SCHEDA PROGETTO 2012 INFORMAZIONI GENERALI SUL PROGETTO 1. Titolo: INTEGRATI… A REGOLA D’ARTE! PERCORSI DI SCAMBIO NELLA DIVERSITÀ, FRA SCUOLA E CITTÀ …una rete di attività perché non esiste UNA disabilità, perché le forme del disagio sono molteplici e complesse, perché l’integrazione richiede interventi capillari e spesso molto mirati, nel rispetto delle singole sensibilità e in relazione ai diversi contesti ambientali. 4 laboratori di integrazione scolastica a sostegno dell’apprendimento degli alunni disabili e dello sviluppo di percorsi relazionali. Attività svolte in due città a favore di oltre 300 destinatari diretti e molti altri potenziali beneficiari. Supporto alla didattica, arte, canto, percorsi creativi nella città: diversi modi di lavorare in piccoli gruppi, utilizzando i linguaggi espressivi e le forme inconsuete della comunicazione. 4 diverse modalità per andare incontro alle esigenze più diversificate e più specifiche di ciascun specifico utente, per offrire ascolto e supporto concreto alle famiglie, per arrivare a sensibilizzare le comunità e creare reti virtuose di solidarietà in un percorso di “educazione alla diversità”. Questa l’estrema sintesi di ciò che si va a proporre. E, a conclusione del progetto, un’importante occasione di riflessione, attraverso due convegno tematici, su come produrre innovazione, diffondere buone prassi e stimolare il confronto fra realtà che operano nei servizi alla persona. Premessa Il progetto coinvolge bambini e ragazzi con differenti abilità di età compresa tra i 5 anni ai 15 anni intervenendo in particolar modo nell’ambito delle attività scolastiche e relazionali, con particolare riferimento al diritto alla inclusione sociale e alla diretta partecipazione, allo scopo di perseguire gli obiettivi dettati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, approvata dall’Assemblea Generale il 13 dicembre 2006. In particolare le azioni del presente progetto hanno come sfondo culturale e sistema di valori i seguenti articoli della suddetta Convenzione: - articolo e del Preambolo: “riconoscendo che la disabilità è un concetto in evoluzione e che la disabilità è il risultato dell’interazione tra persone con menomazione e barriere comportamentali ed ambientali che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società…” - articolo x del Preambolo: “convinti che la famiglia sia il nucleo naturale e fondamentale della società… e che le persone con disabilità ed i membri delle loro famiglie debbano ricevere la protezione e l’assistenza necessaria...” - articolo 4 - Obblighi generali: “ad intraprendere o promuovere la ricerca e lo sviluppo di beni, servizi, apparecchiature e attrezzature progettati universalmente […] per venire incontro alle esigenze specifiche delle persone con disabilità, promuoverne la disponibilità ed uso, ed incoraggiare la progettazione universale nell’elaborazione di norme e linee guida; ad intraprendere o promuovere la ricerca e lo sviluppo, ed a promuovere la disponibilità e l’uso di nuove tecnologie, incluse tecnologie dell’informazione e della comunicazione […]; a promuovere la formazione di professionisti e di personale che lavora con persone con disabilità sui diritti riconosciuti nella presente Convenzione, così da fornire una migliore assistenza e migliori servizi garantiti da questi stessi diritti”. Lo sfondo progettuale si basa su tutti i sottoparagrafi contenuti in: - articolo 7 - Minori e disabilità e, in particolare il riconoscimenti “ai minori con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri minori, il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni su tutte le questioni che li riguardano e le loro opinioni sono debitamente prese in considerazione, 1 tenendo conto della loro età e grado di maturità, assicurando che sia fornita adeguata assistenza in relazione alla disabilità e all’età, allo scopo di realizzare tale diritto”. - articolo 8 - Accrescimento consapevolezza; - articolo 24 - Educazione; - articolo 26 - Abilitazione e riabilitazione. Inoltre i principi dell’“accomodamento ragionevole” e della “progettazione universale” sono i cardini motori di tutte le azioni sotto elencate, quali strumenti teorici/tecnici per sviluppare un piano di programma e di sviluppo delle attività che garantiscano gli adattamenti necessari degli strumenti utilizzabili ma che non siano eccessivamente specialistici in modo da poter essere fruibili nella misura più estesa. Infine è per noi un importante interlocutore, in tutte le fasi, il sistema familiare e la “personagenitore” che oltre ad espletare l’importante funzione educativa è fortemente coinvolto nel ruolo di “caregiver”: pertanto ogni nostra azione intende essere anche un sostegno, un supporto e un aiuto nei processi di informazione, accettazione, comprensione e cura sulla disabilità del figlio/a. Approccio e ambiti di intervento Di seguito una breve panoramica sull’analisi di contesto e sulle scelte effettuate in relazione agli ambiti di intervento e sull’approccio adottato al fine di raggiungere gli obiettivi di integrazione, sensibilizzazione, innovazione che il progetto di prefigge. Perché la Scuola La Scuola rappresenta l’ambito privilegiato di integrazione, socializzazione, sviluppo relazionale e cognitivo e, in sintesi, di formazione dell’identità dei minori. La Scuola è il luogo dove i bambini trascorrono gran parte del loro tempo e dove vivono le esperienze di apprendimento più significative. Tuttavia, la Scuola può rappresentare anche quel luogo in cui la diversità, soprattutto se non certificata o se certificata come meno grave, può produrre una maggiore frustrazione ed isolamento. Gli insegnanti, impegnati a svolgere specifiche attività didattiche, non sempre trovano il tempo adeguato per strutturare percorsi alternativi di apprendimento per il gruppo classe in cui sia inserito un bambino diversamente abile. Nello specifico, il primo ostacolo che si incontra è la differente percezione del tempo del bambino diversamente abile, da cui deriva un diverso bisogno di andamento dei ritmi di pausa-lavoro, di osservazione e riflessione sugli oggetti, sui concetti: nel bambino diversamente abile è possibile osservare una diversa “andatura di produzione” difficilmente omogeneizzabile al gruppo classe. Ovviamente maggiore è la difficoltà, maggiore è la differenza di produzione/ricezione dei tempi di lavoro; ma, paradossalmente, maggiore è la gravità dell’handicap psico-fisico, minore è il disagio “ufficiale” percepito nel lavoro di classe. Questo paradosso è dovuto al fatto che laddove il minore presenta un handicap particolarmente invalidante il tempo dedicato all’interazione con il gruppo di pari è minimo e l’assistenza scolastica si dedica prettamente ai bisogni primari del minore, lavorando in un rapporto quasi esclusivamente individuale con il bambino. Il maggior disagio percepito all’interno delle classi è avvertito nel momento in cui l’alunno/a che presenta difficoltà, si trova in una sorta di “area grigia” in quanto o non ha una diagnosi che possa certificare una disabilità per ottenere gli aiuti previsti dalla legge 104 e, quindi, non può usufruire né di un insegnante di sostegno né di un P.E.I., pur non avendo acquisite quelle abilità emotive e/o cognitive e/o comportamentali per sopportare il ritmo medio della classe, o ha un grado di disabilità “lieve” per cui l’alunno/a pur avendo un P.E.I., riceve il sostegno per un numero limitato di ore. In questi casi il bambino/a svolge diverse ore di attività scolastica in cui non è supportato da un adulto dedicato ed è quindi “obbligato”, pur non avendone in pieno possesso le capacità e gli strumenti, a rispettare i tempi e le modalità comunicative medie utilizzate da tutto il gruppo classe. Esattamente in questo spazio vuoto si inserisce il servizio di integrazione scolastica che gli educatori professionali della cooperativa sociale Coopselios, in convenzione con alcuni Comuni, offrono alle scuole. Il servizio si occupa di garantire assistenza scolastica e di elaborazione di progetti educativi inseriti nelle attività didattiche durante l’anno scolastico, nelle scuole di ogni ordine e grado, ad alunni con disagio fisico, cognitivo o comportamentale certificato, mediante interventi assistenziali o educativi finalizzati all'acquisizione di autonomie personali e sociali, al potenziamento delle abilità di apprendimento e degli stili cognitivi. L’educatore scolastico si occupa (su segnalazione della scuola) anche di quegli alunni che hanno un forte disagio scolastico e/o socio-familiare a cui non è stata assegnata l’insegnante di sostegno per le motivazioni sopra accennate, ma che presentano forti difficoltà a mantenere una costante frequenza ed un idoneo comportamento nel rispetto dei tempi delle regole e dei ruoli. Questa tipologia di utenza è al tempo stesso portatrice e promotrice di disfunzionalità, crea disagio all’interno della classe rallentando non solo i ritmi di lavoro 2 sull’apprendimento ma spesso (troppo spesso purtroppo) crea un clima di tensione tra i compagni e rende l’ambiente scolastico un luogo non sereno, in cui l’aggressività può prendere il posto della solidarietà. Attraverso questo servizio Coopselios è già in grado di offrire per mezzo di una Convenzione stipulata con i Comuni nelle zone di Piacenza e La Spezia: - supporto nell'attività didattica-educativa su indicazione del Progetto Educativo Individualizzato (PEI); - facilitazione e supporto alle attività di interazione ed integrazione con il gruppo dei pari; - promozione di percorsi curriculari ed extracurriculari individuali, in piccoli gruppi, o con il gruppo classe per l’inserimento dell’alunno ed il superamento delle difficoltà; - attività curriculari socio-educative mirate (individuali o con il gruppo classe) di prevenzione ai fenomeni di dispersione scolastica e di bullismo, in stretta collaborazione con il corpo docenti; - vigilanza, accompagnamento negli spostamenti e nelle uscite dell’utenza durante il percorso scolastico; - assistenza quotidiana all’utente per le esigenze fisiologiche e nei momenti del pasto (nelle disabilità gravi, svolte in particolar modo dall’ O.S.A., operatore socio-assistenziale, scolastico). Tuttavia, si ritiene che questo intervento possa essere ampiamente potenziato con diversificate azioni, per favorire una più efficace integrazione, per stimolare la socializzazione e il livello di accettazione degli alunni diversamente abili, ed offrire un servizio anche agli alunni portatori di disagio considerato non grave e non certificato (gli alunni che si collocano in quelle fasce già chiamate sopra “aree grigie”). Oltre la Scuola… Questo progetto, in aggiunta alla convenzione già stipulata con i Comuni e in aggiunta alle ore già programmate come da convenzione all’interno delle Scuole, intende proporre percorsi a supporto ed implementazione delle attività didattiche curriculari in orario scolastico ed extra scolastico, allo scopo di favorire l’integrazione scolastica sviluppando laddove necessario percorsi di socializzazione e apprendimento alternativi a quelli offerti dalla scuola, proponendo laboratori e attività espressivoartistiche basate sullo sviluppo delle diverse abilità. Verranno proposte quattro tipologie laboratoriali al fine di consentire lo sviluppo del lavoro in piccoli gruppi, cercando di offrire risposte il più possibile personalizzate e adeguate alle varie esigenze, all’età e alle capacità dei minori coinvolti. È importante sottolineare che queste proposte avranno ricadute positive sull’intera attività scolastica in quanto contribuiranno a risolvere problemi di apprendimento e di comportamento per una migliore integrazione/comunicazione e, soprattutto, avranno lo scopo di coinvolgere e sostenere le figure genitoriali per trovare assieme ai professionisti strategie educative condivise, in modo da offrire quei “luoghi” di ascolto e supporto che possano facilitare il cambiamento. Si tratta di attività che, di norma, non sono sostenibili né per le Scuole né per i Comuni; il privato sociale, anche per la sua naturale vocazione all’integrazione e alla sensibilizzazione dell’intera comunità, può intervenire in tal senso producendo un alto valore aggiunto e ampie ricadute sociali. Coopselios ha già sostenuto, in via del tutto sperimentale, percorsi come questi, mettendo in campo risorse proprie e ottenendo ottimi risultati. La relazione Il valore aggiunto del progetto si fonda in modo specifico sulla creazione di relazioni intese come esercizio psico-fisico fondamentale per sviluppare la percezione di sé, dei propri limiti e confini corporei, delle proprie capacità e potenzialità affettive, delle proprie abilità cognitivo-verbali. La relazione costituisce, per tutti e in particolar modo per i minori, una via privilegiata per sviluppare la propria identità corporea e psicologica. In particolare, la relazione fra bambini con diverse abilità rappresenta un elemento catalizzatore di esperienze. All’interno della relazione vi è una forte spinta motivazionale-emotiva, che è una grande alleata nell’acquisizione di nuove abilità; gli strumenti adottati a tale scopo posso essere quelli del gioco, attività di gruppo, o semplicemente il piacere di stare assieme. Creatività e integrazione L’esperienza e l’utilizzo di abilità diverse da quelle convenzionalmente utilizzate a scuola apre la porta alla possibilità di sperimentare linguaggi e forme comunicative spesso trascurate (perché è quasi sempre la comunicazione verbale ad essere privilegiata); nel nostro percorso si intende offrire 3 l’opportunità di integrare le attività scolastiche con esperienze di gruppo per lo sviluppo e l’esercizio del pensiero creativo, finalizzate in ultima analisi alla crescita e all’integrazione. Nonostante l’anno europeo 2009 sia stato dedicato alla creatività, la scuola non utilizza né dedica (o difficilmente dedica) un programma didattico o uno spazio strutturato e istituzionale a tale capacità; eppure la creatività in genere è annoverata tra le più importanti life skills, cioè fra quelle abilità necessarie alla vita, quelle abilità che permettono di trovare soluzioni e strategie non ancora sperimentate ai problemi, di effettuare anche piccoli cambiamenti e trasformazioni che tuttavia migliorano ciò che già esiste, producendo in tal senso “evoluzione”. Inoltre la flessibilità, l’adattabilità, l’immaginazione, la capacità trasformativa, l’intraprendenza sono caratteristiche necessarie al pensiero creativo, ma altrettanto sono doti che permettono di trovare nuove risposte a nuove domande che cambiano velocemente gli schemi di pensiero a lungo utilizzati e che diventano inadeguati al passo delle trasformazioni socio-tecnologiche di oggi. È quindi un compito importante quello di aiutare i piccoli alunni di oggi ed i futuri tecnici, poeti, dirigenti, meccanici di domani a sviluppare quelle doti necessarie al pensiero creativo-evolutivo, a partire sempre dall’etica del riconoscimento dell’altro. Da un ambiente, infatti, in cui prolifica la piccola creatività, cioè la capacità di produrre piccole modifiche all’esistente per renderlo più fruibile, più maneggevole o semplicemente esteticamente migliore, si forma l’humus da cui nasce la creatività straordinaria, quella delle invenzioni e delle grandi trasformazioni. I laboratori che si andranno a proporre avranno quindi una valenza: a) riabilitativa e di sviluppo delle potenzialità residue per gli alunni diversamente abili; b) una valenza di esercitazione al pensiero creativo per gli alunni che non presentano disabilità; c) un ascolto e un potenziamento delle abilità per tutti gli alunni che vivono nelle “zone grigie” della didattica in quanto non sufficientemente “gravi” per essere certificati ed avere un sostegno istituzionale, ma non sufficientemente “nella media” dei ritmi di produzione del gruppo classe; d) una prevenzione ai fenomeni di bullismo ed alla dispersione scolastica. 2. Beneficiari Numeri e tipologia di beneficiari I beneficiari saranno principalmente gli alunni disabili presenti nelle Scuole della provincia di Piacenza e di La Spezia dove Coopselios gestisce i servizi di integrazione scolastica. A seconda dell’area e dell’età verranno individuati percorsi differenziati, tenendo conto delle specificità e delle risorse territoriali e al fine di considerare in modo appropriato le esigenze, le capacità e i bisogni relazionali del target di riferimento. Nello specifico, i beneficiari diretti (minori disabili) saranno: - COMUNE DI PIACENZA N° 25 alunni diversamente abili delle Scuole dell’Infanzia N° 37 alunni diversamente abili delle Scuole Primarie N° 25 alunni diversamente abili delle Secondarie di I Grado - PROVINCIA DI LA SPEZIA N° 10 alunni diversamente abili delle Scuole dell’Infanzia N° 108 alunni diversamente abili o con difficoltà di apprendimento delle Scuole Elementari N° 120 alunni diversamente abili/ o con difficoltà di apprendimento delle Scuole Medie Totale: 325 alunni diversamente abili certificati di età compresa fra i 5 e i 15 anni. A questi beneficiari diretti si dovranno aggiungere, in qualità di beneficiari indiretti, gli alunni appartenenti al gruppo classe, o ad altre classi della scuola su invio del corpo docenti. Anche le famiglie rese partecipi del progetto e la comunità con la quale si entra in contatto viene considerata beneficiaria in un’ottica di “educazione alla diversità”. 3. Laboratori proposti I- IIIIIIV- Lerette e menuri? … lettere e numeri! Che confusione. I “D.S.A. tra disturbo e difficoltà di apprendimento: laboratorio post-scuola per superarlo insieme” Laboratorio “Globalità dei linguaggi” Laboratorio Coro - “Corale Sottosopra” Laboratorio “ArteCittà. Percorsi di integrazione cittadini” 4 4. Risultati attesi In relazione alla sua natura è possibile sostenere che questo progetto risponde dunque alle seguenti caratteristiche: - - - - espressione di attività ad alto grado di personalizzazione sul bisogno dell’utenza: si predilige mettere in campo tante e diverse azioni in rete fra loro, lavorando su piccoli gruppi. Ciò consente di portare avanti azioni calate sui bisogni cognitivi e relazionali, sulle diverse età e sulle differenti abilità, azioni mirate inoltre ad una reale integrazione e non percorsi di ghettizzazione o chiusura che vedono il disabile relazionarsi solo con il disabile e non con la società nel suo complesso; attenzione ai bisogni della famiglia: i percorsi coinvolgono la famiglia come elemento di fondamentale importanza, e vertono a rispondere alle esigenze di corretta informazione e supporto emotivo come prerequisiti necessari al processo di accettazione della disabilità e/o disagio ed alla elaborazione del lutto del bambino “sano” o “ideale”. I familiari, in tutti i laboratori proposti, verranno puntualmente informati e coinvolti per agevolarli nella comprensione del progetto in modo da avere la massima collaborazione possibile nella facilitazione al cambiamento nei percorsi di crescita del figlio. capacità di raggiungere un ampio numero di beneficiari indiretti (progettazione universale e accomodamento sostenibile): il progetto vuole portare beneficio non solo ai bambini diversamente abili, ma anche alle persone che vengono a relazionarsi con loro. In questo modo si intende produrre una sorta di “educazione alla diversità” basata su strategie di apprendimento, di gioco e relazione, per i più piccoli, e di sensibilizzazione, per gli adulti genitori degli alunni coinvolti; ampia visibilità: la messa in rete di realtà diverse che già operano con Scuole, Amministrazioni Comunali, Asl e l’oggetto delle attività laboratoriali (il linguaggio artistico e quello scientifico-sperimentale) si prestano a rendere il progetto il più possibile visibile e divulgabile attraverso strumenti di varia natura (brochure nelle Scuole e nelle famiglie, coinvolgimento dei genitori, eventi dimostrativi, Ufficio Stampa). Alcuni dei laboratori sotto descritti possono avere una alta visibilità e si prestano ad avere prodotti finali che possono essere inseriti in eventi pubblici locali e/o televisivi (es. materiale anche per eventuali spot pubblicitari di utilità sociale). Il laboratorio 1 in particolare può dare adito ad un approfondimento teorico rispetto alle tecniche e strategie utilizzabili e “di nuova creazione” sull’approccio al tema del disturbo o difficoltà di apprendimento di utilizzo per figure professionali quali gli educatori scolastici e territoriali. Rimane ferma inoltre la volontà della cooperativa a diffondere le proprie buone prassi in momenti formali quali convegni nelle due provincie di Piacenza e di La Spezia, con il coinvolgimento delle amministrazioni locali, dei Presidi e degli insegnanti, delle Asl di pertinenza e degli operatori dei servizi. 5