Romanticismo Il Romanticismo è un movimento culturale di origini tedesche (Sturm und Drang, fine Settecento), che si sviluppa agli inizi dell’Ottocento anche in Inghilterra e in Francia, a seguito del declino dell’Illuminismo. Come reazione all’Illuminismo e al Neoclassicismo, cioè alla razionalità e al culto della bellezza classica, il Romanticismo contrappone la spiritualità, l’emotività, la fantasia, l’immaginazione, e soprattutto l’affermazione dei caratteri individuali di ogni artista. Il termine “romanticismo” venne applicato per primo da Friedrich von Schlegel (1772) alla letteratura da lui considerata “moderna” e contrapposta a quella “classica”. Il termine allude alla lingua romanza, originatasi dalla mescolanza dei dialetti tedeschi con il latino. E proprio la diversità e l’eterogeneità erano rappresentative, secondo lui, dell’era romantica, in cui l’uomo non era più integro, unico e sufficiente a se stesso come nell’antichità classica. Il tema della “insufficienza umana” è proprio di filosofi come Schopenhauer e Fichte, secondo cui l’uomo, essere finito, tende all’infinito, è cioè alla costante ricerca di un bene o di un piacere infinito, mentre nel mondo finito a sua disposizione non trova che risorse limitate. Questo fa sì che l’uomo senta un vuoto, una mancanza, che lo relega in una inevitabile situazione di infelicità. Il romanticismo nacque dapprima in Germania (con la fondazione della rivista Athenaeum, creata dallo stesso Schlegel, insieme al fratello Wilhelm ed al poeta Novalis, il cui gruppo viene usualmente chiamato come “gruppo di Jena”, 1798) ed Inghilterra (pubblicazione delle Lyrical ballads di Coleridge e di Wordsworth, 1798) poi in Francia (pubblicazione, a Londra ma in francese De l’Allemagne di M.me De Stael, 1813) ed infine in Italia grazie alla “Biblioteca Italiana” appoggiata dagli Austriaci (1816). Temi tipici del Romanticismo Negazione della ragione: poiché questa non si è rivelata in grado di spiegare la totalità delle cose che sono; nell’era romantica c’è un grande progresso nell’esplorazione dell’irrazionale: la follia, il sogno, le visioni assumono un ruolo di primaria importanza. Esotismo: è una fuga dalla realtà, che può essere temporale o spaziale, e che può andare verso un luogo esotico o comunque lontano da quello di appartenenza, oppure in un’epoca diversa da quella reale, come il medioevo o l’età classica. Soggettivismo e individualismo: tutto ciò che circonda l’uomo, la natura, non ha più una sola e razionale chiave di lettura; si arriva così al concetto per cui ogni uomo riflette i propri problemi, o comunque il proprio io, nella natura, che ne diventa il prodotto soggettivo. Ritorno alla religiosità: mancando il supporto della ragione illuminista, l’uomo romantico cerca stabili supporti nella fede e nella conseguente tensione verso l’infinito. Concetto di popolo e nazione: una fonte di ispirazione dei poeti romantici è l’opera di Omero, che si prefigura come risultato della tradizione orale e folcloristica di un intero popolo: nel periodo romantico, l’individualismo diventa, su grandi dimensioni (quindi a livello statale) una forma di nazionalismo, che sfocia per esempio nella ricerca di origini antiche delle moderne nazioni (da qui anche l’interesse per il medioevo, che viene rivalutato). Studio della Storia: mentre nel Settecento illuminista l’uomo veniva considerato quale essere razionale e quindi di pari dignità nel corso della storia, in età romantica si recupera una visione dell’uomo in fieri, cioè in costante cambiamento. Punti chiave del Romanticismo Il Romanticismo si rifà in linea di massima alla necessità di attingere all’infinito. A causa di ciò sono spesso ricorrenti alcuni essenziali punti cardine come: Assoluto e titanismo: caratteristica del Romanticismo è la teorizzazione dell’assoluto, l’infinito immanente alla realtà (spesso coincidente con la natura) che provoca nell’uomo una perenne e struggente tensione verso l’immenso, l’illimitato. Questa sensibilità nei confronti dell’assoluto si identifica nel titanismo: viene paragonata dunque allo sforzo dei Titani che perseverano nel tentativo di liberarsi dalla prigione imposta loro da Zeus, pur consapevoli di essere stati condannati a restarci per sempre. Sublime: secondo i romantici, l’infinito genera nell’uomo un senso di terrore e impotenza, definito sublime, che non è tuttavia recepito in modo violento, tale da deprimere il soggetto, ma al contrario l’incapacità e la paralisi nei confronti dell’assoluto si traducono nell’uomo in un piacere indistinto, dove ciò che è orrido, spaventevole e incontrollabile diventa bello. Sehnsucht: dal tedesco, traducibile come “desiderio del desiderio” o “male del desiderio”. È la diretta conseguenza di quanto sperimenta l’uomo nei confronti dell’assoluto, un senso di continua inquietudine e struggente tensione, un sentimento che affligge il soggetto e lo spinge ad oltrepassare i limiti della realtà terrena, opprimente e soffocante, per rifugiarsi nell’interiorità o in una dimensione che supera lo spazio-tempo. Il Romanticismo letterario italiano In Italia alcuni elementi tipici della nuova sensibilità romantica si possono già trovare in Ugo Foscolo, che però risulta ancora molto legato alla corrente del Neoclassicismo. La data d’inizio vera e propria del Romanticismo italiano è il 1816: nel gennaio di tale anno, infatti, Madame de Stäel pubblicò nella Biblioteca Italiana un articolo (Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni) nel quale invitava gli italiani a conoscere e tradurre le letterature straniere come mezzo per rinnovare la propria cultura. Successivamente alcuni letterati si staccarono dalla Biblioteca Italiana, rivista a carattere conservatore, e fondarono nel 1818 il Conciliatore, rivista diretta da Silvio Pellico con Ludovico Di Breme, Pietro Borsieri, Giovanni Berchet e Ermes Visconti. Il Conciliatore si proponeva di “conciliare” la ricerca tecnico-scientifica con la letteratura, sia illuminista che romantica, con il pensiero laico e con il cattolicesimo. La rivista fu però chiusa nel 1819 per ordine degli austriaci. Intanto stavano già diffondendosi nella penisola le prime istanze risorgimentali, alle quali risulterà strettamente legata la produzione romantica italiana. Esemplare fu in proposito la figura di Alessandro Manzoni, che diede un impulso fondamentale alla diffusione del genere letterario del romanzo storico. Un altro importante esponente del romanticismo italiano fu Giacomo Leopardi, che si dedicò invece al genere poetico della lirica personale soggettiva. Prefazione alle “Ballate Liriche” di William Wordsworth (1770-1850) “Lo scopo principale che ha avuto scrivendo queste poesie è stato quello di rendere interessanti gli avvenimenti di tutti i giorni, rintracciando in essi, fedelmente ma non forzatamente, le leggi fondamentali della nostra natura, specialmente per quanto riguarda il modo in cui noi associamo le idee in uno stato di eccitazione. La vita umile e rurale è stata scelta generalmente perché, in questa condizione, le passioni essenziali del cuore trovano un terreno più adatto alla loro maturazione, sono soggette a minori costrizioni e parlano un linguaggio più semplice ed enfatico; perché in questa condizione i nostri sentimenti elementari esistono in uno stato di maggiore semplicità e di conseguenza possono essere contemplati più accuratamente e comunicati con più forza”. Questo è il passo centrale della Prefazione scritta da William Wordsworth, dove vengono enunciate le tematiche principali del Romanticismo. È presente l’intento di rendere interessanti gli avvenimenti quotidiani, mettendo in rilievo in essi le leggi della natura umana. Questa attenzione per il quotidiano, il rifiuto dell’eccezionale ed eroico, l’esaltazione per ciò che è umile sono alcuni dei caratteri distintivi della poetica romantica. La rappresentazione della vita rurale, contiene in se i sentimenti essenziali che si manifestano in modo più spontaneo e diretto, e questi possono essere rappresentati più accuratamente e con maggiore forza. La riproduzione del linguaggio semplici dei personaggi umili è considerato come il modo più immediato e spontaneo per esprimere sentimenti. I romantici del primo periodo rifiutano un linguaggio elaborato e artificioso tipico della letteratura precedente.