Dott. Lorenzo Corsi Biologo Nutrizionista Viale G. Galilei 124, 54033

Dott. Lorenzo Corsi Biologo Nutrizionista Viale G. Galilei 124, 54033 Marina di Carrara
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Alimentazione e malattie cardiovascolari
Nell'uomo e nei vertebrati l'apparato circolatorio è un sistema chiuso costituito dal
cuore e dai vasi (arterie e vene). Il cuore svolge la funzione di pompare il sangue con lo
scopo di trasportare gas respiratori (ossigeno e anidride carbonica), nutrienti, prodotti
di rifiuto, ormoni, anticorpi e sali. L’integrità funzionale di questo apparato garantisce
lo stato di salute e per il suo buon funzionamento è necessario che il flusso di sangue,
nel suo percorso all’interno dei vasi, non incontri alcun ostacolo.
Esistono però situazioni in cui placche di tessuto fibroso e materiale lipidico si fissano
sulla superficie interna delle arterie ostruendole e impedendo al sangue di irrorare la
zona a valle con complicazioni mortali o invalidanti (infarto del miocardio, ictus
cerebrale). La formazione delle placche arteriosclerotiche (sono così definiti i depositi
fibro-adiposo che ostruiscono le arterie) inizia con una lesione della parete interna e la
successiva deposizione di sostanze riduce il lume ed ostacola il flusso di sangue
compromettendo la nutrizione e la rimozione dei prodotti di scarto della zona irrorata.
Gli organi ed i tessuti possono subire così un danno che può risultare grave ed anche
letale. Fattori responsabili di questa lesione sono l'iperlipidemia, la nicotina e
l'ipertensione arteriosa. L'alterazione del quadro lipidico è profondamente implicato
nella genesi e progressione del processo arteriosclerotico ed in particolare modo
l'aumento delle LDL ed una riduzione delle HDL agiscono da promotori favorendo
l'accumulo di colesterolo nella parete arteriosa. Molti studi confermano che l'incidenza
di infarto del miocardio subisce un decremento se si riduce il livello di colesterolo
legato alle lipoproteine LDL e con certezza la riduzione dei livelli di LDL può rallentare
l'avanzamento delle lesioni arteriosclerotiche e favorirne la regressione.
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Numerosi studi confermano la relazione tra abitudini alimentari e arteriosclerosi, è
stato accertato che i grassi saturi prevalentemente contenuti nei tessuti animali
aumentano il livello di quelle frazioni di colesterolo fortemente coinvolte nella
formazione delle placche arteriosclerotiche e sono pertanto indicati fra i principali
fattori di rischio per accidenti cardiovascolari. La principale causa di morte nei paesi
industrializzati sono le malattie cardiovascolari e secondo alcune valutazioni la loro
esclusione aumenterebbe in Europa la speranza di vita di sette anni. La riduzione dei
livelli di colesterolo LDL è fra i principali obiettivi delle amministrazioni sanitarie del
mondo industrializzato e considerando gli effetti positivi manifestati da alcuni schemi
alimentari sul riequilibrio del quadro lipidico, una serie di comitati nazionali ed
internazionali hanno posto come primo atto nella cura delle dislipidemie il trattamento
nutrizionale sottolineando che l’eventuale passaggio alla terapia farmacologica
dovrebbe essere valutato solo nel caso in cui dopo alcuni mesi di controllo nutrizionale
i valori di colesterolo non abbiano raggiunto i livelli desiderati. Anche nel caso in cui si
rendesse necessario l'intervento farmacologico, questo dovrebbe essere associato ad
un corretto programma nutrizionale al fine di ottimizzare il dosaggio del farmaco e
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minimizzarne gli eventuali effetti collaterali.
È utile ricordare che l'approccio nutrizionale nella correzione del quadro lipidico non
dovrebbe essere ricondotto semplicisticamente alla eliminazione degli alimenti
contenenti una elevata quantità di colesterolo ma dovrebbe essere mirato al
riequilibrio e all'ottimizzazione dei rendimenti metabolici riducendo l'eccedenza
ponderale, troppo spesso presente nei soggetti con il quadro lipidico alterato. La sola
eliminazione di alcuni alimenti ricchi di colesterolo, se non si presta attenzione
all'eccesso calorico ed ai fattori che lo determinano, è pressoché inutile visto che
questo composto può essere prodotto dall'organismo dalle eccedenze alimentari. È
però necessario riconoscere che esistono differenze nei livelli di lipidi plasmatici fra
vegetariani e carnivori indipendentemente dal peso, probabilmente il diverso apporto
qualitativo di grassi, la maggior quantità di fibre assunte ed altri fattori presenti nelle
diete vegetariane contribuiscono a mantenere i livelli medi di colesterolo più bassi.
Altre sostanze ad effetto antiossidante come le vitamine ed i fitoestrogeni hanno un
effetto benefico nei confronti dell'endotelio vascolare indipendentemente dal
colesterolo.
Negli ultimi anni si è assistito ad un interesse crescente della comunità scientifica nei
confronti dell'omocisteina come fattore di rischio cardiovascolare. L'elevata
concentrazione nel sangue di questa sostanza è un fattore di rischio accertato per
l'ictus, la patologia occlusiva arteriosa, la trombosi venosa, la malattia aterosclerotica
cardiovascolare ed è probabilmente coinvolta nella malattia di Alzheimer e nelle
demenze vascolari. Trascurando le cause su base genetica, alcune condizioni
patologiche o terapie farmacologiche che incidono negativamente sui livelli di tale
sostanza, i livelli di omocisteina risentono della carenza nutrizionale di vitamina B6,
B12 e acido folico. Una ridotta assunzione di questi fattori vitaminici è responsabile
dell'aumento della concentrazione di omocisteina plasmatica. Poiché in alcuni
vegetariani sono stati riportati più elevati livelli plasmatici di omocisteina che possono
essere riconducibili a inadeguate assunzioni di vitamina B12, è legittimo chiedersi se
ciò possa costituire un fattore di rischio cardiovascolare in questa popolazione. In
realtà i vegetariani hanno un rischio cardiovascolare ridotto rispetto ai non vegetariani
e diete vegetariane e quasi vegane sono state utilizzate con successo nel trattamento
di condizioni a rischio mostrando tutta la loro efficacia nel modificare in meglio i
numerosi fattori di rischio. In ogni caso appare opportuno considerare corretta
l’assunzione di integratori di vitamina B12 anche nei vegetariani che non consumano
regolarmente fonti di questo nutriente.
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Anche l’ipertensione è un fattore di rischio importante nella genesi delle
problematiche cardiovascolari e sebbene in Europa la pressione arteriosa aumenti con
l'età, lo stesso non si può dire di altri paesi del mondo in cui i fattori ambientali, ivi
compresa la dieta, siano profondamente diversi. L'ipertensione arteriosa rappresenta
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un fattore di rischio tanto negli anziani quanto nei giovani e considerando i rischi ai
quali è associata, la sua prevenzione può dimostrarsi altrettanto importante in tutte le
fasce di età. L'aumento della pressione arteriosa legato all'età non è inevitabile a patto
di affrontare con criterio, razionalità e buon senso i principali fattori nutrizionali
implicati nella genesi della suddetta condizione. L'obesità è per esempio correlata a
tutte le età con l'ipertensione e agendo solo su questo fattore, indipendentemente
dalla contemporanea restrizione di sodio, è possibile ridurre la pressione arteriosa.
Altri fattori nutrizionali capaci di influenzare l'omeostasi pressoria sono l'alcool, i grassi
ed alcuni minerali, ma è nel suo complesso che l'alimentazione dovrebbe essere
considerata. L'effetto combinato dei vari fattori nutrizionali come la riduzione della
densità calorica, dell’apporto di sodio e di grassi, l'aumento della quantità di fibre, un
diverso rapporto fra proteine animali e vegetali ed un miglior rapporto acidi grassi
polinsaturi/saturi, sulla pressione arteriosa lo si osserva nelle diete vegetariane ben
equilibrate e strutturate. I vegetariani mostrano infatti una riduzione dei livelli pressori
rispetto ad una popolazione non vegetariana ed un minor rischio cardiovascolare. Le
numerose ricerche scientifiche mostrano che il ruolo dell’alimentazione nella gestione
dell’ipertensione è estremamente importante e in alcuni casi un corretto programma
di riequilibrio nutrizionale può comportare la riduzione o perfino l’abolizione della
stessa terapia farmacologica. Ma come per l'ipercolesterolemia, se la sospensione dei
farmaci non fosse un obiettivo perseguibile, la terapia dovrebbe essere comunque
supportata da un attento controllo nutrizionale al fine di limitare il dosaggio
farmacologico ed i suoi effetti collaterali.
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