C APITOLO 6 Calcolo integrale 6.1 Integrale indefinito La nozione fondamentale del calcolo integrale è quella di funzione primitiva di una funzione f (x). Tale nozione è in qualche modo speculare alla nozione di funzione derivata di f (x) : con funzione primitiva di una data funzione f (x) si intende una funzione F (x) che, se derivata, coincide con la funzione f (x) stessa. Sussiste la seguente R Definizione (Primitiva) Sia f (x) definita nell’intervallo aperto (a, b). Se esiste una funzione F (x) continua in [a, b] e derivabile in (a, b) e tale che 0 F (x) = f (x) ∀x ∈ (a, b), E la funzione F (x) sarà detta funzione primitiva di f (x). Esempio 6.1 Sia f (x) = k, con k ∈ R. Siccome la funzione F (x) = kx è tale che 0 F (x) = k = f (x) ∀x ∈ R, la funzione F (x) è una primitiva di f (x). " Osservazione Prima proprietà delle primitive. Se F (x) è una primitiva di f (x), anche la funzione G(x) = F (x) + c, c ∈ R è una funzione primitiva di f (x). In effetti risulta 0 0 G (x) = D[F (x) + c] = F (x) = f (x). Ne segue, quindi, che se una funzione f (x) ammette una primitiva F (x) allora ammetterà come primitive anche tutte le funzioni della forma G(x) = F (x) + c. Rimane chiaramente aperto il problema seguente: esistono altre primitive di f (x) che non siano della forma F (x)+c? Il teorema seguente stabilisce che tale domanda ammette una risposta negativa. 116 CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 117 w Teorema (Seconda proprietà delle primitive) Ipotesi) Sia f (x) definita in (a, b) e siano G(x) e F (x) due primitive di f (x). Tesi) G(x) = F (x) + c, c ∈ R. Dimostrazione Siccome F (x) e G(x) sono due primitive di f (x), dovrà risultare 0 0 G (x) = f (x) e F (x) = f (x), da cui segue 0 0 G (x) = F (x) (6.1) Siccome per ipotesi F (x) e G(x) sono primitive di f (x), esse sono continue in [a, b] e derivabili in (a, b) : è allora possibile utilizzare il secondo corollario al teorema di Lagrange: la relazione (6.1) implica pertanto che G(x) − F (x) = c ∀x ∈ [a, b], da cui la tesi. R ■ Definizione (Integrale indefinito) Sia f (x) definita in (a, b) e si supponga che essa ammetta primitive. La totalità delle primitive di f (x) sarà indicata con il simbolo ˆ f (x) d x, che si legge “integrale indefinito di f (x) in d x”. La funzione f (x) sarà detta integrando. In base alle due proprietà delle primitive appena descritte si avrà, pertanto, ˆ f (x) d x = F (x) + c, c ∈ R, dove F (x) è una qualsiasi primitiva di f (x). " Osservazione L’integrale indefinito è, al pari della derivata, un’operazione cosiddetta lineare: risulta, cioè ˆ ˆ ˆ [α f (x) + βg (x)] d x = α f (x) d x + β g (x) d x. In effetti, se F (x) è una primitiva di f (x) e G(x) lo è di g (x), la funzione αF (x) + βG(x) (6.2) CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 118 è una primitiva di α f (x) + βg (x), visto che 0 0 D[αF (x) + βG(x)] = αF (x) + βG (x) = α f (x) + βg (x). Ne segue che ˆ [α f (x) + βg (x)] d x = αF (x) + βG(x) + c, c ∈ R. (6.3) Dalla definizione di primitiva segue, d’altra parte, che ˆ α ˆ f (x) d x + β g (x) d x = α[F (x) + c 1 ] + β[G(x) + c 2 ] = αF (x) + βG(x) + c, c ∈ R, (6.4) avendo posto c = αc 1 + βc 2 che, vista l’arbitrarietà delle costanti c 1 e c 2 implica c ∈ R. Confrontando le relazioni (6.3) e (6.4) si ottiene quindi la linearità dell’integrale indefinito (6.2). " Osservazione Tenendo conto della definizione di integrale definito risulta ˆ D[g (x)]d x = g (x) + c, c ∈ R. (6.5) In effetti nel calcolo dell’integrale ˆ D[g (x)]d x occorre trovare una funzione F (x) la cui derivata sia pari all’integrando, D[g (x)]. 0 Chiaramente la funzione F (x) = g (x) gode di tale caratteristica, F (x) = D[g (x)], da cui segue la validità della relazione (6.5). " Osservazione Dalle regole di derivazione di una funzione composta introdotte nel capitolo 5, che di seguito si riportano per comodità, 0 y y x α+1 [ f (x)]α a f (x) e f (x) (α + 1)x α 0 α[ f (x)]α−1 f (x) 0 a f (x) f (x) ln a 0 e f (x) f (x) loga [ f (x)] ln[ f (x)] f (x) f (x) loga e 0 f (x) f (x) sin[ f (x)] cos[ f (x)] cos[ f (x)] f (x) 0 − sin[ f (x)] f (x) 0 0 CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 119 è possibile calcolare in modo immediato il valore di parecchi integrali indefiniti. Ad esempio dalla relazione D[x α+1 ] = (α + 1)x α e dall’osservazione precedente, segue che ˆ ˆ α (α + 1)x d x = D[x α+1 ]d x = x α+1 + c, c ∈ R. (6.6) Utilizzando poi la linearità dell’integrale indefinito si ha, per α 6= −1, ˆ ˆ ˆ 1 α+1 Inserendo nella relazione (6.7) la relazione (6.6) si ottiene (α + 1)x α d x = (α + 1) ˆ xα d x = x α d x =⇒ xα d x = ˆ (α + 1)x α d x. 1 x α+1 c [x α+1 + c], c ∈ R = + , c ∈ R. α+1 α+1 α+1 Dall’arbitrarietà della costante c segue anche l’arbitrarietà della costante cui si è ottenuto, infine, ˆ (6.7) xα d x = c α+1 , per x α+1 + c, c ∈ R se α 6= −1. α+1 Se, invece, α = −1, occorre calcolare l’integrale ˆ 1 d x. x Tenendo conto del fatto che, per definizione, si richiede che l’integrando f (x) sia definito in un intervallo, si distinguono due casi: 1) f (x) = x1 sia definita per x > 0. In tal caso è immediato verificare che la funzione F (x) = ln x è una primitiva di f (x), essendo D[ln x] = 1 . x 2) f (x) = x1 sia definita per x < 0. In tal caso una primitiva di f (x) può essere scelta pari a F (x) = ln(−x), essendo D[ln(−x)] = 1 1 · (−1) = . (−x) x I casi 1) e 2) possono essere unificati ponendo ˆ 1 d x = ln |x| + c, c ∈ R. x In modo analogo a quanto visto nell’osservazione precedente, dalla tabella delle derivate di una funzione composta e utilizzando la linearità dell’integrale indefinito è possibile pertanto costruire una tabella di integrali indefiniti che si possono calcolare immediatamente: CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 120 Integrale definito ´ ´ ´ ´ [ f (x)] x d´x x −1 d x ≡ 1 x dx −1 a 0 f (x) d x ≡ ´ 0 0 f (x) f (x) + c, c ∈ R seα 6= −1 ln | f (x)| + c, c ∈ R dx f (x) f (x) loga e d x f (x) 0 loga | f (x)| + c, c ∈ R a f (x) + c, c ∈ R e f (x) + c, c ∈ R e x + c, c ∈ R sin[ f (x)] + c, c ∈ R − cos[ f (x)] + c, c ∈ R f (x) ln a d x 0 e ´ f (x) d x ex d x ´ 0 cos[ f (x)] f (x) d x ´ 0 sin[ f (x)] f (x) d x ´ + c, c ∈ R se α 6= −1 ln |x| + c, c ∈ R [ f (x)]α+1 α+1 0 [ f (x)]α f (x) d x ´ ´ Primitive x α+1 α+1 α f (x) Tabella 6.1 Alcuni integrali immediati Utilizzando la relazione ˆ xα d x = x α+1 + c, α 6= −1 α+1 E è possibile calcolare gli integrali indefiniti negli esempi seguenti. Esempio 6.2 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ x 5 d x. Soluzione ˆ Si ha: x5 d x = E x6 + c. 6 Esempio 6.3 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ p 5 x 3 d x. Soluzione Si ha: ˆ p 5 ˆ x3 d x = 3 3 5 x dx = x 5 +1 3 5 5 8 +c = x 5 +c 8 +1 CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 121 E Esempio 6.4 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ 1 d x. x3 Soluzione ˆ Si ha: E 1 dx = x3 ˆ x −3 d x = x −3+1 1 + c = − 2 + c. −3 + 1 2x Esempio 6.5 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ 1 d x. p 3 x Soluzione Si ha: ˆ 1 dx = p 3 x ˆ 1 1 x− 3 d x = x − 3 +1 − 13 + 1 +c = 3p 3 x 2 + c. 2 Utilizzando la relazione ˆ 0 [ f (x)]α f (x) d x = 1 [ f (x)]α+1 + c α+1 E è possibile calcolare gli integrali indefiniti negli esempi seguenti. Esempio 6.6 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ 2 p (2x − 1) d x. Soluzione L’integrale dato è della forma ˆ 0 [ f (x)]α f (x) d x con f (x) = 2x − 1 e α = 12 . Si ha, pertanto, ˆ 2 p (2x − 1) d x = 1 1 3 2 2p 2 +1 + c = 2 +c = (2x − 1)3 + c. [2x − 1] [2x − 1] 1 3 3 + 1 2 CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 122 E Esempio 6.7 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ sin2 (x) cos x d x. Soluzione L’integrale dato è della forma ˆ 0 [ f (x)]α f (x) d x con f (x) = sin x e α = 2. Si ottiene, pertanto, ˆ sin2 (x) cos x d x = E 1 1 [sin x]3 + c = sin3 x + c. 2+1 3 Esempio 6.8 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ 2x d x. (x 2 + 3)2 Soluzione L’integrale dato è della forma ˆ 0 [ f (x)]α f (x) d x con f (x) = x 2 + 3 e α = −2. Si ottiene, pertanto, ˆ 2x (x 2 + 3)2 Utilizzando la relazione dx = ˆ 1 1 [x 2 + 3]−2+1 + c = − 2 + c. −2 + 1 x +3 0 f (x) d x = ln | f (x)| + c f (x) E si possono calcolare gli integrali indefiniti negli esempi che seguono. Esempio 6.9 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ 2x d x. x2 + 7 CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 123 Soluzione L’integrale dato è della forma ˆ 0 f (x) dx f (x) con f (x) = x 2 + 7. Si ottiene, quindi, ˆ 2x x2 + 7 E d x = ln |x 2 + 7| + c = ln(x 2 + 7) + c. Esempio 6.10 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ cos x d x. sin x Soluzione L’integrale dato è della forma ˆ 0 f (x) dx f (x) con f (x) = sin x. Si ottiene, quindi, ˆ E cos x d x = ln | sin x| + c. sin x Esempio 6.11 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ 2xe x 2 2 ex − 3 d x. Soluzione L’integrale dato è della forma ˆ 0 f (x) dx f (x) 2 con f (x) = e x − 3. Si avrà, quindi, ˆ 2xe x 2 ex 2 −3 2 d x = ln |e x − 3| + c. CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE ˆ Utilizzando la relazione 124 0 e f (x) f (x) d x = e f (x) + c E si possono calcolare gli integrali negli esempi che seguono. Esempio 6.12 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ ex 2 +x (2x + 1) d x. Soluzione L’integrale dato è della forma ˆ 0 e f (x) f (x) d x con f (x) = x 2 + x. Si avrà, quindi, ˆ ex E 2 +x (2x + 1) d x = e x 2 +x + c. Esempio 6.13 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ e 2x−3 5 2 d x. 5 Soluzione L’integrale dato è della forma ˆ 0 e f (x) f (x) d x con f (x) = 2x−3 5 . Si avrà, quindi, ˆ e Utilizzando la relazione ˆ 2x−3 5 2x−3 2 d x = e 5 + c. 5 0 sin f (x) f (x) d x = − cos f (x) + c si può calcolare l’integrale indefinito nel seguente CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 125 E Esempio 6.14 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ − 1 1 sin d x. 2 x x Soluzione L’integrale dato è della forma ˆ 0 sin f (x) f (x) d x con f (x) = x1 . Si avrà, quindi, ˆ − Utilizzando la relazione 1 1 1 sin d x = − cos + c. x2 x x ˆ 0 cos f (x) f (x) d x = sin f (x) + c E si può calcolare l’integrale indefinito nel seguente Esempio 6.15 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ 2x cos x 2 d x. Soluzione L’integrale dato è della forma ˆ 0 cos f (x) f (x) d x con f (x) = x 2 . Si avrà, quindi, ˆ 2x cos x 2 d x = sin x 2 + c. " Osservazione Utilizzando la linearità dell’integrale indefinito è possibile calcolare integrali anche nei casi che non rientrano in quelli della tabella 6.1, come mostrato negli esempi seguenti. CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 126 E Esempio 6.16 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ (5x − 2e x + 3 sin x) d x. Soluzione Si ha: ˆ ˆ (5x − 2e x + 3 sin x) d x = 5 =5 E ˆ x dx −2 ˆ ex d x + 3 sin x d x = x2 − 2e x − 3 cos x + c. 2 Esempio 6.17 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ x − 2x 2 + 3 d x. x Soluzione Si ha: ˆ x − 2x 2 + 3 dx = x ˆ (1 − 2x + 3 )dx = x x − x 2 + 3 ln |x| + c. " Osservazione La linearità dell’integrale indefinito può essere utilizzata nei casi in cui la funzione 0 f (x) nella tabella 6.1 è costante ma non compare nell’integrando. In tal caso si può moltiplicare l’integrando per tale costante, pur di dividere per la stessa costante tutto l’integrale, come mostrato nei seguenti esempi. E Esempio 6.18 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ 1 d x. (2x − 3)4 Soluzione L’integrale dato può essere ricondotto al caso ˆ 0 [ f (x)]α f (x) d x = 1 [ f (x)]α+1 + c α+1 CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 127 con f (x) = 2x − 3 e α = −4 moltiplicando l’integrando e dividendo tutto l’integrale 0 per f (x) = 2 : ˆ 1 1 dx = (2x − 3)4 2 ˆ 2 1 1 dx = [ (2x − 3)−4+1 + c] = (2x − 3)4 2 −4 + 1 =− E 1 1 + c. 6 (2x − 3)3 Esempio 6.19 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ 1 d x. 3x + 5 Soluzione L’integrale dato può essere ricondotto al caso ˆ 0 f (x) d x = ln | f (x)| + c f (x) 0 con f (x) = 3x+5 moltiplicando l’integrando e dividendo tutto l’integrale per f (x) = 3: ˆ ˆ 3 1 1 1 dx = d x = ln |3x + 5| + c. 3x + 5 3 3x + 5 3 E Esempio 6.20 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ sin(2x) d x. Soluzione L’integrale dato può essere ricondotto al caso ˆ 0 sin( f (x)) f (x) d x = − cos f (x) + c 0 con f (x) = 2x moltiplicando l’integrando e dividendo tutto l’integrale per f (x) = 2 : ˆ 1 sin(2x) d x = 2 ˆ 1 1 2 sin(2x) d x = (− cos 2x + c) = − cos 2x + c. 2 2 La linearità dell’integrale indefinito può essere utilizzata anche nel caso un in cui 0 f (x) non è costante ma è sufficiente moltiplicare l’integrando per una costante 0 al fine di riprodurre la funzione f (x) nell’integrando stesso, come mostrato nel seguente CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 128 E Esempio 6.21 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ e 2x 2 +1 3 x d x. Soluzione L’integrale dato può essere ricondotto al caso ˆ 0 e f (x) f (x) d x = e f (x) + c con f (x) = 2x 2 +1 3 moltiplicando l’integrando e dividendo tutto l’integrale per ˆ e 2x 2 +1 3 3 x dx = 4 ˆ e 2x 2 +1 3 4 3 : 4 3 2x 2 +1 x d x = e 3 + c. 3 4 E Un’altra applicazione della proprietà di linearità è mostrata nell’esempio seguente Esempio 6.22 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ 2x d x. x +3 Soluzione Utilizzando la linearità dell’integrale, si ottiene: ˆ 2x dx = 2 x +3 Per il calcolo dell’integrale ˆ ˆ x d x. x +3 x dx x +3 si può ancora sfruttare la linearità dell’integrale sommando e sottraendo 3 al numeratore: ˆ x dx = x +3 ˆ ˆ = 1dx −3 ˆ x +3−3 dx = x +3 ˆ [1 − 3 ]dx = x +3 1 d x = x − 3 ln |x + 3| + c. x +3 Per l’integrale di partenza si ottiene, quindi, ˆ 2x d x = 2x − 6 ln |x + 3| + c. x +3 CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 129 6.1.1 Integrazione per parti Dalla regola che consente di calcolare la derivata di un prodotto di funzioni, D[ f (x)g (x)] = D[ f (x)]g (x) + f (x)D[g (x)], si ottiene, integrando membro a membro la precedente relazione e utilizzando la linearità dell’integrale indefinito, ˆ ˆ D[ f (x)g (x)] d x = ˆ ˆ D[ f (x)]g (x) d x + f (x)D[g (x)] d x =⇒ ˆ D[ f (x)]g (x) d x = ˆ D[ f (x)g (x)] d x − f (x)D[g (x)] d x e, tenendo conto che il primo integrale a secondo membro ˆ D[ f (x)g (x)] d x = f (x)g (x) + c, c ∈ R, si è ottenuta la relazione ˆ ˆ 0 0 f (x)g (x) d x + c, c ∈ R, f (x)g (x) d x = f (x)g (x) − nota come regola di integrazione per parti. Tale regola consente di calcolare integrali non immediati della forma ˆ 0 f (x)g (x) d x riconducendoli al calcolo di integrali della forma ˆ 0 f (x)g (x) d x. " Osservazione Un esempio tipico in cui è utile applicare la formula di integrazione per parti è quello di integrali della forma ˆ e ±x P n (x) d x, dove P n (x) è un polinomio di grado n in x. In tal caso, scegliendo nella formula di integrazione per parti, ˆ 0 f (x)g (x) d x = f (x)g (x) − ˆ 0 f (x)g (x) d x + c, c ∈ R, CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 130 0 f (x) = e ±x e P n (x) = g (x) ci si riconduce al calcolo dell’integrale ˆ e ±x P n−1 (x) d x, 0 0 0 visto che, se f (x) = e ±x si ha f (x) = ±e ±x , e che g (x) = P n (x) sarà un polinomio P n−1 (x) di grado n − 1. Tale regola consente quindi di ridurre, ad ogni sua applicazione, il grado del polinomio da integrare, cosa che facilita il calcolo dell’integrale indefinito, come mostrato nei seguenti esempi. E Esempio 6.23 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ xe x d x. Soluzione 0 Posto f (x) = e x e g (x) = x, si ha f (x) = e x e 0 g (x) = 1, da cui si ottiene, applicando la relazione ˆ ˆ 0 f (x)g (x) d x = f (x)g (x) − ˆ ˆ x x e x · 1 d x + c = xe x − e x + c. e x dx = e x − E 0 f (x)g (x) d x + c, Esempio 6.24 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ x 2 e x d x. Soluzione 0 Posto f (x) = e x e g (x) = x 2 , si ha f (x) = e x e 0 g (x) = 2x, da cui si ottiene, applicando la relazione ˆ 0 f (x)g (x) d x = f (x)g (x) − ˆ 0 f (x)g (x) d x + c, CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 131 ˆ ˆ x2e x d x = e x x2 − e x 2x d x + c = ˆ x2e x − 2 e x x d x + c. Utilizzando il risultato dell’esempio precedente, ˆ e x x d x = xe x − e x , si ottiene, quindi, ˆ x 2 e x d x = x 2 e x − 2(xe x − e x ) + c = x 2 e x − 2xe x + 2e x + c. " Osservazione Un altro esempio in cui è utile applicare la formula di integrazione per parti è quello di integrali della forma ˆ x α ln x d x. 0 In effetti, ponendo f (x) = x α e g (x) = ln x, si avrà, se α 6= −1, f (x) = 1 x α+1 α+1 e 0 g (x) = per cui ˆ 0 f (x)g (x) d x = 1 , x 1 x α+1 ln x − α+1 1 1 x α+1 ln x − α+1 α+1 ˆ ˆ 1 1 x α+1 d x + c = α+1 x xα d x + c = 1 1 x α+1 ln x − x α+1 + c. α+1 (α + 1)2 CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 132 E Esempio 6.25 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ x ln x d x. Soluzione 0 Posto f (x) = x e g (x) = ln x si ottiene f (x) = x2 2 e 0 g (x) = 1 . x Applicando la formula di integrazione per parti, si avrà ˆ = E x2 x ln x d x = ln x − 2 x2 1 ln x − 2 2 ˆ x dx = ˆ x2 1 dx = 2 x x2 1 ln x − x 2 + c. 2 4 Esempio 6.26 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ ln x d x. Soluzione 0 Posto f (x) = 1 e g (x) = ln x si ottiene f (x) = x e 0 g (x) = 1 . x Applicando la formula di integrazione per parti, si avrà ˆ ˆ ln x d x = x ln x − x 1 dx = x ˆ = x ln x − 1 d x = x ln x − x + c. CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 133 6.1.2 Integrazione per sostituzione Per calcolare l’integrale definito ˆ f (x) d x a volte è comodo effettuare un cambio di variabili. Data una funzione g (t ) invertibile e derivabile, si ponga x = g (t ). Come sarà mostrato in seguito, il differenziale d x deve essere sostituito con il differenziale di g (t ) : 0 d x = g (t )d t , per cui l’integrale di partenza può essere calcolato dapprima risolvendo l’integrale ˆ 0 f (g (t ))g (t ) d t = G(t ) + c, c ∈ R e poi calcolando la primitiva G(t ) nella variabile x, tramite la sostituzione t = g −1 (x). E Esempio 6.27 Si calcoli l’integrale indefinito ˆ p e x+1 d x. Soluzione Ponendo p x +1 = t si ottiene x +1 = t2 e, quindi, x = t 2 − 1. Di conseguenza si avrà d x = 2t d t e l’integrale di partenza potrà essere calcolato a partire dall’integrale ˆ ˆ t e 2t d t = 2 et t d t. L’integrale in t può essere calcolato applicando la formula di integrazione per parti: ˆ 2 e t t d t = 2[t e t − e t + c]. CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 134 Calcolando l’espressione precedente nella variabile di partenza x, si ottiene, infine, ˆ p e x+1 ˆ p e d x = 2[t e t − e t + c] con t = x+1 p x + 1 =⇒ p p p d x = 2 x + 1e x+1 − 2e x+1 + c La formula di integrazione per sosituzione può essere provata utilizzando la regola di derivazione di una funzione composta. Si supponga, infatti, che F (x) sia una primitiva di f (x) e sia g (t ) una funzione invertibile e derivabile. Si ha: 0 0 0 D[F (g (t ))] = F (g (t ))g (t ) = f (g (t ))g (t ) e, integrando membro a membro la precedente identità, si ottiene: ˆ ˆ D[F (g (t ))] d t = ˆ F (g (t )) = 0 f (g (t ))g (t ) d t =⇒ 0 f (g (t ))g (t ) d t = G(t ). Dalla relazione ottenuta, F (g (t )) = G(t ) si può ricavare F (x) dalla relazione t = g −1 (x) : G(g −1 (x)) = F (g (g −1 (x))) = F (x), essendo g (g −1 (x)) = x. 6.2 Integrale definito Si supponga di dover calcolare l’area del trapezoide T sotteso dalla curva f (x) e avente per base il segmento [a, b] (si veda la figura 6.1) CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 135 f (x) T b a x Figura 6.1 Il trapezoide T individuato dalla curva f (x). E’ possibile approssimare l’area del trapezoide T per eccesso e per difetto tramite la costruzione seguente: si suddivida l’intervallo [a, b] in n sottointervalli [x i −1 , x i ), i = 1, ..., n con a = x 0 < x 1 < x 2 < ... < x n−1 < x n = b. Per il generico sottointervallo [x i −1 , x i ) si ponga e i = inf{ f (x), x ∈ [x i −1 , x i )} e E i = sup{ f (x), x ∈ [x i −1 , x i )}. CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 136 f (x) Ei ei a xi−1 xi b x Figura 6.2 Estremo superiore ed inferiore di f (x) nell’intervallo [x i −1 , x i ). Si consideri ora solo la porzione del trapezoide T sotteso dalla curva f (x) nell’intervallo [x i −1 , x i ), e lo si indichi con Ti . Il rettangolo di base x i −1 − x i e altezza e i (rettangolo inscritto) approssima per difetto l’area di tale porzione mentre il rettangolo di base x i −1 − x i e base E i (rettangolo circoscritto) la approssima per eccesso (si osservi la figura 6.3) f (x) f (x) Ei ei xi xi−1 x (a) xi−1 (b) Figura 6.3 Il rettangolo inscritto (a) e quello circoscritto (b). xi x CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 137 Risulta, quindi e i (x i − x i −1 ) ≤ area{Ti } ≤ E i (x i − x i −1 ) (6.8) essendo E i (x i −x i −1 ) (e i (x i −x i −1 )) l’area del rettangolo circosritto (inscritto). Siccome è ragionevole supporre che l’area di tutto il trapezoide T possa essere ottenuta come somma delle aree di ciascuna porzione Ti , area{T } = n X area{Ti }, i =1 dalla relazione (6.8) si ottiene n X e i (x i − x i −1 ) ≤ area{T } ≤ n X E i (x i − x i −1 ), i =1 i =1 dove n X e i (x i − x i −1 ) i =1 individua l’area del plurirettangolo inscritto mentre n X E i (x i − x i −1 ) i =1 R individua l’area del plurirettangolo circoscritto. Definizione (Somma integrale inferiore) Si dice somma integrale inferiore associata alla decomposizione dell’intervallo [a, b] nei sottointervalli [x i −1 , x i ), i = 1, ..., n con a = x 0 < x 1 < x 2 < ... < x n = b il numero R s= n X e i (x i − x i −1 ). i =1 Definizione (Somma integrale superiore) Si dice somma integrale superiore associata alla decomposizione dell’intervallo [a, b] nei sottointervalli [x i −1 , x i ), i = 1, ..., n con a = x 0 < x 1 < x 2 < ... < x n = b il numero n X S= E i (x i − x i −1 ). i =1 " Osservazione 0 0 Se l’intervallo [a, b] è decomposto nei sottointervalli [x i −1 , x i ), i = 1, ..., n con a = 0 0 0 0 0 x 0 < x 1 < x 2 < ... < x n = b con x i 6= x i è chiaro che, in generale, i valori delle somme integrale superiore ed inferiore cambieranno. Al variare di tutte le possibili decomposizioni dell’intervallo [a, b], si otterrà quindi un insieme di valori {s} per le somme integrali inferiori e {S} per le somme integrali superiori. CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 138 " Osservazione Si supponga che l’estremo superiore delle somme integrali inferiori{s} coincida con l’estremo inferiore delle somme integrali superiori {S}, sup{s} = inf{S} = A . Visto che dalla relazione s ≤ area{T } ≤ S segue che sup{s} ≤ area{T } ≤ inf{S} si avrà A ≤ area{T } ≤ A =⇒ area{T } = A . In tal caso si assegnerà, quindi, il valore A all’area del trapezoide T e la funzione f (x) si dirà integrabile (secondo Riemann) in [a, b]. " Osservazione La costruzione appena effettuata si può estendere anche al caso in cui la funzione f (x) assume valori negativi. In tal caso è ancora possibile parlare di area del trapezoide associato a f (x) pur di introdurre la nozione di area algebrica, dotata cioè di segno (si confronti la figura 6.4) f (x) Area algebrica > 0 a b Area algebrica < 0 Figura 6.4 L’area algebrica. E’ possibile ora dare la seguente x CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE R 139 Definizione (Funzione integrabile secondo Riemann) Sia f (x) definita in [a, b]. Si dice che f (x) è integrabile secondo Riemann in [a, b] se R inf{S} = sup{s} = A Definizione (Integrale definito) Sia f (x) definita e integrabile secondo Riemann in [a, b]. Il valore A dell’estremo superiore delle somme integrali inferiori e dell’estremo inferiore delle somme integrali superiori si dice integrale definito di f (x) da a a b e si indica con il simbolo ˆ b A= f (x) d x. a " Osservazione Dalla definzione di integrale definito come area (algebrica) sottesa dalla curva f (x), si può agevolmente provare che una funzione continua in [a, b] è integrabile in [a, b]. La continuità di f (x) non è tuttavia necessaria. Si consideri in effetti la figura 6.5: f (x) 3 T2 1 T1 0 1 2 1 x Figura 6.5 Un esempio di funzione non continua integrabile. l’area sottesa dalla curva f (x) è chiaramente data dalla somma dell’area di T1 e T2 : ˆ A= 1 f (x) d x = area{T1 } + area{T2 } = 0 1 1 · 1 + · 3 = 2. 2 2 CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 140 6.2.1 Proprietà dell’integrale definito Dalla definizione di integrale definito (o, più intuitivamente, dal suo significato di area algebrica) si possono dedurre le seguenti proprietà: 1. 2. ´b ´b a a [α f (x)+βg (x) d x = α finito) ´b ´c f (x) d x +β ´b a g (x) d x (linearità dell’integrale de- ´b f (x) d x = a f (x) d x + c f (x) d x per ogni c ∈ [a, b] (additività dell’integrale definito). Tale relazione è ovvia se si pensa al fatto che l’area sottesa da f (x) tra a e b è pari all’area sottesa tra a e c più l’area sottesa tra c e b a ´b ´b 3. Se f (x) ≤ g (x) ∀x ∈ [a, b] si ha a f (x) d x ≤ a g (x) d x (monotonia dell’integrale definito). Tale proprietà segue dal fatto che se f (x) ≤ g (x) l’area sottesa dalla curva f (x) sarà minore dell’area sottesa dalla curva g (x). 4. ´b a f (x) d x = − ´a f (x) d x. b L’ultima proprietà segue dal fatto che ˆ a f (x) d x = 0, a essendo nulla l’area di un trapezoide di base nulla, e dall’additività dell’integrale definito: ˆ ˆ a a ˆ b f (x) d x = 0= a ˆ a f (x) d x + b ˆ b f (x) d x =⇒ f (x) d x = − a a f (x) d x. b 6.2.2 Teoremi sugli integrali definiti w Teorema (Media integrale) Ipotesi) Sia f (x) continua in [a, b]. ´b Tesi) ∃ c ∈ (a, b) tale che a f (x) d x = f (c)(b − a). Dimostrazione Siccome f (x) è continua in [a, b] ammetterà, per il teorema di Weierstrass, massimo assoluto (M ) e minimo assoluto (m). Si avrà, quindi, m ≤ f (x) ≤ M . Per la monotonia dell’integrale definito, si avrà ˆ ˆ b a ˆ b m dx ≤ b f (x) d x ≤ a M d x. a L’integrale definito di una costante può essere calcolato agevolmente come area di un rettangolo (si veda la figura 6.6): CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 141 f (x) k x b a Figura 6.6 ´b L’integrale definito di una funzione costante: a k d x = k(b − a). ˆ b m d x = m(b − a) a ˆ b M d x = M (b − a), a da cui ˆ b m(b − a) ≤ f (x) d x ≤ M (b − a) =⇒ a ´b m≤ ´b a f (x) d x b−a ≤ M. f (x) d x Il numero λ = a b−a è compreso tra il massimo e il minimo assoluto di f (x) : per il teorema di Darboux esisterà un punto c ∈ (a, b) tale che ´b f (c) = da cui ˆ a f (x) d x b−a , b f (x) d x = f (c)(b − a) a CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 142 e, quindi, la tesi. R ■ Definizione (Funzione integrale) Sia f (x) continua in [a, b]. La funzione ˆ x Ia (x) = f (t ) d t , x ∈ [a, b] a si dice funzione integrale di f (x). Essa rappresenta l’area del trapezoide T x rappresentato in figura 6.7. f (x) Tx x a x b Figura 6.7 Significato geometrico della funzione integrale Ia (x). w Teorema (Torricelli-Barrow o teorema fondamentale del calcolo integrale) Ipotesi) Sia f (x) continua in [a, b]. 0 Tesi) La funzione integrale Ia (x) è derivabile in (a, b) e risulta Ia (x) = f (x). Dimostrazione Si consideri il rapporto incrementale della funzione integrale Ia (x) : ∆Ia (x) Ia (x + ∆x) − Ia (x) = = ∆x ∆x Ponendo ˆ ˆ x+∆x a f (t ) d t − a x+∆x f (t ) d t + a ´x ∆x ˆ x f (t ) d t = a ´ x+∆x f (t ) d t x f (t ) d t . CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 143 la relazione precedente diviene ∆Ia (x) = ∆x ´ x+∆x a f (t ) d t − ´x a ´x f (t ) d t = ∆x ∆Ia (x) = ∆x a f (t ) d t + ´ x+∆x x f (t ) d t − ´x a f (t ) d t ∆x ´ x+∆x x f (t ) d t ∆x . =⇒ (6.9) Dal teorema della media integrale segue che ´ x+∆x x f (t ) d t ∆x = f (c)(x + ∆x − x) f (c)∆x = = f (c), c ∈ (x, x + ∆x) ∆x ∆x e, quindi, la relazione (6.9) diviene ∆Ia (x) = f (c), c ∈ (x, x + ∆x). ∆x Il limite per ∆x → 0 del rapporto incrementale della funzione integrale vale, pertanto, ∆Ia (x) = lim f (c). ∆x→0 ∆x→0 ∆x lim Siccome c ∈ (x, x + ∆x), per ∆x → 0 si ha c → x e, quindi, lim ∆x→0 ∆Ia (x) = lim f (c) = f (x), c→x ∆x essendo f (x) una funzione continua. Ne segue che 0 Ia (x) = f (x) e, quindi, la tesi. " Osservazione ■ Una conseguenza del teorema di Torricelli-Barrow è che la funzione integrale Ia (x) 0 è una primitiva di f (x), essendo Ia (x) = f (x). Il teorema di Torricelli-Barrow ammette il seguente Corollario Ipotesi) Sia f (x) continua in [a, b]. ´b Tesi) a f (x) d x = F (b) − F (a), dove F (x) è una qualsiasi primitiva di f (x). CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 144 Dimostrazione Siccome la funzione integrale Ia (x) è una primitiva della funzione f (x) risulta, dalle proprietà delle primitive, che una generica primitiva F (x) di f (x) potrà essere espressa come F (x) = Ia (x) + c, c ∈ R cioè ˆ x f (t ) d t + c, c ∈ R. F (x) = (6.10) a ˆ Si ha: a f (t ) d t + c, c ∈ R =⇒ F (a) = a F (a) = c, ˆ visto che a f (t ) d t = 0. a Inserendo tale relazione nella (6.10) si ottiene ˆ x F (x) = f (t ) d t + F (a) a e, pertanto, ˆ b F (b) = f (t ) d t + F (a) =⇒ a ˆ b f (t ) d t = F (b) − F (a). a ■ " Osservazione Il corollario al teorema di Torricelli-Barrow fornisce lo strumento che consente di calcolare gli integrali definiti: per calcolare l’integrale ˆ b f (x) d x a si calcola dapprima una primitiva qualsiasi F (x) di f (x). Il valore dell’integrale definito sarà dato dalla differenza tra il valore che tale primitiva assume nel punto b e il valore che essa assume nel punto a : ˆ b f (x) d x = F (b) − F (a). a CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 145 E Esempio 6.28 Calcolare l’integrale definito ˆ 4 1 1−x p d x. x Soluzione Per il calcolo di tale integrale definito occorre dapprima calcolare una primitiva di p . Si ha: f (x) = 1−x x ˆ 1−x p dx = x ˆ p p 1 2p 3 ( p − x) d x = 2 x − x + c ≡ F (x). 3 x Si ha ˆ E 4 1 p p 1−x 2p 3 2p 3 8 4 + c] − [2 1 − 1 + c] = − . p d x = F (4) − F (1) = [2 4 − 3 3 3 x Esempio 6.29 Calcolare l’integrale definito ˆ 1 0 x d x. 2x + 1 Soluzione Per il calcolo di tale integrale definito occorre dapprima calcolare una primitiva di x f (x) = 2x+1 . Si ha: ˆ x 1 dx = 2x + 1 2 1 2 ˆ ˆ 2x 1 dx = 2x + 1 2 1 1 ]dx = [1 − 2x + 1 2 1 1 x− 2 4 ˆ ˆ ˆ 1 1dx − 2 2x + 1 − 1 dx = 2x + 1 ˆ 1 dx = 2x + 1 2 1 1 d x = x − ln |2x + 1| + c ≡ F (x). 2x + 1 2 4 Il calcolo dell’integrale definito dà, quindi, il risultato, ˆ 0 1 x 1 1 1 1 d x = F (1) − F (0) = [ − ln |2 · 1 + 1| + c] − [ · 0 − ln |2 · 0 + 1| + c] = 2x + 1 2 4 2 4 = 1 1 − ln 3. 2 4 CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 146 E Esempio 6.30 Calcolare l’integrale definito ˆ 1 2 e 1−x x d x. 0 Soluzione Per il calcolo di tale integrale definito occorre dapprima calcolare una primitiva di 2 f (x) = e 1−x x. Si ha: ˆ 2 e 1−x x d x = − e, quindi, ˆ 1 2 1 ˆ 2 2 1 e 1−x (−2x) d x = − e 1−x + c ≡ F (x) 2 2 e 1−x x d x = F (1) − F (0) = 0 2 2 1 1 1 1 [− e 1−1 + c] − [− e 1−0 + c] = − + e 2 2 2 2 E Esempio 6.31 Calcolare l’integrale definito ˆ e x 2 ln x d x. 1 Soluzione Per il calcolo di tale integrale definito occorre dapprima calcolare una primitiva di f (x) = x 2 ln x. Si ha: ˆ risulta ˆ e 1 1 1 x 2 ln x d x = x 3 ln x − x 3 + c ≡ F (x) 3 9 1 1 1 x 2 ln x d x = F (e) − F (1) = [ e 3 − e 3 + c] − [− + c] = 3 9 9 = 2e 3 + 1 . 9 " Osservazione Il teorema di Torricelli-Barrow può essere utilizzato anche per CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 147 1. calcolare dei limiti in cui compare una funzione integrale 2. determinare gli estremi relativi e/o i punti di flesso di una funzione integrale. E Esempio 6.32 Calcolare il limite ´xp 3 0 lim tet d t x3 x→0+ . Soluzione ˆ Essendo x lim x→0+ p 3 t e t d t = 0, 0 il limite da calcolare dà luiogo ad una forma indeterminata 00 . Applicando il teorema di de l’Hospital a tale forma indeterminata, posto ˆ x I0 (x) = p 3 t e t d t =⇒ 0 0 I0 (x) = p 3 xe x , si ha ´xp 3 lim E 0 tet d t x3 x→0+ p 3 = lim x→0+ xe x = +∞. 3x 2 Esempio 6.33 Studiare l’esistenza di estremi relativi della funzione ˆ F (x) = 2 x t −5 ln2 t dt nell’intervallo [2, +∞). Soluzione La funzione t −5 è continua in [2, +∞) : si può pertanto utilizzare il teorema di ln2 t Torricelli-Barrowper calcolare la derivata di F (x). Si ottiene: 0 F (x) = 0 x −5 ln2 x , x ∈ [2, +∞). La funzione F (x) è positiva per x ∈ (5, +∞) e negativa per x ∈ [2, 5) : il punto x = 5 è quindi un minimo relativo per F (x). CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 148 E Esempio 6.34 Studiare l’esistenza di flessi della funzione ˆ x F (x) = 1 t2 dt ln t nell’intervallo (1, +∞). Soluzione 2 La funzione lnt t è continua in (1, +∞) e si può quindi applicare il teorema di TorricelliBarrow per calcolare la derivata di F (x). Si ottiene 0 F (x) = x2 . ln x La derivata seconda di F (x) vale, invece, 00 F (x) = x(2 ln x − 1) ln2 x . p p p 00 00 Siccome F (x) > 0 se x ∈ ( e, +∞) e F (x) < 0 se x ∈ (1, e), il punto x = e è un punto di flesso per F (x). 6.2.3 Integrali impropri La definizione di integrale definito è stata data in precedenza per una funzione f (x) definita in un intervallo limitato [a, b]. In molte applicazioni, comunque, è necessario considerare l’integrale definito di una funzione f (x) in un intervallo illimitato. Tale integrale, detto improprio, può essere definito come caso limite dell’integrale definito in un intervallo limitato [a, b]. Si ha, in effetti, la seguente R Definizione (Integrale improprio su un intervallo illimitato) Sia f (x) definita in [a, +∞). Se f (x) è integrabile in ogni intervallo [a, b], si dice integrale improprio di f (x) su [a, +∞) la grandezza ˆ ˆ +∞ b f (x) d x = lim b→+∞ a a Se il limite ˆ lim b→+∞ a f (x) d x. b f (x) d x • è finito si dice che f (x) è integrabile in senso generalizzato in [a, +∞) • è infinito si dice che l’integrale di f (x) in [a, +∞) è divergente • non esiste si dice che f (x) non è integrabile in [a, +∞). CAPITOLO 6. CALCOLO INTEGRALE 149 Se, invece, f (x) è definita in (−∞, b) e integrabile in ogni intervallo [a, b], si dice integrale improprio di f (x) su (−∞, b] la grandezza ˆ ˆ b f (x) d x = lim a→−∞ a −∞ Se il limite ˆ b f (x) d x. b lim a→−∞ a f (x) d x • è finito si dice che f (x) è integrabile in senso generalizzato in (−∞, b) • è infinito si dice che l’integrale di f (x) in (−∞, b) è divergente • non esiste si dice che f (x) non è integrabile in (−∞, b). Sia, infine, f (x) definita in (−∞, +∞) e integrabile in ogni intervallo [a, b]. Se ∀c ∈ R convergono gli integrali ˆ +∞ f (x) d x c e ˆ c f (x) d x −∞ si dirà che f (x) è integrabile in senso generalizzato in (−∞, +∞) e si porrà ˆ ˆ +∞ f (x) d x = lim −∞ a→−∞ a ˆ c f (x) d x + lim b→+∞ c ˆ b ˆ c f (x) d x = f (x) d x + −∞ +∞ f (x) d x. c