LE TERAPIE PER IL CANCRO ALL’OVAIO
Le vie terapeutiche oggi percorribili per il trattamento del tumore all’ovaio sono quattro,
coordinabili tra loro a seconda dei casi:
 chirurgia, rappresenta il trattamento di prima scelta per il cancro ovarico. È
fondamentale sia nei casi all’apparenza iniziali, per definire la reale diffusione della
patologia, sia nella malattia ormai avanzata, in modo da eliminare tuta la massa
tumorale rintracciabile. Se il cancro viene scoperto in fase davvero precoce
l'intervento chirurgico può essere risolutivo (95% dei casi). Tuttavia, questa
circostanza non è purtroppo molto frequente. Nelle pazienti affette da tumore ovarico
in stadio iniziale (I-IIa) con malattia confinata alla pelvi, una chirurgia radicale è
curativa nel 70% dei casi. In casi selezionati (paziente in pre-menopausa con desiderio
di avere figli) è possibile prendere in considerazione un trattamento chirurgico
conservativo, per preservare la capacità riproduttiva. Nonostante la radicalità
chirurgica, persiste in questi stadi un 30% di rischio di recidiva, che rende necessario
un trattamento chemioterapico adiuvante
 chemioterapia rappresenta l'indispensabile completamento terapeutico dopo
l'intervento: viene infatti prescritta quasi sempre dopo la chirurgia. In alcuni casi
avanzati, il chirurgo può ritenere che il tumore non sia asportabile completamente e
può decidere, quindi, di rinviare o sospendere l'intervento. Procederà così alla
somministrazione di alcuni cicli (di solito 3) di chemioterapia, per poi proseguire,
dopo valutazione favorevole, con un nuovo intervento chirurgico
 radioterapia è indicata per il trattamento del cancro dell'ovaio solo in casi altamente
selezionati di recidiva.
 terapia target (target therapy), la ricerca sta proseguendo ormai a ritmo intenso
verso un nuovo modo di affrontare il tumore, tramite l'identificazione di molecole
‘selettive' nei confronti delle cellule malate. Farmaci che individuano come bersaglio
esclusivamente il cancro, risparmiando per quanto possibile i tessuti sani. La terapia
biologica è per questo detta anche target therapy. Tra queste, rientrano i cosiddetti
antiangiogenetici, che impediscono alla neoplasia di sviluppare i vasi sanguigni che le
permetterebbero di crescere. L’angiogenesi svolge un ruolo limitato negli adulti sani e
interviene in processi quali la cicatrizzazione delle ferite e lo sviluppo embrionale.
Grazie agli angiogenetici si riesce, in maniera efficace, ad “affamare” il cancro, che
smette così di crescere. Appartiene a questa categoria il bevacizumab, un anticorpo
monoclonale utilizzato con successo in molti schemi di trattamento che blocca in
modo specifico la proteina VEGF (fattore di crescita endoteliale vascolare, elemento
chiave nell’angiogenesi tumorale). La molecola ha già ottenuto l'autorizzazione a
livello europeo per il trattamento della neoplasia ovarica avanzata, ma non è ancora
disponibile in Italia.