Vitigni autoctoni V itigni autoctoni Introduzione La ricerca è stata svolta dal Centro Interdip. per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia dell'Università di Padova in collaborazione con il Centro di Ricerca per l'Enologia (CRA-ENO) di Asti e i Consorzi di Tutela interessati. La prima parte della ricerca dal titolo "Caratteristiche chimiche e biochimiche delle uve delle varietà autoctone" si è concentrata sull'analisi di alcune caratteristiche compositive delle uve di 11 varietà italiane a bacca bianca, determinando alcuni parametri che, seppur riguardanti componenti quantitativamente minoritari, possono condizionare il processo di vinificazione e la qualità del vino. Le analisi sono state effettuate su campioni di uva selezionati e raccolti a cura dei Consorzi di Tutela coinvolti nei due anni 2008 e 2009. Per alcune varietà (Moscato e Cortese) in alcune analisi sono stati utilizzati campioni provenienti da aziende differenti, in modo da avere un controllo sulla eventuale variabilità intravarietale. Prosecco P Unione Consorzi Vini Veneti D.O.C. Prosecco Serprino S Consorzio Volontario per la Tutela della D.O.C. dei Vini Colli Euganei Manzoni Bianco MB Unione Consorzi Vini Veneti D.O.C. Garganega G Consorzio Volontario per la Tutela dei Vini Soave Durella D Consorzio di Tutela Vini Lessini Durello D.O.C. Moscato Fior d’Arancio MFA Consorzio Volontario per la Tutela della D.O.C. dei Vini Colli Euganei Trebbiano T Consorzio Vino Chianti Classico Moscato M Consorzio per la Tutela dell’Asti Cortese C Consorzio per la Tutela dell’Asti Negli anni del progetto sono stati analizzati campioni delle vendemmie 2008 e 2009. In alcuni casi, e soprattutto per l'anno 2008, le difficoltà di campionamento, trasporto e conservazione delle uve, hanno impedito di ottenere risultati completamente affidabili. Nella seconda parte della ricerca, svolta presso il CRA-ENO di Asti, dal titolo "Caratterizzazione del quadro polifenolico ed aromatico di mosti di 5 diverse cultivar a bacca bianca, sottoposti a pressatura all'aria e sotto azoto", è stato studiato il quadro polifenolico ed aromatico dei mosti di Manzoni Bianco, Arneis, Moscato Bianco, Cortese, Prosecco al fine di valutare l'effetto dell'aria durante la pressatura dell'uva. L'esperienza è stata svolta nel corso delle vendemmie 2008 e 2009. 13 Caratteristiche chimiche e biochimiche delle uve delle varietà autoctone A. Curioni* **, S. Vincenzi, F. Tinello e R. Flamini * Università degli Studi di Padova, Centro Interdip. per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia ** Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Biotecnologie Agrarie Le analisi effettuate in questa prima parte della ricerca hanno riguardato i seguenti aspetti: 1. caratteristiche delle uve; 2. analisi dei composti azotati; 3. analisi delle attività enzimatiche; 4. analisi dei polifenoli totali e del potere antiossidante; 5. profili aromatici delle varietà. 1. CARATTERISTICHE DELLE UVE E' stata riscontrata una certa variabilità nella incidenza percentuale delle diverse parti dell'acino tra le annate 2008-2009 (Figure 1 e 2), il che indica come le condizioni dell'annata possano influenzarne la composizione. Il peso dei vinaccioli è sempre rimasto tra 2 e 3% del peso totale dell'acino, ad eccezione dell'uva Cortese, in cui essi arrivano, in entrambi gli anni, a costituire circa il 3,4% del peso totale. Anche il Trebbiano sembrerebbe avere una elevata percentuale di vinaccioli, mentre le varietà Garganega e Durella hanno mostrato un contenuto in peso dei vinaccioli mediamente più basso rispetto alle altre uve, dovuto soprattutto al loro basso numero (in media 1-1,2 vinaccioli per acino). L'incidenza delle bucce sul peso dell'acino può influenzare le caratteristiche del vino, in quanto le componenti aromatiche primarie dell'uva si localizzano soprattutto a livello della buccia. Quindi una minore quantità di buccia rispetto alla polpa si può tradurre in un minor potenziale aromatico. Ad eccezione delle varietà Garganega e Prosecco (Serprino), per le quali si è verificata una grande variabilità tra le annate, dovuta a una diversa dimensione degli acini, le uve Durella e Cortese sono quelle che hanno mostrato di avere la buccia più sottile (meno del 10% del peso totale dell'acino). Al contrario, le uve aromatiche, come il Moscato, hanno bucce molto più consistenti, che arrivano a costituire oltre il 15% del peso totale dell'acino. Anche la varietà Manzoni bianco, considerata semi-aromatica, ha un elevato contenuto di bucce. 2. ANALISI DEI COMPOSTI AZOTATI Il contenuto in composti azotati dell'uva è molto importante dal punto di vista enologi- Figura 1. Percentuale (p/p) di vinaccioli, bucce e polpa nelle diverse varietà. Vendemmia 2008. 14 Figura 2. Percentuale (p/p) di vinaccioli, bucce e polpa nelle diverse varietà. Vendemmia 2009. co, potendo influenzare fenomeni importanti come per esempio la fermentescibilità dei mosti e la stabilità proteica del vino. E' stato recentemente verificato che il tipo di suolo e la concimazione azotata non sembrano influenzare in maniera significativa il contenuto di azoto totale nell'uva (Peuke, 2009), per cui tale valore può essere considerato come un fattore determinato soprattutto dalla varietà. 2.1 AZOTO TOTALE E' stato misurato il contenuto di azoto totale delle diverse varietà (Figura 3) e sulle diverse parti dell'acino (Figura 4). Il Manzoni bianco è la varietà con il maggiore contenuto di azoto totale. Il contributo principale è dato dalla polpa, ma anche le bucce di tale varietà risultano particolarmente ricche di composti azotati (Figure 4 e 5). Questo dato può avere un significato enologico importante, in quanto fornisce informazioni aggiuntive che possono essere utili nella gestione delle pratiche da adottare in vinificazione, come ad esempio la macerazione. Dati ottenuti in laboratorio con la varietà Manzoni Bianco hanno effettivamente confermato che un intervento di criomacerazione causa un aumento del 41% del contenuto proteico e addirittura un aumento dell'85% della torbidità in seguito al test al calore (dati non pubblicati). Il Prosecco Serprino ha mostrato una elevata variabilità tra le due annate, ma ciò è imputabile soprattutto alla differenza nelle dimensioni degli acini e quindi ad un diverso fattore di diluizione dei componenti dell'uva. Il Prosecco, invece, analizzato solo nell'anna- ta 2009, ha mostrato un contenuto di azoto relativamente basso, mentre i Moscati e le varietà Cortese e Durella hanno mostrato di possedere una quantità intermedia di azoto totale. Le varietà che risultano avere la polpa più ricca di azoto sono risultate il Manzoni Bianco e la Durella. Come prevedibile, i tessuti con il maggiore contenuto di sostanze azotate sono i vinaccioli e le bucce. Dal punto di vista enologico, però, è di particolare interesse il contenuto di azoto presente nella polpa, che è questo il tessuto che contribuisce di più alla composizione del mosto. I valori in percentuale sono molto bassi, soprattutto a causa dell'elevato contenuto di acqua della polpa. 2.2 AZOTO PRONTAMENTE ASSIMILABILE L'azoto assimilabile, determinato con il numero di formolo, è un fattore importante per la fermentazione dei mosti in quanto comprende gli aminoacidi (esclusa la prolina) ed il catione ammonio, che sono i composti azotati più facilmente assorbiti ed utilizzati dai lieviti durante la fermentazione. Il contenuto totale di aminoacidi e quindi l'APA (azoto prontamente assimilabile) sembrerebbe essere influenzato in maniera significativa dalla varietà, ma anche dalle condizioni ambientali (Herbert et al., 2005). Quando il ciclo colturale è influenzato da clima piovoso e temperature basse, l'accumulo di aminoacidi nelle bacche e di conseguenza nel mosto sarà più difficile, a causa della ridotta disponibilità di azoto nel terreno dovuta a perdite per lisciviazione. Analogamente, temperature elevate e siccità portano ad una mineralizzazione lenta e di conseguenza a 15 Figura 3. Contenuto di azoto totale (mg/Kg di uva) in diverse varietà (vendemmia 2008 e 2009). Figura 4. Contenuto di azoto totale nelle diverse parti dell'acino (mg/Kg) in diverse varietà. Vendemmia 2008. Figura 5. Contenuto di azoto totale nelle diverse parti dell'acino (mg/Kg) in diverse varietà. Vendemmia 2009. 16 una limitata quantità di minerali disponibili all'assorbimento radicale. L'analisi dell'APA ha portato ai risultati illustrati in Figura 6. E’ stata riscontrata innanzitutto una grande variabilità tra i diversi campioni, con valori intorno a 50 mg/L per il Moscato della zona di Asti fino a oltre 350 mg/L per il Manzoni Bianco. Secondo questi dati alcuni dei mosti avrebbero un contenuto di APA eccessivamente basso, in quanto si considera che un valore ottimale per avere una buona fermentazione è di almeno 140 mg/L. Le ripetizioni tra i diversi campioni, per ciascun anno e in anni diversi, hanno mostrato una ridotta variabilità, ad eccezione della varietà Cortese, che in entrambe le annate ha mostrato valori estremamente diversi tra loro. Dall'analisi dei soli dati del 2008 si potrebbe ipotizzare un forte impatto della regione di provenienza, infatti i valori di APA sono molto simili anche tra varietà diverse ma che provengono dalla stessa zona di produzione, come ad esempio Garganega e Durella (Soave, Arcole e Lessini), Moscato Fiori d'Arancio e Serprino (Colli Euganei) e Cortese e Moscato Bianco (Asti). Includendo anche i dati del 2009 si è potuto osservare, però, che questa ipotetica relazione è del tutto casuale, infatti si è potuta riscontrare una maggiore variabilità tra le varietà provenienti dalle stesse zone e già analizzate nel 2008, osservando anche una notevole differenza tra le due varietà provenienti dalla zona di Conegliano - Valdobbiadene (Prosecco e Manzoni Bianco) analizzate solo nel 2009. Il diverso contenuto di APA non può essere considerato dipendente dal diverso grado di maturità dei campioni dato che un'analisi condotta confrontando l'APA ed il contenuto di zuccheri ha evidenziato che non esiste nessuna correlazione tra i due fattori. Le differenze osservate possono quindi essere attribuite in gran parte alla varietà: le varietà Moscato sono quelle con il minore contenuto di APA (anche se la varietà Moscato Fiori d'Arancio sembra esserne un po' più ricca); il Prosecco e il Prosecco Serprino, ed il Trebbiano hanno invece un basso contenuto di APA; la Garganega e la Durella hanno un contenuto ottimale; il Cortese ha mostrato grandissima variabilità sia tra uve provenienti da vitigni diversi che tra annate diverse; il Manzoni bianco ha valori decisamente sopra la media, confermando la ricchezza di questa varietà in composti azotati. 2.3 PROTEINE La concentrazione di proteine nel mosto è molto influenzata dalle condizioni ambientali di crescita della pianta, ma è almeno in parte dipendente dalla varietà. Anche se durante la vinificazione e la fermentazione intervengono altri fattori, la variabilità proteica nel vino è principalmente originata dall'uva. Inoltre le proteine maggiormente responsabili della instabilità proteica dei vini, che vanno eliminate con i classici trattamenti con bentonite, sono proprio quelle che derivano dall'uva, per cui è importante conoscere la quantità ed il tipo di proteine presenti nel mosto. Nonostante l'aggiunta di elevate quantità di potassio metabisolfito per evitare l'ossidazione in fase di preparazione del succo, sono stati riscontrati gravi problemi nell'analisi Figura 6. Valori di APA (mg/L), misurati sui mosti ottenuti dalla pigiatura di campioni di 100 acini. Sono riportati i valori per ciascuna annata. 17 Figura 7. Concentrazione di proteina (mg/L) nel succo ottenuto da 100 acini. delle uve dell'annata 2008, in quanto molti dei campioni erano risultati ossidati già al momento del conferimento in laboratorio. Tale problema non si è invece presentato con i campioni dell'annata 2009 di cui, in Figura 7, si presentano i risultati. Il Prosecco ha confermato di essere la varietà più povera di proteine, come atteso dai dati sul contenuto di azoto totale della polpa. Stranamente il Prosecco Serprino, ha mostrato un contenuto proteico decisamente superiore, forse imputabile alle condizioni pedoclimatiche. Le varietà Garganega e Cortese hanno pure contenuti in proteine abbastanza bassi, in linea con il contenuto medio di APA e di azoto totale. Il Moscato, invece, ha dato contenuti proteici intermedi, non in linea con i valori ottenuti per l'azoto totale. In questo caso è possibile che l'elevato contenuto di azoto totale nei vinaccioli è responsabile degli alti valori riscontrati nell'acino totale. Per quanto riguarda le varietà Durella e Manzoni Bianco, invece, gli elevati valori di contenuto proteico hanno confermato che le uve ottenute da questi vitigni sono molto ricche di composti azotati, sia semplici sia complessi. L'analisi elettroforetica delle proteine per ciascuna varietà (Figura 8) ha confermato i dati quantitativi. Quindi, ad esempio, il profilo del Prosecco (corsia 7) risulta quasi privo di bande proteiche, mentre Durella e Manzoni Bianco hanno generato i profili più ricchi di bande proteiche. 18 E' possibile notare come le bande proteiche siano sempre le stesse in tutte le varietà, anche se presenti con intensità relativa diversa. Le bande proteiche più rappresentate in tutte le varietà, tranne che in Garganega, sono quelle con peso molecolare tra 20 e 24 kDa (TLP), e a 30-31 kDa (chitinasi, proteine molto instabili), soprattutto nelle varietà Garganega, Durella e Manzoni bianco, e in misura minore, nei Moscati. Queste proteine, che sono proteine di difesa della pianta, sono quelle maggiormente coinvolte nei fenomeni di instabilità proteica nei vini (Waters et al., 1996). La varietà Moscato Figura 8. Analisi elettroforetica delle proteine delle diverse varietà (campioni 2009). A sinistra sono riportati i pesi molecolari standard in kDa. 1: G, 2: D, 3: MFA, 4: S, 5: C, 6: M, 7: P, 8: MB. (corsia 6) presenta anche una banda molto intensa a basso peso molecolare (14-15 kDa) di cui non si conosce l'identità e che è presente solo in quel campione. Un'analisi elettroforetica di tutti i campioni di Moscato provenienti da 4 aziende diverse (dati non mostrati) ha però messo in evidenza che tale banda è presente solo in un campione. Potrebbe quindi trattarsi di una proteina di difesa specifica indotta in quel particolare vigneto dall'attacco di un patogeno o da un'altra situazione di stress. 3. ANALISI ATTIVITA' ENZIMATICHE Gli enzimi presenti nell'uva possono catalizzare reazioni con effetti sul processo di vinificazione e sulla qualità del vino. In assenza di informazioni sulle attività enzimatiche presenti nelle uve delle varietà considerate si sono volute analizzare, per la prima volta, alcune delle attività enzimatiche ritenute importanti in vinificazione. 3.1 POLIFENOL OSSIDASI (PPO) Agendo su alcuni composti polifenolici, questo enzima è responsabile dell'innesco, in presenza di ossigeno, della reazione di imbrunimento enzimatico del succo e del mosto d'uva. Particolarmente soggette a questo problema sono le varietà d'uva a bacca bianca, dove la PPO, oltre ad alterare di colore il succo, causa una diminuzione della qualità organolettica e nutrizionale del prodotto (Mayer & Harel, 1991). Nell'uva la PPO è fissata prevalentemente sulle particelle solide, condizione che ne determina la dif- ficoltà di estrazione e di studio. La misura dell'attività PPO è avvenuta in condizioni chimico-fisiche che normalmente si possono verificare durante il processo di vinificazione. Nel succo, le varietà Manzoni Bianco e Durella erano quelle che possedevano la maggiore attività (che potrebbe determinare la tendenza all'imbrunimento), mentre le varietà Prosecco, Trebbiano, Cortese 2 e Garganega presentavano attività più basse (Figure 9 e 10). Nell'estratto di bucce, il Manzoni Bianco possiede ancora la maggiore attività PPO mentre il Prosecco conferma la minore attività. Altre varietà, però, come per esempio la Garganega e la Durella o la Cortese, non mantengono lo stesso rapporto di attività nel succo e nelle bucce. Questo indica che la macerazione, nei due casi, potrebbe avere effetti diversi, in termini di ossidazione, per le due varietà, con la Garganega e la Cortese 2 più sensibili al fenomeno. 3.2 PECTIN METIL ESTERASI (PME) L'attività di questo enzima è coinvolta nei fenomeni chimico-fisici connessi alla estrazione del succo, chiarifica spontanea e della produzione di metanolo, poiché la PME catalizza il distacco del gruppo metilico dalle pectine dell'uva, rendendole suscettibili all'attacco degli enzimi idrolitici (pectolitici), che possono poi degradare le pectine aumentando la resa di estrazione e consentendo la chiarifica del mosto. Anche in questo caso, dunque, conoscere la attività dell'enzima di una determinata varietà può essere utile nell'indirizzare la tecnica di vinificazione. Figura 9. Attività della PPO (AU/min/mL) del succo a pH 3.3 e 25°C su catecolo 10 mM. 1 AU = 0.001 abs/min. 19 Figura 10. Attività della PPO (AU/min/mL) delle bucce a pH 3.3 e 25°C su catecolo 10 mM. 1 AU = 0.001 abs/min. Per questioni tecniche, la misura dell'attività PME (Figura 11) è stata effettuata nelle condizioni ottimali (pH tra 7 e 7,5) per l'enzima. Quindi, al pH del mosto, ci si deve aspettare una attività sensibilmente minore di quella misurata. La maggiore attività PME è stata riscontrata nel Manzoni bianco, Moscato Fiori d'arancio e nel Moscato 4, mentre i succhi delle altre uve Moscato e di Cortese mostravano l'attività più bassa, mentre l'attività del Prosecco non era rilevabile. Sono state comunque evidenziate differenze sia a livello intra-varietale (Moscato e Cortese) che inter-varietale (Figura 12). Nelle bucce, invece, il Cortese 2 possiede la maggiore attività, mentre Prosecco, Garganega e Moscato (4) la più bassa (Figura 13). Dunque anche nel caso della PME le differenze delle attività riscontrate nei succhi per le diverse varietà non sempre corrispondono a quanto trovato nelle bucce. Per esempio, il Cortese 2 ha la minore attività nel succo, ma la maggiore nelle bucce. Figura 11. Saggio su piastra dell'attività PME dell'estratto di bucce di uve P, MB, G, D, T, M4, C2. 20 3.3 ESTERASI Dal punto di vista enologico questi enzimi presentano un interesse sia tecnologico, poiché contribuiscono alla determinazione delle caratteristiche olfattive (degradazione/sintesi degli esteri aromatici) del vino, sia microbiologico, avendo un ruolo nel metabolismo degli acidi grassi del lievito (Bardi et al., 1992). La presenza di esteri nel vino tende a regredire nel tempo, con conseguente decadimento qualitativo del prodotto. E' stato dimostrato che se gli enzimi prodotti dai lieviti contribuiscono a questa riduzione (Delfini, 1992), anche nei mosti sono presenti esterasi derivanti dall'uva; non è tuttavia chiaro se questi mantengano la propria attività durante e dopo la fermentazione, oppure se subiscano una inattivazione durante l'ammostamento e la vinificazione (Bardi et al., 1992). L'attività esterasica è stata determinata nelle condizioni di pH e temperatura ottimali per l'enzima. Nel succo, le varietà Durella, Manzoni Bianco e Trebbiano presentavano la maggior attività esterasica, mentre in Cortese e Serprino l'attività risultava la minore (Figura 14). Inoltre, sono state evidenziate evidenti differenze a livello sia intervarietale sia intravarietale (come per Moscato e Cortese). Nell'estratto di bucce (Figura 15) il Manzoni Bianco ha la maggiore attività esterasica, mentre la Durella la più bassa. Confrontando i rapporti tra valori delle attività trovati per le diverse varietà nel succo e nelle bucce, si evidenziano ancora differenze che potrebbero dare indicazioni sull'opportunità di utilizzare o meno le bucce nel processo di vinificazione. Resta Figura 12. Attività della PME (AU/ml estratto) dei succhi. pH 7.0, 21 h 30°C, substrato 0.1 % (p/v) pectina esterificata al 94%. 1 AU = 1.0 eq di acido pectico/min. Figura 13. Attività della PME (AU/ml estratto) degli estratti di bucce d'uva (sopra). pH 7.0, 21 h 30°C, substrato 0.1 % (p/v) pectina esterificata al 94%. 1 AU = 1.0 eq di acido pectico/min. Figura 14. Attività esterasica (AU/min/ml) dei succhi. pH 7.4, 37°C, substrato p-nitrofenil acetato. 21 Figura 15. Attività esterasica (AU/min/ml) degli estratti di bucce (sopra). pH 7.4, 37°C, substrato pnitrofenil acetato. comunque il fatto che l'attività, al pH del vino (3,3), non era misurabile in nessun caso, mettendo in dubbio la sua importanza pratica. 3.4 BETA-GLUCOSIDASI Nell'uva, e soprattutto nella buccia, si ritrovano aromi glico-coniugati (precursori), nei quali la molecola odorosa è legata a residui di zuccheri, che ne impediscono la volatilità. La beta-glucosidasi è un enzima che catalizza la liberazione dell'aroma dal precursore legato al glucosio (Gunata et al., 1988). Questi aromi, responsabili della tipica nota odorosa legata alla varietà dell'uva, sono costituiti essenzialmente da terpeni tra cui il linalolo, geraniolo, -terpineolo, nerolo, citronellolo che danno aroma floreale nei vini. A livello enologico, l'enzima è importante perché, liberando aromi, conferisce ai vini ottenuti da vitigni autoctoni caratteri distintivi importanti. Le misure dell'attività sono state effettuate a pH 5,1, valore ritenuto ottimale per questo enzima. L'analisi enzimatica non ha comunque consentito di ottenere alcun risultato, indicando l'assenza di attività beta-glucosidasica misurabile, nemmeno variando le condizioni del saggio, in tutte le varietà. 3.5 CHITINASI L'enzima è presente in notevoli quantità nell'uva (più del 50% delle proteine solubili), dove esercita una azione di difesa dall'attacco di funghi e insetti (Graham & Sticklen, 22 1993). Le chitinasi sono però elementi sfavorevoli a livello tecnologico perché tali enzimi passano nel succo e nel vino, dove sono coinvolti nell'instabilità proteica. Inoltre si potrebbe anche ipotizzare un effetto dell'enzima sulla crescita dei lieviti che, nella loro parete cellulare, contengono una certa quantità di chitina. La misura dell'attività è stata effettuata adottando i parametri riscontrabili nel processo di vinificazione (pH 3,3 e temperatura di 25°C). Il Manzoni Bianco, un campione di Moscato e la Garanega presentano la più alta attività, mentre il Prosecco la più bassa con notevoli differenze intravarietali (come per Moscato e Cortese) e intervarietale (Figura 16). 3.5 PROTEASI ACIDA Gli enzimi proteolitici dell'uva, se attivi, potrebbero avere un effetto sulla degradazione delle proteine dell'uva che passano nel vino e quindi sia sulla quantità di azoto disponibile per i lieviti sia sulla stabilità proteica del vino. E' noto che le attività proteasiche dell'uva sono basse e comunque non in grado di degradare le proteine instabili. Questo viene confermato anche per le varietà oggetto di studio, in quanto, al pH del mosto (3,3), ma anche a pH 5,1 (condizione ottimale dell'enzima) non è stato possibile rilevare alcuna attività proteolitica misurabile. Questo significa che, almeno nei campioni considerati, l'enzima non ha attività sufficiente per avere un effetto sul processo di vinificazione. Figura 16. Attività chitinasica (AU/min/ml succo, pH 3.3, 25°C, substrato CM-Chitina-RBV.) dei succhi d'uva. 3.6 UREASI L'enzima catalizza l'idrolisi dell'urea in ammoniaca e anidride carbonica. Questa reazione consente di prevenire la formazione di carbammato di etile, una molecola intrinsecamente presente in tutti gli alimenti e le bevande (tra cui il vino) fermentati, essendo prodotto dalla reazione tra urea e etanolo. Il carbammato di etile è considerato una molecola potenzialmente pericolosa per il consumatore, avendo attività cancerogena (Schlatter et al., 1980) e nei vini è stato fissato un livello di sicurezza pari a 15 g/l. L'attività ureasica delle diverse uve, determinata su piastra a pH 3,5 e 5,1 non era misurabile in nessuna delle varietà, indicando che l'urea non viene degradata enzimaticamente da parte degli enzimi dell'uva e può quindi passare nel vino, dove, reagendo con l'etanolo, può dare origine al carbammato di etile. In definitiva, l'analisi di alcune importanti attività enzimatiche, mai studiate nei vitigni autoctoni presi in considerazione, ha permesso di stabilire che queste, pur dimostrando una certa comprensibile variabilità per uve della stessa varietà campionate diversamente, possono essere anche molto diverse tra una varietà e l'altra. Inoltre, per uno stesso enzima, anche i rapporti tra le attività del succo e le attività delle bucce possono essere assai diversi per le diverse varietà considerate. Infine, alcuni enzimi, citati come potenzialmente importanti per aspetti enologici, come le proteasi acide o la ureasi, mostrano attività nulle o non rilevabili nelle condizioni di vinificazione. Questi sono tutti elementi che dovrebbero essere conosciuti per adottare, su base razionale, i processi di vinificazione più adatti alla valorizzazione enologica dei vitigni oggetto di studio. 4. ANALISI DEI POLIFENOLI TOTALI E DEL POTERE ANTIOSSIDANTE Per caratterizzare le varietà ed avere parametri qualitativi utili alla produzione di vini di qualità, i composti chimici presenti come metaboliti secondari dell'uva giocano un ruolo fondamentale. I principali metaboliti secondari tecnologicamente importanti sono i composti polifenolici, presenti nelle diverse parti dell'acino ed ai quali sono associate le potenziali proprietà antiossidanti e salutistiche dell'uva e del vino, oltre ad alcune proprietà organolettiche, come, per esempio, l'astringenza. In questa parte dello studio sono state studiate le varietà Cortese, Durella, Garganega, Moscato, Prosecco e Trebbiano, raccolte a cura dei Consorzi interessati, nelle annate 2008 e 2009, al fine di studiare la composizione polifenolica delle polpe, delle bucce e dei vinaccioli. E' stato inoltre studiato il potere antiossidante degli estratti delle bucce e dei vinaccioli, al fine di avere un parametro correlabile alle 23 proprietà salutistiche potenziali. Poi si è affrontata l'analisi delle componenti aromatiche varietali. L'impronta aromatica della varietà è dovuta ai numerosi composti chimici presenti nell'uva: alcuni vengono trasferiti al mosto con la pigiatura, altri si sviluppano durante la vinificazione e l'invecchiamento dei vini a partire da altri composti chimici precursori presenti nell'uva. E' stata quindi eseguita la caratterizzazione dei profili aromatici di quelle varietà per le quali non sono stati reperiti dati dalla letteratura, in particolare Cortese, Durella e Trebbiano. Per le varietà di Garganega, Moscato e Prosecco è possibile disporre di un'ampia bibliografia di dati riportati in letteratura. 4.1 STUDIO SOSTANZE POLIFENOLICHE 4.1.1 Acidi Idrossi-cinammil tartarici e Flavonoli delle bucce e delle polpe Gli acidi idrossi-cinammil tartarici (HCTA), in particolare il caffeiltartarico, sono composti importanti in vinificazione in quanto determinano l'ossidabilità dei mosti, mentre i flavonoli delle bucce (nelle varietà bianche i composti sono quercetina ed campferolo), con le loro proprietà antiossidanti, hanno dimostrati effetti benefici sulla salute umana. Anche le catechine (flavan-3-oli monomeri) contribuiscono alle proprietà antiossidanti delle uve e dei vini, oltre ad essere un indice della maturità fenolica delle uve alla vendemmia. Le principali sostanze polifenoliche sono state determinate sia nelle bucce che nelle polpe delle diverse varietà. La Figura 17 mostra un esempio dei risultati ottenuti. Vengono di seguito sinteticamente riportati i risultati ottenuti per le bucce e per le polpe delle diverse varietà. Varietà Cortese - Bucce. L'acido idrossicinnamiltartarico (HCTA) più abbondante è risultato il trans-caffeiltartarico (0,5-2 mg/Kg uva). I livelli totali di quercetina, il flavonolo più abbondante, sono risultati compresi tra 16 (2008) e 11 (2009) mg/Kg uva. - Polpe. La concentrazione di acido transcaffeiltartarico è risultata compresa tra 7-12 mg/Kg uva; sono stati riscontrati contenuti di 1-2 mg/Kg uva di acido 2glutationil-caffeiltartarico. Varietà Durella - Bucce. Nei campioni 2008 sono stati riscontrati livelli di HCTA e di flavonoli considerevolmente più bassi rispetto ai campioni raccolti nell'annata 2009. Nei campioni 2009 è risultata rilevante la presenza dell'acido trans-caffeiltartarico (11 mg/Kg uva) e dell'acido trans-pcumariltartarico (8 mg/Kg uva). La quercetina-glucuronide è risultato il flavonolo più abbondante (13 mg/Kg uva). - Polpe. E' stata riscontrata una elevata concentrazione di acido trans-caffeiltartarico (15-16 mg/Kg uva) e di acido transp-cumariltartarico (3-4 mg/Kg uva). Figura 17. HCTA e flavonoli nelle bucce (varietà Cortese). q, quercetina; c, campferolo. 24 L'acido 2-glutationil-caffeiltartarico è risultato presente in concentrazioni di 13 mg/Kg uva. acido trans-caffeiltartarico molto inferiori ai campioni provenienti dall'annata precedente (16 mg/Kg uva). Varietà Garganega - Bucce. Nei campioni 2008 sono stati riscontrati livelli di HCTA e di flavonoli più bassi dei campioni raccolti nell'annata 2009. La quercetina glucoside e la quercetina glucuronide sono i flavonoli più rappresentativi (13 e 5 mg/Kg uva rispettivamente). - Polpe. E' stata riscontrata una maggiore concentrazione di acido trans-caffeiltartarico e scarso acido p-cumariltartarico. L'acido 2-glutationil-caffeiltartarico era in concentrazioni di circa 2 mg/Kg uva. In generale, nelle bucce di tutti i campioni 2008 (tranne il Trebbiano) sono stati riscontrati livelli di acidi idrossicinammil tartarici (HCTA) e flavonoli considerevolmente più bassi rispetto ai campioni raccolti nell'annata 2009, forse a causa di un più elevato stato di ossidazione dei campioni. HCTA e flavonoli sono i principali composti dell'uva legati all'ossidazione dei mosti, tra questi l'acido trans-caffeiltartarico è il composto maggiormente soggetto all'ossi-dazione nelle fasi post-vendemmiali. Nelle polpe di tutte le varietà sono state riscontrate concentrazioni di 10-20 mg/Kg uva di questo acido e 1-3 mg/Kg uva di acido 2-glutationil-caffeiltartarico. Nelle bucce della Durella è risultata rilevante la presenza dell'acido trans-caffeiltartarico e dell'acido trans-p-cumariltartarico (8 mg/Kg uva). Nelle bucce di tutte le varietà la quercetina, composto con proprietà antiossidanti e dimostrati effetti salutistici, è risultata il flavonolo più abbondante, con concentrazioni comprese tra 10-20 mg/Kg uva. Moscato e Trebbiano hanno evidenziato anche rilevanti contenuti di campferolo glucoside e glucuronide. Varietà Moscato - Bucce. Ancora, nei campioni 2008 sono stati riscontrati livelli di HCTA e di flavonoli tendenzialmente più bassi. La presenza dell'acido p-cumariltartarico è risultata significativa, la quercetina totale è risultata tra 17 e 22 mg/Kg uva, il campferolo glucoside più abbondante del glucuronide (rispettivamente 5 e 2 mg/Kg uva). - Polpe. E' stata riscontrata una concentrazione di acido trans-caffeiltartarico particolarmente elevata, tra 8-19 mg/Kg uva. L'acido 2-glutationil-caffeiltartarico era presente in concentrazioni di circa 1 mg/Kg uva. Varietà Prosecco - Bucce. Nei campioni 2008 sono stati riscontrati livelli tendenzialmente più bassi. La quercetina totale nel 2009 è risultata circa 21 mg/Kg uva. - Polpe. Sono stati determinati livelli di acido trans-caffeiltartarico compresi tra 4-12 mg/Kg uva. L'acido 2-glutationil-caffeiltartarico era in concentrazioni di circa 1 mg/Kg uva. I parametri risultano in generale in linea con quanto già riportato per il Prosecco. Varietà Trebbiano - Bucce. Scarsi HCTA, la quercetina totale nel 2009 è risultata 12-14 mg/Kg uva, il campferolo glucoside più abbondante del glucuronide (2-3 mg/Kg uva). - Polpe. Sono stati determinati livelli di 4.1.2 Flavanoli dei vinaccioli Anche nei vinaccioli, le concentrazioni assolute di flavanoli monomeri sono risultate influenzate dall'annata. Comparando le diverse varietà, Cortese e Moscato hanno mostrato in entrambe le annate i maggiori livelli di catechina e di epicatechina, Prosecco e Trebbiano presentavano tenori intermedi, mentre Garganega e Durella hanno sempre mostrato i livelli più bassi (Figure 18 e 19). 4.1.3 Polifenoli totali di bucce e vinaccioli Confrontando le diverse varietà (Figura 20) la Durella ha rivelato in entrambe le annate i maggiori contenuti di polifenoli totali nelle bucce, mentre nei vinaccioli essi sono risultati i più bassi. In entrambe le annate i più bassi valori di polifenoli totali nelle bucce sono stati quelli del Cortese, mentre i più alti quelli del Prosecco. 25 Figura 18. (+)-Catechina e (-)-epicatechina (mg/kg uva) nei vinaccioli di Cortese (C), Prosecco (P), Durella (D), Trebbiano (T) e Garganega (G) raccolte nel 2008. Figura 19. (+)-Catechina e (-)-epicatechina (mg/kg uva) nei vinaccioli di Cortese (C), Prosecco (P), Durella (D), Trebbiano (T) e Garganega (G) raccolte nel 2009. 4.1.4 Attività antiossidante degli estratti di bucce e vinaccioli Il potere anti-radicalico (ARP) degli estratti di bucce e vinaccioli dei campioni delle sei varietà tiene conto sia dei polifenoli totali che dell'attività antiossidante degli estratti. Trebbiano, Garganega e Cortese hanno mostrato maggiore ARP nell'estratto di bucce anche se i polifenoli erano in generale bassi, mentre il Moscato spicca per l'elevato ARP dell'estratto dei vinaccioli nei campioni 2009 26 (Figura 21). Dunque, gli estratti di bucce di Trebbiano, Garganega e Cortese, pur presentando contenuti in polifenoli totali bassi, hanno dimostrato ARP più elevati, evidenziado che i due parametri (qualitativo e quantitativo) non sono necessariamente correlati tra loro. Gli estratti di vinaccioli dei campioni Moscato 2009 avevano ARP particolarmente elevati. Figura 20. Polifenoli totali (mg/kg di uva) negli estratti di bucce e vinaccioli di Cortese (C), Durella (D), Gasrganega (G), Moscato (M), Prosecco (P) e Trebbiano (T) raccolti nel 2008. Figura 21. Potere anti-radicalico (ARP) degli estratti di bucce e vinaccioli di Cortese (C), Durella (D), Garganega (G), Moscato (M), Prosecco (P) e Trebbiano (T) raccolti nel nel 2009. 27 5. PROFILI AROMATICI DELLE VARIETÀ Varietà Cortese L'uva è caratterizzata da una discreta presenza di terpeni in forma glicosidata tra cui spiccano il linalolo e cis- e trans-idrossilinalolo, un elevato contenuto di alcol benzilico (Tabella 1). Rilevante è anche la presenza di norisprenoidi, in particolare il 3-oxo- -ionolo e 3-idrossi-ß-damascone, un precursore del ß-damascenone. Varietà Durella E' una varietà caratterizzata da una importante presenza di terpeni glicosidati tra cui spiccano l' -terpineolo, il 7-idrossi- -terpineolo, e il cis- e trans-idrossilinalolo. Tra i norisprenoidi rilevanti sono il 3-oxo- ionolo e 3-idrossi-ß-damascone. Varietà Garganega La varietà è caratterizzata da una scarsa presenza di terpenoli glicosidati, tra i quali piranlinalolo ossido, cis- e trans-8-idrossilinalolo, di alcuni composti norisoprenoidi (precursori di note speziate) quali 3-idrossiß-damascone e 3-oxo- -ionolo, e di benzenoidi quali metil-salicilato, alcol benzilico, ß-feniletanolo (rosa), acetovanillone, alcol omovanillico. Varietà Moscato Giallo E' una varietà aromatica e, pertanto, le sue uve sono ricche di terpenoli presenti sia in forma libera che glicosilata che conferiscono caratteristiche note fruttate e di agrumi. In generale il Moscato Giallo è caratterizzato da contenuti di terpeni glicosidici e di diendiolo più elevati delle altre varietà di Moscato. La percentuale di geraniolo sui monoterpeni totali è invece più bassa, ed i rapporti linalolo libero/geraniolo libero risultano pertanto 28 elevati. Il rapporto diendiolo glicosidato predomina su quello libero, mentre il rapporto trans/cis furanlinalolo ossido è maggiore di 1. Varietà Prosecco Il Prosecco è caratterizzato da rilevanti contenuti di terpenoli glicosidati (note floreali e di agrumi) quali linalolo, nerolo, geraniolo, cis- e trans-8-idrossilinalolo, idrossigeraniolo: la varietà può essere pertanto definita semiaromatica. I più abbondanti sono geraniolo e cis-8-idrossilinalolo. In particolare il geraniolo tende ad essere superiore al linalolo. I composti noisoprenoidi ed i benzenoidi glicosidati non risultano presenti in quantità rilevanti dal punto di vista aromatico. Varietà Trebbiano Il Trebbiano è caratterizzato da una discreta presenza di terpenoli glicosidati, in particolare geraniolo, linalolo, -terpineolo e 7idrossi- -terpineolo, e da interessanti livelli di norisoprenoidi in forma glicosilata. Lo studio dei profili aromatici varietali ha evidenziato un discreto carattere aromatico per il Cortese e la Durella - legato ai significativi contenuti di terpenoli glicosidati presenti - ed il Prosecco ha confermato il suo carattere di varietà semiaromatica. Tra le diverse varietà di moscato (Moscato Bianco, Moscato di Alessandria, ecc.) il Moscato Giallo è particolarmente ricco di composti terpenici liberi e glicosilati. Cortese, Durella e Trebbiano sono caratterizzati da interessanti contenuti di composti norisprenoidi potenziali precursori di aromi nei vini durante l'invecchiamento (note speziate) e la Garganega di composti benzenoidi con importanti proprietà organolettiche quali vanillina, eugenolo, 4-vinilguaiacolo, metil salicilato. Caratterizzazione del quadro polifenolico ed aromatico di mosti di 5 diverse cultivar a bacca bianca, sottoposti a pressatura all'aria e sotto azoto A. Bosso, R. Follis, M. Guaita, S. Motta, L. Panero e M. Petrozziello Centro di Ricerca per l'Enologia CRA-ENO di Asti In questa seconda parte della ricerca "Vitigni autoctoni", svolta presso il CRA-ENO di Asti, è stato studiato il quadro polifenolico ed aromatico dei mosti di 5 diverse cultivar a bacca bianca al fine verificare l'effetto dell'aria durante la pressatura della uva. La scelta e l'adozione di pratiche enologiche in funzione delle caratteristiche compositive delle uve di varietà diverse rappresenta l'obiettivo degli studi di enologia varietale. Tradizionalmente i lavori di caratterizzazione varietale hanno riguardato la determinazione della composizione polifenolica dell'acino o di sue parti (bucce, vinaccioli e succo) valutate singolarmente, mentre altri lavori si sono occupati della caratterizzazione delle sostanze aromatiche delle uve. L'esperienza qui presentata riguarda la caratterizzazione tecnologica di uve a bacca bianca di cinque diverse varietà italiane. Lo scopo del lavoro è stato quello di descrivere la composizione fenolica ed aromatica di mosti ottenuti dalla pressatura delle uve, operando in condizioni prossime (per la quantità di uva impiegata e per l'attrezzatura utilizzata) a quelle di cantina. Nello specifico lo studio ha voluto valutare le modificazioni della composizione fenolica ed aromatica, indotte nei mosti delle cinque varietà dalla pressatura effettuata all'aria o sotto gas inerte (azoto). Allo scopo è stato predisposto un protocollo di pressatura (Figura 1) che è stato applicato operando all'aria (tesi O2) o sotto azoto (N2). E' stata impiegata una pressa pneumatica Wilmer della capacità di 500 kg. L'esperienza si è svolta nel corso delle vendemmie 2008 e 2009 ed ha riguardato uve Moscato bianco (3 vigneti), Cortese (2 vigneti), Manzoni Bianco (3 vigneti), Arneis (1 vigneto) e Prosecco (1 vigneto - 2009). Da ogni vigneto, a cura dei Consorzi di produzione, sono state prelevate masse di uva di circa 200 kg che sono state ripartite in 4 aliquote: 2 pressate all'aria e 2 sotto atmosfera inerte di azoto. Sui mosti di ciascuna prova sono stati effettuati i principali controlli chimico-fisici (pH, acidità totale, °Brix), l'analisi dei composti polifenolici (polifenoli totali e catechine) e del colore (E420 ed indici CIELAB). Sono stati dosati il glutatione ridotto e gli acidi idrossicinnamiltartarici (HCTA): acido trans-caftarico, acidi cis e trans cutarico e acidi cis e trans fertarico. Sono stati, infine, dosati i composti volatili per gascromatografia e spettrometria di massa (GC-MS). Figura 1. Schema del protocollo standardizzato di pressatura delle uve. 29 1. COMPOSIZIONE CHIMICO-FISICA E QUADRO POLIFENOLICO DEI MOSTI 1.1 MANZONI BIANCO La Tabella 1 riporta la composizione chimicofisica media dei mosti di Manzoni Bianco delle vendemmie 2008 e 2009 per le tesi pressate all'aria ed in atmosfera inerte. I mosti di Manzoni Bianco presentano un contenuto medio-alto in glutatione ridotto che scende del 73% per effetto della pressatura all'aria. Il contenuto in glutatione ridotto varia anche in modo marcato per effetto dell'annata: nel 2009 scende del 47% circa rispetto al 2008. In precedenti lavori è stato rilevato che la sua concentrazione non è correlabile al tenore zuccherino delle uve quando questa risulta superiore ai 16° Brix. Il tenore in acidi idrossicinnamiltartarici (HCTA) risulta medio-basso, rispetto a quello delle altre cultivar studiate. Esso è maggiore nel 2009 rispetto al 2008 in tutti i vigneti esaminati, malgrado l'acidità titolabile dei mosti risulti inferiore nel 2009 rispetto all'annata precedente. Per effetto dell'ossidazione (pressatura all'aria), le variazioni di concentrazione dell'acido trans-caftarico, espresse in percentuale, sono più modeste di quelle del glutatione ridotto: il valore medio del rapporto tra acido trans-caftarico, il più importante HCTA delle uve, e glutatione ridotto tende, infatti, ad aumentare nel 2009 rispetto al 2008. Gli scarti medi di concentrazione tra le tesi pressate all'aria e non, sono, invece, maggiori per l'acido trans-caftarico: in media per ogni mole/L di glutatione ridotto che viene Tabella 1. Composizione dei mosti di Manzoni Bianco. 30 persa si ha una diminuzione di 2,5 moli/L di acido trans-caftarico che, in parte, reagisce con il glutatione ed in parte partecipa a reazioni di ossidazione con altre molecole, in particolare, si presume, con i composti flavanici. Tra gli HCTA, le perdite per ossidazione riguardano soltanto gli acidi caftarico e cutarico, unici substrati delle polifenolossidasi dei mosti, e risultano, rispettivamente, pari a 53,6 ed a 39,8%. Il contenuto di acido fertarico non varia, invece, in modo significativo a seguito dell'ossigenazione. Il tenore in questo acido è impiegato, per una data varietà, come indice dell'intensità dei fenomeni di estrazione. La somiglianza di concentrazione tra le tesi pressate all'aria ed in atmosfera inerte conferma la buona ripetibilità degli interventi di pressatura. I mosti delle 2 annate (si osservino i dati delle tesi pressate sotto azoto) presentano un contenuto in polifenoli totali e catechine simile tra di loro. Le perdite in catechine a seguito dell'ossigenazione sono in media pari al 17% circa e risultano maggiori nel 2009 (dal 12,9% nel 2008 al 21,6% nel 2009) come conseguenza del minore contenuto in glutatione ridotto e del maggiore valore del rapporto tra acido trans-caftarico e glutatione ridotto dei mosti di quell'annata. Il glutatione ridotto compete con le reazioni di ossidazione dei flavani responsabili della formazione e della perdita per precipitazione dei relativi polimeri. 1.2 ARNEIS La Tabella 2 riporta la composizione chimicofisica media dei mosti di Arneis delle vendemmie 2008 e 2009 per le tesi pressate all'aria ed in atmosfera inerte. I mosti di Arneis presentano un elevato contenuto in glutatione ridotto che scende del 36% per effetto della pressatura all'aria. Il contenuto in glutatione ridotto varia per effetto dell'annata: nel 2009 scende del 39% circa rispetto al 2008. Il tenore in acidi idrossicinnamiltartarici (HCTA) risulta basso, rispetto a quello delle altre varietà studiate. Come per i mosti di Manzoni bianco, esso è maggiore nel 2009 rispetto al 2008, malgrado l'acidità titolabile dei mosti sia inferiore nel 2009. Le perdite percentuali di acido trans-caftarico sono minori di quelle del glutatione: il valore medio del rapporto tra acido transcaftarico e glutatione ridotto aumenta nel 2009 rispetto al 2008. Gli scarti medi di concentrazione tra le tesi pressate all'aria e non, sono maggiori per l'acido trans-caftarico: in media per ogni mole/L di glutatione ridotto che viene persa si ha una diminuzione di 2,1 moli/L di acido trans-caftarico. Le perdite per ossidazione degli acidi caftarico e cutarico sono, rispettivamente, pari al 47,7 ed al 44%. Il contenuto di acido fertarico non varia, invece, in modo significativo nei mosti pressati all'aria ed in atmosfera inerte; questo risultato conferma la buona ripetibilità degli interventi di estrazione di questa molecola che non viene persa per ossidazione. I mosti di Arneis dell'annata 2009 presentano un contenuto di polifenoli totali e catechine significativamente maggiore, rispettivamente del 48 e del 84%, di quelli dell'annata 2008 (dati delle tesi pressate sotto azoto). Le perdite per ossidazione delle catechine sono simili nei 2 anni oggetto dello studio ed in media pari al 28% circa. L'entità delle perdite di catechine è legato sia al contenuto in catechine che al tenore in glutatione ridotto dei mosti che rispettivamente aumentano e diminuiscono andando dal 2008 al 2009. Anche l'aumento dell'intensità colorante dei mosti dopo arieggiamento risulta simile in entrambe le annate. 1.3 MOSCATO BIANCO La Tabella 3 riporta la composizione chimicofisica media dei mosti di Moscato Bianco delle vendemmie 2008 e 2009 per le tesi pressate all'aria ed in atmosfera inerte. I mosti di Moscato Bianco presentano un basso contenuto in glutatione ridotto che scende del 90% per effetto della pressatura all'aria. Il contenuto in glutatione ridotto varia per effetto dell'annata: nel 2009 scende del 42% circa rispetto al 2008. Il tenore in HCTA risulta particolarmente elevato. Anche in questo caso, esso è maggiore nel 2009 rispetto al 2008 in tutte le partite di uva considerate, malgrado l'acidità titolabile dei mosti sia inferiore nel 2009 all'anno precedente. Le perdite percentuali di acido trans-caftarico per ossidazione sono minori di quelle del glutatione: il valore medio del rapporto tra acido trans-caftarico e glutatione ridotto aumenta nel 2009 rispetto al 2008. Gli scarti Tabella 2. Composizione dei mosti di Arneis. 31 Tabella 3. Composizione dei mosti di Moscato Bianco. medi di concentrazione tra le tesi pressate all'aria e non, sono maggiori per l'acido transcaftarico: in media per ogni mole/L di glutatione ridotto che viene persa si ha una diminuzione di 3,8 moli/L di acido trans-caftarico. Le perdite per ossidazione degli acidi caftarico e cutarico sono pari a circa il 37% per entrambi gli acidi. Il contenuto di acido fertarico, invece, non varia tra i mosti pressati all'aria e quelli pressati in atmosfera inerte. A differenza dei mosti di Arneis, il tenore in polifenoli totali e catechine è minore nei mosti del 2008 rispetto a quelli del 2009 (rispettivamente del 14 e del 27,8%) (dati delle tesi pressate sotto azoto). Le perdite in catechine a seguito dell'ossigenazione sono molto più importanti (dal 27,8 al 75%) nel 2009 in cui il contenuto in glutatione dei mosti è minore. I mosti di Moscato Bianco si distinguono, infine, da quelli delle Tabella 4. Composizione dei mosti di Cortese. 32 altre cultivar studiate per l'importante incremento dell'intensità colorante (E420) delle tesi pressate all'aria. 1.4 CORTESE La Tabella 4 riporta la composizione chimicofisica media dei mosti di Cortese delle vendemmie 2008 e 2009 per le tesi pressate all'aria ed in atmosfera inerte. I mosti di Cortese presentano un contenuto mediobasso in glutatione ridotto che scende del 81% per effetto della pressatura all'aria. Il contenuto in glutatione ridotto varia per effetto dell'annata: nel 2009 scende del 19,3% circa rispetto al 2008. Il tenore in HCTA risulta elevato e prossimo a quello del Moscato Bianco. Esso aumenta nel 2009 rispetto al 2008 (+35%), malgrado l'acidità titolabile dei mosti sia inferiore nel 2009 rispetto all'anno precedente. Le perdite percentuali di acido trans-caftari- co nel corso della pressatura all'aria sono minori di quelle del glutatione: il valore medio del rapporto tra acido trans-caftarico e glutatione ridotto aumenta nel 2009 rispetto al 2008. Gli scarti medi di concentrazione tra le tesi pressate all'aria e non, sono maggiori per l'acido trans-caftarico: in media per ogni mole/L di glutatione ridotto che viene persa si ha una diminuzione di 3,5 moli/L di acido trans-caftarico. Le perdite per ossidazione degli acidi caftarico e cutarico sono, rispettivamente, pari al 47,5 ed al 20,5%. Il contenuto di acido fertarico non varia, invece, in modo significativo nei mosti pressati all'aria ed in atmosfera inerte. I mosti di Cortese dell'annata 2009 presentano un contenuto di polifenoli totali significativamente maggiore (+21,7%) di quelli dell'annata 2008, nessuna differenza tra le due annate si rileva, invece, per il tenore in catechine. Le perdite in catechine a seguito dell'ossigenazione sono doppie nel 2009 rispetto all'anno precedente per effetto del minore contenuto in glutatione dei mosti. L'imbrunimento dei mosti risulta maggiore nel 2009 in corrispondenza con i maggiori asporti di catechine (probabile maggiore formazione di polimeri bruni). 1.5 PROSECCO La Tabella 5 riporta la composizione chimicofisica media dei mosti di Prosecco della vendemmia 2009 per le tesi pressate all'aria ed in atmosfera inerte. I mosti di Prosecco presentano un contenuto medio in glutatione ridotto che scende del 81,6% per effetto della pressatura all'aria. Il tenore in HCTA risulta il più elevato tra le varietà studiate. Le perdite percentuali di acido trans-caftarico nel corso della pressa- tura all'aria sono minori di quelle del glutatione: il valore medio del rapporto tra acido trans-caftarico e glutatione ridotto aumenta nel 2009 rispetto al 2008. Gli scarti medi di concentrazione tra le tesi pressate all'aria e non, sono maggiori per l'acido trans-caftarico: in media per ogni mole/L di glutatione ridotto che viene persa si ha una diminuzione di 2,3 moli/L di acido trans-caftarico. Le perdite per ossidazione degli acidi caftarico e cutarico sono, rispettivamente, pari al 24,5 ed al 15 %. Il contenuto di acido fertarico non varia, invece, in modo significativo nei mosti pressati all'aria ed in atmosfera inerte. L'imbrunimento del colore (E420) dei mosti dopo ossidazione è modesto. 2. COMPOSTI VOLATILI Le analisi, effettuate mediante gas-cromatografia associata alla spettrometria di massa, hanno permesso di individuare una quindicina di composti importanti per il loro valore sia di "marker tecnologici", relativamente agli interventi di ossidazione dei mosti, sia varietale. Questi composti sono di grande interesse nella definizione dell'aroma dei vini: le aldeidi e gli alcoli a sei atomi di carbonio sono responsabili di sentori vegetali, spesso sgradevoli, percepibili in alcuni vini, il linalolo è tra le molecole ad impatto odoroso più importanti, in particolare per i vini aromatici, il ß-ionone è associato a gradevoli note floreali di violetta, mentre ai vinilfenoli sono attribuite note, non sempre piacevoli di medicinale e speziato. Le concentrazioni di tutti i composti volatili riportati nelle tabelle sono espressi in g/L, tranne che per quelli del ß-ionone, espressi in ng/L. Tabella 5. Composizione dei mosti di Prosecco. 33 2.1 MANZONI BIANCO In Tabella 6 è riportata la composizione dei mosti Manzoni Bianco per le annate 2008 e 2009. Per ciascuna annata, sono indicate in modo distinto le concentrazioni medie per le tesi pressate all'aria e per le tesi pressate in atmosfera inerte. I composti riportati in tabella sono di origine prefermentativa (trans-2-esenale, trans-3-esenolo, trans-2esenolo, cis-3-esenolo, cis-2-esenolo, 1-esanolo e acido esanoico) o di origine varietale (linalolo, 4-vinilguaiacolo, 4-vinilfenolo, ßionone). Di particolare interesse per la caratterizzazione tecnologica e varietale sono il trans-2-esenolo, il cis-3-esenolo e l'1-esanolo. Le analisi evidenziano un marcato effetto della tecnica su questi composti. Infatti, le tesi pressate al riparo dall'aria hanno una concentrazione di questi alcoli sempre minore rispetto alle tesi pressate a contatto con Tabella 6. Composti volatili nei mosti di Manzoni B. Tabella 7. Composti volatili nei mosti di Arneis. 34 l'aria. Rispetto alle altre varietà, il Manzoni Bianco presenta un contenuto in cis-3-esenolo inferiore sia per l'anno 2008 che 2009, mentre la concentrazione di 1-esanolo risulta particolarmente elevata nelle tesi pressate all'aria. Tra i composti varietali si sottolinea la differenza di concentrazione del ßionone tra i mosti, più abbondante nelle tesi pressate a contatto con l'aria. Da rilevare l'elevato contenuto medio in 4-vinilguaiacolo dei mosti Manzoni Bianco e una discreta concentrazione di composti terpenici (qui è stato riportato il linalolo), soprattutto nella vendemmia 2009. 2.2 ARNEIS I mosti di Arneis sono caratterizzati da un elevato contenuto in composti prefermentativi a 6 atomi di carbonio ed, in particolare, trans-2-esenolo, cis-3-esenolo e 1-esanolo. È interessante notare l'efficacia della tecnica di pressatura senza aria nel limitare la formazione di questi composti: in Tabella 7 si osserva infatti che la concentrazione di cis-3esenolo nelle annate 2008 e 2009 è ridotta del 82% e 72% rispettivamente, se riferito alla tesi pressata all'aria. Anche in questo caso si nota un effetto della tecnica sul contenuto in ß-ionone che appare più concentrato nelle tesi esposte all'aria. 2.3 MOSCATO BIANCO I mosti Moscato Bianco si distinguono chiaramente per l'elevato contenuto in composti terpenici. In Tabella 8 è riportata soltanto la concentrazione del linalolo per le vendemmie 2008 e 2009. Si osserva una maggiore concentrazione di questo composto nelle tesi pressate in assenza di aria, anche se questi risultati dovranno essere successivamente verificati su un campione più numeroso di mosti. 2.4 CORTESE In Tabella 9 sono riportati i dati relativi alla composizione in sostanze volatili dei mosti Cortese. È possibile osservare che la concentrazione del 4-vinilfenolo di questi mosti, nell'annata 2008, è mediamente più bassa rispetto alle altre cultivar. In modo analogo alle altre cultivar è possibile evidenziare una riduzione della formazione di aromi prefermentativi a 6 atomi di carbonio nelle tesi pressate al riparo dall'aria. In dettaglio si può osservare per il cis-3-esenolo una riduzione del 67% e del 69% e per il trans-2-esenolo del 66% e del 29% rispettivamente per le annate 2008 e 2009. Per quanto riguarda il ß-ionone si evidenziano differenze tra la tesi tradizionale e quella in assenza di aria del 15% e del 27%, rispettivamente per il 2008 e 2009. 2.5 PROSECCO La prova, condotta solo nell'annata 2009 (Tabella 10), conferma le osservazioni precedenti. Si osserva una riduzione della formazione di alcoli a 6 atomi di carbonio dall'83% e del 65% per il trans-2-esenolo e cis-3-esenolo, rispettivamente, nelle tesi pressate al riparo dall'aria. Analogamente si può osservare una concentrazione di 1-esanolo inferiore del 70% circa nella tesi protetta con azoto rispetto a quella pressata all'aria. Il ß-ionone è maggiormente rappresentato nella tesi esposta all'aria per il 13%. 3. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Le perdite in catechine nel corso della pressatura all'aria sono influenzate dal contenuto in glutatione ridotto dei mosti. Esse sono state più abbondati nei mosti dell'annata 2009 rispetto a quelli dell'annata 2008, più ricca in glutatione ridotto, e nei mosti delle cultivar Moscato bianco e Cortese, più povere di glutatione e più ricche in HCTA. Il glutatione ridotto reagisce con il chinone dell'acido caftarico, prodotto dall'ossidazione degli acidi caftarico e cutarico dei mosti, limitandone l'azione ossidante nei confronti dei composti flavanici, e quindi la formazione e l'asporto per precipitazione di polimeri flavanici di colore bruno. Le perdite in acido trans-caftarico, espresse in moli/L, sono pari a 2,1-3,8 volte quelle del glutatione ridotto; Tabella 8. Composti volatili nei mosti Moscato. 35 esse risultano direttamente legate ai valori del rapporto tra acido trans-caftarico e glutatione. L'efficacia dell'impiego dell'ossigeno sull'asporto dai mosti di composti flavanici dipende dunque dalla cultivar e dall'annata. La scelta degli interventi di vinificazione e, nel caso specifico di operare al riparo dall'aria o all'aria, deve dunque tenere conto di queste differenze di composizione. Queste differenze riguardano sia il contenuto in polifenoli totali e catechine che la dotazione in glutatione ridotto ed acidi idrossicinnamiltartarici dei mosti. La tecnica della pressatura in atmosfera inerte permette di ridurre, in fase prefermentativa, la quota di composti a 6 atomi di carbonio responsabili dei sentori vegetali sgradevoli nei vini. Tale riduzione, nelle condizioni sperimentali adottate, ha raggiunto valori superiori all'82% nel caso del Tabella 9. Composti volatili nei mosti Cortese. Tabella 10. Composti volatili nei mosti Prosecco. 36 cis-3-esenolo nei mosti Arneis. L'importanza di queste molecole, dal punto di vista analitico, risiede, inoltre, nella loro relativa stabilità chimica e, dunque, nella possibilità di essere impiegate sui vini sia come marker di processo che come indici varietali. Alcune indicazioni portano a ipotizzare una possibile azione protettrice della tecnica di pressatura in riduzione sui composti monoterpenici ed, in particolare, sul linalolo nei mosti di Moscato Bianco; tuttavia questi risultati necessitano di ulteriori verifiche. Di particolare interesse risulta, infine, l'azione che l'ossigeno esercita sulla sintesi del ßionone durante la fase di pressatura. Nel corso della prova è stato possibile verificare che la concentrazione di ß-ionone, nelle tesi sottoposte a pressatura tradizionale, è superiore a quella misurata nelle tesi pressate al riparo dall'aria. Bibliografia Bardi L., Dell'oro V., Delfini C., (1992). Esterase activity of wine yeast. Riv. Vitic. Enol.4. Delfini C., (1992). 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