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Capitolo 45
Ora ti mostrerò a chi fanno male, e a chi no,
le spine e i triboli che germinò la terra per il
peccato.
E poiché fino a ora ti ho parlato della
dannazione dei reprobi e della mia bontà,
e ti ho detto come essi siano ingannati dalla
propria sensualità,
ora ti voglio dire come essi soli siano quelli
che sono offesi dalle spine della vita.
Nessuno,
che nasca in questa
vita,
passa senza fatica,
o corporale o
spirituale.
I miei servi sopportano quella corporale,
ma la loro mente è libera,
cioè non sente il peso della fatica,
perché hanno accordata
la loro volontà con la mia;
ora è la volontà quella che dà pena all'uomo.
Pena di mente e di corpo
portano quelli i quali ti ho detto
che in questa vita gustano l'anticipo dell'inferno,
come i miei servi gustano l'anticipo
della vita eterna.
Sai tu quale è il bene più singolare che hanno i
beati?
Desiderano Me,
e desiderando Me,
mi posseggono
e mi gustano
ribellione,
senza alcuna
poiché hanno lasciata la gravezza del corpo,
quale aveva una legge che pugnava contro lo spirito
Il corpo era un ostacolo che non lasciava
conoscere perfettamente la verità,
né essi potevano vedermi faccia a faccia,
perché il corpo non lo permetteva.
Ma dopo che l'anima
ha lasciato il peso del corpo,
la volontà è appagata,
poiché desiderando
di vedermi, ella mi vede;
e in questa visione
sta la beatitudine.
Essa
vedendo,
ama;
gustando,
saziaconosce;
e riempieconoscendo,
nella sua volontà
equel
amando,
gusta
me,
sommo
ed
desiderio
che
haBene
di vedermi
e conoscermi.
eterno;
Cosicché desiderando, mi ha;
ed avendomi, mi desidera;
ma, come già ti dissi,
è lungi la pena dal desiderio
e il fastidio dalla sazietà.
Così vedi come i miei servi ricevano
beatitudine
principalmente nel vedere
e conoscere me.
Tale visione e conoscenza riempie la loro volontà,
che ha quanto desidera, e così è saziata.
Perciò ti dissi in particolare che gustare la vita eterna
non è altro che avere ciò che la volontà desidera;
ora ella si sazia nel vedere e conoscere me.
In questa vita gustano i giusti la caparra della vita
eterna,
gustando quel medesimo bene,
dal quale ti ho detto che sono saziati.
Nel riscontrare la mia bontà in se stessi,
e nel conoscere la mia verità.
L'intelletto, che è l'occhio dell'anima,
ha una tale cognizione quando è illuminato da me.
Quest'occhio ha la pupilla della santissima fede,
illuminata da una luce, che fa discernere, conoscere e
seguire la via e la dottrina della mia Verità, il Verbo
incarnato.
Senza questa pupilla della fede non vedrebbe che alla
maniera di un uomo, che pur avendo l'organo
dell'occhio, avesse la pupilla ricoperta da un panno.
Pupilla dell'occhio dell'intelletto è la fede;
se le viene posto dinanzi il panno della infedeltà,
cavato dall'amor proprio, non vede;
ha l'organo dell'occhio, ma non il lume,
perché esso se l'è tolto.
Comprendi dunque come essi,
nel vedere, conoscono;
conoscendo, amano;
e amando, annegano e perdono la loro volontà.
Perduta questa, si vestono della mia,
che non vuole altro che la vostra santificazione.
Subito poi si danno a volgere indietro il capo dalla via di
sotto,
cominciano a salire il ponte e passano sopra le spine.
E poiché hanno i piedi del loro affetto calzati
con la mia volontà, non risentono male.
Perciò ti dissi che sopportano corporalmente, non
spiritualmente,
perché è morta in essi la volontà sensitiva,
che dà pena e affligge la mente della creatura.
Tolta la volontà, è tolta la pena,
e così sopportano tutto con riverenza di me,
ascrivendosi a grazia d'essere tribolati per me,
non desiderano se non quello che voglio io.
Se io do loro pena da parte dei demoni,
permettendo molte tentazioni per provarli nelle virtù,
essi resistono con la volontà, che hanno fortificata in me,
umiliandosi e reputandosi indegni
della pace e quiete della mente,
ma degni della pena.
Così passano con allegrezza e conoscenza di se stessi,
senza pena afflittiva.
Se hanno tribolazione dagli uomini, infermità, povertà,
mutamento di stato nel mondo, privazione di figlioli e
d'altre creature che amano molto,
spine tutte germogliate dalla terra dopo il peccato,
tutto sopportano col lume della ragione e della santa
fede,
tenendo l'occhio a me, che sono somma bontà, né
posso volere altro che bene, e solo a scopo di bene
Conosciuto il mio amore,
guardano a se stessi, e
riconoscono i loro difetti;
vedono col lume
della fede che il
bene deve essere
rimunerato, e la
colpa punita.
Vedono che ogni piccola colpa
meriterebbe pena infinita,
perché è fatta contro di me,
che sono bene infinito;
e si reputano a grazia
che io li voglia punire in questa vita,
che dura un tempo finito.
E così scontano il peccato con la contrizione del
cuore, e insieme acquistano meriti con la
perfetta pazienza,
di modo che le loro fatiche sono rimunerate con
un bene infinito.
Conoscono
poi che ogni fatica
di questa vita è
piccola per la
piccolezza
del tempo.
Il tempo
è quanto
una punta d'ago
e non più:
passato il tempo,
è passata
la fatica.
Vedi dunque come sia piccola.
Essi sopportano con pazienza,
passano attraverso alle spine presenti,
che non toccano loro il cuore;
perché questo è sciolto dall'amore sensitivo,
è posto in me e unito a me per affetto d'amore.
E' dunque vero che costoro gustano la vita
eterna,
ricevendone il pegno in questa vita;
stando nell'acqua non s'ammollano;
passando sulle spine, non si pungono,
perché hanno conosciuto me, sommo Bene,
e lo hanno cercato là dove si trova,