AORISTO L'aoristo (dal greco ἀόριστος χρόνος "tempo indefinito") è uno dei quattro temi temporali fondamentali del verbo greco. Esso, come suggerisce il nome, non ha connotazione temporale, ed esprime solo l'aspetto dell'azione, cioè un'azione "puntuale", compiuta, colta nel momento in cui si svolge, circoscritta sulla linea temporale; non è necessario che sia istantanea, "puntuale" significa che è vista nella sua totalità, quindi delimitata da un inizio e una fine, quindi può anche essere considerata come un segmento di retta sulla linea temporale. L'aoristo ha tutti e sei i modi del verbo greco. Assume l'aumento, e il significato di passato remoto, solo nell'indicativo. Gli altri modi, imperativo compreso, indicano solo l'azione puntuale, senza alcun riferimento al passato. Il participio aoristo greco di tutte le forme e tipologie si traduce in genere come un gerundio passato o con dopo + infinito passato; unito al verbo ἔχω "avere", in posizione predicativa, forma una perifrasi in tutto e per tutto equivalente al passato prossimo italiano: es. ἔχω λύσας "ho sciolto", ἔχω περάνας "ho tentato". Tale perifrasi è già prefigurata nel dialetto omerico, ed è presente nei classici del V secolo, come Sofocle. L'aoristo, come anche il futuro, possiede una forma per ciascuna delle tre diatesi, ossia il medio e il passivo hanno due forme distinte. L'aoristo greco eredita in tutto e per tutto dall'indoeuropeo le tre forme di aoristo originarie, perfettamente corrispondenti alle forme dell'aoristo vedico e sanscrito: L'aoristo I o debole o sigmatico, così chiamato per il suo suffisso -σα-. Nei verbi col tema in consonante nasale e liquida il sigma cade lasciando solo il suffisso -α- e provocando aumento di compenso della vocale radicale; questa forma senza sigma è detta asigmatica. L'aoristo II o forte o tematico, che si forma sulla radice verbale al grado debole dell'apofonia, inserendo fra radice e desinenza le vocali tematiche -ο-, -ε-. L'aoristo III o fortissimo o atematico, formazione propria di alcuni verbi anomali, coniugata aggiungendo alla radice verbale le desinenze senza intermediazione di suffisso o vocale tematica. La distinzione fra aoristo debole, forte e fortissimo si deve agli studiosi tedeschi che hanno sistematizzato la grammatica greca nell'800: in tedesco i verbi regolari sono detti deboli, mentre quelli irregolari sono detti forti, e così, per analogia, l'aoristo formato sul tema del presente (cioè "regolare") è stato detto debole, mentre quelli formati su un tema diverso (e quindi "irregolari") sono stati detti forte e fortissimo. Aoristo debole L'aoristo debole greco è caratterizzato dal suffisso -σα-, che deriva da σm̥ con la sonante m̥ dell'indoeuropeo vocalizzatasi in α. La forma sigmatica è propria dei temi in consonante muta, in vocale e dittongo. Il suffisso -σα- dà luogo a mutamenti fonetici: allunga la vocale finale di radice dei verbi in vocale semplice, tranne quelle di alcuni verbi, come καλέω, che fanno eccezione; si fonde graficamente con le labiali finali di radice in ψ, con le gutturali in ξ e fa cadere le dentali; davanti a consonante liquida o nasale il sigma cade, provocando allungamento di compenso della vocale radicale. All'ottativo attivo, nella 2a e 3a persona singolare e nella 3a plurale, le forme alternative sono dette eoliche. Struttura morfemica dell'aoristo sigmatico Aumento sillabico Radice verbale suffisso temporale Terminazione (III pers. plur.) ἔ -λυ- -σα- -ν La forma asigmatica è propria dei temi in consonante liquida e nasale, tranne κέλλω e κύρω; essa, come abbiamo detto, è caratterizzata dal suffisso ridotto a semplice -α- in seguito alla caduta del sigma. struttura morfemica dell'aoristo asigmatico Aumento sillabico Radice verbale al grado allungato suffisso temporale Terminazione (III pers. plur.) ἔ- -φην- -α- -ν Esempi di paradigmi di aoristi deboli 1. Aoristo debole sigmatico attivo e medio di λύω, "sciogliere" Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo Indicativo Congiuntivo Ottativo attivo attivo attivo attivo medio medio medio 1º ἔλυσα sing. λύσω λύσαιμι 2º ἔλυσας sing. λύσῃς 3º ἔλυσε sing. λύσῃ Imperativo medio ἐλυσάμην λύσωμαι λυσαίμην λύσαις/ λῦσον λύσειας ἐλύσω (< λύσῃ *ἐλύσασο) λύσαιο (< λῦσαι *λύσαισο) λύσαι/ λύσειεν ἐλύσατο λύσαιτο - λυσάτω λύσῃται - λυσάσθω 2º ἐλύσατον λύσητον duale λύσαιτον λύσατον ἐλύσασθον λύσησθον λύσαισθον λύσασθον 3º ἐλυσάτην λύσητον duale λυσαίτην λυσάτων ἐλυσάσθην λύσησθον λυσαίσθην λυσάσθων 1º ἐλύσαμεν λύσωμεν plur. λύσαιμεν ἐλυσάμεθα λυσώμεθα λυσαίμεθα - - 2º ἐλύσατε plur. λύσητε λύσαιτε λύσατε 3º ἔλυσαν plur. λύσωσι λύσαιεν/ λυσάντων/ ἐλύσαντο λύσειαν λυσάτωσαν ἐλύσασθε λύσησθε λύσωνται λύσαισθε λύσασθε λύσαιντο λυσάσθων/ λυσάσθωσαν Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito attivo masch. λῦσαι Infinito medio 'Participio attivo λύσας femm.λύσασα neu. λῦσαν λύσασθαι Participio medio λυσάμενος femm. λυσαμένη neu. λυσάμενον masch. Il participio aoristo debole attivo sigmatico maschile e neutro ha il tema -σαντ- (il maschile singolare, sigmatico, fa cadere -ντ- davanti a sigma allungando per compenso -α-, mentre il neutro mostra il puro tema con caduta di -τ-; in entrambi il genitivo è -σαντος) mentre il femminile segue la I declinazione in alfa impuro breve (come μοῦσα). 2. Aoristo debole asigmatico di φαίνω, "mostrare" Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo Indicativo Congiuntivo Ottativo attivo attivo attivo attivo medio medio medio 1º ἔφηνα sing. φήνω φήναιμι 2º ἔφηνας sing. φήνῃς 3º ἔφηνε sing. φήνῃ Imperativo medio ἐφηνάμην φήνωμαι φηναίμην φήναις/ φῆνον φήνειας ἐφήνω φήνῃ φήναιο (< φῆναι *φήναισο) φήναι/ φήνειεν ἐφήνατο φήνῃται φήναιτο - φηνάτω - φηνάσθω 2º ἐφήνατον φήνητον duale φήναιτον φήνατον ἐφήνασθον φήνησθον φήναισθον φήνασθον 3º ἐφηνάτην φήνητον duale φηναίτην φηνάτων ἐφηνάσθην φήνησθον φηναίσθην φηνάσθων 1º ἐφήναμεν φήνωμεν plur. φήναιμεν ἐφηνάμεθα φηνώμεθα φηναίμεθα 2º ἐφήνατε plur. φήνητε φήναιτε φήνατε ἐφήνασθε φήνησθε φήναισθε φήνασθε 3º ἔφηναν plur. φήνωσι φήναιεν/ φηνάντων/ ἐφήναντο φήνειαν φηνάτωσαν - φήνωνται φήναιντο - φηνάσθων/ φηνάσθωσαν Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito attivo φήνας femm.φήνασα neu. masch. φῆναι Infinito medio Participio attivo φῆναν φήνασθαι Participio medio φηνάμενος femm. φηναμένη neu. φηνάμενον masch. Il participio aoristo debole attivo asigmatico maschile e neutro ha il tema -αντ- (il maschile singolare, sigmatico, fa cadere -ντ- davanti a sigma allungando per compenso -α-, mentre il neutro mostra il puro tema con caduta di -τ-; in entrambi il genitivo è -αντος) mentre il femminile segue la I declinazione in alfa impuro breve (come μοῦσα). Aoristo forte L'aoristo forte ha come caratteristica la semplice vocale tematica. Esso, formalmente, somiglia all'imperfetto, con una differenza sostanziale: si forma sul tema verbale e non sul tema del presente; spesso, inoltre, il tema verbale assume l'apofonia al grado debole. A distinguere l'aoristo forte dall'imperfetto è dunque non tanto la desinenza, quanto piuttosto la forma che il tema verbale assume. Come esempio di paradigma caratterizzato da apofonia, possiamo prendere in considerazione quello del verbo λείπω "lasciare", la cui apofonia radicale è λιπ/λειπ/λοιπ (grado zero: λιπ). Per comprendere la natura dei procedimenti morfologici alla base della formazione dell'aoristo forte, sarà opportuno confrontare le strutture morfemiche dell'imperfetto e dell'aoristo di λείπω: Struttura morfemica dell'imperfetto ἔλειπον, "io lasciavo": Aumento sillabico Radice verbale (grado normale) Vocale tematica Terminazione ἔ- -λειπ- -ο- -ν Struttura morfemica dell'aoristo forte ἔλιπον, "io lasciai": Aumento sillabico Radice verbale (grado zero) Vocale tematica Terminazione ἔ- -λιπ- -ο- -ν Aoristo forte attivo e medio di λείπω, "lasciare" 1º Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo Indicativo attivo attivo attivo attivo medio Congiuntivo Ottativo medio medio ἔλιπον λίπωμαι λίπω λίποιμι - ἐλιπόμην Imperativo medio λιποίμην - sing. 2º ἔλιπες sing. λίπῃς λίποις λίπε ἐλίπου λίπῃ (<*ἐλίπεσο) λίποιο 3º ἔλιπε sing. λίπῃ λίποι ἐλίπετο λίπῃται λίποιτο λιπέσθω 2º ἐλίπετον duale λίπητον λίποιτον λίπετον ἐλίπεσθον λίπησθον λίποισθον λίπεσθον 3º ἐλιπέτην duale λίπητον λιποίτην λιπέτων ἐλιπέσθην λίπησθον λιποίσθην λιπέσθων 1º ἐλίπομεν λίπωμεν plur. λίποιμεν - ἐλιπόμεθα λιπώμεθα λιποίμεθα - 2º ἐλίπετε plur. λίπητε λίποιτε λίπετε ἐλίπεσθε λίπησθε λίποισθε λίπεσθε 3º ἔλιπον plur. λίπωσι λίποιεν λίπωνται λίποιντο λιπόντων/ ἐλίποντο λιπέτωσαν Infinito attivo participio attivo infinito medio λιπεῖν masch. λιπών femm. λιποῦσα λιπέσθαι neu. λιπόν λίπου (<*λίπεσο) λιπέσθων/ λιπέσθωσαν participio medio masch. λιπόμενος femm. λιπομένη neu. λιπόμενον Il participio aoristo forte attivo maschile e neutro ha il tema -όντ- (il maschile singolare fa cadere -τe allunga per apofonia -ο- in -ω-, mentre il neutro mostra il puro tema con caduta di -τ-; in entrambi il genitivo è -όντος) mentre il femminile segue la I declinazione in alfa impuro breve (come μοῦσα). L'aoristo forte dà luogo talora a paradigmi anomali o difettivi. Ad eccezione di ἔκλυον, i seguenti sono i cosiddetti "verbi politematici": o εἶδον "vidi" (tema εἰδ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo ὁράω "vedere" o εἶπον "dissi" (tema εἰπ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo λέγω "dire" o ἦλθον "venni, andai" (tema ἐλθ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo ἔρχομαι "andare, venire" o ἤνεγκον "portai" (tema ἐνεγκ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo φέρω "portare" o ἔδραμον "corsi" viene fatto ricondurre al verbo difettivo τρέχω "correre" o ἔφαγον "mangiai" viene fatto ricondurre al verbo difettivo ἐσθίω "mangiare" o εἷλον "presi" (tema ἑλ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo αἱρέω "prendere" o ἔκλυον "udii" ha forme di imperativo atematiche: κλῦθι "ascolta" cinque aoristi conservano imperativi arcaici con l'accento sull'ultima sillaba: o εἶδον "vidi" (utilizzato come aoristo di ὁράω "vedere"), imperativo ἰδέ "vedi"; o ἔλαβον "presi", da λαμβάνω "prendo", imperativo: λαβέ "prendi"; o εὗρον (o ηὗρον) "presi", da εὑρίσκω "trovo", imperativo εὑρέ "trova"; o ἦλθον "andai, venni" (utilizzato come aoristo di ἔρχομαι "andare, venire"), imperativo: ἐλθέ "va', vieni"; o εἶπον "dissi" (utilizzato come aoristo di λέγω "dire"), imperativo: εἰπέ "di' ". Alcuni aoristi forti hanno la radice raddoppiata, oltre che aumentata: ess.: o dal verbo ἀγω "condurre", radice ἀγ- (cfr. latino ago "condurre"), tema dell'aoristo ἀγαγ-, per cui: ἤγαγον; o dalla radice di un verbo di dire si ha l'aoristo senza presente εἶπον, in Omero ἔειπον, da * ἐϝέϝιπον. o ἤνεγκον (tema dell'aoristo ἐνεγκ-), radice ἐγκ-/ἐνεκ-/ἐνοκ- (l'aoristo si forma dal grado zero), è utilizzato come aoristo di φέρω "portare". Aoristo fortissimo L'aoristo fortissimo è una forma estremamente arcaica. Esso si forma unendo le desinenze direttamente sulla radice, e per questo è detto atematico. Anche nei modi diversi dall'indicativo ha suffissi caratteristici dei verbi atematici. Pochi verbi greci, estremamente conservativi, lo possiedono. Alcune forme di aoristo fortissimo sono prive di presente (ad esempio l'aoristo atematico ἔτλην, dalla radice τλη-/τλα, sulla quale è stato ricostruito il presente τλάω solo in età bizantina, ma non attestato nel greco classico). Questo tipo di aoristo è peculiare di pochi verbi il cui tema termina in vocale, che è sempre lunga o perché tale anche nel tema verbale (es. ἔγνων "io conobbi", da γιγνώσκω, tema verbale γνω-) o perché costituisce il grado allungato di un tema apofonico (es. ἔβην "io andai", da βαίνω, tema verbale βᾰ-/βη-). La vocale lunga si mantiene tale in tutta la coniugazione ad eccezione dei casi previsti dalla legge di Osthoff. Questo aoristo ha solo la forma attiva ed ha significato intransitivo; dalle stesse radici si può formare l'aoristo primo con valore transitivo: ἔβην "andai", ἔβησα "feci andare", ἐβησάμην "feci andare per me". Struttura morfemica dell'aoristo forte ἔγνων, "io conobbi": Aumento sillabico Radice verbale Terminazione ἔ- -γνω- -ν Aoristo fortissimo di γιγνώσκω, "conoscere" Indicativo Congiuntivo 1º singolare ἔγνων γνῶ Ottativo γνοίην Imperativo - 2º singolare ἔγνως γνῷς γνοίης γνῶθι 3º singolare ἔγνω γνῷ γνοίη γνώτω 2º duale ἔγνωτον γνῶτον γνοῖτον / γνοίητον γνῶτον 3º duale ἐγνώτην γνῶτον γνοίτην / γνοιήτην γνώτων 1º plurale ἔγνωμεν γνῶμεν γνοῖμεν / γνοίημεν 2º plurale ἔγνωτε γνῶτε γνοῖτε / γνοίητε 3º plurale ἔγνωσαν γνῶσιν γνοῖεν / γνοίησαν γνόντων / γνώτωσαν γνῶτε Infinito Participio γνῶναι masch. γνούς femm. γνοῦσα neu. γνόν Il participio dell'aoristo III segue al maschile e neutro la terza declinazione con il tema -ντ-, aggiunto alla radice abbreviata secondo la legge di Osthoff (*βηντ > βᾰντ, *γνωντ- > γνοντ-, ecc.); il maschile, sigmatico, fa cadere davanti a sigma il gruppo -ντ- e allunga per compenso la vocale radicale, il neutro mostra il puro tema con caduta di -τ-, e in entrambi il genitivo e in -ντος. Il femminile si forma come negli aggettivi della seconda classe a tre uscite con il suffisso -jᾰ aggiunto al tema maschile/neutro (per γνοῦσα: *γνοντ-jα > *γνονσjα > *γνονσα > *γνοσα > γνοῦσα) e segue la prima declinazione in alfa impuro breve. L'ottativo del duale e del plurale, oltre a formarsi con la caratteristica -ι- propria di questo modo al grado zero, può utilizzare come tema la terza persona singolare, che, non avendo desinenza, è stata sentita dai Greci come puro tema e quindi utilizzata anche per il resto della coniugazione dell'ottativo; queste forme sono messe fra parentesi. Struttura morfemica dell'aoristo forte ἔβην, "io andai": Aumento sillabico Radice verbale Terminazione ἔ- -βη- -ν Aoristo fortissimo di βαίνω, "andare" Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo 1º singolare ἔβην βῶ βαίην 2º singolare ἔβης βῇς βαίης βῆθι 3º singolare ἔβη βῇ βαίη βήτω βῆτον βαῖτον / βαίητον βῆτον 2º duale ἔβητον - ἐβήτην βῆτον βαίτην / βαιήτην βήτων 1º plurale ἔβημεν βῆμεν βαῖμεν / βαίημεν 2º plurale ἔβητε βῆτε βαῖτε / βαίητε 3º plurale ἔβησαν βῆσιν βαῖεν / βαίησαν βάντων / βήτωσαν 3º duale βῆτε Infinito Participio βῆναι masch. βάς femm. βᾶσα neu. βάν Una forma particolare di aoristo fortissimo: l'aoristo cappatico L'aoristo cappatico è quello che caratterizza tre dei quattro verbi in -μι che hanno il raddoppiamento nel tema del presente, cioè τίθημι "porre", δίδωμι "dare" e ἵημι "mandare" (il quarto è ἵστημι "collocare" che ha il normale aoristo atematico ἔστην se intransitivo oppure l'aoristo debole ἔστησα se transitivo). Si chiama cappatico perché nelle tre persone singolari dell'indicativo attivo viene inserito un -κ- di ampliamento al tema verbale. Le terminazioni al singolare attivo sono perciò -κα, κας, -κε(ν), modellate per analogia con il perfetto. Per quanto riguarda i gradi apofonici, si osserva la seguente distribuzione: grado allungato (δω-, θη-, ἡ-): singolare dell'indicativo attivo, tutto il congiuntivo (si fonde con la regolare vocale congiuntiva allungata); grado breve (δο-, θε-, ἑ-): plurale e duale dell'indicativo attivo, indicativo medio, tutto l'ottativo (si unisce all'interfisso caratteristico -ιη-/-ι- creando dittongo), tutto l'imperativo, tutto l'infinito. Per quanto riguarda l'aumento di ἵημι, occorre ricordare che la radice è jε-/jη-, che diventa ἑ-/ἡ- per caduta dello jod; al grado lungo avremo quindi ἐ.jη- > ἐ.ἡ- > ἡ-, mentre al grado breve ἐ.jε- > ἐ.ἑ- > εἱ-. Da notare che i suoi congiuntivo, ottativo e infinito attivi corrispondono a quelli del presente di εἰμί con l'aggiunta dello spirito aspro. Struttura morfemica dell'aoristo cappatico ἔδωκα, "io diedi": Aumento sillabico Radice verbale Ampliamento caratteristico Terminazione ἔ- -δω- -κ- -α Aoristo cappatico di δίδωμι, "dare" Indicativ Congiuntiv Ottativ Imperativ Indicativ Congiuntiv o attivo o attivo o attivo o attivo o medio o medio 1º ἔδωκα singolar δῶ δοίην - ἐδόμην δῶμαι Ottativ Imperativ o o medio medio δοίμην - e 2º singolar ἔδωκας e δῷς δοίης δός ἔδου (< *ἔδοσο) δῷ (< *δώησαι) δοῖο (< δοῦ (< *δοῖσο) *δόσο) 3º singolar ἔδωκεν e δῷ δοίη δότω ἔδοτο δῶται δοῖτο 2º duale ἔδοτον δῶτον δοῖτον / δότον δοίητον ἔδοσθον δῶσθον δοῖσθον δόσθον 3º duale ἐδότην δῶτον δοίτην / δότων δοιήτην ἐδόσθην δῶσθον δοίσθην δόσθων 1º ἔδομεν plurale δῶμεν δοῖμεν / δοίημεν ἐδόμεθα δώμεθα δοίμεθα 2º ἔδοτε plurale δῶτε δοῖτε / δοίητε ἔδοσθε δῶσθε δοῖσθε δόσθε 3º ἔδοσαν plurale δῶσιν δοῖεν / δόντων δοίησαν δότωσαν ἔδοντο δῶνται δοῖντο δόσθων / δόσθωσαν Infinito attivo Participio attivo masch. δοῦναι δούς femm. δοῦσα neu. δόν - δότε Infinito medio δόσθω - Participio medio δόμενος femm. δομένη neu. δόμενον masch. δόσθαι Struttura morfemica dell'aoristo cappatico ἔθηκα, "io posi": Aumento sillabico Radice verbale Ampliamento caratteristico Terminazione ἔ- -θη- -κ- -α Aoristo cappatico di τίθημι, "porre" Indicativ Congiuntiv Ottativ Imperativ Indicativ Congiuntiv o attivo o attivo o attivo o attivo o medio o medio 1º ἔθηκα singolar θῶ θείην - ἐθέμην θῶμαι Ottativ Imperativ o o medio medio θείμην - e 2º singolar ἔθηκας e θῇς θείης θές ἔθου (< *ἔθεσο) θῇ (< *θήησαι) θεῖο (< θοῦ (< *θεῖσο) *θέσο) 3º singolar ἔθηκεν e θῇ θείη θέτω ἔθετο} θῆται θεῖτο 2º duale ἔθετον θῆτον θεῖτον / θέτον θείητον ἔθεσθον θῆσθον θεῖσθον θέσθον 3º duale ἐθέτην θῆτον θείτην / θέτων θειήτην ἐθέσθην θῆσθον θείσθην θέσθων 1º ἔθεμεν plurale θῆμεν θεῖμεν / θείημεν ἐθέμεθα θήμεθα θείμεθα 2º ἔθετε plurale θῆτε θεῖτε / θείητε ἔθεσθε θῆσθε θεῖσθε θέσθε 3º ἔθεσαν plurale θῆσιν θεῖεν / θέντων / θείησαν θέτωσαν ἔθεντο θῆνται θεῖντο θέσθων / θέσθωσαν Infinito attivo Participio attivo masch. θεῖναι θείς femm. θεῖσα neu. θέν - θέτε Infinito medio θέσθω - Participio medio θέμενος femm. θεμένη neu. θέμενον masch. θέσθαι Struttura morfemica dell'aoristo cappatico ἧκα, "io mandai": Aumento sillabico + radice verbale Ampliamento caratteristico Terminazione ἧ- (< *ἐ-jη-) -κ- -α Aoristo cappatico di ἵημι, "mandare" Indicativ Congiuntiv Ottativ Imperativ Indicativ Congiuntiv o attivo o attivo o attivo o attivo o medio o medio 1º singolar ἧκα e ὧ εἵην - εἵμην ὧμαι Ottativ Imperativ o o medio medio εἵμην - 2º singolar ἧκας e ᾗς εἵης ἕς εἷσο ᾗ (< *ἥησαι) εἷο (< *ἕισο) οὗ (< *ἕσο) 3º singolar ἧκεν e ᾗ εἵη ἕτω εἷτο ἧται εἷτο ἕσθω 2º duale εἷτον ἧτον εἷτον / ἕτον εἷητον) εἷσθον ἧσθον εἷσθον ἕσθον 3º duale εἵτην ἧτον εἷτην ἕτων /εἱήτην εἵσθην ἧσθον εἵσθην ἕσθων 1º εἷμεν plurale ὥμεν εἷμεν / εἵημεν εἵμεθα ὥμεθα εἵμεθα - 2º εἷτε plurale ἧτε εἷτε / εἷητε εἷσθε ἧσθε εἷσθε ἕσθε 3º εἷσαν plurale ὧσιν εἷεν / ἕντων / εἵησαν) ἕτωσαν εἷντο ὧνται εἷντο ἕσθων / ἕσθωσαν - ἕτε Infinito attivo Participio attivo Infinito medio Participio medio εἷναι masch. εἵς femm. εἷσα neu. ἕν ἕσθαι masch. ἕμενος femm. ἑμένη neu. ἕμενον Aoristo passivo Giacché come si è già detto l'aoristo distingue la diatesi media da quella passiva, per quest'ultima esiste una forma a parte di aoristo. Esso si divide in: aoristo passivo debole o primo, proprio dei temi in vocale, dittongo, la maggior parte dei temi in consonante muta e pochi temi in liquida e nasale, soprattutto apofonici; si distingue per il suffisso -θη- a cui si aggiungono le desinenze dell'aoristo atematico. I temi in vocale allungano la vocale finale (α puro > α lungo; α impuro > η). Aumento Radice Interfisso caratteristico Terminazione ἐ -λύ- -θη- -ν aoristo passivo forte o secondo, proprio dei temi in consonante, prevalentemente liquida e nasale ma anche alcuni in consonante muta. La sua caratteristica è il suffisso -η-, meno riconoscibile, cui si aggiungono, ancora una volta, le terminazioni dell'aoristo atematico. Aumento Radice Interfisso caratteristico Terminazione ἐ- -φάν- -η- -ν Circa una trentina di verbi in liquida, nasale e consonante muta presentano regolarmente sia forme di aoristo debole che di aoristo forte; ciò vale anche per una quindicina di verbi apofonici, che formano i rispettivi aoristi passivi dal grado richiesto da ciascuno (debole = grado medio; forte = grado ridotto). Aoristo passivo debole Nell'aoristo passivo debole, a causa dell'aspirata -θ- del suffisso, i temi in labiale e velare si cambiano nell'aspirata corrispondente: ὁράω > ὤφθην (da *ὤπ-θην); τάσσω > ἐτάχθην (da *ἐ-τάγ-θην) Le dentali mutano in σ davanti a θ: κομίζω > ἐκομίσθην (da κομιδ-). Attenzione a non confondere queste forme con quelle di alcuni temi in vocale che ripristinano un σ che è nel tema verbale ma è caduto al presente: σπάω > ἐσπάσθην. Per quanto riguarda i temi apofonici, l'aoristo debole utilizza solitamente il grado medio (es. ἐλείφθην < λιπ-/λειπ-/λοιπ- da λείπω). Invece, i temi con apofonia del genere ᾰ/η si trovano al grado allungato (η). Coniugazione dell'aoristo passivo primo o debole: νικάω, "vincere". Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo 1º singolare ἐνικήθην νικηθῶ νικηθείην 2º singolare ἐνικήθης νικηθῇς νικηθείης νικήθητι 3º singolare ἐνικήθη νικηθῇ νικηθείη - νικηθήτω 2º duale ἐνικήθητον νικηθῆτον νικηθεῖτον νικήθετον 3º duale ἐνικηθήτην νικηθῆτον νικηθείτην νικηθήτων 1º plurale ἐνικήθημεν νικηθῶμεν νικηθεῖμεν 2º plurale ἐνικήθητε νικηθῆτε νικηθεῖτε 3º plurale ἐνικήθησαν νικηθῶσι νικηθεῖεν νικηθέντον / νικηθήτωσαν Infinito Participio νικήθητε νικηθῆναι νικηθείς, νικηθεῖσα, νικηθέν Aoristo passivo forte Sulla formazione dell'aoristo passivo forte c'è solo da precisare che i temi apofonici usano il grado zero. Coniugazione dell'aoristo passivo secondo o forte: φαίνω, "mostrare, sembrare, apparire". Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo 1º singolare ἐφάνην φανῶ φανείην 2º singolare ἐφάνης φανῇς φανείης φάνηθι 3º singolare ἐφάνη φανῇ φανείη - φανήτω 2º duale ἐφάνητον φανῆτον φανεῖτον φάνητον 3º duale ἐφανήτην φανῆτον φανείτην φανήτων 1º plurale ἐφάνημεν φανῶμεν φανεῖμεν 2º plurale ἐφάνητε φανῆτε φανεῖτε φάνητε 3º plurale ἐφάνησαν φανῶσι φανεῖεν φανέντων / φανήτωσαν Infinito φανῆναι Participio φανείς, φανεῖσα, φανέν - IL PERFETTO Il raddoppiamento Il raddoppiamento è la caratteristica peculiare del perfetto; esso consiste, nella sua forma più semplice, nel raddoppiamento, appunto, della consonante iniziale di una radice seguita dalla vocale ε: dal tema λυ- di λύω avremo quindi λελυ-, che è appunto il tema del perfetto di questo verbo; questo raddoppiamento è detto raddoppiamento normale. Diversamente dall'aumento, il raddoppiamento è parte integrante del tema del perfetto e lo si troverà quindi in tutti i modi. Poiché il raddoppiamento è la caratteristica principale del perfetto occorre soffermarsi sulle sue particolarità. Temi in consonante I temi in consonante hanno solitamente il raddoppiamento normale; alcuni temi, tuttavia, hanno il cosiddetto raddoppiamento vocalico che consiste nel premettere ἐ- al tema verbale (è in sostanza uguale all'aumento sillabico). Questi verbi sono: quelli inizianti in consonante doppia (ζ, ξ, ψ) e quelli inizianti con due o più consonanti. A quest'ultimo gruppo fanno eccezione i temi che presentano il gruppo muta + liquida o nasale (κρίνω > κέ-κρικα) tranne i temi in -γν- (γιγνώσκω > ἔγνωκα), κτάομαι (> κέκτηκα) e πίπτω (> πέπτωκα); quelli in ῥ-, che presentano lo stesso fenomeno osservato nell'aumento, ossia dopo ἐ- si raddoppia il rho (ῥίπτω > ἔρριφα). In base alla legge di Grassmann, i temi che iniziano per aspirata formano il raddoppiamento con il valore sordo del loro gruppo; sarà quindi φ -> π, χ -> κ, θ -> τ (φύω > πέφυκα, χαίρω > κεχάρηκα, τίθημι > τέθηκα, ecc.). Temi in vocale I temi che iniziano per vocale, non potendo avere un vero raddoppiamento, ricorrono all'aumento temporale, con le stesse regole viste per l'imperfetto e l'aoristo, trattato come raddoppiamento. Alcuni verbi che cominciano per α, ε, ο hanno forme di raddoppiamento attico. Queste, che come si può dedurre dalla denominazione sono tipiche del dialetto attico, benché sporadicamente presenti anche in Omero, consistono nella ripetizione delle prime due lettere del tema con allungamento della seconda vocale: ὀρύσσω -> ὀρώρυχα (t.v. ὀρυχ-), ἀλείφω -> ἀλήλιφα (t.v. ἀλιφ-). Il verbo ἐγείρω ha un perfetto forte ἐγρήγορα accanto a quello debole ἐγήγερκα, con raddoppiamento attico. Il tema è apofonico e presenta nel primo esempio il grado forte con l'aumento (ἠγορ < ἐγορ) preceduto dal grado zero dell'apofonia (ἐγρ-). Il perfetto è uno dei quattro tempi principali del verbo greco che concorre a formare la voce del paradigma verbale. A differenza del perfetto latino, il perfetto greco è considerato un tempo principale e lo si deduce dal fatto che nella sua formazione, all'indicativo, vengano utilizzate le desinenze principali. Aspetto verbale del perfetto Dal punto di vista aspettuale il perfetto può avere due valori: Valore stativo: è proprio dei perfetti di formazione più antica, che sono intransitivi e si traducono col presente, dal momento che rimarcano una situazione permanente nel presente come conseguenza di un'azione compiuta. φύω "genero" > πέφυκα, "sono [per natura]" (perché "sono stato generato", "sono nato"); θνῄσκω "morire" > τέθνηκα "sono morto" (= "mi trovo ora ad essere morto perché precedentemente ho perso la vita") Esiste una certa quantità di verbi che si rendono in italiano così, e i più comuni sono riportati, in ordine alfabetico, qui sotto. δέδια (pf. debole e atematico), "temo", da δείδω ἔγνωκα, "so", da γιγνώσκω ἐγρήγορα, "sono sveglio", da ἐγείρω "sveglio"(trans.) εἴωθα, "sono solito", da ἔθω (cfr. ἦθος, "costume, abitudine", equiv. al latino mos) ἔοικα, "sono simile", privo di presente κέκτημαι, "possiedo", da κτάομαι "acquisto" μέμνημαι, "ricordo", da μιμνήσκω οἶδα (dalla radice ἰδ-/εἰδ-/οἰδ- "vedere"), "so" (perché, letteralmente, "ho visto, sono stato testimone") πέποιθα, "confido", da πείθω (cfr. aoristo forte ἔπιθον con lo stesso significato) πέφυκα, "sono per natura, per indole", da φύω "genero" τέθηλα, "sono fiorito (adesso)", da θάλλω "fiorire" Valore resultativo: è proprio dei perfetti di formazione recente, che hanno valore transitivo e si traducono con il passato prossimo, dal momento che rimarcano il risultato in sé di un'azione compiuta. γράφω "scrivo" > γέγραφα "ho scritto" Infine, come nell'aoristo, distinguiamo: - Perfetto debole o primo: è proprio di tutti i verbi in vocale o dittongo, di quasi tutti i verbi in dentale e di molti verbi in liquida o nasale. La caratteristica principale di questo tipo di perfetto è la presenza del suffisso -κ- nella sua formazione - Perfetto forte o secondo: è proprio di tutti i verbi in labiale e gutturale, di alcuni verbi in liquida o nasale, di pochissimi verbi in dentale. A differenza del perfetto debole, il perfetto forte non presenta il suffisso -κ- nella sua formazione. Per analogia con i verbi la cui radice termina in aspirata (ad esempio τρέφω, radice τρεφ-/τροφ-/τραφ-, perfetto τέτροφα), si riscontra aspirazione anche nel tema di alcuni perfetti in labiale e in velare che non dovrebbero averla (ἄγω, radice ἀγ-, perfetto ἦχα; κόπτω, radice κοπ-, perfetto κέκοφα); non è possibile prevedere quali verbi sviluppino questo cosiddetto perfetto aspirato. - Perfetto fortissimo o terzo o atematico: è il tipo di perfetto più antico ed aggiunge le desinenze principali direttamente al tema verbale (con o senza raddoppiamento). Soltanto il perfetto οἶδα "so" presenta una flessione completa. Gli altri perfetti fortissimi appartengono a voci verbali isolate o sporadiche, oppure hanno coniugazione mista (voci proprie del perfetto debole e altre del perfetto fortissimo). Il participio A differenza dei participi di altri tempi, che derivano tutti da temi in -οντ- come con presente, aoristi attivi e medi e il futuro, oppure in -εντ- come gli aoristi passivi e i verbi in -μι, il perfetto forma il participio maschile e neutro sulla base di un tema in dentale semplice -οτ-; il femminile fa parte invece dei nomi in -υῖα. Possiamo vedere che la forma del maschile è λελυκώς, il cui nominativo deriva da *λελυκοτς > λελυκώς per caduta di τ e allungamento apofonico (non di compenso come succede con gli altri participi) di ο in ω. Notevole il fatto che al congiuntivo, all'ottativo e all'imperativo (e talvolta anche all'indicativo) il perfetto ricorra spesso a forme perifrastiche, formate dal participio perfetto e dalle forme del presente di εἰμί: congiuntivo: λελυκὼς ὦ (anche λελύκω), ottativo: λελυκὼς εἴην (anche λελύκοιμι), imperativo: λελυκὼς ἴσθι (anche λέλυκε) Si trova qualcosa di analogo nel latino parlato e scritto nel Medioevo, durante il regresso culturale che corruppe il latino e fece nascere l'italiano; accadde che alle forme di perfetto canoniche se ne accostò una composta da participio perfetto + avere, che non esisteva nel latino classico. Così "io ho detto" veniva anche espresso con dictum habeo, nel senso di "ho qualcosa di detto (dictum)". Perfetto primo o debole Coniugazione del perfetto primo o debole: λύω, "sciogliere" Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo 1º λέλυκα singolare λελύκω (λελυκὼς ὦ) λελύκοιμι (λελυκὼς εἴην) 2º λέλυκας singolare λελύκῃς (λελυκὼς ᾖς) λελύκοις (λελυκὼς εἴης) λέλυκε (λελυκὼς ἴσθι) 3º λέλυκε(ν) singolare λελύκῃ (λελυκὼς ᾖ) λελύκοι (λελυκὼς εἴη) λελυκέτω (λελυκὼς ἔστω) 2º duale λελύκατον λελύκητον λελύκοιτον λελύκετον (λελυκότε ἔτον) (λελυκότε ἦτον) (λελυκότε εἶτον) 3º duale λελύκατον λελύκητον (λελυκότε ἦτον) λελυκοίτην (λελυκότε εἴτην) λελυκέτων (λελυκότε ἔτων) 1º plurale λελύκαμεν λελύκωμεν (λελυκότες ὦμεν) λελύκοιμεν (λελυκότες εἶμεν) - 2º plurale λελύκατε λελύκητε (λελυκότες λελύκοιτε (λελυκότες εἶτε) ἦτε) λελύκετε (λελυκότες ἔστε) 3º plurale λελύκασι(ν) λελύκωσιν (λελυκότες ὦσιν) λελυκόντων (λελυκέτωσαν) (λελυκότες ὄντων) Infinito Participio λελυκέναι λελυκώς, λελυκυῖα, λελυκός λελύκοιεν (λελυκότες εἶεν) la forma dell'imperativo λελυκέτωσαν è attica. Perfetto II o forte Coniugazione del perfetto forte o secondo:φαίνω, "mostrare" Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo 1º πέφηνα singolare πεφήνω (πεφηνὼς ὦ) πεφήνοιμι (πεφηνὼς εἴην) 2º πέφηνας singolare πεφήνῃς (πεφηνὼς ᾖς) πεφήνοις (πεφηνὼς εἴης) πέφηνε (πεφηνὼς ἴσθι) 3º πέφηνε singolare πεφήνῃ (πεφηνὼς ᾖ) πεφήνοι (πεφηνὼς εἴη) πεφηνέτω (πεφηνὼς ἔστω) 2º duale πεφήνατον πεφήνητον (πεφηνότε ἦτον) πεφήνοιτον (πεφηνότε εἶτον) πεφήνετον (πεφηνότε ἔτον) 3º duale πεφήνατον πεφήνητον (πεφηνότε ἦτον) πεφηνοίτην (πεφηνότε εἴτην) πεφηνέτων (πεφηνότε ἔτων) πεφήνωμεν πεφήνοιμεν - 1º plurale πεφήναμεν (πεφηνότες ὦμεν) (πεφηνότες εἶμεν) 2º plurale πεφήνατε πεφήνητε (πεφηνότες ἦτε) πεφήνοιτε (πεφηνότες εἶτε) πεφήνετε (πεφηνότες ἔστε) 3º plurale πεφήνασι(v) πεφήνωσιν (πεφηνότες ὦσιν) πεφήνοιεν (πεφηνότες εἶεν) πεφηνόντων (πεφηνέτωσαν) (πεφηνότες ὄντων) Infinito Participio πεφηνέναι πεφηνώς, πεφηνυῖα, πεφηνός anche il perfetto forte ha la forma attica, piuttosto rara, πεφηνέτωσαν. l'Infinito ha la vocale tematica -ε-. il solo tema in vocale che segue la coniugazione del perfetto forte è ἀκούω "ascolto" che fa ἀκήκοα (con raddoppiamento attico); questo perché originariamente il tema terminava in digamma che si è vocalizzato: *ἀκοϝω > ἀκούω. Perfetto III o fortissimo o atematico Coniugazione del perfetto fortissimo o terzo atematico οἶδα, "so" Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo 1º singolare οἶδα εἰδῶ εἰδείην - 2º singolare οἶσθα εἰδῇς εἰδείης ἴσθι 3º singolare οἶδε(ν) εἰδῇ εἰδείη ἴστω 1º plurale ἴσμεν εἰδῶμεν εἰδεῖμεν - 2º plurale ἴστε εἰδῆτε εἰδεῖτε ἴστε 3º plurale ἴσασι εἰδῶσι(ν) εἰδεῖεν ἴστων 2º duale ἴστον εἰδῆτον εἰδεῖτον ἴστον 3º duale ἴστον εἰδῆτον εἰδείτην ἴστων Infinito εἰδέναι Participio εἰδώς, εἰδυῖα, εἰδός nella coniugazione si alternano i gradi del tema apofonico ϝιδ-/ϝειδ-/ϝοιδ- (cfr. latino video, tedesco wissen "sapere", inglese wise "saggio") che esprime l'idea di "vedere". Il congiuntivo e l'ottativo usano il grado medio, mentre il l'imperativo e il plurale e il duale dell'indicativo il grado zero. Il grado forte è utilizzato solo dal singolare dell'indicativo. a dimostrazione di quanto sia arcaica questa formazione di perfetto, la 2º singolare dell'indicativo ha la desinenza -θα, in comune con l'imperfetto di εἰμί, e quella dell'imperativo la desinenza -θι, come quella dell'aoristo terzo e del verbo "essere", a cui è perfettamente identica. la 2º persona sing. e plur. dell'indicativo mutano regolarmente la -δ- del tema in -σ- davanti alle dentali delle rispettive desinenze. la 3º plur. dell'indicativo muta per analogia alle altre persone la -δ- in -σ- (*ϝιδṇτι > *ἰδατι > ἴσασι). Coniugazione del perfetto fortissimo o terzo atematico δέδια, "temo" Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo 1º singolare δέδια δεδίω - - 2º singolare δέδιας δεδίῃς - δέδιθι 3º singolare δέδιε δεδίῃ δεδιείη δεδίτω 1º plurale δέδιμεν δεδίωμεν - - 2º plurale δέδιτε δεδίητε - - 3º plurale δεδίασι(ν) δεδίωσι(ν) - δεδίντων 2º duale δέδιτον δεδίητον - δέδιτον 3º duale δέδιτον δεδίητον - δεδίτων Infinito Participio δεδιέναι δεδιώς, δεδιυῖα, δεδιός δέδια deriva dal verbo δείδω (il quale anticamente era anch'esso un perfetto) che ha il tema apofonico δϝιδ-/δϝειδ-/δϝοιδ-, in cui il digamma cade senza lasciare traccia. Dal grado debole si formano il presente, il futuro e l'aoristo mentre dai gradi zero e forte si formano rispettivamente i perfetti δέδια e δέδοικα, regolare perfetto debole. a differenza di οἶδα, δέδια usa soltanto il grado zero δϝιδ- nel corso della coniugazione. esiste un'unica forma attestata di ottativo, ed è la 3º pers. sing. δεδιείη. una forma attica alternativa all 3º pers. plur. dell'omperativo è δεδίτωσαν. Coniugazione del perfetto fortissimo o terzo atematico ἔοικα, "assomiglio", "sembra che io" Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo 1º singolare ἔοικα ἐοίκω ἐοίκοιμι - 2º singolare ἔοικας ἐοίκῃς - - 3º singolare ἔοικε(ν) - ἐοίκοι - 1º plurale ἐοίκαμεν (ἔοιγμεν) - - - 2º plurale ἐοίκατε - - - 3º plurale ἐοίκασι(ν) (ἐοίξασι[ν]) - - - 2º duale ἐοίκατον - - - 3º duale ἐοίκατον - - - Infinito Participio ἐοικέναι (εἰκέναι) ἐοικώς (εἰκώς), ἐοικυῖα (εἰκυῖα), ἐοικός (εἰκός) si forma dalla radice ϝικ-/ϝεικ-/ϝοικ-, dal cui grado forte si forma (con regolare raddoppiamento: *ϝέϝοικα, con conseguente caduta dei digamma) tutta la coniugazione; l'infinito e il participio possono anche formarsi dal grado zero con raddoppiamento (*ϝεϝικέναι) o dal grado medio senza raddoppiamento (*ϝεικέναι). dalla stessa radice si ricava il verbo ἐΐσκω "rendere simile", di cui però ἔοικα non è considerato essere il perfetto. Perfetto misto Esiste un tipo di perfetto le cui forme oscillano tra quelle del perfetto debole, caratterizzate dal suffisso -κ-, e quelle del perfetto atematico. I due verbi che hanno questo tipo di perfetto sono βαίνω e θνῄσκω, i cui perfetti fanno βέβηκα e τέθνηκα; tuttavia soltanto il modo indicativo, participio e infinito hanno una coniugazione completa di tutte le forme, mentre gli altri modi presentano solo voci sparse e isolate. Coniugazione di βαίνω Singolare Plurale Duale 1º persona βέβηκα βέβαμεν - 2º persona βέβηκας βέβατε βέβατον 3º persona βέβηκε(ν) βέβασι(ν) Infinito βεβάναι βέβατον Participio βεβαώς (βεβώς), βεβῶσα (βεβαυῖα), βεβηκός (βεβαός) come si può notare, le forme dell'indicativo usano al singolare il grado βη- dell'apofonia e sono di perfetto debole, mentre al plurale ed al duale si usa il grado βα- ed è un tipo di perfetto atematico. esiste un'unica forma accertata di congiuntivo ed è la 3º pers. plur. βεβῶσι(ν); ottativo e imperativo non hanno forme attestate. anche il participio usa il grado βα-. Il femminile è modellato sui participi dei verbi contratti in -άω, e il neutro è un perfetto debole. il participio presenta forma alternative: βεβώς è la contrazione di βεβαώς, βεβῶσα è analogico; βεβαυῖα ha la regolare terminazione del perfetto, mentre βεβηκός è una forma di perfetto debole. Coniugazione di θνῄσκω Visto che in questo caso le forme attestate sono di più, converrà fare un elenco dei modi diversi da indicativo, congiuntivo e participio: 1º pers. sing. congiuntivo: τεθνήκω. 1º pers. sing. ottativo: τεθναίην. Imperativo: 2º pers. sing. τέθναθι e 3º pers. sing. τεθνάτω. Singolare Plurale Duale 1º persona τέθνηκα τέθναμεν - 2º persona τέθνηκας τέθνατε τέθνατον 3º persona τέθνηκε(ν) τέθνασι τέθνατον Infinito Participio τεθνάναι (τεθνηκέναι) τεθνεώς, τεθνεῶσα, τεθνεός per la distribuzione delle forme deboli e atematiche valgono le stesse osservazioni fatte prima. il participio deriva sempre dal tema θνη- che subisce abbreviamento in quanto primo elemento del dittongo ηω seguito da consonante (ς). del participio esiste anche la forma debole con suffisso -κ-: τεθνηκώς, -υῖα, -ός. Perfetto medio-passivo Il perfetto medio-passivo si ottiene unendo al tema del perfetto le normali desinenze della diatesi medio-passiva del presente (-μαι, -σαι, -ται etc.). Esiste una sola forma, atematica, per tutti i verbi. Come conseguenza i temi in consonante presenteranno fenomeni fonetici a contatto con la prima consonante delle terminazioni personali (μ, σ, τ, σθ). Questi sono illustrati nella seguente tabella (in orizzontale l'uscita del tema verbale, in verticale le terminazioni personali): μ σ τ σθ π, β, φ μμ ψ πτ φθ κ, γ, χ γμ ξ κτ χθ τ, δ, θ σμ σ στ σθ ν σμ, μμ νσ ντ νθ I temi in vocale e in dittongo rimangono invariati, così come pure i temi in liquida (λ, ρ) e nasale (μ, ν). Perfetto medio-passivo indicativo, imperativo, infinito e participio di θύω, βλάπτω, πράσσω e ἐλπίζω Indicativo 1º τέθυμαι singolare βέβλαμμαι πέπραγμαι ἤλπισμαι 2º τέθυσαι singolare βέβλαψαι πέπραξαι ἥλπισαι 3º τέθυται singolare βέβλαπται πέπρακται ἤλπισται 1º plurale τεθύμεθα βεβλάμμεθα πεπράγμεθα ἠλπίσμεθα 2º plurale τέθυσθε βέβλαφθε πέπραχθε ἤλπισθε 3º plurale τέθυνται βεβλαμμένοι, -αι, -α εἰσί(ν) πεπραγμένοι, -αι, -α εἰσί(ν) ἠλπισμένοι, -αι, -α εἰσί(ν) 2º duale τέθυσθον βέβλαφθον πέπραχθον ἤλπισθον 3º duale τέθυσθον βέβλαφθον πέπραχθον ἤλπισθον 2º τέθυσο singolare βέβλαψο πέπραξο ἤλπισο 3º τεθύσθω singolare βεβλάφθω πεπράχθω ἠλπίσθω 2º plurale τέθυσθε βέβλαφθε πέπραχθε ἤλπισθε 3º plurale τεθύσθων βεβλάφθων πεπράχθων ἠλπίσθων 2º duale τέθυσθον βέβλαφθον πέπραχθον ἤλπισθον 3º duale τεθύσθων βεβλάφθων πεπράχθων ἠλπίσθων τεθύσθαι βεβλάφθαι πεπράχθαι ἠλπίσθαι Imperativo Infinito Participio τεθυμένος, -η, ον βεβλαμμένος, -η, -ον πεπραγμένος, -η, -ον ἠλπισμένος, -η, -ον la formazione perifrastica (participio + εἰμί) delle terze persone plurali dell'indicativo è un recente atticismo; nella forma più antica e nel dialetto ionico, come anche quello omerico, la desinenza regolare era -ᾱται (< *ṇται): πεπράγαται, βεβλάβαται, ἠλπίδαται, ecc. Si noti che il nominativo del participio maschile e neutro è sempre, irregolarmente, parossitono (non ritrae infatti l'accento: -μένος, -μένον): questo consente di distinguere a colpo sicuro un participio perfetto medio-passivo da qualsiasi altro tipo di participio. Si è preferito trattare congiuntivo e ottativo separatamente, poiché si formano per mezzo di perifrasi participio + εἰμί al congiuntivo e all'ottativo, analogamente alle terze persone plurali dell'indicativo dei temi in consonante. Sono tuttavia attestate anche forme non perifrastiche. Si ricorda comunque che anche le forme della precedente tabella possono presentare forme perifrastiche. Congiuntivo Ottativo τεθυμένος, -η, -ον Singolare βεβλαμμένος, -η, -ον ὦ, ᾖς, ᾖ εἴην, εἴης, εἴη πεπραγμένος, -η, -ον ἠλπισμένος, -η, -ον τεθυμένοι, -αι, α Plurale βεβλαμμένοι, -αι, -α ὦμεν, ἦτε, ὦσι(v) εἶμεν, εἶτε, εἶεν πεπραγμένοι, -αι, -α ἠλπισμένοι, -αι, -α τεθυμένω, -ᾱ, -ω Duale βεβλαμμένω, -ᾱ, -ω ἦτον, ἦτον εἶτον, εἴτην πεπραγμένω, -ᾱ, -ω ἠλπισμένω, -ᾱ, -ω IL PIUCCHEPERFETTO Dallo stesso tema del perfetto, anteponendo al raddoppiamento l'aumento ἐ-, si ottiene il piuccheperfetto, che, come l'imperfetto, esiste al solo modo indicativo; i verbi che portano il raddoppiamento vocalico (es. ἔγνωκα, da γιγνώσκω) o, se in vocale, l'aumento temporale (es. ἤγγελκα, da ἀγγέλλω) non aggiungono ovviamente nulla. Il suo valore è lo stesso del perfetto (conserva il raddoppiamento), ma trasporta l'azione nel passato (porta l'aumento); non indica mai anteriorità rispetto al perfetto, ma solo lo stato o il risultato nel passato derivanti da un'azione precedente. È costruito con l'ampliamento -εσ- analogo al piuccheperfetto latino arcaico (*amavesam > amaveram), che al singolare, trovandosi in posizione intervocalica, fa cadere il sigma provocando contrazioni. Questo non succede al plurale e al duale in quanto l'ampliamento si riduce alla sola -ε- e le uscite iniziano in consonante. Piccheperfetto attivo Anche il piuccheperfetto si distingue in debole, forte e fortissimo, con gli stessi criteri del perfetto. Del perfetto fortissimo, tuttavia, fanno parte soltanto le coniugazioni di ᾔδη (da οἶδα, con valore di imperfetto "sapevo") e ἐδεδίειν (da δέδια). Sono utilizzate due forme: una regolare, che utilizza l'ampliamento -εσ-, e una alternativa, più recente, formata a partire dalla terza persona singolare percepita come puro tema e quindi utilizzata come tema del resto della flessione aggiungendovi le desinenze storiche atematiche. Piuccheperfetto debole Aumento Raddoppiamento Radice Interfisso ἐ- -λε- -λύ- -κ- Terminazione -η (< *-ε.α < *-εσ.α) Forma base Forma alternativa 1º singolare ἐλελύκη ἐλελύκειν 2º singolare ἐλελύκης ἐλελύκεις 3º singolare ἐλελύκει ἐλελύκει 1º plurale ἐλελύκεμεν ἐλελύκειμεν 2º plurale ἐλελύκετε ἐλελύκειτε 3º plurale ἐλελύκεσαν ἐλελύκεισαν 2º duale ἐλελύκετον ἐλελύκειτον 3º duale ἐλελυκέτην ἐλελυκείτην le forme alternative derivano dall'attico più recente del IV secolo a.C.; sono formate a partire dalla terza singolare sentita come puro tema cui vengono aggiunte le desinenze atematiche dei tempi storici. per il singolare: 1º pers.: *ἐλελυκ.ε[σ].α > ἐλελύκη; il processo si ripete identico nelle altre persone avendo come differenza le desinenza -ας (*-εσ.ας > *-ε.ας > -ης) e -ε (*-εσ.ε > *-ε.ε > -ει) rispettivamente della 2º e 3º persona. esistono anche forme perifrastiche composte con il participio perfetto + verbo εἰμί all'imperfetto con lo stesso significato: λελυκὼς ἦν, λελυκὼς ἦσθα, ecc. Piuccheperfetto forte Il piuccheperfetto forte si coniuga esattamente come quello debole, senza però il suffisso -κ- ed è proprio degli stessi verbi che hanno il perfetto forte; continua a essere presente il caratteristico suffisso -εσ- che si riduce a -ε- nel plurale. Aumento Raddoppiamento Radice ἐ- -πε- Terminazione -φήν- -η (< *-ε.α < *-εσ.α) Forma base Forma alternativa 1º singolare ἐπεφήνη ἐπεφήνειν 2º singolare ἐπεφήνης ἐπεφήνεις 3º singolare ἐπεφήνει ἐπεφήνει 1º plurale ἐπεφήνεμεν ἐπεφήνειμεν 2º plurale ἐπεφήνετε ἐπεφήνειτε 3º plurale ἐπεφήνεσαν ἐπεφήνεισαν 2º duale ἐπεφήνετον ἐπεφήνειτον 3º duale ἐπεφηνέτην ἐπεφηνείτην I piuccheperfetti fortissimi ᾔδη e ἐδεδίειv Questi due piuccheperfetti presentano ciascuno due coniugazioni: ᾔδη, come gli altri piuccheperfetti, ha sia la forma base che quella alternativa, mentre ἐδεδίειν, oltre ad avere la forma fortissima, presenta anche una coniugazione di piuccheperfetto misto: Piuccheperfetto ᾔδη, da οἶδα Forma base Forma alternativa 1º singolare ᾔδη/ᾔδεα ᾔδειν 2º singolare ᾔδης/ᾔδησθα ᾔδεις/ᾔδεισθα 3º singolare ᾔδεε(ν)/ᾔδη ᾔδει(ν) 1º plurale ἤδεμεν/ᾖσμεν ᾔδειμεν 2º plurale ἤδετε/ᾖστε ᾔδειτε 3º plurale ἤδεσαν/ᾖσαν) ᾔδεισαν 2º duale - ᾖστον 3º duale - ᾔστην Piuccheperfetto ἐδεδίειν, da δέδια Misto Fortissmo 1º singolare ἐδεδοίκη (ἐδεδοίκειν) ἐδεδίειν 2º singolare ἐδεδοίκης (ἐδεδοίκεις) ἐδεδίεις 3º singolare ἐδεδοίκει ἐδεδίει 1º plurale ἐδείδιμεν ἐδέδιμεν 2º plurale - ἐδέδιτε 3º plurale ἐδεδίεσαν (ἐδείδισαν) ἐδέδισαν 2º duale - ἐδέδιτον 3º duale - ἐδεδίτην Piuccheperfetto medio-passivo Per questa coniugazione del piuccheperfetto valgono le stesse regole fonetiche citate per il perfetto medio-passivo, con l'unica differenza che questo usa, ovviamente, le desinenze medio-passive dei tempi storici (-μην, -σο, -το etc.). Aumento Raddoppiamento Radice Terminazione ἐ- -λε- -λύ- -μην Temi in vocale (λύω) Temi in consonante (φαίνω, in nasale) 1º singolare ἐλελύμην ἐπεφάσμην 2º singolare ἐλέλυσο ἐπέφανσο 3º singolare ἐλέλυτο ἐπέφαντο 1º plurale ἐλελύμεθα ἐπεφάσμεθα 2º plurale ἐλέλυσθε ἐπέφανθε 3º plurale ἐλέλυντο πεφασμένοι ἦσαν (ἐπεφάνατο) 2º duale ἐλέλυτον ἐπέφαντον 3º duale ἐλελύτην ἐπεφάντην Nei temi in consonante, l'uscita di terza singolare -ατο (da *-ṇτο con vocalizzazione di ν diventato sonante davanti a consonante) è quella originale, ma poco usata nel dialetto attico che preferisce invece la forma perifrastica. Futuro perfetto Esiste inoltre un futuro costruito sul tema del perfetto, detto per questo anche futuro a raddoppiamento. Talvolta è detto anche futuro anteriore, ma la qualifica di anteriore è inesatta perché, come detto, il greco esprime il tempo in modo assoluto, quindi questo futuro non esprime mai l'anteriorità relativa al futuro semplice, ma soltanto il risultato o lo stato nel futuro derivante da un'azione precedente. Il futuro perfetto in origine possedeva senso desiderativo, ma successivamente a causa delle forti affinità con il futuro e con il perfetto finì per trasportare nel futuro il valore del perfetto. Si forma aggiungendo al tema del perfetto di un verbo il suffisso -σ- del futuro, con le stesse regole; la coniugazione è identica a quella del futuro. Esiste alla diatesi attiva e a quella medio-passiva (questo futuro, diversamente da quello semplice, unisce il medio e il passivo). In quanto futuro, ha solo due modi finiti (indicativo e ottativo) e due forme nominali (infinito e participio). Futuro perfetto attivo Ha due forme: una monolettica (propria però solo di tre verbi) e una perifrastica (participio perfetto attivo + futuro di εἰμί: λελυκὼς ἔσομαι, λελυκὼς ἔσῃ, λελυκὼς ἔσται, ecc.) usata da tutti gli altri verbi. I tre verbi che presentano la forma monolettica hanno tutti e tre il tema terminante in -κ- (i primi due hanno il perfetto primo, l'ultimo viene da un perfetto fortissimo senza presente): τεθνήξω (da θνῄσκω) ἑστήξω (da ἵστημι) εἴξω (dal grado medio ϝεικ- della radice del perfetto III senza presente ἔοικα) Costruzione di εἴξω: Radice senza raddoppiamento Caratteristica del futuro Terminazione εἴκ- -σ- -ω Costruzione di τεθνήξω (da θνῄσκω): Raddoppiamento Radice Ampliamento del perfetto I Caratteristica del futuro Terminazione τε- -θνή- Indicativo -κ- -σ- Ottativo 1º singolare τεθνήξω τεθνήξοιμι 2º singolare τεθνήξεις τεθνήξοις 3º singolare τεθνήξει τεθνήξοι 2º duale τεθνήξεσθον τεθνήξοιτον 3º duale τεθνήξεσθον τεθνηξοίτην -ω 1º plurale τεθνήξομεν τεθνήξοιμεν 2º plurale τεθνήξετε τεθνήξοιτε 3º plurale τεθνήξουσιν τεθνήξοιεν Infinito τεθνήξειν Participio τεθνήξων, τεθνήξουσα, τεθνῆξον Futuro perfetto medio-passivo La diatesi medio-passiva è molto più attestata di quella attiva; si forma unendo al tema del perfetto il suffisso del futuro -σ- e le desinenze principali medio-passive con vocale tematica; esiste anche la forma perifrastica formata dal participio perfetto medio-passivo e il futuro di εἰμί (λελυμένος ἔσομαι ecc.). Raddoppiamento Radice Caratteristica del futuro Vocale tematica Terminazione λε- -λύ- -σ- Indicativo -ο- -μαι Ottativo 1º singolare λελύσομαι λελυσοίμην 2º singolare λελύσῃ (< *λελύσεσαι) λελύσοιο (< *λελύσοισο) 3º singolare λελύσεται λελύσοιτο 2º duale λελύσεσθον λελύσοισθον 3º duale λελύσεσθον λελυσοίσθην 1º plurale λελυσόμεθα λελυσοίμεθα 2º plurale λελύσεσθε λελύσοισθε 3º plurale λελύσονται λελύσοιντο Infinito Participio λελύσεσθαι λελυσόμενος, λελυσομένη, λελυσόμενον Esiste inoltre un futuro perfetto formato sul tema ἰδ-/εἰδ-/οἰδ-, e quindi derivante da οἶδα; il significato sarà ovviamente "saprò" (per aver visto). Ha una forma media dal significato attivo (εἴσομαι, da *εἴδ-σομαι) e una forma attiva (εἰδήσω, con ampliamento in -η-): Indicativo attivo Ottativo attivo Indicativo medio Imperativo medio 1º singolare εἰδήσω εἰδήσοιμι εἴσομαι εἰσοίμην 2º singolare εἰδήσεις εἰδήσοις εἴσῃ εἴσοιο 3º singolare εἰδήσει εἰδήσοι εἴσεται εἴσοιτο 2º duale εἰδήσετον εἰδήσοιτον εἴσεσθον εἴσοισθον 3º duale εἰδήσετον εἰδησοίτην εἴσεσθον εἰσοίσθην 1º plurale εἰδήσομεν εἰδήσοιμεν εἰσόμεθα εἰσοίμεθα 2º plurale εἰδήσετε εἰδήσοιτε εἴσεσθε εἴσοισθε 3º plurale εἰδήσουσι(ν) εἰδήσοιεν εἴσονται εἴσοιντο Infinito attivo εἰδήσειν Participio attivo εἰδήσων, εἰδήσουσα, εἰδῆσον Infinito medio εἴσεσθαι Participio medio εἰσόμενος, εἰσομένη, εἰσόμενον SCHEDE DI SINTASSI DEL PERIODO (II ANNO) 1. Proposizioni completive dipendenti da verba timendi e impediendi Le proposizioni dipendenti da verbi ed espressioni che indicano timore hanno in greco un costrutto analogo a quello del latino. Sono introdotte da , se si desidera che una cosa non avvenga; da se si desidera che una cosa avvenga. Il verbo va al congiuntivo o all’ottativo. Come in latino, anche in greco i verba timendi, nel significato di non osare, esitare, sono seguiti dall’infinito. 2. Il periodo ipotetico Il periodo ipotetico risulta dall’unione due proposizioni, di cui una esprime una condizione detta protasi (premessa) e l’altra la conseguenza che ne deriva ed è detta apodosi. Se l’apodosi è una principale, si ha un periodo ipotetico indipendente, se è una subordinata, un periodo ipotetico dipendente. In greco il periodo ipotetico può essere di quattro tipi: 1. Primo tipo o della realtà: presenta il modo indicativo nella protasi (introdotta da con negazione ) e generalmente l’indicativo nell’apodosi. La protasi può anche essere implicita. 2. Secondo tipo o dell’eventualità: presenta il modo congiuntivo nella protasi ( introdotta da con negazione e generalmente l’indicativo (quasi sempre futuro) o l’imperativo nell’apodosi. Se l’eventualità si riferisce al passato (protasi retrospettiva), invece del congiuntivo si ha l’ottativo. 3. Terzo tipo o della possibilità: presenta il modo ottativo sia nella protasi (introdotta da con negazione ), sia nell’apodosi (ottativo potenziale con la particella La protasi può essere anche in forma implicita. 4. Quarto tipo o dell’irrealtà: presenta i tempi storici dell’indicativo sia nella protasi (introdotta da con negazione ) sia nell’apodosi (con la particella . Generalmente l’imperfetto esprime irrealtà nel presente, l’aoristo (più raramente il piuccheperfetto) irrealtà nel passato. La protasi può essere in forma implicita. Frequente è in greco l’uso di un periodo ipotetico misto, con apodosi e protasi appartenenti a tipi diversi. Nel periodo ipotetico dipendente la protasi conserva in genere le stesse forme che avrebbe se il periodo fosse indipendente; l’apodosi si regola invece sul verbo reggente; pertanto va all’infinito in dipendenza da verba dicendi o al participio predicativo, in dipendenza da verbi di percezione, di regola con la particella , se si tratta di periodo ipotetico di quarto tipo. In forma esplicita l’apodosi conserva i tempi e i modi del periodo indipendente, ma può trovarsi anche all’ottativo obliquo. 3. Proposizioni relative Le proposizioni relative sono introdotte da aggettivi, pronomi o avverbi relativi e correlativi; si distinguono in relative proprie (o attributive) e relative improprie (o avverbiali). Le relative proprie presentano in genere il modo indicativo, ma anche gli altri modi e costrutti delle proposizioni principali (congiuntivo volitivo, ottativo desiderativo e potenziale, indicativo con potenziale del passato o irreale, e talvolta perfino l’imperativo. Frequenti sono la prolessi (anticipazione) e l’attrazione diretta del relativo. Le relative improprie corrispondono ad altrettante proposizioni avverbiali (finali, consecutive, causali, ipotetiche) e pertanto sono variamente costruite, a seconda del significato che esprimono. 4. Proposizioni finali La proposizione finale, in forma esplicita, è introdotta dalle congiunzioni o dal semplice se negativa . Il verbo è generalmente al congiuntivo, in dipendenza da un tempo principale, all’ottativo, in dipendenza da un tempo storico. A volte il verbo è accompagnato dalla particella che mette in maggior rilievo il valore eventuale o possibile dell’azione. La congiunzione è costruita anche col futuro indicativo. In forma implicita, la finale può essere espressa da un infinito semplice, da un infinito retto da una preposizione, da un participio futuro con o senza da un participio presente. 5. Proposizioni consecutive La proposizione consecutiva, in forma esplicita, è introdotta dalle congiunzioni , in correlazione con aggettivi, pronomi, avverbi del tipo e simili. La negazione è (consecutiva obiettiva). Il verbo conserva gli stessi tempi e modi che la proposizione avrebbe se fosse indipendente. In forma implicita, la consecutiva è introdotta dalle stesse congiunzioni della forma esplicita, col verbo all’infinito semplice o costruito con l’accusativo e l’infinito. La negazione è (consecutiva soggettiva). La consecutiva è costruita sempre con l’infinito dopo una reggente negativa o quando costituisce un secondo termine di paragone o con le correlazioni del tipo e simili.