Diapositiva 1 - Docenti.unina

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PRODUZIONI VEGETALI E DIFESA
Corso di COLTIVAZIONI ERBACEE
7) BARBABIETOLA DA ZUCCHERO
docente:
prof. Fabrizio Quaglietta Chiarandà
ORIGINE
• Si ipotizzano due centri di origine:
1. bacino mediterraneo o Medio Oriente
2. Isole Canarie o del Capo Verde
•
Nell'antichità era solo pianta da orto (come dolcificante
veniva usato il miele). Solo nel 1747 in Germania fu
scoperta da Margraaf la presenza di zucchero
cristallizzabile nella radice e, quindi, la possibilità di estrarlo.
• Napoleone I° dette l'impulso determinante per la diffusione
della B. come pianta industriale quando, a seguito del
blocco continentale operato dall'Inghilterra, venne impedita
l'importazione di zucchero che all'epoca proveniva
esclusivamente dalle coltivazioni di Canna delle Americhe.
• Attualmente circa il 40% dello zucchero proviene dalla B.,
mentre il restante 60% è ricavato dalla Canna da Z.
Oltre lo zucchero la Barbabietola fornisce:
a) alimento per il bestiame:
• foglie e colletti (la parte epigea della pianta non
viene utilizzata nell'industria estrattiva);
• polpe esauste e melasso (residui dell'estrazione)
b) concime:
• calce di defecazione (residuo della purificazione del
saccarosio, contenente una certa quantità di N e vari
minerali)
Per le sue esigenze climatiche è pianta tipica delle zone
temperate ed è coltivata prevalentemente nell'emisfero
boreale, soprattutto nell'Europa centro-settentrionale.
Evoluzione della coltivazione di Barbabietola nel mondo (dati FAO 2002)
Negli ultimi 12 anni, le
superfici sono diminuite
e le rese areiche sono
aumentate di circa il 30%.
Pertanto la produzione di
zucchero ha subito solo
una leggera flessione.
L'Unione Europea
contribuisce per quasi il 50%
alla produzione mondiale.
La coltivazione di Barbabietola nella UE a 15 (dati FAO 2002)
Nella UE le superfici si
sono ridotte da 2.1 Mha a
circa 1.9 (≈ 10%).
Le rese hanno oscillato
tra 50 e 62 t ha-1, con
valori decisamente più
alti delle medie mondiali.
I maggiori produttori
nella UE sono Francia e
Germania.
L'Italia è 3a con il 13%
della superficie totale ed
il 10% della produzione di
radici
La coltivazione di Barbabietola in Italia (dati ISTAT)
Italia
400
Nord
Centro
Sud
200
64%
100
21%
15%
2000
1995
1990
1985
1980
1975
1970
1965
0
2005
ha*1000
300
ANNO
Al Nord sono localizzati circa i 2/3 dell'intera superficie bieticola (soprattutto
in Emilia-Romagna e basso Veneto).
I dati del 2005 non sono ancora disponibili, ma all'inizio della campagna era
previsto un lieve incremento delle superfici al Sud (circa il 10% in più).
Produzione di radici in Italia (dati ISTAT)
20
Sud
Centro
Nord
Italia
t*10
6
16
12
8
73%
4
2000
1995
1990
1985
1980
1975
1970
1965
0
2005
14%
13%
ANNO
Al Nord, grazie ad una maggior resa areica, sono localizzati circa i 3/4 della
produzione nazionale.
Anche gli stabilimenti di estrazione sono in larga prevalenza localizzati nel
Nord-Italia (14 su 19, di cui 8 solo in Emilia-Romagna).
La UE, tra l'altro, favorisce la dismissione degli stabilimenti pagando una
tantum 500€ q-1 di zucchero prodotto.
PROSPETTIVE FUTURE DELLA BIETICOLTURA
IPOTESI DI COMPOSIZIONE DEL PREZZO BIETOLA
CON IL NUOVO OCM ZUCCHERO
2006/07 2007/08 2008/09 2009/10
€ t-1
€ t-1
€ t-1
€ t-1
Prezzo minimo nuovo OCM
32.90
29.80
26.70
26.30
Aiuto accoppiato 30% differenza
tra prezzo attuale e prezzo OCM
3.32
4.25
5.18
5.30
Ulteriore aiuto accoppiato (art. 69
Reg. 1782/03)
1.40
1.80
2.20
2.26
Contributo alla produzione
0.00
-0.78
-0.78
-0.78
37.62
35.07
33.30
33.08
Prezzo netto a 16°
Prezzi al netto di aiuti di adattamento e aiuti disaccoppiati.
(Il prezzo attuale è sui 40-42 € t--1)
Tenendo conto della progressiva riduzione degli aiuti, con
costi di produzione dell'ordine dei 1600 € ha-1, nel 2010
occorreranno rese di almeno 65-70 t ha-1 per rendere
economica la coltivazione.
Se poi l'integrazione dovesse scomparire, con un prezzo
di 26 € t-1, una resa economicamente valida dovrebbe
superare le 80 t ha-1.
Nel Meridione, non potendo fare a meno di un sussidio
irriguo sostenuto, è improbabile che i costi scendano al di
sotto dei 1900 € ha-1. Quindi, senza l'integrazione la
sopravvivenza della bieticoltura diventa veramente
difficile.
Classificazione
Classe:
DICOTYLEDONAE
Ordine:
CENTROSPERMAE
Famiglia:
CHENOPODIACEAE
Genere:
Beta (13 specie in 4 sezioni; n=9)
Sez. VULGARES
Sez. COROLLINAE
Sez. NANAE
Sez. PATELLARES
B. vulgaris
B. macrorhiza
B. nana
B. patellaris
B. maritima
B. trigina
B. procumbens
B. macrocarpa
B. foliosa
B. webbiana
B. patula
B. lomatogona
B. atriplicifolia
Solo la B. vulgaris è coltivata, le altre sono utilizzate
dai genetisti come fonti di resistenza.
• La specie è naturalmente biennale:
• 1° anno fase vegetativa (sviluppo della radice)
• 2° anno fase riproduttiva (produzione del seme)
Della specie Beta vulgaris vengono coltivate 4 varietà
botaniche:
• B. vulgaris var. saccharifera
= B. da zucchero
•
"
"
crassa (= rapa)
= B. da foraggio
•
"
"
cruenta (= esculenta)
= B. da insalata
•
"
"
cycla
= B. da coste
Quella di seguito descritta è la Barbabietola da zucchero.
MORFOLOGIA
1. Apparato radicale
• fittonante, di forma conica, colore grigio-giallastro, polpa
bianca, si divide in:
a)zona epicotile (= testa o colletto): è la parte superiore
(in genere dello spessore di 1-2 cm) su cui si
inseriscono le foglie e, al 2° anno, lo scapo fiorale.
Costituisce l'8-13% in peso dell'intera radice e non viene
utilizzata per l'estrazione dello zucchero (contiene i "non
zuccheri" sostanze solubili che rendono più difficile
l'estrazione). Può essere utilizzato come foraggio
insieme alla parte aerea.
a) zona ipocotile (= collo): parte intermedia, poco definita,
che unisce il colletto al corpo radicale. Privo di foglie e
di radici secondarie. Viene utilizzato insieme al corpo
nell'estrazione dello zucchero.
b) corpo radicale: comprende la parte restante del fittone
ed il capillizio che si parte dai solchi saccariferi (due
scanalature laterali che segnano longitudinalmente il
corpo) e dalla parte terminale, sottile, del fittone.
L'apparato radicale della bietola può raggiungere in
condizioni ottimali i 2 m di profondità ed un raggio di 50100 cm.
colletto
collo
radici
secondarie
corpo
radicale
solchi
saccariferi
coda
Le radici possono assumere
svariate forme, più o meno
allungate.
Quando incontrano un
ostacolo possono dividersi.
Talvolta si può trovare anche
una pietra imprigionata tra le
code
2. Foglie
• intere, con picciolo molto sviluppato e canalicoluto (per
convogliare l'acqua); nervatura mediana robusta da cui si
diramano le nervature secondarie. Partono dal colletto e si
dispongono in verticilli concentrici (rosette).
Lamine fogliari di forma
varia, grandi e più o meno
affusolate.
Nel 2° anno sono più
piccole e quelle superori
sono inserite sullo scapo
fiorale
3. Scapo fiorale
• viene emesso nel 2° anno. Alto oltre 1 m, ramificato. I fiori
sono piccoli, sessili, riuniti i gruppi di 2-4. Dopo la
fecondazione si saldano e danno luogo ai glomeruli.
4. Infruttescenza
• Glomerulo di forma rotondeggiante (nei monogerme
genetici è lenticolare-stellare), rugoso, bruno. Costituito da
1-6 frutti saldati, ciascuno dei quali contiene 1 seme.
• I semi sono piccolissimi, reniformi, bruni.
• Il peso medio dei glomeruli è di 20-30 mg se plurigermi, 813 mg se monogermi.
• La presenza di più semi comportava l'obbligo di procedere
all'isolamento manuale delle plantule. Da ciò la nascita del
monogerme tecnico (ottenuto mediante frantumazione dei
glomeruli), sostituito poi dal monogerme genetico.
La forma lenticolare dei
glomeruli delle bietole
monogerme rendeva
difficili le operazioni di
semina. Si è quindi diffuso
il seme confettato.
Scapi fiorali
Monogerme
genetico
Plurigerme
SVILUPPO VEGETATIVO (1° anno)
1. Germinazione
Fasi della germinazione
(monogerme)
• Temperatura ottimale: 25°C. Minima: 4-5°C.
• Con temperature ≤ 4°C e umidità del terreno troppo alta la
germinazione, se avviene, è molto rallentata.
• Somma termica per la germinazione: 120-130°C (con
semine primaverili, nei nostri ambienti occorrono 10-15
giorni).
• Tra la fine della germinazione e l'emergenza dei cotiledoni
trascorrono mediamente un paio di giorni.
4°
2.Sviluppo vegetativo
• 1° periodo: fino a 4-6 foglie vere
(40-45 giorni).
• dopo 1 sett.: fittone 15-20 cm
• dopo 45 giorni: fittone 45-50 cm
• 2° periodo: (35-45 giorni)
Sviluppa principalmente la parte
aerea. La radice cresce fino a
1.5-2 m, ma resta sottile (peso
80-100 g).
• 3° periodo: (45 giorni)
Ingrossamento della radice. il
peso della parte aerea resta
inalterato (le foglie nuove
sostituiscono le vecchie).
3°
2°
•4°periodo: (fino alla fine)
Continua l'ingrossamento
della radice. Riduzione
progressiva della parte
aerea.
Ingrossamento della radice
• Durante il 1° periodo l'ingrossamento avviene a spese del cilindro
centrale e del pericambio. Il tessuto corticale iniziale si rompe.
• In seguito si differenziano nuove zone cambiali extra-fascicolari e quindi
nuovi cerchi concentrici di fasci fibro-vascolari intervallati da strati di
tessuto parenchimatico. La corteccia secondaria viene rinnovata ad
opera del fellogeno.
• L'ingrossamento è quindi centrifugo con le aree parenchimatiche ed i fasci
vascolari più giovani verso l'esterno.
Saccarogenesi
• Durante il giorno nelle foglie vengono prodotti zuccheri che
subito polimerizzano in amido (foglie amilofile).
• La sera inizia la trasmigrazione verso la radice. Durante tale
passaggio, nei vasi o nel floema del mesofillo, l'amido viene
scomposto in zuccheri semplici (glucosio e levulosio) che
vengono immagazzinati nella radice dopo una
ripolimerizzazione in saccarosio.
• Nella radice oltre al saccarosio si trovano, in piccola parte,
anche zuccheri riduttori, indesiderati in quanto ostacolano
l'estrazione del saccarosio.
• In condizioni normali è stato calcolato che una piante è in
grado di elaborare 10 mg di zucchero h-1 cm-2 di superficie
fogliare.
• Grado polarimetrico del succo: % di sostanze polarizzanti
(non solo zucchero).
Sostanze che
ostacolano l'estrazione
La parte più ricca di saccarosio
e con maggiore purezza è quella
intorno al centro di gravità.
Entrambe diminuiscono
andando verso la testa e verso
la coda
Retrogradazione
• E' la diminuzione del grado polarimetrico nella radice. Danno
in termini di qualità specialmente se avviene a fine ciclo.
A. Situazione normale con trasmigrazione dello zucchero verso
la radice.
B. Inversione del flusso conseguente a perdita di tutto o parte
dell'apparato fogliare (stress idrici, cercospora, piogge durante
la raccolta, ecc). Per emettere nuove foglie, la pianta attinge
alle riserve radicali.
SVILUPPO RIPRODUTTIVO (2° anno)
• Al sopraggiungere dell'inverno la pianta arresta la vegetazione,
per riprenderla in primavera con l'emissione di una nuova
rosetta fogliare.
• Dopo circa 45 giorni inizia ad allungarsi lo scapo fiorale, che
cresce rapidamente e fiorisce con temperature > 12°C.
• La fioritura è acropeta. E' frequente la proterandria che
favorisce l'allogamia tra fiori della stessa pianta o di piante
diverse.
• PREFIORITURA = fioritura anticipata al 1° anno. Dipende dalla
presenza del gene della "annualità" ed è favorita da periodi
prolungati di freddo (vernalizzazione). Le radici delle piante
prefiorite restano piccole ed inutilizzabili. Ciò impedisce la
semina in autunno delle varietà tradizionali.
• Sono state, quindi, selezionate varietà "triennali" (cioè con fase
riproduttiva al 3° anno) che consentono la semina autunnale al
Sud, con miglioramento di quantità e grado polarimetrico.
ESIGENZE ED ADATTABILITA'
1. Clima.
• La B. è notevolmente adattabile (area di coltivazione molto
vasta), ma predilige le zone temperate.
a) Temperatura.
• Primi stadi: 3-5°C favoriscono la prefioritura;
al di sotto di - 4°C possono morire le piantine.
• Stadi successivi: le piante sono più resistenti al freddo;
10-20°C ottimo per la saccarogenesi;
> 25°C saccarogenesi rallentata;
> 35°C
"
ferma.
• Somme termiche: dalla semina alla raccolta 2400-2600°C
(calcolate con minima di 4°C e massima di 28°C)
• Nei nostri ambienti (e particolarmente al Sud) le temperature
sono spesso eccessive. Ciò provoca, nelle ore più calde,
afflosciamento delle foglie e riduzione della fotosintesi anche
se le disponibilità idriche non sono limitanti.
b) Luce e radiazione.
• Fotoperiodo: non definito, anche se sicuramente
influenzala fase riproduttiva e la prefioritura.
• Quantità: da essa dipende l'accumulo di zuccheri.
• Eccessi di radiazione (oltre la saturazione) non fanno
aumentare la fotosintesi e, specialmente se accoppiati
a carenza idrica, favoriscono la fotorespirazione con
perdita di efficienza.
• Nei paesi nordici la maggior durata del giorno
compensa la minore intensità radiativa ed il grado
polarimetrico è normalmente alto (spesso > 17°).
• In Italia, in genere, le condizioni più favorevoli di temperatura,
luce e umidità del terreno per l'accumulo di zucchero si hanno
quando il LAI non ha ancora raggiunto il valore massimo. Con
il miglioramento genetico (selezione di varietà autunnali e
precocità) e con la tecnica agronomica (es. anticipo della
semina) si cerca di anticipare questo momento.
c) Piogge.
• Il consumo idrico stimato è di 350-450 L kg-1 di s.s.
• Deficit: sempre dannosi, anche se di breve durata, perchè
provocano afflosciamento delle foglie ed arresto della
fotosintesi.
Se poi sono di tale intensità e durata da provocare
defoliazione, una eventuale ripresa vegetativa a seguito di
pioggia (o irrigazione) avviene a spese dello zucchero già
immagazzinato (retrogradazione e perdita di qualità).
L'irrigazione è pertanto opportuna (se non necessaria) al
Nord ed indispensabile al Sud.
• Eccessi: ristagni dannosi soprattutto nelle prime fasi.
Abbondante disponibilità idrica durante lo sviluppo
vegetativo, specialmente se accompagnata da eccessi di
concimazione N, può determinare accrescimento
eccessivo della parte aerea e conseguenti maggiori rischi
di deficit idrico.
2. Terreno
a) Tessitura.
• Preferenza per i T. di medio impasto ben strutturati e
drenati.
• Nei T. argillosi si hanno titoli più alti ma produzioni di radici
minori (maggior resistenza all'accrescimento della radice e
tendenza a bloccare la P2O5).
• Nei T. sciolti le condizioni di crescita sono migliori ma
aumentano i ridchi di deficit idrico
b) pH. La B. è neutro-basofila. Vegeta bene fino a pH 8-8.5. Nei
terreni acidi soffre e peggiora la qualità.
c) ECe. Ben tollerante:
• < 7 dS m-1 : Nessun danno
• 8.7 dS m-1 : Riduzione di resa del 10%
• 11 dS m-1 :
"
" " " 25%
• Nelle fasi iniziali non gradisce valori > 3 dS m-1
d) Falda.
• La presenza di falda
troppo superficiale può
essere utile per
l'alimentazione idrica,
ma pericolosa.
Se si prolunga nel tempo
(tarda primavera estate) può essere
necessario il drenaggio.
AVVICENDAMENTO
• E' coltura da rinnovo. Migliora il terreno sia dal punto di vista
fisico (per le lavorazioni e per lo sviluppo dell'apparato
radicale), sia dal punto di vista chimico (asporta pochi
elementi nutritivi).
• Nelle rotazioni in genere è seguita da un cereale autunnovernino.
• Tra le colture che la possono precedere sono sconsigliabili i
medicai (per l'eccesso di N, di infestanti, di insetti), gli erbai
autunno-primaverili (per il ritardo che comportano nella
semina); pericoloso il mais (per i diserbanti usati a cui la B.
può essere sensibile, ad es. simazina). Preferibile inserirla tra
due frumenti (o orzo, ecc.).
• Da escludere la monosuccessione; anche la successione
biennale frumento-bietola, pur se diffusa, è pericolosa per lo
svilupparsi di agenti patogeni. Meglio rotazioni triennali o più.
Effetto sul frumento dell'avvicendamento con la bietola
F1 = Frumento dopo bietola (biet-fru-fru)
F2 = Frumento dopo frumento (biet-fru-fru)
Fc = Frumento in monosuccessione
Fc+M = Frumento + Mais intercalare
La presenza della B. nell'avvicendamento incrementa le rese del
frumento sia che la segua immediatamente, sia che venga seminato
dopo il 1° anno di frumento (ringrano)
Piante biocide in precessione alla Bietola
• Il nematode Heterodera shachtii è uno dei parassiti più
pericolosi per la B. e può, nei casi più gravi, abbattere le rese
anche del 50%.
• La lotta preventiva consiste nell'adottare rotazioni lunghe (5
anni) con colture che non ospitano il nematode. Nei terreni già
infestati, oltre ad usare varietà resistenti (ce ne sono già
svariate), è utile far precedere la B. da brassicacee "biocide"
(alcune varietà di Rafano e Senape) che hanno la capacità di
far schiudere le uova svernanti nel terreno e di bloccare la
differenziazione sessuale delle larve. Il sostegno UE
disaccoppiato (riforma Fischler) può favorire queste pratiche.
• Sono colture a semina primaverile (marzo-aprile) che vanno
sfalciate ed interrate all'inizio fioritura (maggio) ed alla
comparsa delle prime silique (solo Rafano) circa 1 mese dopo
il 1° sfalcio. Tra l'altro questo sovescio arricchisce il terreno di
sostanza organica.
Efficacia biocida di alcune cv di Rafano e di Senape (media di 2 località)
a) rapporto tra Popolazione Finale e Popolazione Iniziale (più è basso, più è efficace)
b) Varietà di Senape
Rafano ad inizio fioritura
LAVORAZIONE DEL TERRENO
Per le caratteristiche dell'apparato radicale la B. si avvantaggia
della tecnica tradizionale con arature profonde (anche 60 cm
nei terreni più argillosi) seguite da lavori complementari per
un buon amminutamento. L'aratura può essere sostituita dalla
lavorazione a due strati (ripuntatura a 70-80 cm + aratura a
30-40 cm).
Aratura con tetravomere
Cotiledoni di barbabietola
all'emergenza
• Indipendentemente dall'epoca di semina, le lavorazioni
principali vanno effettuate nella tarda estate, mentre (nelle
semine primaverili) quelle complementari e di affinamento
possono essere rimandate a fine inverno-inizio primavera.
• Il rinvio a primavera dell'aratura può compromettere la
struttura del terreno (difficilmente in tempera) e comporta
sicuri ritardi nelle operazioni di semina.
• Livellamento: molto importante per evitare i ristagni ed
agevolare le operazioni di raccolta (soprattutto l'eliminazione
della parte aerea – scollettamento – deve essere eseguita
con terreno ben livellato). Il lavoro più energico va effettuato
subito dopo l'aratura, la rifinitura è affidata alle lavorazioni
complementari.
CONCIMAZIONE
Asportazioni teoriche calcolate per t di radici:
• 4.0-5.0 kg di N
• 1.5-1.8 kg di P2O5
• 5.5-6.5 kg di K2O
Azoto
• Elemento indispensabile per lo sviluppo dell'apparato fogliare.
• Gli eccessi possono determinare:
• squilibri tra radice e parte aerea e pericoli di stress idrico
• presenza di N non proteico nella radice e riduzione della
purezza.
• Nella determinazione della dose bisogna quindi tener conto
del tipo di terreno, della presenza di sostanza organica, della
precessione colturale. Orientativamente:
• 80-100 kg ha-1 in terreni ricchi di s.o. e dopo leguminose
• fino a 150-180 kg ha-1 in terreni argillosi, poveri di s.o.
Ritmo di assorbimento dell'N
Totale
Foglie
Radici
Il ritmo è crescente per i primi
120-150 giorni dall'emergenza,
cioè fin quando non è
completata la formazione della
parte aerea. Dopo rallenta per la
perdita progressiva delle foglie.
In semina autunnale: 1/3 alla
semina e 2/3 in copertura.
Effetto della carenza di N
Fosforo
• Non ne consumo molto ma risponde bene alle concimazioni
fosfatiche se il terreno contiene < di 90 ppm di P2O5
assimilabile. Non esistono problemi di eccesso.
• Dosi orientative:
• in terreni ben dotati restituzione dell'asportato (1.5-1.8
kg t-1di radici prodotte)
• in terreni poveri  da 120-200 kg ha-1 in base alla
dotazione.
• Una quota della dose (40 kg ha-1) può essere distribuita alla
semina (seminatrice combinata).
Potassio
• E' una pianta potassiofila ma i terreni sono in genere ben
dotati.
• A scopo cautelativo (se si temono deficienze) si possono
distribuire 100 kg ha-1 di K2O (2 q di K2SO4)
CONTROLLO DELLE INFESTANTI
• La B. è particolarmente sensibile nelle fasi giovanili.
• La perdita di produzione causata da infestanti può assumere
proporzioni rilevanti: è stato calcolato, ad esempio, che 2
piante m-2 di Bilderykia convolvulus, di Amaranthus retroflexus
o di Chenopodium album possono comportare perdite del 2025% in radici e/o in saccarosio.
• Oltre che dalla competizione (per acqua, nutrienti e
radiazione), i danni possono derivare anche da allelopatia
(nelle radici di Cyperus esculentus, ad esempio, vi sono
sostanze capaci di inibire la germinazione dei semi) o dalla
diffusione di parassiti (Amaranthus retroflexus, ad esempio,
sembra favorire le infestazioni del nematode Heterodera e
della crittogama Rhizoctonia)
1. Lotta agronomica:
• rotazioni lunghe;
• falsa semina;
• sarchiature nell'interfila.
2. Lotta chimica:
a) interventi in pre-semina:
• anticipati (2-3 mesi prima delle semine primaverili)
• tradizionali (i più diffusi)
b) in pre-emergenza
c) in post-emergenza:
• trattamenti non specifici (dose unica o frazionata)
• trattamenti specifici
3. Lotta integrata: sarchiature nell'interfila e distribuzione del
diserbante solo lungo la fila con dosi ridotte. Risparmi in p.a.
dal 40 al 60% in funzione della distanza tra le file, realmente
convenienti in caso di elevato costo del p.a. (ad es.
Metamitron)
Interventi in pre-semina anticipati:
• necessari p.a. a lunga persistenza, in genere abbinati per
allargare lo spettro d'azione:
Metamitron (Goltix): selettivo, ottima persistenza (Matricaria,
Amaranthus, Poligonum), spesso abbinato al
Benzathiazuron (Ganon S) (Sinapis, Raphanus, Rapistrum,
Ranunculus).
Lenacil + Ethofumesate (Tramat Combi): per i terreni argillosi
con infestazioni di graminacee e poligonacee, meno selettivo
TCA (NaTA): graminicida
Interventi in pre-semina tradizionali :
• anche per questi sono necessari p.a. a lunga persistenza, in
genere abbinati per allargare lo spettro d'azione:
Metamitron (Goltix): da solo o abbinato al TCA (NaTA) o al
Metolachlor (Dual), entrambi graminicidi.
Chloridazon (Pyramin F.L.) contro Crucifere, Poligonacee,
Veronica), miscelabile con Lenacil (Venzar) o con
Cycloate (Ro-Neet): molto selettivo, spettro ampio ma non
controlla Cirsium e Convolvulus.
Glyphosate (Round-Up), sistemico, Diquat (dicotiledoni) e
Paraquat (monocotiledoni) sono diserbanti totali non selettivi
e poco persistenti che, in caso di forti infestazioni, possono
essere usati 2-3 di settimane prima della semina per
eliminare le malerbe presenti al momento.
Interventi in pre-emergenza:
• si possono usare gli stessi p.a. visti in precedenza tranne:
Benzathiazuron, Cycloate e Glyphosate
• evitare anche:
• Endothal (graminacee + Poligonacee), abbastanza
selettivo nei terreni argillosi, pericoloso in quelli sciolti.
Interventi in post-emergenza:
• praticamente obbligatori nelle semine autunnali, si possono
effettuare uno (dose unica) o più trattamenti (tr. frazionati).
• Phenmedipham: inefficace contro le graminacee, Matricaria,
Convolvulus, Amaranthus, viene miscelato con Metamitron,
Cloridazon, Ethofumesate (Tramat) o con più di uno.
Interventi in post-emergenza specifici:
• graminicidi (Setoxydim, Fluazifop, ecc), Cloridazon (Matricaria)
Interventi con "microdosi":
• Si è diffusa la pratica di intervenire con miscele a spettro
molto ampio, con dosi ridotte (la metà o anche meno) e
consistenti volumi di acqua, quando le infestanti sono ancora
molto piccole (fase cotiledonare o poco più tardi):
Spandiconcime centrifugo
a doppio disco
Barra irroratrice
a manica d'aria
SEMINA
a) Epoca
• autunnale:
• Grazie all’introduzione di marche resistenti alla prefioritura,
nel Meridione si è diffusa la semina autunnale (fra la
seconda metà di ottobre e la prima di novembre).
Anticipi eccessivi (prima del 20 ottobre) favoriscono la
prefioritura.
• La semina autunnale permette di sfruttare al meglio le
piogge invernali e primaverili,un notevole anticipo nel ciclo
vegetativo con vantaggi per la saccarogenesi (coincidenza
del massimo sviluppo fogliare con un periodo favorevole
alla fotosintesi), raccolte anticipate e minor pericolo di
retrogradazione  maggior produzione di radici e titolo
zuccherino più alto.
• primaverile: obbligatoria al Nord (al Centro-Sud è ormai solo un
ripiego). Viene effettuata:
• al Sud verso fine febbraio ma può essere anticipata di 1 o 2
settimane;
• nel Centro-Nord nella prima decade di marzo, anche qui con
qualche possibilità di anticipo.
• Nei limiti del possibile, è sempre preferibile anticipare la semina
per i vantaggi già visti nelle semine autunnali. Le possibilità di
anticipo sono comunque correlate con le caratteristiche
pedoclimatiche (in terreni troppo freddi per l'emergenza possono
occorrere anche a 30 o 40 giorni con tutti i rischi che ciò
comporta). Altro rischio della semina anticipata è costituito dalle
gelate che frequentemente si registrano all'inizio della primavera.
• La semina ritardata, per contro, comporta ritardi nello sviluppo e
nella raccolta che avverrà in periodi con piovosità in aumento
(retrogradazione e difficoltà nelle operazioni).
b) Investimento
• Da 7 a 12-13 piante m-2 non si hanno sostanziali differenze di
produzione in termini di saccarosio. Con meno di 7 si ha un
maggior peso medio delle radici, ma un minor titolo.
• Dato che si possono determinare fallanze del 30-40%, per
ottenere l'investimento ottimale (ca. 10-11) bisogna deporre
almeno 15 semi m-2 (= 60 cm tra le file, 11 cm sulla fila).
c) Modalità
• Usando il seme plurigerme, l'emergenza di più di una
piantina nella stessa postarella determinava la necessità di
procedere all'isolamento manuale.
• Dall'inizio degli anni '70, col diffondersi del monogerme
genetico confettato, è stata adottata la semina di precisione
a distanza definitiva, senza dover procedere a diradamento.
Seminatrice combinata sei
file con microgranulatori
per la geodisinfestazione
d) Scelta varietale
• Le cultivar di Barbabietola vengono definite marche.
• Dato che la resa in radici e d il titolo zuccherino sono
antitetici, le marche vengono suddivise in base alla loro
predisposizione a produrre radici grosse (marche a peso
indicate con le sigle PP e P), titoli alti (marche a titolo
indicate con Z e ZZ) o con caratteristiche intermedie (NP, N
ed NZ).
• Le marche a peso sono indicate anche con EE ed E (dal
tedesco "ertag" = rendimento).
• Le marche a peso sono precoci, quelle a titolo sono tardive
• Nei comprensori meridionali, dove le condizioni non sono
ottimali ed è preferibile una certa precocità, soprattutto nelle
semine primaverili, vengono preferite a peso o intermedie.
• Al Nord, per contro, si usano principalmente le NZ, Z e ZZ.
• Nella scelta varietale,
specialmente per le semine
autunnali, è importante tener
conto della resistenza al
freddo ed alla prefioritura,
indicata con B (buona), M
(media) ed S (sensibile).
• In caso di possibili
infestazioni, bisogna
orientarsi verso marche
resistenti o tolleranti alla
• RIZOMANIA
• CERCOSPORA.
Bietola autunnale - Risultati produttivi di marche
commerciali al Centro-Sud
Bietola autunnale - Risultati produttivi di marche
pre-commerciali al Centro-Sud
Bietola primaverile - Risultati produttivi di marche
commerciali al Centro-Nord
N.B. In rosso le marche standard delle 3 tipologie
Bietola primaverile - Risultati produttivi di marche
pre-commerciali al Centro-Nord
N.B. In rosso le marche standard delle 3 tipologie
Bietola primaverile – Tolleranza a rizomania ed epoca di
raccolta di marche commerciali al Centro-Nord
1° estirpo: 01-20 agosto
2° estirpo : 29 settembre – 20 ottobre
N.B. Le caselle colorate indicano IDONEITA'
Bietola primaverile – Tolleranza a rizomania ed epoca di
raccolta di marche pre-commerciali al Centro-Nord
IRRIGAZIONE
Prelievo di acqua dai diversi strati di
terreno in funzione del regime irriguo
Sviluppo dell'area fogliare
Regime abbondante
Testimone n.i.
Sviluppo della radice (peso medio)
Regime abbondante
Testimone n.i.
V3 = Abbondante
V1 = Ridotto
V2 = Medio
V0 = non irrigato
a) Volume stagionale
• L'efficienza d'uso dell'acqua è di 350-400 L kg-1 di s.s.
• Per una produzione di 60-70 t ha-1 di radici si possono calcolare
consumi idrici dell'ordine di circa 1000 mm.
• A seconda delle condizioni ambientali, ed in particolare della
quantità di pioggia che cade nel periodo di coltivazione o di altri
apporti naturali (ad es. falda), i fabbisogni irrigui possono variare
da 180-250 mm (al Centro-Nord) a 500-600 mm (al Sud).
Contributo della
falda ai consumi
idrici in un terreno
argilloso, in funzione
della sua profondità
a) Risposta della coltura a volumi stagionali crescenti
Semina primaverile al Sud (Metapontino – 5 anni)
Semina autunnale al Sud (Metapontino – 5 anni)
Semina primaverile al Nord (media di 4 località)
Consumi idrici ed apporti
(irrigazioni + naturali)
b) Risposta della coltura alla riduzione dell'ETM (ky)
• Riduzioni relative di ETP dell'ordine del 30% determinano riduzioni
di resa meno che proporzionali sia in radici, sia in saccarosio.
• D'altra parte, anche studi condotti in Puglia hanno posto il limite di
massima convenienza economica intorno al 60-70 % dell'ETM
c) Programmazione irrigua
•Secondo molti autori, la B. mantiene intatte le sue funzioni vitali (e
quindi l'ETM) finché non ha consumato circa il 50% della Riserva
utilizzabile contenuta nello strato di terreno interessato dalle radici.
•Pertanto, la Riserva facilmente utilizzabile (che cotituisce anche
il Limite di Intervento), sarà :
Rfu = Ru*0.5
•La stima dei consumi si può effettuare con approccio
agrometeorologico utilizzando i valori della tabella:
ETM = Eo*kc
N.B. In tal caso: ETM = ETP*kc (della tabella) / 0.8
•All'ETM così calcolata si potrà applicare un coefficiente di
riduzione (kd) di 0.6-0.7, per massimizzare la resa economica
dell'irrigazione.
• In sintesi si dovrebbe intervenire:
1. Tra semina ed emergenza, se necessario (costituire
una riserva ripristinando la CIC in uno strato di 50 cm)
2. Dopo l'eventuale diradamento (ripristino CIC)
3. Nei successivi 30-40 giorni si segue la programmazione
applicando alla ETM una riduzione del 30% (kd=0.7)
4. Dopo si restituisce l'intero consumo, senza riduzione.
5. L'irrigazione si sospende 15-20 giorni prima
dell'estirpamento nei terreni sciolti e 30-40 giorni
nei terreni argillosi (per facilitare le operazioni di
raccolta e per evitare una ripresa vegetativa con
conseguente retrogradazione)
d) Metodi di distribuzione dell'acqua
• Aspersione: è il sistema più diffuso. Ampio uso di
semoventi ("rotoloni" con irrigatore o con barra trasversale,
ranger, pivot). Può generare problemi di crittogame.
• Irrigazione localizzata: si sta diffondendo in tutte le sue
tipologie (minisprinkler, ali gocciolanti, manichette, ecc.).
Preferibile all'aspersione per la maggiore efficienza di
distribuzione e per la semplicità di gestione. Inoltre i sistemi
a gocciolamento riducono il pericolo di fitopatie.
RACCOLTA
a) Epoca
• Semine primaverili: a seconda della precocità della marca,
gli estirpamenti nel Centro-Nord vanno dalla 2a decade di
agosto, sino alla metà di ottobre. Al Sud sono anticipate di
10-15 giorni.
• Semine autunnali: con le varietà più precoci, le raccolte
iniziano già nel mese di luglio.
Per la scelta del momento più
opportuno occorre trovare il
miglior compromesso tra il titolo
zuccherino che tende a diminuire
ed al peso delle radici che
aumenta col progredire della
stagione. Attenzione alla
retrogradazione.
b) Operazioni di raccolta
1)Asportazione del verde
• Defogliazione
• Scollettamento
2)Estirpamento delle radici.
3)Caricamento (e trasporto)
Le macchine operatrici (semoventi o trainate) possono essere:
• "a cantieri riuniti" se raggruppano tutte le tre operazioni
in un solo passaggio. In genere lavorano su 1 o 2 file.
• "a cantieri separati" se compiono solo 1 o 2 delle
operazioni previste (ad esempio: scollettatrici-estirpatrici,
estirpatrici-caricatrici). Richiedono più passaggi, ma
operano su un maggior numero di file (3, 4 o 6).
La scelta è di carattere economico, ma ormai la quasi totalità
dei bieticoltori è orientata sui "cantieri riuniti".
Semovente a cantieri riuniti
Rizomania
• E' un'alterazione complessa di cui sono responsabili 2 agenti: un
fungo microscopico (Polimixa betae) che parassitizza il capillizio
radicale che, introducendosi nelle cellule dell'epitelio, veicola un
virus (Beet necrotic yellow vein virus = Ingiallimento e necrosi
nervale della Bietola) che provoca una serie di modificazioni
fisiologiche e citologiche che si manifestano con un'abnorme
produzione di capillizio e conseguente riduzione della dimensione
e del titolo delle radici.
• La diffusione della malattia è dovuta a cistosori di Polimixa
provenienti da piante infette (Chenopodiacee ed alcune
Amarantacee).
• Difesa:
• Rotazioni lunghe (poco o nulla efficaci)
• Varietà resistenti.
Virosi
Sensibile
Tollerante
Cercosporiosi (Cercospora bieticola)
• E' la principale patologia
crittogamica della B.
• Provoca sulle foglie macchie
necrotiche (pustole) di 2-3 mm
circondate da un alone brunorossastro.
• Le pustole tendono a unirsi
formando macchie sempre più
grandi (confluenze).
• L'appassimento progressivo
delle foglie comporta perdite di
resa consistenti. L'eventuale
emissione di nuove foglie
determina retrogradazione del
saccarosio.
Particolare di pustola
Forte attacco di
cercosporiosi
• Per effettuare il primo
trattamento, è consigliabile
attendere che siano comparse
le prime confluenze su metà
delle foglie del 50% delle
piante.
• In seguito si procede secondo i
le istruzioni della casa
farmaceutica o seguendo i
disciplinari di produzione.
PLV in funzione del prezzo
38 € / t
3500
34 € / t
30 € / t
Costi ha-1
26 € / t
€ ha
-1
3000
2500
2000
1900 €/ha
1600 €/ha
1500
1000
40
50
60
70
80
-1
Produzione (t ha )
90
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