Gli Stoici: la logica Verso la metà del III secolo a.C ad Atene si

Gli Stoici: la logica
Verso la metà del III secolo a.C ad Atene si potevano frequentare 4 scuole di filosofia:
l’Accademia platonica, il Liceo fondato da Aristotele, il Giardino epicureo e la Stoà Poikile (Portico
dipinto), che si trovava nei pressi dell’agorà, il centro della vita pubblica ateniese. La Stoà fu
fondata verso il 300 a.C. da Zenone di Cizio (334-262 a.C.); alla sua morte gli succedette come
scolarca (ovvero direttore della scuola) Cleante, e dopo di lui Crisippo. Zenone, Cleante e Crisippo
sono i principali esponenti del cosiddetto Stoicismo antico, ateniese, ma la filosofia stoica non finì
con loro: nel secondo secolo a.C. si diffuse a Roma, nei circoli intellettuali affascinati dalla cultura
greca come il circolo degli Scipioni, che per qualche tempo (verso il 140 a.C.) ospitò Panezio di
Rodi, figura di spicco del cosiddetto stoicismo di mezzo. I filosofi stoici romani più interessanti
appartengono però all’età imperiale: sono Seneca (4 a.C./65 d.C.) e l’imperatore Marco Aurelio
(121/180 d.C., imperatore dal 161).
Zenone stabilì la tripartizione della filosofia in Logica (comprendente anche la “canonica” o teoria
della conoscenza), fisica ed etica. Sembra che Zenone sia stato il primo a usare il termine “logica”,
al posto di “analitica”, che è parola di origine aristotelica. Logica deriva da Lògos, una parola
chiave della filosofia stoica: nella traduzione latina, logos è sia “ratio” che “oratio”, ragione e
discorso, e come ragione ha un duplice significato: ragione umana e razionalità del mondo, che per
gli stoici in fondo coincidevano.
Il punto di partenza della logica stoica è la dottrina del significato: ogni volta che nominiamo una
cosa (gatto, mela) o pronunciamo una frase (la mela è sul tavolo, il mio gatto miagola) si crea una
“triangolazione” tra:
 la cosa che sta là fuori (corporea, materiale, concreta): OGGETTO
 la parola detta o scritta (segno di inchiostro nero, oppure emissione vocale, anch’essa
corporea, concreta): SIGNIFICANTE
 il significato (ovvero l’immagine mentale, il concetto razionale): SIGNIFICATO
l’oggetto ha un’esistenza autonoma, è là fuori, nel mondo; la parola è concreta ma arbitraria, è
una creazione umana che funziona come un’etichetta applicata a un oggetto; il significato ha una
realtà solamente mentale ma non è arbitrario perché può essere condiviso, come prova il fatto
che parole astratte (infinito, amore, giustizia) sono presenti in più lingue e possono essere tradotte
da un idioma all’altro.
Rispetto alla logica aristotelica, quella degli stoici presenta molte novità: la più rilevante è che si
tratta di una logica di proposizioni e non di termini come quella aristotelica. La logica di Aristotele
ha per oggetto le possibili relazioni tra i termini, ovvero tra soggetti e predicati (ad esempio, se
ogni uomo ha la facoltà di parlare e Socrate è uomo, Socrate avrà la facoltà di parlare), o, sul
piano ontologico, tra sostanze e categorie. La logica degli stoici non collega termini ma
proposizioni: le proposizioni sono enunciati (axiòmata) che descrivono stati di fatto, come ad
esempio: è giorno, è notte, c’è luce, non c’è luce, Socrate passeggia. I singoli termini, come
“uomo”, “passeggia”, “giorno”, “corre” non significano niente; perché un’espressione verbale
colga qualcosa della realtà deve contenere almeno un nome e un verbo, come negli esempi
precedenti, che presentano 5 proposizioni semplici o atomiche, perché ciascuna descrive una sola
situazione; la combinazione di proposizioni semplici dà luogo alle proposizioni complesse; il
collegamento è reso possibile dai connettivi o “operatori logici”: e, o, non, se… allora, o…. o. Le
proposizioni più interessanti sono le condizionali (introdotte da “se” e “allora”) e le disgiuntive
(“o” - “o”):
se è giorno, allora c’è luce
o è giorno o è notte
Al posto del sillogismo, gli Stoici hanno il ragionamento, che è una connessione di enunciati: essi
individuarono 5 forme di “ragionamento anapodittico”, cioè sempre valido; si tratta di 5 schemi
formalizzati (ovvero espressi con lettere o numeri) che sono garanzia di verità, perché, sostituendo
alle lettere delle parole, ne risultano ragionamenti validi.
ecco la tavola dei 5 ragionamenti anapodittici:
1. Se A, allora B; A, dunque B (ad esempio: se è giorno, c’è luce; ma è giorno, dunque c’è
luce): questo è il cosiddetto modus ponens
2. Se A, allora B; non B, dunque non A (ad esempio: se è giorno, allora c’è luce; ma non c’è
luce, dunque non è giorno): questo è il cosiddetto modus tollens
3. Non si danno A e C insieme; A, dunque non C (non è possibile che sia giorno e insieme
notte; è giorno, dunque non è notte); questa è la reductio ad absurdum
4. O A o C; A, dunque non C (o è giorno o è notte; è giorno, dunque non è notte)
5. O A o C; C, dunque non A (o è giorno o è notte; è notte, dunque non è giorno)
L’innovativa logica degli stoici, basata sulle connessioni tra enunciati, non ebbe la stessa fortuna di
quella aristotelica, che infatti nei secoli successivi, soprattutto nel Medioevo, fu considerata la
logica per eccellenza e per questo ampiamente studiata e commentata. Riemerse, per così dire,
soltanto nel Novecento: la logica contemporanea è infatti una logica proposizionale