PSICONCOLOGIA La depressione dopo la malattia Quando il tumore colpisce anche la mente Spesso il malato che è nel bel mezzo della terapia contiene le proprie emozioni, che ricompaiono prepotenti al termine della cura provocando una vera depressione legata al trauma subito. Adulti e bambini devono essere aiutati a prevenire le forme depressive più gravi a cura di CRISTINA FERRARIO o superato un tumore alla prostata aggressivo, ho smesso i trattamenti da mesi e tutti gli esami clinici vanno nella giusta direzione. Eppure sono depresso”. Si apre così la sezione del New York Times Magazine che ogni settimana dedica spazio a Dana Jennings, giornalista americano colpito dal cancro nel 2008 che ora descrive ai lettori la sua esperienza con la malattia (vedi articolo p. 20). E come ricorda lo stesso giornalista, non sono poche le persone che non riescono a superare completamente l’esperienza “H del tumore e cadono in depressione: nel nostro Paese le percentuali di pazienti oncologici che devono fare i conti con questo disturbo variano dal 20 al 40 per cento. “Questa variabilità è legata alla fase di malattia che si prende in considerazione” spiega Claudia Borreani, responsabile della Struttura di psicologia clinica dell’Istituto nazionale tumori di Milano. “Molti dei sintomi fisici della depressione possono essere confusi con gli effetti colla- In questo articolo: depressione trauma psiconcologia bambini terali dei trattamenti oncologici, in particolare della chemioterapia, e di conseguenza non è sempre facile formulare una diagnosi di depressione quando si ha a che fare con il cancro e i suoi trattamenti” precisa Borreani. Al momento della diagnosi di cancro emerge infatti un sentimento più simile all’ansia che in seguito lascia spazio – durante le terapie – a una fase di reazione attiva e infine a una di adattamento alla nuova condizione. È nella fase che segue la conclusione delle terapie che più frequentemente si possono presentare sintomi di tipo depressivo come stanchezza, perdita di interesse per le attività quotidiane, difficoltà di concentrazione, cambiamento nelle abitudini alimentari e del sonno e una forte preoccupazione che la malattia possa ricomparire. UN SINTOMO TARDIVO Ci sono poi altri aspetti che spiegano come mai la depressione legata al cancro si manifesta tardi nel percorso del paziente oncologico: spesso chi deve affrontare la malattia blocca le proprie emozioni durante la fase del trattamento per poterla gestire al meglio, ma quando la cura è terminata il blocco crolla e le emozioni riemergono prepotentemente. Inoltre, durante le terapie ci si sente molto seguiti, quasi “protetti” dall’ambiente ospedaliero, mentre dopo si prova una sorta di senso di abbandono che può anche trasformarsi in depressione. E la depressione non è appannaggio solo degli adulti, ma colpisce anche i più piccoli. “Se i malati L’ARTICOLO IN BREVE... ifficoltà di concentrazione, cambiamenti nelle abitudini alimentari e difficoltà nel sonno sono tutti campanelli d’allarme che possono indicare una vera e propria depressione. I pazienti che hanno affrontato un cancro possono dover affrontare la depressione quando meno se lo aspettano, cioè al termine delle cure, quando apparentemente potrebbero cominciare a rilassarsi. La D Quando il blues aggredisce chi non è malato sono bambini, una malattia come il cancro può avere un impatto molto forte sullo sviluppo” afferma Marina Bertolotti, responsabile del reparto di psiconcologia pediatrica dell’Ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino. “Bisogna lavorare insieme proprio per garantire al bambino una crescita normale, con tappe di sviluppo normali”. In effetti, la risposta dei bambini al cancro e la sofferenza psicologica si manifestano spesso con disturbi causati sopratt u t t o dalla rottura della continuità della vita quotidiana e dall’aumento del senso di inadeguatezza, specialmente in adolescenza. “Si potrebbe parlare di una profonda crisi esistenziale che presenta anche tratti depressivi. La depressione, tra l’altro, può comparire anche dopo anni dalla fine delle terapie” chiarisce Bertolotti. COME CAMBIANO LE CURE Nei primi anni la psiconcologia, che trova sempre maggior spazio negli istituti oncologici italiani, tendeva a focalizzarsi soprattutto sui sintomi psicopatologici legati all’esperienza del tumore favorendo una loro espressione ed elaborazione, mentre oggi si cerca di puntare principalmente sulle risorse della persona. “Dopo un percorso terapeutico a volte molto lungo e pesante, ci si trova a dover riprendere in mano la propria vita quotidiana e si entra in una fase di ‘riorientamento’, fondamentale per non permettere alla malattia di condizionare la propria vita futura” spiega Claudia Borreani. E per aiutare le persone ad attraversare questa delicata fase del loro percorso, la psiconcologia moderna cerca in genere di stimolare la cosiddetta “crescita post traumatica”: si tratta di dare un significato nuovo a un’esperienza in apparenza solo negativa come può essere il tumore e di utilizzarla come un forte stimolo di crescita per- Per superare il momento critico si punta sulla crescita ragione? Viene a mancare l’energia reattiva che segue a una diagnosi impegnativa e che consente di affrontare tutto il percorso terapeutico. Per questa ragione gli psiconcologi suggeriscono di fare attenzione alla fase di ritorno alla normalità e di chiedere un aiuto specializzato ai primi segni di disagio, per evitare la cronicizzazione. DEPRESSI PER VIA INDIRETTA resso la Struttura di psicologia clinica dell’INT di Milano è attivo da un paio di anni un ambulatorio molto particolare: si chiama ambulatorio Giocoparola e rappresenta un importante punto di riferimento per genitori malati di cancro con bimbi piccoli o adolescenti. Come dire al proprio figlio che la mamma o il papà hanno il cancro è infatti uno dei problemi principali nella vita di un giovane genitore che deve affrontare il percorso che segue la diagnosi di tumore e in questi casi è indispensabile comunicare ai più piccoli in modo corretto per evitare che la malattia del genitore abbia conseguenze pesanti anche sui figli, compresa una depressione reattiva per via della paura di perdere il genitore. L’ambulatorio, al quale si accede gratuitamente dopo aver preso appuntamento (02 2390 2800; email: [email protected]), organizza colloqui con i familiari per permettere loro di accompagnare il bambino durante tutto il percoso del genitore malato e fornisce anche un sostegno psicologico direttamente ai bimbi, per aiutarli a esprimere ed elaborare tutte le emozioni che circondano un periodo così delicato per tutta la famiglia. P sonale. Visto così, il tempo dedicato al cancro assume l’aspetto di un periodo molto fertile nel quale ci si pongono domande e dal quale si possono trarre nuovi spunti positivi. “Per i bambini la situazione è leggermente diversa” afferma Marina Bertolotti. “I pazienti più giovani in genere non vedono l’ora di lasciarsi alle spalle l’esperienza del tumore e di tornare alla vita di tutti i giorni”. È quindi molto importante prestare attenzione alla prevenzione dei disturbi psicologici e della sofferenza causati dall’esperienza di malattia. Per questa ragione, nel reparto dell’ospedale torinese nel quale opera Berto- lotti, viene fornito a tutti i piccoli ospiti e ai loro genitori un primo livello di assistenza psicologica fatto di colloqui e gruppi settimanali distinti al fine di facilitare al massimo la comunicazione e la relazione con l’équipe curante e garantire un primo contenimento dell’ansia. “Di fatto si tratta di prevenzione che è sufficiente circa nel 60 per cento dei casi e prosegue a volte sotto forma di sedute individuali ad hoc (nel 33 per cento dei pazienti) e di psicoterapia o, se necessario, terapie farmacologiche (solo nel 7 per cento)” conclude Bertolotti. Sia nel caso dei bambini sia nel caso degli adulti, è comunque indispensabile il sostegno di familiari e amici, veri pilastri sui quali fondare la ripresa dopo il tumore ai quali si affiancano le strutture specializzate. OTTOBRE 2010 | FONDAMENTALE | 13