`L Viaggio intorno all`Italia abbandonata M Medea, la passione

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VENERDÌ
18 OTTOBRE 2013
Medea, la passione secondo Seneca
DI DOMENICO RIGOTTI
edea la barbara. Medea
la maga. Uno dei più giganteschi personaggi usciti dal mito che arrivando dai
tragici greci attraversa tutti i secoli. Raggiunge il medioevo e di lei
si impadronirà anche Corneillle.
Che nell’Ottocento in varie e le più
diverse versioni diventerà l’eroina per eccellenza di tante attrici
tragiche in gara fra loro. Di lei a
subire il fascino anche compositori di gran fama come Cherubini
di cui con la sua voce possente e
una espressività straordinaria fu
mirabile interprete Maria Callas.
Sappiamo, fu Euripide a darle una configurazione completa. Con
lui Medea appare come una donna umiliata, che scaglia recrimi-
palcoscenico
M
Maria Paiato affronta
il ruolo dell’eroina
divisa tra amore e ira
Per la regia di Sepe
in scena allo Strehler
TEATRO DELLA
COOPERATIVA
Gianfranco Berardi,
attore non vedente,
porta in scena il
ritratto di un Paese
nazioni contro Giasone e contro
l’ingiustizia di Creonte che la esilia da Corinto e al tempo stesso
come una creatura pericolosa
posseduta da un "demone" interiore. Euripide ci presenta la psicologia di un’eroina che si esprime con passione, in preda a conflitti interiori.
In una settimana dominata da debutti non meno interessanti torna
sulla scena Medea, ma questa volta (una rarità) è la "Medea" ben
più cruda e lancinante di Seneca.
È uno dei suoi nove lavori rimastici e giunto a noi nella sua integrità. Nell’adattamento di Francesca Manieri la propone quell’intelligente regista che è Pierpalo Sepe e il ruolo affidato a quell’attrice di forte e raro temperamento drammatico che è Maria
Rassegna sulla mafia
Paiato. Al teatro Studio fino al 3
novembre
(tel
488800304
www.piccoloteatrolorg).
Altra con Seneca è la visione del
personaggio. Medea l’eroina «che
non sa frenare né l’ira, né l’amore», come dice Sepe, viene considerata come una maledizione dal
coro dei corinti e comparata a mostri marini, accede a un atemporalità mitica coi suo magici incantesimi destinati ad avvelenare
la tunica offerta alla sua rivale
Creusa. Attraverso l’infanticidio
compiuto sotto gli occhi di Giasone in una spirale parossistica di
violenza, la maga annulla la sua
esistenza presente legata all’universo dell’uomo per riconquistare la sua verginità e le sue origini
perdute.
empre aperto
S
alla
contemporaneità e
a un teatro civile
impegnatissimo
(onore al merito), il
teatro Franco
Parenti dedica
queste sere a una breve rassegna
al tema scottante della mafia. Si
parte con "Malaluna" (18 e 19). È
la storia, sconvolgente, di Rosy
Casale. Lei stessa sulla scena (la
regia di Guglielmo Ferro, le
musiche di Battiato) a raccontare
la sua terribile vicenda.
Quarantenne, madre,
imprenditrice (ha un locale
"Malaluna") non volendosi
piegare alla "drangheta" pagherà
con un atroce pestaggio cui
rabbioso, smarrito,
che brancola
nel buio, illuso
e dimenticato
L’attore Gianfranco
Berardi in una scena
dello spettacolo
"In fondo agli occhi"
al Teatro
della Cooperativa
Viaggio intorno all’Italia abbandonata
anno scorso, sulle tavole del
Teatro della Cooperativa, ha
stregato il pubblico con "Io
provo a volare - Omaggio a Domenico
Modugno". Giovedì prossimo Gianfranco
Berardi, attore non vedente, tornerà
nella sala milanese di via Hermada per
presentare, insieme con Gabriella
Casolari, "In fondo agli occhi", «il ritratto
di un Paese rabbioso, smarrito, che
brancola nel buio, filtrato dagli occhi di
chi non può fisicamente vedere», come
spiegano Berardi e Casolari che della
L’
(D. Rig.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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In fondo agli occhi
DI FULVIO FULVI
seguono anni non
facili di
riabilitazione.
Seguirà (20 e 21)
«Dieci storie un
po’ così» diretto da
Emanuela
Giordano. Le storie
accompagnate da altre quelle di
Don Giuseppe Diana, di Falcone
e di Borsellino. Sette interpreti
accompagnati dalle musiche degli
allievi del Conservatorio per
rievocare vicende note e meno
note di uomini guidati dal
coraggio e in lotta con il più
feroce dei mali. Teatro Franco
Parenti. Sala Grande (tel 02595206).
Al Parenti
«Malaluna»
con musiche
di Battiato
piéce sono anche gli autori. La regia
dello spettacolo è dell’argentino César
Brie, maestro del teatro contemporaneo.
La rappresentazione affronta le
tematiche della crisi e della malattia che
ne deriva: la cecità diventa la metafora
per raccontare un Paese che non vede. Il
messaggio è: tutti siamo afflitti da questo
male, siamo dentro un buio tunnel che
sembra senza vie d’uscita. Berardi sul
palcoscenico è un "profeta ubriaco" che
sproloquia su un futuro che non vede ma
sente. E per questo è disperato e
rabbioso ma al tempo stesso vuole
riscattarsi. Come? Riconoscendo i propri
GIUDIZI DELLA COMMISSIONE
VALUTAZIONE FILM,
NOMINATA DALLA CEI
limiti. Ecco la sua
ricetta per uscire dalla
crisi: partire dalle
proprie malattie,
anche quelle
dell’anima e
ricominciare da capo.
«Vorrei fare una
rivolta, e comincio da
me... ora», dice il
protagonista. Per
preparare questo
testo, Berardi e Casolari hanno girato lo
Stivale raccogliendo nei bar di provincia
le opinioni e le storie degli italiani. Ne è
RACCOMANDABILE: film positivo
o comunque privo di elementi negativi,
di elevato valore formale,
ricco di contenuti etico-culturali
CONSIGLIABILE: film
sostanzialmente positivo,
perciò destinato
alla programmazione ordinaria
risultato un ritratto amaro del Paese di
oggi, fiaccato dalla crisi economica,
finanziaria e politica. «Al centro della
COMPLESSO: film che non può
essere accettato globalmente per la
presenza di alcuni aspetti fortemente
problematici dal punto di vista morale
Una scena del film-documentario di
Silvio Soldini «Per altri occhi: avventure
quotidiane di un manipolo di ciechi»
FUTILE: film privo di autentici
contenuti etico-culturali
e/o di valori formali,
trattati comunque con superficialità
nostra indagine – spiega Berardi –
c’erano queste domande: "cosa scorre in
fondo agli occhi della gente che seduta al
tavolo di un bar trascorre ore fissando il
niente? Cosa scorre in fondo agli occhi di
chi, esuberante, s’inventa una vita
diversa dalla propria? E noi? Chi siamo e
come viviamo il nostro tempo? Dove
siamo in questa confusione che ci
attanaglia e ci impedisce di
proseguire?"». Sulla scena di "In fondo
agli occhi" c’è Italia, una barista delusa e
abbandonata dagli uomini che ha amato,
e Gianfranco detto Tiresia, giovane
avventore ipovedente. Il testo mette
insieme fantasie, poesia, comicità e
frammenti di vita reale del protagonista.
(www.teatrodellacooperativa.it).
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SCONSIGLIATO: film non
proponibile per la mancanza di contenuti
etico-culturali e per un modo narrativo
immorale o licenzioso
(Nc): film non ancora classificato
(v.o.): film in versione originale.
Accessibilità ai disabili