- Pratica scenica ‘romanza’ (ereditata dal Medioevo, rinnovata dalla tecnologia e dalle scienze prospettiche applicate in età umanistica (Ingegni brunelleschiani; sala d’apparato di corte) Teatro ‘all’italiana’ - Filologico-vitruviana ( si conclude con la realizzazione del Teatro Olimpico di Vicenza/Teatro Olimpico di SabbionetaA.Padadio.V.Scamozzi) Ri-nascita dell’idea di teatro classico. Prevalgono 2 linee di tendenza: Le Accademie,confraternite corte Spazi di riflessione e sperimentazione Riscoperta dei classici e nuova attenzione verso il teatro nei suoi aspetti letterari, architettonici, scenografici Teatro e spettacolo nel Rinascimento Edificio scenico Drammaturgia Opera in musica (‘recitar cantando’) Committenza mecenatesca: Campi di applicazione: Ambito cortese=sperimentazione culturale =Instrumentum Regni Studio e interesse per i classici (trattatistica) Politica culturale delle piccole corti (Ferrara,Mantova,Milano) Presenza di artisti,letterati,iconologi La riscoperta del teatro come istituzione 1) Riscoperta dell’attore professionista (Commedia dell’Arte) 2) L’arte attorica è considerata un ‘mestiere’. da vendere al pubblico 3) Organizzazione degli attori in compagnie di giro Ambito popolare Medioevo Spazio ad allestimento multiplo,simultaneo,contiguo l’eredità tecnico-scientifica e l’applicazione dell’organizzazione prospettica nel luogo teatrale medievale per eccellenza, la Chiesa Ingegni brunelleschiani • La più completa descrizione di questo apparato è quella di Giorgio Vasari, nella Vita del Brunelleschi al quale attribuisce la paternità dellingegno e si riferisce con ogni probabilità allallestimento, forse dello stesso Vasari, realizzato nel 1565 in occasione delle nozze fra Francesco de Medici (figlio del duca Cosimo I) e la regina Giovanna dAustria. • Allepisodio dellAnnunciazione si riconduce anche una tradizione festiva che risale, secondo lattestazione delle fonti, agli anni 20-30 del XV secolo: quello della rappresentazione che veniva annualmente allestita, di solito il lunedì in albis e non il 25 marzo per non interferire con le funzioni quaresimali, nella chiesa camaldolese di San Felice in Piazza dalla confraternita di S. Maria Annunziata e laudesi della Nostra Donna detta in seguito dellOrciuolo. La caratteristica di questa festa, come viene anche definita dalle testimonianze coeve, era limpiego di un allestimento scenico complesso, arricchito da soluzioni illuminotecniche e musicali di grande effetto, che visualizzava limmagine del Paradiso, collocato sulle capriate del tetto della chiesa, e il collegamento fra questo e la dimora della Vergine, posta su un palco di legno innalzato al centro della navata, tramite un dispositivo ascensionale a forma di mandorla. Festa dell’Annunciazione 1436-1439 liturgica dellAnnunciazione. Laffezione dei fiorentini per il loro capodanno era, tuttavia, tale che aspettarono fino al I° gennaio 1750 per adottare il calendario gregoriano, la cui applicazione fu stabilita per decreto dal Granduca Francesco Stefano di Lorena. Fino allavvento della riforma del calendario voluta dal papa Gregorio XIII nel 1582, che fissò il capodanno al I° di gennaio, il 25 marzo fu per Firenze una data particolarmente importante perché segnava, come in altre città italiane ed europee, linizio dellanno civile secondo il computo, cosiddetto ab Incarnatione, cioè calcolato dalla ricorrenza Beato Angelico (1395-1455),Annunciazione • Verso il 1430, a Firenze, Filippo Brunelleschi, aveva organizzato, allinterno di una festa religiosa come il Mistero dellAnnunciazione, una macchina scenica ricca e complessa (ripresa forse da Sandro Botticelli, nellAnnunciazione alla National Gallery &# " Vite " "# • " # «rappresentavano il paradiso veramente» Sandro Botticelli, Annunciazione, National Gallery di Washington «rappresentavano il paradiso veramente» Firenze, Chiesa della SS. Annunziata, luogo teatrale per l’Annunciazione del 1439 Firenze, Chiesa della SS.Annunziata, interno contemporaneo Modello di ricostruzione per l’Annunziazione nella Chiesa della SS.Annunziata, 1439 Nella chiesa di Santa Maria del Carmine, sempre nel 1439 e sulla base di quanto riferito da Abramo di Souzdal, veniva rappresentata l'Ascensione di Cristo. Il palcoscenico era costituito dal tramezzo su cui poggiavano le costruzioni della città di Gerusalemme a sinistra (dalla quale uscivano all'inizio Gesù, la Madonna e gli Apostoli) e a destra il monte degli Ulivi (dal quale Cristo si sarebbe involato per ascendere al Cielo) Firenze, Chiesa di Santa Maria del Carmine Firenze, Chiesa di Santa Maria del Carmine.Interno contemporaneo Modello per l’ingegno dell’Ascensione nella Chiesa di Santa Maria del Carmine,1439 L'ingegno brunelleschiano era costituito da un elemento emisferico: una cupola di legno collocata tra le capriate del tetto e rotante su se stessa mediante ingranaggi nascosti suggeriva, con il colore azzurro e le luci che simulavano le stelle, la visione della volta celeste. Dodici fanciulli, assicurati all'imboccatura dell'emisfera, fingevano una danza di angeli cantori. Dal vano della cupola si staccava un secondo congegno, detto il 'mazzo', che reggeva otto fanciulli di statura inferiore ai primi; infine, dal centro del mazzo che restava sospeso a mezz'aria, scendeva un sostegno di forma ovale, contornato di luci e detto la 'mandorla' entro il quale stava un giovane (l'arcangelo Gabriele) che recitava l'annuncio. La ricostruzione di questo ingegno è basata sulla descrizione di G. Vasari Anche nella chiesa di San Felice in Piazza fu messa in scena l'Annunciazione. Firenze, Chiesa di San Felice in Piazza Firenze, Chiesa di San Felice in Piazza. interno “Questi otto angeli, […], calavano dal vano della mezza palla fino sotto al piano de legni piani che reggono il tetto, otto braccia; di maniera cherano essi veduti, e non toglievano la veduta degli angeli cherano intorno al di dentro della mezza palla. Dentro a questo mazzo degli otto angeli, che così era propriamente chiamato, era una mandorla di rame vota dentro, nella quale erano in molti buchi certe lucernine messe in sur un ferro a guisa di cannoni, le quali, quando una molla che si abbassava era tocca, tutte si nascondevano nel voto della mandorla di rame, e, come non si aggravava la detta molla, tutti i lumi per alcuni buchi di quella si vedevano accesi. Questa mandorla, la quale era appiccata a quel canapetto, come il mazzo era arrivato al luogo suo, allentato il picciol canapo da un altro arganetto, si moveva pian piano, e veniva sul palco ove si recitava la festa; sopra il quale palco, dove la mandorla aveva da posarsi appunto, era un luogo alto a uso di residenza con quattro gradi, nel mezzo del quale era una buca, dove il ferro appuntato di quella mandorla veniva a diritto; ed essendo sotto la detta residenza un uomo, arrivata la mandorla al luogo suo, metteva in quella, senza essere veduto, una chiavarda, ed ella restava in piedi e ferma.” «rappresentavano il paradiso veramente» le base, e vestiti da angeli con ali dorate e capelli di matasse doro, si pigliavano, quando era tempo, per mano lun laltro, e dimenando le braccia pareva che ballassino, e massimamente girando sempre e movendosi la mezza palla; dentro la quale, sopra il capo degli angeli, erano tre giri ovver ghirlande di lumi, accomodati con certe piccole lucernine che non potevano versare, i quali lumi da terra parevano stelle, e le mensole, essendo coperte da bambagia, parevano nuvole. Del sopraddetto anello usciva un ferro grossissimo, il quale aveva accanto un altro anello, dove stava appiccato un canapetto sottile che, come si dirà, veniva in terra. E perché il detto ferro grosso aveva otto rami che giravano in arco quanto bastava a riempire il vano della mezza palla vota, e il fine di ciascun ramo un piano grande quanto un tagliere, posava sopra ogni piano un putto di nove anni in circa, ben legato con un ferro saldato nellaltezza del ramo, ma però in modo lento, che poteva voltarsi per ogni verso”. “Questi putti che in tutto erano dodici, essendo accomodati come si è detto sopra «rappresentavano il paradiso veramente» “Dentro la mandorla era, a uso dangelo, un giovinetto di quindici anni circa, cinto nel mezzo da un ferro, e nella mandorla da piè chiavardato in modo che non poteva cascare; e perché potesse inginocchiarsi era il detto ferro di tre pezzi, onde inginocchiandosi entrava lun nellaltro agevolmente. E così, quando era il mazzo venuto giù e la mandorla posata in sulla residenza, chi metteva la chiavarda alla mandorla schiavava anco il ferro che reggeva langelo, onde egli uscito camminava per lo palco e, giunto dove era la Vergine, la salutava e annunziava. Poi tornato nella mandorla, e raccesi i lumi che al suo uscirne serano spenti, era di nuovo chiavardato il ferro che lo reggeva da colui che sotto non era veduto; e poi, allentato quello che la teneva, ellera ritirata su, mentre cantando, gli angeli del mazzo e quelli del cielo che giravano, facevano che quello pareva propriamente un paradiso. E massimamente che, oltre al detto coro dangeli ed al mazzo, era accanto al guscio della palla un Dio Padre, circondato dangeli simili a quelli detti di sopra, e con ferri accomodati di maniera che il cielo, il mazzo, il Dio Padre, la mandorla, con infiniti lumi e dolcissime musiche, rappresentavano il paradiso veramente.” «rappresentavano il paradiso veramente» Filippo Brunelleschi, Ipotesi di ricostruzione per l’ingegno dell’Annunciazione, Chiesa di San Felice in Piazza, Firenze (1430 e segg.) Retropalco Filippo Brunelleschi, Ipotesi di ricostr uzione per l’ingegno dell’Annunciazione, Chiesa di San Felice in Piazza, Firenze (1430 e segg.) Firenze, San Felice in Piazza. Particolare Il ‘mazzo’ o semisfera ruotante Il ‘mazzo’ o semisfera ruotante La ‘mandorla’ con angelo annunziante. Ricostruzione Bonaccorso Ghiberti,demoltiplicatore di velocità e meccanismi della ‘mandorla’, in Zibaldone di disegni.architectura civile e militare, BNCF,B.R.228 Il modello del teatro antico nelle incisioni delle edizioni delle commedie di Plauto e Terenzio (es. edizione a stampa delle commedie di Terenzio, Lione, Trechsel, 1493) Persistenza dell’idea di spazialità scenica medievale, simultanea,paratattica tra Umanesimo e Rinascimento Térence des ducs, c. 1v, 1411/12?, Paris, Bibliothèque de l'Arsenal, MS 664 Tra Quattro e Cinquecento assistiamo ad una contaminazione di luoghi e spazi popolari (spettacoli di piazza e rappresentazioni sacre) con la cultura erudita (mitologia, commedia e tragedia greco-latina). Ferrara, Roma, Milano, Mantova, Urbino, Firenze, Venezia – si mettono in scena commedie latine, tornei, spettacoli di mimo nei «luoghi teatrali» delle corti: saloni, cortili, chiese, giardini, logge. Gli spettacoli vengono allestiti nellambito della festa, luogo e momento unificante degli eventi che vi accadono – nelle sue forme ideali, la città e la sua storia. A Ferrara, fin dagli anni Trenta, Guarino Veronese (1370-1460) lavora a Plauto e Terenzio, il figlio Battista Guarini volgarizza Plauto dal 1479 e Matteo M. Boiardo dal 1476 volgarizza Senofonte, Cornelio Nepote, Apuleio. A corte circolano Vitruvio e il De re aedificatoria di Leon Battita Alberti (Cesare Cesariano comincerà a tradurre e commentare Vitruvio nel 1499). Dal 1486, il duca Ercole I fa mettere in scena i Menechini, volgarizzamento dei Menaechmi di Plauto, nel cortile del palazzo ducale, facendo erigere dei palchi per gli spettatori e uno di fronte per la scena, che rappresentava una città con cinque case merlate dotate di porta e finestra. Gli attori erano in maschera e recitarono «in rima vulgariter in canto». La festa fu conclusa da fuochi dartificio e un fantoccio del Carnevale, che venne bruciato. Vi assistettero migliaia di persone. I luoghi teatrali • Sperimentazione di una messinscena ‘a uso di cittade’ • Messa in scena della drammaturgia classica di Plauto e Terenzio in volgare La scena di città ferrarese Illustriss. & Excellentiss. Domino Genero & Fratri nostro dilectissimo Domino Francisco Marchioni Mantua Illustrissimi Dom. Venetor. Armor. Capit. generali. Illu. & Ex. Domine Gener. & fr. nost. dilect. Havemo ricevuta la lettera de la S. V. per la quale la ne addimanda, che vogliamo mandarle quelle Commedie Vulgari, che Nui già facessimo recitare. Et in risposta gli dicemo chel ne rincresce non poter satisfare al desìderio suo, che volemo che la sappia che quando Nui facessimo recitare dicte Commedie, il fu dato la parte sua a cadauno di quelli, che li havevano ad intervenire, acciocch'imparassino li versi a mente, & da poi che furon recitate, Nui non havessimo cura di farle ridurre altramente insieme, né tenerne copia alcuna, & il volergele ridurre al presente seria quasi impossibile per ritrovarsi parte di quelle persone, ch'intervennero in dicte Commedie, in Franza, parte a Napoli, & alcuni a Modena & a Reggio, che sono uno Zacchagnino, & m. Scarlattino. Sì che la S. V. ne haverà excufati, se non ge le mandemo. Lo è ben vero, che volendole Nui fare recitare a la Illu. m. Marchesama se la non se partiva havevamo dato principio a volere fare rifare la parte de li predicti che li manchano cavandole dal teslo delle Commedie di Plauto, che se ritrovamo aver traducte in prosa. Ma dopo la partita sua non vi havemo facto altro. Se la S. V. desiderarà mo de havere alcuna de dicte Commedie in prosa, & ne advisi quale, Nui subito la faremo cavare dal libro nostro volentieri, & la manderemo a la V. S. a li beneplacite de la quale ne offerimo paratissimi. Ferraris quinto Februarii 1496. Hercules Dux Ferraris (lettera di Ercole I a Francesco Gonzaga) Messinscena della ‘città ferrarese’ Il Duca Ercole da Este fece fare una festa in lo suo Cortile, & fu una facezia di Plauto, che si chiamava il Menechmio . Erano dui fratelli, che si assomigliavano, che si acconosceano uno de l'altro; e fu fatta suso uno Tribunale di legname con case V. merlade con una finestra, & uscio per ciascuna ; poi venne una frusta [una nace, in realtà un carro camuffato] di verso le caneve, & enfine, & traversò il Cortile con dieci Persone dentro con remi & vela del naturale, & qui si attrovonno li fratelli l'uno con l'altro; li quali erano siati gran tempo, che non si aveano visti, e la spesa di ditta Festa venne più di Ducati 1000 (Bernardino Zambotti, Diario ferrarese, 25 gennaio 1486) Il Duca Hercole fece fare una festa in lo Cortile con uno Tribunale , che pareva uno Castello, che tenea da uno muro all'altro, & fu una facezia di Plauto, chiamata Cefalo [in realtà di Niccolò da Correggio], la quale fu bella, e di grande spesa (id., 21 gennaio 1487) Testimonianze : il cortile Il Duca Hercole fece fare in dicto Cortile a tempo di notte la festa di Amphitrione & di Sosia con uno Paradiso con stelle, & altre rode, che fu una bella cosa; ma non si potè finire perche cominciò a piovere, et bisognò lasciare stare ha hore V. di notte, & dovea durare fino a le IX. & ghe era il Marchese di Mantua , & messer Anibale de' Bentivogli fiolo di Messer Zoanne de'Bentivogli di Bologna con una grande compagnia, li quali erano venuti a tuorre la Sposa Fiola del Duca Hercole per dicto Messer Anibale (id., nozze di Annibale Bentivogli con Lucrezia, figlia naturale di Ercole I, 26 gennaio 1487) Dopoi feceno una bella festa, nella quale ghe era assai Gentildonne & in maneggio della Sala ghe era uno Paradiso, e dopoi dicta Festa feceno la Commedia di Amphitrione. A di XIII. & era di Domenica, feceno una bellissima Festa suso la predicta Sala, & dopoi un'altra bella Commedia (id., nozze di Alfonso I, figlio di Ercole I, con Anna Maria Sforza, 12 febbraio 1491) Il Duca di Ferrara fece fare in la sua Sala grande la Festa seu Commedia di Sosia di Terenzio [in realtà, di Plauto] in dimostrazione (id., 10 febbraio 1499) Il Duca Hercole fece ballare, & la sera fare una Commedia di Plauto, che durò fino a hore tre di notte (id., 11 febbraio 1499) Testimonianze : il cortile e la sala del principe Un altro modello di scena è quello cosiddetto «a cabine balneari»: si tratta delledizione di Lione delle Commedie di Terenzio del 1493, relativa allAndria. Qui si mostra il passaggio da una scena plurima (cfr. polittico medievale) ad uno spazio accentrato. «in forma de una citade» Nelledizione delle commedie di Plauto del 1518 di Melchiorre Sessa e di Pietro de Ravani, troviamo questa illustrazione, dove coesistono cabine con porte e finestre insieme al portico (forse memoria di origine latina?). «in forma de una citade» Limmagine che ci avvicina alla scena ferrarese potrebbe essere quella del Codice Marciano della Betìa di Ruzzante: «Betìa di Ruzzante, con lostaria e la casa de bethia affacciate sulla via publicha» (metà sec.XVI) «in forma de una citade» MH.Cailleau, Scena della Passione di Valenciennes, 1547, miniatura, Bibl.Nationale, Parigi Temi: - Raggiungimento dell’amore impedito - Beffa (boccaccesca) al personaggio negativo Struttura drammaturgica: Il recupero delle unità aristoteliche della scena Uso della lingua volgare Ambientazione temporale coeva Drammaturgia: dalla commedia classica di matrice plautina- terenziana alla Commedia Erudita rinascimentale. categorie principali: vecchi, innamorati, servi L’ambientazione della storia propone luoghi attuali (Firenze, Roma, ecc.) Personaggi contemporanei Ambito colto Esempi: Ludovico Ariosto, Machiavelli, Pietro Aretino, Bernardo Dovizi da Bibiena I trattati teorici: fondati sulla lettura critico-interpretativa del De Architectura di Vitruvio (I sec. a.C.): Leon Battista Alberti, Pellegrino Prisciano, Cesare Cesariano, Sebastiano Serlio, Daniele Barbaro, Ignazio Danti, A.Palladio Linea filologico-vitruviana L’idea del teatro come spazio-edificio della rappresentazione Una zona libera a cielo aperto, corrispondente al centro dell’area Intorno a essa le gradinate dei posti a sedere Dinanzi all’imboccatura in posizione elevata il palcoscenico Sulla parte alta un porticato con tetto con la funzione di rendere più sonora la voce 5. Un drappo copre l’area centrale e le gradinate 1. 2. 3. 4. Leon Battista Alberti, De re aedificatoria (1485): le parti del teatro Leon Battista Alberti, Pianta di Teatro all'antica, da L'Architettura, ed. Torrentino, 1550, Firenze Indagine filologica erudita e recupero della tradizione scenica delle sacre rappresentazioni che trovano espressione negli spettacoli che si tengono a Ferrara dal 1486 Ripresa delle teoria di Alberti con ampliamento di significato: luoghi di spettacolo sono il teatro,l’anfiteatro e il circo, ma anche il foro, gli archi all’ingresso delle piazze, i porticati, le logge. Pellegrino Prisciano: Spectacula Pellegrino Prisciani, De Spectacula Francesco di Giorgio Martini, Pianta e alzato di teatro romano. Disegni, m s. L a u r. 3 6 1 , B i b l . Laurenziana, Firenze Coliseus sive Theatrum. Frontispice d'une édition de Plaute, Lyon, 1511. Cesare Cesariano, Immagine compendiaria di teatro vitr uviano, Como 1521 Cesare Cesariano, Pianta di teatro latino, traduzione di Vitruvio di, 1521, Milano, f.81v Frontespizio dalle commedie di Terenzio Lyon, J. Trechsel, 1493 La codificazione scenografia-genere drammaturgico: Sebastiano Serlio e il suo trattato Sebastiano Serlio, Pianta e sezione di teatro, da Secondo Libro de Perspectiva, 1545, Lione Sebastiano Serlio, Pianta e sezione di teatro, da Secondo Libro de Perspectiva, 1545, Lione Sebastiano Serlio, La scena tragica, dal Secondo Libro di Perspectiva, 1545, Parigi Sebastiano Serlio, La scena comica, dal Secondo Libro di Perspetiva, 1545, Parigi Sebastiano Serlio, La scena satirica, dal Secondo Libro di Perspectiva, 1545, Parigi A.Palladio,Teatro Olimpico-Vicenza-Ingresso Pianta del Teatro Olimpico-Vicenza,1584 A.Palladio,Teatro Olimpico,Vicenza A.Palladio,Teatro Olimpico,Vicenza A.Palladio-V.Scamozzi,Teatro Olimpico,Fronte della scena A . Pa l l a d i o, Te a t r o Olimpico di Vicenza-Indizi prospettici della prospettiva centrale Vincenzo Scamozzi, Teatro Olimpico,Sabbioneta,esterno, 1588. V.Scamozzi,Teatro Olimpico-Sabbioneta V.Scamozzi,Teatro Olimpico-Sabbioneta Sabbioneta, Teatro Olimpico. Ipotesi di ricostruzione del palcoscenico. Scena fissa di tipo serliano Evoluzione del luogo teatrale Riproposizione del modello del passato: scena a portico (cfr. idea del Frons scaena) che comporta l’unificazione della scena, non più multipla e simultanea di ascendenza medievale Esigenza di realismo: riproduzione degli edifici dei proatgonisti dei generi. Tentativo di allestimento di messinscena coerente al dramma Scena= spazio di una città identificabile Prima scena rinascimentale Tele dipinte con case,torri,campanili. Scena fissa con immagine invariata per tutti gli atti 1508- Cassaria di L.Ariosto a Ferrara (scena di Pellegrino da Udine): Nascita della scena prospettica La scena a portico di memoria romana !22) # %)' #)$5 ! $ '%%'(#) /# #$1) #! %#$'" 1#)$ '#("#)! %' ! (/ (*#2$# 8/($7 $'#'$ !$#,$ !""##$ $"/#9'$#((#95$$"/#$#! 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In quest'occasione venne messo in scena Il Commodo di Antonio Landi, con intermezzi di Giovan Battista Strozzi musicati dal Corteccia. L'allestimento del giardino e le scenografie furono ad opera di Bastiano detto Aristotele da San Gallo, assistente di Giorgio Vasari. Per la trasformazione del giardino, Aristotele allestì una spettacolare copertura di teli che rimandava agli antichi velarium; ai lati del palco, le basse tribune lignee per gli spettatori erano raccordate, sul loggiato del lato corto, nella tribuna d'onore, dalla quale il Principe e la corte assistevano allo spettacolo. Dietro gli spalti si ergevano pareti lignee sulle quali erano posti grandi quadri che ritraevano le glorie della famiglia, con chiaro intento celebrativo-encomiastico. Sul palcoscenico la scena era fissa, con elementi architettonici posti frontalmente e subito riconoscibili (la torre di Pisa, il Duomo, il Battistero) e una lunga piazza centrale in prospettiva. Elemento degno di nota era certamente il congegno del sole semovente, composto da una sfera di cristallo contornata di raggi dorati riempita d'acqua, dietro la quale erano due torce che illuminavano l'intero palco, mentre un argano faceva muovere la palla baluginante lungo un arco, riproducendo il movimento del sole Luogo teatrale per eccellenza fu Palazzo Medici, nel cui giardino si svolsero due tra gli "fece Aristotile nel cortile grande del palazzo de' Medici, dove è la fonte, un'altra scena che rappresentò Pisa, nella quale vinse se stesso, sempre migliorando e variando. Onde non è possibile mettere insieme mai né la più variata sorte di finestre e porte, né facciate di palazzi più bizzarre e capricciose, né strade o lontani che meglio sfuggano e facciano tutto quello che l'ordine vuole della prospettiva. Vi fece oltra di questo il campanile torto del Duomo, la cupola et il tempio tondo di S. Giovanni con altre cose di quella città. (...) Appresso ordinò con molto ingegno una lanterna di legname a uso d'arco, dietro a tutti i casamenti, con un sole alto un braccio fatto con una palla di cristallo piena d'acqua stillata, dietro la quale erano due torchi accesi che la facevano in modo risplendere, che ella rendeva luminoso il cielo della scena e la prospettiva in guisa che pareva veramente il sole vivo e naturale. E questo sole dico, avendo intorno un ornamento di razzi d'oro che coprivano la cortina, era di mano in mano per via d'un arganetto, che era tirato con sì fatt'ordine, che a principio della comedia pareva che si levasse il sole, e che salito infino al mezzo dell'arco, scendesse in guisa, che al fine della comedia entrasse sotto e tramontasse." (Vasari 1568, p.727) Linea della pratica romanza nella sperimentazione della sala d’apparato-teatro di corte Firenze, Palazzo della Signoria Firenze, Salone dei Cinquecento-Palazzo della Signoria Federico Zuccari-Scena di caccia-Bozzetto per sipario, 1565 Baldassarre Lanci,bozzetto scenografico,1569-Salone dei Cinquecento Uso dei periaktoi descritti nel trattato di I.Danti. Possibilità di cambi multipli di scena Periaktos-Scena girevolemodello Firenze, Uffizi.Nel 1586 si stabilizza all’interno il teatro di corte permanente J.Callot,Veglia della Liberazione di Tirreno-Teatro degliUffizi,1617 ASMo,1624, sconosciuta pianta del Teatro degli Uffizi $ 1608,Piantazione Teatro degli Uffizi. Da Michelangelo Buonarroti il Giovane 1589,Teatro degli Uffizi,Scena per la commedia “La Pellegrina” di G.Bargagli B.Buontalenti, L’armonia delle sfere. I intermedio B.Buontalenti, Bozzetti per I intermedio, BNCF Pesaro,Biblioteca Oliveriana, ms,312, Machine da teatri di Nicola Sabattini da Pesaro, Disegno per macchina-nuvola a discesa centrale, simile a quella proposta nel Lib.II, cap.45 1589, La Contesa tra le muse e le Pieridi, II intermedio B.Buontalenti,Bozzetti per la figura di Apollo 1589, La battaglia pitica, III intermedio . B.Buontalenti, Costumi M o n t e Pa r n a s o. I I I intermedio B.Buontalenti, costumi per III intermedio 1589,Profezia dell’età dell’oro. La regione dei demoni. IV intermedio. Disegno 1589,Profezia dell’età dell’oro. La regione dei demoni. IV intermedio 1589, Mito di Arione, V intermedio B.Buontalenti, costumi per V intermedio 1589, Gli dei donano agli uomini l’Armonia e il Ritmo. VI intermedio B.Buontalenti, Costumi per il VI intermedio Costumi di scena buontalentiani Inigo Jones, Costumi per masques, 1608 1608, Firenze, Teatro degli Uffizi. Intermedio per Il Giudizio di Paride 1608, Firenze, Teatro degli Uffizi. V Intermedio per Il Giudizio di Paride. Cfr. i meccanismi del sottopalco 1618 Costruito da Giovan Battista Aleotti dall’antica sala d’armi del Palazzo della Pilotta a Parma,presenta i criteri costruttivi caratteristtici del teatro di palazzo. Stucchi e legno rinviano alla memoria della ‘sala d’apparato’ di corte,costruita provvisoriamente come luogo teatrale. La forma della cavea ad U, l’ enorme dimensione dell’ambiente (ospita circa 3000 spettatori) suggerisce usi più stabili, ma soprattutto funzionali a rappresentazioni puramente visive di spettacoli di genere multiplo , derivati dagli intermedii. Probabile modello fu il il teatro di corte degli Uffizi PARMA, TEATRO FARNESE Parma, Teatro Farnese, visto dalla ‘platea’ Parma,Teatro Farnese, visto dalla parte del palcoscenico Parma, Pianta del Teatro Farnese Parma, Teatro Farnese, il sipario Disegni di meccanismi per il Teatro Farnese Disegni per macchine-nuvole N.Sabbatini, Pratica di fabbricar scene, 1627- Primo trattato di scenotecnica Niccolò Sabbatini, sistema di rotazione ‘ a periaktoi’delle scene,1636-37 difficcultà nel farla calare, rispetto alla proportione permutata dalla forza del peso, come si pratica nelle Mecaniche dell’Illustrissimo Sig.Guido Ubaldo dal Monte% $(…) na vi sarà un poco di Pesaro,Biblioteca Oliveriana, ms,312, Machine da teatri di Nicola Sabattini da Pesaro, Studi per scene comiche e tragiche, quinte ad angolo, (?) cc.43r-44r I trattati stranieri seicenteschi tedeschi e il modello fiorentino degli Uffizi Joseph Furttenbach J.Furttenbach, Scena di commedia,1663 J.Furttenbach, Pianta di palcoscenico con periaktoi e alzato di palcoscenico,1663 Confronti tra macchineria italiana e tedesca seicentesca Sistema su “Come si possa far calare una nuvola sopra il palco dal cielo con persone dentro” e su “Come si faccia calare una picciola, la quale abbassandosi diverrà sempre maggiore” (da Sabbatini) Joseph Furttenbach, Mannhafter Kunst-Spiegel. Macchineria (Augsburg, 1663) Jean Dubreuil, La Perspective pratique ,Parigi,1642. Sistemi di rotazione delle scene a ‘periaktoi’ Forme di spettacolarità barocca: i tornei nei teatri all’aperto ‘a palchetti’ La Gara delle Quattro Stagioni, Torneo a cavallo rappresentato nel 1652 a Modena in un Cortile del Palazzo Ducale. Invenzione di G.Graziani, Teatro di B.Avanzini, Macchine di G.V.Vigarani; da unIncisione di Stefano della Bella A.Rivarola detto il Chenda, Furori di Venere.Torneo, Bologna,Teatro della Sala, 1639 1652,Modena, Teatro e cortile. La gara delle Quattro stagioni, torneo a cavallo con macchine di G.Vigarani L’evoluzione del teatro da sala italiano avvenne nei primi anni del Seicento allorché si affermò il dramma per musica. Inizialmente fu il palcoscenico a risentire maggiormente delle novità del nuovo genere (mutazione a vista delle scene, vistosi effetti di apparizioni e sparizioni, voli e apoteosi). Le strutture semplici e razionali del palco cinquecentesco si triplicarono in tutte le dimensioni a tutti i livelli (sottopalco, piano scenico, soffitta, per fare spazio alle macchine per le apparizioni e ai dispositivi per il cambiamento delle scene). Non mutò invece l’impianto di fondo della sala, salvo nel caso di pianta ‘ad azione centrale’. Verso la metà del Seicento, quando lo spettacolo musicale passò dal privato al pubblico (con il fenomeno della Commedia dell’Arte), con un numero di spettatori assai più numeroso e di diversa estrazione sociale, si dovettero creare nuove strutture che sostituissero quelle del teatro di corte ma anche quelle delle vecchie ‘stanze’ pubbliche della commedia dell’arte. Il teatro all’italiana a palchetti Per oltre tre secoli, la sala all’italiana fornì all’architettura teatrale in Europa le strutture di base che rimasero pressoché inalterate nella loro funzionalità specifica, pur mutando nel tempo tipologie e stili architettonici, adeguandosi inoltre ai nuovi problemi di acustica e di visibilità. Alla fine del Seicento la platea, condizionata dal giro dei palchi, era passata dalla primitiva pianta a U (un semicerchio raccordato in fondo sala da due pareti rette proseguenti, parallele o divergenti verso il palcoscenico) a quella mistilinea, in cui il semicerchio di fondo non si innestava direttamente nelle pareti laterali, ma mediante due raccordi minori frontali alla scena In tal modo sala e palcoscenico diventano spazi architettonici indipendenti, con accessi, servizi e strutturazione degli spazi autonomi. La divisione delle gallerie in palchi, con accessi indipendenti, permetteva di ospitare un pubblico indiscriminato, senza precludere la tradizionale separazione di spettatori di diversa classe sociale. I vari ingressi, l’organizzazione delle scale e dei corridoi di accesso ai palchi agevolavano l’afflusso degli spettatori. la pianta allungata, dal teatro per torneo mutua l’idea delle gradinate, sistemando con più ordini sovrapposti di gallerie. La diversificazione e caratterizzazione della sala all’italiana è la disposizione dei palchetti ad alveare, con ordini che andavano da 3 a 5, e palchi da 20 a 30 per ogni ordine, con in più un loggione senza divisioni nell’ordine superiore. Ripresa delle strutture architettoniche e scenotecniche del palcoscenico Caratteristiche: i nuovi teatri si rifecero a quelli cortigiani e accademici Inaugurato nel 1657, il Teatro della Pergola rappresenta uno dei primi esempi di “sala all’italiana”. Per lungo tempo teatro di corte, nell’Ottocento divenne tempio dell’opera lirica e ospitò le opere dei maggiori compositori, da Bellini a Verdi, per convertirsi successivamente al grande teatro di prosa. Dichiarato monumento nazionale nel 1925, è di proprietà dell’Ente Teatrale Italiano dal 1942. Ospita oggi ricche e articolate stagioni di prosa, che privilegiano i grandi classici della scena ma anche la nuova drammaturgia nel Saloncino, ridotto del teatro Firenze, Teatro della Pergola Teatro della Pergola. Modello ricostruttivo 1656, Teatro della Pergola, Prima versione Firenze, Teatro della Pergola. Stato attuale Giacomo Torelli (1604-1678), celebratissimo a Venezia e Parigi, fu tra i massimi ingegni della scenografia barocca, inventore delle ‘mutazioni a vista’ che gli procurarono il titolo di ‘Grand Sorcier’ (Grande Stregone) della corte del giovane Luigi XIV (il Re Sole). Le innovazioni tecniche di Torelli includono le macchine che hanno permesso di cambiare la scenografia in poco tempo, piuttosto che lentamente. Torelli ha creato nuove tecniche per modificare le scene e anche macchine per i personaggi volanti intorno al palcoscenico, simulando effetti meteorologici e altro (scene piatte a scorrimento) Torelli ha portato la posizione di un punto di vista prospettico al suo apogeo con progetti che hanno rivelato, in un uso prospettico, il richiamo dell'occhio verso l'orizzonte e oltre: i palcoscenici sembravano estendersi all'infinito.. La sua sperimentazione con diversi tipi di spazio sul palco non è stata limitata al contrasto tra interno ed esterno: avrebbe spesso delimitato il primo piano con una struttura come una collina o una fontana, permettendo al pubblico solo scorci di sfondo. Una prova della fama di Torelli è data dalla pubblicazione a stampa delle sue scenografie con descrizioni e spiegazioni degli artifici scenotecnici, ideati per i vari spettacoli, messi in scena sia a Venezia sia a Parigi. Giacomo Torelli Giacomo Torelli, Pianta per il Teatro della Fortuna a Fano, 1678. Giacomo Torelli,messinscena per La finta pazza (F.Sacrati) allestita a Parigi, Teatro del Petit Bourbon,1645 Parigi, Théatre des Machines. Progetto di Gaspare Vigarani 1662