Il fabbisogno di energia

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A. Frattolillo – Impianti Tecnici
L’involucro ed il fabbisogno energetico dell’edificio
DICAAR
Laboratorio Integrato di Progettazione Tecnica e Strutturale
- IMPIANTI TECNICI (prof. Andrea Frattolillo)
L'involucro ed il bilancio energetico
dell'edificio
Prof. A. Frattolillo
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In Italia, la norma fondamentale sull’uso razionale dell’energia e stata finora la legge del
9 gennaio 1991 n. 10, cui hanno fatto seguito solo alcuni tra i vari decreti di attuazione
previsti. Tra questi vale la pena di menzionare il D.P.R. 26/08/1993 n. 412, parzialmente
modificato dal D.P.R. 21/12/1999 n. 551, che disciplina la progettazione, l'installazione,
l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici. Bisogna attendere il 31
marzo del 1998 quando viene emanato il Decreto Legislativo n. 112 che, all’articolo 30,
delega alle Regioni il compito di regolamentare l’applicazione della certificazione
energetica.
Il Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e il decreto di attuazione della direttiva
2002/91/CE sul rendimento energetico nell’edilizia. Come si può leggere all’articolo
primo, il decreto stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le
prestazioni energetiche degli edifici con finalità che sono: lo sviluppo delle fonti
rinnovabili e la diversificazione energetica, la limitazione delle emissioni inquinanti e lo
sviluppo tecnologico.
Questo Decreto, cosi come era avvenuto per la legge 10/91, contiene i principi generali e
le norme transitorie, in attesa che vengano emanati i decreti applicativi, previsti entro 120
giorni, ma ad oggi non ancora pubblicati.
Lo scopo è quindi quello che ogni regione, consapevole delle proprie risorse energetiche,
dei consumi e delle particolarità del clima, attui una normativa mirata ed efficace, pur
rimanendo in linea con i principi generali della direttiva europea e della normativa
nazionale.
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L’art. 4 illustra i criteri generali e i requisiti delle prestazioni energetiche degli edifici e
degli impianti, in caso di nuova costruzione, di ristrutturazione e di manutenzione
straordinaria, confermando quelli fissati dell’allegato I del Dlgs 192/2005, con l’aggiunta
di ulteriori disposizioni , quali, ad esempio:
precisazioni sui valori di trasmittanza limite per le chiusure apribili dell’edificio
introduzione di un valore massimo ammissibile della prestazione energetica per il
raffrescamento estivo dell’involucro edilizio
introduzione di limitazioni alla decentralizzazione degli impianti termici e disposizioni per
un graduale passaggio alla contabilizzazione del calore in presenza di impianti di
riscaldamento condominiali
requisiti specifici minimi per i limiti di emissione del generatore e l’isolamento
dell’involucro edilizio in caso di nuove costruzioni o di ristrutturazioni importanti di edifici
dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili
modifica degli obblighi di trattamento dell’acqua per gli impianti di riscaldamento
valutazione di utilizzo, in presenza di ristrutturazioni di edifici esistenti, di sistemi
schermanti o filtranti per le superfici vetrate
fissazione, per gli immobili pubblici o ad uso pubblico, di requisiti più restrittivi rispetto
all’edilizia privata.
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Inoltre, per tutte le categorie di edifici pubblici e privati, è obbligatorio l’utilizzo
di fonti rinnovabili per la produzione di energia termica ed elettrica.
Nel caso di nuove costruzioni, installazione di nuovi impianti termici o
ristrutturazione degli impianti termici esistenti, l’impianto di produzione di energia
termica deve produrre con fonti rinnovabili almeno il 50% dell’energia richiesta per
la produzione di acqua calda sanitaria.
Tale limite scende al 20% per gli edifici situati nei centri storici.
Nel caso di nuove costruzioni pubbliche e private, o di ristrutturazioni, è
obbligatoria l’installazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia
elettrica (1 kW ogni 65 mq fino a fine 2016, ogni 50 mq dal 2017) e la
predisposizione del collegamento a reti di teleriscaldamento, se presenti a meno di
1.000 metri, o in presenza di progetti approvati nell’ambito di opportuni strumenti
pianificatori.
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Cagliari 990
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Decreto legge n. 63/2013
Disposizioni urgenti per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE del Parlamento
europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica
nell'edilizia per la definizione delle procedure d'infrazione avviate dalla
Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale
Introduce il concetto di “edificio a energia quasi zero”, ovvero un edificio ad
altissima prestazione energetica, con un fabbisogno energetico molto basso o
quasi nullo coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili,
prodotta all’interno delle aree di pertinenza dell’edificio.
Dovranno essere edifici a energia quasi zero:
a partire dal 31 dicembre 2018: gli edifici di nuova costruzione occupati da
Pubbliche Amministrazioni e di proprietà di queste ultime, tra cui gli edifici
scolastici;
a partire dal 1° gennaio 2021: tutti gli edifici di nuova costruzione.
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Decreto del Ministero dello sviluppo economico 26 giugno 2015
Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e
definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici
Aggiorna la metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche e dell’utilizzo delle fonti
rinnovabili in edilizia, definisce i requisiti degli edifici a energia quasi zero, e fissa nuovi
standard energetici minimi degli edifici già a partire dal prossimo ottobre, costituendo così
uno “step” intermedio.
Cambiamento della metodologia di verifica del rispetto dei requisiti minimi richiesti dal
decreto: calcolo del fabbisogno di energia per il cosiddetto “edificio di riferimento”, ovvero
un edificio identico a quello oggetto della progettazione per geometria, orientamento,
ubicazione geografica, destinazione d’uso e tipologia di impianto, avente però le
caratteristiche termiche ed energetiche (relative alla trasmittanza dell’involucro e al
rendimento degli impianti) fissate dal decreto.
Approccio prestazionale ma non prescrittivo.
La prestazione energetica è definita come la quantità di energia primaria necessaria
annualmente a soddisfare tutte le esigenze connesse a un uso standard dell’edificio
(riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, produzione di acs, e, nel settore non
residenziale, per l’illuminazione, gli impianti ascensore e le scale mobili)
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Decreto del Ministero dello sviluppo economico 26 giugno 2015 (GU 15 luglio 2015
n. 162)
Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e
definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici
Trasmittanza termica U (W/m2) verso l'esterno e gli ambienti non climatizzati o contro terra
Zona climatica
Strutture opache verticali
Strutture opache orizzontali o
inclinate di copertura
2015 (*)
2019-2021 (**)
2015 (*)
2019-2021 (**)
AeB
0,45
0,43
0,38
0,35
C
0,38
0,34
0,36
0,33
D
0,34
0,29
0,30
0,26
E
0,30
0,26
0,25
0,22
F
0,28
0,24
0,23
0,20
(*) dal 1 luglio 2015 per tutti gli edifici.
(**) dal 1 gennaio 2019 per gli edifici pubblici e a uso pubblico e dal 1 gennaio 2021 per tutti gli
altri edifici.
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LA TRASMITTANZA TERMICA DEGLI
ELEMENTI PERIMETRALI
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in condizioni di regime stazionario (in cui cioè il
flusso di calore e le temperature non variano nel
tempo) la trasmittanza misura la quantità di calore che
nell'unità di tempo attraversa un elemento della
superficie di 1 m2 in presenza di una differenza di
temperatura di 1 K tra l'interno e l'esterno.
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Massa volumica del
determinata
m =Permeabilità
limite superiore
della conduttività apparente
materiale
secco
nell'intervallo
di umidità
relativadi spessore ≥10 cm,
misurata
in laboratorio
su campioni
alla temperatura
media
di 293 a),
K, (UNI
0÷50% (campo
asciutto
e 7745 e UNI 7891)
nell'intervallo 50÷95% (campo umido
= conduttività
u) di cuiutile
alla UNI
di calcolo
9233 ricavata applicando le
maggiorazioni m (tiene conto, in condizioni medie di
esercizio, del contenuto percentuale
di umidità, espressa in massa di acqua riferita alla massa
del materiale secco)
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DM 26 giugno 2015 (GU 15 luglio 2015 n. 162)
Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle
prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici
Trasmittanza termica U (W/m2) verso l'esterno e gli ambienti non climatizzati o contro terra
Zona climatica
Strutture opache verticali
Strutture opache orizzontali o
inclinate di copertura
2015 (*)
2019-2021 (**)
2015 (*)
2019-2021 (**)
AeB
0,45
0,43
0,38
0,35
C
0,38
0,34
0,36
0,33
D
0,34
0,29
0,30
0,26
E
0,30
0,26
0,25
0,22
F
0,28
0,24
0,23
0,20
(*) dal 1 luglio 2015 per tutti gli edifici.
(**) dal 1 gennaio 2019 per gli edifici pubblici e a uso pubblico e dal 1 gennaio 2021 per tutti gli
altri edifici.
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Umax = 0,34 W/m2K
Rmin = 2,94 m2K/W
R = Rfin-Rini = 2,94-1,29 = 1,65 m2K/W
d = R* = 1,65*0,039 = 0,064 m
lana di vetro Isover Clima34 G3
Rivestimento con idoneo rasante cementizio (o similare)
in cui viene annegata e ricoperta totalmente una rete in
fibra di vetro, con sovrapposizione di almeno 10 cm
nelle zone correnti e di 15 cm negli spigoli
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s

C
R
m
W/mK
W/m2K
m2K/W
Aria int
0,130
Intonaco int
0,015
0,9
0,017
Poroton
0,37
Intonaco ext
0,015
0,035
0,043
Isolante
0,06
0,034
1,765
Intonaco plastico
0,010
0,9
0,011
0,94
Aria ext
1,064
0,040
Rtot
3,029
Utot
0,33
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I COMPONENTI FINESTRATI
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Lo scambio termico nei componenti finestrati
Miglioramento del telaio
e del distanziatore
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• Interventi sul telaio per
ridurre le dispersioni
conduttive e aumentare
la tenuta all’aria anche
ai fini acustici
• Trattamento
superficiale dei vetri
per ridurre
l’irraggiamento
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Decreto del Ministero dello sviluppo economico 26 giugno 2015 (GU 15 luglio 2015
n. 162)
Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e
definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici
Trasmittanza termica U delle chiusure tecniche trasparenti e opache e dei cassonetti,
comprensivi degli infissi, verso l'esterno e verso ambienti non climatizzati
Zona climatica
2015 (*)
2019-2021 (**)
AeB
3,20
3,00
C
2,40
2,20
D
2,00
1,80
E
1,80
1,40
F
1,50
1,10
(*) dal 1 luglio 2015 per tutti gli edifici.
(**) dal 1 gennaio 2019 per gli edifici pubblici e a uso pubblico e dal 1 gennaio 2021 per tutti gli altri
edifici.
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Il valore "g" ideale per il vetro di una finestra dovrebbe essere abbastanza elevato per permettere un
guadagno termico durante l'inverno, riducendo cosi il fabbisogno di riscaldamento, ma
sufficientemente basso per evitare un surriscaldamento in estate. In generale, si sceglie un sistema con
un valore "g" maggiore nelle regioni con un clima più freddo e per piccole superfici vetrate. Per
regioni con climi più caldi e per grandi superfici vetrate, si sceglierà un sistema con valore "g" basso.
SHGC (g-value)
GLAZING
Solar Heat Gain Coefficient
Single glass pane
~0.80
Double glazed with uncoated glass
~0.80
Double glazed with solar control coating
0.30-0.70
ASI THRU double glazed unit
0.10
sc-Si photovoltaic module with insulated glazing
0.15
a-Si/a-Si photovoltaic module with insulated glazing
0.12
a-Si photovoltaic module with insulated glazing
0.18
Micromorph photovoltaic module with insulated glazing
0.15
SHADING SYSTEMS
External Venetian blind (white)*
0.12
External fabric canopy*
0.09
Internal roller blind (white)*
0.40
* at values in combination with double glazed windows with a SHGC=61% and a U-value of 1.4W/m2K
(0.24Btu/hr ft2 F)
Fonte: Schott Solar AG & ISAAC-SUPSI
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Selettività
Per selettività di un vetro si intende il rapporto tra la sua
trasmissione luminosa e il suo fattore solare. Più il rapporto è vicino
a 2, più il vetro è selettivo, quindi offre migliori prestazioni
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Text
Tint
Le facce 2 e 3 sono le facce del vetrocamera su cui generalmente viene effettuato il
trattamento superficiale basso emissivo, che permette di migliorare la prestazione termica
dell’intercapedine.
La posizione del trattamento basso emissivo all’interno dell’intercapedine è funzionale
all’utilizzo che verrà fatto in opera. «Generalmente» in un clima molto caldo e con picchi
di radiazione consistenti, il trattamento basso emissivo verrà posto in faccia 2, mentre in
un clima freddo tale trattamento verrà previsto in faccia 3.
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Il vetro di partenza è sempre un vetro float, cui però si “aggiungono” quattro diversi tipi
di strati; lo strato rilevante ai fini dell’isolamento è quello d’argento, mentre i restanti tre
hanno funzione di protezione e rivestimento. La sequenza è questa, e il trattamento è
applicato sempre all’interno.
Un vetro basso emissivo 4/16/4 lascia
passare gran parte delle onde corte dovute
all’irraggiamento, circa il 60%, ma ferma
gran parte delle onde lunghe dovute
all’irradiazione di calore, che viene
fermata e riflessa verso l’interno.
A titolo d’esempio, un vetro camera
normale disperde 3 W/m2K, mentre un
vetro basso-emissivo disperde 1,1 W/m2K.
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(Fonte: UNI EN ISO 10077-1:2007)
L’intercapedine
La resistenza dell’intercapedine aumenta al:
crescere dello spessore dell’intercapedine;
ridursi del valore di emissività di almeno una delle superfici
delimitanti l’intercapedine: a parità di spessore dell’intercapedine
stessa, il valore di resistenza termica tende a migliorare.
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L’introduzione di gas inerti
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In assenza di specifiche informazioni è possibile riferirsi ad un’ulteriore tabella
proposta dalla UNI/TS 11300-1:2008, che riporta i valori di trasmittanza medi
delle più comuni tipologie realizzative italiane. Tale tabella è stata attualmente
inserita all’interno del d.d.g. n. 5796
Nel caso di caratteristiche dimensionali o materiche specifiche e sempre buona
norma riferirsi, quando disponibile, alla scheda tecnica del prodotto. Tale
documento dovrebbe contenere tutte le informazioni necessarie al progettista e
successivamente al certificatore energetico.
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Il telaio
Nel calcolo delle prestazioni termiche del serramento, il contributo del telaio risulta essere
in genere meno significativo di quello fornito dal vetro.
Il telaio di un serramento è normalmente costituito da due parti:
telaio fisso, ancorato al vano finestra;
telaio mobile che, costituito da ante incernierate al telaio fisso, permette l’apertura e la
chiusura del vano.
Maggiore è la superficie di telaio, ovvero la sua impronta frontale, minore sarà la
superficie trasparente disponibile per gli apporti solari. Si stima che mediamente un telaio
generico incida tra il 20% e il 30% rispetto alla superficie complessiva del serramento.
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Il telaio
La prestazione termica del serramento non può essere espressa solo attraverso il controllo
delle dispersioni per trasmissione attraverso vetro e telaio. E’ importante sottolineare
come un elevato contributo alle dispersioni potrebbe nascere dai contributi positivi e
negativi, derivanti da infiltrazioni localizzate in corrispondenza delle interfacce tra telaio
fisso/parete e telaio fisso/telaio mobile.
Mentre il vetro risulta essere impermeabile al passaggio di aria, la qualità di un buon telaio
si può apprezzare attraverso la sua capacità di evitare il rischio di infiltrazioni grazie a
guarnizioni di battuta in grado di sigillare tra loro elementi fissi e mobili, cosi come
conformazioni particolari di struttura studiate ad hoc.
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Il telaio
E buona norma abbinare ad un vetro dalle prestazioni elevate, un telaio che rispetti
mediamente la stessa categoria prestazionale in termini di trasmittanza e che al tempo
stesso permetta di ridurre o annullare il contributo dovuto alle infiltrazioni d’aria.
Il d.d.g. n. 5796, al prospetto VII fornisce dei valori di riferimento per differenti
tipologie di telaio a seconda di quelle che sono le più comuni macroclassi di prodotti.
(Fonte: UNI TS 11300-1:2008)
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Il telaio
Telaio metallico con taglio termico
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Il telaio
Telaio in legno/alluminio con termoschiuma isolante (Internorm)
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Il distanziatore
Serve a garantire la resistenza meccanica della vetrata doppia o tripla e può essere
realizzato in alluminio, metallo o polimeri rinforzati.
E’ vincolato alle lastre di verro mediante:
un sigillante primario in polisobutilene che garantisce l’adesione tra le lastre di vetro e la
tenuta dell’intercapedine;
un sigillante secondario in polisolfuro che migliora il comportamento meccanico e la
resistenza del pacchetto.
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Il distanziatore
All’interno del distanziatore vengono alloggiati dei sali igroscopici che permettono di assorbire un
eventuale eccesso di vapore acqueo presente all’interno dell’intercapedine per evitarne il deposito,
a seconda dei campi di temperatura, sotto forma di condensa sulla superficie interna del
vetrocamera.
Il distanziatore contribuisce a ridurre la prestazione energetica del generico vetrocamera e per
questo motivo è molto importante conoscere il contributo della dispersione termica (conduzione)
localizzata tra ambiente interno ed ambiente esterno. L’effetto di tale contributo è maggiormente
significativo al crescere del grado di isolamento termico della vetrata, misurato al centro della
stessa. Per rimediare parzialmente a questo inconveniente è possibile sostituire i distanziatori in
metallo, altamente conduttivi, con quelli in materiale plastico.
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Si calcoli la trasmittanza termica del seguente serramento in legno, dotato di vetrata
doppia e distanziatore metallico.
Dati geometrici
Aw = ?
Ag = ?
At = ?
Caratteristiche energetiche
Ug = ?
Ut = ?
g = ?
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GLI APPORTI GRATUITI
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L’involucro ed il fabbisogno energetico dell’edificio
DICAAR
Oggi giorno gli apporti di calore, soprattutto quelli solari, stanno diventando
sempre più importanti e in alcune tipologie edilizie, come le case passive,
costituiscono la fonte primaria di energia per l’edificio.
I fabbisogni di energia termica per riscaldamento e raffrescamento si calcolano,
per ogni zona dell'edificio e per ogni mese, come:
Non tutti gli apporti gratuiti riescono ad essere sfruttati ai fini del bilancio
energetico, ma si ha un fattore di utilizzazione (che sostanzialmente va a
ridurre gli apporti termici, considerando il comportamento dinamico
dell’edificio)
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Gli apporti di calore interni
Includono qualunque forma di energia in modo calore generato
nello spazio riscaldato dalle sorgenti interne diverse dal sistema
di riscaldamento, per esempio:
gli apporti dovuti al metabolismo degli occupanti, il quale
dipende dal tipo di attività svolta nella zona termica trattata, dalla
media delle persone presenti,
il consumo di calore dovuto alle apparecchiature elettriche e
agli apparecchi di illuminazione;
gli apporti netti provenienti dal sistema di distribuzione e di
scarico dell'acqua.
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Gli apporti di calore interni
Per ogni zona dell'edificio e per ogni mese, gli apporti termici si
calcolano con la:
Dove:
la sommatoria si riferisce ai flussi entranti/generati nella zona
climatizzata e negli ambienti non climatizzati
btr,l è il fattore di riduzione per l'ambiente non climatizzato avente
la sorgente di calore interna l-esima
Φint,mn,k è il flusso termico prodotto dalla k -esima sorgente di
calore interna, mediato sul tempo;
Φint,mn,u,l è il flusso termico prodotto dalla l -esima sorgente di
calore interna nell'ambiente non climatizzato adiacente u, mediato
sul tempo
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Gli apporti di calore interni
btr,x è il fattore di correzione dello scambio termico tra ambienti climatizzato e
non climatizzato, diverso da 1 nel caso in cui la temperatura di quest'ultimo sia
diversa da quella dell'ambiente esterno. Si ha:
dove:
Hiu è il coefficiente globale di scambio termico tra l'ambiente climatizzato e
l'ambiente non climatizzato;
Hue è il coefficiente globale di scambio termico tra l'ambiente non
climatizzato e l'ambiente esterno.
Per gli edifici esistenti, in assenza di dati di progetto attendibili o comunque di
informazioni più precise, i valori del fattore btr,x si possono assumere dal
prospetto seguente:
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Entità degli apporti interni - Valutazione di progetto o standard
Nei casi di valutazione di progetto o di valutazione standard gli apporti termici interni sono
espressi, per gli edifici diversi dalle abitazioni, in funzione della destinazione d'uso
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Entità degli apporti interni - Valutazione di progetto o standard
Per gli edifici di categoria E.1 (abitazioni), aventi superficie utile di pavimento, Af,
minore o uguale a 170 m2, il valore globale degli apporti interni, espresso in W, è
ricavato come
Per superficie utile di pavimento > 170 m2 il valore di Φint è pari a 450 W.
Area netta di pavimento
In assenza di informazioni sull'area netta di pavimento, al fine di determinare gli
apporti termici interni, l'area climatizzata (netta) di ciascuna zona termica può
essere ottenuta moltiplicando la corrispondente area lorda per un fattore f n,
ricavabile in funzione dello spessore medio delle pareti esterne, d m:
f n = 0,9761 - 0,3055 × d m
Apporti all'interno di ambienti non climatizzati
In assenza di informazioni che ne dimostrino la rilevanza, è lecito trascurare
l'effetto degli apporti termici prodotti all'interno di ambienti non climatizzati.
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Entità degli apporti interni - Valutazione adattata all'utenza
Per calcoli aventi scopi differenti da quello standard possono essere utilizzati
dati diversi a seconda dello scopo del calcolo. La UNI TS 11300 fornisce
valori tipici degli apporti interni medi per diverse destinazioni d'uso, applicabili
sia in condizioni invernali che estive, distinguendo tra:
- apporti globali;
- apporti dagli occupanti;
- apporti dalle apparecchiature
Apporti globali
Le sorgenti di energia termica presenti all'interno di uno spazio chiuso sono in
genere dovute a occupanti, acqua sanitaria reflua, apparecchiature elettriche, di
illuminazione e di cottura.
Gli apporti interni di calore derivanti dalla presenza di queste sorgenti sono
ricavati in funzione della destinazione d'uso dei locali, in base ai valori riportati
nei prospetti 9 e 10.
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Entità degli apporti interni - Valutazione adattata all'utenza
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Apporti medi degli occupanti
Gli apporti interni medi di calore derivanti dalla presenza degli occupanti
sono ricavati in funzione della destinazione d'uso dei locali, in base ai valori
riportati nel prospetto
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Apporti medi degli occupanti
Nella pratica impiantistica l’introduzione del fattore di contemporaneità
per l’affollamento trova la sua motivazione nel fatto che è comunque
difficile che il numero max di persone previste sia effettivamente presente e
qualora lo fosse si abbia certezza sul num. realmente presente ad un dato
istante e sul tipo di attività che si sta svolgendo.
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Apporti interni medi delle apparecchiature per illuminazione
Gli apporti interni medi di calore derivanti dal funzionamento delle apparecchiature per
illuminazione richiedono, unitamente a quelli dovuti alle persone, un’attenta valutazione, in
quanto una non corretta individuazione degli stessi potrebbe portare a commettere errori
anche sostanziali nella stima dei carichi ambiente.
Nelle lampade incandescenti una parte della potenza assorbita (10% circa) è trasformata in
energia luminosa, mentre la rimanente porzione la ritroviamo sotto forma di calore dissipato
nell’ambiente per radiazione (80%), convezione e conduzione (10%).
Le lampade fluorescenti trasformano in energia luminosa circa il 25% di ciò che assorbono,
un altro 25% lo scambiano per irraggiamento ed il rimanente 50 % per convezione e
conduzione. In aggiunta a questo occorre considerare, per tali lampade, una maggiorazione
del 25% per effetto del calore dissipato nel reattore-starter.
Un valore abbastanza utilizzato per la stima dei carichi dovuti all’illuminazione è 12 W/m2,
valore che può salire anche a 20W/m2 in assenza di dati precisi.
Si ricorda, comunque, che tali valori possono portare a sovrastimare o sottostimare
l’effettiva entità dei carichi presenti in ambiente. Quindi, prima di utilizzare tali valori,
verificare sempre l’attendibilità degli stessi.
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Apporti interni medi delle «altre» apparecchiature
Macchine fotocopiatrici, computer, stampanti, etc.., possono introdurre mediamente
un contributo di 20 ÷ 25 W/m2 che può arrivare fino a 40÷ 45 W/m2 nel caso in cui,
ad esempio, si abbia un’alta densità di computer.
A ciò occorre aggiungere i carichi sviluppati in ambiente da motori elettrici
eventualmente presenti e quelli comunque generati da eventuali altre sorgenti in
relazione alla destinazione d’uso dei locali.
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Apporti interni medi delle apparecchiature
Gli apporti interni medi di calore derivanti dal funzionamento delle apparecchiature sono
ricavati in funzione della destinazione d'uso dei locali, in base ai valori riportati nel prospetto
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Calcolo degli apporti termici (UNI/TS 11300-1)
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Calcolo degli apporti termici (UNI/TS 11300-1)
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