Disturbi da panico e agorafobia Disturbi da panico e agorafobia Peter Grob Copyright by: © Lundbeck (Schweiz) AG Cherstrasse 4 8152 Glattbrugg/ZH Indice 1.Introduzione 7 2. Che cos’è la paura? 2.1 La paura sana e la paura patologica 2.2 Ansia e difesa dall’ansia 2.3 L’ansia come processo di trasformazione 10 10 13 16 3. Suddivisione delle paure 18 4. Panico e agorafobia 4.1Sintomi 4.2 Cause, origine 4.3 Sistema neurovegetativo 4.4Stress 4.5 Circolo vizioso 1: pensieri catastrofici 4.6 Circolo vizioso 2: comportamento mirante a evitare determinate situazioni 20 21 21 23 24 26 5.Terapia 5.1 Pensieri atti a ridurre la paura 5.2 Modifica dell’atteggiamento 5.3 Training di confronto 5.4Deviazione 5.5Rilassamento 5.5.1 Jacobson, rilassamento muscolare progressivo 5.5.2 Training autogeno 5.5.3 Yoga, Thai Chi, Aikido, Chi Gong ... 5.6 Metodi generali d’intervento 5.6.1 Gestione dello stress 5.6.2 Fissare dei limiti (saper dire di no) 5.6.3 Attività fisica 5.6.4 Cura di sé 5.7Ricadute 5.8 Consigli per i parenti 31 33 34 36 37 40 40 42 43 43 43 44 45 45 46 47 29 4 5.9Farmaci 5.10 Gruppi di auto-aiuto 52 55 6.Conclusione 57 7.Allegato 7.1 Scheda di rilassamento 7.2 Scheda di esercitazione 59 59 60 8.Bibliografia 8.1Scientifica 8.2Auto-aiuto 61 61 61 9. Gruppi per la cura dell’ansia 9.1Lucerna 9.2Basilea 9.3Zurigo 9.4Losanna 9.5 Altri indirizzi in Svizzera 63 63 63 64 64 64 10.Ringraziamenti 65 5 Questo opuscolo ha potuto essere pubblicato grazie al sostegno di Lundbeck (Suisse) SA. Le teorie in esso riportate si basano sulle esperienze dell’autore e non corrispondono necessariamente a quelle di Lundbeck (Suisse) SA. 6 1. Introduzione « Dopo aver provato la paura, aveva solo paura della paura. » Hans Arndt Il presente opuscolo si rivolge a persone che soffrono di panico e/o di agorafobia. Negli ultimi anni è stata rivolta un’attenzione sempre maggiore a questo particolare disturbo sia in ambito medico, sia da parte del pubblico. Si tratta di attacchi di panico che si scatenano improvvisamente per la paura di morire, di perdere il controllo o di avere una malattia mentale. Spesso tali timori portano ad evitare determinati luoghi, come locali stretti o chiusi, riunioni affollate, oppure al contrario luoghi molto vasti, ponti. Chi ne è colpito può soffrirne in maniera più o meno forte e spesso non osa parlarne con altre persone. Il problema dell’ansia non dipende dalle circostanze della vita delle singole persone, bensì dal fatto che nel nostro tempo abbiamo disimparato ad affrontare le nostre paure. Mancano quei rituali obbligati che insegnano a integrare nella nostra esistenza le esperienze estreme. Il vantaggio della società multiculturale diventa in questo caso uno svantaggio, nel senso che le comunità religiose e spirituali hanno perso la loro coesione e il singolo si trova spesso da solo davanti alla conseguente «libertà». Lo spirito razionale dell’illuminismo ci ha liberato da molte superstizioni, ma ha anche spinto il singolo all’isolamento. Questo è causa in alcuni di un attivismo atto a distrarre dai propri problemi, in altri può invece manifestarsi con stravaganze intellettuali. La base comune di questi stili di vita è la paura della paura. Molti in questo modo riescono a rimuovere la paura. Quando però qualcosa viene rimosso, si crea una 7 Fattori rel ativi alla situazione personale attuale (pensier i, sentimenti, compor tamento) Fat torielativi r alla propria graf ia bio ed esperienz e di vita Fattori sociolo gic i (leg ati al nostro tempo) Figura 1: Fattori che influiscono sulla paura pressione e questa pressione cerca un equilibrio. Le persone che soffrono di attacchi di panico sono, secondo un’espressione un po’grezza, le valvole di scarico del nostro tempo. Di solito si tratta di persone sensibili che non si sono (ancora) costruite una corazza difensiva. La paura è un fenomeno complesso. Oltre ai nessi sociologici menzionati, entrano in gioco naturalmente fattori individuali, del proprio vissuto (educazione, modelli, esperienze traumatiche) e fattori costituzionali, che svolgono un ruolo importante. Inoltre bisogna considerare anche la situazione contingente. Anche i pensieri, i sentimenti e il comportamento che accompagnano la paura (prima, durante e dopo l’attacco di panico) sono determinanti. (Figura 1) 8 In questo opuscolo ci occuperemo essenzialmente della punta di questa piramide, imparando a conoscere e a influire sui fattori che possono favorire o trattenere l’ansia. I fattori relativi alle proprie esperienze di vita verranno trattati in modo marginale, quelli sociologici non verranno trattati affatto. 9 2. Che cos’è la paura? « Il mondo ha bisogno della nostra paura. La paura non è una debolezza del giudizio, ma è giusta conoscenza. Carl Friedrich von Weizsäcker » Tutti noi riteniamo di sapere che cosa sia la paura. Tuttavia, quanto più ne parliamo, tanto più notiamo che ciascuno di noi la collega a qualcosa di diverso. Per gli uni può essere un’utile esperienza di vita, per gli altri un dis­ turbo patologico e da eliminare. Per poter meglio valutare questa basilare esperienza umana dobbiamo in primo luogo delinearne i confini. Questi consistono anche nel passaggio dalla paura salutare alla paura correlata a manifestazioni patologiche. Altrettanto importante è capire che la paura ha qualcosa a che fare con la trasformazione. 2.1 La paura sana e la paura patologica « Il grado di paura è un indice dell’intelligenza. » Friedrich Nietzsche La paura è una sensazione sana, che mantiene in salute. La paura è il sentimento che ci induce alla cautela e alla prudenza nei confronti di noi stessi e dei nostri simili. 10 Avete paura di avere una malattia grave, il cancro o l’infarto? Avete paura di essere coinvolti in un grave incidente? Avete paura dei forti dolori e dei tormenti della morte? Avete paura di diventare totalmente dipendenti da altre persone? Avete paura di perdere i vostri cari, oppure di essere lasciati dal vostro compagno o dalla vostra compagna? Avete paura dei dispiaceri che potrebbero colpire i vostri figli? Avete paura di perdere il vostro posto di lavoro? Avete paura di politici demagogici? Avete paura che la follia fondamentalista possa esplodere proprio vicino a voi? Avete paura che il processodidegradodell’ambientepossaimprovvisamentediventareirreversibile? ... Se le vostre ansie sono talmente grandi che risulta praticamente impossi­ bile gestirle autonomamente, allora c’è qualcosa che non va. Tuttavia c’è qualcosa che non va anche se queste questioni vi lasciano indifferenti e non riuscite a condividere tali paure. Un’ansia eccessiva e un livello di ansia troppo basso sono entrambi patologici. Nel primo caso vi viene con- Patologia : aura p eccessiv a Paura «Paur a normale» Patologia : ivello l dia paur troppo basso Figura 2: Paura normale e paura patologica 11 sigliato di ricercare un aiuto terapeutico e il vostro livello di vita rimane molto basso rispetto alla media. Nel secondo caso voi siete forse bene integrati dal punto di vista sociale, avete successo, e la vostra autodeterminazione è superiore alla media.Tuttavia il fatto di non sentire nessuna paura è pericoloso, sia per voi stessi che per il vostro ambiente. Provate a pensare se tutti gli automobilisti fossero totalmente privi di paura, come un pazzo che si accorge che sta andando a una velocità eccessiva solo quando ha investito una famiglia che stava camminando ai bordi della strada. Oppure, sareste riusciti a superare tutti gli esami della vostra vita se non aveste avuto quella paura che vi ha stimolati a studiare? Che cosa accadrebbe se vi metteste a camminare in mezzo alla strada senza la paura di essere investiti da un’auto? La paura è il presupposto fondamentale per una vita normale. È pericolosa quando ci colpisce improvvisamente, trovandoci indifesi, ma è altrettanto funesta quando ci afferra «da dietro» senza farsi notare. In quest’ultimo caso si manifesta in un comportamento nevrotico. La paura c’è affinché noi possiamo gestirla in modo consapevole. A tal fine è necessario essere disponibili ad affrontarla, ma anche avere la possibilità di sbarazzarcene con adeguate manovre. 12 2.2 Ansia e difesa dall’ansia « Sentire un po’ di timore verso qualcosa di definito è un bene. Smorza la paura molto più grande verso qualcosa di indefinito. » Robert Musil Il nostro animo ci mette a disposizione svariate possibilità di difesa che ci aiutano, secondo un principio omeostatico (di autoregolazione), a vivere equilibrando gli attacchi di ansia con la perdita della sensibilità verso gli altri nonchè verso il pericolo. Conosciamo tutti in noi e negli altri le possibilità della rimozione, dello spostamento, del fare come non fosse accaduto nulla, della proiezione, del volgere al contrario, della fuga in avanti, dell’agire contro la paura, ecc. Far e come non fosse accaduto nulla Fuga invan a ti Proiezione Spostamento Regredir Agir e Paura Splitti Rimozione Reagir e Agir e contro l’ansia Razionalizzare Figura 3: Meccanismi di difesa dall’ansia 13 Sareste ancora in grado di volare o di andare in treno se non riusciste a rimuovere l’idea della possibilità di un incidente aereo o di un deragliamento? Noi trasferiamo la nostra paura di diventare vecchi e inutili sulle preoccupazioni relative ai capelli grigi e alle rughe, che possiamo combattere con creme e cosmetici. Oppure che cosa succederebbe se dopo un «passo falso» non avessimo la possibilità di poter continuare a vivere senza tensioni, come se questo non fosse mai accaduto? O come affronteremmo la paura della malattia e della morte, se non potessimo proiettare questo problema sul nostro vicino, che è malato? Allo stesso modo è estremamente utile poter rovesciare il nostro senso carente di autostima, e agire come se tutto fosse sotto controllo. Oppure come potremmo tenere a bada tutte le nostre possibili paure, se non potessimo distogliere la nostra mente con l’azione, non potessimo immergerci nel lavoro o nel divertimento? 14 Forme di difesa dall’ansia Meccanismo di difesa Descrizione Rimozione Una situazione ansiogena viene dimenticata, in particolare non ci si accorge di situazioni (intime) molto chiare. Annullamento Di fronte a un avvenimento ansiogeno difficile da sopportare, la persona colpita si comporta come se questo non fosse mai accaduto. Spostamento Con lo spostamento un problema che crea ansia viene sostituito da un altro, meno grave, e così il problema più grave viene messo in seconda linea. Proiezione La propria paura viene proiettata ad esempio su un’altra persona. Agire contro l’ansia L’ansia viene mascherata dall’iperattività, anche con azioni obiettivamente inutili. Fuga in avanti Si cerca di rendere sopportabile una situazione che suscita ansia affrontandola direttamente. Agire (attivismo) Una situazione emotivamente difficile da sopportare induce un comportamento che nel proprio ambiente provoca un tale scalpore da far trascurare il problema effettivo. Reazione (agire al contrario) L’ansia difficile da accettare viene affrontata assumendo l’atteggiamento opposto, diventando coraggiosi e sicuri di sé. Razionalizzazione (ragionare con buon senso) Una situazione ansiogena viene esaminata ed elaborata razionalmente e quindi le viene tolto l’aspetto minaccioso. Regressione (fare dei passi indietro) Si cerca di superare una situazione di tensione con un comportamento passivo e in parte infantile che induce chi ci circonda a prendersi maggior cura di noi. Splitting In situazioni difficili da elaborare emotivamente si possono separare gli affetti contrastanti, in modo che in un dato momento solo l’uno, in un altro momento solo l’altro affetto sia reso accessibile alla coscienza. Tabella 1: Definizione dei meccanismi di difesa 15 2.3 L’ansia come processo di trasformazione La paura porta in sé un enorme potenziale di trasformazione. Ansia e insicurezza costituiscono i migliori presupposti e la molla che induce la trasformazione. Un’eccessiva sicurezza è statica e con il tempo è nemica della vita. L’immagine della metamorfosi simbolizza in maniera incisiva la forza trasformatrice e creativa dello stato ansioso. Provate a immaginare di assumere le sembianze di un bruco, che si trasforma in crisalide, si dis­ grega, per poi risorgere come farfalla! Sicuramente, se poteste rifletterci, sareste ansiosi. Nell’ansia si sciolgono le strutture vecchie, consolidate, e si crea il presupposto affinché possa sorgere il nuovo. La disponibilità a sopportare ansia e insicurezza è il miglior terreno di coltura per la trasformazione. Non ci sarebbe nessun progresso, nessuna invenzione creativa, se non fossimo disposti a lasciare cadere le vecchie sicurezze per aprirci al nuovo. Ci vuole coraggio per accettare l’ansia e l’insicurezza! E a seconda della situazione, questo coraggio assume un aspetto diverso. Una volta è il coraggio di impegnarsi per qualcosa con un’aggressività costruttiva, e un’altra volta questo coraggio può consistere nel rinunciare ad avere sempre ragione e ad avvicinarsi con fiducia a una situazione o a una persona. È un’arte il saper valutare le proprie ansie, integrandole nella propria vita. 16 Figura 4: Metamorfosi 17 3. Suddivisione delle paure Ci sono molte persone ansiose e insicure. Esse soffrono più degli altri. Una di queste potrebbe essere la donna che si è messa totalmente al servizio della sua famiglia: si lascia sfruttare dai suoi figli e da suo marito, è oggetto sacrificale delle loro esigenze. In questo caso è importante che trovi il coraggio di diventare più aggressiva per soddisfare i propri bisogni, e per difendersi dagli attacchi del suo ambiente. Questo vale anche per i molti timidi che sul lavoro si lasciano sfruttare e calpestare. Conosco tuttavia anche il manager di successo, sicuro di sé e capace di prendere delle decisioni, che dopo aver subito un infarto è diventato di colpo preda di ansie che non riesce a dominare, che improvvisamente si sente scosso nel suo concetto di vita, e che pone in discussione tutto il passato. In questo caso può essere opportuno che torni a vedere nella luce giusta le sue prestazioni, senza trascurare la possibilità di un cambia­ mento. Nel campo professionale si distinguono i seguenti grandi gruppi di stati ansiosi: • ansia generalizzata • attacchi di panico con o senza agorafobia • fobie sociali (paura di esporsi davanti ai propri simili) • altre fobie (paura isolata di determinati animali, dell’altezza, degli oggetti appuntiti …) • ipocondria (paura di contrarre una grave malattia) • ansie paranoidi (mania di persecuzione …) 18 Ansia gener alizzata «Paur a normale» Pauraesistenziale Fobie Ansia paranoide Paura Agorafobia Pauradi ammala Ipocondria Paurasociale Figura 5: Suddivisione delle paure Per tutte queste paure il confine con il «normale» è vago. Il fatto che una persona genericamente ansiosa assuma il ruolo di un paziente o no è questione di misura. Ci sono molte persone che evitano sistematicamente di volare o che non riescono a fare acquisti nella calca di un grande magazzino, senza che per questo debbano fare ricorso a un aiuto psicologico. Fino a che punto la paura di parlare in pubblico diventa talmente limitante che sarebbe opportuno cercare un aiuto professionale? Quando la paura dei cani diventa patologica? Anche la paura di essere colpiti da una grave malattia è fino a un certo punto «normale». Può diventare patologica quando questa paura diventa minacciosa per la propria vita. Possiamo anche a volte avere la sensazione di essere perseguitati dalla sfortuna, oppure che ci siano delle persone che ce l’hanno con noi, ma non per ques­ to dobbiamo dire di essere affetti da mania di persecuzione. Per contro, quando ci si occupa per lungo tempo di una persona dichiarata «inferma di mente» le nostre ansie e le nostre paure diventano improvvisamente recepibili e comprensibili. 19 4. Panico e agorafobia « Se uno ha paura del fuoco, sente fumo ovunque. » Jeremias Gotthelf Gli attacchi di panico sono stati ansiosi estremi che insorgono improvvisamente e che possono durare da pochi minuti fino a qualche ora. Non di rado il luogo in cui si manifesta un attacco di panico viene collegato al suo insorgere. Per questo motivo molte persone che hanno sofferto di attacchi di panico iniziano a evitare i luoghi nei quali questi si sono verificati. Spesso si tratta di luoghi nei quali molte persone si radunano in uno spazio ri­stretto (cinema, teatro, concerto, grandi magazzini …), oppure luoghi piccoli (chiusi, ma solo per brevi periodi di tempo, come ascensori, funivie, aerei, autobus, tram, treni, …). D’altro canto anche luoghi molto ampi o ponti possono dare le stesse sensazioni. Questo fa sì che una persona eviti un numero sempre maggiore di luoghi, finché il suo raggio vitale si rest­ ringe sempre più. Nei casi estremi, una persona affetta da questo disturbo (paura della paura) può anche non abbandonare più la propria casa. 20 4.1 Sintomi I sintomi del panico sono molteplici e dipendono dal sistema neurovegetativo (vedere di seguito). La tabella 2 riporta tutti i possibili sintomi. Questo non significa che tutti questi sintomi si manifestino nella stessa persona. I sintomi sono fastidiosi, ma non pericolosi. • Tachicardia, aritmia • Vertigini, intontimento o sensazione di debolezza • Asma o mancanza di respiro •Sudorazione • Dolori o sensazioni di oppressione nella cassa toracica • Tremore o tremito • Vampate di calore o brividi di freddo • Sensazione di soffocamento o di strozzamento • Prurito o insensibilità in talune parti del corpo • Paura di morire • Nausea o disturbi gastrointestinali • Sensazioni di irrealtà o di distacco • Paura di impazzire • Paura di perdere il controllo Tabella 2: Sintomi del panico 4.2 Cause, origine Le cause dei disturbi da panico sono molteplici. Oltre a una predisposi­ zione genetica, anche le esperienze di vita traumatiche possono essere una concausa. In generale non si tratta di un unico motivo, bensì di diversi fattori che portano a una predisposizione agli attacchi di panico. Se si è avuto un primo attacco di panico, c’è il rischio che l’ansia si autoalimenti e che se ne verifichino altri per paura della paura. (Figura 7) 21 Fattori biolo gic i Fattori psicolo gic i Fattori sociali Fattori mentali Figura 6: Quattro possibili fattori di insorgenza dell’ansia Trauma Stress Educazione Frag ilità Vulnerabilità Etica MoraleGenetica Paura Panico Personalità Agorafobia Pauradella Evitamento Depressione paura Ripiegamento Pericolo di assuef Reazione dell'ambiente Figura 7: Cause e influssi sullo sviluppo dell’ansia 22 4.3 Sistema neurovegetativo Il timor panico è una tensione estrema dell’organismo (indotta dal sis­ tema neurovegetativo), che insorge quando ci si trova in una situazione minacciosa. Per capire meglio quello che accade in simili situazioni può essere utile provare a raffigurarsi come siamo costruiti noi uomini. Olt­ re ai muscoli, al tessuto connettivo, al grasso, agli organi interni, ai vasi sanguigni ecc., siamo composti anche da una filigrana di fasci nervosi. Se proviamo a immaginare di eliminare tutti gli altri tessuti, il nostro pro­filo rimarrebbe comunque chiaramente riconoscibile, e il nostro corpo apparirebbe come riempito da sottili tessuti nervosi. I nervi sono condutture elettriche e vengono percorsi da atomi e molecole di diversa carica elettrica. Le correnti e le cariche si influenzano reciprocamente e devono mantenere un equilibrio. Autoregolazione inconscia Regolabile a livello cosciente Sistema neurovegetativo Sistema nervoso volontario Simpatico Vago Regolazione di cuore, polmoni, intestino, vescica urinaria, ghiandole, ... Movimento dei muscoli Figura 8: Sistema nervoso umano I nervi hanno diverse funzioni e sono influenzati in modo diverso dalla volontà. Ci sono due grandi percorsi nervosi, o meglio due sistemi nervosi, che innervano tutti i tessuti e vengono coordinati dal cervello. L’uno 23 è più o meno al servizio della volontà e ci permette di muoverci come vogliamo. L’altro sistema è quello vegetativo (o autonomo), non gestibile tramite la volontà, e addetto al mantenimento delle funzioni vitali. Questo si­ stema nervoso vegetativo è a sua volta suddiviso in una rete che prepara l’organismo all’azione («lotta o fuga») (sistema simpatico), e in un’altra rete responsabile del rilassamento e della distensione (sistema parasimpatico o vago). Questi nervi regolano gli organi interni come il cuore, i vasi sanguigni, le vie respiratorie, il sistema digestivo, il sistema urinario, gli organi sessuali, tutte le ghiandole, ecc. Noi quindi non possiamo dire: «Accelerare il battito cardiaco, aumentare la pressione sanguigna, intes­ tino digerisci, cistifellea restringiti, stomaco produci gli acidi, ghiandole producete le vostre secrezioni», ecc. Questi processi vengono regolati dal sistema nervoso vegetativo e da ormoni attraverso dei cicli alquanto complessi. Che cosa meravigliosa, che tutto questo funzioni! Se si consi­dera la cosa da questo punto di vista ci si meraviglia di come possiamo non accorgerci di tutti questi processi (vale a dire che «ci sentiamo bene»), mentre ce ne accorgiamo nelle occasionali irregolarità. Ci sono situazioni in cui questi percorsi nervosi o questi miliardi di processi biochimici perdono temporaneamente il loro equilibrio. Questi «disturbi nell’equilibrio» si manifestano nei cosiddetti sintomi vegetativi quali: disturbi gastro­intestinali, tachicardia o aritmia cardiaca, sudorazioni, tremore, vertigini, disturbi alla respirazione, disturbi urinari, disturbi sessuali, e diversi altri sintomi relativi alla tensione. 4.4 Stress La base per una migliore comprensione di questi disturbi nell’equilibrio è il concetto di «stress». Lo stress ha a che fare con l’oppressione e la tensione. Provate a immaginarvi che una gazzella si sia accorta che sta per essere assalita da un leone. Nel giro di pochi secondi l’organismo dell’animale minacciato viene messo in stato di massimo allarme e predisposizione 24 all’azione. Innumerevoli processi devono aver luogo in pochissimo tempo affinché la gazzella possa scappare. Nella nostra situazione di vita «civile» tali situazioni di stress acuto sono più rare (a meno che non stiamo per essere investiti da un’auto o altre cose simili). Siamo tuttavia esposti a diversi fattori di stress, che ci mettono in stato di allarme attraverso i pensieri, le fantasie, le previsioni minacciose per il futuro. Anche se le cose avvengono in modo meno drammatico rispetto alla lotta della gazzella per la sopravvivenza, tuttavia anche questi sensori di stress agiscono in modo più o meno cosciente come stress continuo (attraverso il sistema nervoso vegetativo) sulla nostra vita. Che cosa sono quindi questi sensori di stress «istruiti»? Possono essere sensori più o meno «autoprodotti» (interni), ad esempio eccessive aspet­ tative su se stessi, magari in seguito a ideali quali: «dover fare tutto in modo perfetto», «essere sempre gentile», «non dire mai di no», «dover averesuccesso»,ecc.Ancheprecedentipatologiepossonovenireagravare sui sensori di stress menzionati. A tutto questo si può aggiungere anche un’inclinazione innata a reagire alle avversità con dei sintomi di stress eccessivi. Oppure possono essere i sensori di stress esterni: situazione lavorativa insoddisfacente, collaboratori o collaboratrici difficili, difficoltà finanziarie, problemi relazionali con persone vicine, visione pessimistica Sensori di stress Si tratta di sollecitazioni eccessive interne e/o esterne qualitative e/o quantitative • Problemi di relazione • Disoccupazione • Malattia • Problemi sul posto di lavoro (propria o di parenti) • Problemi d’identità • Morire e morte • Cambiamenti nelle fasi della vita • Problemi finanziari • ... Tabella 3: Sensori di stress 25 di tutte le ingiustizie di questo mondo, consapevolezza della propria impotenza, ecc. In generale un primo attacco si verifica in una situazione di vita particolarmente stressante, che le normali strategie non riescono a tenere sotto controllo. Al riguardo, come già detto, bisogna distinguere le eccessive pretese interne da quelle esterne. Le pretese interne sono correlate alle proprie aspirazioni, alle proprie prestazioni e al proprio comportamento. Le pretese esterne dipendono dalla situazione e sono correlate al nostro prossimo, alla situazione lavorativa e a fattori economici. Nella tabella 3 sono riportate queste situazioni di vita stressanti. Anche i passaggi da una fase di vita all’altra sono punti nevralgici che possono essere talmente stressanti da innescare un processo di panico. Momenti di passaggio della vita • Nascita di un fratellino • Inizio della scuola •Pubertà • Fine della scuola • Inizio della vita professionale • Matrimonio •Gravidanza • Nascita dei figli • Distacco dei figli • Sistemazione professionale •Climaterio • Crisi di mezz’età • Pensionamento • Casa di cura per anziani •Morte Tabella 4: Momenti di passaggio della vita 4.5 Circolo vizioso 1: pensieri catastrofici Abbiamo visto che il terreno di coltura dei primi attacchi di panico è una certa sensibilità e vulnerabilità. Per l’ulteriore sviluppo dell’ansia svolgono un ruolo importante l’atteggiamento e il pensiero così come il comportamento rispetto agli attacchi di panico stessi. 26 Dolori nella regione cardiaca Maggiore attenzione verso se stesso Percezione limitata della propria persona Sul manifesto funebre c’era scritto: «Dopo un breve malessere è deceduto improvvisamente» Paura di morire Figura 9: Circolo vizioso 1 Pensieri catastrofici e circolo vizioso che fa aumentare i sintomi I segnali di stress vegetativi di per sé innocui possono essere rinforzati dai pensieri catastrofici che li accompagnano. Se in caso di un dolore al cuore, di tachicardia o di aritmia io penso che siano i segni premonitori di un improvviso arresto cardiaco, mi vengo a trovare in una situazione di stress tale che rafforza quei sintomi: il dolore nella regione cardiaca (che in generale non ha origine dal cuore stesso ma dai muscoli intercostali) aumenta e il cuore incespica sempre più e batte ancora più rapidamente. Nonostante questo sia ancora un sintomo innocuo, accresce tuttavia in me la sensazione che al mio cuore stia accadendo qualcosa di grave. Questo innesca un vero e proprio circolo vizioso fra sintomo, pensiero catastrofico e stress. (Figura 9) Lo stesso può accadere anche con altri sintomi, come nausea, vertigini, tremori, sudorazione ecc. 27 Margraf (v. bibliografia) nel suo libro sul panico ha riportato queste interpretazioni errate dei sintomi dello stress che insorgono in modo automatico. Al riguardo è risultato che uno stesso sintomo suscita in persone diverse uno stesso tipo di timore, quasi fosse uno stereotipo. Da Margraf, Jürgen: «Panico, attacchi di ansia e loro trattamento» (leggermente modificato) Sintomi fisici Pensieri/interpretazioni Aritmia Tachicardia Dolori intercostali Sudorazione Disturbi al respiro Mi sta venendo un infarto Vertigini Senso di debolezza Intontimento Sintomi visivi Tremore Pallore Insufficienza respiratoria Sensazione di strangolamento Nodo alla gola Prurito alle estremità Sto svenendo Ho un tumore al cervello Mi sta venendo un colpo apoplettico Sto soffocando Smetto di respirare e muoio Rimango paralizzato Ho una malattia grave Distorsione della realtà e percezione di sé alterata (sensazione di irrealtà) Disturbi alla concentrazione Idee pazzesche Perdo il controllo di me stesso Divento pazzo Devo andare al manicomio Sintomi di ansia generali e intensi Questa ansia mi fa impazzire Tabella 5: Sintomi vegetativi e pensieri catastrofici 28 4.6 Circolo vizioso 2: comportamento mirante a evitare determinate situazioni Può crearsi un altro circolo vizioso se l’insorgere della paura viene messo in relazione con una determinata situazione o un dato luogo. Se io mi accorgo che la paura insorge soprattutto nei grandi magazzini, al cinema, al teatro, in funivia, o in aereo, allora cerco di evitare questi luoghi. Tuttavia quanto più evito questo luogo, tanto più divento insicuro e tanto meno ho il coraggio di ritornarci. Il mio raggio vitale si restringe sempre di più. (Figura 10 e 11) Paura Evitamento Ripiegamento Unsicurezza Perdita di autostima Figura 10: Circolo vizioso 2 Questi due circoli viziosi che aggravano i problemi si possono anche rinforzare reciprocamente, in quanto pensieri catastrofici, auto-osservazione ansiosa, ripiegamento e perdita di autostima si assommano l’uno con l’altro. (Figura 12) 29 Comportamento mirante a evitare una situazione che aumenta la paura Limitazione progressiva o • musei • ascens o r i •a anti n tor fit ris ea tana • aere i• tri ropoli i t • e n zin av •m i• ere a cas ni riman ad tre as a e• cir ol us di sta ggiare in uno sp azio rche • pa ch ius idate da sé o d u g i o aa bil o ltr m da casa i• e o r i ut art p • o i • luoghi di riun ercat i o n e erm • ma sup i molto ampi • a ga a• u spaz t z o m bu el • s• nn nti o contatti soc tu ime ial ev i• ric • vati • luoghi ch Ci prele iusi ne i so co m • passaggio d a ei od i po c a nt el r i • fa gh l uo Figura 11: Limitazioni progressive dello spazio vitale in seguito a comportamenti di evitamento Sintomi vegetativi Auto-osservazione Pensiero catastrofico Paura / Panico Evitamento Ripiegamento Insicurezza Perdita di autostima Figura 12: Doppio circolo vizioso 30 5. Terapia « Ci vuole del coraggio per affrontare la paura e resistere. » Hoimar von Ditfurth La terapia dei disturbi da panico e agorafobia si articola su più livelli. Essa comprende una riflessione sulle proprie esperienze biografiche e sulle situazioni, attuali o passate, che possono costituire motivo di stress. Le esperienze di vita traumatiche non si possono tuttavia semplicemente annullare. È molto meglio accettarle con le relative conseguenze e integrarle nella propria vita. Eventuali punti irrisolti dovrebbero idealmente essere sviscerati con l’aiuto di uno specialista. In caso di conflitti in atto e di Condizioni fisiche Comportamento Situazione emotiva Pensiero Figura 13: Quattro aspetti dell’autoanalisi 31 situazioni che comportano uno stress eccessivo bisogna considerare concretamente l’opportunità di intervenire per modificarli. Anche in questo caso è opportuno rivolgersi a uno specialista. Il presente scritto non offre soluzioni di questo tipo. In questa sede ci occuperemo esclusivamente dei fattori mentali e comportamentali che favoriscono la paura. Ai fini della percezione di sé ci basiamo sempre sulle condizioni fisiche, sulla situazione emotiva, sul pensiero e sul comportamento. (Figura 13) 32 5.1 Pensieri atti a ridurre la paura Abbiamo visto che i pensieri negativi possono accrescere la paura: la tera­pia (cognitiva-comportamentale) mira a verificare il grado di realtà contenuto nei pensieri catastrofici e a correggerlo. Nell’esempio sopra riportato della sintomatologia cardiaca le considerazioni da fare sarebbero le seguenti: i sintomi da stress che insorgono durante un attacco di panico, e che dipendono dal sistema neurovegetativo, sono sintomi innocui. Un percorso mentale alternativo al pensiero catastrofico, che suggerisce una morte certa e immediata, potrebbe essere il seguente: «Il dolore e il battito del cuore che sento ora sono innocui sintomi da stress, li ho già provati più volte e mi sono sempre passati. Il mio cuore è sano, e il fatto che adesso batta così forte è proprio un segno del fatto che è sano e robusto.» Oltre ai pensieri distruttivi che ci abbattono, non ci potrebbero essere pensieri positivi che ci sollevano il morale? (Figura 14) Esperienza negativa Circolo vizioso Circolo virtuoso Pensieri negativi Pensieri positivi Pensieri negativi/positivi Ripiegamento / passività Esperienza positiva Attività Figura 14: Circolo vizioso e circolo virtuoso 33 5.2 Modifica dell’atteggiamento L’aspetto peggiore degli attacchi di panico è aspettarsi che accada qualcosa di spaventoso. L’attesa della catastrofe può essere scatenata da un piccolo squilibrio nel sistema neurovegetativo (con uno o più dei sintomi summenzionati). Oltre al pensiero, è anche l’atteggiamento nei confronti di un attacco di panico che bisogna cambiare radicalmente. Un attacco di panico non è foriero di una catastrofe, ma è un processo fisiologico che devo lasciar passare sopra di me come un’onda. Al riguardo è importante che durante l’attacco io non mi concentri troppo sulla fase di accrescimento della paura, ma che mi prepari dentro di me al fatto che la paura tornerà a decrescere. Se prevedo che nel giro di alcuni secondi o minuti la paura diventerà più forte, non devo automaticamente pensare che aumenteranno in proporzione anche l’agitazione e gli altri sintomi. Questa proiezione alimenta i miei pensieri catastrofici. È importante sapere che la paura passa sempre in maniera naturale, e sempre prima che io muoia o diventi pazzo! Quindi devo rivolgere l’attenzione alla fase decrescente della curva della paura. (Figura 15) Concentrazione sulla fase di aumento dell’ansia Concentrazione sulla fase decrescente dell’ansia Grado di ansia 10 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 Durata (minuti) Figura 15: Concentrazione dell’attenzione durante un attacco di panico 34 Le persone ansiose hanno spesso un atteggiamento perfezionistico e pessimistico. Riescono a pensare e a percepire solo in bianco e nero. Se fanno qualcosa che non è perfetto stanno male. Questo provoca quello stress continuo del quale abbiamo parlato, in quanto il perfezionista non riesce mai a rilassarsi. Per lui c’è sempre qualcosa da sbrigare o che si potrebbe fare meglio. È invece importante riuscire a percepire il mondo anche nelle sfumature del grigio (e naturalmente anche nei suoi colori). Devo convincermi che, anche se non sono perfetto, posso tuttavia essere una persona valida! (Figura 16) O oppure Tanto quanto Figura 16: Pensiero in bianco e nero Un altro problema è l’insistenza sugli aspetti negativi delle cose. Quando interrogo i miei pazienti sullo svolgimento del loro training, la maggior parte comincia a parlare di quello che non è andato bene. Ci vogliono domande insistenti da parte mia perché riescano a manifestare i notevoli progressi che in realtà hanno già fatto. È la solita storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Ci sono persone che vedono sempre quello che non va, quello che non possono (più) fare, tutto quello che di brutto c’è al mondo. Questo è sicuramente un aspetto delle cose che noi tutti dovremmo percepire in modo critico e autocritico. Però c’è anche il bic35 chiere mezzo pieno, tutto quello che è buono, bello ed evoluto. Il mondo, e gli uomini, non sono né buoni né cattivi. La verità si trova in un punto intermedio, ed è bene essere in grado di individuarlo sempre. Il bicchiere è mezzo pieno Il bicchiere è mezzo vuoto Figura 17: Visione del mondo pessimistica e ottimistica 5.3 Training di confronto Dalle circostanze sopra riportate risulta che un fattore importante nello sviluppo dei disturbi da panico e agorafobia è il comportamento di evitamento. Per questo motivo è importante riconquistare il terreno perduto. Il principio è il seguente: fare esattamente quello che fa paura. Si tratta di capovolgere la situazione, adottando il metodo della fuga in avanti. Quindi, se avete paura di andare in autobus per raggiungere un luogo che dista 20 minuti di viaggio, cercate di fare proprio questo. I modi di procedere sono due. Il primo è il «metodo del martello» o dell’inondazione. Già al primo tentativo fate tutto il tratto in autobus nelle ore di punta. Se avvertite i primi sintomi di paura mettete in atto le vostre strategie di controllo e aspettate che l’attacco sia passato, ma rimanete a sedere nell’autobus. Con questo metodo il rischio di fallimento è alto, e per questo motivo dovrebbe essere fatto solo in presenza di un terapeuta. Il secondo metodo consiste in un approccio graduale: ad esempio, la prima volta fate solo 36 una fermata in un’ora non di punta, magari anche insieme a una persona fidata. Poi allungate a poco a poco il percorso e quindi provate a farlo anche durante l’ora di punta. Potreste anche suddividere questo compito in quattro o cinque fasi. Ripetete ciascuna fase alcune volte, finché la paura non sarà passata. Paura Figura 18: Fuga in avanti 5.4 Deviazione L’aumento della paura fino all’attacco di panico deriva anche da una eccessiva introspezione. Per questo motivo a un certo punto della fase di accrescimento della paura è utile rivolgere l’attenzione verso l’esterno. Potete ad esempio osservare le persone intorno a voi. Provate a confrontare i loro vestiti, i nasi, le pettinature ecc. Oppure prestate attenzione a dei suoni specifici, cercate di seguire un dialogo che si svolge vicino a voi, oppure ascoltate della musica. Cercate di distinguere i diversi odori che vi circondano. Un’altra possibilità consiste nel tastare qualcosa: un talismano che portate con voi o un qualsiasi altro oggetto a portata di mano. Ci sono anche semplici trucchi che richiedono un po’ di abilità. Potete distrarvi anche col pensiero, concentrandovi su un calcolo difficile da risolvere, o 37 Figura 19: Focalizzazione dell’attenzione sull’enunciazione di una serie di numeri. Cercate di utilizzare tutti i vostri sensi per percepire in modo differenziato quello che vi sta intorno. • Attività motoria • Tastare qualcosa • Osservare bene qualcosa, ascoltare con attenzione (musica, dialoghi, rumori, ...) • Odorare • Leggere • Scrivere • Calcolare • Fare cruciverba • Recitare poesie • Pianificare qualcosa • Immaginarsiqualcosa(immaginazione) • Autosuggestione • Esercizi di rilassamento • Respirazione addominale • Rituali • ... Tabella 6: Comportamento atto a deviare la paura (durante la fase di attacco) 38 Wittchen (vedere la bibliografia) ha elencato nel suo manuale di consigli per persone che soffrono di attacchi di panico e agorafobia dieci regole d’oro sul comportamento da tenere durante un attacco (in fase di eser­ cizio) (tabella 7). Potreste scrivervi queste regole su un cartoncino e tenervelo in tasca. 10 regole per superare un attacco di paura e di panico 1. Pensate sempre che le vostre sensazioni di paura e i sintomi fisici che ne derivano non sono altro che un’esagerazione di una normale reazione del corpo in presenza di una situazione di stress. 2. Tali sensazioni e reazioni fisiche sono spiacevoli, è vero, ma non sono né pericolose né in alcun modo dannose. Non vi accadrà nulla di male! 3. In situazioni ansiogene non accrescete voi stessi le sensazioni negative con pensieri quali «Che cosa accadrà» e «A che cosa mi porterà tutto questo». 4. Concentratevi solo su quello che accade realmente intorno a voi e nel vostro corpo, non su quello che, secondo la vostra immaginazione, potrebbe ancora succedere. 5. Aspettate e date alla paura il tempo di passare. Non combattete contro la paura! Non sfuggitela! Accettate la paura! 6. Osservate come la paura diminuisce da sola quando smettete di alimen­ tarla con i vostri pensieri (paura della paura). 7. Pensate che con l’esercizio si riesce a venire a patti con la paura, non a eliminarla. Solo in questo modo riuscirete a fare dei progressi. 8. Tenete sempre presente quali progressi avete già fatto – nonostante tutte le difficoltà. Pensate a come sarete contenti quando anche questa volta sarete riusciti a vincervi. 9. Quando vi sentite meglio, guardatevi intorno e programmate il passo successivo. 10. Quando vi sentite in grado di procedere, cercate di passare all’esercizio successivo con calma e tranquillità. Tabella 7: 10 regole d’oro da osservare durante un attacco di paura Da: Wittchen, Panik-Ratgeber, Karger 1997 39 5.5 Rilassamento Gli esercizi di rilassamento sono particolarmente adatti per chi è sempre sotto tensione. Se siano utili o meno lo devono decidere i pazienti stessi; non ci deve essere nessuna forzatura. 5.5.1 Jacobson Il rilassamento muscolare progressivo secondo Jacobson è il metodo più diffuso, insieme al training autogeno, per la terapia dei disturbi da paura. È un metodo di rilassamento facile da imparare, che consiste nel contrarre e nel rilassare alternativamente diverse parti muscolari del corpo. In questo modo l’attenzione si concentra sulla diversa percezione fra la contrazione e il rilassamento. L’esercizio va ripetuto quotidianamente 2–3 volte per 5–10 minuti. La durata della contrazione è di soli 5–10 secondi, quella del successivo periodo di rilassamento di 20–30 secondi. L’esercizio viene ripetuto una o due volte per la stessa parte muscolare. Con l’esercizio regolare si arriva sempre più rapidamente alla condizione di rilassamento. Una persona pratica, dopo una breve contrazione dei pugni sotto il tavolo è già predisposta per la condizione di rilassamento. Rilassamento muscolare progressivo, forma breve (Da Diethmar Ohm: Progressive Relaxation, Trias 1992, pagine 38/39) 1. Avambraccio Contrazione: stringete un pugno (da 5 a 8 secondi) e concentratevi sulla sensazione di contrazione nei muscoli dell’avambraccio e della mano. Rilassamento: allentate completamente i muscoli (circa 30 secondi) e volgete la vostra attenzione alle sensazioni che percepite nell’avambraccio e nella mano rilassati (può esserci prurito, sensazione di calore, sensazione di pesantezza, allentamento piacevole, ecc.). • Ripetete l’esercizio con entrambi i pugni. 40 2. Parte superiore del braccio (bicipite) Contrazione: tendete i muscoli del bicipite, piegando le braccia. Durante questo esercizio i muscoli dell’avambraccio dovrebbero rimanere quanto più rilassati possibile. Rilassamento: allentate completamente i muscoli e rilasciate le braccia. Sentite la diversità delle sensazioni di contrazione e rilassamento nei mus­ coli della parte superiore del braccio. 3. Parte superiore del braccio (tricipite) Contrazione: tendete ora i muscoli del tricipite, distendendo le braccia. Se fate l’esercizio stando sdraiati, lasciate appoggiato l’avambraccio sul supporto. Girate le mani con il palmo rivolto verso l’alto, e spingete le braccia in basso contro il supporto. Rilassamento: rilasciatevi completamente e mettete le braccia in una posizione comoda. Concedetevi il tempo per rilassare ulteriormente i muscoli e concentratevi sulle sensazioni che ne risultano. 4. Spalle Contrazione: sollevate le spalle e tendete i muscoli delle spalle. Rilassamento: sciogliete la tensione e lasciate cadere le spalle. Cercate di percepire le sensazioni di rilassamento delle spalle. 5. Nuca Contrazione: spingete la testa all’indietro e tendete i muscoli della nuca. Rilassamento: allentate tutti i muscoli ... 6. Viso Contrazione: stringete i denti, serrate gli occhi e tendete i muscoli del viso, facendo una smorfia. Rilassamento: allentate completamente i muscoli del viso ... 41 7. Muscoli della schiena Contrazione: tendete i muscoli della schiena, spingendo le scapole all’ indietro. Rilassamento: allentate completamente i muscoli della schiena ... 8. Muscoli addominali Contrazione: tendete i muscoli del ventre, rendendo «dura» la pancia. Potete anche tirare la pancia all’indentro o spingerla in fuori. Rilassamento: allentate completamente i muscoli del ventre ... 9. Muscoli femorali e glutei Contrazione: serrate i glutei e tendete i muscoli femorali. Rilassamento: allentate la tensione nei glutei e nei muscoli femorali. 10. Parte inferiore della gamba (muscoli del polpaccio) Contrazione: spingete i piedi e le dita dei piedi verso il basso (allontanandoli dal viso), in modo da sentire la tensione dei polpacci. Rilassamento:allentatecompletamenteimuscoliefateriposarelegambe... 11. Parte inferiore della gamba (muscoli del polpaccio) Contrazione: tirate i piedi e le dita dei piedi verso il viso, in modo da sentire la tensione nei muscoli del polpaccio. Rilassamento:allentatecompletamenteimuscoliefateriposarelegambe... 5.5.2 Training autogeno Anche il training autogeno è un metodo di rilassamento adatto a combattere la paura e i sintomi da stress. Esso consiste, nella prima fase, in sei esercizi: l’esercizio della pesantezza, del calore, del cuore, del respiro, del plesso solare e della fronte. Nella seconda fase si lavora con la creazione di immagini e autosuggestioni, ed è necessaria una maggiore esperienza. Rispetto al rilassamento muscolare progressivo di Jacobson (RMP), il training autogeno è più difficile da imparare e richiede un maggiore addestramento, ma in compenso è molto più facile trovare corsi specifici per apprenderlo. In qualsiasi metodo di rilassamento non potrà mai mancare la fase dedicata agli esercizi. 42 5.5.3 Yoga, Thai Chi, Aikido, Chi Gong ... Esistono diversi metodi di origine orientale altrettanto validi che aiutano, come i precedenti, ad armonizzare corpo e spirito, e quindi a combattere stress, disturbi vegetativi e paura. Anche per questi metodi, che possono essere effettivamente piuttosto complessi, è disponibile una grande varie­ tà di corsi. 5.6 Metodi generali d’intervento 5.6.1 Gestione dello stress Dato che lo stress favorisce l’insorgere di attacchi di paura, è importante riconoscere e cercare di intervenire sui fattori dai quali lo stress ha origine. Tali fattori non sono costituiti solamente dalle località che scatenano il panico, ma anche dalle relazioni interpersonali, dalla situazione lavorativa, e dalla gestione degli impegni e del tempo libero. Può essere utile annotare nel diario quali situazioni e persone in particolare vi opprimono quotidianamente. Quindi redigete un elenco di priorità di tutte le persone e cose con le quali avete a che fare, e decidete chi e che cosa vorreste gettare dalla torre per primo. Spesso lo stress è dovuto al fatto che non siamo concentrati esattamente su quello che stiamo facendo al momento, ma che stiamo già pensando all’appuntamento o al compito successivo. Questo a sua volta avviene quando vogliamo inserire troppe cose nella nostra giornata. Provate quindi a pensare, alla sera precedente o al più tardi alla mattina di un nuovo giorno, come potreste riuscire a svolgere i vostri impegni con il tempo che avete a disposizione. Ci deve essere una proporzione ragionevole fra i momenti di tensione e i momenti di riposo. Programmate pause e momenti vuoti, come ad esempio una pausa più lunga a mezzogiorno e una pausa più breve (15–30 minuti) a metà mattina e a metà pomeriggio Potrebbe anche essere opportuno intervallare ogni ora con una breve pausa di pochi minuti. Inoltre esiste la possibilità di sviluppare dei rituali semplici, grazie ai quali vi sarà possibile inserire brevissimi momenti di relax durante i quali interrompete per pochi secondi quello che state facendo, e vi concentrate consapevolmente su voi stessi, 43 percepite la posizione del vostro corpo, vi concentrate sul vostro respiro, sentite il pavimento, sentite il corpo contrarsi brevemente e poi rilassate i muscoli, ecc. A questo proposito potreste applicare in alcuni posti strategici dei foglietti colorati come promemoria del breve momento di rilassamento sopra descritto (ad esempio sul telefono, sulla porta dell’armadio, sul portafoglio, ecc.). 5.6.2 Fissare dei limiti (saper dire di no) Le persone ansiose difficilmente sanno dire di no. Sono persone dai sentimenti delicati, molto attente ai bisogni dei loro familiari o amici, e quindi sempre disponibili per gli altri. Gli altri lo notano, e sfruttano questa tendenza (consapevolmente o inconsapevolmente) utilizzando queste persone per i loro scopi. Tale atteggiamento risulta evidente anche solo quando ci si parla. Gli ansiosi sono spesso buoni ascoltatori, e gli altri ne approfittano per riempire dei loro discorsi tutto il tempo della conversazione. Tuttavia gli altri non si limitano a sfruttare le capacità di ascolto delle persone ansiose, ma usano anche la loro operatività e il loro tempo. Può trattarsi semplicemente di piccoli aiuti oppure anche di lavori più impegnativi. L’esempio tipico della persona che si lascia sfruttare è la buona mamma. Lei percepisce subito di che cosa ha bisogno il suo bambino e si mette totalmente al suo servizio. L’istinto materno è ideale quando i bambini sono piccoli, ma se viene attivato costantemente dagli adulti (dai figli cresciuti, dal marito, dal datore di lavoro o dai colleghi ecc.) allora qualcosa non va. Le persone che hanno un forte istinto materno (fra que­ ste ci sono anche degli uomini) vengono facilmente sfruttate dagli altri per i loro scopi. Riconoscersi in questo modello è il primo passo per attuare un cambiamento, al quale segue la capacità di dire di no. La capacità di dire di no vuole dire in primo luogo sentire e prendere in considerazione le proprie esigenze e in secondo luogo sviluppare una certa dose di sano egoismo. «Ama il prossimo tuo come te stesso» significa prima di tutto imparare ad amare se stessi. Solo dopo potrete amare veramente il vostro prossimo. E dell’amore di sé fa parte anche la capacità di dire di no. A volte ci vuole anche una certa dose di sana aggressività per poter dire di no. Questa aggressività potete riuscire ad averla solo se smettete di subordi44 nare sempre i vostri bisogni a quelli di coloro che vi sono vicini! Molte persone potrebbero così essere portate a sfruttare le vostre buone intenzioni, magari in modo totalmente inconsapevole! Se riuscite a capire ciò, vi sarà più facile essere anche aggressivi con gli altri. Una volta che vi accorgerete di questa aggressività che c’è in voi, potreste sentire in voi dei sensi di colpa. E questo è il punto saliente! Voi non dovete assoggettarvi contriti e servili a questi sensi di colpa, ma dovete coraggiosamente assumerne il completo controllo. A questo punto non rimane che l’ultimo passo: «sbattete» coraggiosamente la porta e dite chiaro e forte NO! 5.6.3 Attività fisica Anche un’attività fisica regolare può contribuire all’equilibrio dello spirito. Al riguardo esistono numerose possibilità, ciascuna delle quali possiede una propria validità. Sono sicuramente positivi i movimenti che favoriscono la circolazione senza sollecitare eccessivamente le articolazioni (passeggiare, fare jogging su un terreno morbido, andare in bicicletta, nuotare, remare, …). Sono adatti anche gli esercizi di stiramento e una ginnastica semplice. Alla stabilizzazione del sistema neurovegetativo possono contribuire la sauna, le docce calde-fredde alternate, i bagni turchi, i bagni di Kneipp. L’importante è esercitare tutte queste attività con moderazione. 5.6.4 Cura di sé Anche per la cura di sé vale quanto detto sopra: «Ama il prossimo tuo come te stesso». A volte trovo orribile la severità che i pazienti ansiosi usano nei confronti di se stessi. Hanno bisogno della paura come alibi, per occuparsi di se stessi e anche per far sì che gli altri facciano qualcosa per loro. «No, adesso non vengo a questo spettacolo, adesso rimango a casa e mi godo un po’ di riposo». «No, adesso non posso prendermi questo impegno, ho anche bisogno di tempo per riposarmi». Il NO deve procurare lo spazio temporale per fare qualcosa per il proprio benessere: trascorrere una serata con un’amica o un amico, concedersi un buon pasto, comperarsi qualcosa di bello, lasciarsi viziare, passare una sera a settimana con il partner senza bambini, o trascorrere un fine settimana senza nessun impegno (neppure i lavori di casa). 45 Molti partner o superiori sono molto restii a dare. Tenere il broncio e rimproverarli non serve a nulla, non cambieranno! Anche loro hanno bisogno di coraggio per prendersi quello di cui hanno bisogno, altrimenti saranno loro a subire, o addirittura potrebbero giungere ad assumere il ruolo di pazienti. Considerare qualcuno «malato» è spesso un inutile atto di violenza da parte di coloro che ci circondano, i quali non riescono ad accettare il fatto che si possa essere tanto «affettuosi» da preoccuparsi di se stesso. Una certa dose di egoismo è necessaria per mantenersi in salute. 5.7 Ricadute Gli attacchi d’ansia possono ripresentarsi in qualsiasi momento. Quello che si riesce a ottenere con gli interventi sopra descritti è soprattutto la riduzione della frequenza e della forza degli attacchi, che possono così arrivare a manifestarsi semplicemente, ad esempio, come una breve ombra di paura o un sintomo leggero e di breve durata. Chi ha sofferto di disturbi di panico corre il rischio di interpretare come temibile ricaduta qualsiasi nuovo ripresentarsi di un sintomo o della paura. È come se ricominciasse tutto da capo, e come se tutti gli sforzi fatti per combattere l’ansia fossero stati inutili. Questa interpretazione è errata e molto pericolosa. Un nuovo episodio non è una ricaduta! Non è come nel caso di Sisifo, che doveva ritrasportare tutte le volte la sua pietra dai piedi della montagna fino alla cima. Quando si è imparato a conoscere un po’meglio le circostanze summenzionate, si capisce che un nuovo episodio non è che uno scivolone di uno scalatore ben assicurato. È saldamente trattenuto da corde e ganci, e non precipiterà mai giù fino in fondo. 46 La fatica di Sisifo Arrampicata sicura Figura 20: Una ricaduta non è una catastrofe 5.8 Consigli per i parenti (da Sigrun Schmidt-Traub; Panikstörung und Agoraphobie. 2a edizione riveduta e ampliata 2000, HOGREFE) Pazienza Dimostrate interesse e comprensione per i disturbi da paura, per quanto possibile, in quanto gli stati di panico sono veramente difficili da sop­ portare. In particolare dovete dimostrare molta pazienza: ci vogliono da uno a due anni prima che il vostro congiunto abbia riacquistato fiducia nel proprio corpo e nella propria psiche. Per contro, nel caso dell’evitamento, i risultati arriveranno molto più rapidamente. 47 Consigli costruttivi Possibilmente non eliminate nulla dalla routine quotidiana del vostro congiunto che soffre di disturbi di paura, panico e agorafobia; non dategli troppi obiettivi; non spingete troppo, solo un po’, e con amore, in quanto anche le aspettative degli altri possono innescare in lui la paura. Dategli dei consigli per quanto possibile costruttivi. Favorire l’autonomia Lasciate tuttavia che ricerchi per quanto possibile autonomamente le sue situazioni ansiogene. Deve imparare a muoversi a piccoli passi. Se ha bisogno del vostro aiuto per progredire più rapidamente ve ne parlerà (vedere più avanti). Lasciatelo sempre più spesso da solo a casa o alle sue occupazioni, se questo non è eccessivo per lui. Tuttavia accompagnatelo tranquillamente dove siete sempre andati insieme prima della comparsa dei disturbi di paura, ad esempio a una festa, al ristorante, a un concerto o in viaggio. Spesso è utile che i conoscenti più stretti e il medico curante vengano messi a conoscenza degli episodi di panico, in modo che il vostro congiunto che ne soffre possa assumere un atteggiamento più naturale, si senta più libero e possa concentrarsi meglio sulle sue percezioni e rivolgere altrove l’attenzione. Deviazione della paura Non appena notate l’insorgere della paura nel vostro congiunto, aiutatelo a distogliere l’attenzione e parlate con lui di altre cose. Se necessario parlate direttamente dell’episodio di panico solo più tardi. Come affrontare l’attacco di paura Se quando è con gli altri, o al cinema, non riesce a sopportare la paura potete andare con lui all’aria aperta, finché la paura comincia a diminuire. Tornate poi insieme, dopo che il panico è passato, per un periodo che stabilirete insieme (20 minuti, oppure fino alla fine del film). È meglio prendere degli accordi prima. Sarebbe bene affrontare l’attacco di paura senza fuggire. 48 Feedback positivo Rallegratevi per i progressi fatti, date un feedback positivo e incoraggiatelo nel caso di insuccessi. Consultate dei libri o degli articoli che spieghino come gli attacchi di panico lascino spossato chi ne è affetto, probabil­ mente non solo dopo un attacco di panico, ma anche dopo aver sopportato una situazione ansiogena. Per lui si tratta di atti di forza. Demoralizzazione Per contro sarebbe opportuno non fare caso a espressioni di scoraggiamento del vostro partner ansioso. Non unitevi mai alle sue lamentazioni, altrimenti rinforzerete la paura e lo demoralizzerete. Progressi di diversa entità Gli esercizi miranti ad affrontare la paura, per i quali il vostro congiunto determina autonomamente distanza e durata, dipenderanno dalla sua condizione del momento. Non dovete intraprendere nulla contro la sua volontà per quanto riguarda il controllo della paura da parte sua, in quanto solo lui è in grado di valutare quello che per lui è particolarmente spiacevole e difficile. Dato che ha dei giorni cosiddetti buoni e cattivi, questo può variare molto. Non aspettatevi quindi che i progressi siano sempre regolari. Se tuttavia osservate che non ci sono più progressi, ma che si accontenta di un raggio di movimento appena un po’allargato, o che presenta molte giustificazioni e spiegazioni sul perché non riesce a fare di più, allora sarebbe opportuno parlargli, in modo amichevole ma fermo. È nor­male che prima di passare a una fase successiva si senta un po’ frenato. Azioni spontanee Nelle prime settimane dedicate al controllo della paura è utile proporre delle azioni spontanee che risparmino alla persona ansiosa la paura della paura. Quando un ansioso si è prefissato, ad esempio, di andare a teatro fra una settimana, oppure da amici in una città vicina fra dieci giorni, l’attesa del momento culminante diventa un grosso motivo di paura, e spesso è causa di insuccesso. A questo punto voi come familiare potete essergli di aiuto, proponendo sempre imprese di minore entità. 49 Il paziente sofferente di panico alla guida di un’auto Se avete intenzione di usare l’auto, lasciate che guidi il vostro congiunto ansioso, per lo meno in città. Con il tempo forse acquisterà la fiducia necessaria anche per andare in autostrada. Può essere tranquillizzante accennare al fatto che ci si può sempre accostare al lato della strada con i lampeggiatori accesi, perché può capitare a tutti di non sentirsi a proprio agio o di stare poco bene mentre si guida l’auto. Di solito le donne non vogliono più guidare da sole l’auto dopo l’insorgere di questi attacchi di panico, nonostante dal punto di vista tecnico siano delle guidatrici particolarmente brave e sicure. Invece esse sono convinte del contrario. Come familiari potete incoraggiarle e allettarle: dite che quando si è al volante bisogna concentrarsi molto sul traffico, cosa inconciliabile con l’insorgere dell’ansia. Alla fin fine per un paziente ansioso è più semplice svolgere il ruolo dell’autista che non quello del passeggero. Se il vostro partner si agita – di solito questo si verifica solo durante la prima mezz’ora del viaggio – potete cercare di aiutarlo facendo conversazione, distogliendo la sua attenzione, mettendo della musica, accendendo la ventilazione, ecc. Atteggiamento di aiuto Aiutate il vostro partner o il vostro familiare ansioso, se lui ve lo chiede seriamente, standogli vicino quando deve affrontare una situazione ansiogena, perché lui da solo non ce la fa. Tuttavia fate in modo da lasciare che a poco a poco se la sbrighi sempre più da solo, affinché non si abitui al vostro sostegno, altrimenti la sua paura verrà rafforzata. Per attenerci all’esempio sopra riportato del viaggio in auto, provate a riabituare il vostro congiunto a guidare da solo. Stabilite insieme come volete procedere di volta in volta, ad esempio: Frequenza degli esercizi Concordate la lunghezza del percorso, ad esempio 1–2 km, se possibile con un obiettivo valido, e quindi mettetevi al posto del passeggero. Come secondo esercizio andate fino alla meta successiva a circa 2–5 km, 50 percorrendo tratte conosciute. Quindi includete nel percorso un pezzo di autostrada e fatelo guidare per un pezzo all’andata e un altro al ritor­no. Allargate il cerchio, in modo da raggiungere diversi posti vicini senza l’insorgere del panico. Quindi provate a guidare in una seconda macchina davanti o dietro il vostro congiunto. Dopo di che, continuate a seguirlo guidando l’altra macchina, ma senza farvi vedere, e infine rimanete a casa pronto ad accorrere alla chiamata, finché la persona ansiosa riesce a fare i suoi percorsi da sola; quanto più frequenti sono gli esercizi – idealmente quotidiani – tanto più rapidamente il vostro congiunto tornerà a essere un automobilista indipendente. Molti imparano rapidamente, altri inizialmente hanno poca fiducia. A seconda della reazione del vostro congiunto queste fasi devono essere incrementate o ridotte, o avere una maggiore o minore frequenza. Per tutti gli esercizi è determinante che la persona ansio­ sa faccia progressi costanti, ogni giorno a seconda del suo stato d’animo, della sua disponibilità a modifiche spontanee del programma, e del vostro ritiro come «terapeuta di sostegno» parallelamente ai progressi ottenuti. Se decidete di aiutare il vostro congiunto, attenetevi strettamente agli accordi, in quanto lui si appoggia completamente su di voi. Tuttavia non sempre è possibile evitare eventuali ritardi e intoppi. Funzione di catalizzatore Non fate nulla di più di quanto sia necessario, consideratevi solo un catalizzatore che mette in moto il processo di riduzione della paura. Attenuazione dei fattori di stress Provate a pensare quali siano i fattori di stress più forti e come si possa attenuarli. Abbiate comprensione per il fatto che il vostro congiunto ansioso deve imparare a sviluppare la propria vita e ad affermarsi al meglio, anche se la cosa vi coinvolgerà in prima persona. Egli non perderà il suo posto nella società, ma si proteggerà meglio dai carichi eccessivi. Come conseguenza avrete un congiunto più soddisfatto e più capace di affrontare la vita. 51 Favorire un comportamento sano Infine potete fornire un aiuto indispensabile assumendo quei comporta­ menti di vita che favoriscano il mantenimento della salute. Se vivete insieme, la cosa vi riguarda direttamente. Cambiate il vostro modo di mangiare, favorite l’attività sportiva e gli esercizi di rilassamento e lasciatevi coinvolgere in attività piacevoli, gradite a entrambi. Evitate un consumo eccessivo di alcol o di caffè. Con il tempo potrete forse persino smettere di fumare, per migliorare la forma fisica. La terapia per il controllo della paura del vostro congiunto porterà quindi dei benefici anche a voi. 5.9 Farmaci Come abbiamo visto i problemi connessi con la paura si articolano su più livelli. Per comprenderli e superarli bisogna quindi tenere conto delle sue diverse diramazioni. L’uomo è un essere composto da corpo-anima-intel­ letto e da una parte sociale. Sulla parte fisica, il corpo, si può influire mediante dei farmaci. Alcuni terapeuti, e anche alcuni pazienti, credono che le paure debbano essere trattate essenzialmente con dei farmaci. Per contro ce ne sono altri che vorrebbero alleviare le loro paure esclusivamente con metodi psicoterapeutici. La verità sta nel mezzo. A volte può essere sufficiente un colloquio chiarificatore avente lo scopo di modificare alcuni comportamenti, altre volte le paure sono talmente estreme da richiedere necessariamente il ricorso ai farmaci. Per la maggior parte delle persone colpite è opportuno adottare entrambe le soluzioni. Forse è il caso di abbattere il pregiudizio esistente contro i farmaci (in questo caso gli psicofarmaci). Gli psicofarmaci (se correttamente utilizzati) sono paragonabili al gesso o alle stampelle che si adottano in caso di slogatura o di rottura di una gamba. 52 Se non avessimo le stampelle dovremmo forse rimanere a letto inattivi per delle settimane. Le stampelle ci permettono invece, con alcune limitazioni, di partecipare alla vita quotidiana nonostante il nostro impedimento. Esse proteggono inoltre la gamba ferita da carichi eccessivi e da Figura 21: I farmaci possono essere delle utili stampelle ulteriori traumi, in modo che possa guarire tranquillamente. Poi, a poco a poco, si può ricominciare ad appoggiare la gamba, e con il tempo si riesce a eliminare le stampelle. L’uso delle stampelle non vi impedisce di chiedervi quali vostre caratteristiche (ad es. costituzione, condizione fisica) o quale comportamento (ad es. mancata prudenza, temerarietà) abbiano provocato l’incidente, e che cosa dovrete gradualmente modificare dopo aver eliminato le stampelle. La stessa cosa vale per i farmaci. Per il trattamento farmacologico dei problemi di paura sono disponibili essenzialmente due classi principali di sostanze. Uno è il gruppo degli antidepressivi. Queste sostanze sono state sviluppate inizialmente per il trattamento delle depressioni, e col tempo si sono dimostrate utili anche per i problemi di paura. L’altro gruppo è costituito dai tranquillanti (essenzialmente benzodiazepina e suoi derivati). 53 Gli antidepressivi sono farmaci di base che devono essere assunti regolarmente. Questi farmaci hanno la proprietà di sviluppare tutta la loro efficacia solo dopo 2–3 settimane. Questo è importante da sapere, in quanto nei primi giorni si possono verificare degli effetti collaterali, prima che si possa instaurare l’effetto positivo. Questo fa sì che molti pazienti smettano troppo presto di assumere i medicinali. Il problema può essere risolto con una «introduzione graduale» del medicinale. Iniziate con 1/4 o 1/2 compressa o con poche gocce. Ci vuole un po’ di pazienza per ris­ contrare degli effetti benefici. Se questi farmaci si dimostrano efficaci, è ragionevole prenderli per almeno altri sei mesi. Anche per la sospensione deltrattamentoconantidepressivi è opportuno procedere gradualmente, nel corso di 2–3 settimane. Contrariamente agli antidepressivi, i tranquillanti sono medicine da prendere in caso di emergenza, da utilizzare quando la paura diventa insopportabile. Essi agiscono nel giro di pochi minuti e il loro effetto dura diverse ore. Il rischio di questi farmaci è che in taluni casi dopo un po’ di tempo il loro effetto diminuisce, e bisogna aumentare la dose, per cui può instaurarsi un tipo di dipendenza (cosa che non avviene con gli antidepressivi) da cui potrebbe poi essere difficile liberarsi. Per questo motivo i tranquillanti, se possibile, dovrebbero essere assunti solo per brevi periodi. Spesso è opportuno accompagnare l’assunzione degli antidepressivi con dei tranquillanti per 2–3 settimane, finché gli antidepressivi non abbiano sviluppato il loro effetto. Se i tranquillanti vengono presi sempre e solo quando si verifica un forte attacco di paura, sussiste un altro rischio. L’osservazione che l’attacco di paura passa viene mentalmente associata all’assunzione del farmaco (condizionamento). Le persone colpite sono portate a pensare che la paura sia passata solo grazie al farmaco, e che senza il farmaco sarebbe durata ancora a lungo. Questo invece è un errore! Dopo un certo periodo, breve o lungo, la paura passa anche da sola, e questa esperienza sarebbe molto importante per il superamento dell’ansia. È quindi opportuno cercare di sopportare gli attacchi di paura senza tranquillanti. 54 5.10 Gruppi di auto-aiuto I gruppi di auto-aiuto sono gruppi di persone affette dallo stesso problema, che si riuniscono senza il contributo di un esperto. Nelle grandi città ci sono organizzazioni di auto-aiuto che trattano diversi problemi. Si trovano nelle guide telefoniche sotto la voce Gruppi di auto-aiuto. Ci sono anche gruppi di auto-aiuto che si formano spontaneamente, all’interno dei quali le persone colpite si ritrovano casualmente o in seguito a delle inserzioni. Il vantaggio del gruppo di auto-aiuto è che si incontrano delle persone che conoscono il vostro problema per esperienza propria. Ci si sente più capiti, e non ci si sente più soli. Molti partecipanti trovano tuttavia pesante dis­ cutere esclusivamente di «casi» difficili. Un altro aspetto negativo è che nei gruppi di auto-aiuto che sussistono da lungo tempo può formarsi una sorta di gerarchia, vale a dire che uno o due membri, che partecipano alle riunioni da lungo tempo, si sentono spiacevolmente investiti del ruolo di esperti. Questi svantaggi tuttavia non dovrebbero impedirvi di provare. È meglio un buon gruppo di auto-aiuto che un cattivo terapeuta. Anche in questo caso vale la regola di sempre: se non vi trovate bene potete interrompere i contatti. InSvizzeraesistedaalcunianniun’associazionedellepersonecolpitedaansia (Angst- und Panikhilfe Schweiz, APhS) con la homepage: www.aphs.ch. 55 Tabella 8: Effetti positivi ed effetti collaterali dei farmaci 56 antipsicotico calmante, riduce il malessere favorisce il sonno Neurolettici Sonniferi stanchezza, vertigini, disturbi della concentrazione pronta efficacia antidepressivo, riduzione dell’ansia, regolazione del sonno Antidepressivi = metabolismo della serotonina e della noradrenalina assuefazione disturbi motori, poco efficace contro l’ansia effetto ritardato (2–3 settimane) effetti collaterali più rari, poche interazioni (ad esempio scarse interazioni con l’alcol) riduzione del flusso salivare (12%) nausea/ vomito, (8%), stipsi (7%), mancanza di appetito, aumento o riduzione del peso, riduzione della durata del sonno (8%) sedazione (7%), tremore, aumento della sudorazione (11%), mal di testa (9%), vertigini (6%), prestazioni sessuali ridotte, disturbi all’orgasmo antidepressivo, riduzione dell’ansia, regolazione del sonno, (induce il sonno) Antidepressivi = classici = triciclici movimenti muscolari involontari, disturbi simili al morbo di Parkinson, secchezza della bocca effetto ritardato (2–3 settimane), effetti collaterali, interazione con alcol e taluni farmaci collaudato da tempo secchezza della bocca, sudorazione, stipsi, disturbi di adattamento, problemi di minzione, intontimento, stanchezza passeggera, agitazione interna, aumento dell’appetito, vertigini, tremore, mal di testa, tachicardia, nausea, disturbi intestinali, aumento del peso, disturbi nella libido e di impotenza, disturbi all’orgasmo riduzione dell’ansia, sedativo, riduzione o eliminazione di sensazioni forti, favorisce il sonno, scioglie i crampi Svantaggi assuefazione, interazione con alcol, condizionamento Vantaggi pronta efficacia Possibili effetti collaterali assuefazione, sonnolenza Effetto auspicato Gruppo di sostanze Tranquillanti = tranquilizer = benzodiazepine 6. Conclusione La presente pubblicazione mira ad aiutarvi a convivere meglio con disturbi quali panico e agorafobia e a non sentirvi abbandonati a queste paure senza nessun aiuto. Essa non aspira a liberarvi totalmente da questa spia­ cevole esperienza. Se riesce a far sì che voi riusciate a percepire le vostre paure non solo come disturbi patologici da eliminare, bensì come impulso a modificare qualcosa nella vostra vita, essa ha raggiunto un obiettivo importante. «Senza paura non c’è cambiamento»: è uno degli insegnamenti di queste pagine. Queste pagine non possono né vogliono sostituire il vostro terapeuta personale. Forse vi spingeranno anche a parlare delle vostre paure in modo nuovo con persone che vi sono vicine (partner, amico, medico, psichiatra, psicoterapeuta …). Forse faranno sì che vi diate una mossa e che per la prima volta cerchiate un terapeuta. Non è una vergogna avere bisogno di aiuto. Non dimenticate mai che voi potete cessare questo rapporto in qualsiasi momento, se sentite che non vi è di aiuto. Se avete l’opportunità di partecipare a un training di gruppo contro le paure vorrei incoraggiarvi a farlo (vedere gli indirizzi di seguito). Vi consiglio anche di consultare la dettagliata bibliografia integrativa elencata qui appresso. Vi auguro molto coraggio e molto successo! Peter Grob 57 58 Ora 13.30 3.3.2007 20 Durata dell’eserci­zio in minuti 6 2 Grado di rilassamento prima dopo 2.5 Durata dell’effetto rilassamento buono, molto più tranquillo (per es.) Commenti Grado di rilassamento: 0 = rilassamento totale 5 = tensione media 10= tensione massima Nome: Martin Muster Data Impararearilassarsirichiedemoltoesercizio,soprattuttoall’inizio.Esercitateviquotidianamente,almenoduevolte al giorno. Programmate già il giorno prima i vostri momenti di esercitazione (da riportare a matita). Annotate alla fine del rilassamento la data, l’ora, la durata e il grado del rilassamento raggiunto prima e dopo l’esercizio e la durata dell’effetto. Scheda di esercitazione Training di rilassamento 7. Allegato 7.1 Scheda di rilassamento 59 Tipo di esercizio Una fermata sull’autobus accompagnata dalla mia amica, non durante le ore di punta Tratto da Schlossberg a Wesemlinral con l’autobus n. 1 Una fermata con l’autobus da sola, non durante le ore di punta. Tratto da Schlossberg a Wesemlinral con l’autobus n. 1 Una fermata con l’autobus da sola, non durante le ore di punta. Tratto da Schlossberg a Wesemlinral con l’autobus n. 1 Andare da sola con il bus n. 1 da Schlossberg fino allo Schwanenplatz. Data Ora 10.3.98 10.00– 10.30h 11.3.98 10.45– 11.15h 12.3.98 11.00– 11.25h 13.3.98 11.10– 11.30h 5 4 7 3 Grado di ansia Scheda di esercitazione Esercitazione in gruppo contro panico e agorafobia Al Löwencenter è salito un gruppo di ragazzi. Ho pensato, speriamo che tutto vada bene, altrimenti faccio una brutta figura. Poi ho sentito nuovamente un brontolio nello stomaco. A metà percorso ho sentito un battito extra del cuore. Ho pensato che fosse un segno di stress e che non avesse importanza. È la cosa si è fermata lì. Poco dopo la chiusura delle porte brontolio nello stomaco, leggero capogiro, la paura sale in breve fino al grado 7. Ho pensato: adesso ricomincia, spero di non crollare. Se fossi rimasta a casa. Quando l’autobus è partito ho avuto un po’ paura con brontolii nello stomaco. Ho pensato che c’era Elsa con me e che non mi poteva succedere nulla. Percezioni (fisiche, sensazioni, pensieri) Mi sono alzata e sono andata verso la parte anteriore dell’autobus. Poi ho preso dalla tasca un pastiglia e me la sono messa in bocca. Ho preso con me il giornale e ho letto la pagina con le offerte delle ferie. Ho pensato che sarebbe bello riandare in vacanza in Grecia. Mi attacco alla stanga, prendo il cartoncino con le 10 regole di comportamento e leggo bene ogni singolo punto. Quando questa strana sensazione è arrivata ho detto a Elsa ecco, adesso ce la facciamo, è durata solo una fermata, io l’ho presa a braccetto. Comportamento Oggi sono contenta di me, ma devo dire che domani devo ripetere questa parte dell’esercizio. Se ci riesco ancora, dopodomani faccio 2 fermate durante l’ora di punta. Il percorso fino alla prossima fermata è troppo breve. Domani vado fino a Schwanenplatz. Alla mattina non mi sentivo benissimo e ho pensato che oggi non era una giornata buona per l’esercizio e volevo stare a casa. Poi mi sono vinta, e sono andata lo stesso. Adesso sono contenta di avercela fatta. L’esercizio con accompagnamento è quasi troppo facile. Da domani voglio esercitarmi da sola. Commenti Obiettivo: andare con l’autobus durante le ore di punta da casa (Schlossberg) fino alla stazione. Da raggiungere entro: il 20 marzo 2000 Raggiungeretequestoobiettivoapocoapoconelleprossimesettimane.Suddivideteloineserciziparziali(obiettivi parziali). Prendetevi ogni giorno il tempo necessario per esercitarvi e descrivete di seguito le vostre esperienze. Riportate il grado di paura (scala da 0 a 10; 0 = nessuna paura, 10 = paura insopportabile) 7.2 Scheda di esercitazione 60 8. Bibliografia 8.1 Scientifica Roberto Pozzetti SENZA CONFINI – Considerazioni psicoanalitiche sulle crisi di panico Editore: Franco Angeli Gianni Francesetti ATTACCHI DI PANICO E POSTMODERNITA’ Editore: Franco Angeli 8.2 Auto-aiuto A. Letarte-M. Letarte LA PAURA DI AVERE PAURA Editore: San Paolo-I Prismi G. Lanari, B. Rossi, V. Cei, P. Adorni PANICO: ISTRUZIONI PER L’USO Editore: Armando Editore Valentina Cultrera L’ANIMA IN TRAPPOLA Editore: Mondadori P. Spagnulo-M. Falcone-M. Giannantonio ANSIA E ATTACCHI DI PANICO (III edizione) Editore: Ecomind, Anno 2006 61 Nicola Ghezzani USCIRE DAL PANICO Editore: Franco Angeli Francesco Rovetto PANICO – Origini, dinamiche, terapie Editore: McGraw-Hill Companies Laura Bellodi PANICO E FOBIE Editore: Giovanni Fioriti Srl Bronwyn Fox LIBERARSI DALL’ANSIA E DAL PANICO Editore: Tecniche Nuove Anna Seagrave-Faison Covington LIBERI DALLE PAURE G. B. Cassano IL DISTURBO DA ATTACCHI DI PANICO Editore: Masson 62 9. Gruppi per la cura dell’ansia 9.1 Lucerna Studi associati Fluhmattweg di Lucerna: si tengono regolarmente gruppi di training contro ansia/panico e/ o agorafobia. 15 sedute da 2 ore. 10–12 partecipanti. Informazioni: Dr. med. Peter Grob, Fluhmattweg 4, 6004 Lucerna tel. 041 410 85 08, fax 041 410 88 27, [email protected] 9.2 Basilea Si tengono regolarmente gruppi di training contro attacchi di ansia/ panico e fobie sociali. 15 sedute da 2 ore con inizio a metà gennaio e a fine agosto. Dr. med. Pierre Loeb, Winkelriedplatz 4, 4053 Basilea, tel. 061 361 10 20 e Dr. med. Christian Weber, Nonnenweg 20, 4055 Basilea, tel. 061 272 66 66 Clinica universitaria di Basilea, reparto di psicosomatica, divisione medicina interna, tel. 061 265 52 94 Clinica universitaria psichiatrica, psicologia e psicoterapia clinica, tel. 061 325 51 17 63 9.3 Zurigo Clinica universitaria di Zurico, reparto di medicina psicosociale, Policlinico psichiatrico, tel. 044 255 52 80 Dr. med. Johann Walter Meyer Forchstrasse 92/Hegibachplatz, 8008 Zurigo, tel. 044 382 34 34, [email protected] PD Dr. med. Walter Lang Theaterstrasse 2, 8001 Zurigo, tel. 044 252 33 18 9.4 Losanna Anxietas Avenue de Rumine 2, 1005 Lausanne, [email protected], www.anxietas.ch, tel. 021 311 12 19 9.5 Altri indirizzi in Svizzera Accademia Svizzera di Medicina Psicosomatica e Psicosociale (ASMPP Académie Suisse pour la Médecine Psychosomatique et Psychosociale), casella postale 521, 6260 Reiden, www.asmpp.ch APhS Angst- und Panikhilfe Schweiz Hölzlistrasse 165, 4232 Fehren, hotline: 0848 801 109, [email protected], www.aphs.ch 64 10. Ringraziamenti Desidero ringraziare il Dr. Pierre Loeb e il suo collega Dr. Christian Weber per aver messo a mia disposizione la documentazione per la formazione deltrainingdigruppo(cognitivoterapeuticocomportamentale)perpersone affette da problemi di paura. Gli autori menzionati nella bibliografia mi hanno dato le necessarie basi teoriche per le quali sono loro riconoscente. Un grazie anche ai molti pazienti che mi hanno aiutato a redigere questo testo sulla base dell’esperienza pratica. Peter Grob 65 sto.ch Ci16 02/09 Lundbeck (Suisse) SA, Cherstrasse 4, 8152 Glattbrugg Tel. 044 874 34 34, Fax 044 874 34 44, www.lundbeck.ch 66