Dalla repubblica di Weimar al Terzo Reich

Da Weimar al 3° Reich
La Repubblica di Weimar
 La Germania nel primo dopoguerra
 L’umiliazione della pace di Versailles
 Tra inflazione e ripresa
Il nazionalsocialismo al potere
 Organizzazioni naziste
 Dall’incendio del Reichstag al voto
 Hitler fuhrer della Germania
Il Terzo Reich e lo spazio vitale
 Superiorità ariana e anti-ebraismo
 Oltre Versailles, per lo spazio vitale
I.I.S. “Carlo Urbani” – Ostia
A cura del prof. Luigi O. Rintallo
 Verso la guerra mondiale
Da Weimar
al 3° Reich /1
La Repubblica di Weimar
Il kaiser è costretto a fuggire in
Olanda. Il nuovo governo provvisorio presieduto dal socialdemocratico Ebert firma la pace con gli
anglo-francesi l’11 novembre
1918.
Nell’estate 1918, a imitazione dei
soviet russi, si costituiscono in
Germania dei “consigli” che
rovesciano la monarchia di
Guglielmo II.
I socialdemocratici (SPD) mirano a
creare una repubblica parlamentare, sostenendo una politica di
riforme graduali. Per loro l’esperienza dei “consigli” è solo transitoria e ciò li porta allo scontro
con la sinistra comunista, rappresentata dalla Lega di Spartaco
(spartachisti) di Rosa Luxemburg
e Karl Liebknecht. Quando essi
promuovono nel gennaio ‘19 una
insurrezione contro il governo e la
Costituente, sono uccisi dai
Freikorps. Prevale così la linea
della SPD, con l’appoggio dei
militari e delle forze borghesi.
Le gravi tensioni sociali che ne
derivano, favoriscono le spinte
eversive. A novembre ‘23, Hitler
tenta a Monaco un putsch:
arrestato è però condannato a
pene lievi. Il governo di grande
coalizione di Stresemann (moderati e socialisti) avvia il risanamento istituendo il “marco di
rendita”, una moneta garantita.
All’Assemblea Costituente i
socialdemocratici ottengono la
maggioranza relativa e formano
un governo di coalizione con il
Zentrum moderato.
Sul nuovo Stato gravano le condizioni della pace imposte dai vincitori. Le
riparazioni di guerra ammontano a
132 miliardi di marchi oro: pari a un
quarto del prodotto interno annuo per
oltre 50 anni. Nel ’23, per il mancato
pagamento di una rata del debito, la
Francia occupa la zona mineraria
della Ruhr. I Tedeschi rispondono
con la resistenza passiva. La crisi è
devastante e l’inflazione divora i
redditi: 1 dollaro vale 4200 miliardi di
marchi.
Nel 1928 il patto Briand-Kellog (dai ministri degli Esteri francese e americano), impegna
62 Paesi a risolvere per via diplomatica i contrasti. Ma il crollo di Wall Street del ‘29 rende
manifesta la debolezza della ripresa tedesca, fondata sui sostegni esteri. Al cessare dei
finanziamenti americani, la Germania riprecipita nella crisi. Le ripercussioni politiche sono
immediate: contro il nuovo governo di grande coalizione, guidato dal socialdemocratico
Muller, si radicalizzano le opposizioni di nazionalisti e comunisti. Dimessosi Muller, il
presidente della Repubblica, gen. Hindenburg, affida l’incarico a Bruning del partito di
Centro.
Riunita a Weimar, l’Assemblea
emana la nuova costituzione
nell’agosto 1919. La Germania
diventa una Repubblica federale di
17 Lander,
Al presidente della Repubblica,
eletto dal popolo ogni 7 anni, sono
affidati ampi poteri. Il parlamento
(Reichstag) è eletto a suffragio
universale con un sistema di voto
proporzionale, mentre il governo è
guidato da
un Cancelliere
responsabile
di
fronte
al
Parlamento.
Determinante è tuttavia l’aiuto degli
USA che, con il piano Dawes,
forniscono alla Germania prestiti
agevolati per favorire la ripresa.
Cala la disoccupazione e le industrie tornano a produrre capitali. Gli
Accordi di Locarno del ‘25 con la
Francia ricompongono le tensioni
fra i due Paesi e la Germania entra
nella Società delle Nazioni l’anno
seguente.
Da Weimar
al 3° Reich /2
Il nazionalsocialismo al potere
Ricorrendo all’art. 48 della
Costituzione di Weimar, il nuovo
governo in nome dell’eccezionalità
aggira il Parlamento ed emana
decreti a ripetizione.
Il Partito Nazionalsocialista
Tedesco dei Lavoratori (NSDAP)
nasce nel 1920, sulla scia della
delusione per la sconfitta (attribuita alla pugnalata alle spalle di
marxisti e pacifisti). Il suo leader
Adolf Hitler enuncia nel libro Mein
Kampf il suo programma: contro il
comunismo e la democrazia liberale, contro gli Ebrei indicati come
responsabili dello sfruttamento
economico della Germania.Basato
sul fuhrerprinzip il partito si avvaleva delle SA e delle SS, corpi paramilitari che usano la violenza
nell’azione politica.
Alle elezioni del 1930, i partiti delle
estreme aumentano. L’SPD
decide di appoggiare Bruning per
difendere la democrazia
minacciata dalla crescita del
partito nazionalsocialista di Hitler.
E’ istituita la Gestapo, la polizia
segreta di Stato, che dal 1936
estenderà il suo controllo dalla
sola Prussia a tutta la Germania
guidata da Himmler. La vicinanza
di Hitler agli ambienti industriali è
contestata da Rohm (capo delle
SA), fedele all’impostazione
rivoluzionaria e anti-capitalista
delle origini.
Nel marzo ’32, alle elezioni
presidenziali, Hindenburg si
ricandida ed esce vittorioso su
Hitler che pure ottiene un grande
successo personale: 13 milioni di
voti. Il Reichstag non riesce a dar
vita a governi stabili.
Al voto del 5 marzo 1933, Hitler si
garantisce la maggioranza assoluta.
Ottenuti i pieni poteri dal Reichstag,
emana leggi che trasformano la
Repubblica in una dittatura. Dal luglio è
istituito il partito unico e considerati fuori
legge tutti gli oppositori. Soppressi i
sindacati, nasce il Fronte del lavoro.
L’apparato repressivo molto efficiente cancella ogni opposizione interna e permette a
Hitler di epurare l’amministrazione pubblica dagli elementi indesiderati, considerati nemici
dello Stato. Sono uccisi il 23% dei membri del Reichstag, mentre un altro 22% è costretto
all’esilio. Prima del 1939, quasi 300.000 tedeschi lasciano la Germania; fra questi:
Thomas Mann, Albert Einstein, Sigmund Freud. Molti di loro erano di origine ebrea, dal
momento che già in aprile 1933 comincia la lenta persecuzione dei “non ariani”.
Nel novembre 1932, alle elezioni
politiche, i nazionalsocialisti sono il
primo partito. Hitler rivendica la
Cancelleria, forte dell’appoggio di
industriali ed esercito. Il 30
gennaio 1933, Hindenburg lo
nomina Cancelliere.
Il 27 febbraio 1933, l’incendio del
Reichstag è sfruttato dai nazisti
per emanare misure eccezionali
contro i comunisti, indicati come
responsabili. Sospese le garanzie
costituzionali, Hindenburg indice
nuove elezioni.
Il 30 giugno 1934, nella notte dei
lunghi coltelli, Rohm e le SA sono
eliminati (più di 1000 i morti). Il 2
agosto 1934, alla morte di
Hindenburg, Hitler assume anche le
funzioni di capo dello Stato e si
proclama fuhrer del Terzo Reich,
dopo il sacro romano impero e
l’impero ottocentesco di Guglielmo
II.
Da Weimar
al 3° Reich /3
Il Terzo Reich e lo spazio vitale
Il 7 aprile 1933 ai non ariani non è
permesso lavorare nella pubblica
amministrazione. Due anni dopo
sono emanate le Leggi di Norimberga.
Premessa ideologica del nazismo è il concetto di superiorità
della razza tedesca. In nome di
essa le razze non ariane vanno
sottomesse e soppressi quanti
possono contaminarla: dagli
zingari ai malati e agli omosessuali. Tutti questi soggetti sono
rinchiusi nei lager, di cui il primo
è aperto già nel 1933 a Dachau.
Per preservare la purezza del
popolo germanico, è avviato un
programma di eugenetica, prevedendo aborti e sterilizzazioni di
quanti si discostano dal modello
ariano. Nel 1940-41 si aggiunge
l’Operazione eutanasia con lo
sterminio di 80.000 malati.
L’assassinio di un diplomatico
tedesco a Parigi, per mano di un
ebreo polacco, provoca contro gli
Ebrei la notte dei cristalli.
Nel 1934, emissari nazisti
uccidono il cancelliere austriaco
Dollfuss contrario all’annessione
del suo paese alla Germania. Per
l’opposizione delle altre nazioni
(fra cui l’Italia), Hitler abbandona
temporaneamente il progetto. A
Stresa, nell’aprile ’35, si tiene una
conferenza da cui emerge soltanto
un generico impegno a mantenere
la pace.
Per ottenere un ferreo controllo
sulla società, il nazismo affida a
Goebbels il Ministero della propaganda che serve a garantire il
consenso e, al contempo, censurare informazione e cultura.
Il progetto di una Grande Germania contrasta con le clausole di
Versailles. La Renania, zona
smilitarizzata, è inglobata nel 1936
senza conseguenze a parte innocue proteste della Società delle
Nazioni. L’anno prima con un plebiscito la Saar dai Francesi era
tornata ai Tedeschi.
Nell’Austria in preda al caos politico, il cancelliere Seyss-Inquart chiede l’intervento della
Germania, che nel 1938 procede all’annessione. Ancora una volta le altre nazioni sono
inerti di fronte all’intraprendenza di Hitler, che a settembre del ’38 occupa la zona dei
monti Sudeti in Cecoslovacchia dopo aver ottenuto il via libera alla Conferenza di Monaco.
Il cedimento anglo-francese incoraggia nuove pretese tedesche. Senza rispettare gli
accordi presi, la Germania occupa nel marzo 1939 anche la Boemia e la Moravia,
riducendo a uno Stato vassallo la Slovacchia. Il 22 maggio 1939, Hitler e Mussolini
sottoscrivono il Patto d’acciaio, premessa della guerra ormai imminente.
Motivo determinante della larga
adesione dei Tedeschi al nazismo,
i suoi successi in economia e in
politica estera. La politica di riarmo
rianima l’industria e fa crescere
l’occupazione.
Nel 1933, proprio per le limitazioni
impostele nel riarmo, la Germania
esce dalla Società delle Nazioni e
promuove una politica espansionistica fondata sul principio dello
spazio vitale.
Nel 1936, dopo l’appoggio ottenuto
in occasione della guerra di Etiopia,
Mussollini firma con Hitler l’Asse
Roma-Berlino, perfezionato nel
1937 con l’Asse RO-BER-TO,
quando all’alleanza sorta in funzione anti-sovietica si aggiunge il
Giappone. Dal ’35, l’Internazionale
comunista promuove la politica dei
Fronti popolari abbandonando la
contrapposizione coi socialdemocratici, definiti prima social-fascisti.