Quando il trauma bussa alla porta di chi è guarito

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STRESS
Dopo la malattia
Quando il trauma bussa
alla porta di chi è guarito
Talvolta i malati di cancro riescono
a tenere a bada lo stress durante tutta
la fase acuta, quella più difficile ma,
una volta tornati alla vita di tutti i giorni,
si ritrovano a fare i conti con le emozioni
che, nei casi più gravi, possono provocare
una sindrome post traumatica da stress
a cura di DANIELA OVADIA
e cure, l'ospedale,
gli interventi e
persino le chemioterapie sono
alle spalle quando, all'improvviso, il malato
di cancro che ha concluso
con successo la cura della
sua malattia viene colto dal
panico o dalla depressione.
La reazione di familiari e
amici è spesso di incredulità:
ma come? Proprio la stessa
persona che ha affrontato
con apparente sicurezza e
L
tranquillità le fasi più dolorose e faticose, ora si lascia
andare così?
Eppure il fenomeno è tutt'altro che marginale: il cancro, come molti eventi emotivamente coinvolgenti
della vita, può dare origine a
un disturbo post traumatico
da stress (PTSD), come
hanno dimostrato numerose
ricerche
svolte a
partire
d a g l i
anni no-
20 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2014
vanta. Il PTSD si manifesta
con attacchi di panico quando la persona si trova in situazioni che ricordano l'evento che ha scatenato il
trauma (per esempio quando si avvicina di nuovo all'ospedale nel quale ha effettuato le cure), oppure con
pensieri ossessivi riguardo
alla malattia (con annessa
ansia e depressione proprio
nel momento in cui, invece,
bisognerebbe ricominciare a
pensare ad altro), incubi o
sogni in cui ne rivive alcuni
momenti. Esiste anche una
variante caratterizzata da sovraeccitamento, nervosismo, insonnia e irritabilità.
Perché si
possa parlare di
PTSD vera e propria, i disturbi psicologici devono manifestarsi da almeno un mese e
interferire in modo sostanziale con la vita quotidiana
della persona.
I FATTORI DI RISCHIO
Gli stessi studi che hanno
messo in luce l'esistenza del
disturbo hanno rivelato che
il 3-4 per cento dei pazienti
che hanno ricevuto una diagnosi di cancro agli stadi iniziali (in cui quindi le cure
sono state presumibilmente
meno intense e meno lunghe) sviluppa in seguito la
sindrome, mentre ciò accade
nel 35 per cento circa di coloro che ricevono una diagnosi a uno stadio già avanzato. Queste per-
PSICOTERAPIE, GRUPPI DI AIUTO E FARMACI
In questo articolo:
stress
PTSD
psiconcologia
centuali possono variare, a
seconda del contesto e del
Paese, ma soprattutto dell'assistenza psicologica offerta
già nella fase acuta. Risulta
infatti che chi non riesce a
elaborare i pensieri oscuri
con l'aiuto di un professionista è più a rischio, così come
lo sono i più giovani, le persone con un basso livello di
istruzione o con difficoltà
economiche, tutti
elementi
che aggravano
il
peso psicologico
della malattia.
Costituiscono altri fattori
di rischio anche i lunghi ricoveri durante la fase acuta, una
malattia fisicamente dolorosa
o comunque con sintomi fisici invalidanti. Conta però
anche la persona e la sua storia prima del cancro: chi ha
già subito un trauma nella
vita, ha sofferto in precedenza di disturbi psicologici
anche lievi (ansia o depressione), ha in generale livelli elevati di stress, disturbi di tipo
ormonale o uno scarso supporto sociale ha più probabilità di vedere i livelli di stress
risalire a malattia conclusa.
Dal punto di vista personologico, invece, coloro che
“fanno finta di niente” ed evitano di fare i conti con le emozioni durante la diagnosi e la
cura rischiano maggiormente
che ciò che hanno rimosso riaffiori nel momento meno
opportuno. Secondo gli studi
effettuati soprattutto negli
Stati Uniti,
uno dei
fat-
tori che invece
protegge da
questo rischio è
un buon rapporto con lo staff
di medici e infermieri durante
la cura.
DIAGNOSI PRECOCE
“È importante che i pazienti una volta terminate le
cure fisiche vengano seguiti
a livello psicologico per almeno due anni con periodici
controlli” recitano le linee
guida del National Cancer Institute di Bethesda, uno dei
massimi centri di ricerca oncologica al
mondo. E
le raccomandazioni, pur essendo condivise dalla
maggior parte degli operatori, sono ben lontane dall'essere applicate in Italia, soprattutto per la mancanza, nel Sistema sanitario nazionale, di
psicologi assunti con questo
compito. È facile quindi che
solo chi si può permettere un
aiuto privato riesca a fare
davvero una diagnosi precoce, che costituisce però l'unico intervento di prevenzione
efficace.
“L'intervento di personale
esperto è necessario anche
perché i sintomi iniziali possono essere sfuggevoli o comuni, come l'irritabilità o la
difficoltà di concentrazione”
spiegano ancora la linee
guida. Se lasciati a se stessi,
però, questi disturbi da
stress possono evolversi in
qualcosa di più pervasivo e
invalidante.
E una volta sviluppatasi
una vera e propria PTSD, l'intera vita lavorativa e di relazione della persona può essere seriamente compromessa,
specie se non si trova un professionista che inizi subito
una cura appropriata.
Bisogna evitare
che il malessere
diventi un
disturbo cronico
COME SI CURA
a sindrome post traumatica da stress provocata dal
cancro e dalla tensione generata nel periodo delle
cure viene trattata con gli stessi strumenti usati in
tutte le situazioni analoghe (cioè negli eventi
generatori di stress intensi), indipendentemente dalla
causa. Possono essere utili gli interventi di supporto
psicologico, le psicoterapie di tipo cognitivo-comportamentale (in particolare quando si tratta di gestire
l'ansia legata a luoghi o situazioni), le tecniche di
rilassamento e persino i gruppi di auto-mutuo aiuto.
Nei casi più gravi, quando prevalgono sintomi ansioso-depressivi, si fa ricorso ai farmaci ansiolitici
o antidepressivi (o ad ambedue). Nei casi ancora
più gravi (per fortuna molto rari) possono essere
necessari anche gli antipsicotici.
La maggior parte degli specialisti è favorevole però
a un approccio multimodale, cioè che tenga in conto e
utilizzi a seconda dei casi e dei momenti tutti gli
strumenti disponibili. Le terapie cognitivo-comportamentali si sono dimostrate particolarmente
efficaci, in alcuni studi randomizzati e controllati, nei
casi in cui il disturbo coinvolge in modo importante la
sfera sessuale e relazionale, con un rifiuto marcato
legato anche all'alterata percezione di sé e del proprio
corpo dopo la malattia.
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