LA S VO LTA Informazioni sulla depressione e sui disturbi d’ansia I Edizione 9 PA GINA 3 I DISTURBI DI PANICO PA GI NA 4 I DI STURBI DI PANICO PAGINA 8 I TERAPIA COMPORTAMENTALE Imparare a vivere con la paura della paura Gli attacchi di panico possono limitare fortemente la vita Racconto di un’esperienza personale Intervista con il Prof. Dr. med. Gregor Hasler Modificare gli schemi mentali disfunzionali con la terapia comportamentale Colloquio con la Dr. med. Christine Poppe Lundbeck (Schweiz) AG Dokument letztmals geprüft: 27.12.2012 E D I TO R I A L E INDICE E D I TO R I A L E 2 D I S T U R B I D I PA N I C O 3 «Ho imparato a convivere 3 con la malattia» Un racconto in prima persona sulla realtà degli attacchi di panico La Sua opinione ci interessa Partecipi e vinca! 4 Quando paura e panico schiacciano la vita Intervista con il Prof. Dr. Gregor Hasler 4 Libro: L’ansia – Come affrontarla come curarla 6 Trattamento farmacologico: compresse, gocce o infusione? 7 TERAPIA COMPORTAMENTALE 8 Terapia comportamentale – Aiuto all’autoaiuto Intervista con la Dr. med. Christine Poppe 8 Passo dopo passo, riprendere le fila della vita 10 IN BREVE 12 Centri di riferimento e link 12 Colophon 12 Gentili lettrici, Cari lettori, C hi non conosce queste sensazioni? Nervosismo prima di un esame, eccitazione in vista di un bel viaggio, paura della morte sono tutte emozioni naturali. Ma cosa succede quando la paura diventa panico, e all’improvviso sono gli attacchi di panico a dominare la quotidianità? Simonetta M.*, 25 anni, sa bene cosa significa vivere costantemente nella «paura della paura». Il suo primo attacco di panico è avvenuto quando aveva 16 anni. Ancora non immaginava che ne sarebbero seguiti altri. Nel 2006, durante una partita dei Mondiali di calcio in Germania, ha subito un attacco talmente violento che ha dovuto essere ricoverata d’urgenza in ospedale, da dove è stata poi indirizzata ad uno psichiatra. Leggete nell’intervista a pag. 3 come ha superato questo brutto momento ed ha imparato a convivere con la malattia. Al Prof. Dr. med. Gregor Hasler, Professore di programmazione ed organizzazione dei servizi sanitari in campo psichiatrico e di sociopsichiatria presso l’università di Berna, abbiamo chiesto che cosa si nasconde esattamente dietro l’espressione disturbi di panico. Nell’intervista a pag. 4 ci spiega quando viene superato il confine fra ansia normale e ansia patologica, come si manifesta la malattia e quali sono le cause e i fattori scatenanti dei disturbi di panico. Il Prof. Dr. med. Gregor Hasler illustra poi varie possibilità di trattamento in grado di aiutare i malati a riprendere una vita normale. La terapia comportamentale è una possibilità di trattare i disturbi d’ansia e di panico. È di questo che si occupa a fondo ogni giorno nel proprio studio la Dr. med. Christine Poppe, psichiatra FMH. Il colloquio di pag. 8 spiega le ragioni dei benefici che una terapia comportamentale può portare ai pazienti e perché viene considerata una forma di autogestione, e infine quali sono le differenti tecniche. Tre esempi illustrano inoltre come altrettante persone hanno potuto, grazie ad una terapia comportamentale, riprendere passo dopo passo le fila della propria vita. Maggiori informazioni a pag. 10 e 11. Ci auguriamo che anche il nuovo numero testimoni il nostro impegno per trasmettere informazioni valide e utili sulla depressione e i disturbi d’ansia. Vi auguriamo perciò una lettura informativa. PD Dr. Rico Nil Medical Director Lundbeck (Schweiz) AG * Nome cambiato 2 «Ho imparato convivere a S I M O N E T TA M.* D I S T U R B I D I PA N I C O con la malattia» R I C O R DA P E R F E T TA M E N T E Q UA N D O H A AV U TO I L P R I M O AT TAC C O D I PA N I C O : A 16 ANNI, M E N T R E F U M AVA M A R I J UA N A I N S I E M E A D A M I C I , È I N I Z I ATO I L B AT T I C U O R E , C H E È D U R ATO Q UA S I D U E O R E P R I M A D I PA S S A R E . UNA S E N S A Z I O N E T E R R I B I L E C H E I M P U T Ò A L L A D RO G A , G I U R A N D O S I D I N O N R I C A S C A R C I MAI PIÙ. A llora la studentessa, ora venticinquenne, non sapeva che sarebbero seguiti altri attacchi. Non provocati da droghe o da altri eventi esterni, bensì – come ormai le è noto – «dalla paura della paura.» Il secondo attacco di panico assalì Simonetta M. durante le vacanze, mentre era in viaggio verso la Spagna con due compagne di studi. Dopo una festa avvertì di nuovo il batticuore. Non riuscì più a dormire e soffriva di inappetenza. Deve essere stato l’alcool, pensò, e al suo ritorno si rivolse ad un medico per un ECG che avrebbe dovuto determinare se aveva in cuore in ordine. Dall’esame non risultò nulla ed anche l’otorino la tranquillizzò. Per i quattro anni successivi non bevve più alcool. Poi Simonetta M. lasciò la casa dei genitori, cercò un alloggio nei pressi dell’università ed iniziò il corso di studi. Dopo un anno, all’avvicinarsi dei primi esami, si accorse di aver iniziato a studiare con ritardo. Il viaggio in Germania con i genitori per assistere ai mondiali di calcio peggiorò la paura degli esami. Quando si verificò il successivo attacco di panico, i suoi genitori rimasero perplessi. Dopo la permanenza al pronto soccorso Simonetta M. passò «il momento peggiore» della sua vita. «Avevo un’enorme angoscia, piangevo in continuazione.» Soffriva di difficoltà respiratorie e non voleva più vivere. Simonetta M. mancò gli esami. La dottoressa del pronto soccorso la inviò ad uno psichiatra. Finalmente gli accessi di cui soffriva ebbero un nome: attacchi di panico, una forma di disturbo d’ansia. Simonetta M. iniziò una terapia comportamentale, abbinata all’assunzione di medicamenti, recandosi dal proprio medico una volta a settimana. All’inizio della terapia non aveva più il coraggio di stare fra la gente, evitava gli assembramenti. Dopo due settimane iniziò a stare meglio. All’inizio del semestre successivo riprese gli studi. Il suo ragaz- zo di allora, e soprattutto la mamma, la aiutarono a ritrovare una vita quotidiana libera dalla paura. Poco a poco si rese conto che gli attacchi di panico si presentavano sempre nell’imminenza di eventi particolari: un viaggio a New York, un soggiorno linguistico in Spagna. Prima dell’inizio di qualsiasi viaggio prova paura: «Non volevo più vivere» «Che succede se mi prende il panico in un luogo sconosciuto, all’estero, dove non conosco nessuno, senza l’aiuto delle persone a me vicine?» 3 aura anico ano D I S T U R B I D I PA N I C O la vita LA PAU R A C I AC C O M PA G N A P E R T U T TO I L C O R S O D E L L A V I TA : PAU R A D I E S A M I , M A L AT T I E , D I P E N D E N Z A , PAU R A D I F RO N T E A I P E R I C O L I A M B I E N TA L I E A L L A M O RT E . ED È NORMALE. Q UA N D O P E R Ò L A PAU R A D I V E N TA PA N I C O E D O M I N A L A V I TA Q U OT I D I A N A S OT TO F O R M A D I AT TAC C H I , A L L O R A D I V E N TA U N A M A L AT T I A . GLI AT TAC C H I D I PA N I C O I N S O R G O N O DA L N U L L A , A P PA R E N T E M E N T E S E N Z A C AU S A , E R A P P R E S E N TA N O U N E N O R M E L I M I T E P E R C H I N E È C O L P I TO , M I N AC C I A N D O D I S C H I AC C I A R N E L A V I TA . pazzamente, inizio a tremare e sudo freddo, ho le vertigini e a volte anche la nausea. Quello che mi circonda sembra allontanarsi sempre più. Tutto ciò aumenta ancora la paura, penso che sto per perdere del tutto il controllo, che sto impazzendo o che potrei morire di collasso cardiaco. Dopo circa 10 minuti questo stato raggiunge il culmine, e poi, senza che io faccia niente, migliora. Quando subisco questi attacchi penso spesso di dover scappare in qualche modo.» Con un disturbo di panico tuttavia non si soffre solo per gli attacchi di panico ma anche per la costante paura che ne possa insorgere uno in qualsiasi momento. Alcuni pazienti considerano questa paura della paura persino peggiore e più limitante degli attacchi stessi. Qual è il confine fra paura normale e paura patologica? La paura, ed anche il panico, sono sentimenti umani normali. La paura diventa patologica quando sottopone ad un NE PA R L I A M O C O N I L forte carico di sofferenza e/o quando limita considerevolmente la vita di chi ne soffre. Quante persone ne sono colpite? Si tratta più di donne o di uomini? Fino ad un terzo della popolazione ha già vissuto un attacco di panico. Circa il 4 P RO F . D R . M E D. GREGOR HASLER. percento della popolazione subisce almeno una volta nella vita un disturbo di panico con attacchi ripetuti, che porta con sé una grande sofferenza. Le donne soffrono di disturbi di panico con una frequenza doppia rispetto agli uomini. P RO F I L O P E R S O N A L E Dal 1° gennaio 2010 Il Prof. Dr. med. Gregor Hasler è professore straordinario di programmazione ed organizzazione dei servizi sanitari in campo psichiatrico e di sociopsichiatria presso l’Università di Berna. Gregor Hasler (41) è cresciuto a Lucerna ed ha studiato medicina all’Università di Zurigo, specializzandosi poi come psichiatra e psicoterapeuta FMH presso la Clinica Hohenegg a Meilen, il policlinico psichiatrico dell’Ospedale universitario di Zurigo e il National Institute of Mental Health a Bethesda, USA. Le sue pubblicazioni scientifiche hanno conseguito premi nazionali ed internazionali, come nel 2008 il premio di promozione del Lundbeck Institute per l’eccezionale lavoro di ricerca nel campo della psichiatria clinica. 5 D I S T U R B I D I PA N I C O L I B RO : L’ansia – Come affrontarla come curarla Un lavoro straordinario, capace di catturare chiunque. Tachicardia, vertigini, senso d’instabilità, angoscia giorno e notte, paura del futuro e una valanga di preoccupazioni per ogni problema: quante sfaccettature possiede l’ansia! Ipocondria, ossessioni, panico, timori di fronte alla folla e terrore di esporsi al pubblico sono all’ordine del giorno ma, da oggi, saranno più chiari e faranno meno paura. Il volume spiega cos’è l’ansia, come si presenta, come si affronta e, soprattutto, come si cura. Da uno psichiatra esperto di psicoterapia e medicine naturali, un manuale ben congegnato che consente al lettore d’appassionarsi come un bambino di fronte a un giocattolo. Il libro presenta domande e risposte, cruciverba da risolvere e test psicologici, pratiche ricette omeopatiche e naturali tratte dall’esperienza pluriennale dell’Autore a fianco del malato; un pratico programma terapeutico per sostituire i farmaci chimici con rimedi naturali e disintossicarsi dagli psicofarmaci, e ancora tanti consigli su omeopatia, sali di Schüssler, fiori di Bach, fito e gemmoterapia, per affrontare con sicurezza ogni tipo di disturbo. In più una serie di esperienze di training mentale per guidare la mente fuori dall’incubo dell’ansia. Con un solo scopo: poter dire «Ce l’ho fatta, finalmente, sono guarito!» L’ansia – Come affrontarla come curarla di Roberto Pagnanelli, Armando Editore, brossura 224 pagine, ISBN: 978-88-6081-543-9 6 Che ruolo hanno i fattori genetici? Con quale frequenza la causa è costituita da eventi traumatici? Circa il 30 percento dei fattori di rischio di un disturbo di panico sono di tipo genetico. Circa un terzo dei pazienti dichiara che eventi traumatici hanno avuto un ruolo determinate nell’insorgenza del disturbo di panico. Asma, fumo, consumo di caffeina e stress psicologico sono altri fattori importanti per lo sviluppo e il persistere dei disturbi di panico. I disturbi di panico sono conseguenza o parte integrante di altre malattie come depressione, disturbi ossessivocompulsivi ecc, oppure insorgono anche isolatamente? Circa il 70 percento delle persone che soffre di disturbi di panico presenta anche un’ulteriore malattia psichica, in prevalenza depressione o altro disturbo ossessivo-compulsivo. Se il disturbo di panico sia poi conseguenza od origine dell’altra patologia non è chiaro: presumibilmente i vari disturbi hanno cause comuni e perciò insorgono in maniera concomitante. Nella depressione l’insorgenza di attacchi di panico è in genere un segno di risposta inadeguata del soggetto alla terapia standard. In questo caso è indispensabile rivolgersi ad uno specialista di psichiatria. terzo popolazione attacco di «Fino ad un della ha già vissuto un panico» Quali sintomi si manifestano in un attacco di panico? Sono sempre gli stessi oppure variano da caso a caso? I sintomi variano da un caso all’altro. In alcuni pazienti predominano i sintomi fisici, come affanno, batticuore, sudorazione etc. Per altri invece sono in primo piano i sintomi psicologici, come paura di impazzire o di morire. I sintomi pos- D I S T U R B I D I PA N I C O sono inoltre variare anche fra un attacco e l’altro. Dal punto di vista terapeutico l’importante è sapere se il paziente va in iperventilazione, cioè se respira troppo velocemente e troppo a fondo. I pazienti di solito non ne sono consapevoli. In caso di iperventilazione, gli esercizi di respirazione hanno dimostrato di costituire misure psicoterapeutiche efficaci. «La fuga reazione paura ed pericolo» è una atavica alla al La fuga è una delle reazioni ad un attacco di panico. Altre sono l’evitare i luoghi o le situazioni dove potrebbero insorgere tali disturbi di panico. I diretti interessati possono reagire da soli? Quando è necessaria un’assistenza medica? La fuga è una reazione atavica alla paura ed al pericolo. Negli attacchi di panico tuttavia questa reazione non ha alcun senso, perché mancano i fattori scatenanti esterni. I pazienti in effetti non evitano i luoghi dove potrebbero subire attacchi di panico − che possono insorgere ovunque − ma evitano invece i luoghi dai quali non possono fuggire, oppure dove si vergognano dell’attacco di panico, e cioè i luoghi pubblici. Per certi pazienti è importante trovarsi nelle vicinanze di un pronto soccorso o di uno studio medico. Qual è la cura e quanto dura? La durata delle terapie varia, da un paio di settimane fino ad alcuni anni. La terapia si conclude di solito quando il paziente può affrontare meglio la paura ed abbandona i comportamenti di autolimitazione o di evitamento. La completa scomparsa della paura non è un obiettivo terapeutico realistico. Quando è opportuno un trattamento farmacologico e quando una terapia comportamentale, oppure una combinazione di entrambi? Questo dipende in modo determinante dal desiderio del paziente. Entrambi i metodi hanno dato buona prova e dimostrano un’efficacia analoga. Per il trattamento psicoterapeutico il paziente deve essere motivato e collaborare attivamente alla soluzione del proprio problema, in compenso i risultati sono spesso durevoli. Se qualcuno non mostra una risposta sufficiente all'uno o all'altro metodo, sarà opportuno abbinare alla psicoterapia un trattamento farmacologico. Il trattamento farmacologico consiste di antidepressivi. Gli ansiolitici (tranquillanti) sono indicati solo per la terapia di fase acuta e di regola non vanno assunti per più di due settimane. Quale contributo possono dare familiari, amici e conoscenti a chi soffre di disturbi di panico? Dovrebbero incoraggiare il paziente a ricorrere ad un trattamento. In caso di comportamenti di evitamento possono aiutare il paziente a riconquistare la T R AT TA M E N T O FA R M A C O L O G I C O : Compresse, gocce o infusione? Gli antidepressivi sono prescritti prevalentemente sotto forma di compresse, ma sono disponibili anche in gocce o infusioni. Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi? Compresse: la forma più comune. Più sono piccole, più è facile ingoiarle. Compresse e capsule si inghiottono normalmente con acqua. Per chi ha difficoltà di deglutizione questa forma di somministrazione presenta svantaggi. Una soluzione è fornita dalle cosiddette compresse orodispersibili, che si sciolgono sulla lingua e vengono poi mandate giù con la saliva. Gocce: in forma liquida gli antidepressivi sono più gradevoli da ingerire, e la dose può essere adattata al paziente con precisione. Infusioni: gli antidepressivi in infusione sono disponibili solo in casi isolati. Il loro uso è assai specifico. «Per il trattamento psicoterapeutico paziente motivato» il deve essere libertà di movimento perduta, per esempio ad andare al cinema, in autobus o in treno, a trattenersi in luoghi pubblici. Dato che stress, fumo e consumo di caffeina sono fattori di rischio, i familiari possono inoltre aiutare il paziente a abbassare il livello di stress, a smettere di fumare e a ridurre il consumo di caffè. 7 Terapia A autoaiu T E R A P I A C O M P O RTA M E N TA L E co all’ SI PUÒ IMPARARE COME GESTIRE EMOZIONI OPPRIMENTI , COME SPEZZARE SCHEMI DI COMPORTAMENTO E DI PENSIERO PROBLEMATICI E NEGATIVI . P OPPE , «L A TERAPIA COMPORTAMENTALE È UNA FORMA DI AUTOGESTIONE », OSSERVA PRIMARIO DEL DAY HOSPITAL DELLA CASA DI CURA Che cos’è la terapia comportamentale? La terapia comportamentale è un procedimento psicoterapeutico volto a spiegare, attingendo ai fondamenti scientifici e teorici della psicologia e delle neuroscienze, l’insorgenza e la persistenza dei disturbi psichici per derivarne adeguati approcci terapeutici. Il procedimento è finalizzato al superamento degli attuali problemi del paziente, tenendo conto dell’evoluzione della sua biografia e delle circostanze che lo hanno plasmato. Il paziente viene esortato alla collaborazione attiva, ad esempio provando nuovi schemi di comportamento o eseguendo compiti a casa. La terapia comportamentale deve essere un aiuto all’autoaiuto. Esistono varie forme di terapia comportamentale? La terapia comportamentale comprende varie tecniche, che possono essere opportunamente abbinate caso per caso. Per i pazienti depressi si tratta di metodi imperniati su esercizi, ad esempio integra- 8 C HRISTINE S ANATORIUM K ILCHBERG . re in modo mirato attività piacevoli nel corso della giornata, mentre per i pazienti con disturbi di ansia e panico si applicano le tecniche di esposizione, che prevedono il confronto mirato con le situazioni scatenanti e l’apprendimento di nuove capacità di affrontarle. Sono importanti anche le tecniche cognitive, volte ad analizzare e modificare gli schemi mentali e i principi di vita svantaggiosi, ad esempio vedere tutto in bianco e nero oppure voler fare tutto alla perfezione. Infine vi sono complessi programmi di training per migliorare la gestione dei sentimenti spiacevoli e degli stati di tensione, nonché per rafforzare la sicurezza di sé e le capacità comunicative. In questo contesto si ricorre anche a giochi di ruolo. insieme a lui la comprensione dei suoi problemi. Sulla base degli obiettivi perseguiti dal paziente si elabora poi insieme a lui un programma terapeutico che mira a sviluppare una nuova prospettiva verso la vita, sfruttando le sue risorse ed i suoi punti di forza. Alcuni obiettivi possono essere ad esempio gestire meglio i propri problemi psichici e le circostanze difficili e superarli, chiarire i conflitti irrisolti ed elaborare una prevenzione delle ricadute. Per quali disturbi psichici trova impiego? In linea di massima le tecniche della terapia comportamentale possono essere usate in una molteplicità di disturbi psichici. Per i disturbi di ansia e i disturbi ossessivo-compulsivi, la depressione e i disturbi alimentari già esistono programmi teraQual è l’obiettivo di una terapia compeutici mirati e ben collaudati. Nei singoli portamentale? casi il procedimento viene adattato alle All’inizio di una terapia comportamentale esigenze del paziente, ed eventualmente si tratta innanzitutto di stabilire una relazione di fiducia con il paziente, di potenzia- integrato con altri approcci terapeutici. re i suoi pilastri di salute e di sviluppare Passo p riprende fila T E R A P I A C O M P O RTA M E N TA L E dopo le S TRESS DA PRESTAZIONE , SOVRACCARICO , SVENTURE – INNUMEREVOLI SONO LE CAUSE DEI DISTURBI DI PANICO E ANSIA , CHE COMPORTANO ENORMI RESTRIZIONI ALLA VITA QUOTIDIANA . Q UESTI TRE ESEMPI ILLUSTRANO IN CHE MODO UNA TERAPIA COMPORTAMENTALE POSSA AIUTARE I COLPITI A RIPRENDERE PIEDE NELLA VITA . Quando lo stress da prestazione scatena il panico Andrea M.* è un manager quarantenne di successo, sportivo e in buona salute. Eppure lotta da anni contro attacchi di ansia e panico, che lo assalgono in ascensori e gallerie, o durante lunghi voli. Finora queste sue paure non lo hanno limitato molto perché ha sempre cercato di evitare i fattori scatenanti, ad esempio usando le scale invece di prendere l’ascensore. Ora però, un cambiamento di lavoro lo costringe a fare lunghi viaggi in aereo. In volo verso l’Asia è assalito da un massiccio attacco di ansia, accompagnato da nervosismo, affanno, tachicardia, tremiti, sudorazione, disturbi gastrici e da una sensazione di irrealtà sfociante nell’angoscia di morte. Per la prima volta fa ricorso ai tranquillanti. Dopo questa esperienza gli sembra che la sua libertà di azione nella vita quoti- 10 diana si sia notevolmente ristretta, e ciò porta anche a conflitti all’interno della coppia. Desiderando riprendere una vita normale, si rivolge ad un ambulatorio per malattie psichiche. Diagnosi: agorafobia. La dottoressa gli spiega che in condizioni di stress possono insorgere attacchi di ansia con fantasie di terrore. Per tenere sotto controllo l’agorafobia gli consiglia perciò una terapia comportamentale. In svariati colloqui viene analizzato il comportamento seguito fino a quel momento. Così Andrea M. si accorge di essersi assoggettato nel corso della vita ad uno stress da prestazione sempre maggiore. Voleva riuscire in tutto perfettamente, essere apprezzato, trascurando in questo modo le proprie esigenze. Con l’aiuto di esercizi di rilassamento impara ora a prestare più ascolto ai segnali del proprio corpo ed a calmarsi con una respirazione controllata. della DI Tiene anche un protocollo particolareggiato delle proprie paure. Ciò permette alla terapeuta di dimostrargli in che modo alleviarle, spiegandogli ad esempio la differenza fra i prodromi di un infarto e la tachicardia che segue ad un intenso sforzo fisico. In seguito sono previsti esercizi di esposizione, nei quali si visitano i luoghi finora evitati e si impara un nuovo modo di affrontare le paure. Andrea M. si accorge di essere in grado di sopportare queste situazioni malgrado le spiacevoli sensazioni fisiche, e che le reazioni di stress si calmano da sole senza che si verifichi la catastrofe temuta. All’inizio la paura è ancora grande, ma con il passare del tempo riesce ad usare gli ascensori senza terrore e perfino a pregustare il volo che lo porterà in vacanza. Nelle successive sedute di terapia cerca infine di capire perché si è esposto ad una pressione prestazionale sempre maggiore, e in che modo potrà avere più cura di sé stesso in futuro. Ora è fiero di godere di grande stima sul asso, re vita nuovo posto di lavoro senza doversi spingere fino ai propri limiti. Le disgrazie come fattori scatenanti Marisa B.*, cinquantenne, impiegata, viene inviata dal proprio medico di base in un day hospital psichiatrico a causa di ansia crescente ed umore depresso. L’anno passato l’ha messa a dura prova: ha subito un intervento, si è incaricata dell'assistenza al padre ammalato ed ha perso il posto di lavoro. Dal suo partner non ha ricevuto praticamente alcun aiuto. Da sei mesi soffre di attacchi di panico con vampate di calore, accessi di sudorazione, nausea, affanno, tremiti, irrigidimento interno e la sensazione di non saper più padroneggiare la vita quotidiana. Teme di svenire o di morire per un infarto improvviso. Si è isolata dalla propria cerchia di amici, non ha quasi più il coraggio di uscire di casa. Si preoccupa per il futuro, le mancano energia e gioia, ha un sonno irrequieto e perciò si sente stanca anche di giorno. Nel day hospital a Marisa B. viene diagnosticata un’agorafobia con disturbo di T E R A P I A C O M P O RTA M E N TA L E panico, insieme ad una leggera depressione. Per migliorare l’umore più rapidamente possibile ed aiutarla ad affrontare le sue paure riceve un antidepressivo, che già dopo tre settimane le rasserena l’umore. Nei colloqui con gli psicologi impara ad affrontare meglio le paure causate dalla malattia. Inizia a considerare la tachicardia e il tremito come normali reazioni del corpo allo stress, che si calmano da sole e non le precludono la partecipazione alla vita sociale. Ora, quando viene assalita dall’ansia, porta la concentrazione sul pavimento e controlla la propria respirazione. Questo la aiuta a sopportare la situazione di stress. incontrare grandi difficoltà ad avvicinare altre persone, temendo che lo potessero considerare strano e noioso, criticarlo o persino respingerlo. Gli riusciva anche molto spiacevole essere il centro dell’attenzione, ad esempio arrivando in ritardo o entrando da solo in un bar. Da un lato si sforzava di lottare contro queste ansie, ma dall’altro cercava anche di evitare le situazioni che potessero provocarle. Per farsi coraggio, prima di qualche incontro beveva alcool. Nei colloqui con lo psicologo confessò di essere stato insicuro già da bambino, ma che ormai queste ansie erano arrivate ad ostacolare anche i suoi studi, impedendogli perfino di costruirsi una relazione di coppia. Durante i colloqui terapeutici emerge chiaramente che finora Marisa B. ha condotto una vita imperniata sul dovere, cedendo sempre il passo agli altri ma sentendosi per questo sempre relegata in secondo piano. Inizia a riflettere su come sviluppare maggiore autonomia ed affermarsi nei confronti degli altri. In un corso per migliorare l’autostima impara ad esprimere desideri, bisogni e sentimenti. Il terapeuta la incoraggia a riprendere i passati hobby, come la raccolta dei funghi e le gite in bicicletta, nonché a coltivare le amicizie. Nel corso dei colloqui di coppia riesce così a richiedere al proprio partner un maggiore sostegno ed a riflettere insieme a lui quale forma intendono dare al proprio futuro. Al termine del trattamento, insieme al terapeuta, getta infine le basi per la ricerca di un nuovo lavoro. Dalla diagnosi risultò che Heinz D. soffriva di fobia sociale. Decise di seguire una terapia ambulatoriale, singola e di gruppo. Come spiegare la sua malattia? Heinz D. è cresciuto in una famiglia con alti principi morali. Quando il padre si ammalò ed il nonno morì precocemente, gli venne a mancare il necessario supporto emotivo. Durante gli studi Heinz D. pretese moltissimo da sé stesso. Quando la sua ragazza lo lasciò ciò aumentò la sua insicurezza. Durante la terapia si rese conto che le frasi negative come «Sono un tipo strano» avevano un’influenza sfavorevole sul suo comportamento, ed imparò invece che poteva ottenere maggiori risultati migliorando la propria motivazione con un atteggiamento positivo («Intanto ci provo»). Nel gruppo di terapia si rese conto di essere apprezzato dagli altri partecipanti, cosa che ha rinforzato la sua autostima. A poco a poco si è riavvicinato sempre di più agli altri: le sue ansie si placavano se si concentrava sul dialogo e sull’interlocutore invece che sulle manifestazioni fisiche dell’ansia. Ha iniziato un semestre di studi all’estero. Facile non è di sicuro, ha raccontato, ma si sente bene. Dopo tre mesi Marisa B. può lasciare il day hospital. Per consolidare i buoni risultati raggiunti ed essere ancora assistita nella ricerca di un’attività, prosegue la terapia per alcuni mesi presso lo studio di uno psicologo. Alcool contro l’ansia * Tutti i nomi sono modificati Heinz D.*, un giovane in buona salute fisica, venne mandato in clinica dal proprio medico di base. Una terapia farmacologica aveva avuto un certo successo, senza però eliminare completamente le sue ansie. Lo studente raccontò di 11