Traduzione Vanda Vantaggi Editing Riccardo Mazzeo Impaginazione Roberto Bridi Immagine di copertina © icponline.it Copertina Giordano Pacenza Rachel Bryant-Waugh and Bryan Lask Eating disorders: A parents’ guide © Rachel Bryant-Waugh e Bryan Lask, Penguin Books, 1999. All rights reserved © 2000; 2013 Edizioni Erickson Via del Pioppeto 24 38121 TRENTO Tel. 0461 950690 Fax 0461 950698 www.erickson.it [email protected] 3a Ristampa aprile 2013 Finito di stampare nel mese di aprile 2013 da Esperia srl – Lavis (TN) per conto di Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. Trento ISBN: 978-88-590-0314-4 Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo effettuata, se non previa autorizzazione dell’Editore. Rachel Bryant-Waugh e Bryan Lask Disturbi alimentari Guida per genitori e insegnanti A cura di Roberto Ostuzzi Erickson Indice Presentazione all’edizione italiana (Massimo Cuzzolaro e Roberto Ostuzzi) 9 Prefazione 11 Introduzione 15 Capitolo primo Cosa sono i disturbi alimentari 21 Capitolo secondo Quali sono le cause dei disturbi alimentari? 33 Capitolo terzo Come capire se mia figlia ha un disturbo alimentare 55 Capitolo quarto Cosa posso fare? Principi generali 67 Capitolo quinto Cosa posso fare? Problemi specifici 77 Capitolo sesto A chi potete rivolgervi e cosa potranno proporvi? 101 Capitolo settimo Quale futuro attende questi ragazzi con un disturbo del comportamento alimentare? 135 Capitolo ottavo Presentazione di alcuni casi 145 Glossario 163 Indirizzi utili 169 Presentazione all’edizione italiana Negli ultimi anni giornali e televisioni hanno dato un risalto crescente al tema dei disturbi del comportamento alimentare. Anoressie e bulimie sono diventate argomento di forte interesse sia per i media che per il grande pubblico. Se ne parla ovunque e tutti sembrano attenti e sensibili a questi problemi. Foto di ragazze emaciate compaiono sempre più spesso sui rotocalchi, e si discute sulle cause di tali patologie. Come capita, informazione e disinformazione crescono insieme. Si diffonde l’idea semplicistica che anoressia e bulimia siano le malattie delle ragazze che vogliono somigliare ad attrici e modelle. Sedicenti esperti identificano tout court queste patologie con l’effetto del desiderio di essere magre e belle. Non si fa molto, invece, per tentare di affinare e diffondere la comprensione dei disagi profondi che sottendono comportamenti alimentari disturbati. Nelle società occidentali la dieta, la bellezza, la magrezza e il desiderio di avere un corpo in forma sono atteggiamenti diffusi ma da soli non provocano disturbi così gravi e complessi. Nell’età dell’adolescenza, quando ci si confronta con il mondo esterno e si deve costruire il senso della propria identità adulta, il desiderio di avere un corpo adeguato alle aspettative altrui (genitori e altri adulti significativi, gruppo dei pari, media) è una tematica frequente. Autostima, senso del proprio corpo e comportamento alimentare sono, soprattutto in quell’età, strettamente legati. E i problemi sembrano manifestarsi in epoche sempre più precoci. È inevitabile che tutto ciò richiami l’attenzione dei genitori verso il tema dei disturbi alimentari. Accade così che una figlia (o 9 un figlio) che comincia una dieta susciti un certo allarme, spesso ingiustificato, talvolta prezioso. Anche se si parla, così tanto e così spesso, del problema, sono poche le guide che cercano di aiutare i genitori a conoscere meglio queste malattie, a capire quali sono i percorsi di cura più corretti, a essere utili ai propri figli. Il libro che presentiamo fornisce notizie semplici ma precise. Molti genitori vorrebbero essere più informati sui segni premonitori, conoscere i campanelli d’allarme, sapere come affrontare comportamenti che possono essere a rischio. Di fronte alla malattia, poi, padre e madre vivono spesso sentimenti di colpa, favoriti, non di rado, da terapeuti inesperti. Bryan Lask e Rachel Bryant-Waugh sono due noti clinici inglesi che da anni si occupano dello studio e della cura delle anoressie e delle bulimie. Hanno acquisito, in particolare, grande competenza nelle forme precoci, infantili e preadolescenziali. Proprio questa esperienza li ha spinti a confrontarsi attentamente con le domande e le richieste di genitori e familiari che cercano di capire e di essere d’aiuto. Abbiamo avuto il piacere di apprezzare direttamente l’esperienza, la competenza e la passione che Lask e Bryant-Waugh mettono nella loro attività di ricerca. Uno di noi [Roberto Ostuzzi, ndr] ebbe anche l’opportunità di seguire sul campo il loro lavoro clinico. Questo testo rappresenta una guida di base. Tratta vari altri disturbi dell’alimentazione oltre ad anoressia e bulimia: ad esempio l’alimentazione selettiva, più frequente di quanto si creda. Può essere un libro utile ai familiari, ai quali è in prima battuta diretto, ma può aiutare anche gli insegnanti e tutti quei professionisti che vogliono cominciare a conoscere il tema dei disturbi del comportamento alimentare attraverso una visione scientifica, chiara e di facile comprensione. Oltre a costituire un importante strumento di aiuto, il libro di Lask e Bryant-Waugh rappresenta un richiamo. Ricorda che le patologie dell’alimentazione nascono nel cuore di quel complicato processo di svincolo e differenziazione che ogni adolescente deve affrontare e con il quale ogni famiglia è chiamata, in un certo momento, a misurarsi. Massimo Cuzzolaro Roberto Ostuzzi 10 Capitolo secondo Quali sono le cause dei disturbi alimentari? Una delle domande poste più di frequente dai genitori sui disturbi alimentari è: «Perché mia figlia è diventata così?». Sfortunatamente la risposta è molto difficile. Anche se esistono molte informazioni sui disturbi alimentari una volta manifestati, nessuno sa ancora perché e come possano insorgere. Ci sono certamente molti fattori che interagiscono prima dell’insorgenza del disturbo alimentare vero e proprio. In altre parole, non esiste una sola causa, ma ve ne sono molte e complesse. Cercheremo di chiarire ciò che è noto e identificheremo quelle aree in cui c’è ancora molto da studiare. Nel considerare le cause è utile suddividerle nei tre «fattori P»: – fattori predisponenti – fattori precipitanti – fattori perpetuanti. Fattori predisponenti Questo termine si riferisce a tutti quei fattori che sono precondizioni necessarie per l’insorgenza di un particolare disturbo. Sono elementi già presenti nella persona o nell’ambiente prima che il disturbo alimentare emerga. Essi non precipitano o attivano necessariamente il problema, ma devono essere presenti affinché ogni fattore precipitante abbia l’effetto specifico di produrre il disturbo. Può essere di aiuto una semplice analogia. Se si vuole guidare un’automobile si deve prima avviare il motore, togliere il freno a mano, inserire la marcia e premere l’acceleratore. Però, affinché tutto ciò sia possibile, 33 l’auto deve prima avere un motore, le ruote e le altre parti. Il motore e le ruote sono precondizioni necessarie per il funzionamento della macchina. Senza di esse, non ha importanza quante volte si tenti di accendere il motore, di togliere il freno a mano e di inserire la marcia corretta, o quanto si prema l’acceleratore. L’auto non si accende né tanto meno si muove. Il motore e le ruote sono fattori predisponenti. In alternativa, possiamo usare un altro esempio. Alcune persone nascono con polmoni e vie respiratorie sensibili all’asma. Queste persone possono o meno sviluppare problemi respiratori a seconda dell’ambiente in cui vivono. Ad esempio, se un soggetto è stato allevato e vive in una grande città, può manifestare uno stato asmatico fin da bambino e avere bisogno di inalanti per regolare la sua respirazione per la maggior parte della sua vita adulta. Però, se la stessa persona fosse nata e cresciuta fra le montagne, potrebbe non sviluppare mai problemi respiratori. In questo esempio, la sensibilità dei polmoni e delle vie respiratorie sono i fattori predisponenti. Allo stesso modo i disturbi alimentari (e ogni altra malattia) hanno bisogno di condizioni predisponenti senza le quali né il numero né l’intensità dei fattori attivanti e precipitanti sono sufficienti per la loro insorgenza. Ci si chiede ora quali siano queste condizioni predisponenti. La genetica Molti si meravigliano del fatto che i geni possano contribuire, in modo rilevante, all’insorgere dei disturbi alimentari. Ciò è comprensibile dal momento che solo una minoranza (5-10%) della popolazione con disturbi alimentari ha un parente prossimo con lo stesso problema. «Se solo raramente si riscontra un disturbo alimentare anche in un parente, perché si parla di genetica?» La trasmissione genetica delle malattie o la loro predisposizione si verificano in modi diversi e complessi. Solo di rado accade che un parente stretto trasmetta direttamente delle combinazioni di geni al figlio. Di solito la trasmissione genetica è determinata da ambedue i genitori e spesso è implicata una combinazione di più geni. Il contributo esatto dei geni nello sviluppo dei disturbi alimentari e la 34 Capitolo terzo Come capire se mia figlia ha un disturbo alimentare Al giorno d’oggi, con tutta la pubblicità sui disturbi alimentari e con l’evidente aumento della loro incidenza, molti genitori sono preoccupati che una loro figlia possa soffrirne. Come si è visto nel capitolo primo, esistono molte deviazioni dal comportamento alimentare normale che possono preoccupare pur non rappresentando un vero problema. In questo capitolo discuteremo cosa deve mettere in allarme i genitori circa la possibilità di un disturbo alimentare e cosa si deve osservare. Si cercherà di fornire alcune idee su come distinguere una variazione del normale comportamento alimentare da quelle modalità che possono essere più preoccupanti. Certamente tra queste due aree esiste una zona grigia. Spesso i problemi sono tenuti segreti o negati. I genitori sono spesso sorpresi da quanto la loro figlia sia riuscita a nascondere le proprie emozioni e i propri comportamenti. La manifestazione più evidente di un disturbo alimentare è, naturalmente, una modificazione nelle abitudini alimentari o l’adozione di una modalità alimentare strana e persistente. Come detto nel capitolo primo, esistono varie fasi dello sviluppo infantile in cui l’alimentazione può preoccupare. Riassumendo, nella fase prescolare ci sono le manie alimentari e l’alimentazione restrittiva, e l’iperalimentazione durante la fase di crescita adolescenziale rapida. Questi sono fenomeni generalmente transitori e, se i genitori non cercano di intervenire troppo, tendono a risolversi. È difficile stabilire la durata di queste fasi, poiché ci sono molte variazioni. Di solito, le manie alimentari degli anni prescolastici possono durare alcune settimane oppure uno o due anni. Finché la bambina (o il bambino) sta bene, 55 cresce contenta e felice, non c’è ragione di preoccuparsi. Lo stesso vale per l’alimentazione restrittiva durante gli anni prescolastici; infatti, tende a durare meno della fase delle manie alimentari e raramente dura più di qualche mese. Intendiamo ancora una volta sottolineare che, se la bambina sta bene e cresce in modo armonioso, è meglio non intervenire. Se si è troppo ansiosi o attenti a questa modalità alimentare, essa tenderà a persistere e potrà diventare causa di conflitti e litigi. Se però la bambina è chiaramente triste, non cresce come dovrebbe o si lamenta di un dolore persistente, allora è meglio rivolgersi al medico o a uno psicologo. L’alimentazione eccessiva che è tipica dell’adolescenza è per molti ragazzi una fase normale, ed è per molti versi più facile da capire e accettare rispetto all’alimentazione restrittiva del bambino più piccolo. L’adolescenza è il momento della crescita rapida, dello sviluppo fisico e del conseguente bisogno di una notevole assunzione di calorie. In pratica, ciò si manifesta con l’assunzione di una quantità di cibo che può sembrare eccessiva. I maschi, in particolare, sembrano mangiare quantità elevate di cibo. In tutto questo non c’è niente di malato o anormale. È bene preoccuparsi se vostra figlia appare spesso scontenta, ha sensi di colpa verso il cibo, diventa sovrappeso o se mangia di nascosto in modo eccessivo oppure elimina il cibo vomitando o con l’uso di lassativi. L’aumento dell’appetito normale e sano dell’adolescente può durare due o tre anni e non deve preoccupare, ma essere invece fonte di gioia per la sua crescita. Quali cambiamenti delle abitudini alimentari o altri comportamenti dovrebbero essere motivo di preoccupazione? Non vi sono regole fisse su questo e ciò che segue può servire solo da linee guida. È bene ricordare che durante tutta l’infanzia e l’adolescenza ci sono varie fasi di alimentazione particolare, alcune di breve e altre di maggiore durata, mentre altre ancora persistono per più anni. Di conseguenza, ogni variazione alimentare può essere un fatto transitorio. Però, più il cambiamento persiste, più diventa concreta la possibilità che diventi problematico. Ciò è tanto più vero se la variazione delle modalità alimentari si accompagna a segretezza, irritabilità, infelicità, disgusto di se stessi e a un comportamento irrazionale persistente. Inizieremo discutendo gli aspetti dell’anoressia nervosa e della bulimia nervosa che hanno molti elementi in comune (si veda il 56 capitolo primo). Questi disturbi alimentari iniziano spesso con una dieta volontaria della ragazzina, spesso senza una valida ragione. Anche se non è sovrappeso, la ragazzina insisterà a voler dimagrire. Molte ragazze decidono di diventare vegetariane e adducono ragioni morali. In alternativa, potete notare una diminuzione nell’assunzione del cibo da parte di vostra figlia senza nessun commento sul fatto di voler fare una dieta. Semplicemente smette di mangiare come prima e, quando la si interroga sull’argomento, tende a negare il fatto e dice di non avere molta fame. Quando si sviluppa un quadro di anoressia nervosa o di bulimia nervosa compare preoccupazione per il cibo, per l’alimentazione e per le calorie insieme a una generale modifica del comportamento. In questi due disturbi alimentari esiste una chiara sovrapposizione di comportamenti, ma ci sono anche molte differenze. I cambiamenti che indicano un disturbo alimentare possono essere classificati nel seguente modo: –relativi al cibo; –relativi all’umore e al comportamento in generale; –relativi al corpo. I segni e comportamenti vengono elencati qui di seguito e, laddove un comportamento o un dato sia specifico solamente dell’anoressia nervosa o della bulimia nervosa, piuttosto che di entrambi, viene contrassegnato con AN o BN. Aspetti che riguardano il cibo –Preoccupazione per il cibo; –molto tempo speso a leggere libri di cucina; –sensibilità per i temi dell’alimentazione; –alimentazione molto restrittiva (AN); –preferenza a consumare i pasti da soli; –cucinare per la famiglia; –scelta di cibi ipocalorici escludendo tutti gli altri (AN); –irritabilità, disagio e litigi specialmente durante i pasti e spesso per piccole quantità di cibo, come ad esempio se mangiare cinque o dieci piselli (AN); 57 –comportamento strano verso il cibo, ad esempio tagliare o sbriciolare il cibo in piccoli pezzi allargandoli sul piatto, o spostare piccole quantità di cibo da una parte all’altra del piatto (AN); –nascondere cibo sotto il piatto, il tavolo, il tovagliolo o in tasca (AN); –lasciare la tavola durante i pasti e subito dopo andare in bagno (BN); –raccogliere e accumulare il cibo; –mangiare di nascosto; –abbuffarsi (BN); –vomito autoindotto; –negare di avere fame quando questa invece è evidente; –misurare il proprio valore in base alla quantità di cibo assunta; –sentirsi a disagio e colpevoli rispetto al cibo; –incapacità di tollerare eventi non previsti rispetto al cibo; –irritabilità se i pasti sono anticipati o posticipati rispetto al solito; –bere molta acqua, aceto o sostanze piccanti (AN); –bere molte bevande gasate a basso contenuto calorico (aiutano ad attenuare i crampi della fame). Comportamenti in generale Esistono molti altri comportamenti che segnalano un disturbo alimentare oltre a quelli che coinvolgono direttamente il cibo e i pasti. Questi includono: –pesarsi spesso; –attività fisica eccessiva specie prima o dopo i pasti; ad esempio camminare, fare molte flessioni, correre continuamente su e giù per le scale, nuotare a lungo, ecc.; –aumento del desiderio di fare cose che implicano attività fisica; –raccogliere informazioni sulle diete da dépliant, libri e giornali; –abusare di lassativi o di pillole dimagranti; –usare diuretici; –usare abiti larghi; –problemi con il sonno; –irritabilità generica specialmente quando si parla di cibo; 58