stesso.
Introduzione
Moderatore: Ogni persona ha gli stessi bisogni. Questo vale sia per gli adulti sia per i bambini. Il
bosogno è, l’elemento senza il quale non possiamo esistere.
Per vivere dobbiamo mangiare, dormire, respirare, caminare, fare amicizie. Dalla nascita
abbiamo il bisogno della presenza delle altre persone, carezze, tatto, amore, appartenza. Qualche
volta vogliamo dire di SI’ a qualcosa, e qualche volta NO. Abbiamo bisogna di avere la fiducia
in sé stessi. Ma certe volte succede che la nostra fiducia dipende dagli altri, non ci permettono di
esprimerci. Tante volte in scuola ci dicono di sedere, stai zitto tu non sai niente, quando apri la
bocca parli incoretto, ecc.
Adesso ogni di voi avrà l’opportunità di vantarsi, quello che sa e puo di migliore (a catena).
Sceglieremmo uno dei partecipanti che dirà: «disgela» e «congela»
Per es., quando il moderatore dice Igor »disgela» Igor si mette in giro e inizia di vantarsi.
Quando il moderatore dice «congela» Igor finisce di parlare e si continua l’uno dopo l’altro.
Iniziamo di vantarsi
I partecipanti parlano come si sentivano quando vantarano sè stessi.
Possono esprimere i sui sentimenti sia con il gesto sia con parole.
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Laboratorio nº 8
Titolo: I MIEI SEGRETI
Scopo: Ogni bambino deve capire che non deve mantenere in segreto la cosa che gli mette paura,
che lo confuse o lo umilia.
Materiale: pennarelli, gli altri materiali necessari sono inseriti nell’allegato.
1. Introduzione
Pronuncia il tuo nome come se volessi chiedere qualcosa (subito uno dietro l’altro in cerchio)!
Pronuncia il tuo nome come una risposta (subito uno dietro l’atro)!
Andiamo a ripetere tutti insieme e nello stesso tempo: uno, due, tre… via!)
2. Gioco: “c’è chi fa paura, e chi è spaventato”
Si formano coppie di bambini e si danno istruzioni affinché provino a spaventare il proprio
compagno “facendo finta” di fargli paura, pronunciando il suo nome e con un gesto, senza
contatto fisico. Il partner deve scegliere la modalità di reazione alla paura “finta”, ad esempio di
congelarsi-immobilizziarsi, di tremare-sussultare, scapare via, ecc.
Dopo la prova, ogni coppia dimostra la sua paura (recita).
3. SEGRETI DOLCI E AMARI (le attività principali)
Abbiamo giocato un pò, e abbiamo visto come le persone reagiscono diversamente alla paura.
Suggerisco che vi accomodiate sulla sedia. Va bene ... E adesso, provate a ricordare qualche
vosto segreto...Non dite niente ... Scegliete uno dei vosti segreti e scegliete un colore per tale
segreto ...(Allegato n. 5) Prendete la striscia con gli elementi iscritti ...Prendete anche il colore e i
vostri segreti...Scegliete la forma che conviene al vostro segreto e disegnatelo ...Colorate il
vostro segreto ... sotto di questo scrivete come è il vostro segreto .... mettete gli aggettivi che
appartengono al vostro segreto...
Scrivete quello nella stessa parete della striscia – sotto la linea...
4. PRESENTAZIONE DEI SEGRETI
Uno dopo l’altro, i partecipanti mostrano la forma e il colore del segreto (possono anche dire
qualcosa sul segreto, com’è: pesante, leggero, dolce, come l’hanno visto, ma senza rivelare il
segreto). I partecipanti secondo la loro scelta sistemano i fogli di carta in una parte del cartello
(IL SOLE O LA NUVOLA) Allegato 2
Come sono i nostri segreti (seconda la disposizione, dolci, soleggiati, scuri, leggeri, pesanti, ecc).
5. DICA UN SEGRETO
Di nuovo, i partecipanti si dividono in coppie (ad esempio, a seconda della posizione dei segreti).
Cosa pensate, quante persone possono avere il vostro segreto?...(Sentire qualche risposta)
Ricordatevi il vostro segreto che volete affidare al vostro compagno in questo momento ...
Qualcosa che potete affidare. Mormorate i vostri segreti tra voi ... c’è qualcuno che non poteva
mormorare il suo segreto. Se c’è qualcuno, sarebbe buono dire il motivo per il quale non poteva
condividere il segreto con gli altri ... mettere, quindi, il segreto nella parte nuvolosa del Pannello
(se invece viene detto, metterlo nella parte soleggiata).
Come vi sentite adesso? Vi sentivate meglio o peggio quando avete affidato il vostro segreto.
6. È SEMPRE BUONO AFFIDARE IL SEGRETO A QUALCUNO
Qualcuno può introdurre un esempio di segreto DIFFICILE DA AFFIDARE (In caso i
partecipanti non introducono l’esempio, lo introduca il moderatore del laboratorio).
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Cosa si puo fare con quel segreto? Quando sentiamo alcune proposte, è buono evidenziarle:
È meglio affidare il segreto a qualcuno che può aiutarti (genitore, amico, professore principale,
pedagogo, direttore ed altri).
Perchè? (In caso i partecipanti non introducono l’esempio di abuso, lo introduce il moderatore).
PER ES.: Quando mantieni il segreto di un abuso subito, significa che sei totalmente da solo. E
se sei totalmente da solo, significa che nessuno puo aiutarti.
Coloro che hanno commesso abuso sono protetti con il silenzio. Loro contano sulla tua paura e
sul mantenimento del segreto.
7. Parte finale
Il gorgoglio dei segreti
Tutti i partecipanti mettono la mano sopra la bocca e mormorando ripetono (dicono) il loro
segreto.
Cosa vi ricorda quel mormorio di segreti? Sentiamo di nuovo il gorgoglio dei nostri segreti.
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Laboratorio nº 9
Titolo: Le somiglianze e le diversità
Scopo: Ogniuno di voi deve riconoscere le somiglianze e le diversità dell’altra persona.
Materiale: pennarelli, carta per disegno
Far conoscenza per la strada
Il mediatore chiede ai partecipanti di alsarzi, e se necessario di fare spazio per il movimento.
Il compito si può dare in modo seguente.
Percorrete la piazza piena di gente, ma voi non conoscete nessuno. Camminate senza un scopo
preciso, più o meno veloce, scegliete il ritmo da soli (cioè muovetevi seguendo il ritmo della
musica). Al mio segno (o interruzione di musica) avvicinatevi alla persona accanto e
presentatevi, per es., Io sono Slavica e mi piace passeggiare.
(Se i partecipanti non si conoscono sufficientemente, continuare con la passeggiata fino a che
tutti si conoscono).
I colori dell’arcobaleno
Dopo le conoscenze si formano le coppie, si fa una breve conversazione dove i partecipanti
devono individuare tre caratteristiche simili e tre caratteristiche diverse dalle loro.
Le domande che fanno tra loro possono essere dirette a conoscere le abitudini, i gusti, le paure,
speranze, piani, desideri, anche i fatti della vita concreta (famiglia, amici, ecc).
Nel foglio di carta grande, ogni coppia disegna il suo arcobaleno delle similitudini e il suo
arcobaleno di diversità.
Ogni coppia di partecipanti si presenta con il disegno al gruppo.
Domande per la conversazione
Quale arcobaleno vi piace di più, l’arcobaleno delle similitudini o delle diversità? Ciò che è
comune può essere motivo di conflitto, così come quello che ci mantiene differenti. Come ci
possono mettere in comunicazione le nostre diversità.
Posso chiedervi
Questo è il gioco in cui le domande si scrivono sulla carta o su di un quaderno.
Facciamo circolare le domande anche agli altri (i partecipanti sono disposti a catena), scriviamo
le risposte.
La conversazione, domande e risposte
Vi hanno stupito alcune risposte?
Quali risposte e perchè? Avete conosciuto meglio i vostri colleghi di laboratorio?
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4. Videodimostrazione, fotografie e lavori
dei
bambini,
si
raccoglieranno
gradualmente durante la realizzazione del
pacchetto formativo.
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5. Letteratura:
1. Bojanin, S. (1985). "Neuropsicologia del periodo dello sviluppo".
Belgrado: Ente per i libri e mezzi scolastici.
2. Dobrivojević, V., (1997). "Sogno di un'acquapittore /nel figlio del
Dio/". Belgrado: Centro culturale di studenti
3. Čolić, T. (2004). "Difettologo –sappiamo di più". Banja Luka:
Opuscolo dell’Associazzione di Difettologi della RS
4. Čordić, A. e Bojanin, S. (1997). "Diagnostica difettologica
generale". Belgrado: Ente per i libri e mezzi scolastici.
5. Stefanović, D. (1980). "Metodologia della diagnostica precoce e la
riabilitazione dei bambini ostacolati nello sviluppo psico-fisico".
Niš: Istituto per la documentazione della protezione al lavoro.
6. Suzić, N., (2005). "Pedagogia per XXI secolo". Banjaluka: TTCentro
7. Regolamento sull’educazione e la formazione dei bambini con
bisogni speciali educativi nelle scuole elementari e superiori
("Gazzetta Ufficiale della Bosnia Erzegovina", n.18/03)
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