DATA MANAGER DEL MESE: CONOSCIAMOCI … Fabiana Marchetti Cari colleghi, mi chiamo Fabiana Marchetti, sono nata e cresciuta a Perugia dove mi sono laureata in Lingue e Letterature straniere nel 2002. Il mio sogno era quello di diventare giornalista televisiva e durante il periodo universitario, per inseguire questo sogno, ho fatto alcuni anni di volontariato presso un’emittente televisiva locale, dove ero addetta soprattutto alle notizie dell'agenzia ANSA con la possibilità, non infrequente, di andare in onda alle 20 nell'edizione del telegiornale. A dire il vero è stata un'esperienza edificante e mi è più volte balenata l'idea di collocarmi definitivamente nel modo del giornalismo. Terminati gli studi si è però imposta la necessità di un lavoro che riuscisse nel contempo anche a consentirmi un certo grado di autonomia per cui a malincuore ho dovuto accantonare definitivamente l'idea del giornalismo. Di lì a poco mi è stata proposta la possibilità d'insegnare la lingua inglese a ragazzi di una comunità di tossicodipendenti. Qui la difficoltà nasceva dalla diversa età dei partecipanti alle lezioni e quindi la reale difficoltà di uniformare la didattica o meglio riuscire a fornire contenuti validi a tutti valutando la preparazione di ognuno. Anche questa esperienza dopo un po' ebbe fine ma confesso che serbo ancora un bellissimo ricordo, perchè credo che le relazioni umane che si creano in luoghi come una Comunità, dove la sofferenza si lega alla lotta per la vita, segnano una persona nel profondo. In seguito ho saltuariamente insegnato in qualità di supplente in alcune scuole secondarie e lì credo di aver maturato l'idea che la scuola in quanto tale non sarebbe riuscita a realizzarmi pienamente. Solo casualmente a gennaio 2004 ho fatto un colloquio con il Direttore del reparto di Oncologia Medica dell'Ospedale di Perugia che stava selezionando personale per l'ufficio di Data Management. Era richiesta la conoscenza della lingua inglese e a me a primo acchito mi è sembrato subito un lavoro interessante, forse anche perchè l'amica che me ne aveva parlato mi dava l'impressione di essere entusiasta. Fui ritenuta idonea e cominciai quasi subito. I primi giorni sono stati difficili per l'ambiente nuovo ma tali difficoltà furono fugate entro brevissimo tempo, soprattutto grazie al personale del reparto con cui iniziai a collaborare. Ben presto mi sentii stimolata e motivata. Tuttavia il primo impatto con la sofferenza dei pazienti e dei familiari che venivano da me, semplicemente perché mi vedevano con il camice, per parlare dei loro problemi non fu facile affatto ed io, che non mi sentivo preparata non esitai più volte a chiedere consiglio allo Psiconcologo, il quale mi rassicurò consigliandomi semplicemente di porgere ascolto. Negli anni successivi sono seguiti corsi, congressi e tanto impegno per imparare al meglio quel nuovo lavoro di “Data Manager” che i miei colleghi di università avevano difficoltà a comprendere fino in fondo e che anch’io ignoravo fino a qualche mese prima. Ho acquisito tanta esperienza, per quanto mai abbastanza nella nostra professione, come study coordinator perchè il centro di Perugia è stato ed è un centro di riferimento per molte forme neoplastiche, quindi ho avuto modo di collaborare a molti studi e protocolli nazionali ed internazionali, di tutte le fasi. Da marzo 2013 mi sono trasferita a Negrar di Verona, dove lavoro come Coordinatore di ricerca clinica presso il reparto di Oncologia Medica dell’Ospedale Sacro Cuore – Don Calabria. Per quanto sia passato ancora poco tempo, le mie impressioni sono veramente positive. Sono cosciente di lavorare in uno degli ospedali più importanti del nord Italia, dove la ricerca è un cardine e si lega fortemente con l'attività assistenziale. La caratteristica che a mio avviso fa di questo centro un Ospedale di vera eccellenza è la particolare attenzione che viene posta al paziente, a tal punto che è stato definito una vera cittadella della carità. Credo che le risorse tecnologiche ed umane in ospedale siano importanti ma lo stretto rapporto che ogni operatore instaura con il paziente non dovrebbe mai prescindere dall'amore per gli altri. Vivo un certo grado di serenità anche perchè finalmente da quando sono qui ho un contratto a tempo indeterminato, che in momenti di crisi sociale come questi, è veramente una fortuna avere. Personalmente credo molto in questa mia “professione” e le virgolette non sono state messe a caso perchè ritengo sia ancora molto difficile in alcune realtà convincere Istituzioni Politiche e Direzioni Generali Ospedaliere della validità e per certi tratti dell'imprescindibilità di questo nostro lavoro per quanto concerne la validazione di protocolli terapeutici, l'approvvigionamento dei farmaci per i pazienti e tanti altri aspetti nella gestione del paziente oncologico a fianco del medico e degli altri operatori sanitari. Credo che noi tutti, anche lavorando in realtà a volte tanto diverse, costituiamo un vero trait d'union tra paziente, medico specialista e case farmaceutiche. Mi sono sentita lusingata per questa opportunità che mi è stata offerta di parlare del mio lavoro e della nostra professione anche a nome di tanti colleghi e spero e auspico che si arrivi presto ad un pieno riconoscimento della nostra professione, continuando a lavorare nel frattempo su una strada che riteniamo essere la “nostra strada”. Un caro saluto a tutti Fabiana Marchetti