PSICONCOLOGIA Ormoni e neurotrasmettitori Lo stress causa il cancro? Un mito da sfatare Nessuno studio ha mai dimostrato una relazione diretta di causa-effetto tra stress e tumori. È vero però che un buon equilibrio psichico può favorire la guarigione e la reazione dell’organismo alle cure a cura di DANIELA OVADIA ono così stressato che ho paura di ammalarmi”. Il luogo comune per cui ansia, nervosismo e affaticamento, per non parlare di divorzi o lutti, possono essere causa diretta della comparsa di malattie gravi come il cancro è molto diffuso. E in effetti lo stress è un fattore negativo per la salute da molti punti di vista, non ultimo quello vascolare: cuore e vasi possono essere messi a dura prova da una vita difficile o da un momento di intensa sofferenza, ma per i tumori la relazione non è mai stata dimostrata in modo univoco, come spiega Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia (IEO) di Milano: “Finora gli studi clinici non hanno mai provato una relazione diretta, cioè di causa-effetto, tra stress e tumore. Ciò significa che nessuno è riuscito a dimostrare che un evento stressante è all’origine di quelle complesse trasformazioni, a livello cellulare, che portano alla comparsa della malattia. Ciò non toglie che l’esperienza clinica conferma che esiste un legame tra psiche e cancro, soprattutto una volta che la malattia si è instaurata. Se forniamo assistenza psicologica al paziente e ci prendiamo cura anche delle sue paure e della sua qualità di vita ne S “ 14 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2011 Non stressarti per lo aumentiamo le probabilità di guarigione”. Un fenomeno in tre fasi Lo stress non è un fenomeno immateriale, ma si manifesta attraverso la produzione di sostanze come neurotrasmettitori, ormoni e mediatori del sistema immunitario e dell’infiammazione. Ed è ben diverso da un momentaneo affaticamento fisico-psichico. Per parlare di stress, infatti, bisogna che l’individuo sia esposto ai cosiddetti fattori stressanti (in inglese stressor), identificati oltre 50 anni Gli eventi luttuosi non sono legati alla comparsa della malattia In questo articolo: stress prognosi psiconcologia fa dal medico austriaco Hans Selye e in grado di produrre quella che lui stesso definì una “sindrome generale di adattamento”, cioè una difficoltà fisica e psichica a rispondere in maniera adeguata agli stimoli ambientali. Dal punto di vista fisico, lo stress si manifesta infatti in tre fasi distinte: nella prima, l’organismo reagisce alle situazioni critiche mettendo in atto strategie di compenso come l’aumento del battito cardiaco o della pressione del sangue. Segue una fase, detta di re- stress! sistenza, in cui il corpo risponde alla fatica prolungata producendo proprio gli ormoni e i neurotrasmettitori tipici dello stress. Infine, se gli stressor esterni non cessano, interviene la fase più preoccupante, quella dell’esaurimento: l’individuo viene sopraffatto dalla situazione e il suo corpo perde il controllo dei meccanismi di compenso. Cosa accade però a livello psichico? Molto dipende dalla personalità dell’individuo, come spiega Florence Didier, re- sponsabile del Dipartimento di psiconcologia dell’IEO: “Negli anni sono state studiate le risposte delle persone agli eventi stressanti e si è così scoperto che mentre alcuni sono capaci in breve tempo di riportare tutti i parametri entro livelli di normalità, ci sono altre persone che non riescono a tornare a una situazione di equilibrio, cioè si adattano male. In oncologia lo vediamo continuamente: ci sono persone che riescono a rispondere positivamente all’inevitabile stress che una diagnosi di tumore porta con sé, e altre che fanno più fatica. Ciò dipende dalla personalità precedente la malattia, dal contesto sociale e familiare o dalla presenza di eventuali patologie pregresse, come per esempio una depressione”. “ Gli studi epidemiologici Anche il sistema immunitario può essere coinvolto nel ciclone metabolico indotto dallo stress, come hanno dimostrato diversi studi su modelli sperimentali e sull’uomo: le cellule del nostro sistema di difesa che dovrebbero eliminare le cellule cancerose non appena queste compaiono possono essere inibite dai mediatori dello stress, almeno in laboratorio. Ma cosa accade nella realtà? Se lo è chiesto una psicologa del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, negli Stati Uniti, che ha intervistato 1.000 donne con cancro del seno e 1.000 controlli sani con un lungo LEGGENDE METROPOLITANE L’International Union Against Cancer, una delle più importanti associazioni contro il cancro negli Stati Uniti, ha promosso, tre anni fa, un’indagine sui falsi miti che circondano questa malattia. Al primo posto tra le convinzioni errate degli intervistati c’è proprio lo stress: una forte pressione psicologica o un evento doloroso possono essere direttamente causa di un tumore per la maggioranza di chi ha risposto al questionario, benché la scienza dica il contrario. Viceversa, quasi la metà delle persone è convinta che non ci sia una relazione diretta tra l’assunzione di alcol e la comparsa di un cancro, mentre è dimostrato che, almeno per alcuni tipi di tumore, questa correlazione esiste. ” L’inquinamento atmosferico, sul quale ancora gli esperti discutono, è invece considerato una causa sicura per il 78 per cento del campione. In sostanza, commentano gli analisti di Gallup International, l’istituto di statistica e sondaggi che ha condotto le interviste, non c’è relazione tra quanto la scienza afferma su un determinato fattore di rischio e come questo viene percepito dalle persone. Non si tratta solo di un problema di cattiva informazione: da queste convinzioni deriva un atteggiamento lassista nei confronti di situazioni realmente pericolose e un’ansia immotivata nei confronti di altre che sono relativamente (o a volte del tutto) innocue per la salute. PSICONCOLOGIA Influenza la prognosi “ LA BIOCHIMICA DELLO STRESS Quando un individuo è sottoposto per un periodo prolungato a un evento stressante, il suo organismo mette in atto alcune strategie di compenso. Una di queste prevede che l’ipotalamo, una ghiandola posta nel cervello, induca la produzione di due ormoni, la vasopressina e l’ormone adrenocorticotropo (ACTH), ambedue questionario, all’interno del quale erano elencati anche tutti i più comuni fattori di stress: negli ultimi cinque anni ha divorziato? Ha perso il lavoro? Ha cambiato status economico? Ha perso una persona cara? Nessuna delle intervistate era a conoscenza del vero obiettivo dell’indagine e, di fatto, analizzando le risposte, la psicologa si è accorta che non c’era alcuna differenza nell’intensità e frequenza di situazioni critiche nella vita delle donne che si erano ammalate rispetto a quelle sane. In pratica lo stress, anche se prolungato, non sembra essere un fattore determinante per la malattia. Altri studi importanti sono stati 16 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2011 ” coinvolti nella regolazione del metabolismo dei liquidi nel corpo, di cui causano l’aumento. Inoltre la vasopressina restringe il calibro dei vasi alzando la pressione del sangue. Per questa ragione lo stress è direttamente correlato alla salute del sistema cardiocircolatorio. A sua volta l’ACTH stimola la produzione di cortisolo, un ormone che favorisce la trasformazione delle proteine in zuccheri all’interno dell’organismo, inibendo l’azione dell’insulina e favorendo l’insorgenza di malattie come il diabete dell’adulto. Attraverso il sistema nervoso autonomo l’organismo rilascia anche due neurotrasmettitori, l’adrenalina e la noradrenalina, che a loro volta alzano la pressione del sangue, provocano la dilatazione dei bronchi e l’aumento della glicemia. È quest’ultimo meccanismo che, secondo alcune ricerche, potrebbe fungere da fattore di rischio per il cancro, anche se non può esserne la causa diretta. condotti in Danimarca, dove esiste un registro nazionale dei tumori e quindi è facile mettere in relazione a posteriori la malattia con quanto accade nella vita delle persone. Una ricerca su oltre 11.000 genitori i cui figli si sono ammalati di cancro (evento considerato altamente stressante) ha smentito una qualsiasi relazione tra un dolore così grande e la comparsa di cancro. Lo stesso risultato si è ottenuto andando a verificare il destino di oltre 22.000 genitori che avevano perso un figlio o di quasi 20.000 genitori di giovani schizofrenici. Cosa si può dire, però, per chi si è già ammalato? Lo stress può contribuire a peggiorare la prognosi? Ha fatto molto discutere la pubblicazione sulla rivista Cancer, nel 2009, di una revisione canadese che ha considerato 26 studi, per un totale di circa 9.500 pazienti: dai risultati si evinceva che il tasso di mortalità era più elevato tra i malati di cancro depressi che tra quelli non depressi. Difficile però, ancora una volta, capire che cosa è causa e che cosa è effetto. “È possibile che la depressione non peggiori la prognosi in modo diretto, cioè influendo sui meccanismi di reazione dell’organismo, ma in modo indiretto. E in ogni caso depressione e stress sono, anche dal punto di vista fisiologico, due situazioni molto diverse tra loro” spiega Didier. In pratica non sarebbe questione di ormoni e cellule del sistema immunitario, ma piuttosto di comportamenti che il paziente depresso mette in atto (o più spesso non mette in atto) e che diminuiscono le sue probabilità di guarigione. Anche l’inappetenza, l’apatia e l’insonnia che accompagnano la depressione possono contribuire a debilitare il fisico proprio nel momento in cui ha bisogno di tutte le sue energie. “In conclusione è importante dire ai pazienti che non sono in alcun modo responsabili della loro malattia e che non è certo lo stress ad averla provocata” afferma Veronesi. “Però dobbiamo con altrettanta fermezza invitarli a rivolgersi a un medico specializzato o a uno psicologo quando sono già malati e in trattamento, specie se vivono con difficoltà e ansia le fasi della cura. Per questo è importante stabilire un controllo di routine del benessere psichico di tutti i pazienti oncologici, così come si verificano i loro esami del sangue, e fornire l’assistenza adatta a chi ne ha bisogno”. La depressione rende il paziente poco collaborativo e apatico