Scheda 4 – 16 marzo 2011 L’essenza del cristianesimo I tratti costitutivi di un antropologia adeguata Le polarità antropologiche A.A. 2010-2011 1. Le polarità antropologiche L’esperienza umana comune, nella sua dimensione integrale (ontologica) ed elementare (ontica), possiede una natura drammatica e questa natura drammatica si documenta in un modo immediato in un dato: l’uomo è caratterizzato dall’essere uno in forma duale. L’esperienza dell’unità è sempre attraversata da una dualità, che si attesta nelle polarità antropologiche: anima-corpo uomo-donna persona e comunità, di individuo e società Nell’uomo si dà ineliminabile tensione tra identità e differenza. 2. Struttura antropologica originaria e struttura originaria del reale Per comprendere la struttura antropologica originaria occorre tematizzarla nel quadro della struttura originaria di tutto il reale. La considerazione antropologica, quando è portata al suo fondamento, mette in campo il rapporto di tutto l’io con tutta la realtà. In questo orizzonte sorge la questione della verità (adaequatio rei et intellectus). Da qui scaturiscono due dati: a. La struttura originaria dell’essere come tale si offre all’uomo dentro una distinzione reale (Tommaso), o dentro una differenza ontologica (Heidegger). L’essere si dà sempre e solo attraverso i singoli enti ma allo stesso tempo nessun ente può trattenere ed esaurire l’essere. Ciò significa riconoscere la natura duale di ogni ente e quindi di tutti i trascendentali e permette di dire che: La tensione presente all’interno delle polarità antropologiche è il riflesso di tale distinzione propria di tutta la realtà. Comunque si pensi la struttura originaria del reale essa implicherà sempre che «qualcosa si dà a qualcuno». È il modo più semplice di definire la struttura originaria. ESSENZA DEL CRISTIANESIMO A.A. 2010/2011 b. La capacità umana (il qualcuno) di in-tenzionare il reale (il qualcosa) giunge fino alla res. La modalità con cui l’essere passa attraverso l’ente rimane tuttavia inafferrabile. La struttura originaria è simbolica. La strutture originaria fa emergere il concetto di mistero. La dimensione misterica del reale vale a maggior ragione per la struttura antropologica originaria. La simbolicità della relazione tra il qualcuno e il qualcosa mette in gioco la fede come dimensione ultima e critica della ragione: «incomprehensibiliter comprehendere incomprehensibile». Il nesso strutturale tra l’antropologico originario e l’originario come tale è ben espresso dalla domanda «ed io che sono?» (Leopardi, Canto notturno di un pastore errante per l’Asia). C’è tuttavia una domanda ancora più radicale per definire la struttura originaria nel suo nesso con la struttura antropologica: alla fine chi mi assicura? 3. La natura duale della libertà Come si può continuare a parlare di unità se questa unità è duale? È l’esperienza della libertà a garantire che l’unità duale è reale. Tuttavia anche la libertà è attraversata come i trascendentali dall’elemento della distinzione reale o della differenza ontologica. La libertà presenta infatti due poli: il polo dell’autopossesso il polo dell’apertura verso l’altro, verso il fuori di sé La prova che la differenza attraversa la libertà e tuttavia la libertà è il luogo privilegiato per fare esperienza dell’unità duale consiste nel fatto che la libertà dell’uomo è illimitata nel volere ma è limitata nel potere. Se si mantengono i due poli della differenza se ne scopre la fecondità. La contingenza non è limite, ma risorsa. È ciò che attesata l’esperienza dell’amore: l’inevitabile uscita verso l’altro è per un di più, che implica comunque il saper fare i conti con l’aspetto drammatico della differenza. L’unità duale non è dunque una dualità unificata perché l’unità precede sempre. L’unità duale non è neanche una pura composizione di due fattori. 4. La stabilizzazione delle polarità antropologiche 2 ESSENZA DEL CRISTIANESIMO A.A. 2010/2011 Allo studio delle polarità antropologiche costitutive appartiene di diritto la seguente domanda: esiste per l’uomo una strada per la stabilizzazione delle polarità affinché esse non distruggano l’io? Dal punto di vista dell’antropologia teologica si tratta di vedere se e come la persona salvifica di Gesù Cristo, vissuta nella Chiesa, possa essere la strada che permette all’uomo di cogliere il significato del dramma della sua esistenza e di assumere stabilmente le sue polarità costitutive affinché l’elemento della differenza svolga tutta la sua forza benefica. Bibliografia A. SCOLA, Quale fondamento? Note introduttive, in «Communio. Rivista Internazionale di Teologia e Cultura», 180 (2001), 16. A. SCOLA – G. MARENGO – J. PRADES, La persona umana. Manuale di Antropologia Teologica, Jaca Book, Milano 2000. 3