Il disturbo post traumatico da stress (PTSD): rischio per vittime e

PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA
EMERGENCIES
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Il disturbo post traumatico
da stress (PTSD): rischio per
vittime e soccorritori
“Nessuno è
immune dal vivere
un evento traumatico,
che può lasciare ferite
profonde fino a manifestarsi
un Disturbo Post Traumatico
da Stress. Lo studio
psicologico del trauma
significa confrontarci con la
vulnerabilità e le potenzialità
della natura umana”
(A.Bruno)
Secondo il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali redatto dall’Associazione
Americana di Psichiatria affinchè una persona venga diagnosticata con PTSD deve
essere stata esposta ad un evento traumatico nel quale ha assistito o vissuto tale
evento che ha causato morte o minaccia di morte o gravi lesioni a sé o ad altri.
Ma si parla di PTSD anche in casi di “Traumatizzazione Vicaria”: questa coinvolge,
durante le fasi del soccorso, vittime, parenti o anche i soccorritori stessi
Qdi Marta Viappiani*
“
… con quella bomba ho perso tutto… Non so se posso considerarmi
felice di essere sopravvissuto. Mio
figlio quattordicenne mi ha toccato una
spalla dicendomi “Ciao pà!” ed io l’ho
aggredito, avevo la bava alla bocca,
le pupille dilatate e ricordo solo i vicini
di casa che me lo toglievano da sotto
le mani”. Da allora, Piero ha detto alla
moglie di chiuderlo a chiave in camera da letto e di non preoccuparsi se
sentiva dei colpi al muro perché era lui
che sbatteva il capo. Si sente tradito
dall’Arma Piero, (reduce di Nassiriya
2003), perché nessuno ha provveduto
a curare le sue ferite di guerra. Niente
sangue, né problemi o ferite fisiche ma
solo un grande disagio psicologico.
Questa grande sofferenza, questo dolore acuto, questo “mal di vivere” ha un
nome: si chiama Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD). Si tratta di
un’intensa reazione a eventi traumatici,
quali: catastrofi naturali - terremoti, alluvioni -, attentati terroristici, lutti complessi, aggressioni fisiche e sessuali, abusi,
conflitti bellici, incidenti gravi…. Si tratta
di una risposta bifasica che implica da
un lato il rivivere l’evento traumatico,
dall’altro un senso di ottundimento o
di risposta emotiva al mondo esterno.
Infatti, nell’uomo come negli animali, la
memoria di un evento catastrofico o
traumatico può essere fonte di grande stress e provocare danni psichici
tutt’altro che trascurabili. In altre parole
è come se la memoria “perseguitasse”
chi ne soffre con dolorosi flash-back
e spesso l’evento psicologico risulta
altrettanto dannoso dell’evento stesso.
Secondo le ultime stime, l’8% degli
americani è colpito da tale sindrome con
sintomi invalidanti: le vittime vivono nella
paura, perdono la capacità di andare
al lavoro, di occuparsi della famiglia,
di condurre sostanzialmente una “vita
normale”. Secondo il DSM IV Manuale
Diagnostico dei Disturbi Mentali redatto
dall’Associazione Americana di Psichiatria (APA, 2000), affinché una persona
venga diagnosticata con PTSD deve
essere stata esposta a un evento traumatico nel quale ha assistito o vissuto
tale evento, che ha causato morte o
minaccia di morte, o gravi lesioni a sé
o ad altri. Si parla poi di PTSD anche
in casi di “Traumatizzazione Vicaria”:
questa coinvolge, durante le fasi del
soccorso, vittime, parenti o anche i
soccorritori stessi che ascoltano o assistono persone direttamente coinvolte nell’evento traumatico. Nel PTSD il
senso della paura intensa, dell’orrore
e dell’impotenza tendono a perdurare
nel tempo così che l’evento traumatico
viene rivissuto costantemente sotto
forma di ricordi intrusivi spiacevoli, incubi
e flashback. Queste sensazioni portano
a svariati disturbi: nel sonno, nell’ipervigilanza, nell’irritabilità, in un’intensa
reattività fisiologica a fattori interni o
esterni che ricordano l’evento traumatico, come: sudorazione, tachicardia o
attacchi d’ansia. Il Disturbo è purtroppo
spesso accompagnato da altri disagi (in
comorbilità) quali: depressione, disturbi
alimentari, abuso di sostanze, condotte
autolesionistiche (come il caso di Piero)
e suicidarie, oltre che dolore cronico e
attacchi d’ansia o di panico.
Il PTSD dopo il sisma del 2012 in
Emilia
Queste manifestazioni ben sono state
vissute, e tutt’oggi ancora se ne parla,
dopo il terremoto in Abruzzo e a Sisma
e,
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Recentemente,
Stati Uniti e Regno
Unito hanno
sviluppato linee guida di
eccellenza clinica
per migliorare l’efficacia
del trattamento del PTSD,
sia in adulti che in minori.
È indispensabile che
tutti gli Psicologi
dell’Emergenza e i
professionisti che vi
operano ne siano a
conoscenza
d’aiuto (debriefing) per razionalizzare,
ma anche, soprattutto, per capire come
uscire dalla situazione difficile se non per
se stesse, per i figli.
Per diagnosticare il PTSD occorre che
i sintomi siano presenti per più di un
mese e la loro intensità deve causare un
disagio significativo nel funzionamento
sociale e lavorativo della persona stessa.
Un po’ di storia del PTSD
Già dal 1860 con la Guerra Civile Americana e successivamente con quella
Russo-Giapponese, vi furono alcune
rilevazioni cliniche; ma fu nella Prima
Grande Guerra che Freud per primo parlò di “Trauma da scoppio o Nevrosi da
guerra” per tutte quelle sindromi pesanti
che accompagnavano parecchi soldati
reduci dal fronte. Era quello il periodo
nel quale, svariati reduci non volevano
tornare al fronte dopo piccole pause,
necessità anche di Formare professionisti nel settore delle Emergenze nelle
modalità di assessment e nelle tecniche
terapeutiche supportate dalla ricerca.
Trattamento del PTSD a vittime e
soccorritori
L’obiettivo del trattamento al PTSD
è naturalmente quello di alleviare le
sofferenze della persona in primis e
successivamente quello di aiutarlo a
trovare un “suo nuovo adattamento alla
realtà” perché il solo fatto di aver vissuto
un disastro mette nella condizione di
trovare un altro Equilibrio interno.
Recentemente, Stati Uniti e Regno Unito
hanno sviluppato linee guida di eccellenza clinica per migliorare l’efficacia
del trattamento del PTSD, ovvero gli
“evidence based treatments” sia in adulti
che in minori.
E’ indispensabile che tutti gli Psicologi
dell’Emergenza e i professionisti che vi
operano ne siano a conoscenza non
solo per essere documentati e aggiornati, ma anche perché è questo l’unico
modo di mantenere alti livelli di competenza nella pratica clinica e confrontarsi
con la visione internazionale della psicologia del trauma. Per i soccorritori in
generale penso sia utile conoscere il
lavoro complesso dello Psicologo nelle
situazioni di Emergenza al fine di poter
prevenire quelle situazioni che potrebbero metterlo a rischio di PTSD e altro.
Il lavoro dello Psicologo dell’Emergen-
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.
Emilia 2012: persone senza casa né
punti di riferimento, solo il grande lavoro
dei soccorritori per dare una stabilità
almeno temporanea, fisica e psicologica, progetti ad hoc per i bambini per
prevenire l’instaurarsi del PTSD, l’aiuto
dei cani per Pet Therapy, e altro ancora.
Ma ancor oggi si registra un alto numero di depressioni, disturbi nel sonno e
aumento dell’uso di alcool e fumo tra la
popolazione. Questo è il PTSD. Tanto
lavoro è stato fatto anche coi soccorritori
(specie coloro che si fermavano a lungo)
con Debriefing organizzati nel posto
stesso, o dopo un po’ di tempo in altri
luoghi. E le cose che emergevano…
i ricordi, i vissuti, le sofferenze insomma! Diciamo che il parlarne e il poter
condividere e confrontarsi con altri ha
risollevato il morale di tutti, aiutando non
solo a elaborare i vissuti più dolorosi,
ma anche e soprattutto a razionalizzarli.
Può anche verificarsi che sia nelle vittime che nei soccorritori emergano
sensazioni o pensieri legati a sensi di
colpa e di vergogna (Potevo fare di
più? Perchè proprio io son sopravvissuto? Perché non i miei compagni? E
se non cambiavo turno?) Così nei casi
di maltrattamento familiare-domestico:
le donne sempre pensano di essere
causa diretta o indiretta di quanto sta
succedendo. Difficilmente prendono in
esame l’opportunità di una separazione
perché si ritengono, il più delle volte,
responsabili delle reazioni del marito/
compagno. E spessissimo perdonano
e poi tornano ai Centri con paure, ansie,
insonnie, e anche in questi casi si è
sempre cercato di organizzare incontri
e molti di loro venivano fucilati perché
condannati per diserzione, codardia o
insubordinazione.
Questi uomini soffrivano appunto di
“nevrosi da guerra” ovvero di reazione
post traumatica al conflitto bellico ma,
a causa dell’incomprensione scientifica del disturbo, erano considerati un
disonore per la Patria e le loro famiglie
venivano stigmatizzate. Fu poi coi reduci
dalla guerra del Vietnam che emerse
in tutta la sua gravità il reale problema:
interi team di studiosi, medici, psichiatri
e psicologi iniziarono a monitorare i
sintomi e i comportamenti dei numerosissimi casi riportati in ambito militare
e nell’opinione pubblica si confermò il
grave Disturbo Psichico dovuto ai traumi
subiti in guerra, da allora riconosciuto
come PTSD.
La guerra tuttavia è solo uno dei numerosi traumi che possono accadere alla
persona; altri sono: catastrofi naturali,
aggressioni e violenze tra pareti domestiche, persecuzioni, gravi incidenti
stradali,attentati terroristici, ecc. Tutte
queste situazioni traumatiche possono
ovviamente aumentare la probabilità di
sviluppare un PTSD nell’arco della vita.
Questo profilo generale in cui si delineano le situazioni traumatiche, aumenta
la consapevolezza da parte degli Psicologi dell’Emergenza sulla necessità
di informare sia Soccorritori volontari
che Istituzioni sulle problematicità delle
vittime e sui loro rischi; inoltre, si rileva la
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fisiologica attraverso una stimolazione
bilaterale (tapping, strumenti sonori o
visivi, ecc)
verso il rilassamento
Caratteristica del TF-CBT è l’esposizione immaginativa o in vivo allo stimolo, associato a una ristrutturazione
cognitiva della percezione dell’evento
e dell’impatto nella vita della persona.
Esempi:
t5FDOJDIFEJHSPVOEJOHGBSBOOVTBSF
un odore forte per ritorno alla realtà e
gestione flashback
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che mi aiutano…”) e sua ripetizione
t.FUPEJQFSMPTWJMVQQPEJTUSBUFHJFEJ
fronteggiamento
Il metodo EMDR sviluppato negli anni
’80 dalla ricercatrice americana F. Shapiro riporta un modello sulla base del
quale le informazioni traumatiche sono
immagazzinate in modo disfunzionale
nel sistema nervoso e vengono riattivate
ogni volta che si presenta un fattore
scatenante, causando disagio a livello
psicologico e somatico. Il trattamento
consiste nel rielaborare specifici aspetti
che rappresentano l’evento traumatico
e i fattori che scatenano la reattività
Il ruolo della Formazione e
Informazione per Soccorritori e
Vittime
Mi pare utile sottolineare l’aspetto della
Formazione e Informazione capillare
della Psicologia dell’Emergenza come
prevenzione al PTSD in vittime e soccorritori. In questi anni siamo stati sempre
più spesso chiamati a intervenire in
varie situazioni calamitose e, con tanta
empatia, molti volontari e non solo sono
partiti anche per lunghi periodi. Ritengo
sempre più indispensabile promuovere
all’interno delle squadre di Emergenza
di ogni livello, Corsi e Formazioni al fine
di preparare i soccorritori al meglio e
far sì che conoscendo sempre di più le
proprie risorse ma anche i propri limiti
siano maggiormente tutelati a prevenire
il PTSD oltre ad che altre forme di stress.
Note Bibliografiche:
Presidenza dei Ministri-Dipartimento
Protezione Civile: “Criteri di massima sugli interventi psicosociali da attuare nelle catastrofi” G.U. n°200 del
19/08/2006
Giannantonio/Cusano: :Lo stress post
traumatico nel personale di soccorso,
Ecomind
American Psychiatric Association
(2000). Diagnostic Criteria from DSMIV-TR. Washington, DC
Pearlman, L.A. & Mac Ian, P.S. (1995).
Vicarious traumatization: An empirical
study of the effects of trauma work on
trauma therapists.
Professional Psychology: Research &
Practice, 26, 558-565
S.Hayes, Wilson: ACT: Teoria e pratica dell’Acceptance and Commitment
Therapy, Raffaello Cortina Editore
Shapiro, F. (2001). Eye Movement Desensitization and Reprocessing. Basic
Principles, Protocols, and Procedures.
New York: The Guildford Press.
*Psicologa, Psicoterapeuta e responsabile Equipe Psicosociale dell’Emergenza-NIP Protezione
civile Parma
EMERGENCIES
za quindi in questo contesto avrà o
scopo di :
t4VQQPSUBSFDPMPSPDIFIBOOPTVCÖUP
e /o assistito/testimoniato situazioni
traumatiche (vittime/soccorritori)
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reazioni traumatiche
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che l’evento causa nelle relazioni con
gli altri, nella visione del mondo (nuova
realtà) e nella percezione di sé.
I trattamenti psicoterapeutici principalmente utilizzati sono:
1. La Terapia Cognitivo Comportamentale focalizzata sul Trauma
(Trauma-Focused Cognitive Behavioural Therapy, TF-CBT)
2. La Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti
Oculari (Eye Movement Desensitization
and Reprocessing-EMDR)
Il metodo TF-CBT ha le sue origini negli
anni ’60 nell’ambito cognitivo comportamentale di Aaron T. Beck. Questo
approccio è strutturato e orientato alla
comprensione e al cambiamento dei
pensieri disfunzionali che determinano le
emozioni negative (ricorrenti flashback),
sintomi somatici (disturbo sonno più
ricorrente) e comportamenti non adattivi
(inquietudine ed aggressività in primis)
e mira a:
t /PSNBMJ[[BSF MF SFB[JPOJ F J TJOUPNJ
iniziali
t'BWPSJSFMBTUBCJMJ[[B[JPOFFNP[JPOBMF
e comportamentale
t"JVUBSFOFMMBHFTUJPOFEFMMBOTJBBUUSB-
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