Sciopero del 17 Ottobre 2014 [email protected]; http://www.df.unipi.it/∼fuso/dida (Dated: version 4 - FF, 6 novembre 2014) Queste poche righe intendono sostituire, per quanto possibile, i contenuti della lezione di Venerdì 17 Ottobre 2014, che non si è tenuta causa sciopero della ditta che cura i servizi di portineria delle aule del Polo Pontecorvo. Naturalmente vengono fornite solo le informazioni essenziali e necessarie per l'esecuzione della prima esperienza pratica di laboratorio. Per tutto il resto avremo modo di tornarci sopra con commenti e osservazioni più complete (spero!). I. A. INTRODUZIONE L'esperienza della prossima settimana, la prima del Serie di resistori e partitore di tensione Prendiamo due resistori di resistenza rispettivamente corso, riguarda essenzialmente la misura di d.d.p. e cor- R1 renti in semplicissimi circuiti in continua, cioè in con- legge di Ohm, che vale in quanto questi componenti sono dizioni stazionarie. sicuramente ohmici, recita Questi circuiti comprendono solo i e R2 collegati in serie tra loro. Per ognuno di essi la componenti di cui abbiamo parlato nora, cioè resistori ∆V1 = R1 I1 = R1 I ∆V2 = R2 I2 = R2 I , e generatori di d.d.p.. In questa nota partiamo con delle semplicissime osservazioni su collegamenti in serie e parallelo di resistori, che ci porteranno alla denizione di circuiti partitori, per proseguire con qualche informazione specica sugli strumenti e le tecniche di misura di d.d.p., intensità di corrente e resistenza. dove abbiamo indicato con I l'intensità mune ai due componenti, e con ∆V1,2 (1) (2) di corrente co- le d.d.p. ai capi dei due componenti (dette anche, in questo ambito, cadute di potenziale). Per l'additività delle dierenze di potenziale, conse- guenza diretta del carattere additivo delle energie che II. COLLEGAMENTI IN SERIE E PARALLELO ben conoscete, deve essere ∆V = ∆V1 + ∆V2 , Due (o più) componenti si dicono collegati in serie o parallelo se la rappresentazione circuitale è quella di Fig. 1(a) o (b), rispettivamente. Nel primo caso un ra- mo è costituito dalla successione di diversi componenti collegati tra loro, nell'altro diversi rami in cui è presente un singolo componente convergono in due nodi. Natu- ralmente sono possibili mescolanze di qualsiasi tipo fra le con ∆V (3) la d.d.p. ai capi della serie. D'altra parte, es- sendo il circuito costituito solo da elementi ohmici, esso è atteso comportarsi in maniera ohmica nel suo complesso, cioè deve essere possibile scrivere ∆V = Rtot I , dove Rtot rappresenta la resistenza totale (o ecace) della serie. Si trova con due passaggi in croce (fateli!) che due tipologie di collegamento, come vedremo più avanti. Rtot = R1 + R2 , Per come sono costruiti i circuiti, è evidente che nel- (4) la serie tutti i componenti sono attraversati dalla stessa risultato che può essere facilmente generalizzato alla serie intensità di corrente (per la conservazione della carica!) di tante resistenze, che si sommano sempre tra loro. Dun- mentre nel parallelo tutti i componenti si trovano alla que un collegamento in serie fa aumentare la resistenza, stessa d.d.p. (i li sono assunti equipotenziali). nel senso che la resistenza totale è sempre più grande di quella dei singoli componenti (ovvio!). Vediamo un'ulteriore conseguenza. Si ottiene immediatamente R1 ∆V R1 + R2 R2 ∆V2 = R2 I = ∆V R1 + R2 ∆V2 R2 = , ∆V1 R1 ∆V1 = R1 I = (5) (6) (7) cioè ai capi di ogni singolo componente si trova una d.d.p. Figura 1. Collegamento in serie (a) e in parallelo (b) di componenti generici (1, 2, ... n). che è una frazione di quella ai capi della serie. Le due d.d.p. ai capi dei due componenti sono in rapporto come le resistenze dei due componenti. Questo rende la serie dei due resistori un partitore di tensione. 2 B. Parallelo di resistori e partitore di corrente che si chiamano in gergo multimetri o tester, in grado di misurare d.d.p. (ovvero tensioni), intensità di corrente, In questo caso la grandezza comune ai due componenti resistenze, e altro, con la semplice rotazione di una ma- Invece la corrente nopola o lo scambio di boccole su cui inserire i puntali, si ripartisce tra i due componenti: per la conservazione cioè i li che li collegano al circuito o componente su cui è la d.d.p., cioè ∆V1 = ∆V2 = ∆V . della carica si ha eseguire la misura. I = I1 + I2 . Tenendo conto dell'applicazione della legge di Ohm ai singoli resistori, l'ultima uguaglianza conduce a I= sul loro funzionamento e, cosa più importante, qualche ∆V1 ∆V2 1 1 + =( + )∆V . R1 R2 R1 R2 D'altra parte, scrivere I = ∆V /Rtot ; anche in questo caso Di questi strumenti si potrebbe parlare all'innito (si fa per dire): qui mi limito a raccontarvi qualche nozioncina (8) osservazione su come si fanno le misure e quali sono le cose a cui pensare per interpretarle correttamente. vogliamo poter si ottiene immediatamente 1 1 1 = + , Rtot R1 R2 A. (9) risultato che può essere facilmente generalizzato al paral- Tester analogico Il tester analogico che userete, vanto mondiale di un'in- reciproci delle resistenze dustria italiana di qualche decennio fa, si basa su uno si sommano fra loro. Di conseguenza la resistenza del pa- strumento che ha una lancetta che si muove sopra a una rallelo è sempre minore di quella dei singoli componenti scala graduata (tante scale graduate, con la pratica riu- (per esempio il parallelo di due resistenze uguali fornisce scirete ad associare ogni scala alla misura che state sce- una resistenza ecace che è la metà di quella dei singoli gliendo di fare). Per le scale di tensione continua, si han- resistori). no in totale 50 tacchette. Sul quadrante è riportato an- lelo di tanti resistori, per i quali i Il parallelo di due resistori si comporta da corrente. partitore di Si trova infatti facilmente che ∆V = I1 = R1 ∆V I2 = = R2 I2 R1 = , I1 R2 che uno specchio, che serve per minimizzare gli errori di parallasse, e c'è una vite, che dovrebbe essere regolata spesso, che permette di posizionare sullo zero la lancetta Rtot I R1 Rtot I R2 (10) (11) in condizioni di riposo. Questo strumento, che si chiama galvanometro o microamperometro, è in realtà un trasduttore, dato che converte la misura della grandezza elettrica nello sposta- (12) mento della lancetta. Il suo funzionamento è sempli- cissimo da capire e ne faccio qualche cenno (suppongo cioè attraverso ogni singolo componente, ovvero ramo del che tutti abbiate visto nelle scuole superiori i meccani- circuito, passa un'intensità di corrente che è smi coinvolti, altrimenti li vedrete nel corso di Fisica 2), una frazione Le due intensità di supponendo ovviamente una congurazione semplice che corrente attraverso i due componenti sono in rapporto tra non necessariamente corrisponde in tutto e per tutto alla loro come il realtà. di quella che passa nel parallelo. reciproco delle resistenze dei due componenti. La lancetta è collegata meccanicamente al perno di un telaietto che supporta una bobina di lo conduttore. Il III. STRUMENTI DI MISURA telaietto, cioè la bobina, può ruotare attorno al perno con attrito molto basso; la rotazione è contrastata da un mo- La misura delle grandezze elettriche è di fondamentale mento di forze elastiche prodotto da una molla che lavora importanza in tutti i settori scientici e tecnici, dato che a torsione (un lo di acciaio armonico, un cui estremo è al giorno d'oggi praticamente tutte le grandezze misura- collegato al perno e l'altro è sso). Il telaietto, cioè la bo- bili vengono trasdotte in segnali elettrici. Nel caso bina, è inserito all'interno di un campo magnetico esterno delle esperienze di Laboratorio 2, la trasduzione, cioè la e costante, generato dalle espansioni di un magnete per- conversione, diretta o indiretta, di una grandezza sica manente. Semplicando, facendo scorrere della in una grandezza elettrica, in genere non costituisce un nella bobina si ha che su di essa, e dunque sul telaietto, processo separato, essendo le grandezze misurate diret- agisce un momento di forze tamente di tipo elettrico, cioè d.d.p. (quasi sempre) e intensità di corrente (più raramente). corrente. corrente proporzionale all'intensità di Questo momento di forze fa ruotare il telaietto, e dunque la bobina, che è detta bobina mobile, no a Gli strumenti di misura elettrica hanno caratteristiche una posizione determinata dall'equilibrio con il momento molto speciche, che imparerete a conoscere con l'espe- della forza elastica. La deessione della lancetta è quindi rienza, e che in genere li rendono un po' meno trasparenti proporzionale all' rispetto a strumenti basilari come metri, calibri, crono- bina. Lo strumento a lancetta è allora, fondamentalmen- metri, etc.. Per la misura di grandezze elettriche conti- te, un misuratore di corrente che sfrutta, per la lettura, nue userete molto spesso degli strumenti multifunzione un'opportuna calibrazione fatta dal costruttore. intensità di corrente che uisce nella bo- 3 B. co ha una prontezza limitata, dato che la lancetta Tester digitale impiega del tempo per muoversi no alla posizione di equilibrio. Uno strumento digitale, in cui la rappresentazione della digits), è qualcosa grandezza letta è fatta con delle cifre ( di molto più comune per la vostra esperienza di giovani tecnologicizzati (spesso troppo e male...). Purtroppo il multimetro digitale ha meccanismi di funzionamento molto più complicati di quello analogico a lancetta, per • La digitalizzazione comporta inevitabilmente un'incertezza di arrotondamento che è pari almeno alla cifra meno signicativa della lettura, cioè a un digit (ovvero ±0.5 digit). cui queste poche nozioni vi suoneranno un po' vaghe. È importante però notare che uno strumento digitale C. può essere considerato in termini fondamentali e in prima battuta come un misuratore di d.d.p.. Misura di varie grandezze Al suo interno lo strumento esegue una digitalizzazione, cioè una con- Abbiamo detto che, dal punto di vista fondamentale, versione da analogico a digitale (cosa che oggi avviene in uno strumento analogico misura una corrente e uno di- milioni di dispositivi!) di una d.d.p. inviata all'ingresso. gitale una tensione. Però abbiamo pure aermato che si Le grandezze elettriche macroscopiche che si misurano co- tratta di multimetri: nel digitale c'è una bella manopola munemente sono continue, nel senso che possono assume- che permette di selezionare le misure (occhio: le misure re qualsiasi valore (ci sono delle eccezioni, ma lasciamole in continua - dette anche DC - sono quelle il cui simbolo perdere qui!), mentre la lettura è discreta, cioè quantiz- è in genere un =, quelle con una piccola sinusoide so- zata, almeno per la presenza di un numero nito di cifre no in alternata - dette anche AC!), nell'analogico c'è una signicative. Questo comporterà un po' di attenzione da quantità di buchini (boccole) in cui inlare le bananine parte vostra nel valutare l'incertezza strumentale, come dei puntali. discuteremo nel seguito, e anche nello scrivere il risultato È ovvio che, grazie alla legge di Ohm, uno strumento della misura, dove non potrete inventarvi delle cifre in che misura la corrente può servire a misurare la tensione più rispetto a quelle che compaiono nel display. e viceversa. È infatti suciente avere a disposizione una Un semplicissimo meccanismo di digitalizzazione può resistenza, che il costruttore avrà opportunamente previ- essere immaginato come segue. È necessario avere a di- sto nello strumento. Nel primo caso la corrente che attra- sposizione un generatore di d.d.p. che fornisce una ten- versa questa resistenza sarà proporzionale alla tensione, sione proporzionale al tempo in cui esso è attivo (un gene- e nel secondo la d.d.p. ai capi di questa resistenza sarà ratore di proporzionale alla corrente. Vedremo dopo un po' meglio rampa), e un comparatore, cioè un dispositivo che è in grado di comparare due tensioni in ingresso for- cosa questo comporta dal punto di vista operativo. Per nendo un'uscita (0 o 1) a seconda che una sia maggiore il momento notiamo che il costruttore deve preoccuparsi o minore dell'altra. Occorre poi immaginare di avere un di calibrare nel modo corretto lo strumento. Poiché, poi, contatore, cioè un dispositivo in grado di contare (1, 2, per ogni possibilità di misura sono accessibili diverse sca- 3,...) a partire da un dato istante e con una frequenza le (diverse portate dello strumento), il costruttore avrà ben ssata; in pratica questo contatore, che è inerente- previsto all'interno del multimetro una opportuna combi- mente digitale, è una specie di cronometro che scandisce nazione di componenti, per esempio resistori montati in il tempo in unità discrete. Per la misura possiamo im- serie e parallelo, che permettono di partizionare secon- maginare di inviare la tensione incognita a uno dei due do necessità tensioni o correnti. ingressi del comparatore, al cui altro ingresso mandiamo richiedono una calibrazione fatta dal costruttore. Anche questi resistori l'uscita del generatore di rampa. Facciamo in modo che Può essere interessante, a questo proposito, dare un'oc- la rampa di tensione (di riferimento) parta in sincrono chiata allo schema circuitale interno dei multimetri, fa- con il contatore. Inoltre facciamo in modo che il contato- cendo riferimento in particolare a quello analogico (il digi- re si arresti quando il comparatore scopre che la tensione tale contiene tanta elettronica che è dicile capire qual- della rampa è maggiore di quella incognita. cosa...). Bene, in La Fig. 2(a) riporta uno schema un po' sem- questo modo il prodotto dal contatore a ne lettura è un plicato del multimetro da voi usato, relativamente alla numero (grandezza digitale!) che corrisponde alla ten- parte che serve per le misure di tensione. sione incognita. Quello che è stato descritto può essere la lancetta e la scritta A indica il galvanometro che, per considerato un buon meccanismo di base per un digita- questo strumento, ha un fondo scala di 40 lizzatore. Naturalmente questo meccanismo è integrato ai simboli delle varie resistenze si trova il valore che è e perfezionato al punto da renderlo praticamente ecace stato eettivamente impiegato dal costruttore. I tondi- grazie ai progressi dell'elettronica. ni indicano le varie boccoline che trovate sul pannello; il Un paio di piccole, ma importanti, osservazioni: Il tondo con µA. Accanto tondino con la lettera V è il comune, cioè la boccolina in cui inlare il puntale che va al punto a potenziale più • il processo di digitalizzazione richiede inevitabilmente del tempo, cioè il tempo di risposta (quello basso. Supponiamo di scegliere il fondo scala da 2 V, cioè di ∆V che si chiama talvolta la prontezza) dello strumento applicare una d.d.p. è limitato; notate che anche lo strumento analogi- quella marcata V. Nel circuito passa una certa corrente fra la boccolina marcata 2 V e 4 I = ∆V /Rtot , dove Rtot è la resistenza ecace. Suppo- nendo trascurabile la resistenza interna del galvanometro, che è ragionevole (si tratta dunque di un amperometro ideale!), si ottiene Rtot = 39.98 kohm che, guarda caso, è molto molto simile al valore di resistenza interna per la scala considerata dichiarato dal costruttore (fra poco diremo quanto vale). Per i curiosi, la dierenza tra 39.98 kohm e 40 kohm, che è proprio il valore dichiarato, è la piccola resistenza della bobina del galvanometro. Supponiamo ∆V = 2 V (non riporto incertezze, è un esperimento concettuale!). Si ottiene I = 50 µA. Poiché in parallelo al galvanometro (che ha in serie un resistore da 1.6 kohm) si trova un resistore da 6.4 kohm, applicando la regola dei partitori di corrente si ottiene che attraverso il galvanometro circola proprio una corrente di 40 µA, che è il fondo scala del galvanometro. Allora, Figura 2. Schema circuitale interno (semplicato) del tester come previsto, la lancetta arriva a fondo scala e, di fatto, analogico ICE 680R per le misure di tensione (a) e corrente avete impiegato un galvanometro, cioè uno strumento che (b). di suo è in grado di misurare una intensità di corrente, per leggere una d.d.p.. IV. Se cambiate scala, ponete un'ulteriore resistenza in se- MODALITÀ OPERATIVE rie, cioè create di fatto un partitore di tensione (e inoltre modicate le resistenza interna dello strumento). Prova- In questa sezione vorrei dare qualche informazione mol- te a vedere cosa succede se la stessa d.d.p. la applicate to pratica su come procedere nelle misure. a un altro fondo scala, per esempio quello da 10 V. La prevalentemente di ovvietà, ma credo sia bene spenderci legge di Ohm e le conseguenti considerazioni sui partitori qualche parola sopra. dovrebbero essere sucienti per capire qualsiasi cosa. La Fig. 2(b) mostra, per completezza, lo schema circuitale semplicato per la parte relativa alle misure di corrente. Qui il punto chiave non è quello di capire come sia possibile convertire un misuratore di intensità di corrente in un misuratore di d.d.p., quanto piuttosto quello di vedere come è implementata la possibilità di cambiare fondo scala. Il metodo è abbastanza smart: se ci pensate bene, vedete come cambiare scala implichi partizionare la corrente in modo che nel galvanometro uisca, al massimo, sempre il valore di 40 µA. In questo ambito, la o le resistenze montate in parallelo al galvanometro si chiamano resistenze di shunt. Si tratta In primo luogo: gli strumenti sono molto delicati e si danneggiano facilmente! È indispensabile di usarli. pensare prima Il pensiero deve essere rivolto al tipo di misura che si va a eettuare: misurare una d.d.p. con lo strumento congurato come amperometro (cioè per la misura di intensità di corrente), o fare il viceversa, è manovra che quasi sempre porta alla rottura dello strumento o di qualche altro componente del circuito sotto analisi, con tutte le conseguenze del caso. Inoltre è quasi sempre possibile determinare a priori la scala necessaria per la misura che si va a fare, cioè conoscere almeno l'ordine di grandezza della misura prima che questa venga eettuata. Anche qui, misurare una tensione di 5 V con un voltmetro (strumento congurato Inne spendiamo due parole sulla misura di resistenza. per la misura di d.d.p.) con fondo scala di 50 mV può Essa richiede in più di avere un generatore di d.d.p. (o di provocare seri danneggiamenti (per lo strumento analo- corrente, nei casi più ranati) che si comporta in modo gico, la lancetta schizza verso il fermo di fondo scala, per noto. Supponendo per esempio di conoscere la d.d.p. ge- quello elettronico si può bruciare lo stadio di ingresso). nerata all'interno del multimetro (c'è una pila), la misura D'altra parte, per aumentare l'accuratezza, o risoluzione, dell'intensità di corrente permette di dedurre il valore del- della misura è anche necessario selezionare il fondo scala 1/R e in modo tale che la lettura che state facendo sia il più pos- cominciate a pensare a quali conseguenze questa propor- sibile signicativa (per la lancetta, che si muova in modo zionalità comporta sulla scala del tester analogico usato apprezzabile, per il digitale che ci siano abbastanza cifre come ohmetro. Supponendo di conoscere l'intensità di signicative). Quindi pensateci bene e ricordate che, sia corrente generata, la misura della d.d.p. consente di de- per il digitale che per l'analogico, le scritte sul frontale, durre il valore della resistenza. Tutto semplice e banale, accanto alla manopola o alle boccoline, si riferiscono ai dal punto di vista concettuale. Qualcuno, magari, può a fondi scala, cioè al valore massimo che lo strumento può questo proposito andarsi a cercare in rete qualche infor- leggere per quella determinata scelta di portata. la resistenza. Notate che la proporzionalità è come mazione sui misuratori di resistenza a quattro li: non Inne, tutte le misure richiedono che vengano collegati due li, so se riusciremo mai a parlarne, ma è argomento molto ai tester carino e utile per la misura di piccole resistenze. dunque servono due li, la misura di corrente richiede che o puntali: la d.d.p. è una dierenza, e 5 questa passi attraverso lo strumento, in cui deve entrare B. Incertezze con un lo e uscire con un altro, la misura di resistenza richiede di contattare i due terminali, o reofori, del resistore che state esaminando. La scelta di cosa collegare a un lo e cosa all'altro richiede anche un po' di attenzione, specie nel caso del tester analogico. Le boccole che devono trovarsi a potenziale più basso sono o colorate di nero (il nero è il polo negativo, per convenzione, e sempre per convenzione il polo negativo è quello di riferimento per la misura delle d.d.p.), o chiamate COM (common, cioè riferimento). Quelle che devono trovarsi a potenziale più alto sono spesso colorate di rosso (il rosso è per convenzione il polo positivo). Dunque è necessario che voi sappiate a priori, dall'esame del circuito, quale punto di misura si trova a potenziale più basso e quale a potenziale più alto, ovvero che sappiate in che verso circola la corrente, che per convenzione va sempre dal positivo al negativo. Se invertite le connessioni, la lancetta del tester analogico tenderà a deettere nel verso opposto rispetto a quello consentito, cosa che di nuovo può comporare danneggiamenti, oltre che impedirvi di fare la lettura. Nel digitale, in realtà, potete pure non preoccuparvi delle polarità, dato che il suo display indica anche il segno della grandezza misurata (con la convenzione che questo segno è positivo, e non mostrato sul display, se avete azzeccato i collegamenti dei puntali, negativo altrimenti). L'argomento delle incertezze non si presta di sicuro ad essere trattato in una sotto-sezione di una breve nota scritta, e sicuramente discuteremo ancora di questi aspetti andando avanti con le esperienze. Per il momento limitatevi a ragionare su alcune circostanze evidenti. Qualsiasi misura è aetta da errori che grossolanamente possiamo attribuire a cause strumentali e non strumentali (per esempio stocastiche). Per quanto riguarda le seconde, esse possono essere evidenziate per bene solo ripetendo tante volte la misura della stessa grandezza e guardando la distribuzione delle occorrenze. Questa operazione non si fa, normalmente, quando si usano dei tester e l'errore stocastico diventa visibile solo se provoca delle uttuazioni apprezzabili di misura (lancetta o numerino sul display che ballano). A questo proposito, ricordate sempre che questi strumenti hanno una prontezza nita (scarsina almeno nel caso del digitale, il display si rinfresca ogni frazione di secondo), per cui la misura che eettuate dovrebbe essere sempre interpretata come una media nel tempo. Gli strumenti sono stati calibrati dal costruttore che, pertanto, dichiara l'incertezza associata alle misure. Questa incertezza è strumentale: tenendo conto del fatto che, spesso, nella stessa esperienza dovrete impiegare gli strumenti con portate dierenti, può vericarsi che nello stesso esperimento abbiate diverse incertezze strumentali in funzione della scala che state adoperando per un A. Tensioni, correnti, resistenze certo sub-set di misure. Di norma l'incertezza strumentale copre quella stocastica, e quindi spesso opererete in Per la misura di d.d.p., lo strumento deve sentire la condizioni di sovrastima dell'incertezza. In qualche cir- La misu- costanza, per esempio se impiegate sempre la stessa scala ra non richiede di modicare sicamente il circuito. Se di misura o se l'analisi delle vostre misure non richiede per esempio vi si chiede di misurare la d.d.p. ai capi di di determinare il legame fra diverse grandezze (tensio- un componente, lo strumento di misura, opportunamente ne e corrente, per esempio), allora potete essere auto- congurato come voltmetro, va collegato rizzati a diminuire, arbitrariamente e ragionevolmente, d.d.p. tra due punti di un qualche circuito. componente. Per la misura di intensità di corrente, in parallelo al tutta la corrente l'incertezza dichiarata dal costruttore. Queste situazioni sono speciche e ne parleremo quan- che dovete misurare deve uire all'interno dello strumen- do si vericheranno nella pratica. Come norma genera- to. Questo richiede di interrompere il circuito all'interno le il consiglio è di servirsi dell'incertezza dichiarata dal del quale volete misurare la corrente e collegare lo stru- costruttore. Per conoscerla mento, opportunamente congurato come amperometro, manuali d'uso, che sono disponibili nella mia pagina web. in serie al circuito stesso. dovete leggere attentamente i Fate attenzione a interpretare per bene le informazioni Per la misura di resistenza, dovete fare in modo che il da solo del manuale. In genere l'accuratezza (o sensibilità, come allo strumen- dovrebbe essere chiamata) è espressa come percentuale to, opportunamente congurato come ohmetro. In altre della misura, cioè come errore relativo. Però l'incertez- parole, per misurare la resistenza di un resistore dove- za di calibrazione così determinata potrebbe sottostimare te dal circuito in cui si trova eventualmente l'accuratezza eettiva. Nel caso dello strumento analogi- montato, e collegarlo da solo allo strumento. Tante vol- co, la lettura della posizione della lancetta propone tutti te vi capitasse di dover misurare una resistenza con lo i problemi pratici che conoscete già benissimo. La scala strumento analogico, ricordate che per alcuni modelli è dello strumento analogico è suddivisa in tacchette ed è necessaria una fase preliminare di azzeramento dello stru- dicile riuscire ad apprezzare uno spostamento di meno mento (altrimenti la calibrazione del costruttore non è di mezza tacchetta (le tacchette sono 50, dunque l'errore più valida) che si fa corticircuitando gli ingressi, cioè col- relativo è 1%). componente resistivo sia collegato scollegarlo legando i puntali fra di loro, e girando una ghiera nché Nel caso dello strumento digitale, abbiamo già visto la lancetta non va sullo zero della scala della resistenza come ci sia un'incertezza pari almeno a un digit (con (e dov'è lo zero della scala di resistenza? pensateci!). l'esperienza vedrete che il numero che compare sul di- 6 modelli splay ha al massimo quattro cifre e arriva a 2000 unità aspetti abbiamo bisogno di creare dei arbitrarie, per cui un digit corrisponde a un errore rela- presentino, per quanto possibile, il comportamento degli che rap- tivo 0.05%). Dunque non è possibile in nessun caso che strumenti reali. l'incertezza che dichiarate sia inferiore a una cifra meno signicativa, o, se volete, a ±0.5 digit. Leggendo bene il manuale, vi accorgerete che il costrut- A. Modello di voltmetro reale tore dichiara la sensibilità in maniera un po' ambigua. Infatti in genere sono presenti due espressioni, che sembrano in competizione, o contraddizione, fra loro. Per esempio potete trovare scritto che la risoluzione è, per una certa scala, ±0.5% ± 1 digit. È possibile che questa indicazione voglia signicare che ci sono diverse cause di errore, dovute per esempio alla calibrazione dello stadio di ingresso e alla digitalizzazione. Dunque a rigore le due incertezze andrebbero sommate tra loro, possibilmente in quadratura. Il mio consiglio, a rigore non corretto, è che dobbiate assumere come incertezza eettiva la peggiore (la più grande) tra quelle fornite dalle due espressioni. Quale sia la peggiore dipende ovviamente da quanto vale la grandezza misurata e qual è il fondo scala adottato. Per esempio, se la lettura è di tensione, il fondo scala è 200 mV e la grandezza letta sul display risulta 120.2 mV, vedete che lo 0.5% equivale a 0.6 mV, che è superiore a un digit (il digit su questa scala corrisponde a 0.1 mV) e quindi va presa come incertezza. Però, se sempre sulla stessa scala aveste da misurare 12.1 mV, allora potreste facilmente rendervi conto che l'incertezza sarebbe pari al digit, cioè 0.1 mV, dato che lo 0.5% di 12.1 mV equivale a 0.06 mV, che è minore della cifra meno signicativa da voi letta. Occhio, perché per certe scale il costruttore dichiara un'incertezza (minima) di ±3 digits, per cui cercate di stare molto attenti a evitare di considerare incertezze Ci sono due modi per modellare un voltmetro reale: esso può essere considerato come il Rstrum . interna In alternativa, un modo più frequen- temente adottato assume che un voltmetro reale sia un voltmetro che ha resistenza interna ideale!) (dunque non in serie. Per le considerazione che vogliamo fare, i due modelli sono di fatto equivalenti (il primo a me pare più elegante, ma userò quasi sempre il secondo...) e convergono allo stesso modello. Per vericare la validità e capire il senso di questo modello, supponiamo di voler misurare con un voltmetro reale la d.d.p. ai capi della resistenza R1 , R2 che, assieme a costituisce un partitore di tensione essendo collegata a un generatore (ideale!) in Fig. 3. di d.d.p. V0 , come mostrato Sulla base delle Eqs. 5 ci aspetteremmo che lo strumento legga il valore ∆V2 = V0 (R2 /(R1 + R2 )). Però la presenza dello strumento, che ha una resistenza interna Rstrum R2 al posto di ce Rtot R2 e Rstrum . Dunque l'eettiva ∆Vstrum = V0 (Rtot /(R1 + Rtot )). Ricordando = R2 Rstrum /(R2 + Rstrum ), si ottiene del parallelo tra lettura è che nita, fa sì che nel partitore di tensione si debba considerare la resistenza eca- Rtot ∆Vstrum = V0 RESISTENZA INTERNA nulla Rstrum con una resistenza interna poco ragionevoli. V. parallelo di un voltmetro ideale (a resistenza interna innita) e di una resistenza R2 , R1 R2 /Rstrum + R1 + R2 che tende al valore atteso ∆V2 (13) solo se nella somma che compare al denominatore del secondo membro si Questa sezione è la più importante di tutte, dato che può trascurare il primo termine. Questo si verica se in essa si comincia a trattare un argomento che vi seguirà Rstrum >> R1 , R2 , per tutta la carriera e che costituisce un esempio di come stenza del voltmetro deve essere grandissima. Se ciò non sia necessario usare modelli accurati per interpretare un avviene, lo strumento, attraverso il passaggio di corren- dato sperimentale. te al suo interno, perturba il circuito e la lettura non che chiarisce in che senso la resi- In un mondo ideale, un voltmetro non perturba la gran- corrisponde alle aspettative fatte senza tener conto della dezza che state misurando. Dal punto di vista intuitivo, resistenza interna. In altre parole, il modello corretto è che poi confermeremo un po' meglio, questo vuol dire quello che prevede la resistenza interna dello strumento, che esso anche se in genere, quando si disegna un circuito, que- non sottrae alcuna corrente dal circuito che state analizzando, ovvero che possiede una resistenza interna grandissima, tale da evitare qualsiasi passaggio di corrente. sta resistenza interna non viene esplicitamente riportata negli schemi. State attenti, perché la condizione che la resistenza in- In un mondo altrettanto ideale, un amperometro si ser- terna dello strumento sia molto maggiore delle resistenze ve di tutta la corrente che gli fate passare attraverso per caratteristiche del circuito non è aatto sempre verica- fare la misura. Dal punto di vista intuitivo, questo vuol ta. Il multimetro digitale ha una resistenza interna molto dire che possiede una in modo grande in assoluto, dell'ordine delle decine di Mohm (va- da non creare nessun tipo di opposizione alla corrente che lore nominale dichiarato sul manuale 10 Mohm). Questo passa. è reso possibile dall'uso di uno stadio di ingresso attivo resistenza interna nulla, La realtà è necessariamente non ideale, e molto spesso che impiega dei transistor a eetto di campo (li studierete questo comporta una cura particolare nell'eseguire le mi- il prossimo anno). Di conseguenza trascurare la resisten- sure e nell'interpretarne i risultati. Per indagare questi za interna dello strumento è quasi sempre ragionevole 7 che la corrente eettivamente erogata diventa V0 /(R + Rstrum ), che tende al Rstrum << R, aermazione che Istrum = valore atteso solo se chiarisce come in un amperometro sia necessario avere una resistenza interna piccola. Entrambi i tester disponibili, sia l'analogico che il digitale, congurati per misurare la corrente hanno resistenze interne piuttosto basse. Dunque, se per la misura di tensioni è preferibile usare il multimetro digitale, per la misura di correnti la scelta è più o meno indierente (ma il digitale è più robusto e più immediato da leggere). Il valore di resistenza interna non è generalmente Figura 3. Circuito citato nel testo per la verica dell'eetto fornito come tale dal costruttore, che però (leggete i ma- della resistenza interna del voltmetro. Il cerchio con lancetta nuali!) e lettera V indica un voltmetro (ideale), le freccine sono le dichiarando quanto vale la caduta di potenziale ai ca- terminazioni dei puntali (i li che servono per collegare lo pi dello strumento (il valore è normalmente indipendente strumento al circuito da misurare). dalla scala). Da questa informazione è possibile, se ne- si preoccupa di fornire l'informazione rilevante cessario, dedurre il valore della resistenza interna dello strumento. Per esempio, supponendo che il costruttore quando si usa il multimetro digitale per misurare delle indichi come 200 mV la caduta di potenziale prodotta tensioni. dall'inserzione dello strumento nel circuito e immaginan- Invece il multimetro analogico pone dei seri problemi. do di utilizzare la scala con portata (fondo scala) 2 mA, Come accennato sopra, per costruzione esso misura la allora la resistenza interna vale nominalmente 200 mV/2 d.d.p. attraverso la misura di una corrente attraverso il mA = 100 ohm. Se invece la scala fosse quella dei 2 A, galvanometro. Dunque una corrente deve eettivamente allora la resistenza interna nominale sarebbe 200 mV/2 passare attraverso lo strumento! Usando galvanometri A = 0.1 ohm. Se esaminate la Fig. 2(b), che si riferisce al molto sensibili (per quello in uso in laboratorio il fondo multimetro analogico (ma per il digitale non dovrebbero scala è 40 µA, un valore di corrente piuttosto piccolo), esserci dierenze concettuali), potete capire perché la re- è possibile per il costruttore mettere in serie al galvano- sistenza interna cambi con la scala scelta, pur fornendo metro stesso resistenze piuttosto alte, così come si vede sempre lo stesso valore di caduta di potenziale. in Fig. 2. Tuttavia il risultato nale è che la resistenza Altra osservazione di utilità pratica: a causa della pic- interna, come indicato bello chiaro sul quadrante, è di cola resistenza interna dell'amperometro, se lo collegate 20 kohm/V (per misure in continua). Dunque, per fare direttamente a un generatore, cioè per esempio se vi sba- un esempio che conferma quanto già osservato in prece- gliate e congurate il multimetro per la misura di corrente denza, con un fondo scala di 2 V la resistenza interna invece di quella di tensione, create qualcosa di molto simi- è Rstrum = 40 kohm, spesso paragonabile o addirittu- ra inferiore alle resistenze in gioco nel circuito che state le a un cortocircuito. La probabilità che succeda qualcosa di brutto è assolutamente non trascurabile! misurando. Stampatevi per bene nella mente i valori di resistenza interna che sono stati scritti qui sopra: vi serviranno sempre, ogni volta che dovrete misurare tensioni con i VI. RESISTENZA INTERNA DEL GENERATORE DI D.D.P. multimetri! Questo argomento è molto importante e sarà trattato in esteso nella prossima lezione per essere vericato B. Modello di amperometro reale sperimentalmente nelle settimane successive. Qui ne vediamo un'anticipazione che è funzionale al fatto che po- Anche un amperometro reale si può modellare con la treste accorgervi già nella prima esperienza pratica della serie di un amperometro ideale, con resistenza interna dierenza tra generatore ideale, che eroga comunque e nulla, e una resistenza in serie Rstrum . Usiamo questo strumento per misurare l'intensità di corrente da un generatore (ideale) di d.d.p. resistenza R, V0 I erogata collegato a una come mostrato in Fig. 4(a). Notate che per quantunque una determinata d.d.p., e reale, che è quello che avete sul banco di laboratorio. In termini molto sbrigativi, è ovvio che un generatore di d.d.p. fornisce, o può fornire, una potenza al cir- eseguire la misura il circuito deve essere interrotto e lo cuito a cui è collegato. strumento deve essere collegato in serie, come mostrato di componenti ohmici, potete tranquillamente aspettarvi in Fig. 4(b). che i resistori di cui esso è costituito si scaldino per ef- Per il circuito di Fig. 4(a), l'aspettativa è che la corrente erogata sia pari a V0 /R. Però inserendo lo stru- mento in serie, si forma una serie di resistenze, e si ha Se pensate a un circuito fatto fetto del passaggio di corrente (si chiama eetto Joule). limitata di Un generatore reale può fornire una quantità potenza. Questa limitazione è spesso legata proprio al- 8 trasportare il calore in maniera eciente non è cosa facilissima). Proprio per evitare arrostimenti, i generatori sono spesso dotati di un fusibile, un resistore costituito da un sottile lo che, riscaldandosi sopra a una certa temperatura, si fonde interrompendo il circuito. Per vostra informazione, il fusibile di cui sono dotati gli alimentatori da 5 V (nominali) che si usano in laboratorio si brucia se si richiede una corrente di valore continuativamente (per decine di secondi) superiore a 100 mA (può essere che in alcuni alimentatori siano montati fusibili con altra portata). Si potrebbe immaginare di costruire alimentatori in grado di fornire correnti maggiori, e si può sicuramenFigura 4. Semplicissimo circuito in cui si vuole misurare la corrente erogata dal generatore (a) e sua rappresentazione con uno strumento per la misura di corrente collegato in serie (b). Il cerchio con lancetta e lettera A indica un amperometro (ideale), le freccine sono le terminazioni dei puntali (i li che servono per collegare lo strumento al circuito da misurare, in questo caso il collegamento è in serie). te fare, ma un alimentatore prende la potenza dalla rete, e questa potenza, trascurando tanti altri fenomeni, alla ne è limitata dalla potenza meccanica disponibile al generatore che fa parte della centrale elettrica. Dunque è sicuro che un qualsiasi generatore reale ha una capacità nita di fornire potenza, e quindi di mantenere costante la d.d.p. generata in funzione della corrente erogata. Come vedremo a lezione, questa circostanza si traduce in un modello per cui un generatore di d.d.p. reale può essere schematizzato come un generatore di d.d.p. l'eetto Joule: riscaldandosi i suoi componenti interni, ideale con in serie una resistenza interna RG . Può essere si deve provvedere a un adeguato sistema di dissipazione che questo vi faccia comodo nell'interpretare alcuni de- del calore, che risulta inevitabilmente limitato (c'è biso- gli andamenti sperimentali che troverete nell'esperienza gno dello scambio termico con un termostato e sapete che pratica!