GRUPPO 12 | ALICE CAPPELLO, M. FRANCESCA CARBONI, FEDERICA CASULLI
RACCONTARE LA STORIA: LA MOLE ANTONELLIANA
La composizione di Alessandro Antonelli si prefigura come un assemblaggio di forme volumetriche differenti a
seguito del variare delle planimetrie che, nella totalità, si mostrano come "vetrina" del rinomato sistema
antonelliano. La struttura esprime un linguaggio neoclassico in cui gli ordini utilizzati appartengono alla
sostanza strutturale della Mole. L'architetto, attraverso le sue ricerche, ha utilizzato l'eredità del passato in
termini di modernità ponendosi come anello di passaggio tra l'antico e il moderno.
Nonostante, durante tutta la fase esecutiva del progetto, abbia cambiato varie volte destinazione d'uso, non
ha perso la sua eccezionalità che ha fatto si che divenisse il simbolo della città di Torino, la quale fino ad allora
ne era priva.
MOLE ANTONELLIANA: EMBLEMA DI UNA VITA E DI UNA CITTA'
Torino 1860.
La Comunità Israelitica di Torino comprò un terreno per erigervi un tempio commemorativo dell'emancipazione
concessa agli ebrei da Carlo Alberto. Emancipazione che segnò il momento di maggior splendore della
comunità ebraica in Torino, la cui storia vide come punto di inzio il XV secolo segnato dall'arrivo in Piemonte
di ebrei francesi.
Attraverso lo Statuto Albertino e gli ideali del Risorgimento, dunque, si delinearono la parità di diritti e l'intensa
partecipazione alla vita della società circostante sul piano economico e culturale, fino al raggiungimento di un
ebraismo piemontese emancipato e sempre più urbanizzato.
Nel 1862 venne indetto un bando che richiese la presentazione di un progetto che occupasse interamente lo
spazio disponibile senza cortili nè chiostrine, sovrapponendo il Tempio a locali di servizio. A seguito degli esiti
deludenti degli elaborati presentati, in quanto nessuno era stato in grado di sottostare alle prescrizioni per via
dell'eccesso di spesa o l'omissione di troppi locali, la Comunità si rivolse ad Alessandro Antonelli il quale ne
era rimasto estraneo.
In quegli anni, l'architetto, oltre ad essere immerso in studi focalizzati sulle strutture in ferro dei costruttori
francesi e su torri e cupole destinate a mercati ed esposizioni, era impegnato nella progettazione di diversi
manufatti architettonici che avrebbero in qualche modo modificato l'assetto urbanistico di Novara.
Il suo interesse per le strutture in ferro era influenzato dall'affermarsi di questo materiale che, tuttavia, non
portò alla nascita di uno stile autonomo ma si limitò ad intrecciarsi con il neoclassicismo ottocentesco.
Nel 1863 il progetto presentato da Alessandro Antonelli nel 1862, entrò nella fase esecutiva. Nel 1867 il
progetto si svelava irreversibilmente sconvolto, in quanto l'architetto si sentiva autorizzato ad oltrepassare
senza inibizioni i limiti prefissati inizialmente. La costruzione del nuovo organismo cupolare si apprestava a
concludersi nel 1869, ma l'esaurimento dei fondi e il rifiuto da parte dei contribuenti israeliti di sottostare a
nuove imposizioni provocarono la sospensione dei lavori. Così, il Consiglio di Amministrazione chiese al
Municipio un contributo finanziario per il completamento dell'edificio. Nel 1863 la Giunta Municipale asserì di
essere disposta a concorrere nella spesa a condizione che fossero tolti tutti i dubbi esistenti sulla stabilità.
Questa venne accertata principalmente sia grazie alla tesi di laurea in ingegneria civile di Crescentino Caselli
sia dalla Società degli Ingegneri ed Industriali e nel 1868 ripresero i lavori.
Sul finire dell'anno 1869, per circostanze finanziarie, l'Amministrazione israelitica ricorse nuovamente al
Consiglio Comunale di Torino fino a che, sottoposto alle pressioni dell'opinione pubblica, decise di liberarsi
dell'edificio vendendolo al Comune.
Alle problematiche finanziarie e strutturali si sostituì così, in parte, l'esigenza di trovare un'adeguata
destinazione del Tempio che ne motivasse l'acquisizione da parte di esso. Dunque, per uscire dalle polemiche,
il Consiglio Municipale decise di nominare una commissione politica la quale a sua volta diede mandato a una
sottocommissione tecnica che nel settembre 1875 decretò la definitiva stabilità del monumento e sancì la
ripresa dei lavori per conto del Comune di Torino.
Nell'aprile del 1878, durante una seduta del Consiglio Comunale, venne suggerito di dedicare la Mole
Antonelliana a ricordo nazionale del Re Vittorio Emanuele II e come sede del Museo dell'Indpendenza Italiana.
Proposta accolta positivamente anche dalla Società degli Ingegneri e Industriali, qualche mese dopo, si stabilì
ufficialmente di destinarla a sede del Museo Nazionale del Risorgimento e dell'Indipendenza Italiana.
Da questo momento in poi fu completato il volto, costruito il cupolino e la cuspide nonostante le continue
variazioni, da parte di Alessandro Antonelli, al progetto primario. Il terremoto verificatosi il 23 febbraio 1887
rallentò il completamento della guglia e sottopose la struttura ad un severo collaudo. Nel 1888 l'architetto morì
e i lavori furono condotti dal figlio Costanzo, il quale però venne esonerato dai lavori interni. Nel 1903 venne
indetto un concorso per la decorazione dell'aula il cui vincitore fu Annibale Rigotti. L'11 agosto 1904 un violento
uragano provocò il capovolgimento del genio alato, che venne sostituito l'anno successivo da una stella a
cinque punte. Essa, progettata dall'ing. Ernesto Ghiotti, riduceva però l'altezza della Mole e per ovviare
all'inconveniente venne trasformata e allungata la cuspide. Dopo il completamento dell'esterno e dell'interno,
il 18 ottobre 1908 la Mole venne inaugurata. Nel 1953 una bufera abbattè 47m di guglia. Gli ingegneri Albenga
e Danusso, qualche tempo dopo, si occuparono della ricostruzione che si concluse nel gennaio 1861.
L'altezza complessiva, considerando la nuova stella a dodici punte, raggiunse gli attuali 167,5m.
Attualmente, dal 2000, ospita il Museo Nazionale del Cinema.
In funzione della nuova destinazione d'uso venne avviato il restauro e l'adeguamento dell'edificio con il fine
ultimo, attraverso questi, di consentire al visitatore la fruizione completa della Mole, grazie anche ad un
percorso di ascensione (alternativo all'ascensore panoramico centrale) che lo conduceva fino alla guglia
sommitale. "Si tratta di una vera e propria "esplorazione" dell'interno del monumento,di un percorso di visita
unico nel suo genere ricco di una spettacolarità rara e dotata di un forte sensazionalismo d'immagine; episodi
architettonici che si legano oltretutto in maniera intima con molti aspetti che sono propri del linguaggio
cinematografico" (Gritella 1999, pag. 3).
"L'ardito svolgimento altimetrico" (Rosso 1977, pag. 150) che caratterizza la Mole Antonelliana, dovuto
all'esigua superficie edificabile (di forma trapezoidale) e all'iniziale richiesta di progettare un tempio costituito
da molti ambienti, si può configurare nel susseguirsi di forme volumetriche differenti a seguito del variare delle
planimetrie.
La volumetria della base presenta una pianta di forma quadrata alle cui facciate, riccamente decorate in stile
classicheggiante, si giustappone anteriormente un pronao esastilo.
Ad essa, si aggiunge quello che Gianfranco Gritella definisce un "nuovo corpo di fondazione" (Gritella 1999,
pag. 15) la cui funzione consiste nel passare dalla precedente sezione planimetrica alla più ridotta sezione
quadrata del tamburo. Quest'ultimo è caratterizzato da archi a parabola che fungono da espediente risolutivo
per garantire il controventamento della cupola.
La pianta quadrata comporta che la cupola divenga per natura una volta a padiglione a scheletro portante,
contraddistinta da un sesto molto acuto per risolvere i problemi statici derivanti dall'insolita planimetria. La
copertura è scandita da quattro ordini di finestre circolari e da chiavarde a stella. Esse vanno a completare le
catene che trapassano un'intercapedine presente nel volto, serrando tra loro la calotta esterna e quella interna.
Queste ultime sono interconnesse da un meccanismo di tipo cellulare - o tubolare - impostato su un sistema
di nervature mediane e da una successione di corridoi orizzontali. Considerando che, al tempo, le strutture
murarie non erano ritenute idonee ad assimilare un tale meccanismo, il suo utilizzo da parte dell'architetto,
nella Mole, fa si che gli si riconosca la qualità di “pioniere” (Zevi, Benincasa 1984, pag. 338).
Questa configurazione strutturale accoglie un particolare sistema di scale che permette di percorrere la cupola
fino al raggiungimento del tempietto, che riprende il motivo architettonico del pronao.
A questa altezza Alessandro Antonelli si trova a dover risolvere il problema della trasformazione della pianta
da quadrata a circolare. Il passaggio dal volume prismatico del tempietto a quello cilindrico della guglia viene
risolto interponendo tra i due un settore a tronco di cono "onde conseguire una plasmatura più aggraziata ed
aerea" (Antonelli 1880). Accorgendosi, però, di alcuni problemi strutturali relativi alla costruzione della
copertura, trasforma il tronco di cono in una piramide tronca disponendo sull'estradosso delle costole. Da qui
si articolano quattro ballatoi i quali si riducono di diametro procedendo in altezza fino ad arrivare alla cuspide.
La composizione antonelliana, così, scaturisce da un progetto definito nelle dimensioni e nelle qualità di ogni
sua parte (in analogia con le costruzioni metalliche); apparendo, in conclusione, come un montaggio di
elementi prefissati. Esso fa si che l'edificio si possa qualificare al primo posto fra le costruzioni murarie
esistenti, dando concretezza all'aspirazione viva nel secolo dell'architetto, in quanto l'accentuata altezza di
una struttura era sinonimo di “emancipazione dell'uomo dalla gravità” (Rosso 1977, pag. 160).
L'edificio nella sua totalità si presenta come "vetrina" del rinomato sistema antonelliano.
Questo prevede la riduzione delle masse murarie ad uno scheletro di esili fulcri usati come supporti isolati, i
quali vengono contrastati da traversanti murari a cui si radicano le volte. All'interno della parte laterizia si
trovano tiranti metallici. I materiali, eterogenei, svolgono ciascuno, un preciso ruolo resistente. "Egli fu sempre
un severo censore dell'opera sua, che non si arrestava ai prmi concetti che si presentavano alla sua mente,
che sottoponendoli ad una minuziosa disamina non li adottava se non quando si era persuaso che erano quelli
che presentavano minor numero di inconvenienti." ( C. Antonelli 1897)
La struttura esprime un linguaggio neoclassico. Gli ordini utilizzati appartengono alla sostanza strutturale della
Mole. L'architetto, attraverso le sue ricerche, si è impegnato "di fare in ogni elemento in rappresentazione,
senza residui, un elemento in funzione"; nell'incarnare, nello scheletro della struttura, i termini del linguaggio
classicista liberandolo dalla critica illuminista. Ha utilizzato, dunque, l'eredità del passato in termini di modernità
ponendosi proprio come anello di passaggio tra l'antico e il moderno.
La Mole Antonelliana "si presenta del tutto eccezionale nella generale pratica architettonica del tempo: tanto
eccezionale da esserle improprio il termine di cupola quanto quello di torre. Già in questo sfuggire ad una
definizione precisa si può avvertire l'aspetto straordinario della sua concezione." (Gregotti, Rossi, 1957, pag.
69)
L'eccezionalità di questo manufatto architettonico lo rende un progetto emblematico nella carriera
dell'Antonelli.
Negli stessi anni in cui la Mole veniva concepita, Torino perdeva il rango di prima capitale d'Italia. Al contrario
di molte altre città italiane, e non solo, che presentavano edifici che sostanziavano il potere religioso o politico,
era giunta a quel ruolo priva di un edificio simbolo. Le strutture che ne impersonavano l'immagine si
intrecciavano coerentemente con il tessuto urbano senza mostrarsi in maniera prevalente.
Ora, invece, grazie alla capacità e genialità di un singolo individuo la città di Torino possiede un segno
caratterizzante che la distingue dalle altre città.
Iconografia
Fig. 1 – Piante e sezione a cura di Crescentino Caselli
in Crescentino Caselli , Biografia di Alessandro Antonelli, architetto, in Il secolo
di Antonelli: Novara 1798-1888, Novara: De Agostini, 1988
Fig. 2 - Spaccato assonometrico della volta
disegnato dall'Ing. G. Ferria
in Franco Rosso, Catalogo critico dell'archivio
Alessandro Antonelli. Vol.I, I disegni per la Mole
di Torino, Torino: Museco Civico, 1975
Fig. 3 - Successione degli ordini architettonici e della
struttura prismatica che sostanziano il Tempietto e la
guglia della Mole
in Gianfranco Gritella (a cura di), La Mole Antonelliana
storia di un edificio simbolo dal progetto al restauro,
Milano: Utet, 1999
Fig. 4 - L'aula interna della Mole antecedente al
restauro
Fig. 5 - Fotografia dell'attuale interno come sede del
Museo del Cinema
in Franco Rosso, La Mole Antonelliana un secolo
di storia del monumento di Torino, Torino: Museo
Civico di Torino, 1976
Fig. 6 - Fotografia attuale della Mole
in www.wikipedia.it
Bibliografia
Crescentino Caselli, Tempio israelitico in Torino, Torino: Stamperia Reale di G. B. Paravia e comp., 1875
Carlo Mollino, Incanto e volontà di Antonelli, Accame,Torino 1941
Vittorio Gregotti, Aldo Rossi, L’influenza del romanticismo europeo nell’architettura di A. Antonelli, in
“Casabella-continuità”,n.214, marzo 1957
Franco Rosso, Catalogo critico dell'archivio Alessandro Antonelli. Vol.I, I disegni per la Mole di Torino, Torino:
Museco Civico, 1975
Franco Rosso, La Mole Antonelliana un secolo di storia del monumento di Torino, Torino: Museo civico di
Torino, 1976
Lettera di Alessandro Antonelli del 22 dicembre 1880 al Sindaco citata in Franco Rosso, Alessandro Antonelli
e la Mole di Torino, Torino: Stampatori, 1977
Lettera di Costanzo Antonelli del 5 dicembre 1897 al Sindaco, Archivio Storico Municipale di Torino, Affari LL.
PP. Citata in Franco Rosso, Alessandro Antonelli e la Mole di Torino, Torino: Stampatori, 1977
Franco Rosso, Alessandro Antonelli e la Mole di Torino, Torino: Stampatori, 1977
Bruno Zevi, Carmine Benincasa, Mole Antonelliana La guglia come segnale urbano in Venti monumenti italiani,
cap. XVIII pag. 323 – 340: Seat, 1984
Crescentino Caselli, Biografia Alessandro Antonelli, architetto, in Il secolo di Antonelli Novara 1798-1888,
Novara: De Agostini, 1988
Gianfranco Gritella (a cura di), La Mole Antonelliana storia di un edificio simbolo dal progetto al restauro,
Milano: Utet, 1999
Luciana Manzo (a cura di), Esplorando tra le carte. La Mole Antonelliana, Torino: Archivio Storico della Città
di Torino, 2013
Sitografia
http://www.museotorino.it