19. Cos'è la forma? Un percorso didattico sulla similitudine delle figure piane Contesto L'attività proposta, rivolta agli studenti della seconda classe delle scuole secondarie di secondo grado, va inserita fin dall'inizio della trattazione del modulo didattico sulle omotetie e similitudini, fungendo al tempo stesso sia da strumento di motivazione degli allievi che da guida per lo sviluppo delle relative tematiche senza sottovalutare, infine, la capacità di svolgere il ruolo di ponte di collegamento con aspetti della geometria solida dei programmi del triennio successivo. Per questo motivo l'attività non è inquadrata in una specifica unità didattica ma costituisce, essenzialmente, lo scheletro sul quale si imperniano tutte le unità didattiche afferenti al modulo di appartenenza. Obiettivi Gli obiettivi cui mira l’attività descritta nella presente scheda sono riassunti nella seguente tabella in forma di abilità e conoscenze che gli studenti dovranno acquisire, accompagnate dalla specificazione dei nuclei coinvolti e dei collegamenti interdisciplinari Abilità Individuare nel mondo reale situazioni riconducibili alla similitudine e descrivere le figure con la terminologia specifica. Conoscenze Nuclei coinvolti Teorema di Talete Spazio e figure Storia dell’arte Omotetie nel piano Numeri e algoritmi Scienze Similitudini nel piano Argomentare come composizione congetturare e di un’isometria e di dimostrare Determinare l’altezza di un’omotetia. un edificio utilizzando la Misurare tecnica di Talete, con una Invarianti delle fotografia e con uno similitudini Risolvere e porsi specchio problemi Individuare proprietà invarianti per similitudini. Collegamenti Disegno Fisica Laboratorio di matematica Analizzare e risolvere semplici problemi riguardanti la similitudine Prerequisiti • Concetto di misura • Concetto di trasformazione geometrica (le isometrie); • Concetto di proporzione • Proprietà delle figure piane (in particolare rette, triangoli e quadrilateri) 94 Attività proposte [descrizione dei contenuti trattati e degli oggetti impiegati] 1. Discussione in classe, con modalità di brainstorming, su cosa sia la forma e la sua percezione e/o rappresentazione. Oggetti impiegati: fogli di carta di varie forme rettangolari, banchi, cattedra, lavagna, finestre, porte, zainetti, penne e in generale tutti gli oggetti presenti in aula, nonché tutti quelli visibili oltre la porta (eventualmente aperta) e le finestre. 2. Attività di laboratorio: la forma veicola in sé delle informazioni che possono essere in qualche modo sfruttate. Per esempio due oggetti che hanno la stessa forma ma dimensioni diverse portano con loro ciascuno informazioni riguardanti l’altro. Conoscendo le dimensioni dell’uno è possibile dedurre quelle dell’altro. Nella fattispecie si individuano le seguenti attività che possono essere svolte indipendentemente, in alternativa o congiuntamente a discrezione del docente, volte a far emergere il concetto di rapporto di omotetia: a) fotografia come strumento di misura. Oggetti utilizzati: Computer collegato a Internet, proiettore digitale, fotocamera, metro. b) Uno strumento che conserva la forma: l’ingranditore fotografico. Oggetti utilizzati: ingranditore (eventualmente simulato con una lavagna luminosa), metro. 3. Familiarizzazione con il concetto di omotetia: La misura della piramide da parte di Talete. Oggetti utilizzati: cannucce di varie dimensioni, metro. 4. Sistemazione teorica dei concetti affrontati: l’omotetia e gli invarianti 5. Valutazione intermedia: La misura con uno specchio. Attività complementata da esperimento a casa con specchio e metro. 6. La similitudine. 7. La definizione di forma. 8. Valutazione finale. 9. Certificazione delle competenze. 10. Eventuali approfondimenti. Modalità Brainstorming, lezione frontale, lavoro di gruppo con scheda guida, attività individuale, uso del laboratorio, ecc. Il principio guida consiste nel far scoprire agli allievi i concetti che devono apprendere mediante il loro coinvolgimento diretto in attività che li vedono protagonisti, elemento motivante, mentre la sistemazione teorica verrà svolta successivamente. Strumenti e materiali necessari • • • • • • • Fogli di carta; Fotocamera; Ingranditore fotografico se disponibile (eventualmente simulabile con una lavagna luminosa); Computer, proiettore digitale; Specchi Metro Cannucce di diversa lunghezza 95 Tempi Le attività proposte si svolgeranno secondo la tempistica riportata nella seguente tabella: Attività Durata 1 ora 1 ora + attività a casa 1 ora 1 ora 1 ora 1 ora + attività a casa 3 ore 1 ora 1 ora 1. Discussione a. Foto b. Ingranditore 3. Talete e l’omotetia 4. Teoria: omotetia e invarianti 5. La misura con lo specchio 6. Teoria: La similitudine 7. La forma 8. Verifica finale 2. Laboratorio Non sono indicate le ore adibite ad attività di esercitazione, essendo dipendenti dalla classe in cui si opera. Descrizione delle attività Fase 1: Cos’è la forma? Lo scopo della fase iniziale è duplice: individuare le conoscenze degli studenti in merito al concetto di forma e far emergere alla consapevolezza degli stessi i suoi aspetti più salienti, già noti in forma intuitiva forse ma non ancora esplicita. Gli allievi dovrebbero comprendere, per esempio, che due oggetti di “forma rettangolare” (o meglio parallelepipedi) non hanno in genere la stessa forma, cosa che invece necessita l’uguaglianza delle proporzioni tra le varie parti. La classe divisa in gruppi di 3 o 4 studenti discute, in modalità brainstorming, il concetto di forma stimolata dalle seguenti domande: • Cos’è la forma? Ci sono in aula oggetti che hanno la stessa forma? • Quali sono le proprietà che si conservano in due oggetti che hanno la stessa forma? • Due rettangoli hanno la stessa forma? In quali casi si può rispondere affermativamente? • Piegate a metà una o più volte i fogli di carta che vi sono stati forniti. Ottenete rettangoli che hanno la stessa forma dei fogli originali? • È possibile che due oggetti con la stessa forma ci appaiano avere forma diversa? • L’immagine che si vede in una fotografia ha la stessa forma dell’oggetto fotografato? Tra i vari fogli rettangolari forniti al gruppo c’è anche un foglio A3 con le suddivisioni corrispondenti a formati standard di dimensione minore, come in figura Ad ogni gruppo viene fornito un foglio di formato A3 per registrare le idee di ogni membro e formulare assieme una sintesi 1______ 2______ Sintesi 3______ 4______ 96 Al termine della discussione all’interno di ciascun gruppo, che dura circa mezz’ora, i gruppi si confrontano tra loro per comparare e condividere i risultati. Il foglio di registrazione facilita l’analisi della situazione d’ingresso da parte del docente. Fase 2: Prime analisi della forma in laboratorio Dopo aver preso coscienza dei principali aspetti che bisogna dominare quando si parla di forma, la classe viene coinvolta in attività laboratoriale per prendere confidenza con gli aspetti legati alla misura di oggetti che hanno la stessa forma ma sono tra loro diversi per dimensione. Vengono proposte due tipologie di attività indipendenti l’una dall’altra che, a discrezione del docente, possono essere svolte in alternativa o congiuntamente, ma hanno entrambe lo scopo di far emergere il concetto di rapporto di omotetia. Si osservi che, strettamente parlando, le trasformazioni considerate (ed effettivamente eseguite) sono similitudini o omotetie nello spazio anche se riguardano solo proprietà di figure piane (ottenute, per esempio, per proiezione di figure solide su un piano). a. La fotografia come strumento di misura Può capitare di dover misurare le dimensioni di un oggetto anche se non sono direttamente accessibili, per esempio l’altezza di un edificio. La misura può essere fatta, in questo caso, su un modellino in scala (quando la scala è nota) o su una rappresentazione bidimensionale che conservi la forma, come una fotografia. Si propone, per sperimentare prima di farlo in prima persona, la misura di un edificio o monumento mediante ricerca in Internet di fotografie che lo ritraggono. Il passo successivo consiste nell’applicazione pratica del metodo da parte degli studenti che dovranno misurare l’altezza di un edificio di loro scelta che fotograferanno nel modo corretto. Gli oggetti utilizzati sono sia di tipo virtuale (foto che raffigurano edifici) che di tipo reale (edifici veri e propri dei quali si misura la larghezza). Per fare un esempio si possono ricercare in Internet foto dell’Empire State Building di New York che lo ritraggano di fronte e non deformato da fenomeni di prospettiva: Immagine quasi adatta (non proprio frontale) Immagine non adatta: deformata dalla prospettiva 97 Conoscendo la larghezza di una sezione orizzontale dell’edificio è possibile stabilire la scala della fotografia (rapporto di omotetia) e quindi calcolare la sua altezza. Fortunatamente è possibile misurare, con qualche margine di errore trascurabile ai fini della discussione, la larghezza si una sezione dell’edificio sfruttando il programma Google Earth: Misura della larghezza di una sezione dell’Empire State Building Dopo aver calcolato l’altezza dell’edificio con questo metodo è possibile ricercare in Internet il dato reale per confrontarlo con il risultato ottenuto. È importante discutere con la classe le discrepanze osservate in relazione alla foto utilizzata (frontale o inclinata) e alla precisione della misura effettuata con Google Earth. Si consiglia di ripetere il procedimento anche con altri edifici di forma meno regolare, che presentano angoli non retti, chiedendo per esempio di determinare la lunghezza di parti inclinate, in modo da rendere più evidenti gli invarianti delle omotetie. L’esempio analizzato in laboratorio di informatica viene poi messo in pratica a scuola o casa dagli studenti, in gruppo o singolarmente a seconda della loro preferenza e da aspetti logistici, seguendo la scheda guida riportata in allegato (S1). b. Uno fotografico strumento che conserva la forma: l’ingranditore L’ingranditore, visibile nella figura a lato, opera come un proiettore per diapositive. Esso è, in definitiva, solo una scatola che emette luce, la cui forma è stata adattata in modo tale che funzioni come un proiettore verticale di negativi; ciò consente di avere sulla carta da stampa, posta alla base, immagini di formato superiore a quello del negativo da ingrandire posto tra la sorgente luminosa e l'obiettivo. La luce, attraversato il negativo, è costretta a passare attraverso l’obiettivo (che svolge la funzione di messa a fuoco) e, successivamente, raggiungendo la carta posta sul piano dell'ingranditore, che è stratificata con un’emulsione fotosensibile che contiene cristalli di atomi di argento, proietta su di essa l’immagine del negativo. L’annerimento dell’immagine stampata dipende dalla quantità di cristalli di argento che si trasforma in argento metallico grazie all’azione della luce incidente (l’immagine risulterà visibile solo in 98 seguito allo sviluppo). Quindi, tanta più luce incide sulla carta fotografica, tanto più l’immagine risulterà annerita. Disponendo di una camera oscura, si propone agli studenti un’attività volta a analizzare due problematiche di carattere matematico inerenti la stampa delle fotografie: 1. Avendo già eseguito una stampa corretta di piccole dimensioni (ad esempio su un formato di carta di 10 × 15 cm), come fare ad ottenerne una di area doppia, tripla, ecc.? Di quanto si deve alzare la colonna dell'ingranditore? In generale, volendo ottenere una stampa di area kx da una stampa di area x, di quanto bisogna spostare la colonna dell’ingranditore? 2. Come si deve variare il tempo di esposizione alla luce nel caso di un ingrandimento in modo che non cambi il grado di annerimento della fotografia, cioè che questa non risulti più sbiadita o più scura? Gli oggetti e i materiali utilizzati sono: • Ingranditore fotografico (già disponibile); • Metro flessibile; • Stecca almeno da 50 cm; • Un cronometro contasecondi; • Quaderno e penna; • Un ambiente completamente buio (se non si dispone di una camera oscura); • Lo stretto necessario presente in una camera oscura (acqua, bagni di sviluppo e fissaggio, carta fotografica in bianco e nero, bacinelle, pinzette, luce rossa di sicurezza, immagini negative su pellicola in bianco e nero). In questo modo è possibile stampare effettivamente le fotografie e l’esperienza diventa più interessante per gli studenti, soprattutto in relazione a un lavoro interdisciplinare svolto assieme ad un insegnante di fotografia. Se non si dispone né di camera oscura né di un ingranditore l’esperienza può comunque essere svolta utilizzando una lavagna luminosa per simulare l’ingranditore; la questione dell’annerimento della carta fotografica corrisponde esattamente, in questo caso, alla variazione dell’intensità dell’immagine proiettata in relazione alla variazione della distanza dello schermo dalla lavagna. Gli allievi dovranno prendere familiarità con il fatto geometrico che sta alla base del processo di ingrandimento, che verrà in seguito chiamato omotetia (in questo caso inversa). Gli studenti, sperimentando, scopriranno che il rapporto tra le aree delle due figure, quella piccola e quella ingrandita, sarà uguale al quadrato del rapporto tra le rispettive altezze della colonna dell’ingranditore. Analogamente, il rapporto tra i tempi di esposizione è legato all’energia dell’onda luminosa che si propaga distribuendosi uniformemente su superfici sferiche, quindi è nuovamente uguale al quadrato del rapporto tra le rispettive altezze della colonna dell’ingranditore. L’attività sarà guidata dalla scheda allegata (S2) che i gruppi useranno sia durante la fase pratica, svolta a turni, che in preparazione di questa nell’attesa del proprio turno e in seguito per l’analisi dei dati. Le misurazioni dell’altezza della colonna dell’ingranditore verranno fatte con il metro flessibile: più precisamente andrà misurata la distanza tra l’obiettivo dell’ingranditore e il piano di appoggio (dove si porrà la carta fotografica); ci si potrà limitare ad una precisione di mezzo centimetro. Per misurare il tempo di esposizione sarà sufficiente una precisione al secondo. Gli studenti saranno chiamati ad eseguire delle verifiche delle loro congetture, provando a variare l’area di stampa e modificando di conseguenza l’altezza della colonna dell’ingranditore. Tutti i valori dovranno essere annotati. Una seconda serie di misurazioni andrà fatta per determinare il corretto tempo di esposizione negli ingrandimenti. L’immagine (o un suo dettaglio) sarà stampato diverse volte con tempi diversi (per esempio intervallati da 2 o 3 secondi) e, alla fine, si giudicherà quale delle stampe effettuate sarà più vicina (come tonalità di grigi) alla stampa di prova. Si lascia al singolo docente la semplice modifica dell’attività e della corrispondente scheda qualora si utilizzi la lavagna luminosa. 99 Fase 3: La misura della piramide da parte di Talete Esistono diverse tecniche di misura che sfruttano la similitudine. Senza spiegare ancora il concetto di similitudine, si affronta l’omotetia ancora una volta in modo intuitivo attraverso una attività di gruppo guidata, di tipo problematico, in cui si chiede di misurare con le ombre la lunghezza di oggetti come le cannucce seguendo l’aneddoto che riferisce dell’analoga misura di Talete. Alla classe viene presentato l’aneddoto nella seguente forma: “Talete partì da Mileto, un giorno d’estate, su una nave diretta in Egitto. Si imbarcò poi su una feluca che risaliva il Nilo e, dopo un viaggio di alcuni giorni, giunse a vedere le piramidi … Man mano che si avvicinava alla piramide di Cheope i suoi passi diventavano sempre più lenti come se quella piramide, in ragione della sua massa, riuscisse a rallentare la sua avanzata … Quel monumento volutamente smisurato rappresentava una sfida per Talete. Pensò: ‘Se la mia mano non può effettuare la misurazione, lo farà il mio pensiero’. Osservò la propria ombra, quindi guardò il sole con aria di complicità: aveva trovato il suo alleato! Si sdraiò per terra e fece due segni sulla sabbia, uno con la testa e l’altro con i piedi quindi si alzò e tracciò una linea tra i due segni. Poi disse al fellah ( contadino della valle del Nilo) che lo accompagnava: ‘Ora mi metterò in piedi in una estremità di questa linea ed aspetterò che la mia ombra sia altrettanto lunga. Quando ciò accadrà tu correrai a segnare il punto in cui arriverà l’ombra della piramide perché ….’” [Tratto dal “Teorema del pappagallo “ di D Gjedj ed. Longanesi] Lasciato in sospeso il racconto ai gruppi, formati da 3 o 4 studenti, viene fornita la scheda di attività allegata (S3) che li guida a riflettere sull’aneddoto e ad eseguire la misura della lunghezza di una cannuccia mediante il confronto tra le ombre che questa e un’altra più corta proiettano sul banco. Fase 4: Sistemazione teorica del concetto di omotetia Analizzato ampiamente dal punto di vista pratico, il concetto di omotetia (e degli invarianti di tale trasformazione) viene formalizzato attraverso una trattazione teorica del docente che, mentre sistema l’argomento in modo rigoroso, stimola comunque gli studenti attraverso domande appropriate. Vengono discussi il teorema di Talete e le sue applicazioni, la definizione di omotetia e alcune esemplificazioni notevoli. Fase 5: Valutazione intermedia – La misura con uno specchio Per verificare l’apprendimento degli studenti fino a questo punto, e quindi predisporre le necessarie attività correttive, è necessario somministrare una prova di valutazione nella quale gli studenti sono invitati ad affrontare un problema simile ma nuovo: la progettazione di un esperimento di misura dell’altezza di un albero mediante uno specchio, sfruttando il concetto di omotetia. 100 Ai gruppi di 2 studenti viene presentata la scheda allegata (S4), in cui sono specificate le richieste, e sono lasciati liberi di trovare una soluzione entro un tempo limite di mezz’ora. Nella mezz’ora successiva, dopo aver ritirato gli elaborati, si procederà alla distribuzione della scheda seguente (S5) che riporta una traccia di soluzione da completare, in modo che gli studenti abbiano un ritorno immediato su quali erano i ragionamenti da mettere in atto per ottenere il risultato richiesto qualora non fossero riusciti autonomamente. L’esito della prova potrà essere usato a discrezione del docente sia come elemento di valutazione effettivo che come semplice indicatore dell’apprendimento. L’insegnante propone alla classe la realizzazione effettiva della misura a scuola o a casa a seconda delle esigenze e delle possibilità. Fase 6: Teoria – La similitudine A questo punto si introduce, con la stessa modalità della fase 4, il concetto di similitudine come composizione di una omotetia con una isometria, si studiano le proprietà della trasformazione (invarianti), si trattano i criteri di similitudine dei triangoli, si possono discutere e/o (ri)dimostrare i teoremi di Euclide, si discute la similitudine nei poligoni (compresi il perimetro e l’area di poligoni simili) e l’applicazione della similitudine alla circonferenza (teoremi delle corde e delle secanti). Fase 7: La definizione di forma Finalmente il cerchio si chiude: sono disponibili tutti gli strumenti per definire dal punto di vista matematico il concetto di forma – la classe di equivalenza delle figure simili tra loro. In questa ultima fase, prima della valutazione finale, si può ridiscutere quanto è emerso nella prima alla luce di ciò che è stato appreso, permettendo così una valutazione critica da parte di tutti sul percorso realizzato. Fase 8: Valutazione finale La valutazione finale dell’intero modulo coinvolge singolarmente ogni studente attraverso la somministrazione di una prova scritta preparata dal docente. Ovviamente sono utilizzabili tutti gli strumenti di valutazione esistenti. Fase 9: Certificazione delle competenze Si prevede anche una successiva fase di certificazione delle competenze acquisite mediante la somministrazione di una prova in cui si evidenzino pure le capacità progettuali degli studenti: la discussione di una situazione reale o realistica, eventualmente affiancata da una prova pratica di applicazione della soluzione trovata . Valutazione degli allievi Per quanto riguarda la valutazione degli allievi si faccia riferimento alle corrispondenti fasi individuate in precedenza e alle schede allegate. 101 Spunti per possibili approfondimenti Dato che le possibilità di applicazione delle similitudini sono ampie, esistono numerose attività di approfondimento che non possono essere prese in considerazione esaurientemente in questo ambito. Si esemplificano due attività, la prima è legata all’arte mentre la seconda costituisce un ponte di collegamento con la geometria solida che si affronterà nel prosieguo degli studi. La sezione aurea e il rettangolo aureo: un’applicazione della similitudine. Per introdurre la sezione aurea si può partire di un rettangolo e ritagliare da esso un quadrato. Se il rettangolo “rimasto” è simile a quello di partenza allora quello iniziale è detto “aureo”. Per ragioni misteriose viene considerato il rettangolo più “bello”, da cui il largo impiego in architettura e nell’arte come testimoniano per esempio le strutture del Partenone di Atene o dell’Arco di Costantino a Roma, anche se attualmente siamo più abituati al formato A4 invece che al rettangolo aureo. Il rapporto tra il lato maggiore e il lato minore di questo rettangolo si dice “rapporto aureo” (in inglese, “golden ratio”; in francese “nombre d’or”). Il rapporto aureo di solito è indicato con la lettera greca tau . Il matematico Luca Pacioli (circa 14451509) ha chiamato tale rapporto divina proportione e, ispirato da Piero della Francesca (circa 1416 - 1492), ha scritto su di esso un trattato dal titolo De divina proportione (1509). La costruzione della sezione aurea di un segmento AB è la seguente: • • • • • • si traccia la perpendicolare ad AB per B; si prende il punto O in modo che OB sia la metà di AB; si traccia la circonferenza di centro O e raggio OB; si congiunge O con A; si interseca OA con la circonferenza e si trova il punto C; si riporta OC su AB, trovando il punto P. La sezione aurea di AB è AP. Nella figura a lato è rappresentata la costruzione di un rettangolo aureo a partire da un quadrato iniziale di lato AB (costruzione detta di Leon Battista Alberti, 1404-1472). Considerato il quadrato di lato AB, si individua il punto medio M di AB. Con apertura del compasso AB, si riporta a partire da M il segmento MC sul prolungamento di AB dalla parte di B, ottenendo il punto E. La costruzione precedente della sezione aurea si trova negli Elementi di Euclide e rappresenta la soluzione geometrica della equazione ottenuta dalla proporzione = a : x x : (a − x) , x 2 = a(a − x ) la quale esprime la similitudine tra il rettangolo di partenza (di lato maggiore a) e quello che rimane togliendo un quadrato (di lato x). Se poniamo a =1, si ottiene l’equazione quadratica x 2 + x − 1 =0 la cui radice positiva è il numero cercato 102 5 −1 . 2 x= Un rettangolo in cui il lato minore sia la sezione aurea dell’altro lato si chiama “rettangolo aureo”. Il rapporto a/x del rettangolo aureo è il numero: 5 +1 ≈ 1, 61803398 2 = τ quindi x = 1 τ . 1 x Dall’equazione x 2 + x − 1 = 0 si ottiene x 2 + x = 1 , ovvero (posto x ≠ 0 ) x + 1 = che fornisce la notevole proprietà 1+ 1 τ = τ Moltiplicando questa uguaglianza per τ si ottiene τ + 1 = τ 2 e ancora τ 2 +τ = τ3 τ 3 +τ 2 = τ4 cioè ogni potenza ad esponente intero di τ è somma delle due potenze precedenti. Qui osserviamo una proprietà che “assomiglia” a quella che definisce la celebre successione dei numeri di Fibonacci: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, . Con sorpresa si scopre che in realtà vi è un legame più stretto con questa successione e si può anche fare osservare, mediante una esplorazione numerica, che il rapporto tra due numeri di Fibonacci successivi tende, al crescere di n, al rapporto aureo. La discussione può essere ulteriormente approfondita prendendo in considerazione un altro tipo di formato rettangolare. Con la grande diffusione delle stampanti e delle fotocopiatrici, siamo abituati al foglio A4; ma qual è la storia del foglio A4 e, soprattutto, perché si usa un tale formato di carta piuttosto di altri? Un foglio A4 è un rettangolo costruito in modo che piegandolo a metà rispetto al lato maggiore si ottiene un altro rettangolo simile a quello di partenza che viene indicato come foglio A5. Se si raddoppia un foglio A4, affiancandone due per il lato più lungo, si ottiene il foglio A3 Simile al foglio A4. Chiamato a il lato maggiore e x il lato minore di un rettangolo, si vuole determinare il rapporto tra a e x in modo che piegando il foglio secondo la linea tratteggiata della figura a lato si ottenga un rettangolo simile a quello dato. Ciò si traduce nella seguente proporzione: a:x = x: Da cui si ottiene che x = a a 2 2 2 Quindi in un foglio A4 il rapporto tra i lati dovrebbe essere 2 . Calcolando il rapporto tra le 103 lunghezze dei lati (297 mm x 210 mm) si ottiene: 1, 4142857 che è un’approssimazione di 2 con quattro cifre decimali esatte, 2 = 1, 414213562373 . Il foglio A3 ha per dimensioni 297 mm e 420 mm. Ottica geometrica: la fisica delle lenti sottili, la deformazione prospettica nelle foto e nella percezione e lo sfruttamento per la misura Avendo svolto l’attività di laboratorio a. indicata precedentemente nella fase 2, può sorgere la curiosità di sapere a cosa sia dovuto l’effetto della prospettiva nelle fotografie di un palazzo prese da vicino e nella percezione stessa che ciascuno di noi ha quando osserva un oggetto molto alto da vicino. È interessante far osservare agli alunni che alcuni scultori (per esempio …) hanno considerato tale fenomeno nella realizzazione delle loro opere, rendendole volutamente sproporzionate in modo tale, però, che l’osservatore le percepisca ben fatte. La spiegazione si ricava dalla fisica delle lenti sottili, dopotutto sia gli obiettivi fotografici che i nostri occhi usano proprio le lenti per focalizzare. Brevemente, un raggio luminoso parallelo all’asse ottico che colpisce la superficie della lente viene deflesso in modo da attraversare il fuoco situato dalla parte opposta quando fuoriesce dalla lente e viceversa. Se invece il raggio passa per il centro della lente allora prosegue senza essere deviato. La figura a pagina seguente illustra il meccanismo e permette di ricavare, attraverso l’uso della similitudine tra i diversi triangoli coinvolti, la relazione tra fattore di ingrandimento e distanza dell’oggetto dalla lente. A D B F C F ′ B′ E A′ Esplicitamente: ABC è simile a A′B′C e quindi AB : BC = A′B′ : B′C ′ . Nella pratica si può approssimare assumendo che l’immagine si formi essenzialmente su un piano che passa per il fuoco F ′ , quindi il rapporto d’ingrandimento è = i A′B′ B′C f , = = AB BC d dove f è la distanza focale della lente e d è la distanza dell’oggetto dalla stessa. La larghezza di un oggetto è quindi inversamente proporzionale alla distanza dalla lente, così ad esempio i binari ferroviari appaiono avvicinarsi man mano che si allontanano da noi 104 Si può anche spiegare facilmente il motivo per il quale i binari appaiono comunque rettilinei anziché di forma iperbolica come la proporzionalità inversa sembrerebbe suggerire: fissiamo un sistema di riferimento nella foto che ha per origine il punto in cui convergono i binari. Dal punto di vista della geometria solida tale punto è la proiezione sul piano dello sfondo della semiretta che rappresenta lo sguardo dell’osservatore (umano o meccanico che sia), e questa semiretta ha una distanza fissata h dal piano dei binari (sono paralleli). Il binario di sinistra si trovi a distanza l rispetto alla proiezione sul piano di base dell’occhio dell’osservatore. Allora il generico punto del binario che si trova a distanza d dall’occhio dell’osservatore ha coordinate f f e y =− h ⋅ d d h e quindi appartiene alla retta di equazione y= ⋅ x . Un discorso analogo vale per l x =−l ⋅ l’altro binario. Ciò detto risulta anche possibile determinare l’altezza di un edificio a partire dall’esame di una foto che presenta il fenomeno della prospettiva. La larghezza l nella foto di una sezione posta ad una data altezza permette di calcolare l’altezza della sezione stessa se si conoscono la distanza focale f dell’obiettivo, la larghezza reale L e la distanza d dell’osservatore dalla base dell’edificio: f⋅ L l d è sufficiente usare il teorema di Pitagora. Se non si conoscesse la distanza focale sarebbe comunque possibile calcolare l’altezza di un edificio a forma di parallelepipedo: basterebbe includere nella foto anche la base dell’edificio così, con notazione analoga, si avrebbe f= d ⋅ lbase Lbase Si potrebbe a questo punto ripetere l’esperimento fotografico di misura effettuato nella fase 2 senza preoccuparsi più di eventuali fenomeni prospettici, o si potrebbe sfruttare il fenomeno per calcolare la lunghezza di una strada dalla misura di una foto. 105 Appendici: Schede studenti La fotografia come strumento di misura Classe: _______________ Data:_______________ S1 Studente:________________________ Studente:________________________ Studente:________________________ Edificio da misurare celto:_________________________________________________________ Motivazione della scelta: Nel fotografare l’edificio è necessario prendere delle precauzioni opportune affinché l’immagine nella foto abbia la stessa forma dell’soggetto fotografato. Quali sono le considerazioni fatte prima di fotografare e gli accorgimenti presi per assicurare la buona riuscita della misura? Macchina fotografica utilizzata:_____________________________________________________ Larghezza della facciata dell’edificio fotografata:_______________________________________ Larghezza misurata sulla fotografia:_________________________________________________ Altezza stimata dell’edificio:________________________________________________________ 106 L’ingranditore fotografico Classe: _______________ Data:_______________ S2 Studente:________________________ Studente:________________________ Studente:________________________ a. L’ingrandimento Sistemate la testa dell’ingranditore alla posizione più elevata in modo che la proiezione del negativo sia completamente contenuta nel foglio di carta da stampa. A che altezza si trova l’obiettivo dalla base? ___________________________________________ Che dimensioni ha la proiezione del negativo? _________________________________________ Spostate la testa dell’ingranditore in modo che le dimensioni della proiezione dimezzino, diventino un terzo, diventino un quarto e registrate le corrispondenti altezze dell’obiettivo: • dimensioni dimezzate: h = ____________ • dimensioni divise per 3: h = ____________ • dimensioni divise per 4: h = ____________ Che relazione c’è tra le dimensioni lineari della proiezione e l’altezza dell’obiettivo? Quali sono le proprietà della foto che rimangono invariate nei processi di ingrandimento e riduzione? A che altezza deve trovarsi l’obiettivo in modo che l’area della proiezione sia doppia o tripla rispetto a quella dell’ultima fra le precedenti situazioni? Giustificate la risposta e verificate la correttezza con l’ingranditore. Segue 107 S2 b. L’esposizione L’annerimento della carta da stampa dipende da quanta luce colpisce ogni suo punto, quindi dal tempo di esposizione: in effetti la quantità di energia assorbita dalla carta è direttamente proporzionale inversamente proporzionale alla durata dell’esposizione perché …… Che relazione c’è invece tra l’ingrandimento ed il tempo di esposizione? Le vostre opinioni. Se raddoppiano le dimensioni lineari della proiezione quanta luce colpisce una stessa zona (quindi con la stessa area!) della carta fotografica? Giustificare la risposta. Quindi il tempo necessario affinché il grado di annerimento sia lo stesso è ……. L’esperimento. Dopo aver preso nota del tempo di esposizione utilizzato per stampare una foto, stampate foto di area doppia con tempi di esposizione diversi, intervallati da 2 o 3 secondi l’uno dall’altro. A quale tempo di esposizione corrisponde la foto con le tonalità di grigi più vicine a quelle della foto più piccola? Questo risultato concorda con l’analisi che avete fatto precedentemente? In caso negativo, come potete spiegare il risultato osservato? In conclusione, se la superficie della foto viene ingrandita di un fattore n il tempo di esposizione deve essere moltiplicato per un fattore uguale a _________________. 108 La misura di Talete Classe: _______________ Data:_______________ S3 Studente:________________________ Studente:________________________ Studente:________________________ Secondo voi Talete riuscì a dire quanto era alta la piramide? Perché? Ora provate voi: la cannuccia lunga (AB) rappresenta la piramide, la cannuccia corta ( A′B′ ) rappresenta invece l’altezza di Talete. C’è un solo problema: non potete aspettare, come Talete, che l’ombra e l’oggetto siano della stessa lunghezza! La situazione è illustrata nel disegno: notate che i raggi del Sole (r), che è molto lontano, arrivano a colpire la superficie dalla Terra praticamente paralleli tra loro, perciò l’angolo in P e l’angolo in P′ sono tra loro __________________. Completate con le misure ed eseguite i calcoli richiesti: r r B′ B A P A′ Altezza della 1° cannuccia: AB = ________ P′ Ombra proiettata: AP = ________________ Altezza della 2° cannuccia: A′B′ = ______ Ombra proiettata: A′P′ = ______________ Calcolo AB : AP = __________ Calcolo A′B′ : A′P′ = __________ Che cosa notate osservando i risultati dei due calcoli? In base alle risposte date finora, provate a scrivere sul retro della scheda una regola che permetta, conoscendo le misure di A′B′ , A′P′ e AP, di trovare la lunghezza di AB (cioè l’altezza della piramide) senza poterla misurare direttamente e senza dover aspettare per forza l’ora in cui gli oggetti proiettano un’ombra pari alla loro altezza. A proposito: che ampiezza ha l’angolo tra i raggi del sole e il terreno (angolo in P) quando gli oggetti proiettano un’ombra pari alla loro altezza? 109 Prova di valutazione intermedia Classe: _______________ Data:_______________ S4 Studente:________________________ Studente:________________________ Tempo a disposizione: 30 minuti Dovete misurare l’altezza di un albero molto grande disponendo solo di un decametro e di uno specchio ma non potete raggiungere la sua cima. Alla luce di quanto è stato discusso in questo periodo sulle omotetie ideate un procedimento adatto o soddisfare la richiesta e descrivetelo qui sotto motivando ogni vostra scelta. Quali figure geometriche possono aiutarvi a ottenere la misura? Il procedimento di misura è il seguente (con spiegazione): Spazio disponibile per eventuali illustrazioni: 110 La misura con uno specchio Classe: _______________ Data:_______________ S5 Studente:________________________ Studente:________________________ Dopo aver individuato l’albero/palo/edificio da misurare e deciso chi fa il protagonista e chi l’aiutante: 1. Sistemate lo specchio a terra tra il protagonista e l’albero (come nella figura) 2. Il protagonista indietreggia dallo specchio finché non riesce a vedere, riflessa nello specchio, la cima dell’albero 3. Misurate la distanza tra i suoi piedi e la cima dell’albero riflesso nello specchio 4. Misurate la distanza tra la cima dell’albero riflesso nello specchio e i piedi dell’albero 5. Misurate l’altezza del protagonista 6. Ricordando che quando il protagonista vede l’immagine di un oggetto riflesso in uno specchio si formano due angoli uguali (gli angoli 1 e 2 della figura), chiamati angolo d’incidenza e di riflessione,completate il disegno con le lettere ed esplicitate i calcoli necessari per fornire la risposta. Come sono i triangoli che vedete nel disegno? L’albero/il palo/l’edificio è alto _____________ 111