Equipe Età Evolutiva Cooperativa Opificio dei Sensi “Fragili e Spavaldi” Come funzionano gli adolescenti? 22 febbraio 2017 Fabio Corsi, Angela Valletta, Elena Schiavetti, Filippo Mantelli CHI SIAMO... Opificio dei Sensi nasce nel 2015 come cooperativa sociale. Tra le cose che Opificio propone, vi è un servizio territoriale di pedagogisti e psicologi dell’età evolutiva. Dott. Fabio Corsi Pedagogista Dott.ssa Angela Valletta Dott.ssa Elena Schiavetti Dott. Filippo Mantelli Psicologa Psicologa - Psicoterapeuta Psicologo - Psicoterapeuta DI COSA ANDREMO A PARLARE... Non possiamo trattare adeguatamente le difficoltà comportamentali e relazionali degli adolescenti senza averne capito precedentemente le cause/implicazioni. Pertanto, non ci limiteremo a definire fenomeni quali “disturbo di condotta”, o “disturbo oppositivo provocatorio”, ma entreremo, seppur brevemente, nei meccanismi neurobiologici, endocrini e ambientali che lo sottendono. Abbiamo la consapevolezza che la conoscenza è già la migliore terapia..! L’ADOLESCENZA ALL’INIZIO… L'ADOLESCENZA! Gli adolescenti e l'adolescenza sono diventati di moda da quando la cronaca li ha citati per via di episodi discutibili e discussi... … ma rappresentano una fascia d'età che è così densa di modificazioni e di cambiamenti, fisici e psicologici, da rappresentare un banco di prova per l'età adulta. QUALCHE DOMANDA... SCOMODA! Prima affermazione: Tutti siamo stati adolescenti! Ma è proprio vera??? Per la nostra generazione, probabilmente sì! Ma possiamo dire lo stesso dei nostri nonni, o bisnonni? Loro erano, semplicemente, giovani! Che cosa è cambiato? Seconda considerazione: molti ragazzi delle nostre scuole provengono da culture differenti: quindi aderiscono al nostro modo occidentale di essere adolescenti! UN’INVENZIONE... RECENTE? Il termine Adolescenza è abbastanza recente, e indica quel periodo della vita che va dalla prima ricerca di indipendenza e di autoaffermazione, alla concretizzazione di questi scopi. In tal senso, da un punto di vista sociale e culturale, l'adolescenza può durare anche molti anni (ve li ricordate, i “bamboccioni”?) BISOGNO DI CAPIRE... Insomma: È come se ci fossimo inventati l'adolescenza, senza aver chiaro che cosa sia realmente! In altre parole: ● Quando inizia? ● Quanto finisce? ● Come si sviluppa? ● Perché accadono “tutte quelle cose strane” che gli adolescenti sono “soliti” fare? … UN’ANALISI INCOMPLETA Nella letteratura corrente, si è spesso cercato di spiegare COME gli adolescenti siano, ma senza spiegare esaurientemente il PERCHÈ. Il “perché” è quello che cerchiamo di fare (brevemente!) oggi, attraverso delle chiavi di lettura che la ricerca scientifica ci ha messo a disposizione. Ora cerchiamo di entrare... NELLA TESTA DEGLI ADOLESCENTI... … per provare a capire i nostri ragazzi, spiegati attraverso lo studio del cervello... Prima era un ragazzo solare, adesso si chiude in camera sua e non parla. E’ proprio così difficile per loro pianificare le attività? Perché spesso rischiano l’osso del collo con attività pericolose? Perché hanno atteggiamenti oppositivi? Quando parlo con lui mi urla sempre contro. Non aspettatevi ricette, ma aspettatevi di dare un significato ai comportamenti guardando il tutto da un altro punto di vista: l’evoluzione del cervello dell’adolescente. LE FASI DELL’ADOLESCENZA La pubertà è una parte dell’adolescenza ed indica la fase della maturazione sessuale tra i 10 e i 14 anni. L’adolescenza va dai 10 ai 24 anni. GLI ORMONI E IL CAMBIAMENTO UMORALE Le trasformazioni biologiche nel corpo dell’adolescenza sono dovute agli ormoni. (10-14 anni) L’inizio del cambiamento varia molto secondo l’ambiente e la cultura. L’avvio della trasformazione avviene per il rilascio degli ormoni da parte delle cellule endocrine. L’ipotalamo funge da regolatore nella produzione ormonale. Ma con la produzione ormonale alcune cellule neuronali in alcune zone del cervello diventano più attive. L'adolescenza rende stupidi? Il team della State University of New York Downstate Medical Center Read. I ricercatori hanno studiato il comportamento dei topi, ma lo scombussolamento ormonale è praticamente simile: i piccoli roditori, di varie età (corrispondenti alla fase infantile, adolescenziale e adulta), dovevano risolvere dei compiti. Il risultato? Questo: le fasi infantile e adulta erano quelle nelle quali i topi riuscivano meglio, invece nella fase adolescenziale davano i risultati peggiori. La colpa è dovuta ai notevoli cambiamenti che avvengono, proprio durante la pubertà, nell'ippocampo e nel GABA (un neurotrasmettitore che nei mammiferi è responsabile della regolazione dell'eccitabilità neuronale in tutto il sistema nervoso). Durante l'adolescenza, esperienze di stress 'scombussolano’ questo neuro trasmettitore 'calmante' al punto che comincia ad agire in maniera opposta, e cioè non rilassando più l'adolescente ma eccitandolo ed agitandolo. Ma appena un ragazzo/a si sente pressato da vari fattori (scuola, genitori, o altro) allora fa più difficoltà a concentrarsi e ha a disposizione meno risorse per agire nella quotidianità. Ciò si traduce, per genitori e insegnanti, nella capacità di capire anche quando fermarsi con le 'prediche', per riprenderle quando il Gaba tornerà a livelli migliori Gli ormoni sono importanti perché modificano le strutture e le forme di comunicazione tra differenti aree del cervello MA..... Ma gli ormoni sono anche la causa di forti sbalzi d’umore. Le emozioni possono esplodere in ogni momento. Il sistema limbico nell’adolescente è iperattivo. ORMONI, CERVELLO E IDENTITÀ DI GENERE L'identità sessuale del cervello è determinata dalla miscela ormonale presente nelle prime fasi dello sviluppo. L'esposizione precoce agli ormoni sessuali produce effetti permanenti sull'organizzazione del cervello Nelle prime fasi dello sviluppo, I cervelli di entrambi i sessi sono simili, forse persino identici. Poi, per un breve periodo i testicoli dei maschi fetali producono testosterone (per poi restare inattivi sino alla pubertà). Questa breve iniezione di testosterone ordina al cervello di diventare MASCHIO. Se non è presente testosterone in questo periodo dello sviluppo fetale, il cervello rimane FEMMINA Anche se al cervello viene “assegnato” un sesso in una fase precoce dello sviluppo, l'espressione dei comportamenti sessuati specifici legati al genere avvengono solo durante la pubertà. In questa fase, l'esposizione a livelli massicci di ormoni sessuali innesca comportamenti specificamente maschili o femminili. In sintesi: ● ● Il cervello viene “mascolinizzato” se durante lo sviluppo fetale è presente testosterone; Nella pubertà, il cervello viene “ri-mascolinizzato” se vi è adeguata nuova produzione di testosterone; Se tutto ciò non accade, l'espressione dei comportamenti legati al genere nell'uomo è molto complessa, e legata ad una moltitudine di influenze fisiologiche ed ambientali. L’APPRENDIMENTO NELL’ADOLESCENZA Durante l’adolescenza le capacità per una buona pianificazione non sono ancora mature e la comunicazione tra le differenti aree del cervello non sono ancora stabilizzate. Non riescono a pianificare il loro tempo. Una buona pianificazione è controllata dalla corteccia frontale. Nella CF trovano sede anche le funzioni di controllo che permettono di orientare l’azione verso un fine. La memoria di lavoro inizia ad affinarsi verso i 15 anni. La sua completa maturazione però avviene molto più tardi. La memoria di lavoro è quella che mi permette di ricordare le procedure. Non solo ricordare, ma anche elaborare una informazione. La memoria di lavoro è un sistema per il mantenimento temporaneo e per la manipolazione dell’informazione durante l’esecuzione di differenti compiti cognitivi, come la comprensione, l’apprendimento e il ragionamento. La capacità di elaborare e manipolare le informazioni presenta grossi limiti nei bambini e nei ragazzi. Le aree della corteccia frontale non sanno ancora comunicare tra di loro correttamente e non sono ancora mature. La capacità di elaborare e manipolare le informazioni matura nella tarda adolescenza. La memoria di lavoro ha un ruolo fondamentale nella vita scolastica: risolvere problemi matematici complessi, nel fare un piano della giornata, dell’arrivo puntuale, nel seguire sequenze di lavoro, etc.. FERMARSI AL MOMENTO GIUSTO Sapersi fermare al momento giusto è indispensabile per un comportamento sicuro e conforme alle norme sociali. L’area dell’inibizione, ovvero della capacità di arrestare e quindi controllare un comportamento, è governata dalla corteccia prefrontale ventrolaterale. Questa area inizia a maturare dai 12 ai 18 anni. I test manifestano un progressivo avvicinamento alle performance degli adulti. Pensiamo al mantenimento dell’ATTENZIONE in una situazione di aula. Un alunno non è in grado di selezionare le informazioni utili e di inibire l’impulso di prestare attenzione ai compagni, invece che all’insegnante. Interferenze esterne. Altro aspetto è quello delle interferenze interne all’informazione, ovvero del lavoro con più varianti contemporaneamente che devono essere controllate. FLESSIBILITÀ E PIANIFICAZIONE La flessibilità è fondamentale per cambiare programma se sopraggiunge un imprevisto. Permette un adattamento veloce al cambiamento. Scolasticamente se impariamo ad applicare alcune regole, la flessibilità ci permette di impararne di nuove e ad adattarci. A scuola dobbiamo imparare a comportarci in modo diverso a seconda degli errori commessi. La PIANIFICAZIONE è la capacità di organizzarci per eseguire alcuni compiti o incarichi. Organizzare un lavoro, conciliare il tempo di studio con gli altri impegni. L’operare in sequenza è data dal prefrontale. Nell’adolescente la capacità di pianificare è difficoltosa. A volte perdono i pezzi. Sembrano distratti e saltano un passaggio. Faticano a tenere in mente sequenze operative complesse. Nella flessibilità, il passaggio da una regola all’altra in modo flessibile imparando dai feedback degli errori attiva due aree la corteccia prefrontale orbitolaterale e il cingolato anteriore, detto anche “il centro dell’allarme”. Maturano nella tarda adolescenza, anche se iniziano ad essere attive presto. In caso di un esercizio eseguito in modo errato spesso c’è la tendenza a ripetere lo stesso errore. COSA DEVO FARE? Prendere decisioni complesse Devo andare ad una festa, tutto è pronto. Ricoverano mia nonna in ospedale, il clima in casa è pesante. Vado o non vado alla festa? Gli ormoni rendono l’area emotiva del cervello ipersensibile e iper-reattiva. Nell’adolescente è scarsa la capacità di prevedere gli esiti delle azioni. Prevale la prospettiva del piacere. Il nucleo Accumbens si accende già all’idea di provare piacere. Questa zona è ipersensibile. Siccome la corteccia prefrontale (che tiene conto delle conseguenze a lungo termine delle nostre azioni) non è ancora matura, i giovani compiono spesso azioni stupide. FATICA AD IMPARARE DAGLI ERRORI. LA DIPENDENZA IN ETÀ ADOLESCENZIALE È DIFFICILE DA MODIFICARE. LA DIFFICOLTÀ DI VALUTARE LE IDEE: BUONA O CATTIVA? CAMMINARE NEL BOSCO SALTARE DA UN TETTO ALL’ALTRO NUOTARE CON GLI SQUALI L’adulto non ha dubbi a valutare le buone dalle cattive idee. Si attiva l’insula che ha in memoria le cose piacevoli e sgradevoli. L’adolescente le valuta in modo razionale, le soppesa. Non si attiva nessuna reazione di difesa. Quando si prendono decisioni veloci la via razionale non è certo la più pratica. Non si attiva la sensazione di allarme. Se poi aggiungiamo i sistemi iperattivi emotivi dell’adolescente che fanno sembrare le cose interessanti, il gioco è fatto!!! RELAZIONI SOCIALI IN ADOLESCENZA RELAZIONI ADOLESCENZIALI Guardare all'adolescente con gli occhi dell'adulto (sei grande, ma perché non fai così???) non è sempre corretto. Nonostante tutto questo, non siamo “condannati” ad un percorso predeterminato da Madre Natura: la crescita fa il suo corso, ma gli effetti sono decisamente determinati dall'insieme di relazioni che si instaurano in questo periodo. Questo insieme di relazioni è determinato da almeno due tipi di incontro, estremamente significativi: ● Il gruppo dei pari; ● Gli adulti di riferimento (genitori e non); Vediamone qualche implicazione IL GRUPPO DEI PARI La dimensione della socialità in adolescenza (il comune “gruppo dei pari”) è di fondamentale importanza. Attraverso questa relazione di gruppo, i ragazzi possono: ● Imparare a gestire relazioni di collaborazione (tensione allo scopo comune) e di conflitto (divergenze di percezione), apprendendo come i rapporti mutano e si trasformano; ● Consolidare la fiducia verso l'altro (relazione amicale) e in sé stessi (chiusura di una relazione negativa); ● ● Sperimentare l'identità di genere e il suo evolversi nel rapporto con l'altro sesso (l'adolescenza è il periodo dei grandi amori, spesso intensi, tormentati e brevi); Conoscenza critica e rispetto dei ruoli in gruppo, in termini di leadership (riconoscimento del leader, sia positivo sia negativo) e di membership (appartenenza al gruppo e relative regole, formali e informali)... … per citare solo i principali. L'appartenenza al gruppo è un bisogno fisiologico, in quanto genera e consolida gli aspetti citati in precedenza. Ma non basta... … è fondamentale il rapporto con i “grandi” (o “i vecchi...!!!”) GLI ADULTI DI RIFERIMENTO In adolescenza, il tiro alla fune con l'adulto è cosa comune, normale, talvolta dolorosa... Tutti gli elementi di crescita evidenziati in precedenza hanno un denominatore comune: la ricerca della propria identità ed autonomia. L'intento è sano, ma il percorso è lungo e delicato... In tutto questo lungo periodo, gli adolescenti rimbalzano verso l'adulto, in un fisiologico andirivieni di emancipazione e sostegno. Generalmente appare solo il primo, il bisogno di fare da sé. Proprio per questo motivo, trascurare il secondo (il sostegno) sarebbe, per gli adulti, l'errore più grande. QUALE RIFERIMENTO DANNO GLI INSEGNANTI? In sintesi: un professore di scuola media inferiore e superiore può percepirsi SOLO come insegnante, ma i ragazzi guarderanno a questo insegnante in modo diverso: per loro è e rimane sempre un adulto importante! Cari adulti, tenete presente che: ● ● I Ragazzi guardano a voi per avere conferme, anche se a volte non ve ne accorgete: quindi attenzione a come vi comportate, sanno essere giudici molto intransigenti... Guardano a voi per l'esempio che sapete essere, nel quotidiano, nei piccoli gesti: non occorre essere eroi, spesso basta esserci; LA SALUTE EMOTIVA DEGLI INSEGNANTI ❑ ❑ Siamo da anni consapevoli che nessun apprendimento avviene se non vi è un ambiente emotivo e relazionale adeguato, che andremo a scoprire. Uno sguardo al cervello: oggi conosciamo bene i meccanismi che regolano la nostra vita di relazione: li scopriremo per poterli utilizzare in ambiente educativo, ai quali la didattica farà poi da complemento ADOLESCENTI ED EMOZIONI LA TEMPESTA DI EMOZIONI DELL’ADOLESCENTE LA TEMPESTA DI EMOZIONI DELL’ADOLESCENTE EMOZIONI PRIMARIE E SECONDARIE EMOZIONI PRIMARIE sono innate e dirette al proprio ambiente, come la paura in una situazione di pericolo, la gioia, la collera, la tristezza. EMOZIONI SECONDARIE sono quelle apprese dalle situazioni presenti e passate. Si legano alle sensazioni piacevoli o spiacevoli provate. (es: sono stato bene ci vado volentieri). La capacità di riconoscere le emozioni primarie nelle espressioni facciali, che è una delle condizioni fondamentale per le relazioni sociali, si consolida verso i 10 anni. Iniziano a riconoscere espressioni come la paura o la gioia. Ma altre espressioni più complesse come la sorpresa vengono spesso confuse con la paura. Solo verso i 18 anni il riconoscimento avviene correttamente. Le femmine riconoscono meglio dei maschi le espressioni facciali. L’amigdala è molto più attiva nella fase iniziale dell’adolescenza anche se vengono mostrate immagini di facce neutre. Nelle ragazze l’amigdala è molto più sensibile nella fase iniziale dell’adolescenza per poi diventare meno reattiva. Nei maschi invece l’ipersensibilità dell’amigdala resta così per tutta l’adolescenza. Una ragazza (dopo i 16 anni) riesce meglio a controllarsi mentre un ragazzo perde subito la testa e si butta in una mischia. L'ABC DELLE EMOZIONI Quali stili relazionali si creano tra insegnante ed allievo, come leggerli, identificarli e utilizzarli? Che cosa possiamo cambiare per aiutare i ragazzi a vivere meglio? Quali fattori sono in gioco quando persone con un elevato Qi falliscono, e quelle con Qi modesto hanno prestazioni sorprendentemente buone? La risposta sta nell'intelligenza emotiva, che comprende capacità quali l'autocontrollo, la perseveranza, l'entusiasmo, la capacità di auto-motivarsi, … Queste capacità possono essere insegnate ai ragazzi, mettendoli nelle migliori condizioni di far fruttare le doti genetiche che possiedono. ALLA SCOPERTA DELL’INTELLIGENZA EMOTIVA Cinque “tappe”: 1. L'architettura cerebrale, responsabile delle nostre emozioni e relazioni; 2. Gli effetti di queste basi neurologiche sui nostri comportamenti emotivi; 3. La capacità dell'intelligenza emotiva di conservare nel tempo le nostre relazioni; 4. Quali sono gli effetti degli insegnamenti emozionali appresi da bambini e a scuola sulla nostra architettura emozionale; 5. I rischi che gli adulti corrono quando hanno scarsa metacognizione delle proprie emozioni. A CHE COSA SERVONO LE EMOZIONI? Non si vede bene che con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi (Il Piccolo Principe) Perché le emozioni sono tanto importanti per le persone? La sociobiologia ha scoperto che, nei momenti critici della vita, le emozioni prevalgono sulla ragione. La parola “e-mozione” porta in sé il movimento (muovere, da_): pertanto è ciò che ci spinge ad agire, in modo caratteristico, automatico. Una concezione della natura umana senza le emozioni sarebbe pericolosamente deprivata: tutti sappiamo, per esperienza personale, che quando è il momento che decisioni e azioni prendono forma, i sentimenti contano quanto il pensiero razionale. Ma può essere un pericolo: quando le emozioni prendono il sopravvento, l'intelligenza razionale non è di alcun aiuto. LE EMOZIONI: UN “PERICOLO NECESSARIO” Le e-mozioni (muovere, da) rappresentano un sistema difensivo selezionato dalla nostra evoluzione: la possibilità di azioni automatiche e rapide consente ai nostri progenitori preistorici strategie che fanno la differenza tra la vita e la morte. Ma abbiamo un problema evolutivo: Le strutture cerebrali che regolano le nostre emozioni risiedono nella parte più antica del nostro cervello, il tronco encefalico. In definitiva: le nostre risposte emotive istintive sono le stesse del Pleistocene, quelle che i nostri progenitori usavano cinquantamila generazioni fa. Per la normale e contemporanea vita di relazione, questo rappresenta un bel problema: rispondiamo istintivamente con mezzi cerebrali del tutto ancestrali. Ma se, nella preistoria, una reazione di fuga o di aggressione improvvisa poteva salvare la vita, ora atteggiamenti o comportamenti oppositivi, provocatori o aggressivi da parte dei tredicenni rappresentano un grosso inconveniente. EMOZIONI IN MOVIMENTO EVOLUTIVO Come abbiamo visto in precedenza, di fatto, è come se avessimo “due menti”: una emozionale, innata, l'altra razionale, che si sviluppa nel tempo grazie all'educazione. Una vita equilibrata si fonda sul corretto rapporto tra le due. LE EMOZIONI: ANATOMIA DI UN “CLICK” Vi capita mai di avere una reazione emotiva immediata, di rabbia, eccitazione, irritazione, gioia, etc.. della quale dopo un po' vi vergognate, o che almeno avreste voluto limitare o nascondere? Se vi è capitato (ed è abbastanza probabile a chiunque) siete stati coinvolti nel medesimo meccanismo cerebrale che governa i raptus di follia e altri comportamenti estremi. L'interruttore che fa scattare queste reazioni immediate è una piccola parte del sistema limbico, a forma di mandorla. Non a caso si chiama amigdala (dal greco: “mandorla). L'ARCHIVIO DELLE EMOZIONI ➢ ➢ L'amigdala funziona come un archivio della memoria emozionale: quindi è la depositaria del significato degli eventi, e tutte le passioni dipendono da essa. L'amigdala è in grado di mantenere il controllo sulle nostre azioni anche quando la neocorteccia non è ancora in grado di arrivare ad una decisione. Come può accadere tutto ciò? Da un punto di vista anatomico, i segnali sensoriali passano anche dall'amigdala, direttamente senza la mediazione della neocorteccia. È questo passaggio immediato che consente all'amigdala le sue reazioni immediate, e quindi di andare talvolta “a caccia di guai”!!! LA MEMORIA EMOTIVA Nella memoria emotiva, e nella regolazione delle azioni istintive, vi è un'altra componente importante, strettamente collegata all'amigdala: l'ippocampo. Se l'amigdala funziona da “interruttore” delle azioni immediate, la registrazione e la comprensione degli schemi percettivi è il lavoro specifico dell'ippocampo. Per citare direttamente Le Doux: “l'ippocampo è fondamentale per riconoscere il volto del bullo della classe, ma è l'amigdala ad aggiungere quanto ti è antipatico”. CLICK EMOTIVI Cosa vi scatena emozioni negative nel contesto scolastico? LA MEMORIA EMOTIVA Il cervello ha effettivamente due sistemi mnemonici, uno per memorizzare i fatti ordinari, l'altro per quelli che hanno una valenza emotiva: l'amigdala analizza l'esperienza corrente, confrontando ciò che sta accadendo nel presente con quanto già accaduto nel passato. Quindi: se la situazione presente e quella del passato hanno un elemento simile, l'amigdala crea un associazione. In sintesi: l ’antipatia per un alunno è un fatto meramente soggettivo “TIPI” RELAZIONALI Gli autoconsapevoli: individui autonomi e sicuri dei propri limiti, tendono a vedere la vita da una prospettiva positiva; I sopraffatti: tipi volubili, si perdono nei propri sentimenti invece di considerarli con un minimo di distacco; I rassegnati: hanno spesso le idee chiare sui propri sentimenti, ma non fanno nulla per cambiarli Che valenza educativa ha questa categorizzazione? Le emozioni si manifestano... … SEMPRE! Uno dei primi effetti visibili della mancata consapevolezza delle emozioni traspare chiaramente dal nostro corpo: la confusione nella sfera emotiva tende a tradursi in una sensazione di malessere fisico, quella che comunemente chiamiamo somatizzazione. Vivere le emozioni e trarne qualche buona lezione è un buon esercizio educativo: sottoporre i bambini a qualche “sana” frustrazione insegna loro a gestirsi le emozioni negative (la c.detta temperanza). Bambini emozionalmente sani imparano a confortarsi da soli, imitando le persone che si prendono cura di loro, e diventando meno vulnerabili alle “tempeste del cervello emozionale”. ANATOMIA DI ALCUNE EMOZIONI Come “sono fatte” alcune delle emozioni più note? Analizziamole un po', scoprendone la “meccanica interna”. “la collera non è mai senza ragione, ma raramente ne ha una buona (B. Franklin)”. RABBIA: La collera scatta sempre dalla sensazione di sentirsi in pericolo, una minaccia fisica o, più spesso, una psicologica legata al senso di autostima e autoefficacia o alla dignità della persona (ingiustizia). Fisiologicamente, l'amigdala attiva le ghiandole surrenali, che producono l'adrenalina necessaria ad una forte reazione tonica. I metodi più efficaci per “disinnescarla” sono: 1. Staccarsi dal contesto e promuovere un “abbassamento fisiologico” (una bella passeggiata, o attività fisica ritmica e poco intensa) 2. Tornare sul contesto per rivalutare le cause, dimostrando che “non sono terribili” Il famoso “sfogo” (“ora gliele canto di santa ragione”) è inutile: alimenta nuova collera “quel domani che ieri ti preoccupava tanto, è quell'oggi che ora sta scorrendo”. ANSIA: La preoccupazione cronica produce uno stato basso e costante di attivazione emotiva, il cui effetto è quello di vedere le cose da un'unica immutabile prospettiva che impedisce alcuna altra soluzione positiva. Quando lo stato di ansia è persistente, produce fobie o attacchi di panico Educare alla riduzione dell'ansia è prima di tutto educare al cambiare modi, prospettive, abitudini: fisiologicamente, preoccuparsi produce l'effetto perverso di confermare continuamente le cattive abitudini (di azione e pensiero), sfociando nell'immancabile “ve lo avevo detto...!” TRISTEZZA: è lo stato d'animo dal quale è più difficile liberarsi, perché induce un basso stato di attivazione. La tristezza può essere utile: mette un freno momentaneo alle distrazioni e ai piaceri per farci concentrare su ciò che abbiamo perduto, impedendoci temporaneamente di buttarci in iniziative nuove. • Lascia in uno stato di sospensione, fisiologico per elaborare un lutto, sul suo significato; alla fine, ricarica la persona per fare nuovi progetti. • Una strategia è quella di regalarsi “piccoli successi” autogratificanti; per il lungo termine, invece, è utile un reinquadramento cognitivo (guardare le cose diversamente). • La sua componente patologica è la depressione cronica (maggiore), che ha una forte componente ereditaria, e come tale va curata. L'EMPATIA: L'ARTE DI “SINTONIZZARSI” CON L'ALTRO L'empatia si sviluppa molto presto nei bambini, già all'età di pochi mesi: si apprende grazie ai sorrisi scambiati con la mamma, alle prime esperienze emotive condivise. È sempre l'amigdala che “registra” questa abilità, che si forma osservando il modo in cui gli altri reagiscono agli stati emotivi altrui: imitando ciò che vedono, i bambini sviluppano un repertorio di risposte empatiche. Questo meccanismo si fonda sulla “sintonizzazione”: un gioco di “botta e risposta” emotivo che il bambino fa con l'adulto se, anche e soprattutto, l'adulto si sintonizza col bambino. Tutta la psicoterapia è basata sull'empatia, poiché fornisce il correttivo emozionale necessario all'esperienza riparatrice. LA “MECCANICA” DELL'EMPATIA La capacità di sintonizzarsi con l'altro nasce da un input sensoriale: nella maggior parte dei casi è visivo, ma può essere uditivo o tattile. Uno stimolo percettivo prodotto dalla presenza dell'altro attiva i neuroni afferenti della corteccia visiva, uditiva o tattile; parte di questo impulso passa all'amigdala, che lo decodifica come evento emotivo su cui sintonizzarsi. Input di questo genere possono essere uno sguardo amico, una parola gentile, una pacca sulla spalla... etc. EMPATIA E ANTIPATIA Il contrario di “empatia” è “antipatia”: chi ci “urta i nervi” è prima di tutto chi non sa sintonizzarsi con noi. Ma è tutto qui? Chi è la persona cronicamente priva di empatia? In casi gravi, questa mancanza è profondamente patologica e socialmente pericolosa. SINTESI: LE “ARTI” SOCIALI Abbiamo capito che le emozioni sono “contagiose”: il meccanismo dell'empatia ci permette di sintonizzarci con gli altri, e fare in modo che gli altri lo facciano con noi. Per questo possiamo essere così influenti (se ne siamo consapevoli) nelle relazioni umane. Specie in contesto educativo, può talvolta essere utile minimizzare un'emozione (magari nei momenti di pericolo), talvolta di esagerare (come fanno gli attori di teatro, e qualche volta gli insegnanti!), talvolta sostituire un sentimento con un altro. Ma la cosa da ricordare sempre è che le emozioni si trasmettono “per contagio”. La sincronia fra studenti ed insegnanti dimostra quanto interessante essi sentano il rapporto che li lega; tanto è più stretta è la coordinazione dei movimenti tra insegnante e studente, tanto più essi si sentono positivamente coinvolti durante l'interazione (e tanto più positivo è il rendimento). Il grande Carl Rogers sintetizza le arti sociali in quattro punti: • Capacità di organizzare i gruppi; • Capacità di negoziare soluzioni; • Capacità di stabilire legami personali; • Capacità di analisi della situazione sociale. TORNARE A NOI STESSI... Ma tutto questo è possibile solo se queste “arti sociali” sono bilanciate da un'acuta percezione delle nostre esigenze e dei nostri sentimenti, e del modo di soddisfare entrambi. Ognuno di noi si aspetta (legittimamente) dagli altri la stessa empatia e le stesse arti sociali: il pericolo, altrimenti, è quello di “scaricarci” e di perderci. In fondo, siamo umani, e delle relazioni abbiamo estremo bisogno! OSSERVARE PER COMPRENDERE E INTERVENIRE Un comportamento va sempre contestualizzato. L’analisi funzionale (ABC) aiuta ad analizzare le contingenze ambientali per poter progettare un intervento educativo efficace. A B C A Antecedenti Eventi che precedono il comportamento osservato, agendo da fattori scatenanti. Che cosa è successo prima? Es. dov’era l’alunno? cosa stava facendo? chi c’era con lui? che richieste ha ricevuto dall’insegnante? che cosa facevano o dicevano i compagni? Qual’era il suo stato psicofisico? B Comportamento Descrizione oggettiva del comportamento messo in atto dal ragazzo C Conseguenze Eventi che seguono immediatamente il comportamento del ragazzo e che possono rinforzarlo. Che cosa è successo subito dopo? Es. che cosa ha detto e fatto l’insegnante? che cosa hanno detto e fatto i compagni? Com’è proseguita l’attività? ADOLESCENZA O PATOLOGIA? Secondo l’OMS i disturbi psichici sono in aumento tra gli adolescenti. Le ricerche epidemiologiche indicano che il 30% circa dei giovani è affetto da malattie mentali. 15-20% Dipendenza da alcool e droghe 10-15% Depressione 5-15% Disturbi ansiosi 2-6% Disturbi della condotta 2-5% Disturbi del comportamento alimentare 2-3% Disturbi borderline di personalità VULNERABILI NON SIGNIFICA MALATI ASPETTATIVE GRUPPO I fattori di vulnerabilità ambientali STRESS CARENZA DI SONNO DIMINUZIONE ATTIVITA’ FISICA RESILIENZA Capacità di far fronte alle difficoltà e uscirne rafforzati sviluppando capacità di adattamento e resistenza RELAZIONI AMICALI E FAMILIARI GRATIFICANTI STILE DI VITA SANO CONSAPEVOLEZZA DEI PROPRI PENSIERI, EMOZIONI E COMPORTAMENTI IDENTIFICARE GLI ERRORI DI PENSIERO SFIDA RIFIUTO/VIOLAZIONE DELLE REGOLE E DELLE NORME SOCIALI IRRITAZIONE RANCORE SBALZI D’UMORE OPPOSIZIONE LITIGI FREQUENTI RABBIA ATTEGGIAMENTO VITTIMISTICO AGGREZZIVITA’ E PREPOTENZA IMPULSIVITA’ QUANDO I COMPORTAMENTI DIVENTANO DISTURBO? ● Quando sono persistenti e hanno una frequenza superiore a quanto ci si aspetti da un bambino/ragazzo della stessa età e grado di sviluppo; ● Quando creano disagi e difficoltà in ambito familiare, scolastico o sociale. Componente temperamentale: elevata reattività emozionale, scarsa tolleranza alla frustrazione, tratti di iperattività Componente ambientale: pratiche educative incoerenti e troppo rigide. Focus sugli aspetti negativi del bambino/ragazzo lo portano paradossalmente a reiterare tali comportamenti. Componente biologica: deficit nel sistema che controlla l'inibizione dei comportamenti aggressivi, basso livello di serotonina (un neurotrasmettitore implicato nella regolazione dell'umore) e di cortisolo (definito come l'ormone dello stress). Componente cognitiva: ruolo delle distorsioni cognitive, ovvero dei pensieri che facciamo rispetto a ciò che ci accade e quindi il modo in cui interpretiamo le situazioni → locus of control esterno: attribuiscono i comportamenti problematici a cause e motivi non dipendenti da sè stessi. Vado a Scuola perché... Considerazioni “pop” sulla scelta della Scuola Secondaria di Secondo Grado L'Orientamento! “... è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo!” (S. Leone) Un periodo di passaggio! Il terzo anno della Media Inferiore è ricco di tensioni: ● A scuola: inizia il mantra, già da settembre “Dovete prepararvi per gli esami!!” ● Per la scuola: “OK! Mi preparo l'argomento la tesina la mappa concettuale il discorso le prove Invalsi dopo gli esami vado in vacanza finalmente senza compiti... E POI?!?!?” L'Orientamento Nel corso degli anni, l'Orientamento alla scelta della scuola superiore è notevolmente cambiato, frutto di una maturata consapevolezza della complessità dei tempi, a cui la Scuola risponde con offerte maggiori e differenziate. Non di meno, rimane una questione estremamente difficile e complessa... Attualmente, ciò che appare chiaro è: ● La Società in cui viviamo, e il relativo periodo storico, è molto più complesso (nel senso latino del termine: con molte pieghe). Pertanto, è del tutto ovvio che l'offerta formativa superiore cerchi di adeguarsi e di dare risposta, nel limite del possibile. ● Degli adolescenti, conosciamo dei meccanismi fisiologici e neurologici, prima poco noti, che ora ci aiutano in questo difficile compito. Una scuola complessa… … per persone complesse Non entriamo particolarmente nel merito di un insieme di strutture che oggi fanno sistema con la Scuola. Rimane da considerare l'effetto: se oggi i ragazzi, le famiglie, le unità educative comunque intese hanno bisogno di informazioni, possono contare su un sistema di orientamento articolato ed efficace, un vero sistema scuola-famiglia-territorio. Conclusioni Le crisi arriveranno: sono fisiologiche! A tutti è capitato di sbagliare strada, ma crisi = cambiamento … se lo si condivide è meno pesante. Gli adulti non devono orientare, devono orientarsi... (insieme). Buona vita! BUON LAVORO...! Riferimenti bibliografici: • Bressa, Pisanu, Del Monte, Improta “Reduci dall'adolescenza” Ed Franco Angeli, 2012 • Pietropolli Charmet, G., “Fragile e spavaldo” - Ed. Laterza, 2010 • Andreoli, V., Lettera a un adolescente” - Rizzoli, 2004 • Siegel, D.J., “La mente adolescente” - Ed Raffaello Cortina (2013) • Goleman, D., “L’intelligenza Emotiva” - Ed Rizzoli, 1992 GRAZIE! Alla prossima!