05/04/2011 I Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento (DSA) Con l’acronimo DSA ci si riferisce ai disturbi delle abilità scolastiche, e in particolare a: DISLESSIA, DISORTOGRAFIA, DISGRAFIA, e DISCALCULIA. Si definiscono specifici in quanto dovrebbero interessare uno specifico dominio di abilità, in modo significativo ma circoscritto, non intaccando il funzionamento cognitivo generale. I dati epidemiologici sono estremamente eterogenei e variano da 2-12% a seconda dei criteri diagnostici adottati (inclusività vs esclusività), degli strumenti diagnostici utilizzati e all’età della casistica considerata. Un’altra considerazione riguarda la differente prevalenza del disturbo della lettura in differenti Paesi. 1 05/04/2011 QUANTO è SPECIFICO IL DSA? DECIFRAZIONE COMPRENSIONE DEL TESTO LETTURA COGNIZIONE NUMERICA CALCOLO SOLUZIONE DEI PROBLEMI CALCOLO ? GRAFOMOTRICITA’ SCRITTURA ORTOGRAFIA ABILITA’ TESTUALI la comorbilita’ è più la regola che l’eccezione: tra DSA, con DSL 16-25% (Catts e coll, 2005), con DCD (Haslun e Miles, 2007); con psicopatologia (ADHD; ansia, depressione, DC). 2 05/04/2011 DSA: CONSIDERAZIONI TEORICHE E RIFLESSIONI CLINICHE Ipotesi monocausale Ipotesi multifattoriale Un profilo neurocognitivo (una dislessia/un DCD) Diversi profili neurocognitivi (diverse dislessie/diversi DCD) Che processi potenziare? Che strategie di compenso sviluppare? Quali sono le ricadute dell’allenamento su altri domini cognitivi? PROFILO NEUROPSICO LOGICO? COMORBIDIT A’? DIAGNOSI ACCURATA = INTERVENTO MIRATO 3 05/04/2011 FATTORI DI RISCHIO SOCIOAMBIENTALI: LIVELLO SOCIOECONOMICO BASSO E BASSA ISTRUZIONE MATERNA (Carroll e coll., 2005). FAMILIARITA’ PER LETTURA E SCRITTURA IN Età PRESCOLARE (Lyytinen e coll., 2004): Riconoscimento di lettere; Correlano con Consapevolezza fonologica; correttezza piuttosto Denominazione rapida automatizzata che velocità (a 8 anni) Ritardo nello sviluppo motorio Correla con maggiori difficoltà nell’apprendimento del codice scritto Pregresso DSL Elaborazione fonologica e consapevolezza fonologica (Snowling, 2001; Tressoldi e coll., 1993) 4 05/04/2011 E’ POSSIBILE INTERVENIRE PRECOCEMENTE IN BAMBINI AD ALTO RISCHIO ED EVITARE LA COMPARSA DI UN DSA? TRATTAMENTO METAFONOLOGICO INTENSIVO DURANTE SCUOLA INFANZIA IN GRUPPO DI BAMBINI A RISCHIO (Heath e Hogben; 2004): 3 gruppi: (a) bambini a rischio trattati; (b) bamnini a rischio non trattati; (c ) bambini non a rischio. Gruppo (a) a distanza di 7 anni era migliore del gruppo (b), ma comunque perggiore di gruppo (c) . Intervento su un fattore di rischio PUÒ RIDURRE l’entità del DSA MA NON LO ANNULLA Genesi del DSA è multifattoriale 5 05/04/2011 LA TUTELA DEI DSA NEL PERCORSO SCOLASTICO: LA LEGGE 170 (OTTOBRE 2010) FINALITA' a) garantire il diritto all'istruzione; b) favorire il successo scolastico, anche attraverso misure didattiche di supporto, garantire una formazione adeguata e promuovere lo sviluppo delle potenzialita'; c) ridurre i disagi relazionali ed emozionali; d) adottare forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessita' formative degli studenti; e) preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori nei confronti delle problematiche legate ai DSA; f) favorire la diagnosi precoce e percorsi didattici riabilitativi; g) incrementare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante il percorso di istruzione e di formazione; h) assicurare eguali opportunita' di sviluppo delle capacita' in ambito sociale e professionale. 6 05/04/2011 LA TUTELA DEI DSA NEL PERCORSO SCOLASTICO: LA LEGGE 170 (OTTOBRE 2010) La diagnosi dei DSA edeve essere effettuata nell'ambito dei trattamenti specialistici gia' assicurati dal Servizio sanitario nazionale a legislazione vigente ed e' comunicata dalla famiglia alla scuola di appartenenza dello studente. … E' compito delle scuole (di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell'infanzia), attivare, previa apposita comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi, idonei ad individuare i casi sospetti di DSA degli studenti, sulla base dei protocolli regionali di cui all'articolo 7, comma 1. L'esito di tali attivita' non costituisce, comunque, una diagnosi di DSA. 7 05/04/2011 DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO DELLA LETTURA 8 05/04/2011 OVERVIEW • • • • • • COS’E’ LA LETTURA? MODELLI DI STUDIO DELL’ACQUISIZIONE DELLA LETTURA. COS’E’ LA DISLESSIA, A COSA E’ DOVUTA ? COME CAMBIA IL FENOTIPO DEL DISLESSICO DURANTE LA CRESCITA? COME SI VALUTA LA DISLESSIA? COSA FARE CON IL BAMBINO DISLESSICO? • PROMOZIONE DEI PREREQUISITI • TRATTAMENTI RI/ABILITATIVI LA GESTIONE DEL BAMBINO DISLESSICO IN CLASSE: - INDICAZIONI MINISTERIALI; - STRUMENTI COMPENSATIVI E DISPENSATIVI 9 05/04/2011 LETTURA Funzione attraverso cui acquisiamo gran parte delle nostre conoscenze nel corso della vita. DECODIFICA: capacità di denominare le parole di un testo In modo corretto e veloce LETTURA COMPRENSIONE: capacità di rappresentarsi il contenuto di ciò che si legge 10 05/04/2011 LETTURA DECIFRATIVA COSA SUCCEDE QUANDO DECODIFICHIAMO UN TESTO SCRITTO? PUNTO DI VISTA NEUROPSICOLOGICO: Quali sono i processi cognitivi attivi quando leggiamo? Informazioni derivano dagli studi su pazienti con lesioni cerebrali PUNTO DI VISTA EVOLUTIVO: Quali sono le fasi di apprendimento della lettura? Informazioni derivano dall’osservazione del comportamento dei bambini in diverse fasce d’età 11 05/04/2011 MODELLO NEUROPSICOLOGICO (Coltheart, 1981) • Modello a doppia via Due vie sono coinvolte nell’elaborazione di una stringa di lettere: una via lessicale, che mappa le caratteristiche ortografiche di una stringa di lettere direttamente nella corrispondente rappresentazione lessicale, ed una via non lessicale che transcodifica le caratteristiche ortografiche di una stringa di lettere nel codice fonologico. 12 05/04/2011 MODELLO DI LETTURA A DUE VIE STIMOLO VERBALE VISIVO a) Via lessicale-semantica: permette di leggere e capire le parole scritte; ANALISI VISIVA RICONOSCIMENT DELLE LETTERE LESSICO VISIVO D’ENTRATA SISTEMA SEMANTICO LESSICO FONOLOGICO D’USCITA IDENTIFICAZIONE DELLE LETTERE CONVERSIONE GRAFEMA-FONEMA b) Via lessicale-fonologica: permette di leggere parole conosciute senza passare per il sistema semantico; c) Via non lessicale: permette di leggere parole nuove o non parole attraverso conversione diretta BUFFER FONEMICO PRODUZIONE ORALE 13 05/04/2011 DISLESSIA FONOLOGICA STIMOLO VERBALE VISIVO SISTEMA DI ANALISI VISIVA LESSICO VISIVO D’ENTRATA SISTEMA SEMANTICO LESSICO FONOLOGICO D’USCITA BUFFER FONEMICO CONVERSIONE GRAFEMA-FONEMA Il paziente non è in grado di leggere le NON parole mentre legge le parole note PRODUZIONE ORALE 14 05/04/2011 DISLESSIA SUPERFICIALE STIMOLO VERBALE VISIVO SISTEMA DI ANALISI VISIVA LESSICO VISIVO D’ENTRATA SISTEMA SEMANTICO LESSICO FONOLOGICO D’USCITA BUFFER FONEMICO CONVERSIONE GRAFEMA-FONEMA Il paziente non è in grado di leggere le parole irregolari (o accentate in modo irregolare macchina vs tacchina) PRODUZIONE ORALE 15 05/04/2011 IPERLESSIA STIMOLO VERBALE VISIVO SISTEMA DI ANALISI VISIVA LESSICO VISIVO D’ENTRATA SISTEMA SEMANTICO LESSICO FONOLOGICO D’USCITA BUFFER FONEMICO CONVERSIONE GRAFEMA-FONEMA Il paziente non è in grado comprendere ma legge parole e non parole correttamente PRODUZIONE ORALE 16 05/04/2011 DISLESSIA PROFONDA STIMOLO VERBALE VISIVO cuore SISTEMA DI ANALISI VISIVA LESSICO VISIVO D’ENTRATA SISTEMA SEMANTICO LESSICO FONOLOGICO D’USCITA BUFFER FONEMICO CONVERSIONE GRAFEMA-FONEMA Il paziente non è in grado di leggere le non PAROLE Il paziente produce paralessie semantiche PRODUZIONE ORALE <CUORE> 17 05/04/2011 MODELLO EVOLUTIVO (Frith, 1985) • Modello stadiale L’acquisizione della lettura si ottiene attraverso quattro fasi. L’acquisizione della lettura avviene in modo gerarchico: pertanto l’acquisizione delle competenze a ciascun livello è prerequisito per raggiungere il livello successivo. 18 05/04/2011 APPRENDIMENTO DELLA LETTURA LETTURA SCRITTURA STADIO LOGOGRAFICO STADIO LOGOGRAFICO accesso visivo al significato della parola STADIO ALFABETICO STADIO ALFABETICO a. conversione segno-suono STADIO ORTOGRAFICO STADIO ORTOGRAFICO a. procedure lessicali dirette STADIO LESSICALE STADIO LESSICALE automatizzazione della lettura 19 05/04/2011 STADIO LOGOGRAFICO LETTURA SCRITTURA STADIO LOGOGRAFICO STADIO LOGOGRAFICO STADIO ALFABETICO STADIO ALFABETICO STADIO ORTOGRAFICO STADIO ORTOGRAFICO STADIO LESSICALE STADIO LESSICALE Età prescolare. b.ni riconoscono alcune parole attraverso alcuni indizi percettivi salienti (lunghezza, alcune lettere trigger). E’ un processo associativo : non implica la conoscenza e l’applicazione del sistema alfabetico e non è basato sul suono. 20 05/04/2011 STADIO ALFABETICO LETTURA SCRITTURA STADIO LOGOGRAFICO STADIO LOGOGRAFICO STADIO ALFABETICO STADIO ALFABETICO STADIO ORTOGRAFICO STADIO ORTOGRAFICO STADIO LESSICALE STADIO LESSICALE Primi anni scolarizzazione. B.ni apprendono le regole che permettono di isolare i costituenti della parola (fonemi) e di mapparli nella corrispondente forma ortografica. Questo permette loro di leggere un numero infinito di parole (applicando un numero finito di regole). VIA FONOLOGICA E’ un processo analitico sequenziale e implica la consapevolezza fonologica 21 05/04/2011 STADIO ORTOGRAFICO LETTURA SCRITTURA STADIO LOGOGRAFICO STADIO LOGOGRAFICO STADIO ALFABETICO STADIO ALFABETICO STADIO ORTOGRAFICO STADIO ORTOGRAFICO STADIO LESSICALE STADIO LESSICALE Fine primo ciclo scuola primaria. B.ni apprendono regole di riconoscimento di costituenti sillabici (morfemi). L’analisi della parola è rapida e fatta sulla base del riconoscimento di unità ortografiche astratte invece che attraverso la ricodificazione fonologica. ACCESSO ALLA VIA LESSICALE E’ un processo analitico implica la mappatura di unità morfemiche nel lessico ortografico visivo. 22 05/04/2011 STADIO LESICALE LETTURA SCRITTURA STADIO LOGOGRAFICO STADIO LOGOGRAFICO STADIO ALFABETICO STADIO ALFABETICO STADIO ORTOGRAFICO STADIO ORTOGRAFICO STADIO LESSICALE STADIO LESSICALE Stadio del lettore esperto: si forma il magazzino lessicale per cui le parole già note vengono lette accedendo direttamente alla forma fonologica della parola. VIA LESSICALE (parole note) VIA FONOLOGICA (non parole) 23 05/04/2011 COS’E’ LA DISLESSIA? • è un disturbo specifico di origine costituzionale (neurobiologica); • le difficoltà nella decodifica di parole scritte NON sono dovute a deficit cognitivi e/o sensoriali, a difficoltà emotive e relazionali, a non adeguata esposizione scolastica; • si manifesta con gradi variabili di difficoltà e con differente espressività durante lo sviluppo. E’ UN DISTURBO CHE PERSISTE NELL’ARCO DELLA VITA DELL’INDIVIDUO CON CONSEGUENZE CHE RIGUARDANO NON SOLO GLI ASPETTI DI PRESTAZIONE MA IL BENESSERE PSICOLOGICO DELLA PERSONA 24 05/04/2011 PATOLOGIA DELLA LETTURA DECIFRATIVA: LA DISLESSIA EVOLUTIVA Definizione ICD-10: ‘Il disturbo comprende una specifica e significativa compromissione nello sviluppo delle capacità di lettura che non è solamente spiegata dall’età mentale, da problemi di acuità visiva o da inadeguata istruzione scolastica.’ • Compromissione significativa e persistente della funzione interessata. • Capacità intellettive nella norma (entro 1ds; >85) • Assenza di deficit sensoriali • Assenza di danno neurologico • Assenza di disturbi relazionali (primari) • Presenza di normali opportunità educative RACCOMANDAZIONI CONSENSUS CONFERENCE SUGGERISCONO A TAL PROPOSITO DI UTILIZZARE IL CRITERIO DI DISCREPANZA RISPETTO Età O SCOLARITA’ 25 05/04/2011 PATOLOGIA DELLA LETTURA DECIFRATIVA: LA DISLESSIA EVOLUTIVA Incidenza: 3-5% popolazione italiana (Stella, 1999) Spesso un familiare ha avuto difficoltà simili Spesso segue un pregresso disturbo del linguaggio Caratteristiche associate: A volte sono presenti: •Difficoltà ortografiche nella scrittura - difficoltà di comprensione del testo •Difficoltà col sistema dei numeri e del calcolo - difficoltà nel linguaggio orale -instabilità motoria e disturbi di attenzione 26 05/04/2011 TRATTI CARATTERISTICI LETTURA LENTA E STENTATA PRESENZA SUPERIORE ALLA NORMA DI ERRORI: SOSTITUZIONI: Lettere visivamente simili ma orientate diversamente: : d-b-p-q, u-n, a-e Lettere fonologicamente simili: V-F, G-C, B-P, D-T OMISSIONI (DOPPIE): DETO/DETTO INSERIMENTI: SPERATO/SPERPERATO INVERSIONI: Di sillabe: POMODORO-PODOMORO Di lettere: CAPRA/CARPA LESSICALIZZAZIONI: binca-bianca 27 05/04/2011 L’ESPRESSIVITÀ DEL DE NELLO SVILUPPO L’APPRENDIMENTO DELLA DECODIFICA: (difficile diagnosi) difficoltà a compiere operazioni di analisi e sintesi fonologica in lettura, nelle prime fasi di acquisizione della lingua scritta. La difficoltà può riguardare: I) il riconoscimento visivo delle lettere (faticoso e impreciso); II) la lentezza delle operazioni di transcodifica segno-suono; III) difficoltà a realizzare la sintesi fonemica. Una caratteristica del DE nelle prime fasi è la sua pervasività. Ossia la sua diffusione nelle tre aree: lettura, scrittura e calcolo. La difficoltà sembra riguardare i processi di decodifica in generale (segni scritti, linguaggio verbale e aritmetico). 28 05/04/2011 L’ESPRESSIVITÀ DEL DE NELLO SVILUPPO AUTOMATIZZAZIONE DELLE PROCEDURE: i bambini con DE faticano ad automatizzare i processi di transcodifica, ossia a raggiungere una vera fluidità nella lettura (anche nei bambini che non hanno mostrato gravi difficoltà nelle fasi iniziali). Nel compito di lettura si osservano pattern differenti: - strategia linguistica: lettura rapida ma inaccurata (errori dovuti a meccanismi di anticipazione). Conseguenti sostituzioni di parole o parti di parole (es. luglio vs. lungo). - una strategia lettera-per-lettera: la lettura è molto più lenta e stentata, ma meno inaccurata nell’analisi dei singoli elementi. Vantaggio prognostico per la prima condizione, a causa di un sovraccarico nella memoria fonologica nel secondo caso. 29 05/04/2011 L’ESPRESSIVITÀ DEL DE NELLO SVILUPPO LA STABILIZZAZIONE DELLE PROCEDURE E IL LORO IMPIEGO IN COMPITI COGNITIVI COMPLESSI (COMPRENSIONE DEL TESTO): Con l’avanzare della scolarità acquistano sempre più rilevanza processi cognitivi più sofisticati nella comprensione del testo, come i processi metacognitivi (conoscenza e controllo delle strategie di lettura). In questa fase aver automatizzato spontaneamente o tramite training e interventi diretti i processi di decodifica è fondamentale per il carico di memoria di lavoro. La correttezza migliora (poichè intervengono processi cognitivi di controllo top-down). 30 05/04/2011 L’ESPRESSIVITÀ DEL DE NELLO SVILUPPO FATTORI PROGNOSTICI grado di difficoltà della decodifica: i bambini che a lungo mostrano una strategia di lettura lettera per lettera hanno meno probabilità di accedere ad una lettura più fluente e strategica. quantità di esposizione alla lettura: è un elemento determinante. Soprattutto nei casi di dislessie lievi. Livello intellettivo: valori di QI alti hanno prognosi maggiormente favorevole. 31 05/04/2011 ANDAMENTO DURANTE LO SVILUPPO Con l’aumentare della scolarizzazione aumenta l’accuratezza pareggiando in età adulta quella di soggetti non dislessici. La velocità aumenta con la scolarizzazione anche nei soggetti dislessici. Tuttavia la differenza nei tempi di lettura di un adulto con svilupp tipico e di un soggetto con dislessia rimane significativamente differente. 32 05/04/2011 LA DISLESSIA EVOLUTIVA E LE FASI DI ACQUISIZIONE Sottotipi (Seymour, 1987): D. fonologica: Difficoltà di lettura di NON-PAROLE, migliore lettura di parole e parole irregolari D. superificiale: Adeguata lettura di non-parole, scarsa lettura di PAROLE IRREGOLARI e nella DISCRIMINAZIONE DI PAROLE OMOFONE (lama vs L’ama) D. mista: Presenta caratteristiche di entrambe le precedenti. Stadio di arresto LOGOGRAFICO O ALFABETICO ORTOGRAFICO LOGOGRAFICO O ALFABETICO 33 05/04/2011 LA DISLESSIA EVOLUTIVA E LA DISLESSIA ACQUISITA Criticità nell’applicabilità del modello a due vie nella dislessia evolutiva: I processi sottostanti alla lettura del lettore adulto competente sono diversi da quelli del bambino che apprende a leggere; Gli errori commessi dai dislessici evolutivi sono simili a quelli commessi da lettori inesperti (normali): il dislessico evolutivo appare “in ritardo” non atipico ( come l’acquisito). Ciò che manca è lo sviluppo di una componente di lettura competente. (e’ proprio così????) Il modello a due vie non spiega la co-occorrenza di sintomi nel caso del bambino con DE (in scrittura, lettura e calcolo). 34 05/04/2011 PROCESSI COINVOLTI NELLA LETTURA ABILITA’ FONOLOGICHE ABILITA’ VISIVE E PERCETTIVE ABILITA’ MNESTICHE 35 05/04/2011 IPOTESI ESPLICATIVE a) IPOTESI FONOLOGICA: E’ un disturbo ad alta componente linguistica. Le disabilità nella elaborazione fonologica del linguaggio potrebbero essere alla base del disturbo della lettura (Ramus, 2004). b) IPOTESI VISIVA: E’ un disturbo ad alta componente visiva (sistema magnocellulare). All’origine del disturbo di lettura viene postulato un deficit ai sistemi di disancoraggio dell’attenzione visiva e del crowding percettivo. C) IPOTESI CEREBELLARE: E’ un deficit di automatizzazione. Ad esso conseguono deficit di memoria fonologica e di memoria di lavoro frequentemente rilevati come possibili cause della dislessia. (Nicolson & Fawcett, 1993). D) IPOTESI DELL’EQUILIBRIO FUNZIONALE INTEREMESFERICO: E’ un alterazione funzionale nella cooperazione interemisferica (Bakker, 1985, 1987, 1992) 36 05/04/2011 IPOTESI FONOLOGICA Disturbo a livello del meccanismo di conversione grafema fonema: i bambini mostrano una specifica difficoltà a compiere operazioni metafonologiche, di analisi e sintesi fonologica (Ramus, 2004). Diverse ricerche hanno evidenziato che soggetti con disturbo di lettura di origine fonologica presentano un ulteriore deficit nella denominazione rapida, cioè manifestano delle difficoltà nel pronunciare rapidamente stimoli familiari presentati visivamente: lettere, numeri, colori e oggetti (Wolf e Bowers 1999) 1. 2. IPOTESI DEL DOPPIO DEFICIT una componente fonologica una specifica inefficienza nel recupero rapido di informazioni fonologiche Ne deriverebbero 3 tipi di dislessia: mista (con alterazione in entrambe i processi), che rappresenta il quadro funzionale più grave; fonologica (con alterazione alla componente fonologica) che rappresenta il quadro funzionale di moderata gravità; con lentezza nella denominazione, che rappresenterebbe il quadro funzionale più lieve. 37 05/04/2011 CRITICHE A IP. FONOLOGICA E DEL DOPPIO DEFICIT • In assenza di consapevolezza fonologica è possibile imparare a leggere • Solo dislessici con pregresso DSL sembrano in difficoltà in prove fonologiche e metafonologiche • Le difficoltà nella velocità di denominazione non sembrano predittive delle abilità di lettura in modo stabile; Compiti fonologici e velocità di denominazione sono fortemente correlati (uno o due processi?); Trattamenti fonologici sembrano ridurre l’occorrenza di lentezza nella denominazione (uno o due processi?) • • Sndr Down; Cossu e coll.,1993 Brizzolara e coll; 2006; Chilosi e coll.; 2009 Vukovic e Siegel, 2006 38 05/04/2011 IPOTESI DEL DEFICIT MAGNOCELLULARE Alterazioni neuroanatomiche nel sistema magnocellulare (Livingstone e coll. 1991), e la considerazione che l’analisi visiva precede, nell’apprendimento della lettura, l’analisi fonologica hanno fatto supporre che il locus alterato nei dislessici fosse da imputare a difficoltà percettive e/o attenzionali La corteccia parietale posteriore (che riceve le afferenze della lamina magnocellulare) presiede tre funzioni implicate nella lettura: - Movimenti oculari - Visione periferica - durante la lettura il bambino dislessico compie più saccadi per la stessa parola di ampiezza ridotta, più lunga è la parola più sono le saccadi, inoltre la fissazione avviene anche sui funtori il fenomeno è specifico per lettura: =>conseguenza non causa Scarsa abilità di elaborare stimoli provenienti dalla periferia, inoltre eccessiva suscettibilità al ‘rumore’ che fa da mascheramento a stimoli salienti (sia uditivi che visivi) Collegamento funzionale dislessia è trasparente Attenzione visuospaziale DE difficoltà nell’orientamento implicito dell’attenzione; DE fonologici non sensibili al movimento apparente. con poco Difficoltà di orientamento spaziale e focaliz. attentiva possono influenzare l’acquisizione lettura 39 05/04/2011 IPOTESI DEL DEFICIT DI AUTOMATIZZAZIONE I bambini dislessici dimostrano difficoltà nell’acquisire nuove competenze motorie (Nicolson e Fawcett, 1990): rispetto a controlli di pari età cronologica i DE erano peggiori in diverse abilità: MBT, abilità fonologiche velocità e coordinazione motoria, ma confrontando i DE con controlli di pari età di lettura i DE erano peggio solo nella coordinazione motoria. PROBLEMA CEREBELLARE? Il cervelletto è preposto non solo al controllo e coordinazione motoria ma anche a funzioni cognitive superiori. Ha un ruolo cruciale nei processi di memoria implicita. => DE difficoltà nel riconoscimento implicito di sequenze visuo-motorie (Vicari e coll., 2005) => Ipoattivazione cerebellare in compiti di memoria implicita e di automatizzazione 40 05/04/2011 EQUILIBRIO FUNZIONALE INTEREMISFERICO- BALANCE MODEL (Bakker, 1985, 1987, 1992) Durante le prime fasi di apprendimento della lettura vi sarebbe una importante attivazione emisferica dx, responsabile dell’analisi visuo-percettiva. Successivamente, mano a mano, che il bambino diviene competente nel riconoscimento grafemico, si osserverebbe una maggiore attivazione emisferica sx, responsabile dei processi di anticipazione/integrazione su base linguistica. La dislessia dipenderebbe da un’alterazione nell’equilibrio funzionale interemisferico. 41 05/04/2011 EQUILIBRIO FUNZIONALE INTEREMISFERICO- BALANCE MODEL (Bakker, 1985, 1987, 1992) 1) Percettiva (P), in cui l’emisfero ipoattivato è quello sinistro: la lettura è lenta ma abbastanza corretta 2) Linguistica (L), in cui l’emisfero ipoattivato è invece quello destro: la lettura è abbastanza rapida ma decisamente scorretta 3) Mista (M), in cui tutte e due gli emisferi sono ipoattivati e manca un’adeguata integrazione: la lettura risulta sia scorretta che molto lenta 42 05/04/2011 PROCESSI COINVOLTI NELLA LETTURA Funzione percettivoattenzionale Funzione percettivouditiva ABILITA’ FONOLOGICHE ABILITA’ VISIVE E PERCETTIVE ABILITA’ MNESTICHE Funzione automatizzazion e 43