Convegno Cisl sulla riforma della sanità. Traccia dell’intervento del segretario
generale della Federazione pensionati, Gigi Bonfanti
Siamo tutti qui non a titolo personale, ma in quanto parte di una grande famiglia,
come quella della Cisl, che ha avuto la voglia e la capacità di organizzare questo
convegno per cercare di rimettere all’ordine del giorno il tema della salute e del
sociale nel Paese. Un tema da troppo tempo rimasto ai margini delle politiche dei
governi che si sono succeduti in questi anni, e che sicuramente non è stato aiutato
dal sopraggiungere della crisi economica. L’ultima campagna elettorale poi ha
parlato di tutto, fuorché dei reali problemi della gente. Credo quindi che sia
particolarmente significativo il fatto di ritrovarsi insieme per confrontarci e cercare
di affrontare i problemi con un approccio volto a trovare soluzioni di ampio respiro,
che non si limitino a tutelare meri interessi individuali, ma che guardino ad una
prospettiva collettiva e intergenerazionale, in grado di traghettare tutto il paese
fuori dalla crisi. Se, ad esempio, i pensionati pensano di risolvere i loro problemi
senza farsi carico dei problemi dei lavoratori commettono un errore. La stessa
cosa vale naturalmente per i dipendenti. Insomma, se continuiamo a ragionare
per compartimenti stagno, non andiamo da nessuna parte. Credo però che
grazie al coordinamento confederale noi siamo in grado di chiedere alla politica
una svolta. Non entro nel merito delle proposte che sono emerse durante il
dibattito, faccio però alcune riflessioni. In qualche intervento è stato affrontato il
tema dell’allungamento della vita. Naturalmente il fatto che la vita si sia allungata
è una gran fortuna. Nessuno, però, in questo Paese parla di che cosa succede in
questi dieci anni di allungamento della vita. Come se fossero sempre e comunque
dieci anni di grande benessere e di grande salute. Spesso e volentieri questi ultimi
dieci anni - che vengono solo posticipati nel tempo e invece di incominciare a
sessant’anni, iniziano a settanta, ottanta – diventano il peregrinare di persone
vecchie, uomini e donne, che non trovano “ricovero” da nessuna parte. Questo
perché il nostro welfare ha sempre poggiato sul sistema famiglia, che ha colmato
ogni lacuna dello stato sociale, compensandone le carenze e dando sollievo non
solo all’anziano, ma all’intera società. Sollievo anche economico, e di questo
nessuno ne parla!
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Quando sosteniamo che il nostro sistema debba essere meno ospedalocentrico,
non mettiamo in discussione il fatto che l’ospedale sia una struttura fondamentale
e che anzi debba funzionare sempre meglio. Riteniamo, però, che vada fatta una
riflessione accurata sulla possibilità di una riconversione e di una riallocazione delle
risorse, che tenga conto del mutamento della società e che sia in grado di
adeguare il servizio sanitario a questi cambiamenti.
Ecco, credo che questa sia la vera battaglia da fare! E noi chiediamo e
pretendiamo che la Confederazione se ne faccia carico, condividendone i
principi e tenendo insieme le federazioni dei dipendenti, dei pensionati e di tutti
quanti hanno titolo a parlare di queste cose. Se non facciamo questo non
otteniamo nulla.
Noi dobbiamo aprire – e utilizzo un termine un po’ desueto – delle vertenze
territoriali in tutte le Regioni e in tutti i territori, perché vogliamo discutere con chi
ha il potere di decidere come vengono gestiti la sanità e i servizi sociali. Lo
pretendiamo, essendo i rappresentanti della parte più debole di questa società. In
questo modo diamo veramente un servizio alla gente, ma anche al Paese, e
incominciamo a far accettare un’altra verità: che non è vero che i soldi spesi nella
sanità (al di là delle ruberie, argomento che non affronto ora perché
richiederebbe troppo tempo) sono spesi inutilmente. Le risorse spese nella sanità
sono un investimento non solo economico, ma anche sociale, in grado di
modificare in maniera determinante le condizioni di un paese.
Gli anziani nella nostra società sono relegati al silenzio, sono considerati un peso e
non vengono valorizzati. Bisogna ricordarsi che metà delle famiglie italiane riesce
ad andare avanti perché ci sono i nonni che mantengono i figli, aiutano i nipoti: e
questo è un valore non solo sociale, ma anche economico! Credo che sia
necessario riscoprire questa risorsa e riconoscerle il giusto valore, attraverso delle
politiche mirate, che riscoprano l’arte di saper mediare fra gli interessi della gente.
Dobbiamo pretendere più politica nel Paese e che la politica si faccia carico di
questi temi.
Credo inoltre che sia fondamentale e improrogabile affrontare il tema della non
autosufficienza. Noi siamo cittadini di questo Paese e, come tali, ne conosciamo le
condizioni economiche. Credo che, senza fare demagogia, dobbiamo sederci
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attorno ad un tavolo con le forze istituzionali per cercare di trovare una soluzione.
Per quanto ci riguarda, oggi è più importante una legge quadro che garantisca i
diritti in tutto il Paese; poi ci sederemo ad un tavolo per discutere come si finanzia
e magari penseremo a finanziamenti progressivi nel tempo, ma la legge quadro
non può più attendere e su questo apriremo anche all’interno della Cisl un
dibattito. Se non avremo risposte in tempi brevi, proporremo prima alla Cisl e poi al
Paese di incominciare ad alzare la voce, perché la situazione non è più dignitosa.
E il problema, lo ripeto, non è economico. Noi pretendiamo una legge quadro
anche a costo zero, perché, pur apprezzando le iniziative che su questo fronte
hanno preso le singole Regioni, non possiamo più accettare che la salute del
cittadino dipenda dal luogo di nascita e che per garantirsi un discreto benessere si
debba peregrinare da una Regione all’altra.
Ricordando, inoltre, alle Regioni che hanno evidenti reticenze nello spendere e
dare soldi di solidarietà, che il fenomeno della “migrazione sanitaria” di Regione in
Regione crea grandi difficoltà a chi è costretto a spostarsi per avere i servizi
necessari, ma smuove ingenti risorse economiche verso le Regioni interessate.
Perché anche questo non bisogna dimenticarlo e non è più accettabile. Urge
trovare la modalità con cui riportare il problema della non autosufficienza e della
legge quadro in cima alla lista dei temi di discussione dei prossimi mesi in questa
realtà. Noi pensionati abbiamo sicuramente tanti altri problemi, di cui discuteremo
in un’altra sede, ma credo che questa sia la vera battaglia da portare avanti. Una
battaglia dell’intera organizzazione, perché se si riesce a far diventare questo
tema il tema del Paese le soluzioni si troveranno.
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