slide formazione insegnanti CTI Vr est 22.02.17.pptx.pptx

annuncio pubblicitario
Equipe Età Evolutiva
Cooperativa Opificio dei Sensi
“Fragili e Spavaldi”
Come funzionano gli adolescenti?
22 febbraio 2017
Fabio Corsi, Angela Valletta, Elena Schiavetti, Filippo Mantelli
CHI SIAMO...
Opificio dei Sensi nasce nel 2015 come cooperativa sociale. Tra le
cose che Opificio propone, vi è un servizio territoriale di
pedagogisti e psicologi dell’età evolutiva.
Dott. Fabio Corsi
Pedagogista
Dott.ssa Angela Valletta Dott.ssa Elena Schiavetti
Dott. Filippo Mantelli
Psicologa
Psicologa - Psicoterapeuta
Psicologo - Psicoterapeuta
DI COSA ANDREMO A PARLARE...
Non possiamo trattare adeguatamente le difficoltà comportamentali e
relazionali degli adolescenti senza averne capito precedentemente le
cause/implicazioni. Pertanto, non ci limiteremo a definire fenomeni quali
“disturbo di condotta”, o “disturbo oppositivo provocatorio”, ma entreremo,
seppur brevemente, nei meccanismi neurobiologici, endocrini e ambientali
che lo sottendono.
Abbiamo la consapevolezza che la conoscenza è già la migliore terapia..!
L’ADOLESCENZA
ALL’INIZIO… L'ADOLESCENZA!
Gli adolescenti e l'adolescenza sono diventati di
moda da quando la cronaca li ha citati per via di
episodi discutibili e discussi...
… ma rappresentano una fascia d'età che è così
densa di modificazioni e di cambiamenti, fisici e
psicologici, da rappresentare un banco di prova
per l'età adulta.
QUALCHE DOMANDA... SCOMODA!
Prima affermazione: Tutti siamo stati adolescenti!
Ma è proprio vera???
Per la nostra generazione, probabilmente sì! Ma possiamo dire lo
stesso dei nostri nonni, o bisnonni? Loro erano, semplicemente,
giovani!
Che cosa è cambiato?
Seconda considerazione: molti ragazzi delle nostre scuole
provengono da culture differenti: quindi aderiscono al nostro
modo occidentale di essere adolescenti!
UN’INVENZIONE... RECENTE?
Il termine Adolescenza è abbastanza recente, e
indica quel periodo della vita che va dalla prima
ricerca di indipendenza e di autoaffermazione,
alla concretizzazione di questi scopi.
In tal senso, da un punto di vista sociale e
culturale, l'adolescenza può durare anche molti
anni (ve li ricordate, i “bamboccioni”?)
BISOGNO DI CAPIRE...
Insomma:
È come se ci fossimo inventati l'adolescenza, senza
aver chiaro che cosa sia realmente!
In altre parole:
● Quando inizia?
● Quanto finisce?
● Come si sviluppa?
● Perché accadono “tutte quelle cose strane” che gli
adolescenti sono “soliti” fare?
… UN’ANALISI INCOMPLETA
Nella letteratura corrente, si è spesso cercato di
spiegare COME gli adolescenti siano, ma senza
spiegare esaurientemente il PERCHÈ.
Il “perché” è quello che cerchiamo di fare
(brevemente!) oggi, attraverso delle chiavi di
lettura che la ricerca scientifica ci ha messo a
disposizione.
Ora cerchiamo di entrare...
NELLA TESTA DEGLI
ADOLESCENTI...
… per provare a capire i nostri ragazzi,
spiegati attraverso lo studio del cervello...
Prima era un ragazzo solare,
adesso si chiude in camera sua
e non parla.
E’ proprio così difficile per loro
pianificare le attività?
Perché spesso rischiano l’osso
del collo con attività pericolose?
Perché hanno
atteggiamenti
oppositivi?
Quando parlo con lui mi
urla sempre contro.
Non aspettatevi ricette, ma
aspettatevi di dare un significato ai
comportamenti guardando il tutto da
un altro punto di vista: l’evoluzione
del cervello dell’adolescente.
LE FASI DELL’ADOLESCENZA
La pubertà è una parte dell’adolescenza
ed indica la fase della maturazione
sessuale tra i 10 e i 14 anni.
L’adolescenza va dai 10 ai 24 anni.
GLI ORMONI E IL CAMBIAMENTO
UMORALE
Le trasformazioni biologiche
nel corpo dell’adolescenza sono
dovute agli ormoni. (10-14 anni)
L’inizio del cambiamento varia
molto secondo l’ambiente e la
cultura.
L’avvio della trasformazione avviene per il
rilascio degli ormoni da parte delle cellule
endocrine. L’ipotalamo funge da regolatore
nella produzione ormonale.
Ma con la produzione ormonale
alcune cellule neuronali in alcune
zone del cervello diventano più attive.
L'adolescenza rende stupidi?
Il team della State University of New York Downstate Medical Center Read. I
ricercatori hanno studiato il comportamento dei topi, ma lo scombussolamento
ormonale è praticamente simile: i piccoli roditori, di varie età (corrispondenti alla
fase infantile, adolescenziale e adulta), dovevano risolvere dei compiti. Il
risultato? Questo: le fasi infantile e adulta erano quelle nelle quali i topi riuscivano
meglio, invece nella fase adolescenziale davano i risultati peggiori. La colpa è
dovuta ai notevoli cambiamenti che avvengono, proprio durante la pubertà,
nell'ippocampo e nel GABA (un neurotrasmettitore che nei mammiferi è
responsabile della regolazione dell'eccitabilità neuronale in tutto il sistema
nervoso). Durante l'adolescenza, esperienze di stress 'scombussolano’ questo
neuro trasmettitore 'calmante' al punto che comincia ad agire in maniera opposta,
e cioè non rilassando più l'adolescente ma eccitandolo ed agitandolo. Ma appena
un ragazzo/a si sente pressato da vari fattori (scuola, genitori, o altro) allora
fa più difficoltà a concentrarsi e ha a disposizione meno risorse per agire
nella quotidianità. Ciò si traduce, per genitori e insegnanti, nella capacità di
capire anche quando fermarsi con le 'prediche', per riprenderle quando il
Gaba tornerà a livelli migliori
Gli ormoni sono importanti perché
modificano le strutture e le forme di
comunicazione tra differenti aree del cervello
MA.....
Ma gli ormoni sono anche la causa di forti sbalzi d’umore. Le
emozioni possono esplodere in ogni momento. Il sistema
limbico nell’adolescente è iperattivo.
ORMONI, CERVELLO E
IDENTITÀ DI GENERE
L'identità sessuale del cervello è
determinata dalla miscela ormonale presente
nelle prime fasi dello sviluppo.
L'esposizione precoce agli ormoni sessuali
produce effetti permanenti
sull'organizzazione del cervello
Nelle prime fasi dello sviluppo, I cervelli di
entrambi i sessi sono simili, forse persino
identici.
Poi, per un breve periodo i testicoli dei
maschi fetali producono testosterone (per
poi restare inattivi sino alla pubertà).
Questa breve iniezione di testosterone
ordina al cervello di diventare MASCHIO.
Se non è presente testosterone in questo
periodo dello sviluppo fetale, il cervello
rimane FEMMINA
Anche se al cervello viene “assegnato” un
sesso in una fase precoce dello sviluppo,
l'espressione dei comportamenti sessuati
specifici legati al genere avvengono solo
durante la pubertà.
In questa fase, l'esposizione a livelli massicci
di ormoni sessuali innesca comportamenti
specificamente maschili o femminili.
In sintesi:
●
●
Il cervello viene “mascolinizzato” se durante lo
sviluppo fetale è presente testosterone;
Nella pubertà, il cervello viene “ri-mascolinizzato” se
vi è adeguata nuova produzione di testosterone;
Se tutto ciò non accade, l'espressione dei
comportamenti legati al genere nell'uomo è molto
complessa, e legata ad una moltitudine di influenze
fisiologiche ed ambientali.
L’APPRENDIMENTO
NELL’ADOLESCENZA
Durante l’adolescenza le capacità per una
buona pianificazione non sono ancora
mature e la comunicazione tra le differenti
aree del cervello non sono ancora
stabilizzate. Non riescono a pianificare il
loro tempo.
Una buona
pianificazione è
controllata dalla
corteccia frontale. Nella
CF trovano sede anche
le funzioni di controllo
che permettono di
orientare l’azione verso
un fine.
La memoria di lavoro inizia
ad affinarsi verso i 15 anni.
La sua completa
maturazione però avviene
molto più tardi. La memoria
di lavoro è quella che mi
permette di ricordare le
procedure.
Non solo ricordare, ma
anche elaborare una
informazione.
La memoria di lavoro è un
sistema per il mantenimento
temporaneo e per la
manipolazione
dell’informazione durante
l’esecuzione di differenti
compiti cognitivi, come la
comprensione,
l’apprendimento e il
ragionamento.
La capacità di elaborare e manipolare le
informazioni presenta grossi limiti nei bambini e
nei ragazzi. Le aree della corteccia frontale non
sanno ancora comunicare tra di loro
correttamente e non sono ancora mature.
La capacità di elaborare e manipolare le
informazioni matura nella tarda adolescenza.
La memoria di lavoro ha un ruolo fondamentale
nella vita scolastica: risolvere problemi
matematici complessi, nel fare un piano della
giornata, dell’arrivo puntuale, nel seguire
sequenze di lavoro, etc..
FERMARSI AL MOMENTO
GIUSTO
Sapersi fermare al momento giusto è
indispensabile per un comportamento
sicuro e conforme alle norme sociali.
L’area dell’inibizione, ovvero
della capacità di arrestare e
quindi controllare un
comportamento, è
governata dalla corteccia
prefrontale ventrolaterale.
Questa area inizia a maturare dai 12 ai 18
anni. I test manifestano un progressivo
avvicinamento alle performance degli adulti.
Pensiamo al mantenimento dell’ATTENZIONE in
una situazione di aula. Un alunno non è in grado
di selezionare le informazioni utili e di inibire
l’impulso di prestare attenzione ai compagni,
invece che all’insegnante. Interferenze esterne.
Altro aspetto è quello delle interferenze interne
all’informazione, ovvero del lavoro con più
varianti contemporaneamente che devono
essere controllate.
FLESSIBILITÀ E
PIANIFICAZIONE
La flessibilità è fondamentale per cambiare
programma se sopraggiunge un imprevisto.
Permette un adattamento veloce al cambiamento.
Scolasticamente se impariamo ad applicare
alcune regole, la flessibilità ci permette di
impararne di nuove e ad adattarci. A scuola
dobbiamo imparare a comportarci in modo diverso
a seconda degli errori commessi.
La PIANIFICAZIONE è
la capacità di
organizzarci per
eseguire alcuni compiti
o incarichi.
Organizzare un lavoro,
conciliare il tempo di
studio con gli altri
impegni. L’operare in
sequenza è data dal
prefrontale.
Nell’adolescente la
capacità di pianificare
è difficoltosa. A volte
perdono i pezzi.
Sembrano distratti e
saltano un passaggio.
Faticano a tenere in
mente sequenze
operative complesse.
Nella flessibilità, il
passaggio da una regola
all’altra in modo flessibile
imparando dai feedback
degli errori attiva due aree
la corteccia prefrontale
orbitolaterale e il cingolato
anteriore, detto anche “il
centro dell’allarme”.
Maturano nella tarda
adolescenza, anche se
iniziano ad essere attive
presto.
In caso di un esercizio
eseguito in modo errato
spesso c’è la tendenza a
ripetere lo stesso errore.
COSA DEVO FARE?
Prendere decisioni complesse
Devo andare ad una
festa, tutto è pronto.
Ricoverano mia nonna in
ospedale, il clima in
casa è pesante. Vado o
non vado alla festa?
Gli ormoni rendono l’area
emotiva del cervello ipersensibile
e iper-reattiva.
Nell’adolescente è scarsa la capacità di
prevedere gli esiti delle azioni. Prevale la
prospettiva del piacere. Il nucleo Accumbens si
accende già all’idea di provare piacere.
Questa zona è ipersensibile. Siccome la corteccia
prefrontale (che tiene conto delle conseguenze a
lungo termine delle nostre azioni) non è ancora
matura, i giovani compiono spesso azioni stupide.
FATICA AD IMPARARE DAGLI ERRORI. LA
DIPENDENZA IN ETÀ ADOLESCENZIALE È
DIFFICILE DA MODIFICARE.
LA DIFFICOLTÀ DI VALUTARE LE IDEE:
BUONA O CATTIVA?
CAMMINARE NEL BOSCO
SALTARE DA UN TETTO ALL’ALTRO
NUOTARE CON GLI SQUALI
L’adulto non ha dubbi a valutare le buone
dalle cattive idee. Si attiva l’insula che ha in
memoria le cose piacevoli e sgradevoli.
L’adolescente le valuta in modo razionale, le
soppesa. Non si attiva nessuna reazione di
difesa. Quando si prendono decisioni veloci
la via razionale non è certo la più pratica.
Non si attiva la sensazione di allarme.
Se poi aggiungiamo i sistemi iperattivi
emotivi dell’adolescente che fanno
sembrare le cose interessanti, il gioco
è fatto!!!
RELAZIONI SOCIALI
IN ADOLESCENZA
RELAZIONI ADOLESCENZIALI
Guardare all'adolescente con gli occhi dell'adulto
(sei grande, ma perché non fai così???) non è
sempre corretto.
Nonostante tutto questo, non siamo “condannati”
ad un percorso predeterminato da Madre Natura:
la crescita fa il suo corso, ma gli effetti sono
decisamente
determinati
dall'insieme
di
relazioni che si instaurano in questo periodo.
Questo insieme di relazioni è determinato da
almeno due tipi di incontro, estremamente
significativi:
● Il gruppo dei pari;
● Gli adulti di riferimento (genitori e non);
Vediamone qualche implicazione
IL GRUPPO DEI PARI
La dimensione della socialità in adolescenza (il
comune “gruppo dei pari”) è di fondamentale
importanza. Attraverso questa relazione di gruppo, i
ragazzi possono:
● Imparare a gestire relazioni di collaborazione
(tensione allo scopo comune) e di conflitto
(divergenze di percezione), apprendendo come i
rapporti mutano e si trasformano;
● Consolidare la fiducia verso l'altro (relazione
amicale) e in sé stessi (chiusura di una relazione
negativa);
●
●
Sperimentare l'identità di genere e il suo
evolversi nel rapporto con l'altro sesso
(l'adolescenza è il periodo dei grandi amori,
spesso intensi, tormentati e brevi);
Conoscenza critica e rispetto dei ruoli in
gruppo, in termini di leadership (riconoscimento
del leader, sia positivo sia negativo) e di
membership (appartenenza al gruppo e relative
regole, formali e informali)...
… per citare solo i principali.
L'appartenenza al gruppo è un bisogno fisiologico,
in quanto genera e consolida gli aspetti citati in
precedenza.
Ma non basta...
… è fondamentale il rapporto con i “grandi” (o “i
vecchi...!!!”)
GLI ADULTI DI RIFERIMENTO
In adolescenza, il tiro alla fune con l'adulto è cosa
comune, normale, talvolta dolorosa...
Tutti gli elementi di crescita evidenziati in
precedenza hanno un denominatore comune: la
ricerca della propria identità ed autonomia.
L'intento è sano, ma il percorso è lungo e
delicato...
In tutto questo lungo periodo, gli adolescenti
rimbalzano verso l'adulto, in un fisiologico
andirivieni di emancipazione e sostegno.
Generalmente appare solo il primo, il bisogno di
fare da sé.
Proprio per questo motivo, trascurare il secondo (il
sostegno) sarebbe, per gli adulti, l'errore più
grande.
QUALE RIFERIMENTO DANNO GLI
INSEGNANTI?
In sintesi: un professore di scuola media inferiore e superiore
può percepirsi SOLO come insegnante, ma i ragazzi
guarderanno a questo insegnante in modo diverso: per loro
è e rimane sempre un adulto importante!
Cari adulti, tenete presente che:
●
●
I Ragazzi guardano a voi per avere conferme,
anche se a volte non ve ne accorgete: quindi
attenzione a come vi comportate, sanno essere
giudici molto intransigenti...
Guardano a voi per l'esempio che sapete
essere, nel quotidiano, nei piccoli gesti: non
occorre essere eroi, spesso basta esserci;
LA SALUTE EMOTIVA
DEGLI INSEGNANTI
❑
❑
Siamo da anni consapevoli che nessun apprendimento
avviene se non vi è un ambiente emotivo e relazionale
adeguato, che andremo a scoprire.
Uno sguardo al cervello: oggi conosciamo bene i
meccanismi che regolano la nostra vita di relazione: li
scopriremo per poterli utilizzare in ambiente educativo,
ai quali la didattica farà poi da complemento
ADOLESCENTI ED EMOZIONI
LA TEMPESTA DI EMOZIONI
DELL’ADOLESCENTE
LA TEMPESTA DI EMOZIONI
DELL’ADOLESCENTE
EMOZIONI
PRIMARIE E SECONDARIE
EMOZIONI PRIMARIE sono innate e dirette al
proprio ambiente, come la paura in una situazione di
pericolo, la gioia, la collera, la tristezza.
EMOZIONI SECONDARIE sono quelle
apprese dalle situazioni presenti e passate.
Si legano alle sensazioni piacevoli o
spiacevoli provate. (es: sono stato bene ci
vado volentieri).
La capacità di riconoscere le emozioni primarie
nelle espressioni facciali, che è una delle
condizioni fondamentale per le relazioni sociali, si
consolida verso i 10 anni. Iniziano a riconoscere
espressioni come la paura o la gioia. Ma altre
espressioni più complesse come la sorpresa
vengono spesso confuse con la paura. Solo verso
i 18 anni il riconoscimento avviene correttamente.
Le femmine riconoscono meglio dei maschi
le espressioni facciali.
L’amigdala è molto più attiva nella fase
iniziale dell’adolescenza anche se vengono
mostrate immagini di facce neutre.
Nelle ragazze l’amigdala è molto più sensibile
nella fase iniziale dell’adolescenza per poi
diventare meno reattiva.
Nei maschi invece l’ipersensibilità
dell’amigdala resta così per tutta
l’adolescenza.
Una ragazza (dopo i 16 anni) riesce
meglio a controllarsi mentre un
ragazzo perde subito la testa e si
butta in una mischia.
L'ABC DELLE EMOZIONI
Quali stili relazionali si creano tra insegnante ed allievo,
come leggerli, identificarli e utilizzarli?
Che cosa possiamo cambiare per aiutare i ragazzi a
vivere meglio?
Quali fattori sono in gioco quando persone con un
elevato Qi falliscono, e quelle con Qi modesto hanno
prestazioni sorprendentemente buone?
La risposta sta nell'intelligenza emotiva, che comprende
capacità
quali
l'autocontrollo,
la
perseveranza,
l'entusiasmo, la capacità di auto-motivarsi, …
Queste capacità possono essere insegnate ai ragazzi,
mettendoli nelle migliori condizioni di far fruttare le doti
genetiche che possiedono.
ALLA SCOPERTA DELL’INTELLIGENZA
EMOTIVA
Cinque “tappe”:
1. L'architettura cerebrale, responsabile delle nostre emozioni e
relazioni;
2. Gli effetti di queste basi neurologiche sui nostri comportamenti
emotivi;
3. La capacità dell'intelligenza emotiva di conservare nel tempo le
nostre relazioni;
4. Quali sono gli effetti degli insegnamenti emozionali appresi da
bambini e a scuola sulla nostra architettura emozionale;
5. I rischi che gli adulti corrono quando hanno scarsa
metacognizione delle proprie emozioni.
A CHE COSA SERVONO LE EMOZIONI?
Non si vede bene che con il cuore.
L'essenziale è invisibile agli occhi
(Il Piccolo Principe)
Perché le emozioni sono tanto importanti per le persone? La
sociobiologia ha scoperto che, nei momenti critici della vita, le
emozioni prevalgono sulla ragione.
La parola “e-mozione” porta in sé il movimento (muovere, da_):
pertanto è ciò che ci spinge ad agire, in modo caratteristico,
automatico.
Una concezione della natura umana senza le emozioni sarebbe
pericolosamente deprivata: tutti sappiamo, per esperienza
personale, che quando è il momento che decisioni e azioni
prendono forma, i sentimenti contano quanto il pensiero razionale.
Ma può essere un pericolo: quando le emozioni prendono il
sopravvento, l'intelligenza razionale non è di alcun aiuto.
LE EMOZIONI: UN “PERICOLO NECESSARIO”
Le e-mozioni (muovere, da) rappresentano un sistema
difensivo selezionato dalla nostra evoluzione: la
possibilità di azioni automatiche e rapide consente ai
nostri progenitori preistorici strategie che fanno la
differenza tra la vita e la morte. Ma abbiamo un problema
evolutivo:
Le strutture cerebrali che regolano le nostre emozioni
risiedono nella parte più antica del nostro cervello, il
tronco encefalico.
In definitiva: le nostre risposte emotive istintive sono le
stesse del Pleistocene, quelle che i nostri progenitori
usavano cinquantamila generazioni fa.
Per la normale e contemporanea vita di relazione, questo
rappresenta un bel problema: rispondiamo istintivamente
con mezzi cerebrali del tutto ancestrali.
Ma se, nella preistoria, una reazione di fuga o di
aggressione improvvisa poteva salvare la vita, ora
atteggiamenti o comportamenti oppositivi, provocatori o
aggressivi da parte dei tredicenni rappresentano un
grosso inconveniente.
EMOZIONI IN MOVIMENTO EVOLUTIVO
Come abbiamo visto in precedenza, di fatto, è come se
avessimo “due menti”: una emozionale, innata, l'altra
razionale, che si sviluppa nel tempo grazie
all'educazione.
Una vita equilibrata si fonda sul corretto rapporto tra le
due.
LE EMOZIONI: ANATOMIA DI UN “CLICK”
Vi capita mai di avere una reazione emotiva immediata,
di rabbia, eccitazione, irritazione, gioia, etc.. della quale
dopo un po' vi vergognate, o che almeno avreste voluto
limitare o nascondere?
Se vi è capitato (ed è abbastanza probabile a chiunque)
siete stati coinvolti nel medesimo meccanismo cerebrale
che governa i raptus di follia e altri comportamenti
estremi.
L'interruttore che fa scattare queste reazioni immediate è
una piccola parte del sistema limbico, a forma di
mandorla. Non a caso si chiama amigdala (dal greco:
“mandorla).
L'ARCHIVIO DELLE EMOZIONI
➢
➢
L'amigdala funziona come un archivio della memoria
emozionale: quindi è la depositaria del significato degli eventi, e
tutte le passioni dipendono da essa.
L'amigdala è in grado di mantenere il controllo sulle nostre
azioni anche quando la neocorteccia non è ancora in grado di
arrivare ad una decisione.
Come può accadere tutto ciò?
Da un punto di vista anatomico, i segnali sensoriali passano
anche dall'amigdala, direttamente senza la mediazione della
neocorteccia. È questo passaggio immediato che consente
all'amigdala le sue reazioni immediate, e quindi di andare talvolta
“a caccia di guai”!!!
LA MEMORIA EMOTIVA
Nella memoria emotiva, e nella regolazione delle azioni
istintive, vi è un'altra componente importante,
strettamente collegata all'amigdala: l'ippocampo.
Se l'amigdala funziona da “interruttore” delle azioni
immediate, la registrazione e la comprensione degli
schemi percettivi è il lavoro specifico dell'ippocampo.
Per citare direttamente Le Doux:
“l'ippocampo è fondamentale per riconoscere il volto del
bullo della classe, ma è l'amigdala ad aggiungere quanto
ti è antipatico”.
CLICK EMOTIVI
Cosa vi scatena emozioni
negative nel contesto
scolastico?
LA MEMORIA EMOTIVA
Il cervello ha effettivamente due sistemi mnemonici, uno
per memorizzare i fatti ordinari, l'altro per quelli che
hanno una valenza emotiva: l'amigdala analizza
l'esperienza corrente, confrontando ciò che sta
accadendo nel presente con quanto già accaduto nel
passato.
Quindi: se la situazione presente e quella del passato
hanno un elemento simile, l'amigdala crea un
associazione.
In sintesi: l
’antipatia per un alunno è un fatto meramente soggettivo
“TIPI” RELAZIONALI
Gli autoconsapevoli: individui autonomi e sicuri dei
propri limiti, tendono a vedere la vita da una prospettiva
positiva;
I sopraffatti: tipi volubili, si perdono nei propri sentimenti
invece di considerarli con un minimo di distacco;
I rassegnati: hanno spesso le idee chiare sui propri
sentimenti, ma non fanno nulla per cambiarli
Che valenza educativa ha questa categorizzazione?
Le emozioni si manifestano...
… SEMPRE!
Uno dei primi effetti visibili della mancata consapevolezza delle
emozioni traspare chiaramente dal nostro corpo: la confusione
nella sfera emotiva tende a tradursi in una sensazione di
malessere fisico, quella che comunemente chiamiamo
somatizzazione.
Vivere le emozioni e trarne qualche buona lezione è un buon
esercizio educativo: sottoporre i bambini a qualche “sana”
frustrazione insegna loro a gestirsi le emozioni negative (la c.detta
temperanza).
Bambini emozionalmente sani imparano a confortarsi da soli,
imitando le persone che si prendono cura di loro, e diventando
meno vulnerabili alle “tempeste del cervello emozionale”.
ANATOMIA DI ALCUNE EMOZIONI
Come “sono fatte” alcune delle emozioni più note? Analizziamole un po', scoprendone la
“meccanica interna”.
“la collera non è mai senza ragione,
ma raramente ne ha una buona (B. Franklin)”.
RABBIA: La collera scatta sempre dalla sensazione di sentirsi in pericolo, una minaccia
fisica o, più spesso, una psicologica legata al senso di autostima e autoefficacia o alla
dignità della persona (ingiustizia). Fisiologicamente, l'amigdala attiva le ghiandole
surrenali, che producono l'adrenalina necessaria ad una forte reazione tonica. I metodi
più efficaci per “disinnescarla” sono:
1. Staccarsi dal contesto e promuovere un “abbassamento fisiologico” (una bella
passeggiata, o attività fisica ritmica e poco intensa)
2. Tornare sul contesto per rivalutare le cause, dimostrando che “non sono terribili”
Il famoso “sfogo” (“ora gliele canto di santa ragione”) è inutile: alimenta nuova
collera
“quel domani che ieri ti preoccupava tanto,
è quell'oggi che ora sta scorrendo”.
ANSIA: La preoccupazione cronica produce uno stato basso e
costante di attivazione emotiva, il cui effetto è quello di vedere le
cose da un'unica immutabile prospettiva che impedisce alcuna
altra soluzione positiva. Quando lo stato di ansia è persistente,
produce fobie o attacchi di panico
Educare alla riduzione dell'ansia è prima di tutto educare al
cambiare modi, prospettive, abitudini: fisiologicamente,
preoccuparsi produce l'effetto perverso di confermare
continuamente le cattive abitudini (di azione e pensiero),
sfociando nell'immancabile “ve lo avevo detto...!”
TRISTEZZA: è lo stato d'animo dal quale è più difficile liberarsi,
perché induce un basso stato di attivazione. La tristezza può
essere utile: mette un freno momentaneo alle distrazioni e ai
piaceri per farci concentrare su ciò che abbiamo perduto,
impedendoci temporaneamente di buttarci in iniziative nuove.
• Lascia in uno stato di sospensione, fisiologico per elaborare
un lutto, sul suo significato; alla fine, ricarica la persona per
fare nuovi progetti.
• Una strategia è quella di regalarsi “piccoli successi”
autogratificanti; per il lungo termine, invece, è utile un
reinquadramento cognitivo (guardare le cose diversamente).
• La sua componente patologica è la depressione cronica
(maggiore), che ha una forte componente ereditaria, e come
tale va curata.
L'EMPATIA:
L'ARTE DI “SINTONIZZARSI” CON L'ALTRO
L'empatia si sviluppa molto presto nei bambini, già all'età di pochi
mesi: si apprende grazie ai sorrisi scambiati con la mamma, alle
prime esperienze emotive condivise.
È sempre l'amigdala che “registra” questa abilità, che si forma
osservando il modo in cui gli altri reagiscono agli stati emotivi
altrui: imitando ciò che vedono, i bambini sviluppano un repertorio
di risposte empatiche.
Questo meccanismo si fonda sulla “sintonizzazione”: un gioco di
“botta e risposta” emotivo che il bambino fa con l'adulto se, anche
e soprattutto, l'adulto si sintonizza col bambino.
Tutta la psicoterapia è basata sull'empatia, poiché fornisce il
correttivo emozionale necessario all'esperienza riparatrice.
LA “MECCANICA” DELL'EMPATIA
La capacità di sintonizzarsi con l'altro nasce da un input
sensoriale: nella maggior parte dei casi è visivo, ma può
essere uditivo o tattile.
Uno stimolo percettivo prodotto dalla presenza dell'altro
attiva i neuroni afferenti della corteccia visiva, uditiva o
tattile; parte di questo impulso passa all'amigdala, che lo
decodifica come evento emotivo su cui sintonizzarsi.
Input di questo genere possono essere uno sguardo
amico, una parola gentile, una pacca sulla spalla... etc.
EMPATIA E ANTIPATIA
Il contrario di “empatia” è “antipatia”: chi ci “urta i nervi” è
prima di tutto chi non sa sintonizzarsi con noi. Ma è tutto
qui? Chi è la persona cronicamente priva di empatia? In
casi gravi, questa mancanza è profondamente patologica
e socialmente pericolosa.
SINTESI: LE “ARTI” SOCIALI
Abbiamo capito che le emozioni sono “contagiose”: il
meccanismo dell'empatia ci permette di sintonizzarci con
gli altri, e fare in modo che gli altri lo facciano con noi.
Per questo possiamo essere così influenti (se ne siamo
consapevoli) nelle relazioni umane.
Specie in contesto educativo, può talvolta essere utile
minimizzare un'emozione (magari nei momenti di
pericolo), talvolta di esagerare (come fanno gli attori di
teatro, e qualche volta gli insegnanti!), talvolta sostituire
un sentimento con un altro. Ma la cosa da ricordare
sempre è che le emozioni si trasmettono “per contagio”.
La sincronia fra studenti ed insegnanti dimostra quanto
interessante essi sentano il rapporto che li lega; tanto è
più stretta è la coordinazione dei movimenti tra
insegnante e studente, tanto più essi si sentono
positivamente coinvolti durante l'interazione (e tanto più
positivo è il rendimento).
Il grande Carl Rogers sintetizza le arti sociali in quattro
punti:
•
Capacità di organizzare i gruppi;
•
Capacità di negoziare soluzioni;
•
Capacità di stabilire legami personali;
•
Capacità di analisi della situazione sociale.
TORNARE A NOI STESSI...
Ma tutto questo è possibile solo se queste “arti sociali”
sono bilanciate da un'acuta percezione delle nostre
esigenze e dei nostri sentimenti, e del modo di soddisfare
entrambi.
Ognuno di noi si aspetta (legittimamente) dagli altri la
stessa empatia e le stesse arti sociali: il pericolo,
altrimenti, è quello di “scaricarci” e di perderci.
In fondo, siamo umani, e delle relazioni abbiamo estremo
bisogno!
OSSERVARE PER COMPRENDERE E INTERVENIRE
Un comportamento va sempre contestualizzato.
L’analisi funzionale (ABC) aiuta ad analizzare le
contingenze ambientali per poter progettare un
intervento educativo efficace.
A
B
C
A
Antecedenti
Eventi che precedono il comportamento osservato,
agendo da fattori scatenanti.
Che cosa è successo prima?
Es. dov’era l’alunno? cosa stava facendo? chi c’era
con lui? che richieste ha ricevuto dall’insegnante?
che cosa facevano o dicevano i compagni? Qual’era
il suo stato psicofisico?
B
Comportamento
Descrizione oggettiva del comportamento
messo in atto dal ragazzo
C
Conseguenze
Eventi che seguono immediatamente il comportamento
del ragazzo e che possono rinforzarlo.
Che cosa è successo subito dopo?
Es. che cosa ha detto e fatto l’insegnante? che cosa
hanno detto e fatto i compagni? Com’è proseguita
l’attività?
ADOLESCENZA O
PATOLOGIA?
Secondo l’OMS i disturbi psichici sono in aumento tra gli
adolescenti.
Le ricerche epidemiologiche indicano che il 30% circa dei
giovani è affetto da malattie mentali.
15-20%
Dipendenza da alcool e droghe
10-15%
Depressione
5-15%
Disturbi ansiosi
2-6%
Disturbi della condotta
2-5%
Disturbi del comportamento alimentare
2-3%
Disturbi borderline di personalità
VULNERABILI NON SIGNIFICA MALATI
ASPETTATIVE
GRUPPO
I fattori di vulnerabilità
ambientali
STRESS
CARENZA
DI SONNO
DIMINUZIONE
ATTIVITA’
FISICA
RESILIENZA
Capacità di far fronte alle difficoltà e uscirne rafforzati
sviluppando capacità di adattamento e resistenza
RELAZIONI AMICALI E
FAMILIARI GRATIFICANTI
STILE DI VITA SANO
CONSAPEVOLEZZA DEI
PROPRI PENSIERI,
EMOZIONI E
COMPORTAMENTI
IDENTIFICARE GLI
ERRORI DI PENSIERO
SFIDA
RIFIUTO/VIOLAZIONE
DELLE REGOLE E
DELLE NORME
SOCIALI
IRRITAZIONE
RANCORE
SBALZI D’UMORE
OPPOSIZIONE
LITIGI FREQUENTI
RABBIA
ATTEGGIAMENTO
VITTIMISTICO
AGGREZZIVITA’ E
PREPOTENZA
IMPULSIVITA’
QUANDO I COMPORTAMENTI DIVENTANO
DISTURBO?
● Quando sono persistenti e hanno una
frequenza superiore a quanto ci si aspetti da un
bambino/ragazzo della stessa età e grado di
sviluppo;
● Quando creano disagi e difficoltà in ambito
familiare, scolastico o sociale.
Componente temperamentale:
elevata reattività emozionale,
scarsa tolleranza alla frustrazione,
tratti di iperattività
Componente ambientale:
pratiche educative incoerenti e
troppo rigide. Focus sugli aspetti
negativi del bambino/ragazzo lo
portano paradossalmente a
reiterare tali comportamenti.
Componente biologica:
deficit nel sistema che
controlla l'inibizione dei
comportamenti aggressivi,
basso livello di serotonina (un
neurotrasmettitore implicato
nella regolazione dell'umore) e
di cortisolo (definito come
l'ormone dello stress).
Componente cognitiva: ruolo delle distorsioni cognitive, ovvero dei
pensieri che facciamo rispetto a ciò che ci accade e quindi il modo in
cui interpretiamo le situazioni → locus of control esterno: attribuiscono
i comportamenti problematici a cause e motivi non dipendenti da sè
stessi.
Vado a Scuola perché...
Considerazioni “pop” sulla scelta della
Scuola Secondaria di Secondo Grado
L'Orientamento!
“... è uno sporco lavoro,
ma qualcuno deve pur farlo!”
(S. Leone)
Un periodo di passaggio!
Il terzo anno della Media Inferiore è ricco di tensioni:
● A scuola: inizia il mantra, già da settembre “Dovete
prepararvi per gli esami!!”
● Per la scuola: “OK! Mi preparo l'argomento la tesina la
mappa concettuale il discorso le prove Invalsi dopo gli
esami vado in vacanza finalmente senza compiti... E
POI?!?!?”
L'Orientamento
Nel corso degli anni, l'Orientamento alla scelta
della scuola superiore è notevolmente cambiato,
frutto di una maturata consapevolezza della
complessità dei tempi, a cui la Scuola risponde
con offerte maggiori e differenziate.
Non
di
meno,
rimane
una
questione
estremamente difficile e complessa...
Attualmente, ciò che appare chiaro è:
● La Società in cui viviamo, e il relativo periodo
storico, è molto più complesso (nel senso latino
del termine: con molte pieghe). Pertanto, è del
tutto ovvio che l'offerta formativa superiore
cerchi di adeguarsi e di dare risposta, nel limite
del possibile.
● Degli adolescenti, conosciamo dei meccanismi
fisiologici e neurologici, prima poco noti, che ora
ci aiutano in questo difficile compito.
Una scuola complessa…
… per persone complesse
Non entriamo particolarmente nel merito di un
insieme di strutture che oggi fanno sistema con la
Scuola.
Rimane da considerare l'effetto: se oggi i ragazzi,
le famiglie, le unità educative comunque intese
hanno bisogno di informazioni, possono contare
su un sistema di orientamento articolato ed
efficace, un vero sistema
scuola-famiglia-territorio.
Conclusioni
Le crisi arriveranno: sono fisiologiche!
A tutti è capitato di sbagliare strada, ma
crisi = cambiamento
… se lo si condivide è meno pesante.
Gli adulti non devono orientare, devono
orientarsi... (insieme).
Buona vita!
BUON LAVORO...!
Riferimenti bibliografici:
• Bressa, Pisanu, Del Monte, Improta “Reduci dall'adolescenza” Ed Franco Angeli, 2012
• Pietropolli Charmet, G., “Fragile e spavaldo” - Ed. Laterza, 2010
• Andreoli, V., Lettera a un adolescente” - Rizzoli, 2004
• Siegel, D.J., “La mente adolescente” - Ed Raffaello Cortina (2013)
• Goleman, D., “L’intelligenza Emotiva” - Ed Rizzoli, 1992
GRAZIE!
Alla prossima!
Scarica