AORISTO L`aoristo (dal greco ἀόριστος χρόνος "tempo indefinito") è

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AORISTO
L'aoristo (dal greco ἀόριστος χρόνος "tempo indefinito") è uno dei quattro temi temporali
fondamentali del verbo greco. Esso, come suggerisce il nome, non ha connotazione temporale, ed
esprime solo l'aspetto dell'azione, cioè un'azione "puntuale", compiuta, colta nel momento in cui si
svolge, circoscritta sulla linea temporale; non è necessario che sia istantanea, "puntuale" significa
che è vista nella sua totalità, quindi delimitata da un inizio e una fine, quindi può anche essere
considerata come un segmento di retta sulla linea temporale. L'aoristo ha tutti e sei i modi del verbo
greco. Assume l'aumento, e il significato di passato remoto, solo nell'indicativo. Gli altri modi,
imperativo compreso, indicano solo l'azione puntuale, senza alcun riferimento al passato. Il
participio aoristo greco di tutte le forme e tipologie si traduce in genere come un gerundio passato o
con dopo + infinito passato; unito al verbo ἔχω "avere", in posizione predicativa, forma una
perifrasi in tutto e per tutto equivalente al passato prossimo italiano: es. ἔχω λύσας "ho sciolto", ἔχω
περάνας "ho tentato". Tale perifrasi è già prefigurata nel dialetto omerico, ed è presente nei classici
del V secolo, come Sofocle. L'aoristo, come anche il futuro, possiede una forma per ciascuna delle
tre diatesi, ossia il medio e il passivo hanno due forme distinte.
L'aoristo greco eredita in tutto e per tutto dall'indoeuropeo le tre forme di aoristo originarie,
perfettamente corrispondenti alle forme dell'aoristo vedico e sanscrito:

L'aoristo I o debole o sigmatico, così chiamato per il suo suffisso -σα-. Nei verbi col tema in
consonante nasale e liquida il sigma cade lasciando solo il suffisso -α- e provocando
aumento di compenso della vocale radicale; questa forma senza sigma è detta asigmatica.

L'aoristo II o forte o tematico, che si forma sulla radice verbale al grado debole
dell'apofonia, inserendo fra radice e desinenza le vocali tematiche -ο-, -ε-.

L'aoristo III o fortissimo o atematico, formazione propria di alcuni verbi anomali, coniugata
aggiungendo alla radice verbale le desinenze senza intermediazione di suffisso o vocale
tematica.
La distinzione fra aoristo debole, forte e fortissimo si deve agli studiosi tedeschi che hanno
sistematizzato la grammatica greca nell'800: in tedesco i verbi regolari sono detti deboli, mentre
quelli irregolari sono detti forti, e così, per analogia, l'aoristo formato sul tema del presente (cioè
"regolare") è stato detto debole, mentre quelli formati su un tema diverso (e quindi "irregolari")
sono stati detti forte e fortissimo.
Aoristo debole
L'aoristo debole greco è caratterizzato dal suffisso -σα-, che deriva da σm̥ con la sonante m̥
dell'indoeuropeo vocalizzatasi in α. La forma sigmatica è propria dei temi in consonante muta, in
vocale e dittongo. Il suffisso -σα- dà luogo a mutamenti fonetici:



allunga la vocale finale di radice dei verbi in vocale semplice, tranne quelle di alcuni verbi,
come καλέω, che fanno eccezione;
si fonde graficamente con le labiali finali di radice in ψ, con le gutturali in ξ e fa cadere le
dentali;
davanti a consonante liquida o nasale il sigma cade, provocando allungamento di compenso
della vocale radicale.
All'ottativo attivo, nella 2a e 3a persona singolare e nella 3a plurale, le forme alternative sono dette
eoliche.
Struttura morfemica dell'aoristo sigmatico
Aumento sillabico Radice verbale suffisso temporale Terminazione (III pers. plur.)
ἔ
-λυ-
-σα-
-ν
La forma asigmatica è propria dei temi in consonante liquida e nasale, tranne κέλλω e
κύρω; essa, come abbiamo detto, è caratterizzata dal suffisso ridotto a semplice -α- in
seguito alla caduta del sigma.
struttura morfemica dell'aoristo asigmatico
Aumento
sillabico
Radice verbale al grado
allungato
suffisso
temporale
Terminazione (III pers.
plur.)
ἔ-
-φην-
-α-
-ν
Esempi di paradigmi di aoristi deboli
1. Aoristo debole sigmatico attivo e medio di λύω, "sciogliere"
Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo Indicativo Congiuntivo Ottativo
attivo
attivo
attivo
attivo
medio
medio
medio
1º
ἔλυσα
sing.
λύσω
λύσαιμι
2º
ἔλυσας
sing.
λύσῃς
3º
ἔλυσε
sing.
λύσῃ
Imperativo
medio
ἐλυσάμην λύσωμαι
λυσαίμην
λύσαις/
λῦσον
λύσειας
ἐλύσω (<
λύσῃ
*ἐλύσασο)
λύσαιο (<
λῦσαι
*λύσαισο)
λύσαι/
λύσειεν
ἐλύσατο
λύσαιτο
-
λυσάτω
λύσῃται
-
λυσάσθω
2º
ἐλύσατον λύσητον
duale
λύσαιτον λύσατον
ἐλύσασθον λύσησθον
λύσαισθον λύσασθον
3º
ἐλυσάτην λύσητον
duale
λυσαίτην λυσάτων
ἐλυσάσθην λύσησθον
λυσαίσθην λυσάσθων
1º
ἐλύσαμεν λύσωμεν
plur.
λύσαιμεν
ἐλυσάμεθα λυσώμεθα
λυσαίμεθα
-
-
2º
ἐλύσατε
plur.
λύσητε
λύσαιτε λύσατε
3º
ἔλυσαν
plur.
λύσωσι
λύσαιεν/ λυσάντων/
ἐλύσαντο
λύσειαν λυσάτωσαν
ἐλύσασθε λύσησθε
λύσωνται
λύσαισθε λύσασθε
λύσαιντο
λυσάσθων/
λυσάσθωσαν
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito
attivo
masch.
λῦσαι
Infinito
medio
'Participio attivo
λύσας femm.λύσασα neu.
λῦσαν
λύσασθαι
Participio medio
λυσάμενος femm. λυσαμένη neu.
λυσάμενον
masch.
Il participio aoristo debole attivo sigmatico maschile e neutro ha il tema -σαντ- (il maschile
singolare, sigmatico, fa cadere -ντ- davanti a sigma allungando per compenso -α-, mentre il neutro
mostra il puro tema con caduta di -τ-; in entrambi il genitivo è -σαντος) mentre il femminile segue
la I declinazione in alfa impuro breve (come μοῦσα).
2. Aoristo debole asigmatico di φαίνω, "mostrare"
Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo Indicativo Congiuntivo Ottativo
attivo
attivo
attivo
attivo
medio
medio
medio
1º
ἔφηνα
sing.
φήνω
φήναιμι
2º
ἔφηνας
sing.
φήνῃς
3º
ἔφηνε
sing.
φήνῃ
Imperativo
medio
ἐφηνάμην φήνωμαι
φηναίμην
φήναις/
φῆνον
φήνειας
ἐφήνω
φήνῃ
φήναιο (<
φῆναι
*φήναισο)
φήναι/
φήνειεν
ἐφήνατο
φήνῃται
φήναιτο
-
φηνάτω
-
φηνάσθω
2º
ἐφήνατον φήνητον
duale
φήναιτον φήνατον
ἐφήνασθον φήνησθον
φήναισθον φήνασθον
3º
ἐφηνάτην φήνητον
duale
φηναίτην φηνάτων
ἐφηνάσθην φήνησθον
φηναίσθην φηνάσθων
1º
ἐφήναμεν φήνωμεν
plur.
φήναιμεν
ἐφηνάμεθα φηνώμεθα
φηναίμεθα
2º
ἐφήνατε
plur.
φήνητε
φήναιτε φήνατε
ἐφήνασθε φήνησθε
φήναισθε φήνασθε
3º
ἔφηναν
plur.
φήνωσι
φήναιεν/ φηνάντων/
ἐφήναντο
φήνειαν φηνάτωσαν
-
φήνωνται
φήναιντο
-
φηνάσθων/
φηνάσθωσαν
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito
attivo
φήνας femm.φήνασα neu.
masch.
φῆναι
Infinito
medio
Participio attivo
φῆναν
φήνασθαι
Participio medio
φηνάμενος femm. φηναμένη neu.
φηνάμενον
masch.
Il participio aoristo debole attivo asigmatico maschile e neutro ha il tema -αντ- (il maschile
singolare, sigmatico, fa cadere -ντ- davanti a sigma allungando per compenso -α-, mentre il neutro
mostra il puro tema con caduta di -τ-; in entrambi il genitivo è -αντος) mentre il femminile segue la
I declinazione in alfa impuro breve (come μοῦσα).
Aoristo forte
L'aoristo forte ha come caratteristica la semplice vocale tematica. Esso, formalmente, somiglia
all'imperfetto, con una differenza sostanziale: si forma sul tema verbale e non sul tema del presente;
spesso, inoltre, il tema verbale assume l'apofonia al grado debole. A distinguere l'aoristo forte
dall'imperfetto è dunque non tanto la desinenza, quanto piuttosto la forma che il tema verbale
assume.
Come esempio di paradigma caratterizzato da apofonia, possiamo prendere in considerazione quello
del verbo λείπω "lasciare", la cui apofonia radicale è λιπ/λειπ/λοιπ (grado zero: λιπ). Per
comprendere la natura dei procedimenti morfologici alla base della formazione dell'aoristo forte,
sarà opportuno confrontare le strutture morfemiche dell'imperfetto e dell'aoristo di λείπω:
Struttura morfemica dell'imperfetto ἔλειπον, "io lasciavo":
Aumento sillabico Radice verbale (grado normale) Vocale tematica Terminazione
ἔ-
-λειπ-
-ο-
-ν
Struttura morfemica dell'aoristo forte ἔλιπον, "io lasciai":
Aumento sillabico Radice verbale (grado zero) Vocale tematica Terminazione
ἔ-
-λιπ-
-ο-
-ν
Aoristo forte attivo e medio di λείπω, "lasciare"
1º
Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo Indicativo
attivo
attivo
attivo
attivo
medio
Congiuntivo Ottativo
medio
medio
ἔλιπον
λίπωμαι
λίπω
λίποιμι
-
ἐλιπόμην
Imperativo
medio
λιποίμην -
sing.
2º
ἔλιπες
sing.
λίπῃς
λίποις
λίπε
ἐλίπου
λίπῃ
(<*ἐλίπεσο)
λίποιο
3º
ἔλιπε
sing.
λίπῃ
λίποι
ἐλίπετο
λίπῃται
λίποιτο
λιπέσθω
2º
ἐλίπετον
duale
λίπητον
λίποιτον λίπετον
ἐλίπεσθον
λίπησθον
λίποισθον λίπεσθον
3º
ἐλιπέτην
duale
λίπητον
λιποίτην λιπέτων
ἐλιπέσθην
λίπησθον
λιποίσθην λιπέσθων
1º
ἐλίπομεν λίπωμεν
plur.
λίποιμεν -
ἐλιπόμεθα
λιπώμεθα
λιποίμεθα -
2º
ἐλίπετε
plur.
λίπητε
λίποιτε λίπετε
ἐλίπεσθε
λίπησθε
λίποισθε λίπεσθε
3º
ἔλιπον
plur.
λίπωσι
λίποιεν
λίπωνται
λίποιντο
λιπόντων/
ἐλίποντο
λιπέτωσαν
Infinito
attivo
participio attivo
infinito
medio
λιπεῖν
masch. λιπών femm. λιποῦσα
λιπέσθαι
neu. λιπόν
λίπου
(<*λίπεσο)
λιπέσθων/
λιπέσθωσαν
participio medio
masch. λιπόμενος femm. λιπομένη neu.
λιπόμενον
Il participio aoristo forte attivo maschile e neutro ha il tema -όντ- (il maschile singolare fa cadere -τe allunga per apofonia -ο- in -ω-, mentre il neutro mostra il puro tema con caduta di -τ-; in entrambi
il genitivo è -όντος) mentre il femminile segue la I declinazione in alfa impuro breve (come μοῦσα).

L'aoristo forte dà luogo talora a paradigmi anomali o difettivi. Ad eccezione di ἔκλυον, i
seguenti sono i cosiddetti "verbi politematici":
o εἶδον "vidi" (tema εἰδ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo ὁράω "vedere"
o εἶπον "dissi" (tema εἰπ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo λέγω "dire"
o ἦλθον "venni, andai" (tema ἐλθ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo ἔρχομαι
"andare, venire"
o ἤνεγκον "portai" (tema ἐνεγκ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo φέρω
"portare"
o ἔδραμον "corsi" viene fatto ricondurre al verbo difettivo τρέχω "correre"
o ἔφαγον "mangiai" viene fatto ricondurre al verbo difettivo ἐσθίω "mangiare"
o εἷλον "presi" (tema ἑλ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo αἱρέω "prendere"
o ἔκλυον "udii" ha forme di imperativo atematiche: κλῦθι "ascolta"

cinque aoristi conservano imperativi arcaici con l'accento sull'ultima sillaba:
o εἶδον "vidi" (utilizzato come aoristo di ὁράω "vedere"), imperativo ἰδέ "vedi";
o ἔλαβον "presi", da λαμβάνω "prendo", imperativo: λαβέ "prendi";
o εὗρον (o ηὗρον) "presi", da εὑρίσκω "trovo", imperativo εὑρέ "trova";
o ἦλθον "andai, venni" (utilizzato come aoristo di ἔρχομαι "andare, venire"), imperativo: ἐλθέ
"va', vieni";
o εἶπον "dissi" (utilizzato come aoristo di λέγω "dire"), imperativo: εἰπέ "di' ".

Alcuni aoristi forti hanno la radice raddoppiata, oltre che aumentata: ess.:
o dal verbo ἀγω "condurre", radice ἀγ- (cfr. latino ago "condurre"), tema dell'aoristo ἀγαγ-,
per cui: ἤγαγον;
o dalla radice di un verbo di dire si ha l'aoristo senza presente εἶπον, in Omero ἔειπον, da *
ἐϝέϝιπον.
o ἤνεγκον (tema dell'aoristo ἐνεγκ-), radice ἐγκ-/ἐνεκ-/ἐνοκ- (l'aoristo si forma dal grado
zero), è utilizzato come aoristo di φέρω "portare".
Aoristo fortissimo
L'aoristo fortissimo è una forma estremamente arcaica. Esso si forma unendo le desinenze
direttamente sulla radice, e per questo è detto atematico. Anche nei modi diversi dall'indicativo ha
suffissi caratteristici dei verbi atematici. Pochi verbi greci, estremamente conservativi, lo
possiedono. Alcune forme di aoristo fortissimo sono prive di presente (ad esempio l'aoristo
atematico ἔτλην, dalla radice τλη-/τλα, sulla quale è stato ricostruito il presente τλάω solo in età
bizantina, ma non attestato nel greco classico). Questo tipo di aoristo è peculiare di pochi verbi il
cui tema termina in vocale, che è sempre lunga o perché tale anche nel tema verbale (es. ἔγνων "io
conobbi", da γιγνώσκω, tema verbale γνω-) o perché costituisce il grado allungato di un tema
apofonico (es. ἔβην "io andai", da βαίνω, tema verbale βᾰ-/βη-). La vocale lunga si mantiene tale in
tutta la coniugazione ad eccezione dei casi previsti dalla legge di Osthoff. Questo aoristo ha solo la
forma attiva ed ha significato intransitivo; dalle stesse radici si può formare l'aoristo primo con
valore transitivo: ἔβην "andai", ἔβησα "feci andare", ἐβησάμην "feci andare per me".
Struttura morfemica dell'aoristo forte ἔγνων, "io conobbi":
Aumento sillabico Radice verbale Terminazione
ἔ-
-γνω-
-ν
Aoristo fortissimo di γιγνώσκω, "conoscere"
Indicativo Congiuntivo
1º singolare ἔγνων
γνῶ
Ottativo
γνοίην
Imperativo
-
2º singolare ἔγνως
γνῷς
γνοίης
γνῶθι
3º singolare ἔγνω
γνῷ
γνοίη
γνώτω
2º duale
ἔγνωτον
γνῶτον
γνοῖτον / γνοίητον γνῶτον
3º duale
ἐγνώτην
γνῶτον
γνοίτην / γνοιήτην γνώτων
1º plurale ἔγνωμεν
γνῶμεν
γνοῖμεν / γνοίημεν
2º plurale ἔγνωτε
γνῶτε
γνοῖτε / γνοίητε
3º plurale ἔγνωσαν
γνῶσιν
γνοῖεν / γνοίησαν γνόντων / γνώτωσαν
γνῶτε
Infinito
Participio
γνῶναι masch. γνούς femm. γνοῦσα neu. γνόν
Il participio dell'aoristo III segue al maschile e neutro la terza declinazione con il tema -ντ-,
aggiunto alla radice abbreviata secondo la legge di Osthoff (*βηντ > βᾰντ, *γνωντ- > γνοντ-, ecc.);
il maschile, sigmatico, fa cadere davanti a sigma il gruppo -ντ- e allunga per compenso la vocale
radicale, il neutro mostra il puro tema con caduta di -τ-, e in entrambi il genitivo e in -ντος. Il
femminile si forma come negli aggettivi della seconda classe a tre uscite con il suffisso -jᾰ aggiunto
al tema maschile/neutro (per γνοῦσα: *γνοντ-jα > *γνονσjα > *γνονσα > *γνοσα > γνοῦσα) e segue
la prima declinazione in alfa impuro breve. L'ottativo del duale e del plurale, oltre a formarsi con la
caratteristica -ι- propria di questo modo al grado zero, può utilizzare come tema la terza persona
singolare, che, non avendo desinenza, è stata sentita dai Greci come puro tema e quindi utilizzata
anche per il resto della coniugazione dell'ottativo; queste forme sono messe fra parentesi.
Struttura morfemica dell'aoristo forte ἔβην, "io andai":
Aumento sillabico Radice verbale Terminazione
ἔ-
-βη-
-ν
Aoristo fortissimo di βαίνω, "andare"
Indicativo Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
1º singolare ἔβην
βῶ
βαίην
2º singolare ἔβης
βῇς
βαίης
βῆθι
3º singolare ἔβη
βῇ
βαίη
βήτω
βῆτον
βαῖτον / βαίητον βῆτον
2º duale
ἔβητον
-
ἐβήτην
βῆτον
βαίτην / βαιήτην βήτων
1º plurale ἔβημεν
βῆμεν
βαῖμεν / βαίημεν
2º plurale ἔβητε
βῆτε
βαῖτε / βαίητε
3º plurale ἔβησαν
βῆσιν
βαῖεν / βαίησαν βάντων / βήτωσαν
3º duale
βῆτε
Infinito
Participio
βῆναι masch. βάς femm. βᾶσα neu. βάν
Una forma particolare di aoristo fortissimo: l'aoristo cappatico
L'aoristo cappatico è quello che caratterizza tre dei quattro verbi in -μι che hanno il raddoppiamento
nel tema del presente, cioè τίθημι "porre", δίδωμι "dare" e ἵημι "mandare" (il quarto è ἵστημι
"collocare" che ha il normale aoristo atematico ἔστην se intransitivo oppure l'aoristo debole ἔστησα
se transitivo). Si chiama cappatico perché nelle tre persone singolari dell'indicativo attivo viene
inserito un -κ- di ampliamento al tema verbale. Le terminazioni al singolare attivo sono perciò -κα, κας,
-κε(ν),
modellate
per
analogia
con
il
perfetto.
Per quanto riguarda i gradi apofonici, si osserva la seguente distribuzione:


grado allungato (δω-, θη-, ἡ-): singolare dell'indicativo attivo, tutto il congiuntivo (si fonde
con la regolare vocale congiuntiva allungata);
grado breve (δο-, θε-, ἑ-): plurale e duale dell'indicativo attivo, indicativo medio, tutto
l'ottativo (si unisce all'interfisso caratteristico -ιη-/-ι- creando dittongo), tutto l'imperativo,
tutto l'infinito.
Per quanto riguarda l'aumento di ἵημι, occorre ricordare che la radice è jε-/jη-, che diventa ἑ-/ἡ- per
caduta dello jod; al grado lungo avremo quindi ἐ.jη- > ἐ.ἡ- > ἡ-, mentre al grado breve ἐ.jε- > ἐ.ἑ- >
εἱ-. Da notare che i suoi congiuntivo, ottativo e infinito attivi corrispondono a quelli del presente di
εἰμί con l'aggiunta dello spirito aspro.
Struttura morfemica dell'aoristo cappatico ἔδωκα, "io diedi":
Aumento sillabico Radice verbale Ampliamento caratteristico Terminazione
ἔ-
-δω-
-κ-
-α
Aoristo cappatico di δίδωμι, "dare"
Indicativ Congiuntiv Ottativ Imperativ Indicativ Congiuntiv
o attivo
o attivo o attivo o attivo o medio
o medio
1º
ἔδωκα
singolar
δῶ
δοίην
-
ἐδόμην
δῶμαι
Ottativ
Imperativ
o
o medio
medio
δοίμην
-
e
2º
singolar ἔδωκας
e
δῷς
δοίης
δός
ἔδου (<
*ἔδοσο)
δῷ (<
*δώησαι)
δοῖο (< δοῦ (<
*δοῖσο) *δόσο)
3º
singolar ἔδωκεν
e
δῷ
δοίη
δότω
ἔδοτο
δῶται
δοῖτο
2º duale ἔδοτον
δῶτον
δοῖτον /
δότον
δοίητον
ἔδοσθον
δῶσθον
δοῖσθον δόσθον
3º duale ἐδότην
δῶτον
δοίτην /
δότων
δοιήτην
ἐδόσθην
δῶσθον
δοίσθην δόσθων
1º
ἔδομεν
plurale
δῶμεν
δοῖμεν /
δοίημεν
ἐδόμεθα
δώμεθα
δοίμεθα
2º
ἔδοτε
plurale
δῶτε
δοῖτε /
δοίητε
ἔδοσθε
δῶσθε
δοῖσθε
δόσθε
3º
ἔδοσαν
plurale
δῶσιν
δοῖεν / δόντων
δοίησαν δότωσαν
ἔδοντο
δῶνται
δοῖντο
δόσθων /
δόσθωσαν
Infinito
attivo
Participio attivo
masch.
δοῦναι
δούς femm. δοῦσα neu.
δόν
-
δότε
Infinito
medio
δόσθω
-
Participio medio
δόμενος femm. δομένη neu.
δόμενον
masch.
δόσθαι
Struttura morfemica dell'aoristo cappatico ἔθηκα, "io posi":
Aumento sillabico Radice verbale Ampliamento caratteristico Terminazione
ἔ-
-θη-
-κ-
-α
Aoristo cappatico di τίθημι, "porre"
Indicativ Congiuntiv Ottativ Imperativ Indicativ Congiuntiv
o attivo
o attivo o attivo o attivo o medio
o medio
1º
ἔθηκα
singolar
θῶ
θείην
-
ἐθέμην
θῶμαι
Ottativ
Imperativ
o
o medio
medio
θείμην
-
e
2º
singolar ἔθηκας
e
θῇς
θείης
θές
ἔθου (<
*ἔθεσο)
θῇ (<
*θήησαι)
θεῖο (< θοῦ (<
*θεῖσο) *θέσο)
3º
singolar ἔθηκεν
e
θῇ
θείη
θέτω
ἔθετο}
θῆται
θεῖτο
2º duale ἔθετον
θῆτον
θεῖτον /
θέτον
θείητον
ἔθεσθον
θῆσθον
θεῖσθον θέσθον
3º duale ἐθέτην
θῆτον
θείτην /
θέτων
θειήτην
ἐθέσθην
θῆσθον
θείσθην θέσθων
1º
ἔθεμεν
plurale
θῆμεν
θεῖμεν /
θείημεν
ἐθέμεθα
θήμεθα
θείμεθα
2º
ἔθετε
plurale
θῆτε
θεῖτε /
θείητε
ἔθεσθε
θῆσθε
θεῖσθε
θέσθε
3º
ἔθεσαν
plurale
θῆσιν
θεῖεν / θέντων /
θείησαν θέτωσαν
ἔθεντο
θῆνται
θεῖντο
θέσθων /
θέσθωσαν
Infinito
attivo
Participio attivo
masch.
θεῖναι
θείς femm. θεῖσα neu.
θέν
-
θέτε
Infinito
medio
θέσθω
-
Participio medio
θέμενος femm. θεμένη neu.
θέμενον
masch.
θέσθαι
Struttura morfemica dell'aoristo cappatico ἧκα, "io mandai":
Aumento sillabico + radice verbale Ampliamento caratteristico Terminazione
ἧ- (< *ἐ-jη-)
-κ-
-α
Aoristo cappatico di ἵημι, "mandare"
Indicativ Congiuntiv Ottativ Imperativ Indicativ Congiuntiv
o attivo
o attivo o attivo o attivo o medio
o medio
1º
singolar ἧκα
e
ὧ
εἵην
-
εἵμην
ὧμαι
Ottativ
Imperativ
o
o medio
medio
εἵμην
-
2º
singolar ἧκας
e
ᾗς
εἵης
ἕς
εἷσο
ᾗ (<
*ἥησαι)
εἷο (<
*ἕισο)
οὗ (<
*ἕσο)
3º
singolar ἧκεν
e
ᾗ
εἵη
ἕτω
εἷτο
ἧται
εἷτο
ἕσθω
2º duale εἷτον
ἧτον
εἷτον /
ἕτον
εἷητον)
εἷσθον
ἧσθον
εἷσθον
ἕσθον
3º duale εἵτην
ἧτον
εἷτην
ἕτων
/εἱήτην
εἵσθην
ἧσθον
εἵσθην
ἕσθων
1º
εἷμεν
plurale
ὥμεν
εἷμεν /
εἵημεν
εἵμεθα
ὥμεθα
εἵμεθα
-
2º
εἷτε
plurale
ἧτε
εἷτε /
εἷητε
εἷσθε
ἧσθε
εἷσθε
ἕσθε
3º
εἷσαν
plurale
ὧσιν
εἷεν /
ἕντων /
εἵησαν) ἕτωσαν
εἷντο
ὧνται
εἷντο
ἕσθων /
ἕσθωσαν
-
ἕτε
Infinito attivo
Participio attivo
Infinito medio
Participio medio
εἷναι
masch. εἵς femm. εἷσα neu. ἕν ἕσθαι
masch. ἕμενος femm. ἑμένη neu. ἕμενον
Aoristo passivo
Giacché come si è già detto l'aoristo distingue la diatesi media da quella passiva, per quest'ultima
esiste una forma a parte di aoristo. Esso si divide in:

aoristo passivo debole o primo, proprio dei temi in vocale, dittongo, la maggior parte dei
temi in consonante muta e pochi temi in liquida e nasale, soprattutto apofonici; si distingue
per il suffisso -θη- a cui si aggiungono le desinenze dell'aoristo atematico. I temi in vocale
allungano la vocale finale (α puro > α lungo; α impuro > η).
Aumento Radice Interfisso caratteristico Terminazione
ἐ
-λύ-
-θη-
-ν
aoristo passivo forte o secondo, proprio dei temi in consonante, prevalentemente liquida e
nasale ma anche alcuni in consonante muta. La sua caratteristica è il suffisso -η-, meno
riconoscibile, cui si aggiungono, ancora una volta, le terminazioni dell'aoristo atematico.
Aumento Radice Interfisso caratteristico Terminazione
ἐ-
-φάν-
-η-
-ν
Circa una trentina di verbi in liquida, nasale e consonante muta presentano regolarmente sia forme
di aoristo debole che di aoristo forte; ciò vale anche per una quindicina di verbi apofonici, che
formano i rispettivi aoristi passivi dal grado richiesto da ciascuno (debole = grado medio; forte =
grado ridotto).
Aoristo passivo debole
Nell'aoristo passivo debole, a causa dell'aspirata -θ- del suffisso, i temi in labiale e velare si
cambiano nell'aspirata corrispondente:
ὁράω > ὤφθην (da *ὤπ-θην); τάσσω > ἐτάχθην (da *ἐ-τάγ-θην)
Le dentali mutano in σ davanti a θ: κομίζω > ἐκομίσθην (da κομιδ-). Attenzione a non confondere
queste forme con quelle di alcuni temi in vocale che ripristinano un σ che è nel tema verbale ma è
caduto al presente: σπάω > ἐσπάσθην.
Per quanto riguarda i temi apofonici, l'aoristo debole utilizza solitamente il grado medio (es.
ἐλείφθην < λιπ-/λειπ-/λοιπ- da λείπω). Invece, i temi con apofonia del genere ᾰ/η si trovano al grado
allungato (η).
Coniugazione dell'aoristo passivo primo o debole: νικάω, "vincere".
Indicativo
Congiuntivo Ottativo
Imperativo
1º singolare ἐνικήθην
νικηθῶ
νικηθείην
2º singolare ἐνικήθης
νικηθῇς
νικηθείης νικήθητι
3º singolare ἐνικήθη
νικηθῇ
νικηθείη
-
νικηθήτω
2º duale
ἐνικήθητον
νικηθῆτον
νικηθεῖτον νικήθετον
3º duale
ἐνικηθήτην
νικηθῆτον
νικηθείτην νικηθήτων
1º plurale ἐνικήθημεν
νικηθῶμεν
νικηθεῖμεν
2º plurale ἐνικήθητε
νικηθῆτε
νικηθεῖτε
3º plurale ἐνικήθησαν
νικηθῶσι
νικηθεῖεν νικηθέντον / νικηθήτωσαν
Infinito
Participio
νικήθητε
νικηθῆναι
νικηθείς, νικηθεῖσα, νικηθέν
Aoristo passivo forte
Sulla formazione dell'aoristo passivo forte c'è solo da precisare che i temi apofonici usano il grado
zero.
Coniugazione dell'aoristo passivo secondo o forte: φαίνω, "mostrare, sembrare, apparire".
Indicativo
Congiuntivo Ottativo
Imperativo
1º singolare ἐφάνην
φανῶ
φανείην
2º singolare ἐφάνης
φανῇς
φανείης φάνηθι
3º singolare ἐφάνη
φανῇ
φανείη
-
φανήτω
2º duale
ἐφάνητον
φανῆτον
φανεῖτον φάνητον
3º duale
ἐφανήτην
φανῆτον
φανείτην φανήτων
1º plurale ἐφάνημεν
φανῶμεν
φανεῖμεν
2º plurale ἐφάνητε
φανῆτε
φανεῖτε φάνητε
3º plurale ἐφάνησαν
φανῶσι
φανεῖεν φανέντων / φανήτωσαν
Infinito
φανῆναι
Participio
φανείς, φανεῖσα, φανέν
-
IL PERFETTO
Il raddoppiamento
Il raddoppiamento è la caratteristica peculiare del perfetto; esso consiste, nella sua forma più
semplice, nel raddoppiamento, appunto, della consonante iniziale di una radice seguita dalla vocale
ε: dal tema λυ- di λύω avremo quindi λελυ-, che è appunto il tema del perfetto di questo verbo;
questo raddoppiamento è detto raddoppiamento normale. Diversamente dall'aumento, il
raddoppiamento è parte integrante del tema del perfetto e lo si troverà quindi in tutti i modi.
Poiché il raddoppiamento è la caratteristica principale del perfetto occorre soffermarsi sulle sue
particolarità.
Temi in consonante
I temi in consonante hanno solitamente il raddoppiamento normale; alcuni temi, tuttavia, hanno il
cosiddetto raddoppiamento vocalico che consiste nel premettere ἐ- al tema verbale (è in sostanza
uguale all'aumento sillabico). Questi verbi sono:

quelli inizianti in consonante doppia (ζ, ξ, ψ) e quelli inizianti con due o più consonanti. A
quest'ultimo gruppo fanno eccezione i temi che presentano il gruppo muta + liquida o nasale
(κρίνω > κέ-κρικα) tranne i temi in -γν- (γιγνώσκω > ἔγνωκα), κτάομαι (> κέκτηκα) e πίπτω
(> πέπτωκα);

quelli in ῥ-, che presentano lo stesso fenomeno osservato nell'aumento, ossia dopo ἐ- si
raddoppia il rho (ῥίπτω > ἔρριφα).
In base alla legge di Grassmann, i temi che iniziano per aspirata formano il raddoppiamento con il
valore sordo del loro gruppo; sarà quindi φ -> π, χ -> κ, θ -> τ (φύω > πέφυκα, χαίρω > κεχάρηκα,
τίθημι > τέθηκα, ecc.).
Temi in vocale
I temi che iniziano per vocale, non potendo avere un vero raddoppiamento, ricorrono all'aumento
temporale, con le stesse regole viste per l'imperfetto e l'aoristo, trattato come raddoppiamento.
Alcuni verbi che cominciano per α, ε, ο hanno forme di raddoppiamento attico. Queste, che come
si può dedurre dalla denominazione sono tipiche del dialetto attico, benché sporadicamente presenti
anche in Omero, consistono nella ripetizione delle prime due lettere del tema con allungamento
della seconda vocale: ὀρύσσω -> ὀρώρυχα (t.v. ὀρυχ-), ἀλείφω -> ἀλήλιφα (t.v. ἀλιφ-).
Il verbo ἐγείρω ha un perfetto forte ἐγρήγορα accanto a quello debole ἐγήγερκα, con
raddoppiamento attico. Il tema è apofonico e presenta nel primo esempio il grado forte con
l'aumento (ἠγορ < ἐγορ) preceduto dal grado zero dell'apofonia (ἐγρ-).
Il perfetto è uno dei quattro tempi principali del verbo greco che concorre a formare la voce del
paradigma verbale. A differenza del perfetto latino, il perfetto greco è considerato un tempo
principale e lo si deduce dal fatto che nella sua formazione, all'indicativo, vengano utilizzate le
desinenze principali.
Aspetto verbale del perfetto
Dal punto di vista aspettuale il perfetto può avere due valori:

Valore stativo: è proprio dei perfetti di formazione più antica, che sono intransitivi e si
traducono col presente, dal momento che rimarcano una situazione permanente nel presente
come conseguenza di un'azione compiuta.
φύω "genero" > πέφυκα, "sono [per natura]" (perché "sono stato generato", "sono nato");
θνῄσκω "morire" > τέθνηκα "sono morto" (= "mi trovo ora ad essere morto perché
precedentemente ho perso la vita")
Esiste una certa quantità di verbi che si rendono in italiano così, e i più comuni sono riportati, in
ordine alfabetico, qui sotto.
δέδια (pf. debole e atematico), "temo", da δείδω
ἔγνωκα, "so", da γιγνώσκω
ἐγρήγορα, "sono sveglio", da ἐγείρω "sveglio"(trans.)
εἴωθα, "sono solito", da ἔθω (cfr. ἦθος, "costume, abitudine", equiv. al latino mos)
ἔοικα, "sono simile", privo di presente
κέκτημαι, "possiedo", da κτάομαι "acquisto"
μέμνημαι, "ricordo", da μιμνήσκω
οἶδα (dalla radice ἰδ-/εἰδ-/οἰδ- "vedere"), "so" (perché, letteralmente, "ho visto, sono stato
testimone")
πέποιθα, "confido", da πείθω (cfr. aoristo forte ἔπιθον con lo stesso significato)
πέφυκα, "sono per natura, per indole", da φύω "genero"
τέθηλα, "sono fiorito (adesso)", da θάλλω "fiorire"

Valore resultativo: è proprio dei perfetti di formazione recente, che hanno valore transitivo e
si traducono con il passato prossimo, dal momento che rimarcano il risultato in sé di
un'azione compiuta.
γράφω "scrivo" > γέγραφα "ho scritto"
Infine, come nell'aoristo, distinguiamo:
- Perfetto debole o primo: è proprio di tutti i verbi in vocale o dittongo, di quasi tutti i verbi in
dentale e di molti verbi in liquida o nasale. La caratteristica principale di questo tipo di perfetto è la
presenza del suffisso -κ- nella sua formazione
- Perfetto forte o secondo: è proprio di tutti i verbi in labiale e gutturale, di alcuni verbi in liquida o
nasale, di pochissimi verbi in dentale. A differenza del perfetto debole, il perfetto forte non presenta
il suffisso -κ- nella sua formazione. Per analogia con i verbi la cui radice termina in aspirata (ad
esempio τρέφω, radice τρεφ-/τροφ-/τραφ-, perfetto τέτροφα), si riscontra aspirazione anche nel
tema di alcuni perfetti in labiale e in velare che non dovrebbero averla (ἄγω, radice ἀγ-, perfetto
ἦχα; κόπτω, radice κοπ-, perfetto κέκοφα); non è possibile prevedere quali verbi sviluppino questo
cosiddetto perfetto aspirato.
- Perfetto fortissimo o terzo o atematico: è il tipo di perfetto più antico ed aggiunge le desinenze
principali direttamente al tema verbale (con o senza raddoppiamento). Soltanto il perfetto οἶδα "so"
presenta una flessione completa. Gli altri perfetti fortissimi appartengono a voci verbali isolate o
sporadiche, oppure hanno coniugazione mista (voci proprie del perfetto debole e altre del perfetto
fortissimo).
Il participio
A differenza dei participi di altri tempi, che derivano tutti da temi in -οντ- come con presente,
aoristi attivi e medi e il futuro, oppure in -εντ- come gli aoristi passivi e i verbi in -μι, il perfetto
forma il participio maschile e neutro sulla base di un tema in dentale semplice -οτ-; il femminile fa
parte invece dei nomi in -υῖα. Possiamo vedere che la forma del maschile è λελυκώς, il cui
nominativo deriva da *λελυκοτς > λελυκώς per caduta di τ e allungamento apofonico (non di
compenso come succede con gli altri participi) di ο in ω.
Notevole il fatto che al congiuntivo, all'ottativo e all'imperativo (e talvolta anche all'indicativo) il
perfetto ricorra spesso a forme perifrastiche, formate dal participio perfetto e dalle forme del
presente di εἰμί:
congiuntivo: λελυκὼς ὦ (anche λελύκω), ottativo: λελυκὼς εἴην (anche λελύκοιμι),
imperativo: λελυκὼς ἴσθι (anche λέλυκε)
Si trova qualcosa di analogo nel latino parlato e scritto nel Medioevo, durante il regresso culturale
che corruppe il latino e fece nascere l'italiano; accadde che alle forme di perfetto canoniche se ne
accostò una composta da participio perfetto + avere, che non esisteva nel latino classico. Così "io ho
detto" veniva anche espresso con dictum habeo, nel senso di "ho qualcosa di detto (dictum)".
Perfetto primo o debole
Coniugazione del perfetto primo o debole: λύω, "sciogliere"
Indicativo
Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
1º
λέλυκα
singolare
λελύκω (λελυκὼς ὦ)
λελύκοιμι (λελυκὼς
εἴην)
2º
λέλυκας
singolare
λελύκῃς (λελυκὼς
ᾖς)
λελύκοις (λελυκὼς
εἴης)
λέλυκε (λελυκὼς ἴσθι)
3º
λέλυκε(ν)
singolare
λελύκῃ (λελυκὼς ᾖ)
λελύκοι (λελυκὼς
εἴη)
λελυκέτω (λελυκὼς ἔστω)
2º duale λελύκατον
λελύκητον
λελύκοιτον
λελύκετον (λελυκότε ἔτον)
(λελυκότε ἦτον)
(λελυκότε εἶτον)
3º duale λελύκατον
λελύκητον
(λελυκότε ἦτον)
λελυκοίτην
(λελυκότε εἴτην)
λελυκέτων (λελυκότε ἔτων)
1º plurale λελύκαμεν
λελύκωμεν
(λελυκότες ὦμεν)
λελύκοιμεν
(λελυκότες εἶμεν)
-
2º plurale λελύκατε
λελύκητε (λελυκότες λελύκοιτε
(λελυκότες εἶτε)
ἦτε)
λελύκετε (λελυκότες ἔστε)
3º plurale λελύκασι(ν)
λελύκωσιν
(λελυκότες ὦσιν)
λελυκόντων (λελυκέτωσαν)
(λελυκότες ὄντων)
Infinito
Participio
λελυκέναι
λελυκώς, λελυκυῖα,
λελυκός

λελύκοιεν
(λελυκότες εἶεν)
la forma dell'imperativo λελυκέτωσαν è attica.
Perfetto II o forte
Coniugazione del perfetto forte o secondo:φαίνω, "mostrare"
Indicativo
Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
1º
πέφηνα
singolare
πεφήνω (πεφηνὼς
ὦ)
πεφήνοιμι (πεφηνὼς
εἴην)
2º
πέφηνας
singolare
πεφήνῃς (πεφηνὼς
ᾖς)
πεφήνοις (πεφηνὼς
εἴης)
πέφηνε (πεφηνὼς ἴσθι)
3º
πέφηνε
singolare
πεφήνῃ (πεφηνὼς ᾖ)
πεφήνοι (πεφηνὼς
εἴη)
πεφηνέτω (πεφηνὼς ἔστω)
2º duale πεφήνατον
πεφήνητον
(πεφηνότε ἦτον)
πεφήνοιτον
(πεφηνότε εἶτον)
πεφήνετον (πεφηνότε ἔτον)
3º duale πεφήνατον
πεφήνητον
(πεφηνότε ἦτον)
πεφηνοίτην
(πεφηνότε εἴτην)
πεφηνέτων (πεφηνότε ἔτων)
πεφήνωμεν
πεφήνοιμεν
-
1º plurale πεφήναμεν
(πεφηνότες ὦμεν)
(πεφηνότες εἶμεν)
2º plurale πεφήνατε
πεφήνητε
(πεφηνότες ἦτε)
πεφήνοιτε
(πεφηνότες εἶτε)
πεφήνετε (πεφηνότες ἔστε)
3º plurale πεφήνασι(v)
πεφήνωσιν
(πεφηνότες ὦσιν)
πεφήνοιεν
(πεφηνότες εἶεν)
πεφηνόντων (πεφηνέτωσαν)
(πεφηνότες ὄντων)
Infinito
Participio
πεφηνέναι
πεφηνώς, πεφηνυῖα,
πεφηνός

anche il perfetto forte ha la forma attica, piuttosto rara, πεφηνέτωσαν.

l'Infinito ha la vocale tematica -ε-.

il solo tema in vocale che segue la coniugazione del perfetto forte è ἀκούω "ascolto" che fa
ἀκήκοα (con raddoppiamento attico); questo perché originariamente il tema terminava in
digamma che si è vocalizzato: *ἀκοϝω > ἀκούω.
Perfetto III o fortissimo o atematico
Coniugazione del perfetto fortissimo o terzo atematico οἶδα, "so"
Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo
1º singolare οἶδα
εἰδῶ
εἰδείην
-
2º singolare οἶσθα
εἰδῇς
εἰδείης
ἴσθι
3º singolare οἶδε(ν)
εἰδῇ
εἰδείη
ἴστω
1º plurale ἴσμεν
εἰδῶμεν
εἰδεῖμεν -
2º plurale ἴστε
εἰδῆτε
εἰδεῖτε
ἴστε
3º plurale ἴσασι
εἰδῶσι(ν)
εἰδεῖεν
ἴστων
2º duale
ἴστον
εἰδῆτον
εἰδεῖτον ἴστον
3º duale
ἴστον
εἰδῆτον
εἰδείτην ἴστων
Infinito
εἰδέναι
Participio
εἰδώς, εἰδυῖα, εἰδός

nella coniugazione si alternano i gradi del tema apofonico ϝιδ-/ϝειδ-/ϝοιδ- (cfr. latino video,
tedesco wissen "sapere", inglese wise "saggio") che esprime l'idea di "vedere". Il
congiuntivo e l'ottativo usano il grado medio, mentre il l'imperativo e il plurale e il duale
dell'indicativo il grado zero. Il grado forte è utilizzato solo dal singolare dell'indicativo.

a dimostrazione di quanto sia arcaica questa formazione di perfetto, la 2º singolare
dell'indicativo ha la desinenza -θα, in comune con l'imperfetto di εἰμί, e quella
dell'imperativo la desinenza -θι, come quella dell'aoristo terzo e del verbo "essere", a cui è
perfettamente identica.

la 2º persona sing. e plur. dell'indicativo mutano regolarmente la -δ- del tema in -σ- davanti
alle dentali delle rispettive desinenze.

la 3º plur. dell'indicativo muta per analogia alle altre persone la -δ- in -σ- (*ϝιδṇτι > *ἰδατι >
ἴσασι).
Coniugazione del perfetto fortissimo o terzo atematico δέδια, "temo"
Indicativo
Congiuntivo Ottativo Imperativo
1º singolare δέδια
δεδίω
-
-
2º singolare δέδιας
δεδίῃς
-
δέδιθι
3º singolare δέδιε
δεδίῃ
δεδιείη
δεδίτω
1º plurale δέδιμεν
δεδίωμεν
-
-
2º plurale δέδιτε
δεδίητε
-
-
3º plurale δεδίασι(ν)
δεδίωσι(ν)
-
δεδίντων
2º duale
δέδιτον
δεδίητον
-
δέδιτον
3º duale
δέδιτον
δεδίητον
-
δεδίτων
Infinito
Participio
δεδιέναι
δεδιώς, δεδιυῖα, δεδιός

δέδια deriva dal verbo δείδω (il quale anticamente era anch'esso un perfetto) che ha il tema
apofonico δϝιδ-/δϝειδ-/δϝοιδ-, in cui il digamma cade senza lasciare traccia. Dal grado
debole si formano il presente, il futuro e l'aoristo mentre dai gradi zero e forte si formano
rispettivamente i perfetti δέδια e δέδοικα, regolare perfetto debole.

a differenza di οἶδα, δέδια usa soltanto il grado zero δϝιδ- nel corso della coniugazione.

esiste un'unica forma attestata di ottativo, ed è la 3º pers. sing. δεδιείη.

una forma attica alternativa all 3º pers. plur. dell'omperativo è δεδίτωσαν.
Coniugazione del perfetto fortissimo o terzo atematico ἔοικα, "assomiglio", "sembra che io"
Indicativo
Congiuntivo
Ottativo Imperativo
1º singolare
ἔοικα
ἐοίκω
ἐοίκοιμι -
2º singolare
ἔοικας
ἐοίκῃς
-
-
3º singolare
ἔοικε(ν)
-
ἐοίκοι
-
1º plurale
ἐοίκαμεν (ἔοιγμεν)
-
-
-
2º plurale
ἐοίκατε
-
-
-
3º plurale
ἐοίκασι(ν) (ἐοίξασι[ν])
-
-
-
2º duale
ἐοίκατον
-
-
-
3º duale
ἐοίκατον
-
-
-
Infinito
Participio
ἐοικέναι (εἰκέναι) ἐοικώς (εἰκώς), ἐοικυῖα (εἰκυῖα), ἐοικός (εἰκός)


si forma dalla radice ϝικ-/ϝεικ-/ϝοικ-, dal cui grado forte si forma (con regolare
raddoppiamento: *ϝέϝοικα, con conseguente caduta dei digamma) tutta la coniugazione;
l'infinito e il participio possono anche formarsi dal grado zero con raddoppiamento
(*ϝεϝικέναι) o dal grado medio senza raddoppiamento (*ϝεικέναι).
dalla stessa radice si ricava il verbo ἐΐσκω "rendere simile", di cui però ἔοικα non è
considerato essere il perfetto.
Perfetto misto
Esiste un tipo di perfetto le cui forme oscillano tra quelle del perfetto debole, caratterizzate dal
suffisso -κ-, e quelle del perfetto atematico. I due verbi che hanno questo tipo di perfetto sono βαίνω
e θνῄσκω, i cui perfetti fanno βέβηκα e τέθνηκα; tuttavia soltanto il modo indicativo, participio e
infinito hanno una coniugazione completa di tutte le forme, mentre gli altri modi presentano solo
voci sparse e isolate.
Coniugazione di βαίνω
Singolare
Plurale
Duale
1º persona βέβηκα
βέβαμεν
-
2º persona βέβηκας
βέβατε
βέβατον
3º persona βέβηκε(ν) βέβασι(ν)
Infinito
βεβάναι
βέβατον
Participio
βεβαώς (βεβώς), βεβῶσα (βεβαυῖα), βεβηκός (βεβαός)

come si può notare, le forme dell'indicativo usano al singolare il grado βη- dell'apofonia e
sono di perfetto debole, mentre al plurale ed al duale si usa il grado βα- ed è un tipo di
perfetto atematico.

esiste un'unica forma accertata di congiuntivo ed è la 3º pers. plur. βεβῶσι(ν); ottativo e
imperativo non hanno forme attestate.

anche il participio usa il grado βα-. Il femminile è modellato sui participi dei verbi contratti
in -άω, e il neutro è un perfetto debole.

il participio presenta forma alternative: βεβώς è la contrazione di βεβαώς, βεβῶσα è
analogico; βεβαυῖα ha la regolare terminazione del perfetto, mentre βεβηκός è una forma di
perfetto debole.
Coniugazione di θνῄσκω
Visto che in questo caso le forme attestate sono di più, converrà fare un elenco dei modi diversi da
indicativo, congiuntivo e participio:

1º pers. sing. congiuntivo: τεθνήκω.

1º pers. sing. ottativo: τεθναίην.

Imperativo: 2º pers. sing. τέθναθι e 3º pers. sing. τεθνάτω.
Singolare
Plurale
Duale
1º persona τέθνηκα
τέθναμεν
-
2º persona τέθνηκας
τέθνατε
τέθνατον
3º persona τέθνηκε(ν)
τέθνασι
τέθνατον
Infinito
Participio
τεθνάναι (τεθνηκέναι) τεθνεώς, τεθνεῶσα, τεθνεός

per la distribuzione delle forme deboli e atematiche valgono le stesse osservazioni fatte
prima.

il participio deriva sempre dal tema θνη- che subisce abbreviamento in quanto primo
elemento del dittongo ηω seguito da consonante (ς).

del participio esiste anche la forma debole con suffisso -κ-: τεθνηκώς, -υῖα, -ός.
Perfetto medio-passivo
Il perfetto medio-passivo si ottiene unendo al tema del perfetto le normali desinenze della diatesi
medio-passiva del presente (-μαι, -σαι, -ται etc.). Esiste una sola forma, atematica, per tutti i verbi.
Come conseguenza i temi in consonante presenteranno fenomeni fonetici a contatto con la prima
consonante delle terminazioni personali (μ, σ, τ, σθ). Questi sono illustrati nella seguente tabella (in
orizzontale l'uscita del tema verbale, in verticale le terminazioni personali):
μ
σ τ σθ
π, β, φ μμ
ψ πτ φθ
κ, γ, χ γμ
ξ κτ χθ
τ, δ, θ σμ
σ στ σθ
ν
σμ, μμ νσ ντ νθ
I temi in vocale e in dittongo rimangono invariati, così come pure i temi in liquida (λ, ρ) e nasale (μ,
ν).
Perfetto medio-passivo indicativo, imperativo, infinito e participio di θύω, βλάπτω, πράσσω e
ἐλπίζω
Indicativo
1º
τέθυμαι
singolare
βέβλαμμαι
πέπραγμαι
ἤλπισμαι
2º
τέθυσαι
singolare
βέβλαψαι
πέπραξαι
ἥλπισαι
3º
τέθυται
singolare
βέβλαπται
πέπρακται
ἤλπισται
1º plurale τεθύμεθα
βεβλάμμεθα
πεπράγμεθα
ἠλπίσμεθα
2º plurale τέθυσθε
βέβλαφθε
πέπραχθε
ἤλπισθε
3º plurale τέθυνται
βεβλαμμένοι, -αι, -α
εἰσί(ν)
πεπραγμένοι, -αι, -α
εἰσί(ν)
ἠλπισμένοι, -αι, -α
εἰσί(ν)
2º duale
τέθυσθον
βέβλαφθον
πέπραχθον
ἤλπισθον
3º duale
τέθυσθον
βέβλαφθον
πέπραχθον
ἤλπισθον
2º
τέθυσο
singolare
βέβλαψο
πέπραξο
ἤλπισο
3º
τεθύσθω
singolare
βεβλάφθω
πεπράχθω
ἠλπίσθω
2º plurale τέθυσθε
βέβλαφθε
πέπραχθε
ἤλπισθε
3º plurale τεθύσθων
βεβλάφθων
πεπράχθων
ἠλπίσθων
2º duale
τέθυσθον
βέβλαφθον
πέπραχθον
ἤλπισθον
3º duale
τεθύσθων
βεβλάφθων
πεπράχθων
ἠλπίσθων
τεθύσθαι
βεβλάφθαι
πεπράχθαι
ἠλπίσθαι
Imperativo
Infinito
Participio
τεθυμένος, -η, ον


βεβλαμμένος, -η, -ον
πεπραγμένος, -η, -ον
ἠλπισμένος, -η, -ον
la formazione perifrastica (participio + εἰμί) delle terze persone plurali dell'indicativo è un recente
atticismo; nella forma più antica e nel dialetto ionico, come anche quello omerico, la desinenza
regolare era -ᾱται (< *ṇται): πεπράγαται, βεβλάβαται, ἠλπίδαται, ecc.
Si noti che il nominativo del participio maschile e neutro è sempre, irregolarmente, parossitono (non
ritrae infatti l'accento: -μένος, -μένον): questo consente di distinguere a colpo sicuro un participio
perfetto medio-passivo da qualsiasi altro tipo di participio.
Si è preferito trattare congiuntivo e ottativo separatamente, poiché si formano per mezzo di perifrasi
participio + εἰμί al congiuntivo e all'ottativo, analogamente alle terze persone plurali dell'indicativo
dei temi in consonante. Sono tuttavia attestate anche forme non perifrastiche. Si ricorda comunque
che anche le forme della precedente tabella possono presentare forme perifrastiche.
Congiuntivo
Ottativo
τεθυμένος, -η, -ον
Singolare
βεβλαμμένος, -η, -ον ὦ, ᾖς, ᾖ
εἴην, εἴης, εἴη
πεπραγμένος, -η, -ον
ἠλπισμένος, -η, -ον
τεθυμένοι, -αι, α
Plurale
βεβλαμμένοι, -αι, -α
ὦμεν, ἦτε, ὦσι(v) εἶμεν, εἶτε, εἶεν
πεπραγμένοι, -αι, -α
ἠλπισμένοι, -αι, -α
τεθυμένω, -ᾱ, -ω
Duale
βεβλαμμένω, -ᾱ, -ω
ἦτον, ἦτον
εἶτον, εἴτην
πεπραγμένω, -ᾱ, -ω
ἠλπισμένω, -ᾱ, -ω
IL PIUCCHEPERFETTO
Dallo stesso tema del perfetto, anteponendo al raddoppiamento l'aumento ἐ-, si ottiene il
piuccheperfetto, che, come l'imperfetto, esiste al solo modo indicativo; i verbi che portano il
raddoppiamento vocalico (es. ἔγνωκα, da γιγνώσκω) o, se in vocale, l'aumento temporale (es.
ἤγγελκα, da ἀγγέλλω) non aggiungono ovviamente nulla. Il suo valore è lo stesso del perfetto
(conserva il raddoppiamento), ma trasporta l'azione nel passato (porta l'aumento); non indica mai
anteriorità rispetto al perfetto, ma solo lo stato o il risultato nel passato derivanti da un'azione
precedente. È costruito con l'ampliamento -εσ- analogo al piuccheperfetto latino arcaico
(*amavesam > amaveram), che al singolare, trovandosi in posizione intervocalica, fa cadere il
sigma provocando contrazioni. Questo non succede al plurale e al duale in quanto l'ampliamento si
riduce alla sola -ε- e le uscite iniziano in consonante.
Piccheperfetto attivo
Anche il piuccheperfetto si distingue in debole, forte e fortissimo, con gli stessi criteri del perfetto.
Del perfetto fortissimo, tuttavia, fanno parte soltanto le coniugazioni di ᾔδη (da οἶδα, con valore di
imperfetto "sapevo") e ἐδεδίειν (da δέδια). Sono utilizzate due forme: una regolare, che utilizza
l'ampliamento -εσ-, e una alternativa, più recente, formata a partire dalla terza persona singolare
percepita come puro tema e quindi utilizzata come tema del resto della flessione aggiungendovi le
desinenze storiche atematiche.
Piuccheperfetto debole
Aumento Raddoppiamento Radice Interfisso
ἐ-
-λε-
-λύ-
-κ-
Terminazione
-η (< *-ε.α < *-εσ.α)
Forma base Forma alternativa
1º singolare ἐλελύκη
ἐλελύκειν
2º singolare ἐλελύκης
ἐλελύκεις
3º singolare ἐλελύκει
ἐλελύκει
1º plurale ἐλελύκεμεν ἐλελύκειμεν
2º plurale ἐλελύκετε
ἐλελύκειτε
3º plurale ἐλελύκεσαν ἐλελύκεισαν
2º duale
ἐλελύκετον ἐλελύκειτον
3º duale
ἐλελυκέτην ἐλελυκείτην

le forme alternative derivano dall'attico più recente del IV secolo a.C.; sono formate a
partire dalla terza singolare sentita come puro tema cui vengono aggiunte le desinenze
atematiche dei tempi storici.

per il singolare: 1º pers.: *ἐλελυκ.ε[σ].α > ἐλελύκη; il processo si ripete identico nelle altre
persone avendo come differenza le desinenza -ας (*-εσ.ας > *-ε.ας > -ης) e -ε (*-εσ.ε > *-ε.ε
> -ει) rispettivamente della 2º e 3º persona.

esistono anche forme perifrastiche composte con il participio perfetto + verbo εἰμί
all'imperfetto con lo stesso significato: λελυκὼς ἦν, λελυκὼς ἦσθα, ecc.
Piuccheperfetto forte
Il piuccheperfetto forte si coniuga esattamente come quello debole, senza però il suffisso -κ- ed è
proprio degli stessi verbi che hanno il perfetto forte; continua a essere presente il caratteristico
suffisso -εσ- che si riduce a -ε- nel plurale.
Aumento Raddoppiamento Radice
ἐ-
-πε-
Terminazione
-φήν- -η (< *-ε.α < *-εσ.α)
Forma base Forma alternativa
1º singolare ἐπεφήνη
ἐπεφήνειν
2º singolare ἐπεφήνης
ἐπεφήνεις
3º singolare ἐπεφήνει
ἐπεφήνει
1º plurale ἐπεφήνεμεν ἐπεφήνειμεν
2º plurale ἐπεφήνετε
ἐπεφήνειτε
3º plurale ἐπεφήνεσαν ἐπεφήνεισαν
2º duale
ἐπεφήνετον ἐπεφήνειτον
3º duale
ἐπεφηνέτην ἐπεφηνείτην
I piuccheperfetti fortissimi ᾔδη e ἐδεδίειv
Questi due piuccheperfetti presentano ciascuno due coniugazioni: ᾔδη, come gli altri
piuccheperfetti, ha sia la forma base che quella alternativa, mentre ἐδεδίειν, oltre ad avere la forma
fortissima, presenta anche una coniugazione di piuccheperfetto misto:
Piuccheperfetto ᾔδη, da οἶδα
Forma base Forma alternativa
1º singolare ᾔδη/ᾔδεα
ᾔδειν
2º singolare ᾔδης/ᾔδησθα ᾔδεις/ᾔδεισθα
3º singolare ᾔδεε(ν)/ᾔδη
ᾔδει(ν)
1º plurale ἤδεμεν/ᾖσμεν ᾔδειμεν
2º plurale ἤδετε/ᾖστε
ᾔδειτε
3º plurale ἤδεσαν/ᾖσαν) ᾔδεισαν
2º duale
-
ᾖστον
3º duale
-
ᾔστην
Piuccheperfetto ἐδεδίειν, da δέδια
Misto
Fortissmo
1º singolare ἐδεδοίκη (ἐδεδοίκειν) ἐδεδίειν
2º singolare ἐδεδοίκης (ἐδεδοίκεις) ἐδεδίεις
3º singolare ἐδεδοίκει
ἐδεδίει
1º plurale ἐδείδιμεν
ἐδέδιμεν
2º plurale -
ἐδέδιτε
3º plurale ἐδεδίεσαν (ἐδείδισαν) ἐδέδισαν
2º duale
-
ἐδέδιτον
3º duale
-
ἐδεδίτην
Piuccheperfetto medio-passivo
Per questa coniugazione del piuccheperfetto valgono le stesse regole fonetiche citate per il perfetto
medio-passivo, con l'unica differenza che questo usa, ovviamente, le desinenze medio-passive dei
tempi storici (-μην, -σο, -το etc.).
Aumento Raddoppiamento Radice Terminazione
ἐ-
-λε-
-λύ-
-μην
Temi in vocale (λύω) Temi in consonante (φαίνω, in nasale)
1º singolare ἐλελύμην
ἐπεφάσμην
2º singolare ἐλέλυσο
ἐπέφανσο
3º singolare ἐλέλυτο
ἐπέφαντο
1º plurale ἐλελύμεθα
ἐπεφάσμεθα
2º plurale ἐλέλυσθε
ἐπέφανθε
3º plurale ἐλέλυντο
πεφασμένοι ἦσαν (ἐπεφάνατο)
2º duale
ἐλέλυτον
ἐπέφαντον
3º duale
ἐλελύτην
ἐπεφάντην

Nei temi in consonante, l'uscita di terza singolare -ατο (da *-ṇτο con vocalizzazione di ν
diventato sonante davanti a consonante) è quella originale, ma poco usata nel dialetto attico
che preferisce invece la forma perifrastica.
Futuro perfetto
Esiste inoltre un futuro costruito sul tema del perfetto, detto per questo anche futuro a
raddoppiamento. Talvolta è detto anche futuro anteriore, ma la qualifica di anteriore è inesatta
perché, come detto, il greco esprime il tempo in modo assoluto, quindi questo futuro non esprime
mai l'anteriorità relativa al futuro semplice, ma soltanto il risultato o lo stato nel futuro derivante da
un'azione precedente.
Il futuro perfetto in origine possedeva senso desiderativo, ma successivamente a causa delle forti
affinità con il futuro e con il perfetto finì per trasportare nel futuro il valore del perfetto.
Si forma aggiungendo al tema del perfetto di un verbo il suffisso -σ- del futuro, con le stesse regole;
la coniugazione è identica a quella del futuro. Esiste alla diatesi attiva e a quella medio-passiva
(questo futuro, diversamente da quello semplice, unisce il medio e il passivo). In quanto futuro, ha
solo due modi finiti (indicativo e ottativo) e due forme nominali (infinito e participio).
Futuro perfetto attivo
Ha due forme: una monolettica (propria però solo di tre verbi) e una perifrastica (participio perfetto
attivo + futuro di εἰμί: λελυκὼς ἔσομαι, λελυκὼς ἔσῃ, λελυκὼς ἔσται, ecc.) usata da tutti gli altri
verbi.
I tre verbi che presentano la forma monolettica hanno tutti e tre il tema terminante in -κ- (i primi
due hanno il perfetto primo, l'ultimo viene da un perfetto fortissimo senza presente):



τεθνήξω (da θνῄσκω)
ἑστήξω (da ἵστημι)
εἴξω (dal grado medio ϝεικ- della radice del perfetto III senza presente ἔοικα)
Costruzione di εἴξω:
Radice senza raddoppiamento Caratteristica del futuro Terminazione
εἴκ-
-σ-
-ω
Costruzione di τεθνήξω (da θνῄσκω):
Raddoppiamento Radice Ampliamento del perfetto I Caratteristica del futuro Terminazione
τε-
-θνή-
Indicativo
-κ-
-σ-
Ottativo
1º singolare τεθνήξω
τεθνήξοιμι
2º singolare τεθνήξεις
τεθνήξοις
3º singolare τεθνήξει
τεθνήξοι
2º duale
τεθνήξεσθον
τεθνήξοιτον
3º duale
τεθνήξεσθον
τεθνηξοίτην
-ω
1º plurale τεθνήξομεν
τεθνήξοιμεν
2º plurale τεθνήξετε
τεθνήξοιτε
3º plurale τεθνήξουσιν
τεθνήξοιεν
Infinito
τεθνήξειν
Participio
τεθνήξων, τεθνήξουσα, τεθνῆξον
Futuro perfetto medio-passivo
La diatesi medio-passiva è molto più attestata di quella attiva; si forma unendo al tema del perfetto
il suffisso del futuro -σ- e le desinenze principali medio-passive con vocale tematica; esiste anche la
forma perifrastica formata dal participio perfetto medio-passivo e il futuro di εἰμί (λελυμένος
ἔσομαι ecc.).
Raddoppiamento Radice Caratteristica del futuro Vocale tematica Terminazione
λε-
-λύ-
-σ-
Indicativo
-ο-
-μαι
Ottativo
1º singolare λελύσομαι
λελυσοίμην
2º singolare λελύσῃ (< *λελύσεσαι)
λελύσοιο (< *λελύσοισο)
3º singolare λελύσεται
λελύσοιτο
2º duale
λελύσεσθον
λελύσοισθον
3º duale
λελύσεσθον
λελυσοίσθην
1º plurale λελυσόμεθα
λελυσοίμεθα
2º plurale λελύσεσθε
λελύσοισθε
3º plurale λελύσονται
λελύσοιντο
Infinito
Participio
λελύσεσθαι λελυσόμενος, λελυσομένη, λελυσόμενον
Esiste inoltre un futuro perfetto formato sul tema ἰδ-/εἰδ-/οἰδ-, e quindi derivante da οἶδα; il
significato sarà ovviamente "saprò" (per aver visto). Ha una forma media dal significato attivo
(εἴσομαι, da *εἴδ-σομαι) e una forma attiva (εἰδήσω, con ampliamento in -η-):
Indicativo attivo
Ottativo
attivo
Indicativo medio
Imperativo
medio
1º singolare εἰδήσω
εἰδήσοιμι
εἴσομαι
εἰσοίμην
2º singolare εἰδήσεις
εἰδήσοις
εἴσῃ
εἴσοιο
3º singolare εἰδήσει
εἰδήσοι
εἴσεται
εἴσοιτο
2º duale
εἰδήσετον
εἰδήσοιτον
εἴσεσθον
εἴσοισθον
3º duale
εἰδήσετον
εἰδησοίτην
εἴσεσθον
εἰσοίσθην
1º plurale
εἰδήσομεν
εἰδήσοιμεν
εἰσόμεθα
εἰσοίμεθα
2º plurale
εἰδήσετε
εἰδήσοιτε
εἴσεσθε
εἴσοισθε
3º plurale
εἰδήσουσι(ν)
εἰδήσοιεν
εἴσονται
εἴσοιντο
Infinito
attivo
εἰδήσειν
Participio attivo
εἰδήσων, εἰδήσουσα,
εἰδῆσον
Infinito medio
εἴσεσθαι
Participio medio
εἰσόμενος, εἰσομένη,
εἰσόμενον
SCHEDE DI SINTASSI DEL PERIODO (II ANNO)
1. Proposizioni completive dipendenti da verba timendi e impediendi
Le proposizioni dipendenti da verbi ed espressioni che indicano timore hanno in greco un costrutto
analogo a quello del latino. Sono introdotte da , se si desidera che una cosa non avvenga; da
se si desidera che una cosa avvenga. Il verbo va al congiuntivo o all’ottativo. Come in
latino, anche in greco i verba timendi, nel significato di non osare, esitare, sono seguiti
dall’infinito.
2. Il periodo ipotetico
Il periodo ipotetico risulta dall’unione due proposizioni, di cui una esprime una condizione detta
protasi (premessa) e l’altra la conseguenza che ne deriva ed è detta apodosi. Se l’apodosi è una
principale, si ha un periodo ipotetico indipendente, se è una subordinata, un periodo ipotetico
dipendente. In greco il periodo ipotetico può essere di quattro tipi:
1. Primo tipo o della realtà: presenta il modo indicativo nella protasi (introdotta da con negazione
) e generalmente l’indicativo nell’apodosi. La protasi può anche essere implicita.
2. Secondo tipo o dell’eventualità: presenta il modo congiuntivo nella protasi ( introdotta da
con negazione e generalmente l’indicativo (quasi sempre futuro) o l’imperativo
nell’apodosi. Se l’eventualità si riferisce al passato (protasi retrospettiva), invece del congiuntivo si
ha l’ottativo.
3. Terzo tipo o della possibilità: presenta il modo ottativo sia nella protasi (introdotta da con
negazione ), sia nell’apodosi (ottativo potenziale con la particella La protasi può essere
anche in forma implicita.
4. Quarto tipo o dell’irrealtà: presenta i tempi storici dell’indicativo sia nella protasi (introdotta da
con negazione ) sia nell’apodosi (con la particella . Generalmente l’imperfetto esprime
irrealtà nel presente, l’aoristo (più raramente il piuccheperfetto) irrealtà nel passato. La protasi può
essere in forma implicita.
Frequente è in greco l’uso di un periodo ipotetico misto, con apodosi e protasi appartenenti a tipi
diversi.
Nel periodo ipotetico dipendente la protasi conserva in genere le stesse forme che avrebbe se il
periodo fosse indipendente; l’apodosi si regola invece sul verbo reggente; pertanto va all’infinito in
dipendenza da verba dicendi o al participio predicativo, in dipendenza da verbi di percezione, di
regola con la particella , se si tratta di periodo ipotetico di quarto tipo. In forma esplicita
l’apodosi conserva i tempi e i modi del periodo indipendente, ma può trovarsi anche all’ottativo
obliquo.
3. Proposizioni relative
Le proposizioni relative sono introdotte da aggettivi, pronomi o avverbi relativi e correlativi; si
distinguono in relative proprie (o attributive) e relative improprie (o avverbiali). Le relative proprie
presentano in genere il modo indicativo, ma anche gli altri modi e costrutti delle proposizioni
principali (congiuntivo volitivo, ottativo desiderativo e potenziale, indicativo con potenziale del
passato o irreale, e talvolta perfino l’imperativo. Frequenti sono la prolessi (anticipazione) e
l’attrazione diretta del relativo. Le relative improprie corrispondono ad altrettante proposizioni
avverbiali (finali, consecutive, causali, ipotetiche) e pertanto sono variamente costruite, a seconda
del significato che esprimono.
4. Proposizioni finali
La proposizione finale, in forma esplicita, è introdotta dalle congiunzioni o dal
semplice se negativa . Il verbo è generalmente al congiuntivo, in dipendenza da un tempo
principale, all’ottativo, in dipendenza da un tempo storico. A volte il verbo è accompagnato dalla
particella  che mette in maggior rilievo il valore eventuale o possibile dell’azione. La
congiunzione è costruita anche col futuro indicativo. In forma implicita, la finale può essere
espressa da un infinito semplice, da un infinito retto da una preposizione, da un participio futuro con
o senza da un participio presente.
5. Proposizioni consecutive
La proposizione consecutiva, in forma esplicita, è introdotta dalle congiunzioni , in
correlazione con aggettivi, pronomi, avverbi del tipo e simili. La
negazione è (consecutiva obiettiva). Il verbo conserva gli stessi tempi e modi che la
proposizione avrebbe se fosse indipendente. In forma implicita, la consecutiva è introdotta dalle
stesse congiunzioni della forma esplicita, col verbo all’infinito semplice o costruito con l’accusativo
e l’infinito. La negazione è (consecutiva soggettiva). La consecutiva è costruita sempre con
l’infinito dopo una reggente negativa o quando costituisce un secondo termine di paragone o con le
correlazioni del tipo  e simili.

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