PEDIATRIC NUTRITION & HEALTH AND FOOD SCIENCE a cura di Antonella Diamanti Disordini nutrizionali a esordio precoce Nutritional and feeding disorders Claudio Romano (foto) Sara Spadaro Dipartimento di Patologia Umana dell’Adulto e dell’Età Evolutiva “G. Barresi”, Università di Messina Key words Eating disorder • Feeding disorder • Nutrition disorder • Non-organic feeding disorder • Early childhood Abstract Nutritional disorders may be present in children and correlated with feeding disorders. Sometimes, these conditions can be secondary to an organic condition. When non-organic etiology is present, inadequate medical interventions can contribute to the maintenance of the problem. The risk of malnutrition or poor growth are present when there is a delay in diagnosis or inadequate interventions. Indirizzo per la corrispondenza Claudio Romano Dipartimento di Patologia Umana dell’Adulto e dell’Età Evolutiva “G. Barresi”, Università di Messina via Consolare Valeria 1, 98124 Messina E-mail: [email protected] 152 Definizione Il DSM-5 fornisce la seguente definizione dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: “I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”. Il DSM-5 include le seguenti categorie diagnostiche come la Pica, il disturbo di ruminazione, il disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo, l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata, il disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con specificazione, il disturbo della nutrizione o dell’alimentazione senza specificazione (e le prime tre riguardano soprattutto i disturbi della nutrizione dell’infanzia) 1. I disturbi alimentari dell’infanzia rappresentano problemi molto comuni. Si stima, infatti, che circa il 25% dei bambini con un normale sviluppo psicofisico e l’80% dei bambini con ritardo dello sviluppo possano presentano un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione. Esso si può manifestare con una incapacità di alimentarsi adeguatamente con conseguente difficoltà a prendere peso o significativo rallentamento della crescita. I gruppi a maggiore rischio sono costituiti dai neonati pretermine, quelli con peso alla nascita inferiore al 10° percentile per l’età gestazionale, i bambini con anomalie craniofacciali e/o sindromi genetiche 2. Tale condizione può avere un esordio molto precoce come nel caso del neonato, manifestandosi con pianto, coliche, interruzione della suzione, ipereccitabilità e irritabilità, o comparire tra il primo e secondo anno di vita. In tal caso possono configurarsi quadri tipici di rifiuto alimentare, caratterizzati da atteggiamenti oppositivi da parte del bambino (allontana o getta il cibo, piange quando gli viene offerto e quindi alla vista del biberon) o da una sua apparente mancanza di interesse verso il cibo (si addormenta e smette di mangiare, tiene il cibo in bocca). In generale un disturbo alimentare può esordire tra i 6 mesi e 4 anni di età quando viene tentato l’avvio del self-feeding e ciò ap- Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2016;VIII:152-155; doi: 10.19208/2282-2453-133 PEDIATRIC NUTRITION & HEALTH AND FOOD SCIENCE Disordini nutrizionali a esordio precoce pare correlato al periodo di transizione dall’allattamento al “seno” al cucchiaio, bicchiere o tazza, o da una consistenza liquida a una semisolida 3. La variazione nel tipo di bolo (liquido o solido), le caratteristiche (durezza, omogeneità, volume, viscosità, consistenza) e le capacità sensoriali (gusto) rappresentano le tappe principali dello sviluppo delle capacità oromotorie. Nella maggior parte dei bambini, lo sviluppo delle abilità alimentari (masticazione e deglutizione di alimenti morbidi, solidi) inizia tra i 6-8 mesi di età 4. Inoltre, i bambini in questa fascia di età vogliono essere autonomi, cercano l’indipendenza e sono facilmente distraibili dall’ambiente circostante durante il pasto. Diversi studi dimostrano che alterazioni dell’interazione madre-figlio sono alla base di disturbi alimentari nel bambino: atteggiamento ansioso e preoccupato, intrusivo, ipercontrollante, rigido, depressione materna o problemi psicologici di diversa natura, atteggiamento iperprottettivo che non favorisce la ricerca di autonomia nel bambino possono essere considerate le condizioni più comuni 5. In questo ambito ed in questa fascia di età è più frequente il rischio di medicalizzazione o ricerca di presunte cause organiche (allergia al latte, reflusso gastroesofageo ecc.) con vari cambi di latte o uso di farmaci (ranitidina) con accentuazione del problema. La classificazione di tali disordini comprende la distinzione dicotomica tra cause organiche o non-organiche e include la corretta interpretazione del ruolo dei fattori ambientali (atteggiamento dei genitori, cause mediche e disturbi del comportamento o dello sviluppo psicomotorio). Nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) di natura non organica si possono riconoscere alcune categorie: 1. Bambino con appetito limi- tato/alimentazione restrittiva: questa categoria (picky eaters) comprende bambini che non solo restringono la scelta dei cibi, ma ne diminuiscono anche la quantità. Essi hanno poco appetito e non sono interessati al cibo. Nonostante ciò, presentano in genere una crescita regolare. È una condizione comune negli anni prescolastici, ma se persiste per molti anni può compromettere il normale sviluppo. 2. Bambino vigoroso con poco interesse per l’alimentazione: questa categoria comprende bambini attivi, energici, curiosi e molto più interessati a giocare che a mangiare. In genere si rifiutano di rimanere seduti durante i pasti, mangiano frequentemente, in piccole quantità e non riescono a prendere peso. Non sono presenti in genere cause organiche e Chatoor associa a questa categoria il termine di “anoressia infantile”. 3. Bambino depresso con poco interesse per l’alimentazione: questa categoria comprende bambini poco attivi, poco interessati al cibo, ma anche all’ambiente che li circonda e con scarsa comunicazione con i genitori. Il rischio di malnutrizione è più frequente in questo ambito. 4. Bambino con alimentazione selettiva: questa categoria descrive bambini che limitano la loro alimentazione a una gamma ristretta di cibi preferiti; mangiano cinque o sei cibi differenti, spesso carboidrati come pane, patate fritte o biscotti. Essi non accettano di provare cibi nuovi (neofobici) e non si riesce a persuaderli a farlo in nessuna circostanza. Hanno lo stimolo “facile” al vomito, anche se non hanno chiaramente difficoltà ad assumere e digerire il loro cibo preferito. Questo rifiuto potrebbe essere correlato ad aspetti sensoriali come il gusto, l’odore o il colore. In genere sono bambini che comunque hanno un apporto calorico adeguato e tendono ad abbandonare questo comportamento quando la scuola e gli incontri sociali diventano parte importante della loro vita. 5. Bambini con paura o fobia specifica verso il cibo: questa categoria comprende bambini con paura a deglutire o che evitano cibi di consistenza aumentata. Spesso è possibile individuare l’evento che ha scatenato questa fobia: un episodio di disfagia o soffocamento, episodi di diarrea e vomito in pubblico, durante i quali si è sporcato di fronte ad altre persone, o procedure orali dolorose o spiacevoli (alimentazione con sondino naso-gastrico) 6. Criteri diagnostici Circa il 20-60% dei genitori ritiene che i loro figli non mangino in maniera sufficiente, o mostrino un atteggiamento di tipo fobico nei confronti dei cibi nuovi 7. Rispetto a quanto riferito dai genitori, solo l’1-5% rispettano realmente i criteri per un sospetto di disturbo della condotta alimentare. Il riconoscimento di un DCA può essere problematico anche in relazione al progressivo e costante stato di revisione dei criteri diagnostici e di classificazione. Di fronte a un bambino con il sospetto di DCA, è opportuno procedere con una attenta anamnesi (personale e familiare), esame obiettivo (compresi dati antropometrici) e diario alimentare. L’anamnesi dovrebbe includere storia prenatale e perinatale; storia familiare di atopia o problemi alimentari; malattie e ricoveri ospedalieri precedenti; e utilizzo, in epoca neonatale, di nutrizione artificiale con sondino naso-gastrico. Un’anamnesi alimentare specifica comprende il tipo di alimentazione alla nascita (allattamento materno versus artificiale), cambi di formule, epoca di introduzione dei solidi, la dieta attuale, 153 C. Romano, S. Spadaro consistenza, modalità, durata dei pasti e postura durante il pasto. Il rilievo di alcuni sintomi correlabili con il sospetto di disfagia o aspirazione dovrebbe indurre a ricercare cause di tipo organico. Indicatori clinici che suggeriscono una deglutizione incoordinata può determinare sintomi quale la tosse o il soffocamento. La valutazione della disfagia dovrebbe comprendere quale fase della deglutizione (orale, faringea o esofagea) è disorganizzata e potrebbe richiedere il supporto di un logopedista con specialità nell’educazione della funzione motoria orale. Lo stridore ai pasti potrebbe essere causato da anomalie glottiche o subglottiche. La coordinazione di succhiare-deglutire-respirare può essere influenzata dalla presenza di un’atresia delle coane. Scarsa crescita, vomito, diarrea e stipsi ostinata dovrebbero indurre a escludere il sospetto di malattia da reflusso gastroesofageo o allergia alle proteine del latte. Un dettagliato diario alimentare dovrebbe essere raccolto e interpretato in termini di adeguato ed equilibrato apporto calorico in rapporto all’età. L’esame obiettivo deve comprendere le misurazioni antropometriche, inclusa la circonferenza cranica, la ricostruzione della curva di crescita, la presenza di anomalie craniofacciali, un esame neurologico completo associato alla valutazione dello sviluppo psicomotorio. La valutazione dello stato nutrizionale è un aspetto importante nella gestione dei DCA. La scarsa crescita è presente nel 40-50% dei pazienti con DCA ed è correlata con un ritardo nella diagnosi. Nessuna indagine di laboratorio è indicata nel bam- 154 bino con esame obiettivo, curve di crescita e sviluppo normali. Una parte integrante dell’approccio al bambino con DCA deve presupporre un’indagine per esplorare la presenza di stress sociali, alterazione delle dinamiche familiari e la presenza di problemi emotivi. Ha una grande valenza diagnostica l’osservazione del pasto e del comportamento dei genitori durante lo stesso. Ciò fornisce indizi sulle interazioni, le tecniche di alimentazione e la risposta agli stimoli fisiologici o sociali del bambino. L’identificazione di alterate tecniche di alimentazione da parte dei genitori (alimentazione notturna, persecutoria forzata, condizionata da distrazioni e pasti prolungati) rappresenta un momento diagnostico fondamentale 8. La gestione multidisciplinare La maggior parte dei bambini con disordini nutrizionali può essere gestita da interventi di nutrizione e educazione del comportamento alimentare all’interno inizialmente dell’ambulatorio del Pediatra di Famiglia, e in taluni casi con un approccio multidisciplinare che prevede il coinvolgimento di uno specialista pediatra/gastroenterologo e/o nutrizionista (ad es. valutazione, diagnosi e trattamento delle carenze della dieta e nutrizione), un logopedista (valutazione della capacità fisica di deglutizione, progettazione e realizzazione dello schema di deglutizione), terapisti della riabilitazione (valutazione di capacità fisiche adeguate all’alimentazione e di sensibilità sensoriale, implemen- tazione di modifiche ambientali per migliorare le abilità d’alimentazione). Gli obiettivi dell’intervento sono i seguenti: a) riabilitazione nutrizionale (garantire adeguate calorie, proteine e altri nutrienti), b) modificazione del comportamento alimentare e nutrizionale, c) educazione della famiglia sulle modalità di nutrimento e comportamento, d) il monitoraggio della crescita e dello stato nutrizionale, e) l’assistenza economica/sociale, quando necessario 9. Conclusioni Nella maggior parte dei casi i disordini nutrizionali sono transitori, ma nel 3-10% si possono associare al rischio di malnutrizione. Nella diagnostica differenziale devono comunque essere prese in considerazione alcune cause organiche come le allergie alimentari, la malattia da reflusso gastroesofageo o i disturbi della deglutizione. L’approccio clinico deve essere rassicurante e “correttivo” nella gran parte dei casi, anche se devono essere evidenziati eventuali segnali d’allarme (vomito, ritardo psicomotorio ecc.) o la tendenza verso la scarsa crescita o la malnutrizione. Il Pediatra dovrebbe avere la capacità di intercettare già nelle prime fasi comportamenti o atteggiamenti suggestivi per un disturbo del comportamento alimentare e fornire indicazioni sulle modalità di gestione delle tecniche di alimentazione (Tab. I). Lo screening per la scarsa crescita/basso peso e difficoltà nell’alimentazione dovrebbero essere parte di regolari check-up della salute. PEDIATRIC NUTRITION & HEALTH AND FOOD SCIENCE Disordini nutrizionali a esordio precoce Tabella I. Come riconoscere un disturbo del comportamento alimentare di tipo non organico. Segni e sintomi di un disturbo alimentare Pasti prolungati Rifiuto persistente dell’alimento Alimentazione notturna Prolungamento dell’allattamento al seno o artificiale Difficoltà a introdurre cibi di maggiore consistenza I “segnali d’allarme” Organici Disfagia Aspirazione Deglutizione incoordinata Vomito e diarrea Ritardo di crescita e dello sviluppo psicomotorio Sintomi cardio-respiratori cronici Comportamentali Fissazione per il cibo (selettiva, estreme limitazioni dietetiche) Tecniche di alimentazione sbagliate (dure e/o persecutorie) Cessazione brusca dell’allattamento dopo un evento scatenante Fornire le regole generali per l’alimentazione Evitare le distrazioni durante i pasti (televisione, telefoni) Mantenere un atteggiamento neutrale e piacevole durante tutto il pasto Porre un limite alla durata del pasto (20-30 min) e al numero dei pasti (4-6 al giorno intervallati solo da acqua) Servire cibi appropriati all’età Riproporre regolarmente nuovi alimenti (fino a 8-15 volte) Incoraggiare self-feeding Bibliografia 1 American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental Disorders, 5th ed. Text Revision. Arlington VA: American Psychiatric Association 2013. (Edizione italiana: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Milano: Raffaello Cortina 2014). Romano C, Privitera C, Comito D, et al. Non-organic feeding disorders and failure to thrive: approach and clinical patterns. Pediatr Therapeut 2012;2:122. Smith AM, Roux S, Naidoo NT, et al. Food choices of tactile defensive children. Nutrition 2005;21:14e9. 3 Barlow SM. Central pattern generation involved in oral and respiratory control for feeding in the term infant. Curr Opin Otolaryngol Head Neck Surg 2009;17:187e93. 4 5 2 6 Satter E. The feeding relationship: problems and interventions. J Pediatr 1990;117(2Pt2):S181e9. Bernard-Bonnin A. Feeding problems of infants and toddlers. Can Fam Physician 2006;52:1247-51. Reau NR, Senturia YD, Lebailly SA, et al.; The Pediatric Practice Research Group. Infant and toddler feeding patterns and problems: normative data and a new direction. J Dev Behav Pediatr 1996;17:149e53. 7 Kerzner B, Milano K, MacLean W, et al. A practical approach to classifying and managing feeding difficulties. Pediatrics 2015;135:1-10. 8 Romano C, Hartman C, Privitera C, et al. Current topics in the diagnosis and management of the pediatric non organic feeding disorders (NOFEDs). Clinical Nutrition 2015;34:195-200. 9 • Il bambino che non riesce ad avviare un corretto svezzamento, mangia poco o rifiuta diversi alimenti potrebbe presen- tare un disturbo della nutrizione e del comportamento alimentare. • La classificazione di tali condizioni comprende la distinzione dicotomica tra cause organiche o non-organiche. • Quando la crescita è regolare non vi è indicazione a ricercare condizioni patologiche. • La maggior parte dei bambini necessita solo di interventi di educazione al comportamento alimentare all’interno della famiglia e della comunità. • Il Pediatra di Famiglia ha un ruolo determinante nel riconoscere precocemente disturbi del comportamento alimentare di tipo non organico. 155