VI.
GLI STOICI
1. Gli antichi Stoici - 2. Gli Stoici posteriori.
1. - Contemporanea e rivale della scuola epicurea è
quella degli Stoici.
Fondatore della scuola stoica è Zenone, figlio. di Mnasea, nato a Cizio, nell' isola di Cipro, una città greca
che aveva ricevuto coloni fenici. Doveva avere sangue
orientale nelle vene; col colorito della pelle che dava al
nero, col collo un po' inclinato, lo chiamavano il piccolo
fenicio, Poenulus, come dice Cicerone. Visse probabilmente dal 334 al 262 a. C., cioè 72 anni; alcuni lo fanno
morire più vecchio, fino a più di 90 anni.
Il padre esercitava la mercatura, ed egli stesso, secondo
una tradizione, era capitato ad Atene per ragioni di commercio ma avendo perduto in un naufragio presso al
Pireo un carico di porpora, rimase povero. E così stando
ad Atene, andò a sedersi un giorno nella bottega di un
libraio, e messosi a leggere un volume ch'era il 2° libro
dei Memorabili di Socrate, scritti da Senofonte, finì col
domandare al libraio dove si trovavano degli uomini cosiffatti, come quelli di cui parlava quel libro. — Eccone
uno, segui quello — gli rispose il libraio indicandogli il
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ZENONE
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filosofo Cratete di Tebe, che si trovava a passare. Così
Zenone si mise alla scuola di Cratete e diventò filosofo
egli stesso e alludendo alla sua disgrazia eh' era stata
l'origine o l'occasione della sua fortuna, diceva più tardi:
v5v fircX6nxoc ETE vsvocAynxoc : navigai felicemente quando
feci naufragio.
Questi aneddoti bisogna prenderli per quello che valgono.
Secondo un'altra versione meno romanzesca, il giovinetto,
sin da quando era in patria, avrebbe mostrato una certa
inclinazione alla filosofia: il padre, tornando da Atene,
gli portava i libri dei Socratici : finchè egli stesso andò
in Atene e s'incontrò con Cratete, eh' è la sola cosa da
ritenere in tutto questo racconto.
Cratete era un filosofo della scuola cinica, e quello che
c'era di forte e di austero, si potrebbe dire di socratico,
nelle massime ciniche, l' amore della virtù, l'indipendenza
del saggio dai beni esterni, la frugalità della vita accoppiata alla forza d' animo, dovettero fare una grande impressione sullo spirito serio di Zenone. Ma d'altra parte
c' erano anche dell' esagerazioni: il disprezzo delle convenienze, quell'affettazione e ostentazione che caratterizzavano i Cinici, dovettero ripugnargli; e poi anche il disprezzo degli studi, la sterilità scientifica della scuola non
dovettero a lungo andare appagarlo.
Cercò dunque un nutrimento intellettuale più solido
alla scuola di Stilpone megarico, che univa a una morale
severa delle forme più decenti e soprattutto una dialettica più sottile.
E qui un altro aneddoto, eh' è pure riferito da Diogene Laerzio. Cratete cercava di trattenere Zenone per
il pallio, perchè non andasse da Stilpone. E Zenone gli
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STOICISMO
dice: O Cratete, i filosofi bisogna prenderli o trattenerli
per le orecchie: quando li avrai persuasi, allora li puoi
tirare a te. So adoperi la forza, il corpo sarà presso di te,
ma l' animo sarà da Stilpone.
Ma nemmeno i Megarici lo appagarono del tutto; sentì
anche Polemone accademico. Passò, dicono, venti anni a
istruirsi presso gli altri, senza trascurare i libri dei predecessori, specialmente di Eraclito. Polemone gli diceva
che da buon mercante prendeva di qua e di là la sua
merce dandole una veste fenicia. Finalmente, dopo essere
passato di scuola in scuola, ne fondò una egli stesso verso
il 300 a. C.
Egli insegnava in un portico dipinto da Polignoto che
si chiamava perciò la Stoa nonan (la galleria delle pitture), una volta luogo di riunione dei poeti, e allora deserto, anche perchè vi erano associate terribili memorie :
sotto i trenta tiranni 1400 cittadini. vi erano stati trucidati. Zenone scelse quel luogo ; e da esso, dalla Stoa, il
nome della scuola da lui fondata.
Zenone fu molto stimato. Antigono Gonata, re di Macedonia, lo invitava quando veniva in Atene, e andava
alle sue lezioni : pare che lo invitasse anche alla corte,
senza riuscire ad attirarvelo. Gli Ateniesi lo ebbero in
grande rispetto: consegnarono a lui le chiavi della città,
e 1' onorarono di una corona d' oro e di una statua di
bronzo. Non solamente insegnava la sapienza, ma la praticava: era passato in proverbio per la sua temperanza.
Scrisse parecchi libri, fra cui era celebre una Politica,
scritta quando era ancora sotto l' influenza dei Cinici (che
insegnavano in politica una specie di comunismo anarchico), ma la maggior parte dei libri di Zenone, di cui
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CLEANTE, CRISIPPO
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non rimangono che i titoli e pochi frammenti, dovevano
contenere le basi, i dogmi fondamentali della dottrina
stoica. Mise fine volontariamente alla sua vita.
Uno dei discepoli di Zenone e suo successore nella scuola
fu Cleante di Asso nella Troade, nato nel 304, in. nel
232, dal corpo atletico : era stato difatti atleta di professione (pugil, rctSwEng), lo chiamavano un secondo Ercole,
anche per il suo carattere solido e duro alla fatica. Era
venuto poverissimo in Atene, con quattro dramme in tasca : si guadagnava la vita lavorando la notte ad attingere acqua presso un giardiniere, per poter poi il giorno
studiare e filosofare con Zenone. Ne seguì fedelmente la
dottrina e gli successe nello scolarcato. Era uno di quegli spiriti poco agili e poco originali ma vigorosi, che ritengono fortemente le cose apprese. Si lasciò morire anch'egli
volontariamente, di fame. Abbiamo di lui, oltre a pochi
frammenti, 1' Inno a Giove in 39 esametri, ch' è celebre
e che impareremo a conoscere.
Il terzo e il più influente di questi vecchi stoici è Crisippo di Soli, in Cilicia, vissuto dal 281 al 208, dialettico
sottilissimo e scrittore di una fecondità straordinaria. Una
sua vecchia donna di servizio raccontava eh' egli aveva
1' abitudine di scrivere 500 linee al giorno. I suoi libri
erano più di 705, dei quali 311 d' argomento logico e dialettico. La forma era trascurata, secondo la testimonianza
concorde degli antichi : vi abbondavano le sottigliezze, il
linguaggio tecnico, 1' erudizione e le citazioni, anche dei
poeti. Acerrimo ingenio, omni historia curiosvs, dice Cicerone. Fu scolaro di Cleante, col quale non andò sempre
d'accordo, e gli successe nella direzione della scuola. Il suo
merito e la sua importanza è di avere ridotto a sistema
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STOICISMO
compiuto la dottrina stoica, sviluppandone tutte le parti,
corroborandola coi suoi ragionamenti e difendendola dalle
critiche dei suoi avversari, gli Epicurei e gli Accademici.
Crisippo fu detto il secondo fondatore del Portico, e in
un verso diventato proverbiale: se non era Crisippo non
ci sarebbe la Stoa: Chrysippus qui fulcire putatur porticum
Stoicorum, come dice ancora Cicerone.
2. — Questi dunque sono i patriarchi, i fondatori della
scuola stoica, la quale però continua e fiorisce anche nei
secoli seguenti, e se guardiamo alla storia esterna dello
Stoicismo, possiamo distinguere tre fasi o epoche di questa storia:
1° Lo Stoicismo antico, rappresentato principalmente
dai tre che abbiamo detto
2° Lo Stoicismo medio, di carattere eclettico e popolare, rappresentato (la Panezio di Rodi che vive nel secondo secolo, e da Posidonio di Apamea ch'è già contemporaneo di Cicerone;
3° Lo Stoicismo più recente, dell' epoca imperiale, rappresentato da Seneca, da Epitteto e da Marco Aurelio.
Noi conosciamo le opere di questi ultimi, degli Stoici
più recenti; ma sono andate tutte perdute quelle dei più
antichi: bisogna cercarne i frammenti .e le notizie negli
scritti di Diogene Laerzio (il cui 7° libro è dedicato agli
Stoici), di Cicerone, di Plutarco, di Stobeo, di Sesto Empirico, nei così detti doxografi. Questi frammenti sono
stati .raccolti dal von Arnim : Stoicorum veterum fraymenta, in tre volumi.
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