DISTURBO DEL LINGUAGGIO DSL COMMISSIONE GLH ISTITUTO COMPRENSIVO DI CARNATE ANNO SCOLASTICO 2009 / 2010 REFERENTE DELL'ELABORATO : INS. EH MARTA DI PILATO DISTURBO SPECIFICO DEL LINGUAGGIO DSL Il linguaggio può essere definito come un sistema di comunicazione composto da un numero finito di suoni arbitrari (fonemi ) , che vengono combinati tra loro in unità di significato ( parole ) e in strutture più complesse ( frasi ) sulla base d regole morfologiche e sintattiche. Lo sviluppo del linguaggio è caratterizzato da una serie di fasi nelle quali il bambino acquisisce specifiche competenze inerenti alle diverse componenti di questo sistema di comunicazione (fonologia, lessico, semantica, grammatica, pragmatica ), sia in produzione che in comprensione. Può però accadere che si verifichi un ritardo nell’acquisizione di queste competenze, ritardo che, a seconda dei casi può avere esiti diversi. In particolare il termine DSL indica un insieme di quadri sindromici caratterizzati da un deficit in uno o più ambiti dello sviluppo linguistico in assenza di deficit cognitivi, sensoriali, motori, affettivi o di importanti carenze socioambientali. L’evoluzione di un DSL può assumere caratteristiche differenti : si può assistere ad un recupero intorno ai cinque o sei anni ; ci può essere una trasformazione in un disturbo settoriale in cui solitamente rimane compromessa la componente fonologica oppure il disturbo diviene persistente. Tra i trentasei e i quarantadue mesi è possibile, sulla base di alcuni indici di sviluppo lessicale e grammaticale, distinguere i ritardi di linguaggio transitori da quelli che evolveranno in DSL. Se non vengono precocemente diagnosticati e trattati in maniera adeguata i DSL possono avere serie ripercussioni sul funzionamento individuale e sociale del soggetto. Tra le conseguenze più frequenti vanno segnalate problematiche di tipo emotivo e comportamentale e, con l’ingresso nella scuola, difficoltà di apprendimento. I centri del linguaggio sono posti nell’emisfero sinistro sia nei destrimani , sia nei mancini. Le aree specifiche del linguaggio nell’emisfero di sinistra sono tre : Si denominano AREE PERISILVIANE e sono : AREA DI BROCA’ o area 44 di BRODMANN AREA DI WERNICKE o area 22 di BRODMANN AREA DI ASSOCIAZIONE o area 40 di BRODMANN Per un buon sviluppo del linguaggio è necessaria l’integrità del sistema nervoso centrale. Una lesione delle aree perisilviane conduce al disturbo del linguaggio, ossia alla DISFASIA. Un bambino con disturbo del linguaggio è denominato DISFASICO. I disturbi del linguaggio o fonologici vanno distinti in : DISTURBI PRIMITIVI , in cui non è riconoscibile una causa apparente , è una sindrome congenita DISTURBI SECONDARI che rappresentano la conseguenza o il sintomo di una causa chiaramente riconoscibile quale deficit uditivo, ritardo mentale, psicopatologie quali mutismo elettivo, disturbi socio- emotivi, deprivazione ambientale grave , quindi evento lesivo. I disturbi primitivi o specifici del linguaggio , denominati anche disfasie evolutive o disfasie di sviluppo del linguaggio, si riferiscono ad una serie di disturbi a carico di uno o più ambiti dello sviluppo linguistico, in assenza di deficit cognitivi, sensoriali, motori, affettivi o di carenze socio – ambientali importanti. I bambini disfasici, si presentano per lo più , rigidi, meticolosi, perseveranti, posseggono una scarsa memoria, hanno una spiccata tendenza verso il concretiamo, male accettano o riescono a immaginare se stessi in situazioni inconsuete, respingono i punti di vista diversi dai loro. Il loro eloquio è telegrafico : enunciati brevi, sintatticamente rudimentali, scarso uso dei verbi, frequente omissione di elementi grammaticali ( articoli,preposizioni, ausiliari ) numero limitato di frasi complesse. Questi bambini presentano spesso cambiamenti di umore : a volte sono euforici, altre volte oppositivi,aggressivi o chiusi. Esamineremo più in dettaglio i disturbi primitivi del linguaggio : Come già accennato essi si riferiscono ad una serie di disturbi a carico di uno o più ambiti dello sviluppo linguistico, in assenza di deficit cognitivi, sensoriali, motori, affettivi o di carenze socioambientali. Non è un disturbo acquisito ma una sindrome congenita. E’ un disturbo a carico di uno o più ambiti dello sviluppo linguistico quali : • disturbo della comprensione del linguaggio , ossia la comprensione del linguaggio non è coerente con l’età cronologica. In quasi tutti i casi anche l’espressione del linguaggio è marcatamente disturbata e sono presenti difficoltà a capire parole, frasi o tipi specifici di parole come i termini spaziali e le frasi complesse. Sono presenti anche anomalie nella produzione dei suoni verbali. Nei casi più gravi si realizza un’incapacità a comprendere il vocabolario basilare o semplici frasi, come anche un deficit dell’elaborazione uditiva ( immagazzinamento, richiamo, costruzione di sequenze, discriminazione dei suoni ed associazione di suoni e simboli ). Il bambino sembra non sentire o prestare attenzione, appare confuso o non riesce a seguire le istruzioni. Si associano disturbi dell’apprendimento. • disturbo del linguaggio espressivo , ossia l’espressione verbale è marcatamente al di sotto del livello atteso per la sua età mentale. Vi possono essere anomalie nell’articolazione. • disturbo dell’articolazione o dislalia, o disturbo dell’eloquio , denominata più precisamente DISARTRIA , disturbo disfasico specifico caratterizzato dalla difficoltà di articolare i suoni. Inoltre i disturbi del linguaggio possono essere distinti in : Disturbi della voce e della parola o disturbo della fonazione. In questo tipo di disturbo è alterata la componente fonetica, cioè la capacità di realizzazione articolata dei suoni, con la comparsa di errori nella produzione, nell’uso, nella rappresentazione o nell’organizzazione dei suoni, per esempio : sostituzione di un suono con un altro ( T-D), distorsioni oppure omissioni di suoni, come le consonanti finali. La gamma di gravità varia da pochi o nessun effetto sull’eloquio, fino alla totale incomprensibilità del discorso con prognosi, di conseguenza, variabile. Tra questi disturbi vi sono: • DISFONIA alterazione della voce ,dovuta a cause infiammatorie, malformative o traumatiche dell’apparato fonatorio o della sua innervazione. • DISARTRIA disturbo di articolazione di fonemi complessi, dovuto ad anomalie strutturali o funzionali degli organi fonatori. • DISRITMIA o BALBUZIE alterazione del ritmo, cioè del normale fluire e della cadenza dell’eloquio, che interferisce con i risultati scolastici o lavorativi o con la comunicazione sociale, di origine psicologica, caratterizzata dal manifestarsi di uno o più dei seguenti elementi : • • • • • • • ripetizione di suoni e sillabe prolungamento di suoni interiezioni interruzione di parole, cioè pause all’interno di una parola circonlocuzioni ossia sostituzione di parole per evitare parole problematiche parole emesse con eccessiva tensione fisica ripetizione di intere parole monosillabiche. • DISLALIA alterazioni articolatorie isolate , cioè non associate a deficit della comunicazione non verbale, né a ritardo mentale e non dipendenti da un’alterazione strutturale degli organi fonatori ma dallo sviluppo del linguaggio di per sé. Le dislalie vengono contraddistinte secondo il denominativo dei singoli fonemi alterati : • ROTACISMO, è la dislalia più frequente da osservare. Consiste nella mancata o alterata pronuncia del fonema R,o nella sostituzione col suono L, in quest’ultimo caso si parla di pararotacismo. • SIGMATCISMO , è , dopo il rotacismo, il più diffuso dei deficit di pronuncia.Consiste nella mancata o alterata pronuncia del fonema S, oppure nella sua sostituzione per il suono CIA o TH inglese. In questo caso si parla di parasigmacismo. • CAPPACISMO , un difetto di pronuncia piuttosto raro, che si riscontra quasi esclusivamente nei primi stadi del linguaggio e poi scompare spontaneamente. Esso consiste nella mancata o alterata pronuncia del fonema C e più frequentemente la sua sostituzione con suono T . Per esempio la parola casa viene pronunciata tasa. GAMMACISMO , difetto di pronuncia che si osserva con una certa frequenza fino ai 4- 5 anni di età, oltre questa diventa eccezionale. Consiste nella mancata o alterata pronuncia del fonema G, o più frequentemente, nella sua sostituzione con il suono D. Per esempio la parola garofano viene pronunciata darofano Che cosa devono o non devono fare i genitori e gli insegnanti A volte nei bambini piccoli le dislalie vengono favorite dall’atteggiamento indulgente o compiacente dei genitori. E’ normale che il bambino piccolo abbia, nello stadio di apprendimento del linguaggio, alcune irregolarità e alcuni difetti di pronuncia. E’ normale e non c’è nulla di male. E’ dannoso, invece, che i genitori si mettano a parlare con lui nello stesso modo, con le stesse inflessioni puerili e con gli stessi vezzosi difetti di pronuncia. E’ quanto basta, assai spesso, per fissare l’errata impostazione del linguaggio e far mettere radici ad un difetto di pronuncia che si sarebbe risolto rapidamente da sé. In questi casi, naturalmente, la causa sta soltanto nell’atteggiamento irrazionale dei genitori, ed è questo che deve essere assolutamente evitato e severamente combattuto. Ascoltare il bambino quando parla, anche se mostra difficoltà, con attenzione e serenità, senza mostrare fretta, ansia, insofferenza. Lasciare che concluda il suo discorso, anche se richiede tempo. Favorire l’uso del gesto a supporto dell’efficacia comunicativa. Riformulare la produzione “ scorretta “ del bambino e non correggerla : il bambino impara implicitamente dal modello verbale dell’adulto, non dall’esercizio di ripetizione : quindi non “ ricattare “ per avere la produzione corretta . Parlare molto al bambino, in modo rilassato e lento, ma senza scandire troppo le parole Valorizzare le altre qualità del bambino in modo da aumentare la sua autostima. Accettare il bambino con il suo disturbo creandogli intorno un mondo accogliente dove il suo “ problema “ non venga sottolineato e ingigantito. Che cosa non fare Non parlare davanti al bambino delle sue difficoltà. Non anticiparlo quando parla,completando le parole o le frasi. Non interromperlo dicendogli che si è già capito. Non modificare, anzi, favorire l’uso del gesto a supporto del linguaggio verbale del bambino. Disturbi secondari del linguaggio o Disfasie acquisite per evento lesivo Il processo di lateralizzazione emisferica del linguaggio inizia verso il 3-4° anno di vita e si va successivamente consolidando sino a completarsi tra i 12 e 15 anni : dopo tale età l’emisfero dominante è già in grado di assumersi l’intera funzione. All’emisfero destro rimarrebbero tuttavia la capacità di svolgere alcune semplici attività verbale (interiezioni, imprecazioni, saluto ) nonché la potenzialità di sostituirsi all’emisfero dominante quando vengono distrutte le aree specifiche del linguaggio. Quest’ultime , come si è già detto, sono poste nell’emisfero sinistro , sono le aree perisilviane e si dividono in : AREA DI BROCA’ Derivante dal nome del fisico e anatomista Paul Brocà. Tale area fu descritta nel 1861 dal fisico che fu il primo a condurre una autopsia su un paziente afasico. Posta nella zona postero-inferiore del lobo frontale, area 44 sopra la scissura di SILVIO. Una sua lesione ( ictus, ischemia ) provoca la così detta AFASIA DI BROCA’ e compromette soprattutto il corretto svolgersi dell’eloquio che diviene lento e ricco di latenze tra una sillaba e l’altra. La vicinanza di quest’area inoltre, con le zone corticali deputate all’esecuzione dei movimenti articolatori, spiega la frequente, concomitante insorgenza di difficoltà più propriamente motorie nella pronuncia dei singoli fonemi. La comprensione è per lo più indenne. AREA DI WERNICKE Posta nella zona postero – superiore del lobo temporale, area 22 sotto la scissura di SILVIO. Una sua compromissione porta all’Afasia di Wernicke ossia alla sostituzione dei fonemi all’interno delle parole fino a giungere ad un eloquio senza senso, ma scandito senza difficoltà e soprattutto senza la consapevolezza dell’errore. La comprensione risulta compromessa, l’unica comprensione conservata è quando gli si ordinano movimenti che utilizzano la muscolatura assiale , (esempio alzati, girati, chiudi gli occhi )ma non capisce la domanda “ come ti chiami “ L’Afasia acquisita in età evolutiva è riferita a tutti i disturbi del linguaggio dovuti a lesioni cerebrali che si sono presentate dopo l’acquisizione del linguaggio ( tumore, infezioni batteriche, epilessia, trauma cranico ) LA COMMISSIONE GLH ANNO SCOLASTICO 2009/ 2010 REFERENTE DI PILATO MARTA COMPONENTI GOTTARDI OTTILIA RODA’ ANTONINO CAGLIO SARA PUGLIESE MAURIZIO FIESOLANI GEMMA ORTO GIULIANA CIUSSANI MARTA VICENTI MARIA ORIGO DANIELA BERNASCO BARBARA