OSPEDALI/CHIRURGIA Obesità patologica, le nuove tecniche per combatterla C’è chi nel cuore della notte svuota il frigorifero e chi s’ingozza di gelati e dolciumi. C’è l’appetito alla Obelix di chi si dedica a pasti d’abbondanza smisurata e l’ingordigia bulimica di chi ingurgita ogni cibo a portata di mano, salvo poi pentirsene e rimediare a suo modo. I chili esagerati sono uguali per tutti. Ma confondere tra loro i diversi tipi di obesi significa condannarli a una lotta senza speranza contro i chili di troppo, anche qualora decidano di ricorrere alla chirurgia, rimedio che in questi casi non ha niente a che vedere con la chirurgia estetica (ad esempio quella delle liposuzioni). Oggi l’obesità patologica, quella che mette a serissimo rischio la salute, si può infatti combattere anche in sala operatoria, grazie a interventi sempre più sofisticati. Ma ogni disturbo alimentare richiede il suo approccio chirurgico. E comunque pensare di sconfiggere un eccessivo sovrappeso solo a colpi di bisturi è una battaglia persa ben prima d’iniziare, perché mai come in questi casi l’approccio per riuscire deve unire più competenze e professionalità. Parte da queste premesse Nicolò de Manzini, direttore della Chirurgia Generale di Cattinara, realtà che tra le sue specialità di punta conta proprio la chirurgia bariatrica, cioè gli interventi contro l’obesità. “Ogni anno - spiega il professor de Manzini approdano alla nostra struttura almeno 150 nuovi casi, di cui l’80 per cento circa proviene da Trieste e dalla regione. Dal 2004 a oggi gli interventi realizzati sono 80 e per tutti l’approccio è stato di tipo multidisciplinare”. Perché contro l’obesità il solo intervento non è sufficiente? La persona obesa presenta un quadro clinico e comportamentale vasto e complesso. Non ci si può fare carico di questi problemi con la sola chirurgia. Anzi, può essere addirittura deleterio. La situazione va invece affrontata con un lavoro d’équipe, grazie all’apporto di professionalità diverse. Qualche esempio? Con noi collaborano anestesisti, psichiatri, nutrizionisti, gastroenterologi, radiologi, pneumologi, diabetologi. La persona deve infatti prepararsi con cura a un’operazione che modificherà in modo radicale il suo aspetto e il suo stile di vita. Prima dell’intervento vi sono dunque dei colloqui, viene lasciato un tempo di riflessione e solo a quel punto iniziano le consultazioni con gli specialisti e si decide il tipo d’intervento, a cui faranno seguito controlli e riabilitazione. Quali tecniche utilizza il chirurgo contro l’obesità? Non esiste un unico tipo d’operazione così come non esiste un unico tipo di obeso. La tecnica viene decisa in base alla tipologia del disturbo alimentare. Oggi gli interventi si suddividono in alcune grandi categorie. Ci sono quelli restrittivi, che provocano un senso di sazietà e impediscono così di mangiare troppo, di solito efficaci nei grandi mangiatori. Ormai si usano poco gli interventi malassorbitivi, che riducono l’assimilazione completa dei cibi, perché hanno conseguenze post operatorie pesanti. Assai più diffusa sono le tecniche miste, consigliabili per chi mangia poco ma molto spesso. Come si fa a indurre per via chirurgica un senso di sazietà? Una prima soluzione, per chi è a rischio anestesiologico elevato, è il palloncino intragastrico. Perché la persona si senta sazia basta inserirlo nello stomaco e gonfiarlo. Si tratta comunque di una soluzione temporanea, perché dura da tre a sei mesi. Per un effetto a lungo termine si usa invece il bendaggio gastrico: un anello regolabile che viene posto nella parte alta dello stomaco e ne riduce il volume. E per ridurre sia il volume dello stomaco sia l’assorbimento del cibo? Si ricorre a un bypass gastrico. In pratica si divide lo stomaco e lo si attacca all’intestino tenue, escludendo il duodeno. Il ridotto volume gastrico provoca un senso di sazietà mentre risulta ridotta la superficie intestinale in cui la bile e il succo pancreatico si mescolano al cibo rendendolo assimilabile. La grande scoperta, di due anni fa, è che questo tipo d’intervento è anche in grado di curare il diabete. Per quale motivo? Si è visto, in un gruppo di persone operate, che il mancato transito del cibo nel tratto duodenale abbatterebbe i meccanismi che provocano la resistenza all’insulina. In futuro si potrebbe dunque ricorrere a interventi di questo genere per gli obesi che soffrono di diabete. Restrittive o malassorbitive, sembrano operazioni molto pesanti. In realtà il trauma è molto ridotto dal fatto che tutti gli interventi sono fatti in laparoscopia, senza aprire l’addome del paziente, il che riduce tanto l’impatto operatorio che il dolore post operatorio. Stiamo poi parlando di operazioni dalla durata limitata: il bendaggio gastrico dura circa un’ora mentre per un bypass gastrico ce ne vogliono tre. Com’è il vissuto dei pazienti? Finora abbiamo avuto riscontri molto buoni, anche dal punto di vista psicologico. D’altronde non si deve dimenticare che l’intervento è preceduto da una lunga preparazione e che in ogni caso non stiamo parlando di soggetti che volevano dimagrire un po’ ma di persone obese e dunque di soggetti ad altissimo rischio. Quali sono i pericoli legati al peso eccessivo? E’ obeso chi pesa così tanto da vedere aumentato di molto il pericolo di ammalarsi d’infarto, ictus, diabete, ipertensione, artrosi o insufficienza respiratoria. La mortalità per queste affezioni è più alta ed è ridotta l’aspettativa di vita. Come si distingue chi è obeso da chi è grasso? L’Organizzazione mondiale della sanità ha indicato dei parametri precisi. Si divide il peso in chili per l’altezza in metri e si ottiene l’indice di massa corporea. Se supera il valore di 40 siamo davanti a un’obesità grave o patologica. Di recente si è parlato di una sorta di epidemia dell’obesità. I familiari e i gli amici di chi è obeso avrebbero anch’essi la tendenza a pesare a dismisura. Non ci deve stupire. L’obesità legata a malattie endocrine è rara. Nel 90 per cento dei casi dipende invece da una cattiva igiene alimentare che si propaga in famiglia o nel gruppo amicale con grande facilità. Purtroppo però uscire dal problema non è altrettanto semplice.