FABIO FOIS
BIOFEEDBACK
INTRODUZIONE.
Non vi è più alcun dubbio che gli stati emotivi, sperimentati
soggettivamente, provochino nell’organismo dei cambiamenti
fisiologici. E’ noto, ad esempio, che la resistenza cutanea cambia
con l’insorgere di una emozione. Quando si misura la resistenza
della cute, collegando gli elettrodi di un GSR (GALVANIC SKIN
RESPONSE) tra due dita di una mano e si provoca nel soggetto una
emozione di un certo tipo (paura, collera, vergogna, etc.) è
possibile osservare, infatti, che la resistenza cutanea decresce e
la quantità di corrente, che scorre tra i due elettrodi, aumenta.
L’emozione, in questo caso, ha prodotto una leggera sudorazione,
che facilita il passaggio della corrente elettrica grazie agli
acidi alcalinici e potassici in essa contenuti.
E’ utile sottolineare che se uno strumento di questo tipo misura
il GSR, il parametro che è possibile leggervi è la CONDUTTANZA
ELETTRICA, che altro non è che il reciproco matematico della
RESISTENZA ELETTRICA. Se tale apparecchio, attraverso la
“presentazione” con uno strumento a lancetta o di un display
alfanumerico indica la grandezza elettrica in esame, è possibile
osservare che tale valore aumenta in proporzione diretta del
livello emozionale del soggetto. Questo significa che se un
soggetto aumenta il livello di “arousal”, la sua pelle si ricopre
maggiormente di sudore, di conseguenza, si riduce la sua
resistenza elettrica (cioè aumenta la sua conduttanza elettrica);
sullo strumento di misura si può leggere un valore, la cui entità
si incrementa ed è il numero dei µ S (micro Siemens).
Si ricorda che la conduttanza (rappresentata da simbolo G) si
misura in “SIEMENS” (simbolo S) e che la resistenza (rappresentata
dal simbolo R) si misura in ohm (simbolo Ω ).
Si può dedurre, quindi che:
G = 1:R
naturalmente vale anche che:
R = 1:G.
Viene esposta tale precisazione perché in commercio vi sono, sia
apparecchi che misurano la conduttanza elettrica cutanea espressa
in µS o mS (micro-Siemens o milli-Siemens), sia apparecchi che
misurano tale parametro fisiologico come resistenza elettrica,
espressa cioè in ohm, oppure in kΩ (kilo-ohm) o in MΩ (mega-ohm).
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A titolo di esempio può essere utile ricordare che una misura di
2 µ S è pari a 500 KΩ . Infatti :
2 µS si scrive come 2*10^-6, cioè,(2*10 elevato alla –6); siccome
R=1:G, diventa: 1:(2*10^-6) cioè 500.000 Ω, che si può scrivere
anche come 500 KΩ.
La riduzione del valore della resistenza elettrica della cute è,
tuttavia, solo una delle variabili fisiologiche che si modificano
in presenza di uno stress, in quanto si può avere, tra l’altro, un
incremento della pressione sistolica, della frequenza cardiaca,
del numero degli atti respiratori, etc.. Ciò significa, quindi,
che uno stimolo avversivo può determinare nell’individuo delle
reazioni fisiologiche che, in presenza di fattori genetici o
predisponenti, possono determinare un disturbo vero e proprio.
Lo stato emotivo, tuttavia, non influisce solo sul funzionamento,
ad esempio delle ghiandole sudoripare, ma anche su quello
dell’intero sistema riproduttivo che comprende, tra l’altro, il
Sistema Nervoso Autonomo con i suoi rapporti con gli organi
sessuali. La paura di una gravidanza, infatti, può condurre ad una
interruzione del ciclo mestruale o ad altre reazioni fisiologiche
tra cui l’inibizione dell’ovulazione o l’aborto. La paura legata
alla sessualità, ad esempio, può portare alle ben note disfunzioni
sessuali (Impotenza Erettile, Disfunzione Orgasmica, Eiaculazione
Precoce o Ritardata etc.).
IL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO.
La risposta emotiva è, quindi, accompagnata da una serie di
modificazioni fisiologiche che sono sotto il controllo del SISTEMA
NERVOSO AUTONOMO, formato dal SIMPATICO e dal PARASIMPATICO.
Mentre il SISTEMA SIMPATICO promuove uno stato di attivazione
fisiologica, orientando l’organismo verso l’azione, il SISTEMA
PARASIMPATICO tende a favorire una condizione di rilassamento
mediante il rallentamento, ad esempio, della frequenza cardiaca e
di quella respiratoria. E’ necessario precisare, tuttavia, che la
prevalenza di uno dei due sistemi non comporta la totale assenza
dell’altro. In una reazione di paura, ad esempio, le cui
manifestazioni sono sotto il controllo del SISTEMA SIMPATICO,
possono verificarsi delle reazioni, come vomito, minzione o
diarrea che dipendono esclusivamente dalla stimolazione del
Parasimpatico. Il Sistema Nervoso Autonomo pur fornendo, tuttavia,
delle spiegazioni per quanto riguarda le manifestazioni
periferiche delle emozioni, non consente di cogliere il legame tra
emozioni e apprendimento. In proposito S.I. Lackman afferma che
“...gli stimoli e le risposte associate contiguamente e
frequentemente gli uni con le altre, sotto circostanze
gratificanti, in un organismo propriamente motivato, tendono ad
essere appresi...”.
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APPRENDIMENTO ED EMOZIONI.
La scoperta del SISTEMA LIMBICO, delle due aree della “ricompensa”
(localizzata nel proencefalo, compreso l’ipotalamo) e della
“punizione” (localizzata nel mesencefalo) costituisce uno dei
più importanti contributi alla comprensione dell’attività
cerebrale nel processo di apprendimento o di condizionamento.
Questa ipotesi neurofisiologica, riguardante l’esistenza di
tali aree, è stata confermata da numerose prove sperimentali,
tra cui meritano particolare attenzione, per aver sottolineato
lo stretto collegamento tra apprendimento ed emozioni, quelle
condotte da Delgado e quelle condotte da Olds.
DELGADO e COLLABORATORI, (area della “punizione”):
“...se si stimola, mediante corrente elettrica, una zona
particolare dell’ipotalamo di un gatto, l’animale reagisce con un
comportamento di paura. Se poi si associa alla stimolazione
elettrica uno stimolo neutro, dopo un certo numero di associazioni
tra stimolazione elettrica e stimolo neutro, quest’ultimo, senza
eccitazione dell’ipotalamo, può elicitare una reazione di
paura...”.
OLDS e COLLABORATORI, (area della “ricompensa”):
“...se si impianta un ago alla base del cervello di un ratto,
chiuso in una gabbia, e si collega con un filo elettrico l’ago ad
una leva posta all’interno della gabbia, si constata che
l’animale, dopo aver azionato la leva casualmente, comincia ad
azionarla con sempre più frequenza...”.
Come è noto, la funzione di queste aree è di rinforzare il
comportamento, in direzione biologicamente favorevoli, mediante
una riduzione dell’attivazione (arousal) del sistema reticolare,
il quale ha il compito di “informare” i principali centri di
controllo della fame, della sete, della temperatura, degli impulsi
sessuali, etc., localizzati nell’ipotalamo, delle necessità
dell’organismo. Può accadere, tuttavia, che l’attivazione
reticolare venga ridotta da un comportamento non specifico,
lasciando insoddisfatti i veri bisogni fisiologici. Può accadere,
cioè, che la tensione prodotta dall’attivazione reticolare e
vissuta con disagio dal soggetto, venga ridotta da comportamenti,
quali il mangiare o la masturbazione, anche quando l’organismo non
richiede né cibo né attività sessuali. Ciò significa, quindi, che
un qualsiasi comportamento, che produce una riduzione della
tensione o che viene emesso in concomitanza con tal riduzione,
può acquisire un carattere compulsivo come nel bulimico,
nell’alcolizzato etc.
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L’APPRENDIMENTO AUTONOMICO.
Allo scopo di illustrare il meccanismo dell’apprendimento
autonomico, si rammenta il classico esperimento condotto da Pavlov
sui cani (vedi dispense sul Condizionamento Classico), diretto a
stabilire un collegamento tra uno stimolo neutro (il suono di un
campanello) e una data attività fisiologica (la salivazione). Per
stabilire questa connessione è necessario che lo stimolo neutro
venga presentato simultaneamente ad uno stimolo incondizionato (la
vista del cibo), in grado di elicitare la reazione fisiologica
desiderata (la salivazione). Dopo alcune ripetizioni, afferma
Pavlov, “...lo stimolo, che prima non aveva alcun effetto
sull’organo, acquisisce un rapporto con l’attività di
quest’ultimo, trasformandosi ben presto in stimolo condizionato.
Tutte le volte che compare l’agente (il suono), l’organo entra in
attività (nel nostro caso secerne saliva). Una volta che tale
combinazione si è istituita, anche altri stimoli, portati alla
superficie recettrice dell’organismo, si rivelano efficaci,
sebbene non siano mai stati coincidenti con l’attività
dell’organo...”.
In altre parole, stabilito un collegamento tra l’attività delle
ghiandole salivari con una nota musicale, anche altre note
potranno provocare la stessa reazione fisiologica. Tuttavia, si
deve al lavoro di N.E. Miller e collaboratori sugli schemi appresi
di controllo delle funzioni autonomiche (Condizionamento Operante
di risposte autonomiche) “...se si è fatta strada la convinzione
che tutti i segmenti del sistema nervoso siano parimenti in grado
di apprendere...” (E. Sanavio).
Mediante esperimenti sui ratti, Miller ha dimostrato che gli
animali possono imparare a rallentare o accelerare il battito
cardiaco, le contrazioni intestinali, la pressione sanguigna, etc.
Questi esperimenti sui ratti, hanno dimostrato che una risposta
fisiologica può diventare una risposta condizionata da certi
eventi ambientali. Da tale osservazione deriva l’ipotesi che
l’ambiente condizioni tanto il comportamento motorio, verbale e
cognitivo, quanto le risposte del Sistema Nervoso Autonomo. In
altre parole l’ambiente fornisce le condizioni affinché insorga un
comportamento. Per poter considerare tale comportamento come
condizionato è necessario, tuttavia, che la sua frequenza sia al
di sopra del suo precedente livello e, soprattutto, che il suo
mantenimento dipenda dalla presenza di un RINFORZATORE. Durante
gli esperimenti di Condizionamento Operante, in sintesi, ciò che
accade dipende dall’animale stesso: se l’animale preme la leva,
riceve il cibo (RINFORZO) (vedi dispense sul Condizionamento
Operante).
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LE EMOZIONI.
Gli aspetti fisiologici delle emozioni sono stati messi in
evidenza nelle pagine precedenti e si può, quindi riassumere il
concetto nel quale si può affermare che “LE EMOZIONI SONO LE
CONCOMITANTI PSICO-FISIOLOGICHE DI UNO STATO DI ATTIVAZIONE
NEUROVEGETATIVA (AROUSAL), LA CUI AZIONE è DI SOSTENERE L’AZIONE”.
Nota è la posizione di Cannon circa il ruolo dell’adrenalina (il
secreto del midollo surrenale), nel mantenimento degli stati di
attivazione emotiva nel S.N.A.. La immissione di adrenalina nel
sangue riattiva, infatti, la risposta e prolunga lo stato emotivo.
In alcune situazioni le emozioni non svolgono, tuttavia, la loro
funzione di sostegno del comportamento e, a causa di un’arousal
intensa e prolungata, la loro azione, di conseguenza, diventa
perturbante e stressante. A tal proposito S. Schachter afferma:
“...è caratteristico degli stati emotivi un tipo generale di
scarica simpatica. Dato un simile stato di attenzione, si pensa
che uno marchi, interpreti e identifichi questo stato come insieme
di caratteristiche della situazione che precipita e della massa
appercettiva che egli possiede. Ciò fa pensare, allora, che uno
stato emotivo possa essere considerato come funzione di uno stato
d’attenzione fisiologica e di una conoscenza appropriata a
quest’ultimo. La conoscenza, in un certo senso, esercita una
funzione di guida. Le cognizioni che derivano da una situazione
immediata, interpretata dall’esperienza passata, forniscono la
cornice entro la quale si comprendono e si etichettano i propri
sentimenti. E’ la conoscenza che determina se lo stato di
attenzione fisiologica sarà contraddistinto come rabbia, gioia o
altra cosa...".
Per S. Schacheter, dunque, un livello generale di attivazione
fisiologica è la componente essenziale dello stato emotivo, ma la
tonalità affettiva, cioè l’etichetta ci attribuiamo è determinata
dalle aspettative, dalle percezioni, dalle interpretazioni, etc
(mediatori cognitivi).
LO STRESS.
Il termine “STRESS”, in senso rigorosamente fisiologico, è stato
usato da Selye per definire una “reazione non specifica del corpo
a una qualsiasi richiesta che gli viene fatta”. Questa definizione
pur evidenziando una delle componenti dello stato emotivo, cioè
l’attivazione fisiologica determinata dall’intervento del Sistema
Neuro-Vegetativo, non appare sufficiente. Essa non evidenzia,
infatti, la componente cognitiva del soggetto, il cui ruolo è
mirato alla valutazione delle situazioni-stimolo che provocano
l’emozione. La risposta emotiva o il comportamento motivato si
caratterizza per due aspetti: una componente fisiologica e una
componente cognitiva. La prima fornisce all’organismo la quantità
d’energia per fronteggiare gli “stressor”, o agenti stressanti,
(sembra, ad esempio, che siano necessarie grandi secrezioni di
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ormoni corticosurrenali al mantenimento di stati emotivi
prolungati o di reazione prolungata allo stress) mentre la seconda
finalizza il comportamento, in base alle informazioni o opinioni
che il soggetto possiede, in una direzione piuttosto che in
un’altra. La reazione allo stress può, quindi, essere definita
come una reazione dell’organismo mirata ad evitare o ad affrontare
stimoli avversivi, reali o percepiti come tali (funzione
adattiva). Tale reazione, tuttavia, in alcuni casi può divenire
disadattiva quando lo stato di attivazione è così intenso e
persistente da produrre, a livello cognitivo, una disarticolazione
delle funzioni complesse e, a livello organico, un’alterazione
delle funzioni fisiologiche tale da sviluppare un disturbo
psicosomatico. Generalmente gli “stressor” vengono suddivisi in:
A)BIOLOGICI (fisici, farmacologici, batterici, etc.);
B)ECONOMICI (povertà, disoccupazione, etc.);
C)SOCIALI (restrizioni culturali, cambiamenti tecnologici, etc.);
D)PSICOLOGICI (conflitti, frustrazioni, etc.).
I DISTURBI PSICOSOMATICI.
I “sistemi corporei” non sono altro che sub-sistemi che operano
insieme e la “salute” di un organismo è data sia dal suo
equilibrio omeostatico, cioè dal mantenimento costante delle sue
condizioni interne, sia dalla sua capacità di reazione (difensiva
e protettiva) in situazioni ambientali stressanti (ad esempio, la
reazione dei meccanismi immunologici nei confronti di una
aggressione batterica). Selye, in proposito, con la sua teoria
generale di adattamento, ha chiarito l’importanza dei corticoidi
nella difesa contro i traumi psichi e fisici. Una alterazione di
queste difese, infatti, dovuta all’azione continuata di fattori
nocivi all’organismo, può non solo provocare un danno
all’organismo stesso, ma essere coinvolta nell’eziologia delle
“malattie di adattamento” come ad esempio l’ipertensione, l’ulcera
peptica, l’artrite etc. I concetti di omeostasi (Cannon) e
reazione adattiva (Selye) stanno a sottolineare che il benessere,
fisico e psichico di un organismo, dipendono sia dalla sua
capacità di autoregolazione, che da un adeguato adattamento
ambientale. La malattia rappresenta, invece, una rottura nelle
funzioni adattive e omeostatiche dell'organismo, rottura che può
iniziare a qualsiasi livello, sia fisiologico che psicologico. Una
infezione batterica, ad esempio, a livello dei meccanismi
immunitari, può disturbare la capacità di adattamento di un
soggetto, il quale per una già insufficiente adattabilità, può
sviluppare una depressione causa della sua temporanea inattività.
In questo caso la depressione, conseguenza dell’infezione
batterica, può portare ad un peggioramento del disturbo organico.
Una reazione di collera intensa e continua può causare, invece,
un’alterazione funzionale del sistema neurovegetativo ed endocrino
tale da produrre disturbi organici. Nel “morbo di Raynaud”, come
ulteriore esempio, può meglio chiarire lo stretto rapporto
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esistente tra stress e reazioni fisiologiche. E’ stato accertato
in proposito che, in presenza di una forte emozione, un’improvvisa
diminuzione della temperatura esterna può causare il vasospasmo
delle arterie e arteriole delle dita, rendendole pallide e fredde,
fino ad apparire cianotiche. Diventa chiaro, a questo punto,
l’influenza delle emozioni sulla insorgenza e sul decorso di ogni
processo morboso.
BIOFEEDBACK
(COME PROCEDURA DIAGNOSTICA E COME TECNICA
COMPORTAMENTALE.)
(COME PROCEDURA DIAGNOSTICA).
Dopo aver introdotto alcuni concetti propedeutici alla conoscenza
e all’uso del BIOFEEDBACK, è utile precisare che tale
strumentazione consente due tipi di approccio: il primo è di tipo
psicodiagnostico, attraverso un “PROFILO PSICOFISIOLOGICO”,
utilizzando la registrazione di alcuni parametri fisiologici
dell’essere umano; il secondo è quello inerente un uso mirato
alla cura di alcune patologie psicofisiologiche, basate
sull’interazione uomo-macchina riconducibile al concetto
cibernetico di retroazione o feedback.
In questa sessione viene illustrato l’uso di tale apparecchiatura
elettronica per rilevare e registrare alcuni parametri, utili a
fornire un quadro psicofisiologico di un soggetto. Tali dati, da
soli, non sono in grado tuttavia di fornire sempre un quadro
completo da un punto di vista psicofisiologico. Per avere una
valutazione più completa del soggetto in osservazione, è utile
integrare tali dati, con quelli che è possibile ricavare, ad
esempio, dalla somministrazione di Test di Personalità e dagli
elementi di osservazioni ricavabili nell’ambito dei colloqui
clinici. Da un punto di vista generale una valutazione
diagnostica, attraverso un “PROFILO PSICOFISIOLOGICO”, può essere
fatta anche con un solo parametro; essa risulta comunque più
completa se i parametri a disposizione possono essere più di uno.
Gli apparecchi per BIOFEEDBACK sono degli apparecchi elettronici,
con la possibilità di essere utilizzati da soli, o “asserviti” ad
un “personal computer”. L’asservimento con un “p.c.” consente,
oltre che di “presentare” su di un monitor tutti i parametri che
vengono registrati, anche la loro memorizzazione. Si possono
quindi “richiamare” dalla memoria del computer i dati dei vari
pazienti, per successive valutazioni in momenti diversi da quello
della registrazione, effettuata nel corso di un “Profilo
PsicoFisiologico” (P.P.F.).
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Tali strumenti elettronici permettono di registrare alcuni
parametri psicofisiologici quali, ad esempio, l’attività tensivomuscolare (EMG, ELETTROMIOGRAFO), la conducibilità della cute (GSR
o SCL o SGR), la temperatura cutanea delle estremità (THE,
“THERMAL” .), la frequenza cardiaca (H.R., “HEART-RATE”) etc.,
l’attività respiratoria sia in ampiezza sia in frequenza (ReA%
“AMPIEZZA PERCENTUALE DELLA RESPIRAZIONE”), (ReF AM “FREQUENZA
RESPIRATORIA” cioè gli ATTI RESPIRATORI AL MINUTO).Tali parametri
sono, infatti, tutti riconducibili ad elementi di correlazione
(positiva o negativa) con l’arousal del soggetto in esame. Se si
vuole essere formali, nella definizione del nome da attribuire a
tale strumento (BIOFEEDBACK), quando si utilizza per effettuare un
P.P.F., sarebbe più adeguato definirlo come un “registratore di
attività psicofisiologica” o di “biorilevazione”. Per fare un
esempio, quando un EMG è utilizzato per effettuare un profilo, in
realtà è usato come un semplice elettromiografo.
UNA PRECISAZIONE.
E’ necessario precisare che si vuole utilizzare un apparecchio per
BIOFEEDBACK senza l’asservimento ad un P.C., esso può essere
utilizzato solo come BIOFEEDBACK vero e proprio, cioè per
addestrare un paziente al rilassamento. Se invece si vuole
utilizzare tale strumento per un P.P.F., è indispensabile
l’asservimento con un P.C.. Solo in questo modo è possibile,
infatti, registrare, memorizzare, visualizzare, “magnificare”,
stampare su carta l’andamento dei vari parametri, raccolti nel
corso di alcune decine di minuti, necessari per una seduta di un
“PROFILO PSICOFISIOLOGICO”.
UNA SINTETICA CONOSCENZA TECNICA DEL BIOFEEDBACK.
Quanto di seguito riportato costituisce una sintesi circa la
costituzione generale di come funziona, a grandi linee, un
apparecchio di BIOFEEDBACK. L’obiettivo non è quello di
trasformare degli Psicoterapeuti in Ingegneri o Tecnici
Elettronici, ma piuttosto quello di metterli nelle condizioni di
conoscere e saper spiegare sia ad un paziente, ma anche ad altri
professionisti del campo psicologico, l’uso di tali dispositivi,
sia per quanto riguarda gli aspetti tecnico-clinici, sia per
quanto riguarda la conoscenza dell’uso generale degli
elettromedicali.
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(EMG)
l’EMG è uno strumento destinato a misurare la debole tensione
elettrica che si sviluppa agli estremi di un muscolo (correlata in
modo positivo con l’arousal). Tale tensione elettrica è
dell’ordine di circa 1-500 µV (microvolt); 1µV = 1*10^-6 cioè un
milionesimo di volt. Tale tensione elettrica così piccola viene
quindi inviata ad un amplificatore (simile a quelli utilizzati in
un impianto musicale). All’uscita di tale amplificatore il
segnale, che al suo ingresso era dell’ordine dei microvolt,
raggiunge valori di alcuni volt, adeguato per essere inviato ad un
monitor, per illuminare dei LED (diodi luminosi), o ad uno
strumento a lancetta mobile, o ad un display a “presentazione”
numerica etc.
E’ necessario precisare che spesso tali strumenti di misura,
dovendo “trattare” dei segnali elettrici molto esigui sono
esposti, quindi, ad interferenze elettriche tipiche come, ad
esempio quelle provenienti da altre apparecchiature elettriche o
dalle linee dell’alimentazione della rete. Per ridurre gli effetti
di tale “noise”, questi apparecchi vengono dotati di un
dispositivo di filtraggio del rumore elettrico (integratore), che
ha come obiettivo la possibilità di migliorare il rapporto
segnale/disturbo. Naturalmente ogni medaglia ha tuttavia un suo
rovescio: infatti se l’uso di tale dispositivo (comandabile da
pannello o attraverso il P.C), da un lato consente di attenuare
parte del rumore (che su monitor appare come “erbetta”),
dall’altro altera la possibilità di “leggere” con fedeltà, quelle
che sono le cosi dette “risposte rapide”, che in un EMG possono
essere invece clinicamente significative. Le “risposte rapide”
sono, ad esempio, quelle osservabili nel “RIFLESSO DI
ORIENTAMENTO” che il paziente emette, nel corso della fase di
rilassamento quando subisce uno shock, ad esempio, di tipo
acustico. In molti apparecchi EMG l’entità dell’INTEGRAZIONE della
misura del parametro può essere variata, consentendo all’operatore
di scegliere il giusto compromesso tra, fedeltà alle “risposte
rapide” e immunità al “rumore”.
N.B.:
Può essere utile sapere che, il “processo d’integrazione di un
segnale” consiste nel farlo passare in “filtro passa-basso”.
All’ingresso di un dispositivo del genere il segnale è presente
con tutte le sue caratteristiche, sia di segnale utile, che rumore
(noise). Alla sua uscita troveremo invece che, i segnali più
rapidi vengono attenuati, mentre quelli più lenti hanno la stessa
ampiezza e forma che avevano all’ingresso del circuito di
filtraggio. I segnali più rapidi sono tuttavia tipici sia del
rumore (indesiderato), sia delle risposte rapide (ad esempio la
risposta elettrica di un muscolo che si contrae velocemente). E’
9
utile sapere quindi che, se in un apparecchio di questo tipo si
programmano “TEMPI D’INTEGRAZIONE LUNGHI”, (ad esempio 5 secondi),
è vero che si otterrà una attenuazione dei disturbi e un grafico
più “pulito”, ma è anche vero che in questo grafico verranno
attenuate tutte quelle “risposte rapide”, utili sul piano clinico.
Tempi invece, ad esempio, di 0,1 secondi darebbero luogo ad un
grafico “meno pulito” (affetto da frastagliamenti o “erbetta” che
dir si voglia, cioè rumore), ma in grado di mostrare anche le
risposte fisiologiche più veloci.
Gli elettrodi che vengono utilizzati di solito, per ricavare il
segnale EMG, sono di tipo superficiale, a gel solido autoadesivi,
e vengono applicati alla fronte. I valori di tensione elettrica,
letti o sul display dello strumento o sul monitor di un P.C., in
una condizione di completo rilassamento si aggirano sull’ordine di
0,6-1 µV (RMS);(RMS = root mean square, equivale a valore
efficace). Ottimi livelli di rilassamento sono considerati sotto
1,5 µV.
CARATTERISTICHE DEL PARAMETRO EMG.
Nelle valutazione da attribuire al segnale ottenibile da un EMG si
può affermare che esso, pur rispondendo in modo molto veloce
all’arousal del paziente può, in alcuni casi, non essere
totalmente attendibile. E’ sufficiente, infatti, l’azione
volontaria, da parte del soggetto, di corrugamento della fronte, o
del serrare la mascella, per produrre vistosi incrementi di tale
segnale. E’ possibile considerare, tuttavia, attendibili i dati
ottenuti nelle così dette “risposte rapide”, che avvengono
nell’arco delle frazioni di secondo, realisticamente non
manipolabili dal soggetto.
N.B.:
La relazione di proporzionalità che esiste tra il parametro EMG e
i valori di arousal è DIRETTAMENTE PROPORZIONALE, per cui:
più aumenta l’arousal, più elevato è il numero dei µV che si
leggono nella misura.
[GSR (SCL-SCR)].
Il GSR o (SCL-SCR) è uno strumento destinato alla misurazione
della conduttanza cutanea che, come è stato già descritto, nella
parte introduttiva della dispensa, altro non è che l’inverso
matematico della resistenza elettrica. In realtà il GSR è uno
strumento che misura la resistenza elettrica, cioè è quello che si
chiama un ohm-metro.
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Per funzionare tali strumenti misurano l’intensità di corrente che
scorre in una resistenza (in una lampadina, o in un elettrolita o
nella pelle umana). Essi hanno al loro interno, infatti, una
batteria elettrica che consente di far scorrere, nel circuito in
esame, una corrente la cui misura consente di ricavare il valore
della resistenza in esame, attraverso la relazione fornita dalla
nota formula della “legge di OHM” ;
R = V:I
dove:
I= CORRENTE misurata in AMPERE (A), mA o µΑ.
V= TENSIONE misurata in VOLT (V) o mV o µV.
R= RESISTENZA misurata in OHM (Ω), KΩ ο MΩ.
Da tale formule, tenendo conto quanto di quanto già illustrato
nella parte iniziale della di questi appunti, si può ricavare che
la CONDUTTANZA (G), misurata in SIEMENS (S), mS o µS è data da:
G= I:V.
E’ utile in ogni caso che lo Psicoterapeuta, sia per una sua
conoscenza personale, sia per essere in grado di rassicurare un
paziente sappia che, l’entità delle tensioni elettriche in gioco è
di valori talmente esigui (dell’ordine delle decine di (mV),
millivolt), tali da non provocare alcun danno, o minimo fastidio,
al soggetto in esame. (A RISPETTO DELLE NORME DI SICUREZZA CEI e
DIRETTIVE CEE)
Anche nella misura del parametro GSR, valgono le considerazioni
formulate sull’EMG, circa la possibilità di utilizzare dei
circuiti a protezione dei disturbi elettrici (INTEGRATORE). Il
parametro GSR, tuttavia, essendo caratterizzato da variazioni meno
rapide rispetto all’EMG, quando si usa il circuito integratore,
risente meno della distorsione della misura.
CARATTERISTICHE DEL PARAMETRO GSR
Il parametro GSR possiede delle caratteristiche in termini di
velocità e attendibilità del valore rilevato, leggermente diverse
dal parametro EMG. Per quanto riguarda la velocità di rilevazione
dell’arousal di un soggetto, si può affermare che è più lenta
(dell’ordine dei secondi) dell’EMG, ma è in grado, tuttavia, di
fornire una misura più affidabile, “sincera”. Questo non vuol dire
che un soggetto non sia in grado di alterare, volontariamente,
tale parametro! E’ sufficiente, infatti, aumentare il numero degli
atti respiratori, per incrementare il valore di tale parametro.
La misura della conduttanza cutanea (GSR), si effettua utilizzando
due elettrodi dorati, applicati con una fascetta alle dita (es.
11
mignolo e anulare) della mano dominante. In condizioni di
rilassamento è normale rilevare valori di 1-5 µS.
N.B.:
Anche per l’apparecchio che rileva il GSR valgono le
considerazioni sui “TEMPI D’INTEGRAZIONE”, che sono state fornite
in relazione all’EMG. Vi è da sottolineare, inoltre, che la
velocità con la quale varia una grandezza biologica come il GSR, è
minore di quella che invece caratterizza l’EMG. A parità di “TEMPI
D’INTEGRAZIONE”, tra un EMG e GSR, la fedeltà di un segnale GSR è
meno compromessa rispetto a quanto può accadere invece ad un
segnale EMG.
N.B.:
La relazione di proporzionalità che esiste tra, il parametro GSR e
i livelli di arousal è DIRETTAMENTE PROPORZIONALE, per cui:
più è elevato il livello di arousal, tanto più elevato è il valore
dei µS, letti nella misura.
(THE)
Il parametro “THE” (THERMAL), rileva la temperatura cutanea delle
estremità, attraverso un piccolo sensore applicato (con una
fascetta o del cerotto), di solito al dito di una mano. Il sensore
in questione è di massa ridotta (per rispondere più rapidamente
alle variazioni della temperatura cutanea) e altro non è che un
“termistore”, cioè un dispositivo in grado di modificare il valore
della sua resistenza elettrica, in funzione della temperatura alla
quale si trova. Appare più agevole, ora, immaginare come si possa
ricavare l’entità della temperatura della cute umana. Il canale
“THE” del BIOFEEDBACK, anche in questo caso, altro non è che una
sorta di ohm-metro del valore che assume la resistenza del
termistore, applicato alla cute umana. La conoscenza della
relazione che esiste tra, il valore della resistenza elettrica del
termistore e i corrispondenti gradi centigradi, consente di
ricavare i dati sul “parametro temperatura”.
CARATTERISTICHE DEL PARAMETRO “THE”.
Il parametro THE si caratterizza per una ridotta velocità di
rilevazione dell’arousal, rispetto all’EMG e GSR. La variazione
della temperatura corporea delle estremità è provocata, infatti,
dalla variazione della dilatazione/restringimento dei vasi
periferici, con conseguente variazione del flusso sanguigno.
VASOCOSTRIZIONE = restringimento dei vasi ---> meno sangue che vi
circola --->temperatura più bassa. Naturalmente vale anche la
relazione contraria, per cui, VASODILATAZIONE = dilatazione dei
vasi ---> più sangue che vi circola ---> temperatura più elevata.
12
Il canale “THE” , pur essendo meno rapido nella rilevazione dei
valori di arousal consente, tuttavia, di considerare la misura
molto più attendibile e meno “manipolabile” da parte del soggetto,
rispetto a come accade, invece, per l’EMG e il GSR.
Deve essere aggiunto inoltre che, per la sua caratteristica
particolarmente lenta, risente meno delle distorsioni (perdita di
fedeltà) a causa dell’uso dei circuiti integratori, rispetto a
quello che accade, invece, con i parametri EMG e GSR.
N.B.:
La relazione di proporzionalità che esiste tra il valore del
parametro THE e i livelli di arousal è INVERSAMENTE PROPORZIONALE,
per cui: tanto più elevato è il livello di arousal, tanto minore è
il valore dei gradi centigradi che si misurano, inerenti la
temperatura della cute delle estremità di un soggetto.
(H.R.)
La misura della frequenza cardiaca viene effettuata prelevando il
segnale elettrocardigrafico (ECG) nell’intervallo tra, una “onda
R” e la successiva. Il segnale lo si può prelevare dalle
derivazioni periferiche (la zona interna dei polsi), o dalle
precordiali. Lo strumento di misura, che è all’interno del canale
H.R., altro non è che un frequenzimetro che misura l’intervallo di
tempo che intercorre tra le due onde R, convertendo tali valori in
battiti per minuto (BPM). Si ricorda, a tal proposito, che la
frequenza di un segnale ripetitivo, costituisce l’inverso
matematico del periodo che intercorre tra due onde. F= 1:T.
CARATTERISTICHE DEL PARAMETRO “H.R.”
Una delle caratteristica del parametro H.R., è quella di
rispondere in modo molto rapido alla variazione dell’arousal del
soggetto. L’attendibilità di tale parametro è molto elevata,
rispetto alle possibili “manipolazioni”, da parte del soggetto in
esame. Per quanto riguarda il valore della frequenza cardiaca,
rispetto al livello di arousal, non assume sempre lo stesso
significato. In linea di massima una frequenza cardiaca elevata,
può essere riferita ad un soggetto con un incremento del suo
arousal (ad es. per motivi d’ansia) ma vi possono essere anche
motivi esclusivamente di tipo organico, che possono determinare un
incremento del numero dei battiti cardiaci. Questo è il caso, ad
esempio, di un soggetto ipoteso, dove l’incremento dei battiti
cardiaci, costituisce una normale condizione di autoregolazione
dell’organismo.
13
N.B.:
La relazione di proporzionalità che esiste tra la frequenza
cardiaca, in linea di massima, è DIRETTAMENTE PROPORZIONE ma, nel
corso di una registrazione di un PROFILO PSICOFISIOLOGICO, non è
raro assistere, a fenomeni molto rapidi di reazione di alcuni
soggetti agli “stressor”, con brevissime riduzioni della frequenza
cardiaca.
(ReA; ReF)
I parametri “ReA” (AMPIEZZA DEL RESPIRO) e “ReF” (FREQUENZA DEL
RESPIRO) costituiscono un aspetto di estrema importanza
nell’equilibrio psicofisiologico di un soggetto. E’ noto infatti
il ruolo che ricopre l’attività respiratoria in molti disturbi
psicofisici, sia in relazione alla frequenza respiratoria (cioè il
numero degli atti respiratori che il soggetto compie in un
minuto), sia in relazione al tipo di respirazione toracica o
addominale.
N.B.= E’ utile ricordare che con il termine ATTO RESPIRATORIO
s’intende un inspirazione ed una espirazione complete.
La possibilità di misurare l’ampiezza e la frequenza
dell’attività respiratoria di un soggetto consente, ad esempio, di
verificarne la correlazione che essa ha con la corrispettiva
attivazione psicofisiologica (l’arousal). Una situazione che si
può osservare in modo abbastanza diffuso è infatti quella nella
quale, un incremento improvviso dell’ansia, produca una rapida
modifica del ritmo respiratorio: Il numero degli atti respiratori
al minuto (APM) aumentano (incremento della “ReF”)con una
contemporanea riduzione dell’ampiezza respiratoria “ReA”, cioè la
respirazione diviene più superficiale. In tali circostanze è
abbastanza frequente osservare tuttavia il prevalere dell’ampiezza
della respirazione toracica, rispetto a quella addominale che
tende invece a ridursi. Appare utile ricordare l’importanza che
assume l’attività respiratoria in una situazione di riposo. In un
soggetto adulto a riposo ma sveglio, ad esempio, la frequenza
respiratoria “ReF” si aggira intorno ai 10-12 APM. Nei Disturbi Da
Panico l’incremento repentino della frequenza respiratoria
costituisce tuttavia un elemento determinante per l’innesco del
fenomeno ATTACCO DI PANICO. L’incremento degli atti respiratori si
definisce, in modo specifico come IPERVENTILAZIONE.
L’IPERVENTILAZIONE è un fenomeno causato dall’ALCALOSI PLASMATICA
(in realtà si determina una dinamica circolare dove i due effetti
si potenziano a vicenda). L’ALCALOSI RESPIRATORIA è una condizione
dove la quantità di anidride carbonica, presente nel sangue,
14
raggiunge livelli inferiore alla norma. Questa condizione
determina un cambiamento nel ph del sangue, rendendolo più
alcalino (cioè basico) ed innescando, come risposta da parte
dell’organismo, tutta una serie fenomeni clinici come capogiri,
senso d’irrealtà, agitazione, formicolii, intorpidimento attorno
alla bocca, nelle dita e nelle mani, ronzii nelle orecchie etc. Si
possono verificare, inoltre, spasmi muscolari e senso di
debolezza, irregolarità nel battito cardiaco e blocchi della
contrattilità muscolare. Da un punto di vista fisiologico la
fenomenologia è prodotta, a livello plasmatico, da uno scambio
deficitario tra ossigeno e anidride carbonica. Il processo di
scambio che si verifica nell’interscambio tra gli alveoli dei
polmoni e i vasi sanguigni che vi sono connessi, in altre parole,
è accelerato a seguito dell’IPERVENTILAZIONE; la conseguenza di
esso è rappresentata dallo sbilanciamento dello scambio
dell’ossigeno con l’anidride carbonica prodotta dall’organismo. In
tal modo si determina un abbassamento del livello della quantità
di CO2 presente nel sangue. Questa dinamica fisiologica da luogo ad
un aumento del ph del sangue, che conduce al fenomeno
dell’alcalosi ed alle sue varie forme sintomatiche e psicofisiche.
Appare evidente quindi l’importanza che assume il monitoraggio del
parametro RESPIRO, sia in relazione alla frequenza “ReF”, sia in
relazione all’ampiezza “ReA”, sia in relazione al prevalere della
RESPIRAZIONE TORACICA o della RESPIRAZIONE ADDOMINALE. Avere un
indicatore che monitorizzi, in modo separato, l’ampiezza della
RESPIRAZIONE ADDOMINALE e l’ampiezza della RESPIRAZIONE TORACICA
consente di avere alcuni importanti elementi di giudizio per la
componente diagnostica. Essi avranno tuttavia un ruolo
determinante anche per la componente terapeutica per valutare, ad
esempio, l’efficacia di un intervento post-riabilitativo. La
possibilità di avere degli elementi di valutazione di tipo
obiettivo, inerenti il parametro ATTIVITA’ RESPIRATORIA, può
ricoprire una importanza di entità non trascurabile nel rapporto
con un paziente. E’ possibile evidenziare, ad esempio, che in
alcuni soggetti che soffrono di ATTACCHI DI PANICO, anche in
condizioni di rilassamento, vi sia una respirazione
prevalentemente toracica (più faticosa), rispetto a quella
addominale, con un numero in eccesso di APM e con una loro scarsa
profondità. In tali frangenti è facile intuire che
l’IPERVENTILAZIONE è un fenomeno che si può innescare con maggior
facilità, rispetto a soggetti caratterizzati invece da una
attività respiratoria più profonda ma con un numero minore di APM!
CARATTERISTICHE DEI PARAMETRI “ReA” e “ReF”.
Le caratteristiche del parametro RESPIRAZIONE, sia in riferimento
alla FREQUENZA RESPIRATORIA (ReF), sia in riferimento all’ampiezza
respiratoria (ReA), debbono essere valutati sia in termini di
velocità di risposta, sia in termini di attendibilità nella
relazione arousal->respirazione. E’ noto che la respirazione sia
regolata sia dal del SISTEMA NERVOSO VEGETATIVO SIMPATICO che da
15
quello PARASIMPATICO, in altri termini, si può affermare che una
funzione di questo tipo solitamente spontanea possa subire anche
una modificazione (in ampiezza o/e frequenza) volontaria da parte
di un soggetto. Il respiro può infatti subire una modificazione
dei suoi parametri (ampiezza e frequenza), sia come una
conseguenza prodotta da una variazione del sistema vegetativo, sia
come un atto deliberato.
N.B.
Può essere utile sottolineare che la correlazione che esiste tra
l’attivazione psicofisiologica (arousal) di un soggetto e il suo
respiro, in linea di massima, è la seguente:
PROPORZIONALITÀ DIRETTA tra ansia e frequenza respiratoria. In
altri termini questo indica che una situazione di ansia determina
un aumento del numero degli ATTI RESPIRATORI.
PROPORZIONALITÀ INVERSA tra ansia e ampiezza del respiro. In altri
termini questo indica che un incremento di livelli di ansia
determina degli atti respiratori meno profondi (respirazione
superficiale). Non è raro assistere, in condizioni di ansia
improvvisa, anche a fenomeni di apnee.
La rilevazione dei parametri inerenti l’attività respiratoria, si
effettua applicando delle cinghie elastiche connesse a degli
appositi trasduttori elettrici che, applicate alla circonferenza
toracica e a quella addominale, consentono di ricavare i segnali
elettrici correlati. Tali trasduttori biologici-elettrici altro
non sono dei dispositivi in grado di convertire la variazione di
una tensione meccanica creata da una cinghia elastica che si
espande e si restringe intorno al torace e/o all’addome, in una
corrispondente variazione di resistenza elettrica che viene
valutata da appositi apparecchiature elettroniche.
I parametri che si possono in tal modo ricavare riguardano:
1)L’AMPIEZZA DELLA RESPIRAZIONE TORACICA, espressa come una unità
di misura percentuale (%) e non come un dato assoluto.
2)L’AMPIEZZA DELLA RESPIRAZIONE ADDOMINALE, espressa come una
unità di misura percentuale (%) e non come un dato assoluto.
3)La FREQUENZA RESPIRATORIA, espressa nell’unità di misura di ATTI
RESPIRATORI AL MINUTO (APM), valore assoluto ed identico sia per
il respiro toracico che per quello addominale.
16
PROCEDURA PER UN PROFILO PSICOFISIOLOGICO (P.P.F.)
Il P.P.F. è una misurazione di parametri fisiologici (in genere
attività muscolare, attività elettrodermica, temperatura
periferica, frequenza cardiaca, attività respiratoria), durante
diverse fasi (baseline, rilassamento, stress e recupero). Con il
termine “RECUPERO” si esprimono i tempi necessari affinché i
parametri fisiologici tornino ai valori pre-stress, dopo la
variazione causata dall’agente stressante.
Di seguito è riportata la procedura tipica, per effettuare un
P.P.F.:
1)FASE DI ADATTAMENTO: il paziente viene fatto sedere in una
comoda poltrona, si attendono alcuni minuti prima di iniziare
la registrazione e gli vengono collegati i sensori degli
strumenti di biorilevazione. Tale preparazione consente ai vari
bio rivelatori di adattarsi al corpo del soggetto come, ad
esempio, il fatto che il sensore termico assuma la reale
temperatura di contatto della cute.
2)FASE DI BASELINE: il paziente viene invitato a rimanere fermo
per 10/15 minuti, durante i quali vengono registrati i valori
di base; in tale circostanza l’ambiente dove si effettua tale
misurazione deve avere una illuminazione moderata; telefoni e/o
altri fonti di possibili disturbi devono essere resi inattivi.
3)FASE DI RELAX: il paziente viene invitato a rilassarsi per 5/10
minuti:
4)FASE INIZIO REGISTRAZIONE: si da inizio alla registrazione dei
vari parametri e si chiede al paziente di restare immobile ma
con gli OCCHI APERTI. Dopo circa 1 minuto si chiede al paziente
di CHIUDERE GLI OCCHI, contemporaneamente si traccia sul grafico
una “MARCA” che consente d’individuare tale specifico evento.
5)FASE DI I° STRESS: il paziente viene sottoposto ad uno STRESSOR
ASPECIFICO (un agente stressante) come, ad esempio, uno shock
acustico provocato da un rumore secco. Contemporaneamente alla
somministrazione al paziente di tale shock acustico, è utile
“MARCARE” tale evento sul tracciato che si sta registrando.
Questa è una operazione che è possibile effettuare con molti dei
BIOFEEDBACK asserviti ad un “P.C”. Tale “MARCA” consente di
rilevare l’istante esatto di tale evento nel quale si può
osservare un eventuale inizio di modifica dei parametri
biologici, provocati dalla somministrazione del I°STRESS.
6)I° FASE DI RECUPERO: si aspetta che i parametri fisiologici
tornino ai valori della fase di relax ( tipico 5 min., max. 10
minuti.)
7)FASE DI II° STRESS: al paziente viene chiesto di pensare a
situazioni, per lui, ansiogene (STRESSOR di tipo specifico).
Anche in questo caso è utile utilizzare un “MARKER”, per
evidenziare l’inizio di questa fase. Si chiede quindi al
paziente di mantenere l’immagine mentale ansiogena più vivida
possibile (in termini di ambienti, colori, persone etc.). Tale
17
fase dovrà durare per un periodo che si può aggirare tra 1 e 3
minuti. Subito dopo si comunica al paziente di interrompere la
“fantasia ansiogena”. Anche in questo caso è necessario
“MARCARE” tale evento sul grafico, che si sta formando sullo
schermo del P.C
8)II°FASE DI RECUPERO: in questa fase di II° recupero di stress è
possibile evidenziare il tempo che il soggetto impiega per
tornare allo stato pre-stressor.
9)Si chiede al paziente di RIAPRIRE GLI OCCHI (marcando
l’evento), con la raccomandazione di mantenere la totale
immobilità del resto del corpo.
10)Si termina la registrazione e si comunica al paziente tale
evento, precisandogli che gli è consentito muoversi
liberamente; subito dopo lo si libera dai vari biorivelatori.
11)COMMENTI: viene chiesto al paziente di valutare la sua ansia,
durante le varie fasi del P.P.F., secondo una scala soggettiva
che va da 1 a 100.
Al termine della registrazione dei valori dei parametri
fisiologici e dopo la loro memorizzazione e stampa su carta, è
possibile avere un quadro complessivo di come essi siano variati
nel corso delle varie fasi. L’analisi dei grafici consente di
valutare le caratteristiche psicofisiologiche del soggetto, sia in
relazione alla sua reazione agli eventi stressanti, sia alla
possibilità di sottoporlo ad un possibile training con
BIOFEEDBACK, per addestrarlo a controllare un parametro
fisiologico specifico.
ESEMPIO DI PROFILO PSICOFISIOLOGICO E RELATIVE
VALUTAZIONI.
Di seguito, in FIGURA 1, è riportato il tracciato di un profilo
psicofisiologico di un soggetto maschio di circa 30 anni
sottoposto ad una seduta di PROFILO PSICOFISIOLOGICO con l’uso dei
seguenti canali:
EMG1 = [MUSCOLO FRONTALE], PRESENTE SUL CANALE 1.
GSR2 = [CONDUTTANZA CUTANEA TRA INFDICE E MEDIO MANO
DESTRA], PRESENTE SUL CANALE 2.
THE3 = [TEMPERATURA CUTANEA MANO DESTRA], PRESENTE SUL CANALE 3.
HR4 = [FREQUENZA CARDIACA], CON PRELIEVO DEL SEGNALE DALLA
DERIVAZIONE PERIFERICA MANO-DESTRA/MANO-SINISTRA (ZONA
INTERNA DEL POLSO), PRESENTE SUL CANALE 4.
RW5 = ONDA “R” (CARDIACA), PRESENTE SUL CANALE 5.
ReF6 = [RESPIRAZIONE TORACICA (FREQUENZA)], PRESENTE SEL CANALE 6.
ReA7 = [RESPIRAZIONE TORACICA (AMPIEZZA)], PRESENTE SUL CANALE 7.
ReA8 = [RESPIRAZIONE ADDOMINALE (AMPIEZZA)],PRESENTE SUL CANALE 8.
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Alla base del grafico è possibile osservare delle sigle, come ad
esempio, MK1, MK2 etc., in corrispondenza di minuscoli triangoli
che si trovano sull’asse delle ascisse del grafico, dove è
riportato il parametro “TEMPO DELLA SEDUTA”. Tali minuscoli
triangoli costituiscono le “MARCHE” che sono state introdotte
dall’operatore nel corso della seduta di P.P.F, per indicare degli
eventi significativi. Per l’esempio riportato di seguito essi
assumono i seguenti significati:
MK1 = CHIUSURA DEGLI OCCHI.
MK2 = I° STRESSOR, ASPECIFICO (RUMORE SECCO)
MK3 = II° STRESSOR, SPECIFICO (INDUZIONE AD IMMAGINARE UNA
SITUAZIONE ANSIOGENA).
MK4 = FINE II° STRESSOR, SPECIFICO (INDUZIONE AD INTERROMPERE
L’IMMAGINE ANSIOGENA ED INVITO AL RILASSAMENTO).
MK5 = APERTURA DEGLI OCCHI CON L’INDICAZIONE A MANTENERE
L’IMMOBILITÀ.
Nella valutazione dell’andamento delle varie bio-funzioni presenti
sul grafico di FIGURA 1, è possibile osservare che, al momento
della chiusura degli occhi (MK1), il soggetto ha manifestato un
comportamento normale di inizio di rilassamento, evidenziato da
una progressiva riduzione del GSR e da un incremento della
temperatura cutanea. La somministrazione del I° STRESSOR (QUELLO
ASPECIFICO), non sembra aver provocato nel soggetto una vistosa
attivazione dell’EMG mentre, la funzione inerente il GSR, assume
invece un improvviso incremento. Da osservare che il parametro
inerente la temperatura, dopo il primo stressor, manifesta una
riduzione della temperatura cutanea, ritardata rispetto, ad es.,
al parametro GSR, come già illustrato in precedenza. Degno di
rilievo è tuttavia quanto accade dopo la somministrazione del II°
STRESSOR (QUELLO SPECIFICO). Dopo tale evento è possibile
osservare infatti come alcuni parametri presentino l’andamento
tipico dello stress: innalzamento repentino della frequenza
cardiaca (HR4); innalzamento della frequenza respiratoria (ReF6)
con temporanea riduzione della sua ampiezza, sia nel torace (ReA7)
che nell’addome (ReA). Il parametro che evidenzia l’attività al
muscolo frontale non presenta, invece, significative variazioni.
19
TRACCIATO DI UN PROFILO PSICOFISIOLOGICO.
MK1
MK2
MK3
FIGURA 1
20
MK4
MK5
ALCUNI PROBLEMI METODOLOGICI NELLA MISURAZIONE
FISIOLOGICA.
(1)
LEGGE DEI VALORI INIZIALI:
E’ possibile ottenere solo un piccolo cambiamento della risposta
fisiologica (X) alla presenza di uno stimolo avversivo, se il
livello della suddetta risposta (X) è già alterato di base.
(2)
FENOMENO DEL CONTROLLO OMEOSTATICO O INTERPOLAZIONE:
Non sempre il ritorno ai livelli di base di una risposta
fisiologica, dopo l’esposizione ad uno stimolo stressante, è
causata dall’attivazione del PARASIMPATICO; essa potrebbe essere
attribuita, semplicemente, ad una ridotta attivazione dell’ORTOSIMPATICO. Dopo ripetute presentazioni di uno stesso stimolo,
infatti, la risposta fisiologica, adattandosi gradualmente,
ritorna sempre più velocemente ai livelli basali pre-stimolo.
(3)
SETTING SPERIMENTALE:
La stessa situazione di setting sperimentale può costituire, uno
stimolo stressante.
(4)
FENOMENO DEL “REBOUND”:
Un limite è individuato nel così detto riflesso omeostatico,
immediatamente successivo alla termine della stimolazione
stressante, che produce livelli post-stimolo più bassi del livello
pre-stimolo.
(5)
STABILITA’ DELLA RISPOSTA FISIOLOGICA:
E’ essenziale individuare e scegliere la stabilità intraindividuale della misurazione prima che una risposta fisiologicatarget venga definita, poiché più variabili ambientali e organiche
possono influenzare i livelli di risposta.
VALUTAZIONE SULL’ALTERAZIONE DEI PARAMETRI.
Un P.P.F. con valori di base alterati per uno o più parametri, o
con tempi di recupero lenti (superiori ad un minuto), è indicativo
di una risposta disregolativa allo stress e costituisce, di
conseguenza, uno dei fattori che conducono all’indicazione di un
“BIOFEEDBACK-TRAINING”. Per quanto riguarda la scelta del
parametro da scegliere su cui addestrare il paziente, in linea di
massima, valgono le seguenti indicazioni:
A)Il parametro con recuperi più lenti dopo lo stress.
B)Il parametro che ha dimostrato valori di base alterati.
C)Il parametro che è più indicativo rispetto al disturbo del
paziente.
21
RELAZIONE TRA P.P.F. E ALCUNI QUADRI CLINICI.
ORGANIZZAZIONE STRUTTURALE FOBICA.
(IL PROBLEMA DELL’AUTOCONTROLLO).
I pazienti con ORGANIZZAZIONE FOBICA, manifestano paura di perdere
il controllo e tentano, di conseguenza, di riacquistarlo
trasformando la percezione di segnali di rilassamento in emozioni
ignote e minacciose, a cui reagiscono con un aumento di vigilanza.
Nell’osservare i tracciati di P.P.F. dei pazienti fobici è
possibile constare che, all’abbassarsi della tensione muscolare
(EMG) che avviene nel corso del rilassamento muscolare,
corrisponde tuttavia una reazione di allarme, verificata
dall’incremento della conduttanza cutanea evidenziata dal canale
che misura il GSR (SCL-SCR). In molti soggetti caratterizzati da
ORGANIZZAZIONE STRUTTURALE FOBICA, nella fase di passaggio dalla
condizione con gli OCCHI APERTI a quella con gli OCCHI CHIUSI, è
possibile rilevare l’incremento di alcuni parametri indicatori di
un anomalo incremento dell’arousal (EMG e/o GSR). In questi stessi
soggetti è possibile una controprova in tal senso: quando riaprono
gli occhi, paradossalmente, si osserva una riduzione di alcuni
loro parametri connessi con l’arousal.
ORGANIZZAZIONE STRUTTURALE DEPRESSIVA.
(IL PROBLEMA DELLA FATICA).
I pazienti con ORGANIZZAZIONE DEPRESSIVA, da un punto di vista
psicofisiologico, vivono una situazione che si può definire di
“PROCURATA DEPRIVAZIONE SENSORIALE”
I pazienti depressi, al rilevamento dei parametri psicofisiologici
di P.P.F., appaiono come “spenti” :
il loro tono muscolare basso (EMG); la risposta elettrodermica che
segnala il grado di tensione emotiva (conduttanza elettrica)
(GSR) è quasi assente; la temperatura periferica (degli arti) è
particolarmente bassa e, inoltre, tali risposte sono fisse e non
variano significativamente in funzione degli stimoli (stressor).
ORGANIZZAZIONE STRUTTURALE OSSESSIVA.
(IL CONTROLLO DELLE EMOZIONI).
22
Nei pazienti con ORGANIZZAZIONE OSSESSIVA, le vie di mezzo come le
manifestazioni emotive non sono concepite e/o sono impossibili
da percorrere. Il tracciato del loro P.P.F. evidenzia che, nel
fase del rilassamento muscolare (EMG), si manifesta una brusca
riduzione della temperatura cutanea (THE). E’ come se tali
pazienti si opponessero alle esperienze sensoriali di
rilassamento, con uno schema neuro-vegetativo di
vasocostrizione periferica, che blocca la sensazione piacevole
di calore e previene la ricerca di contatto fisico.
ORGANIZZAZIONE ALIMENTARE PSICOGENA (D.A.P.)
(IL PROBLEMA DELLA CONFUSIONE EMOTIVA).
Lo stato di generale alterazione fisiologica è il segnale della
confusione che caratterizza la propria identita’ personale nei
periodi di crisi. I pazienti “DAPPICI”, in situazioni di
BIOFEEDBACK-TRAINING, non riescono prevalentemente a modificare il
tono muscolare, a meno che non vengano manipolate le masse
muscolari di cui si richiede il rilassamento (ciò evidenzia le
loro difficoltà comunicative tra mente e corpo). Nei soggetti
“DAPPICI”, inoltre, ai primi tentativi di rilassamento si
manifesta una reazione di allarme, a riprova della loro diffidenza
a lasciarsi andare, una sorta di tacita rinuncia , rassegnazione e
disimpegno.
IL BIOFEEDBACK COME TECNICA COMPORTAMENTALE.
Il termine “BIOFEEDBACK”, che significa letteralmente
“informazione biologica di ritorno”, si riferisce all’informazione
che il soggetto può ricevere circa i propri processi fisiologici.
Tale informazione è utilizzata, in ambito clinico, come tecnica
terapeutica attraverso la quale il paziente può acquisire un
migliore controllo di quei processi fisiologici che si svolgono
all’interno del suo organismo. Ciò è reso possibile dall’uso di
apparecchiature che servono ad amplificare e trasformare in
segnali esterni percepibili (vista e/o udito), le variazioni
interne dell’organismo, di cui spesso non si è perfettamente
consapevoli. Il paziente può cioè ricevere delle informazioni
immediate sulle sue condizioni biologiche ascoltando, ad esempio,
un suono la cui intensità può essere proporzionale alla sua
frequenza cardiaca, o alla sua conduttanza elettrica etc.. Dopo
alcune sedute impara a controllare tale variazioni dei parametri
biologici, attraverso un processo di condizionamento operante.
Dopo il processo di apprendimento a controllare tali parametri
biologici con l’uso della macchina BFB, si addestra il paziente a
trasferire tale sua abilità nel controllare i “parametri target”,
senza l’uso dell’apparecchiatura. Le “macchine BFB” non
“producono” quindi terapia, ma pongono il soggetto nelle
23
condizioni di acquisire più velocemente delle forme adattive di
autocontrollo. Tale autocontrollo potrebbe, in molti casi, essere
raggiunto anche senza il BFB ma, ad esempio, con una tecnica di
rilassamento. Il BFB costituisce, quindi, una forma di
educazione, il cui scopo è costituito da un aumento di
consapevolezza e di autocontrollo. L’essenza del BFB consiste nel
fornire al paziente delle informazioni che egli potrà,
successivamente, impiegare per modificare il suo ritmo di risposta
laddove, in condizioni normali, non siano utilizzate o lo siano
con modalità inadeguate.
Tali informazioni vengono fornite mediante l’uso di
apparecchiature elettroniche, derivate da quelle tradizionali
mediche utilizzate per studiare i vari parametri fisiologici,
modificate in modo tale da fornire indicazioni chiare e facilmente
interpretabili. Il soggetto diviene quindi consapevole di dover
acquisire un controllo maggiore della funzione messa in evidenza
dalla apparecchiatura. Le informazioni provenienti dalla macchina
(FEEDBACK), oltre ad informarlo sull’andamento dell’intervento,
gli forniscono un “RINFORZO DIFFERENZIALE” di tipo informativo,
tale da metterlo in grado di esercitare “DISCRIMINAZIONI” sempre
più sottili tra i sui stati interni, inizialmente scarsamente
controllabili.
L’ADDESTRAMENTO CON LA MACCHINA.
L’addestramento di un paziente con l’uso di una macchina per BFB,
avviene attraverso una procedura caratterizzata da una sequenza di
operazioni, la prima delle quali consiste nella scelta del
parametro biologico da monitorare. Possiamo supporre di scegliere,
a titolo di esempio, il parametro EMG per addestrare un paziente
ad un progressivo apprendimento al rilassamento del muscolo
frontale. Dopo l’applicazione degli appositi elettrodi alla fronte
del paziente e stabilito il collegamento all’apparecchio BFB con
il cavo specifico, si inizia la seduta di addestramento ma, per
operare in tal senso, è necessario conoscere alcuni
caratteristiche di tale apparecchiatura che, sino ad ora non sono
state menzionate.
I TRASDUTTORI DEL PARAMETRO BIOLOGICO.
In tutti gli apparecchi BFB esiste un dispositivo in grado di
segnalare al paziente, attraverso un trasduttore acustico
(altoparlante) e/o ottico (lampadine, diodi luminosi, monitor del
p.c. etc) il raggiungimento della “soglia di feedback” stabilita
dall’operatore per quel certo parametro biologico. Se il parametro
in questione è l’EMG e la “soglia di feedback” stabilita
dall’operatore è, ad esempio di 8 µV, (CON FEEDBACK DIRETTO),
accade che se il segnale proveniente dal muscolo frontale del
paziente è superiore al valore di “soglia”, l’apparecchio segnala
tale condizione con l’emissione di un segnale sonoro e/o luminoso.
Tale condizione costituisce il FEEDBACK tra macchina e paziente,
24
elemento fondamentale nell’uso degli apparati BFB. In tale ambito
il paziente viene informato che, il suono e/o gli indicatori
luminosi stanno ad indicargli che il suo livello di attivazione
(arousal) ha superato la “soglia” e che, l’obiettivo da
raggiungere è rappresentato dalla eliminazione del suono e/o dalla
spegnimento degli indicatori luminosi. Il paziente viene informato
che tali segnalazioni sonore e/o luminose è possibile eliminarle,
attraverso un rilassamento del muscolo frontale.
In tale condizione possono verificarsi due situazioni possibili:
La prima è che il paziente riesce realmente a rilassarsi e,
conseguentemente, si riduce il segnale proveniente dagli elettrodi
del muscolo frontale con eliminazione del suono e/o spegnimento
degli indicatori luminosi;
la seconda possibilità è che il paziente non riesce a rilassarsi,
a causa del presenza del suono che può costituire per lui una
stimolo attivante. In un frangente del genere fornire al paziente
una indicazione del tipo “...si rilassi...”, potrebbe produrre una
condizione opposta al rilassamento!
DISPOSITIVO DI “SOGLIA FEEDBACK”.
All’interno di tutti gli apparecchi per BFB vi è un dispositivo,
definito con il termine di “comparatore”, il cui scopo è quello di
confrontare tra loro 2 segnali: il primo è quello di tipo
biologico proveniente dai vari sensori applicati al corpo; il
secondo è quello di “confronto”, proveniente da un livello
variabile, stabilito manualmente dall’operatore, volta per volta.
Questo livello variabile stabilito dall’operatore rappresenta la
“soglia di feedback”, cioè quel valore a cui inizia, o
s’interrompe il feedback acustico e/o luminoso. Se l’operatore
stabilisce, a titolo di esempio, il valore di “soglia” di un EMG a
6 µV e il valore del segnale biologico che proviene dal muscolo
frontale di un paziente è di 5 µV, con l’apparecchio posizionato
con “feedback diretto”, dall’altoparlante non uscirà alcun suono e
non si accenderà nessun led. Se tuttavia si chiede al paziente di
corrugare il muscolo frontale o di serrare la mascella, la
tensione proveniente dagli elettrodi posti sulla fronte supererà
abbondantemente il valore di soglia di 6 µV, con conseguente
emissione del suono dall’altoparlant0e e/o accensione dei led.
Situazione inversa accade, naturalmente, se il paziente rilassa il
muscolo frontale ad un valore inferiore a quello della soglia:
s’interrompe il suono e/o si spengono i led. L’esistenza di questo
comando di “soglia”, presente in tutti gli apparecchi ricopre, sul
piano clinico, un ruolo determinante. Nella fase iniziale di
addestramento al rilassamento è, infatti, abbastanza frequente che
i valori dei segnali biologici, provenienti dai vari sensori,
indichino livelli elevati di arousal e, se la soglia fosse di
valore troppo elevato o peggio ancora, se fosse fissa sarebbe
molto difficile che il paziente possa far cessare il segnale di
feedback! Quello che accadrebbe in tale frangente è che: l’ascolto
del feedback sonoro produrrebbe nel paziente una ulteriore
attivazione, con un “effetto valanga” difficilmente recuperabile.
25
Se l’operatore invece controlla la soglia, fornendo al paziente
una falsa indicazione del tipo “...ti stai rilassando come
nell’obiettivo previsto...”, la conseguenza verso il paziente è
una sorta di “effetto placebo” e, un uso graduale e continuo del
livello di soglia può addestrare il paziente a rilassarsi
progressivamente.
DISPOSITIVO DI “SENSIBILITA’ DI FEEDBACK”
Tra le conoscenze che uno psicoterapeuta deve avere sull’uso degli
apparecchi BFB, vi è anche quella inerente la così detta
“sensibilità di feedback” dell’apparecchio. La “sensibilità di
feedback” rappresenta la capacità di segnalare le variazioni del
parametro collegato al segnale di feedback. I numeri più piccoli,
di tale parametro, rappresentano le sensibilità più elevate e
quindi la grande capacità di segnalare le variazioni della
grandezza biologica. Al contrario, i numeri più grandi
rappresentano le sensibilità più ridotte e quindi la più piccola
capacità di segnalare le variazioni della grandezza biologica. In
un apparecchio EMG se la “soglia” impostata dall’operatore è, ad
esempio, di 6 µV e la “sensibilità” di 0,5 µV, accade che
l’apparecchio emette il suono di feedback per un range del segnale
biologico che va da 5,5 a 6,5 µV. Se, invece, si porta la
“sensibilità”, ad esempio, a 2 µV il feedback sonoro e/o visivo
sarà emesso nel range tra 4 e 8 µV, quindi, meno critico rispetto
alla situazione precedente. Sul piano clinico questo vuol dire
che, all’inizio di un periodo di addestramento al rilassamento, si
dovranno utilizzare basse “sensibilità” (cioè numeri elevati di
sensibilità), in modo tale che possa essere favorito
l’apprendimento. Successivamente con l’acquisizione, da parte del
paziente, di una progressiva capacità al rilassamento, oltre ad
utilizzare “soglie di feedback” progressivamente più basse, si
potranno utilizzare anche “sensibilità di feedback”
progressivamente più elevate (cioè con numeri bassi).
FEEDBACK DIRETTO O FEEDBACK INVERSO.
Tutti gli apparecchi di BFB sono muniti del dispositivo di
FEEDBACK che, nei modelli più semplici come quelli con il solo
canale EMG, funzionano secondo la logica del “DIRETTAMENTE
PROPORZIONALE”. In termini pratici questo sta ad indicare che il
segnale di feedback viene emesso solo quando la grandezza del
parametro biologico supera la “soglia di feedback”, che è stata
impostata dall’operatore. E’ utile sottolineare che tale segnale
di feedback non viene più emesso nel momento nel quale il valore
della grandezza biologica scende al di sotto del “valore di
soglia”. Appare utile precisare che gli apparecchi BFB non vengono
utilizzato solo per fronteggiare problemi di ansia, ma vengono
utilizzati anche nell’ambito della riabilitazione. Un apparecchio
EMG può, ad esempio, essere utilizzato per la riabilitazione di un
soggetto che ha subito un frattura ad un arto. In tali circostanze
l’obiettivo diviene, non il rilassamento di un muscolo (come
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accade con quello frontale per problemi d’ansia), ma piuttosto
l’incremento della sua tonicità. L’obiettivo per il paziente
diviene, di conseguenza, quello di far emettere alla macchina il
segnale di feedback!
Quando uno psicoterapeuta, nella fase di P.P.F., valuta quali sono
i parametri sui quali poter iniziare un training di rilassamento,
deve essere consapevole che per l’EMG, il GSR, il THE l’HR il
FEEDBACK PUÒ RIGUARDARE UN SOLO PARAMETRO ALLA VOLTA! Se
l’apparecchiatura è dotata della possibilità di operare con la
frequenza respiratoria e con l’ampiezza del respiro (toracico e
addominale) è possibile, invece, effettuare un addestramento con
due feedback. Ad esempio il compito del paziente, in tale
circostanza, può essere quello di ridurre il suono per ridurre la
frequenza del respiro ma, contemporaneamente, gli si chiede
d’inspirare più profondamente possibile. Il doppio feedback che si
può usare sui canali respiratori costituisce un po’ una eccezione.
In realtà la difficoltà di utilizzare più feedback
contemporaneamente, non riguarda gli aspetti tecnici degli
apparati BFB ma, esclusivamente le caratteristiche psicofisiogiche
dell’essere umano. Non sarebbe infatti un problema tecnico fare in
modo di far emettere 6 segnali, ognuno dei quali riferito al
feedback di un parametro biologico(magari con 6 altoparlanti che
emette ciascuno un suono diverso dagli altri); la vera difficoltà
sarebbe quella che avrebbe un soggetto, nel concentrare la sua
attenzione su più di un segnale!
Chiarita questa particolarità è necessario precisare che molti
apparecchi BFB sono muniti di un dispositivo di feedback che può
funzionare sia nella modalità “DIRETTAMENTE PROPORZIONALE” al
segnale biologico, sia con modalità “INVERSAMENTE PROPORZIONALE”
al segnale biologico. La possibilità di far funzionare il feedback
con modalità diretto o inverso, costituisce una scelta dello
Psicoterapeuta. Essa deve essere attuata in base a quanto esposto
in precedenza, circa le caratteristiche che hanno i vari parametri
biologici. Nel paragrafo inerente le caratteristiche dei vari
parametri biologici è possibile rilevare che i parametri “EMG”,
“GSR”, “HR” e “ReF” possiedono una caratteristica di
proporzionalità diretta tra arousal e parametro rilevato; i
parametri che hanno invece un andamento inversamente proporzionale
sono quelli termico “THE” (TEMPERATURA CUTANEA PERIFERICA) e
quello inerente “ReA” (AMPIEZZA DEL RESPIRO). Da tale
constatazione è possibile inferire che, se per un training di
rilassamento si vuole utilizzare il parametro termico “THE” o
quello inerente la profondità del respiro “ReA”, il feedback di
tali canali dell’apparecchio BFB deve essere posizionato su
INVERSAMENTE PROPORZIONALE. Con tale modalità, una volta impostata
la “soglia di feedback”, l’apparecchio emetterà il segnale (visivo
e/o sonoro) quando il sensore rileverà una temperatura della cute
delle estremità, inferiore a quella di “soglia di feedback”, o
quando il respiro del soggetto è troppo superficiale. In
condizioni di progressivo rilassamento si determina infatti una
vasodilatazione periferica, con conseguente aumento della
temperatura cutanea il cui valore, una volta raggiunto e superato
27
quello stabilito dal valore di soglia, determina l’interruzione
del segnale di feedback. Anche per quanto riguarda il parametro
AMPIEZZA DEL RESPIRO “ReA”, è possibile osservare che un
progressivo rilassamento determina una respirazione più ampia ma
di minore frequenza che, una volta raggiunta provoca
l’interruzione del segnale di feedback. L’enorme letteratura sui
processi di apprendimento per condizionamento, ha evidenziato
tuttavia che, volendo, si potrebbe effettuare un rilassamento
anche utilizzando il parametro “THE” con feedback diretto;
l’importante è che il soggetto sia sempre sottoposto alla stessa
procedura, per evitargli apprendimenti non congrui. Gli apparecchi
più semplici, come i monocanali EMG sono fatti secondo una logica
ben precisa:
ATTIVAZIONE PSICOFISIOLOGICA, ANSIA = SUONO.
DISATTIVAZIONE PSICOFISIOLOGICA, RILASSAMENTO = CESSAZIONE SUONO.
Se si vuole mantenere tale congruenza, è possibile cogliere quale
logica vi è nello stabilire il feedback inverso nell’uso del
parametro “THE” o “ReA”!
IL CONDIZIONAMENTO NEL CORSO TRAINING DI RILASSAMENTO.
Nel corso del training di rilassamento, con l’uso di un apparato
BFB, è possibile sfruttare i fenomeni del condizionamento con
l’obiettivo di consentire al paziente di apprendere una procedura
rilassante, senza l’uso della macchina (ad esempio nella sua
abitazione). Per realizzare tale condizione si può utilizzare il
fenomeno dell’“associazione” quando la valutazione obiettiva dei
parametri biologici, forniti dalla macchina, consente di
constatare che il soggetto si trova in una condizione di reale
riduzione dell’arousal. A questo punto si chiede al paziente di
pensare ad una serie d’immagini, di parole, di frasi recitate
mentalmente la cui caratteristica è già di per se quella
collettivamente riconosciuta, di contenuto rilassante e
rassicurante. Tali parole e frasi, concordate tra Psicoterapeuta e
paziente, possono essere, ad esempio: pace, serenità, libertà etc.
Per quanto riguarda invece l’uso delle immagini interne, possono
essere riferite al vissuto personale del paziente il quale può
ascrivere ad esse una valenza di per se già rassicurante inerente,
ad esempio, una luce colorata all’interno del proprio corpo, o
all’esterno, o una immagine con valenza tranquillizzante. Dalla
massiccia letteratura sul condizionamento è noto che tali stimoli,
associati in modo ripetuto ad una situazione di reale
rilassamento, sono in grado d’indurre il rilassamento in un
soggetto, senza l’uso della macchina BFB. Questa è una procedura
indispensabile per il paziente, per effettuare giornalmente gli
esercizi di rilassamento, lontano dal setting dove è presente
l’apparato BFB. Nelle sedute settimanali, che il paziente effettua
con l’uso del BFB, è quindi possibile verificare il livello di
apprendimento raggiunto nel training di rilassamento, escludendo
il segnale di feedback, utilizzando l’apparato solo come
registratore dei livelli di arousal.
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L’ADDESTRAMENTO ALL’AUTOPERCEZIONE DEI LIVELLI DI AROUSAL.
La valutazione che il paziente è in grado di fornire dei livelli
della sua attivazione psicofisiologica, costituisce un aspetto
d’importanza non trascurabile sia in una psicoterapia, sia in un
qualsiasi training di rilassamento, quindi anche nell’uso del
BIOFEEDBACK. A tal proposito è possibile insegnare al paziente ad
utilizzare delle semplici procedure, senza l’uso di strumenti, per
imparare a valutare i suoi livelli di AROUSAL.
TEMPERATURA CUTANEA ARTI SUPERIORI: dito medio e anulare a
contatto sul tratto palmo-polso; la temperatura percepita può
essere di mani calde, tiepide, fresche, fredde.
SUDORAZIONE ARTI SUPERIORI: sfiorando tra loro pollice e indice
con valutazione di pelle secca, leggermente umida, umida.
RUOLO DELLA CORRELAZIONE ESISTENTE TRA RESPIRAZIONE E LIVELLI DI
AROUSAL:
IPERVENTILAZIONE = INCREMENTO AROUSAL.
RESPIRAZIONE RILASSANTE
CON RIDUZIONE DELL’AROUSAL = 1)INSPIRAZIONE.
2)PAUSA.
3)ESPIRAZIONE.
4)PAUSA.
Di seguito è riportata una sintesi della “scaletta” da utilizzare
in un training di rilassamento con BIOFEEDBACK.
1) 2) 3a)3b)3c)4) –
5) –
6) –
a) –
b) –
c) –
d) –
DISCRIMINAZIONE DELL’AROUSAL.
CONTROLLO SUL PARAMETRO CON FEEDBACK.
USO DELL’IMMAGINE.
USO DELLE PAROLE INTERNE (es. pace, libertà, serenità, etc.);
ESPERIENZE INTERNE.
FALSO FEEDBACK.
PRESCRIZIONE PARADOSSALE.
RESPIRAZIONE E FEEDBACK.
IPERVENTILAZIONE;
MICROAPNEE CON CONCENTRAZIONE FISSA, INTERNA O ESTERNA;
CONCENTRAZIONE SUL FOCUS COGNITIVO RASSICURANTE;
RESPIRAZIONE RILASSANTE : 1)INSPIRAZIONE.
2)PAUSA.
3)ESPIRAZIONE.
4)PAUSA.
7) – RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO DEL RILASSAMENTO SENZA FEEDBACK, CON
L’UTILIZZO DELL’IMMAGINE.
8) – ASSENZA DI FEEDBACK + STRESSOR (immaginato, tattile).
9) – TRASFERIMENTO DELLE ABILITA’ RAGGIUNTE.
10)- GENERALIZZAZIONE SULLE CAPACITA’ DI PERCEPIRE IL
RILASSAMENTO:
TEMPERATURA DELLE MANI: calde, tiepide, fresche, fredde;
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AUTOPERCEZIONE TEMPERATURA: medio-anulare sul palmo-polso;
SUDORAZIONE PALME MANI: sfiorando il pollice con l’indice;
AUTOPERCEZIONE E ADDESTRAMENTO AL RESPIRO RILASSANTE: ponendo
una mano sul torace e l’altra sull’addome, far prevalere la
respirazione addominale su quella toracica (A RIPOSO MAX 10-12 APM).
BIBLIOGRAFIA.
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NEUROPSICHIATRIA E MEDICINA PSICOSOMATICA”, C.I.C. ROMA 1980.
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TAMBURELLO A. E URSO A. (GIUGNO 1980) “IL CONTRIBUTO
DELL’APPROCCIO COMPORTAMENTALE DELL’AUTO-REGOLAZIONE DELLE
RISPOSTE VEGETATIVE-AUTONOME:IL BIOFEEDBACK TRAINING”, MEDICAL
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BFB NEL CONTROLLO DELLA PRESSIONE ARTERIOSA”, COMUNICAZIONE AL I
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COMPORTAMENTALE DAL PUNTO DI VISTA DELLA TEORIA DEI SISTEMI”,
EDIZIONI KAPPA, ROMA.
MANUALI D’ISTRUZIONE DELL’APPARECCHIO BFB “PSYCHOLAB VD13 S” PER
GENTILE CONCESSIONE DELLA DITTA SATEM – VIA DI TOR SAN GIOVANNI,
201 00139 ROMA.
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